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SANTUARIO S. CUORE DI GESÙ
MADRE MARIA SERAFINA RUBBERA
–
LA VICENDA BIOGRAFICA –
Ringrazio Padre Stefano per avermi invitato a tracciare un profilo storico di
Madre Maria Serafina Rubbera, la “figlia prediletta” di Madre Carmela
Aprile che, assieme a Suor Colomba Scribano e Suor Elena Aneli, sono
state le consorelle che, in primis, hanno avuto parte nelle vicissitudini che
hanno portato alla nascita di questo nostro Santuario, centro pulsante di
devozione al Sacro Cuore di Gesù.
Da quando mi sono dedicato alla ricerca di notizie e riscontri della vita e
dell’operato di Madre Carmela Aprile, parallelamente e prepotentemente,
stanno venendo alla luce fatti e particolari della vita di Suor Maria Serafina,
l’umile visitandina che, per oltre un terzo di secolo, nella semplicità e nel
nascondimento, temprata dall’esempio luminoso e carismatico di Madre
Carmela, sua “madre putativa”, ha segnato profondamente la vita di quanti,
rosolinesi e non, sia devoti che occasionali “turisti religiosi”, hanno avuto
un qualche approccio con questa anima eletta.
Ma chi è Suor Serafina, come era da tutti conosciuta, di cui proprio
quest’anno ricorre il centenario della sua nascita?
Molti devoti, come tanti dei presenti, l’hanno conosciuta personalmente e
hanno potuto apprezzarne la sua materna e sensibile opera spirituale, ma
non tutti conoscono la sua vita.
Pertanto traccerò i tratti più importanti del suo vissuto umano, mentre della
religiosità e operosità evangelica vi parlerà il Reverendo Don Giovanni
Nobile che l’ha conosciuta molto bene nel suo ministero.
La nascita
Madre Maria Serafina Rubbera nacque a Rosolini un secolo fa, il 5 marzo
del 1915, da Floriddia Carmela, casalinga, e da Rubbera Pietro di anni 41,
contadino, come risulta dai registri degli Atti di Nascita del Comune di
Rosolini di quell’anno, Atto n. 101 - Parte I, in una misera casa di via
Gubernale n.1. Ho detto “misera casa”, ma, in effetti, si trattava di una
stalla adibita ad abitazione, in quanto il padre, per una serie di annate
disastrose, aveva dovuto svendere tutto ciò che la famiglia possedeva,
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compresa la casa. E fu proprio in una stalla che nacque Suor Serafina,
proprio come Gesù Bambino… Casualità o segno?
Le fu imposto il nome di Giuseppa e chiamata Peppina, ma in seguito,
all’età di appena tre anni, Madre Carmela inizierà a chiamarla Serafina, il
nome con il quale è da tutti conosciuta, mentre al momento della sua
vestizione prenderà anche il nome di Maria ed è per tutti “la Serafina del
Cuore di Gesù”.
Il preannuncio di una femminuccia
La sua nascita fu predetta alla stessa mamma, in modo alquanto singolare,
da Madre Carmela, a seguito di una visione avuta in Chiesa Madre. Allora
non esisteva alcuna tecnica diagnostica per conoscere prima del parto il
sesso della creatura, e ci si affidava al Cielo perché esaudisse i desideri dei
genitori, che, in genere, preferivano maschietti per avere poi delle braccia
in più nel duro lavoro dei campi. Immaginiamo perciò la mamma, che
aveva già due figli maschi e desiderava una femminuccia, quando, mentre
era raccolta in preghiera davanti alla statua della Vergine Immacolata,
Madre Carmela le preannuncia, che partorirà una femminuccia! Per giunta
le dice anche come dovrà chiamarla e che dovrà donarla al Santuario del
Sacro Cuore! Rimane perplessa. Ma come fa questa signora ad avere la
certezza del suo stato se non lo sapeva neanche lei stessa di essere incinta,
visto che continuava ad allattare il piccolo Corrado? Oltretutto, lo stato di
gravidanza non era per niente evidente, dato che Carmela Floriddia era alta
e robusta e indossava vesti ampie come usavano allora le donne. La guarda
con sospetto misto a timore: è frastornata, ma acconsente, forse senza
neanche rendersene conto. “Sia fatta la volontà di Dio”, ripete tre volte.
Oltre alle numerose testimonianze riportate da tanti coevi e dai familiari,
tra cui quella dello stesso fratello di Serafina, Salvatore, che all’epoca dei
fatti aveva dodici anni, fondamentale è la testimonianza resa dal sacerdote
Vincenzo Sgadari, rilevata da una lettera indirizzata in data 29 luglio 1920
al Vescovo Vizzini. Il Parroco, nel chiedere di accettare e confermare
l’opera di Madre Carmela, evidenzia il fatto prodigioso e scrive:
“Ecc.za Rev.ma, il fatto miracoloso della visione, prima della nascita, della
fanciullina che ora sta in casa del Sacro Cuore, fatto del quale sono io
testimone, e della qualità morale ed intellettuale non ordinaria della
medesima (Madre Carmela), e tanti altri fatti straordinari”.
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Come avvenne la predizione, che poi puntualmente si verificò, lo
apprendiamo dalla stessa Madre Carmela che ebbe a raccontarlo alla
piccola Serafina e alle sue prime collaboratrici – Suor Colomba Scribano,
Suor Elena Aneli e Suor Gemma – come risulta dagli appunti manoscritti
da Suor Colomba, agli atti della Curia, che riportiamo fedelmente:
“Il 17 gennaio 1915 ascoltavo la S. Messa del Sac. Vito Giarratana
di v.m. Nella elevazione dell’Ostia Santa, durante la messa, pregando, mi si
presentò in ispirito una donna incinta; io le dissi: «Gesù vi manda una
bambina, la farete monachella?» ed ella mi rispose in atto di consenso,
inchinando il capo tre volte e ripetendo: «Sia fatta la volontà del
Signore!».
Finita la S. Messa andai a confessarmi dal mio P. Spirituale Sac.
Parroco Sgadari, raccontai tutto l’accaduto ed egli mi disse: «Conosci tu
questa donna?». Ed io gli risposi: «Se la vedo sì», così dicendo, mentre
guardavo da un finestrino dello sportello del confessionale, la vedo, la
conosco e aggiungo al Padre: «Ecco, ecco la donna sta là» e gliela indico;
questi dallo sportello mi diceva: è quella vestita così; no; è quella vestita
così; no; allora senz’altro il Parroco Sgadari mi impose per obbedienza di
andare da questa donna e comunicarle tutto quello che io avevo visto nella
visione.
Obbedii con molta ripugnanza, mi avvicinai alla donna suddetta, mi
inginocchiai vicino ad essa e le dissi: «Il Sacro Cuore di Gesù vi manderà
una bambina, la farete monachella?». Ella mi rispose per tre volte: «Sia
fatta la volontà del Dio!...».
Il parroco Sgadari mi impose di chiedere alla donna il nome e
cognome e l’abitazione di essa. A suo tempo tutto si avverò, perché la
suddetta signora diede alla luce una bambina il 5 marzo 1915. E le fu
imposto il nome di Giuseppina Rubera di Pietro e di Carmela Floridia.
La sig.ra Carmela Floridia, quantunque mi aveva promesso che
volentieri avrebbe dato la figliuola al Sacro Cuore, all’atto pratico, man
mano che cominciava a crescere, mai si decise di lasciarla definitivamente
al Sacro Cuore di Gesù; senonché, una volta, la bambina all’età di tre
anni, si unì con un suo fratellino dell’età pressappoco di cinque anni e
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all’insaputa dei genitori si portarono al Santuario del Sacro Cuore. Questi
rimasero con me; venuta la mamma, la piccola Peppina rimase con me e il
fratello fece ritorno a casa con la mamma. D’allora in poi io non la
chiamai più Peppina, ma Serafina, come l’avevo predetto alla mamma
prima che fosse nata.
All’età di quattro anni, trovandosi il Vescovo del Tempo S.E. Mons.
Vizzini nel Santuario per la visita Pastorale fu presentata al Vescovo, la
esaminò e rispondendo esaurientemente diede il permesso di potersi fare la
Santa Comunione. Da allora in poi questa crebbe all’ombra del Santuario
di Gesù…
La promessa di “donarla al Sacro Cuore”
Riguardo alla promessa di “donarla al Sacro Cuore per farla monachella”,
la mamma, che si era sposata con Pietro Rubbera l’8 marzo 1900 e aveva
già due figli maschi – Salvatore, di dodici anni, nato l’11 gennaio 1903, e
Corrado di due anni, nato il 17 febbraio 1913 – era piuttosto restia a
staccarsi dalla tanto desiderata femminuccia che il Signore le aveva
concesso, e quando Madre Carmela venne a ricordarle la promessa, rifiutò
di consegnarle la bambina.
Subito dopo il diniego, però, la piccola Peppina incominciò a star male,
tanto che, temendo per la sua vita, la madre si rivolge al Sacro Cuore,
pregandolo di salvarla e lei avrebbe fatto il sacrificio di donargliela. Ma,
superato il momento critico, ritornava sulle sue decisioni.
Il fatto si ripeté più volte: la madre non voleva cedere la sua creatura.
L’attrazione di “Susù”
Attratta misteriosamente dalla Sacra Immagine del Sacro Cuore a cui la
madre si era ripetutamente rivolta, all’età di appena due anni, la piccola
Peppina, comincia a sfuggire alle attenzioni della mamma per andare da
“Susù”. E quando una vicina di casa, vedendola da sola al di fuori del
quartiere dove abitava (Palisi), e riconoscendola la riporta a casa, alla
madre che la cerca disperata, angelicamente dice: «Volevo andare da
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“Susù”!». Diverse volte, sola, inconsciamente, si dirige verso il Santuario:
dalla via Gubernale (cioè dalla via Sipione) alla via Maggiore Toselli, come
si chiamava allora la Via Sacro Cuore.
Un giorno riesce a convincere il fratellino Corrado a farsi portare fino al
Santuario. Davanti la porta c’è Madre Carmela, la quale, vedendola, la
prende in braccio e le chiede chi è stato a portarla lì. Peppina, prontamente
risponde: “Susù mio, bello”, mentre con la manina faceva intendere che era
grande e alto. Madre Carmela comprende che è arrivato il momento tanto
atteso e chiamandola col nome che aveva predetto, le dice: “Serafina, tu
non uscirai più dal Santuario”. Poi manda a chiamare la madre la quale si
rende conto che quella è la volontà del Signore e acconsente a lasciarla a
Madre Carmela perché la cresca all’ombra del Sacro Cuore.
La piccola non aveva ancora tre anni!
All’ombra del Sacro Cuore
Una volta “donata” al Santuario del Sacro Cuore di Gesù, Serafina non si
staccò mai da Madre Carmela, anche quando questa, nel 1930, a causa
dell’incomprensione con il Vescovo Vizzini, va in volontario esilio a
Siracusa: porta con sé il Quadro e Serafina, la Figlia prediletta.
Madre Carmela se la coltivò con infinita tenerezza d’animo fin dalla
primissima infanzia, come solo una madre può fare. Lo stesso dobbiamo
dire di Suor Colomba, attenta e premurosa con la piccola Serafina anche
quando questa si trovava lontana dal Santuario, e delle beghine che
vivevano con Madre Carmela, tra lo stato religioso e quello laico, senza
una vera e propria regola monastica. Facevano a gara per starle vicino,
soggiogate dalla sua innocenza…
Serafina fu prima una bambina speciale e seguitò ad essere tale da fanciulla
e nella maturità: un’anima eletta, fino a quando il Signore la volle con sé
nella gloria eterna.
Lo “Sposo”
Fin da allora Serafina inizia già a parlare di Gesù come “suo Sposo”.
Evidentemente l’ambiente avrà influito sulla piccola che non può ancora
comprenderne il pieno significato. O, chissà!?
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Ed è una “sposa” molto “gelosa”; infatti, quando una signora alla quale
aveva chiesto cosa contenesse il ciondolo che portava al collo, rispose che
si trattava del suo sposo, Serafina, innocentemente, le strappa la piccola
icona gridando: “Gesù è mio! È il mio sposo!”.
E quando il “suo Sposo” veniva portato in processione dai fedeli, lei era
sconfortata perché non poteva stare da sola con Lui, come faceva quando
Madre Carmela e le altre suore riposavano: Serafina gli faceva compagnia!
La Prima Comunione
Non possiamo non parlare della Prima Comunione di Serafina, perché si
tratta di un fatto più che sorprendente, direi unico!
Circa un anno dopo la sua “adozione” da parte di Madre Carmela, Serafina,
vivendo costantemente la vita monacale di Madre Carmela e delle altre pie
donne che con lei si dedicavano alla preghiera e all’adorazione di Gesù,
spesso piangeva perché non poteva ricevere Gesù come le altre persone.
Perché gli altri potevano e lei no?
Il fatto fu portato a conoscenza del Vescovo Vizzini, il quale, in occasione
di una sua venuta a Rosolini, volle parlare con la piccola. Vista l’insistenza
della bambina e della sua accorata richiesta, volle accontentarla e finse di
comunicarla con un’ostia non ancora consacrata messa nel tabernacolo
all’insaputa della piccola. Serafina, però, rifiuta quella particola dicendo:
“Questa è la pappa… io voglio Gesù, quello che si trova nel tabernacolo!”.
Toccato dall’innocenza della bimba e scosso dalla risposta inconfutabile,
dopo averla interrogata sul significato del Sacramento e averla trovata
idonea acconsentì a darle l’Ostia consacrata.
Serafina aveva appena tre anni e mezzo, e il Vescovo la trova “matura” per
ricevere il Sacramento posto a base della nostra Fede! Mi sono chiesto: ma
una bambina così piccola può effettivamente comprendere il significato di
comunicarsi? Illuminante è la risposta che, sul letto di morte, la stessa
Madre Serafina, darà al Vescovo Mons. Salvatore Nicolosi che, a proposito
di quell’evento, le chiese “se a quell’età comprendeva già che cosa fosse la
Santa Comunione”. Con angelico sorriso la moribonda risponde: “Oh sì!
Lo comprendevo meglio di ora!”.
La formazione scolastica
Serafina vive la sua infanzia tra le cure materne e amorevoli di Madre
Carmela e di Suor Colomba. È una bimbetta , intelligente e vivace, sempre
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pronta a parlare delle “cose di Dio” e del suo Gesù con il quale ha un
rapporto del tutto speciale.
Raggiunta l’età scolare, frequenta le scuole a Rosolini, anche se con
risultati poco soddisfacenti. Il trambusto in cui viene sbalzata durante le ore
di frequenza contrastano con l’aria mistica del Santuario e Serafina ne è
disorientata. Appena rientra al Santuario, lontana dal frastuono, il suo
primo atto è correre ai piedi al Sacro Quadro per stare accanto al Sacro
Cuore di Gesù. Ed è lì che, spesso, la trovano le suore quando la cercano
per sedersi a tavola. Il suo cuore, la sua mente e tutto il suo essere, fin
d’allora, è già proiettato verso il “suo Sposo” e tutto ciò che Lo riguarda.
In esilio con Madre Carmela
Nel 1930 Serafina segue Madre Carmela a Siracusa, nel volontario esilio
scaturito dalle incomprensioni con il Vescovo Vizzini, e rimane con lei fin
quando, assieme, non rientrano a Rosolini. Non lascia da sola la Madre, che
si trova in profonde ambasce, combattuta tra il desiderio di ritornare con il
Quadro a Rosolini e l’esigenza di riappacificarsi con il Vescovo: Serafina le
sta sempre accanto, l’accudisce e la consola con filiale amorevolezza.
Di ciò ne abbiamo contezza dalle lettere che Suor Colomba scrive a lei
direttamente, responsabilizzandola. In una di queste, dei primi di febbraio
1931, testualmente leggiamo:
“Cara Serafinuccia, falla uscire ogni tanto alla mamma, portala sul mare e
tienila contenta… cerca di farle dimenticare quello che soffre. Quando fai
la S. Comunione di a Gesù che l’accontenti… Sii giudiziosa nella scuola e
nella strada, ti raccomando. Ricordati che ogni mattina ricevi Gesù”.
Gli studi a Catania
Dopo il rientro a Rosolini dall’esilio, nella Pasqua del 1931, Madre
Carmela Serafina affida alle Figlie di Maria Ausiliatrice di Catania, perché
possa proseguire la sua formazione. In quell’istituto consegue il diploma di
insegnante di Scuola Materna, meravigliando le sue insegnanti. Infatti, il
suo rendimento, dapprima appena sufficiente, fa un notevole balzo in
avanti e la sua intelligenza, all’inizio sopita, si risveglia improvvisamente,
manifestando una propensione non comune nelle varie discipline,
soprattutto pratiche.
In questa metamorfosi c’è forse lo zampino di Suor Colomba che continua
a seguirla nello studio, spronandola spesso anche nelle minuzie, come
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rileviamo da questa lettera inviata a Serafina durante la permanenza a
Catania:
“Cara Serafinuccia, ricevetti la tua letterina, ma non sono contenta –
vorrei che scrivessi bene – spero che con il tempo e con la scuola arriverai
dove ti voglio. Mi piace che ti eserciti nella pittura. Ma cosa fai? Ti prego
di completare l’arazzo… con l’uccello chiamato cicogna. Puoi fare un
arazzo con le figure, così impari a fare le facce. Mi piace che ti alzi presto
per le lezioni, la mattina la mente è serena. Nel ricamo abbi pure impegno,
in quello in seta e oro pure… Tu dovrai stare contenta e studiare con
amore. Sei sempre religiosa, giacché Gesù sembra che ti volle fin dal
nascere. Quando sarai grande ti racconterò come dall’età di quattro anni
ti trovi nella casa del Sacro Cuore; e fosti eletta prima di nascere. Ancora
sei piccola per capire questo mistero. Scrivimi quando hai tempo; non
celare niente a chi ti ha portato e in braccio e ti ha vegliato la notte”.
La vita operosa
Acquisito il Diploma rientra definitivamente a Rosolini e non lascerà più le
mura del Santuario fino alla sua dipartita da questa terra per ricongiungersi
al “suo Sposo”, tranne che per un intervento chirurgico.
Adesso veste lo stesso abito di Madre Carmela, e collabora, attivamente e
ininterrottamente, nelle opere da lei volute e create: assieme a Suor Elena,
Suor Colomba e alle altre suore, nelle ore antimeridiane, si occupa a tempo
pieno dei numerosi bambini dell’asilo e all’assistenza di gestanti e puerpere
bisognose, provvedendole del pranzo e di tante piccole ma preziose
necessità. Nelle ore pomeridiane si occupa delle numerose orfanelle della
“Casa delle Fanciulle”: quante ragazze, oggi mamme e nonne, anche qui
presenti, non ricordano con quanta attenzione, perizia e puntigliosità
insegnava loro la preziosa arte del ricamo di cui hanno fatto tesoro!...
I dolori della guerra
Le opere di Madre Carmela, furono una vera e propria benedizione del
Cielo, soprattutto durante la guerra, nella quale la missione di Suor
Serafina si estrinsecò in modo mirabile: Madre Carmela aveva scelto bene
la sua pupilla e ringraziava il Sacro Cuore per avergliela inviata.
L’affiancava con grande umiltà, dando tutta se stessa per seguire la via del
Vangelo in tutte le sue forme. Quante lacrime dovette asciugare, assieme a
Madre Carmela, di mamme e spose per la perdita dei propri cari e quante
preghiere rivolse al Sacro Cuore affinché ritornassero salvi dal fronte.
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E anche lei ne versò copiose: infatti, durante lo sbarco degli Alleati a
Marzamemi del 10 luglio 1943, pianse la morte dell’adorato fratello
Corrado, deceduto per le gravi ferite riportate nell’azione bellica nemica.
La “chiamata” nella Visitazione
Nel dopoguerra le opere di Madre Carmela si intensificano e Serafina è
parte attiva in tutto, con fervore instancabile: asilo, mensa per i poveri,
puerpere, famiglie bisognose ecc., come già detto.
Segue, soprattutto, con grande trepidazione, il travaglio intenso che porterà
alla nascita della Visitazione a Rosolini. Quando i tempi sono maturi, la
vigilia del Natale 1958, al Santuario del Sacro Cuore arriva un gruppetto di
Visitandine, guidate dalla Superiora Suor Maria Cecilia Berardi che aveva
appena concluso il triennio alla guida del Monastero di Acireale. Ed è lei a
ricevere, assieme a Suor Elena, questa cellula dalla quale si sviluppa il
primo nucleo che darà vita al Monastero della Visitazione di Rosolini.
Serafina è come elettrizzata: il sogno che più volte Madre Carmela le ha
raccontato sta per concretizzarsi. Nel suo intimo avverte che è arrivato il
momento di consacrarsi unicamente al suo Sposo Celeste nella preghiera,
nella meditazione e nella contemplazione. Plasmata dall’amore materno di
Madre Carmela ha maturato la scelta che, attraverso le sofferenze e il
dolore, la condurrà ad essere la messaggera dell’amore misericordioso del
Sacro Cuore e a diventare il conforto e la guida spirituale di tante anime.
“Distaccata dalla terra”
Quattro date segnano il cambiamento definitivo di Serafina:
– 9 gennaio 1959: inizio del suo Noviziato;
– 30 giugno 1959: vestizione religiosa, nello stesso giorno in cui il
Decreto Papale sancisce la nascita della Visitazione a Rosolini;
– 14 giugno 1961: pronuncia dei voti temporanei;
– 8 settembre 1964: pronuncia dei voti solenni.
Questo periodo, vissuto completamente “distaccata dalla terra”, soprattutto
l’attesa della pronuncia dei voti di “verginità, ubbidienza e povertà”, deve
essere stato di una interiorità talmente intensa, da indurla a lasciarne traccia
in alcuni appunti, scampati misteriosamente al fuoco a cui erano destinati
dalla stessa per un eccesso di umiltà: “Il confessore mi fece attendere due
anni. Un giorno mi chiamò e mi disse: «I tre voti li puoi fare. Ho chiesto a
Dio come segno che alcuni peccatori si convertissero. Ieri sera se ne sono
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convertiti sei, uno dopo l’altro, quindi segno chiaro che ti vuole tutta per
Lui». Da quel momento vivo distaccata dalla terra”.
L’eredità di Madre Carmela
Nel nascondimento, il suo pane quotidiano sono la preghiera, continua e
costante, e il raccoglimento e l’adorazione al Sacro Cuore di Gesù.
Prostrata ai piedi della Sacra Immagine, offre le sue sofferenze e gli atroci
dolori da cui è afflitta come “doni” finalizzati alla salvezza di anime.
Ma la missione a cui è chiamata va oltre: è ancora più alta e si estrinseca
soprattutto dopo la morte di Madre Carmela. Suor Serafina viene investita
dell’altissimo privilegio di raccogliere la sua eredità spirituale, quella di
ascoltare le tribolazioni umane di quanti accorrono ai piedi del Sacro Cuore
e far scoprire loro l’immensità dell’Amore di Dio.
E io credo che Madre Carmela, nel chiamarla Serafina fin da piccola, con il
dono della preveggenza, abbia palesato il suo desiderio di legare i vari
significati del nome all’indole della sua figlia prediletta: infatti, umiltà,
compostezza, semplicità, discrezione, non disgiunte dalla necessaria serietà
e gravità erano le doti propriamente “serafiche”, che connotavano i suoi
approcci con le persone che a lei ora ricorrevano, come prima con Madre
Carmela. Tutti, di qualsiasi ceto e condizione, erano attratti dalla sua
affabilità, dal suo sguardo magnetico e dalla Luce interiore che emanava.
Quante situazioni difficili o disastrose, non sono state appianate dalla sua
docile parola e dalla sua fermezza!
Quanti peccatori pentiti ricondotti ad avere fiducia nella Misericordia
dell’Altissimo! Quante anime salvate!
Riporto due testimonianze di fedeli che l’hanno conosciuta e hanno avuto
modo di apprezzarne la semplicità:
FRANCESCO FLORIDDIA: “Ricordo Madre Serafina fin da ragazzo: era
una persona molto umile e riservata. Si occupava dei bambini dell’asilo,
delle orfanelle alle quali insegnava l’arte del ricamo e del cucito, delle
gestanti, dei poveri.. ma sempre e con tutti con estrema discrezione…”.
PIETRO GUCCIONE non dimenticherà mai le parole che Madre Serafina
ebbe a dire a lui e a Carmelo Franzò:
“Vi raccomando, figli miei, non abbandonate mai il Sacro Cuore di Gesù,
perché chi crede e ha una coscienza pura, vive in pace e tranquillo…
Pregate sempre il Sacro Cuore… Le preghiere sono come dei soldi messi in
un salvadanaio: all’occorrenza servono a salvare una situazione!”.
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La lotta estenuante
Le anime elette sono quelle che più delle altre subiscono gli attacchi del
maligno. E Suor Serafina, dal momento in cui ha abbracciato il Vangelo
nella sua totalità diventandone instancabile Apostola, non è esclusa da
questi tormenti, anzi più si intensifica la sua missione, maggiormente
Satana si accanisce contro di lei.
Il segreto della confessione è il custode geloso delle manifestazioni e degli
assalti del maligno, a volte così intensi, specialmente la notte, da lasciare
anche segni evidenti sul suo fragile corpo e stremarla in diverse occasioni.
La Rev.da Madre Federale, Maria Amata Fazio, diverse volte, in occasione
delle sue visite al Monastero, ebbe modo di ascoltare come Satana cercava
di soggiogare in vari modi Suor Serafina, credendola sola e indifesa.
L’umile Visitandina, però, fortificata dalla preghiera e armata di una solida
fede, non era mai sola: il Cuore Misericordioso di Gesù Cristo, a cui si era
donata per sempre in sacrificio, e la Vergine Santissima della quale aveva
voluto portare il nome, invocati in quei momenti terribili, intervenivano in
aiuto della loro figliola, scacciando il tentatore.
Il mandato di Madre
Tanta operosità non poteva non riversarsi doviziosamente anche sulle sue
consorelle, testimoni delle sue preclare virtù, le quali, concluso il mandato
di Madre Maria Emmanuella Panelli, nel maggio del 1976 vennero
chiamate a indicare chi avrebbe dovuto subentrare alla guida della
Comunità. Il consenso è unanime e il 4 giungo 1976, alla presenza del
Vicario Generale della Diocesi Mons. Francesco Guccione, Suor Maria
Serafina assume il ruolo di guida e Madre Superiora.
Alla scadenza del mandato, il 30 giugno 1979, viene rieletta alla presenza
del Vescovo Mons. Salvatore Nicolosi, compito che portò a termine
malgrado il suo stato di salute.
Alla missione di ascolto e di apostolato, che svolge giornalmente per ore e
ore, adesso si aggiungono gli impegni propri del suo mandato che sviluppa
in sinergia con la deposta Madre Panelli, impegnandosi al completamento
delle opere in itinere. Non tralascia, ma anzi privilegia, il rapporto con le
consorelle che fruiscono delle sue attenzioni e dei suoi materni consigli.
Le manifestazioni soprannaturali
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Non ci è dato sapere se prima di abbracciare la Regola Visitandina, abbia
avuto un rapporto mistico così intenso e diretto con lo Sposo Celeste, ma è
pur vero che Madre Maria Serafina, proprio come Madre Carmela, ebbe il
privilegio di visioni celesti, che confidava ad alcune consorelle con estrema
naturalezza, come se si trattasse di eventi normali. Questi mistici eventi,
avevano luogo nell’intimità della sua cella o quando, prostrata davanti al
SS.mo Sacramento, donava il suo silenzioso martirio per la conversione di
peccatori. In quei momenti pregnanti di sublime spiritualità, il Mistero le si
manifestava in vari modi.
“Mi lasci solo?”
Durante la Quaresima precedente la sua morte, si compenetrò talmente
nella Passione di Cristo, da toccare l’apice della sofferenza e del dolore al
punto che il Crocifisso ne ebbe compassione e volle gratificarla della Sua
presenza. Mentre si trovava nel coro per la recita dell’orazione, Madre
Serafina, vide l’ “Ecce Homo” aggirarsi nell’ambiente come alla ricerca di
qualcuno. Avvicinandosi a lei disse: “Mi lasci solo?”, poi, chinando il capo
cinto dalla corona di spine sopra di lei, l’abbracciò. In quell’attimo Madre
Serafina sentì una fitta nell’occhio sinistro: una spina le si era conficcata
nell’occhio, provocandole un dolore lancinante, lasciandolo dolente e
lacrimoso per alcuni giorni, fino a quando non rimase immobile.
Nella Santa Notte del suo ultimo Natale su questa terra, lo Sposo torna a
trovarla e le bacia quell’occhio immobile che incomincia a sanguinare per
un po’, poi si chiude completamente. Ma che importanza può avere la
perdita di un occhio quando si è certi dell’Amore misericordioso del Re dei
cieli! Serafina sa che presto raggiungerà il suo Sposo.
La dolce carezza
Anche la sua Mamma Celeste ebbe compassione delle atroci sofferenze
della Figlia Serafina, che tanto amore le manifestava, e venne a confortarla
e a lenire le sue sofferenze con la Sua presenza.
Raccontano le suore, che l’assistevano costantemente con amorevole e
filiale dedizione, che, vedendola assopita, la lasciarono un po’ da sola.
Rientrate poco dopo, la trovarono sorridente e trasfigurata in viso: la stanza
era invasa da un tenue profumo e una eterea presenza aleggiava ancora
attorno all’ammalata. Con serafica naturalezza e gioia, lei disse di aver
sentito, nel sonno, una mano affusolata che le carezzava dolcemente il viso,
procurandole una sensazione di paradiso. Quella soave carezza l’aveva
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svegliata con una incontenibile gioia: “Forse è stata la Vergine Santissima
che sarà venuta a trovarmi!”.
O forse, dico io, era il preludio della beatitudine che, di lì a poco, la
Mamma Celeste avrebbe elargito con sovrabbondanza alla sua amata
figliola Maria Serafina!
Il martirio
Nel 1977 una banale caduta le procurò una frattura alla spalla e al braccio.
L’ingessatura, oltre a comportare fastidi, la limita nei movimenti ma questo
è il male minore. Già da tempo il suo corpo tanto martoriato ha iniziato un
lento declino. Madre Serafina ne è pienamente consapevole, e quando
viene condotta in ospedale per accertamenti diagnostici, parte già preparata
con la sua valigetta: sa che dovrà subire un intervento prima ancora del
primario. Le radiografie, infatti, evidenziano un tumore al seno destro che
viene asportato, agendo in profondità per eliminare le metastasi.
Viene sottoposta a terapia, ma il braccio destro pian piano perde la piena
funzionalità. Seppure afflitta dalle sofferenze derivanti dalle metastasi che
ne erano scaturite, la sua opera non conosce sosta e, con la forza che
proviene unicamente dalla sua fede incrollabile nel Cuore di Gesù, porta a
termine il suo mandato, concluso il 27 maggio 1982.
Continuerà poi il suo calvario nel suo Santuario, che ha visto sorgere e
crescere, tra le consorelle che l’assisteranno amorevolmente fino alla fine.
Fin quando le forze la sorreggono, la notte, non potendo affatto riposare per
gli atroci dolori, passeggia e prega “per fare compagnia a Gesù nell’orto del
Getsemani”, e la mattina scende nel coro a pregare con le consorelle.
L’ultima volta che poté scendere nel coro, assieme alle consorelle, fu per
rinnovare la propria consacrazione, il 21 novembre 1982, giorno della
Rinnovazione dei SS. Voti di tutte le Visitandine sparse sulla terra. Poi la
situazione si aggrava inesorabilmente e non potrà più scendere ad assistere
alla S. Messa giornaliera, suo conforto e gioia.
I medici che vengono a controllare il suo stato, constatano una evoluzione
parossistica delle metastasi, che invadono tutto il suo corpo e, ben sapendo
i dolori inumani che tutto ciò comporta, sono stupiti della serenità di Madre
Serafina: dalla sua bocca mai un lamento, né il suo viso lasciò trapelare il
disfacimento galoppante delle sue membra. “Sia fatta la volontà di Dio”,
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diceva con un filo di voce; e quando non poté più parlare, l’unica cosa che
chiedeva agli astanti era il silenzio, col dito.
Il ricongiungimento allo Sposo
La notte del 29 gennaio 1983 Madre Serafina si presenta in visione alla
Madre Federale, a Palermo, e le dice: “Madre mia, sono venuta a salutarla:
sto per andarmene!”. La Rev.da Madre Amata Fazio capisce e all’alba, si
mette in viaggio e corre al capezzale della consorella con la quale da tempo
è in perfetta simbiosi spirituale. Altre volte era venuta a farle visita ma capì
che questa sarebbe stata l’ultima. La moribonda le chiede la benedizione,
poi bisbiglia: “Mia Madre, le raccomando Rosolini, questa Comunità”. Non
appena la Madre Federale la rassicura e la lascia per andare a Messa,
Madre Serafina viene chiamata dal suo Sposo a ricongiungersi a Lui e alla
mamma Celeste, per unirsi al coro dei serafini – il coro angelico più vicino
al trono di Dio – e cantare, assieme alla cara Madre Carmela, che l’aveva
preceduta 15 anni prima, le lodi di Dio Padre in eterno.
Prima di spirare, rivolse le sue ultime parole alle cinque consorelle
presenti: “Guardate sempre il cielo, mai la terra… Vogliatevi bene e
perdonatevi sempre”.
Iddio, nei suoi imperscrutabili disegni, volle che spirasse tra le braccia di
Suor Maria Elena, la fedele e inseparabile compagna della sua vita, con la
quale era cresciuta all’ombra del Sacro Cuore di Gesù, ambedue donate
dalla Misericordia Divina a Madre Carmela Aprile, che le curò e le crebbe
con l’amore di una Mamma.
L’estremo saluto
Per due giorni, ininterrottamente, anche la notte, migliaia di fedeli vollero
rendere l’estremo saluto alla salma che portava i segni evidenti del lungo
martirio. Tanti piansero la perdita della Madre che aveva insegnato loro “a
credere e ad amare”. Alla Santa Messa, officiata dal Vescovo Nicolosi,
malgrado la pioggia violenta e persistente, la chiesa e tutto lo spiazzale
erano gremiti da centinaia di fedeli per l’estremo saluto a Suor Serafina.
Di quel giorno ecco la testimonianza di Corrado Occhipinti, uno dei
giovani che animarono la Celebrazione: “Non dimenticherò mai quel
giorno: per tutto il tempo della Messa ci furono lampi e tuoni in
continuazione, e gli attimi di silenzio erano coperti dal rumore della
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pioggia incessante. Poi avvenne qualcosa di particolare: all’uscita del
feretro dalla chiesa il cielo si squarciò, smise di piovere e spuntò il sole
fino a quando non arrivammo al cimitero, permettendo alla folla di fedeli
di accompagnare le spoglie mortali di Suor Serafina”.
Mi chiedo: fu una coincidenza o un segno del Cielo che si aprì per
accogliere l’anima eletta di Madre Serafina?
Ho iniziato questo escursus sulla vita di Madre Maria Serafina Rubbera con
una domanda: Chi è Suor Serafina?
Voglio chiudere con la testimonianza semplice e spontanea, manoscritta da
una devota di cui taccio il nome per sua espressa volontà, che ha
sperimentato tangibilmente la vicinanza spirituale di Madre Serafina:
“Madre Serafina è stata per me una vera e propria mamma. È
riuscita ad indicarmi la diritta strada che porta al Cuore di Gesù. Mi ha
insegnato cos’è l’amore vero di Dio e cos’è la grande carità e compassione
che noi dovremmo avere verso il prossimo. Oltre ai miracoli e ai grandi
insegnamenti spirituali, è riuscita sempre, grazie alla potente mano di
Gesù, a curare il mio umile corpo da un male che poteva distruggermi.
Nella mia giovane vedovanza è stata punto di riferimento per me e
per i miei figli e anche adesso, dopo cento anni, lo è ancora.
Anche se è in cielo con Gesù ha ancora la grande carità di seguirmi,
proteggermi e amarmi con la sua presente preghiera.
Carissima Madre Serafina, non potrò mai ringraziarti abbastanza
per avermi mostrato e accompagnata nel mio cammino di vita. Mi hai
mostrato la luce di Gesù quando i miei occhi e il mio cuore navigavano nel
buio della depressione in balia della morte.
Grazie, Cuore di Gesù, per averci donato questo Tuo Angelo a dirci quanto
tu, Gesù, immensamente ci ami”.
Ecco “chi è” Madre Serafina, e non “chi era”, perché è sempre
presente in mezzo a noi: Madre Serafina è un dono del Signore!
Paolo Di Gabriele
25 Settembre 2015
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