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L`innovazione passa dall`individuo
FORMAZIONE COACHING. Le aziende spostano l’attenzione dalla formazione tradizionale a interventi personalizzati L’innovazione passa dall’individuo Per prendere buone decisioni sotto stress e gestire i continui e imprevedibili ostacoli, servono abilità che hanno a che fare con la consapevolezza del ruolo e con il potenziamento dei talenti delle singole persone di Letizia Olivari oaching e cambiamento sono due parole che vanno a braccetto, sempre più strettamente legate nell’immaginario aziendale e professionale quando si tratta di cambiare rotta e soprattutto modalità di pensiero. Sono talmente collegate tra loro che ormai il termine coaching si va estendendo a tutte le attività di supporto e di sostegno alle persone in molte attività anche non professionali. «In quest’epoca di crisi le capacità e le competenze necessarie per poter fare la differenza sono sempre più sofisticate e difficili da possedere» afferma Gian Maria Zapelli, della società Hc. «Eccellenza significa saper ottenere ottimi risultati in condizioni di difficoltà, di stress, di limitazione delle risorse, di turbolenza e velocità. Il coaching, nelle sue diverse forme e modalità, ha una specificità: accompagnare in modo personalizzato il cambiamento di una persona; C Cosa ne pensano dirigenti e manager Secondo una delle ultime ricerche di misurazione dell’efficacia di percorsi di coaching (150 rispondenti tra dirigenti e manager di multinazionali) fatte da Mistery Coaching, di Susanna Gonnella, il 90% dichiara che il percorso è stato molto utile a livello professionale e ancora di più a livello personale. In particolare, per i dirigenti/manager, il percorso di coaching individuale ha contribuito a: “cambiare la consapevolezza di sé” (75%); “influenzare le scelte professionali future” (77%); “stimolare il percorso di crescita professionale” (83%). • • • Il 90% dei dirigenti/manager dichiara di aver raggiunto dei risultati apprezzabili. L’80% di coloro ai quali le aziende hanno proposto di proseguire il percorso ne ha colto l’opportunità, ne ha capito il vantaggio personale e non l’ha considerato né un ulteriore task aziendale né un rewarding. Una piattaforma multidisciplinare. 96 seguirla in modo puntuale, localizzato e su misura in obiettivi di cambiamento che richiedono sforzo e impegno continuativo nel tempo». Il coach è dunque colui o colei che affianca per sollecitare, stimolare e incoraggiare lo sforzo nel cambiare. Ma quanto si stanno diffondendo programmi di coaching a livello aziendale e a quali obiettivi sono finalizzati? Dove si sposta il budget delle aziende Intanto una prima evidenza significativa è la diversa allocazione dei budget delle direzioni del personale che sempre di più, soprattutto in tempi di risorse scarse, spostano l’attenzione dalla formazione tradizionale al coaching. Per Giovanni Muciaccia, titolare dello studio omonimo, il coaching si sta diffondendo in maniera significativa perché le aziende stanno comprendendo quanto sia determinante investire nello sviluppo del potenziale delle persone e quanto sia determinante personalizzare l’approccio, specialmente quando la posizione organizzativa del collaboratore è particolarmente elevata. Non solo, il coaching si sta diffondendo anche oltre i confini aziendali. «La nostra ultima esperienza ci ha visti impegnati con dei medici, titolari di un importante Studio Odontoiatrico, che hanno voluto potenziare le competenze e abilità manageriali e relazionali, per performare al massimo sia verso i collaboratori dello studio e sia verso i pazienti – racconta Muciaccia –. Altrettanto significativo ritengo sia il fenomeno dei manager di diverse età che si rivolgono a noi direttamente, investendo in prima persona». Il valore del percorso individuale E questo ultimo aspetto conferma l’importante tendenza di ricorrere alle attività di coaching per i ruoli apicali e da parte degli imprenditori. «Quando l’azienda vive di emergenze, di mutamenti incessanti, di stress e obiettivi L’IMPRESA N°4/2014 IMP0414_96-100_Formazione Olivari.indd 96 28/03/14 12.17 FORMAZIONE considerati spesso irrealizzabili, ha bisogno che vi siano capacità eccellenti nelle persone che occupano i ruoli più delicati − spiega Zappelli −. Non basta avere della leadership, occorre una leadership capace di motivare collaboratori a cui non si può più dare un aumento di stipendio o carriera. Non basta saper prendere decisioni, occorre saper prendere buone decisioni quando si hanno tempi strettissimi e informazioni insufficienti. Non basta essere determinati, occorre non arrendersi anche quando i problemi sembrano insormontabili. In questo scenario le aziende comprendono che non può essere della formazione tradizionale a ottenere queste capacità. Solo un aiuto personalizzato e focalizzato consente di produrre eccellenza». In questo senso i campi di maggiore utilizzo sono diversi, come sottolinea Muciaccia: «Nel Personal Coaching, i più frequenti sono quelli per lo sviluppo della consapevolezza di ruolo manageriale e delle relative responsabilità, il rafforzamento della leadership, la motivazione, la “convinzione interna” e il potenziamento del personale chiamato a svolgere attività particolarmente impegnative in situazioni/ mercati molto competitivi». Le sfide quotidiane insomma interpellano profondamente chi è alla guida delle organizzazioni e chi si mette in discussione, superando l’idea che arrivati a un certo livello sia possibile cambiare, cerca strumenti che aiutino a trovare nuovi stili di pensiero e di approccio. È ciò che constata Flaminia Fazi, di U2Coach che dopo anni di interventi di coaching sta verificando sempre di più il suo utilizzo come strumento per «superare passaggi altrimenti considerati impossibili. Per esempio, in situazioni di stress crescente può essere difficile tenere sotto controllo i comportamenti non efficaci. L’intervento di un coach in questi casi consente di lavorare su quei comportamenti e modificarli. Incontriamo numerose persone consapevoli di dover cambiare atteggiamento e che si impegnano nel farlo, anche perché comprendono gli impatti positivi sull’organizzazione». Su cosa si concentra il coaching Prima di iniziare un percorso di questo tipo, è importante capire bene quali sono gli obiettivi dell’intervento di coaching per poter scegliere nel modo più adatto il professionista, cercando anche di sgombrare il campo dalle confusioni tra coaching e counselling. «Il counselling, che si concentra sulla persona e sulla sua biografia, è di natura prevalentemente psicologico e dovrebbe essere condotto solo da psicologi iscritti all’albo degli psicologi − spiega Zapelli −. Il coaching si concentra su precisi traguardi di potenziamento delle capacità esercitate e delle modalità per realizzare precisi obiettivi, che si propone il coachee. Perciò i campi di maggiore ricorso al coaching sono l’aiuto nel realizzare migliori performance di ruolo nella gestione delle persone e dei risultati attesi, l’aiuto nell’impadronirsi di contenuti manageriali più sofisticati e completi, l’aiuto in fasi di evoluzione e di transizione di ruolo». E Muciaccia sottolinea: «Molti non addetti ai lavori lo vivono invece, erroneamente, come una psicoterapia o, peggio, come un esame al quale sottoporre se stessi e/o i propri collaboratori. Di qui l’insorgere di potenziali, fisiologiche, iniziali resistenze e di fraintendimenti. Ecco spiegata la ragione per la quale è di grande importanza, prima di intraprendere un percorso di coaching, stipulare “un patto” tra le parti interessate (azienda, coach, coachee), chiarendo ruoli, aspettative, obiettivi raggiungibili, sgombrando così il campo da ciò che è disfunzionale, per concentrare tutte le risorse psicofisiche verso i traguardi attesi». L’elemento esterno che porta chiarezza Chiariti gli obiettivi dell’azienda occorre intendersi sulle parole e il significato attribuito alla parola “coaching”. «Dentro questa parola ci sono poi tutte le esperienze vissute con interlocutori differenti provenienti da scuole di pensiero diverse − afferma Gonella −. Le aziende pensano di avere al loro interno le competenze necessarie (ed effettivamente le possiedono), ma un soggetto esterno è in grado di restituire una fotografia della realtà senza filtri e senza condizionamenti: elementi che il soggetto interno “non vede più” perché calato nel contesto, mentre il coach esterno si mette di fronte a te e ti restituisce semplicemente L’IMPRESA N°4/2014 IMP0414_96-100_Formazione Olivari.indd 97 97 28/03/14 12.17 IMP0414_96-100_Formazione Olivari.indd 98 28/03/14 12.17 FORMAZIONE ciò che vede e che ti ha sentito dire». Le aziende sono realtà complesse: da un lato la cultura formale, quella aziendale codificata nelle policy aziendali, dall’altro quella informale, ovvero l’azienda “nella testa delle persone”, un tessuto di esperienze, storie, relazioni. E ci sono diversi modi di affrontare il percorso: «Il nostro modello Mystery Coaching nasce da un approccio multidisciplinare contaminato da competenze, professioni e metodologie diverse − spiega Gonnella −. È un coaching legato al dato, puntuale, oggettivo e osservato nel contesto esatto in cui viene rilevato il bisogno. Ciò che ci contraddistingue è la capacità di misurare i fenomeni e di dargli una dimensione fattuale e concreta. Abbiamo applicato a un coaching di tipo trasformazionale le competenze di una ricerca particolare, quella in incognito, che rileva la qualità di un servizio nel momento esatto in cui viene erogato e che quindi prevede competenze come l’osservazione, la sospensione del giudizio, l’analisi oggettiva e la capacità relazionale». L’innovazione non sta solo nel business Indubbiamente la diffusione che stanno vivendo gli interventi di coaching, e anche la differenziazione dell’offerta, è favorita dal fatto che sono diminuite le resistenze al suo utilizzo e questo grazie anche alla cultura che si è diffusa e alla capacità dei professionisti di affermare la loro serietà e competenza. «Oggi si è compreso che il coaching è un servizio di alto profilo che va condotto da professionisti seri e preparati e si riconosce a questa modalità di intervento la capacità di produrre cambiamento e innovazione − conclude Fazi −. È un segnale importante che anche gli imprenditori ricorrano al coaching perché hanno compreso che l’innovazione non è solo nella produzione ma anche nel loro modo di stare nel business. E in questo caso il coaching diventa un accompagnamento al pensiero strategico». Una start up innovativa, con una moneta speciale nnovazione anche nel proporre i servizi di coaching e avvicinare a essi le singole persone e realtà organizzative di tutte le dimensioni. È l’idea di Desiré Pantaleoni che ha dato vita alla piattaforma multidisciplinare Caro Coach, un luogo virtuale dove coach e professionisti di vari settori convergono per offrire servizi a tutto tondo. «Tutto è nato dalla constatazione che ognuno può produrre cambiamento − racconta Pantaleoni −. Sentivo la necessità di innovare la modalità di comunicare e di offrire servizi alle aziende e alle persone». Così ha preso vita il progetto, diventato operativo da pochissimo, che ha il suo cuore nella piattaforma online www.carocoach.com, dove gli iscritti possono contattare i professionisti e i coach del network, che possiedono diverse competenze. Ma attenzione a non confonderlo con una semplice aggregazione di professionisti, perché è piuttosto un team multidisciplinare che trova la sua forza nel saper integrare diversi approcci professionali con un obiettivo comune, quello di rendere autonomo il cliente, di fornirgli gli strumenti per proseguire il cammino da solo, senza creare dipendenze. Caro Coach si articola in svariati “territori”: è un’academy dove acquisire formazione, un e-commerce con servizi dedicati alla persona e all’azienda erogati tramite Skype e telefono, un magazine, luogo di contenuti gratuiti di approfondimento e un laboratorio editoriale, ED.LAB. Nei percorsi Life, dedicati alla persona, i professionisti presenti rispondono alle più diverse esigenze: dall’avere rapporti migliori con i propri figli a migliorare il proprio aspetto fisico, dalla con- I sulenza dell’avvocato all’intervento dello psicologo, fino al veterinario disponibile a tutte le ore. Mentre nei percorsi Business, ci sono esperti nella negoziazione, avvocati tributaristi, consulenti di comunicazione e naturalmente coach per il cambiamento. «Alle aziende forniamo consulenze mirate sulla base di progetti che condividiamo. Per esempio, abbiamo appena seguito un passaggio generazionale, che ci ha visti impegnati nell’accompagnamento sia sul fronte dell’azienda sia sul piano personale». Inoltre, a breve tutti i servizi saranno disponibili anche in altre lingue perché il progetto è nato internazionale, tant’è che all’interno del sito si utilizza una “moneta” speciale il Talento: quando si accede ai servizi a pagamento, si crea un conto ricaricabile nel quale il denaro viene convertito a un tasso di conversione prestabilito in Talenti. Da quel momento in poi ogni acquisto verrà fatto utilizzando i Talenti a disposizione. Desiré Pantaleoni L’IMPRESA N°4/2014 IMP0414_96-100_Formazione Olivari.indd 99 99 28/03/14 13.06