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IL DUELLO vErifica PEr iL rEcUPErO EPica 2.1.r

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IL DUELLO vErifica PEr iL rEcUPErO EPica 2.1.r
Epica antica classica cavalleresca
1
verifica PER IL RECUPERO
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . volume C sezione 2 unità 1
epica
2.1.R
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . cognome nome
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . classe
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data
IL DUELLO
Iliade, libro XXII, vv. 306-336
Il duello fra due eroi è un motivo ricorrente e tipico dell’Iliade. Il duello fra i massimi campioni dei due
campi nemici è uno dei momenti di maggiore tensione del poema.
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Parlando così, sguainò la spada affilata,
che dietro il fianco pendeva, grande e pesante,
e si raccolse e scattò all’assalto, com’aquila alto volo,
che piomba sulla pianura traverso alle nuvole buie,
a rapir tenero agnello o lepre appiattato
così all’assalto scattò Ettore, la spada acuta agitando.
Ma Achille pure balzò, di furia empì il cuore
selvaggio: parò davanti al petto lo scudo
bello, adorno, e squassava l’elmo lucente
a quattro ripari; volava intorno la bella chioma
d’oro, che fitta Efesto lasciò cadere in giro al cimiero.
Come la stella avanza fra gli astri nel cuor della notte,
Espero, l’astro più bello ch’è in cielo,
così lampeggiava la punta acuta, che Achille scuoteva
nella sua destra, meditando la morte d’Ettore luminoso,
cercando con gli occhi la bella pelle, dove fosse più pervia.
Tutta coprivan la pelle l’armi bronzee, bellissime,
ch’Ettore aveva rapito, uccisa la forza di Patroclo;
là solo appariva, dove le clavicole dividon le spalle
dalla gola e dal collo, e là è rapidissimo uccider la vita.
Qui Achille glorioso lo colse con l’asta mentre infuriava,
dritta corse la punta traverso al morbido collo;
però il faggio greve non gli tagliò la strozza,
così che poteva parlare, scambiando parole.
Stramazzò nella polvere: si vantò Achille glorioso:
«Ettore, credesti forse, mentre spogliavi Patroclo,
308. si raccolse: si rannicchiò, in modo da prendere maggiore slancio.
310. appiattato: nascosto, rintanato.
311. acuta: dalla punta acuminata.
313. parò: si pose di fronte come riparo.
314. squassava: scuoteva violentemente.
315. a quattro ripari: a quattro strati.
315-316. la bella… cimiero: la criniera dorata applicata al cimiero, cioè al pennacchio
dell’elmo, che fa parte delle armi che il dio
Efesto aveva fabbricato per Achille.
318. Espero: il pianeta Venere, l’astro che appare
più luminoso dopo il sole e la luna.
321. pervia: accessibile al colpo, penetrabile dalla lancia.
323. ch’Ettore… Patroclo: che Ettore aveva sottratto al cadavere di Patroclo dopo averlo
ucciso.
328. i l faggio greve: l’asta pesante di legno di
faggio; strozza: gola.
330. Stramazzò: cadde rovinosamente.
331. spogliavi: depredavi delle armi.
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di restare impunito: di me lontano non ti curavi,
bestia! ma difensore di lui, e molto più forte,
io rimanevo sopra le concave navi,
io che ti ho sciolto i ginocchi. Te ora cani e uccelli
sconceranno sbranandoti: ma lui seppelliranno gli Achei».
335. io… ginocchi: io che ti ho privato della forza, che ti ho ucciso.
336. lui: Patroclo.
verific are le competenze
Analizzare e comprendere
  1. Con quali armi combatte Ettore in questo duello?
• Con quali armi combatte Achille?
  2. Individua e spiega le similitudini presenti nel testo.
  3. Quali parole esprimono il desiderio di vendetta che anima Achille?
Riflettere
  4. Perché Achille è furioso con Ettore?
  5. Quale funzione hanno le similitudini nel testo?
  6. La descrizione del duello esprime la tragicità o la bellezza della battaglia? Motiva la risposta con riferimenti al testo.
Scrivere
  7. Scrivi un testo espositivo di almeno 100 parole sul seguente argomento: «Il duello fra Ettore e Achille».
Epica antica classica cavalleresca
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verifica PER IL RECUPERO
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . volume C sezione 2 unità 2
epica
2.2.R
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. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . classe
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data
ULISSE E POLIFEMO
Odissea, libro IX, vv. 362-445
Nella celebre disavventura vissuta nell’antro di Polifemo Ulisse dà prova di tutte le sue doti di «eroe multiforme». L’accecamento del Ciclope, che Ulisse ha fatto ubriacare, e l’uscita dall’antro sono due momenti
cruciali dell’episodio.
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Ma quando il vino raggiunse il Ciclope ai precordi,
allora gli parlai con dolci parole:
“Ciclope, mi chiedi il nome famoso, ed io
ti dirò: tu dammi, come hai promesso, il dono ospitale.
Nessuno è il mio nome: Nessuno mi chiamano
mia madre e mio padre e tutti gli altri compagni”.
Dissi così, lui subito mi rispose con cuore spietato:
“Per ultimo io mangerò Nessuno, dopo i compagni,
gli altri prima: per te sarà questo il dono ospitale”.
Disse, e arrovesciatosi cadde supino, e poi
giacque piegando il grosso collo: il sonno,
che tutto doma, lo colse; dalla strozza gli uscì fuori vino
e pezzi di carne umana; ruttava ubriaco.
E allora io spinsi sotto la gran cenere il palo
finché si scaldò: a tutti i compagni feci
coraggio, perché nessuno si ritraesse atterrito.
E appena il palo d’ulivo stava per avvampare
nel fuoco, benché fosse verde – era terribilmente rovente –,
allora lo trassi dal fuoco. I compagni stavano
intorno: un dio ci ispirò gran coraggio.
Essi, afferrato il palo d’ulivo, aguzzo all’estremità,
lo ficcarono dentro il suo occhio; io, sollevatomi, lo giravo
di sopra, come quando uno fora un legno di nave
col trapano, che altri di sotto muovono con una cinghia
tenendola dalle due parti, e sempre, senza sosta, esso avanza;
così giravamo nell’occhio il palo infuocato,
reggendolo, e intorno alla punta calda il sangue scorreva.
Tutte le palpebre e le sopracciglia gli riarse la vampa,
quando il bulbo bruciò: le radici gli sfrigolavano al fuoco.
362. ai precordi: la zona intorno al cuore, sede
delle emozioni; il Ciclope è in stato di ebbrezza.
371. arrovesciatosi cadde supino: cadde all’indietro, sulla schiena.
373. che tutto doma: al cui potere nessuno può
resistere.
375. sotto la gran cenere: sotto la cenere prodotta dal grande fuoco.
389. la vampa: il calore della punta rovente del
del palo.
390. i l bulbo: il bulbo oculare; le radici… fuoco:
l’interno dell’occhio bruciava crepitando.
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Come quando un fabbro immerge una grande scure
o un’ascia nell’acqua fredda con acuto stridio
per temprarle – ed è questa la forza del ferro–,
così sfrigolava il suo occhio attorno al palo d’ulivo.
Lanciò un grande urlo pauroso: rimbombò intorno la roccia.
Noi atterriti scappammo. Dall’occhio
si svelse il palo, sporco di molto sangue.
Lo scagliò con le mani lontano da sé, smaniando:
poi chiamò a gran voce i Ciclopi, che lì intorno
in spelonche abitavano, per le cime ventose.
Quelli, udendo il suo grido, arrivarono chi di qua chi di là
e, fermatisi presso il suo antro, chiedevano cosa lo molestasse:
‘‘Perché, Polifemo, sei così afflitto e hai gridato così
nella notte divina, e ci fai senza sonno?
Forse un mortale porta via le tue greggi, e non vuoi?
forse qualcuno ti uccide con l’inganno o la forza?”.
Ad essi il forte Polifemo rispose dall’antro:
“Nessuno, amici, mi uccide con l’inganno, non con la forza”.
Ed essi rispondendo dissero alate parole:
“Se dunque nessuno ti fa violenza e sei solo,
non puoi certo evitare il morbo del grande Zeus:
allora tu prega tuo padre, Posidone signore”.
Dicevano così, e rise il mio cuore,
perché il nome mio e l’astuzia perfetta l’aveva ingannato.
Il Ciclope gemendo e penando per il dolore,
brancolando a tentoni, tolse dall’ingresso la pietra,
sedette davanti all’entrata tendendo le mani,
semmai cogliesse tra le pecore qualcuno che usciva:
forse sperava che io fossi così sciocco nell’animo.
Invece io meditavo quale fosse il piano migliore,
semmai trovassi uno scampo dalla morte ai compagni
e a me stesso; e tessevo ogni inganno ed astuzia,
come si fa per la vita: ci incalzava una grande sciagura.
E il piano migliore mi parve nell’animo questo:
c’erano alcuni montoni ben nutriti e villosi,
belli e grandi, ricoperti di lana violetta.
Li legai in silenzio con i vimini torti,
sui quali dormiva l’enorme Ciclope maligno,
afferrandone tre: quello in mezzo portava un compagno,
gli altri due avanzavano ai lati coprendo i compagni.
Tre montoni portavano ogni uomo; io invece –
c’era infatti un montone più grosso di tutte le bestie –
afferratolo al dorso, giacqui sotto il suo ventre villoso
piegato: giratomi, mi reggevo con le mani
al vello divino, senza posa, con cuore paziente.
E così, sospirando, aspettammo la chiara Aurora.
Quando mattutina apparve Aurora dalle rosee dita,
392. stridio: stridore.
393. per temprarle: per indurirle rendendole
più resistenti; ed è questa la forza del ferro:
si tratta di un anacronismo che ricorre in
Omero; la tecnologia del ferro non era ancora nota nell’epoca rappresentata.
411. i l morbo del grande Zeus: il male mandato
dal potente Zeus.
437. Quando… dita: verso formulare.
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allora egli spinse al pascolo le mandrie dei maschi;
le femmine, per i recinti, non munte belavano:
le loro poppe scoppiavano, infatti. Tormentato da fieri dolori,
il padrone tastava le groppe di tutte le bestie,
ferme diritte: lo sciocco non lo aveva capito,
che gli uomini erano stretti al petto delle bestie lanose.
Ultimo uscì il montone del gregge,
gravato dalla lana e da me coi miei fitti pensieri.
439. per i recinti… belavano: belavano perché
non erano state ancora munte.
verific are le competenze
Analizzare e comprendere
  1. Ulisse riesce a salvare se stesso e i compagni dal Ciclope antropofago mettendo in atto un piano che comprende diverse azioni: la prima è far bere al Ciclope del vino forte, che lui non conosce. Indica le altre.
  2. Perché Ulisse narra in prima persona?
  3. Individua le similitudini presenti nel testo e spiegane il significato.
  4. Quali riferimenti alla vita quotidiana della civiltà cui appartiene il poema sono riconoscibili in questi versi?
Riflettere
  5. Elenca tutte le doti di Ulisse che risaltano da questo episodio.
• Ulisse è consapevole delle proprie capacità?
  6. Spiega perché questo episodio racconta uno scontro fra intelligenza umana e forza bruta, fra civiltà e barbarie.
Scrivere
  7. Scrivi un testo espositivo argomentativo di almeno 100 parole sul seguente argomento:
eroe” Ulisse contro Polifemo».
«Il “multiforme
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verifica PER IL RECUPERO
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . volume C sezione 2 unità 3
epica
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data
Virgilio
LA morte IN GUERRA
Eneide, libro IX, vv. 394-445
La guerra è uno dei temi dell’Eneide. Non è l’immagine della guerra fatta di eroi e di imprese gloriose, ma
quella di uno degli eventi più tragici che può colpire un popolo, con il suo carico di violenza e di dolore.
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Ode i cavalli, ode lo strepito e il richiamo degli inseguitori:
non passa lungo tempo, quando gli giunge agli orecchi
un clamore, e vede Eurialo; già tutta la torma,
con improvviso tumulto impetuoso, trascina lui oppresso dall’inganno
della notte e del luogo, lui che tenta invano ogni difesa.
Che fare? con quali forze ed armi oserà salvare
il giovane? o si getterà per morire sulle spade
nemiche, e affretterà con le ferite la bella morte?
Rapidamente ritratto il braccio vibrando l’asta,
e guardando l’alta Luna, prega così:
«Tu, o dea, favorevole soccorri la nostra sventura,
bellezza degli astri, latonia custode dei boschi.
Se mai per me il padre Irtaco portò doni
alle tue are, e io li accrebbi con le mie cacce,
o li appesi alla volta del tempio, o li affissi al santo fastigio,
fa’ che sconvolga quella schiera, e guida l’arma nell’aria».
Disse, e con lo sforzo di tutte le membra scagliò il ferro:
l’asta volando flagella le ombre della notte,
e di fronte colpisce lo scudo di Sulmone, e ivi
s’infrange, e attraversa i precordi col legno spezzato.
Quello rotola gelido vomitando dal petto
un caldo fiotto, e batte i fianchi in lunghi singulti.
Scrutano intorno. Imbaldanzito, ecco Niso
scagliare una lancia dalla sommità dell’orecchio.
E mentre s’affannano, l’asta attraversa le tempie di Tago,
stridendo, e tiepida rimase nel cervello trafitto.
Infuria atroce Volcente, e non scorge in nessun luogo
l’autore del colpo, né dove possa scagliarsi rabbioso.
«Ma tu intanto mi pagherai con caldo sangue
la pena di entrambi» disse; e snudata la spada,
396. torma: la schiera dei cavalieri nemici
lanciati al loro inseguimento.
402. v ibrando l’asta: bilanciando l’asta
come per lanciarla.
405. latonia custode: Diana, divinità lunare, era figlia di Latona.
406. Se mai: Niso invoca la protezione della
dea in nome delle offerte votive fatte
dal padre Irtaco e da lui stesso.
408. affissi… fastigio: attaccai alla sommità del tempio.
413. i precordi: la zona vicino al cuore.
395-396 Chi sono Eurialo e
Niso? Dove si trovano? Che cosa
stanno facendo? Scrivi una
breve nota introduttiva. ��������������
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si gettò su Eurialo. Allora sconvolto, impazzito
Niso grida – non seppe celarsi più a lungo
nelle tenebre, o sopportare un tale dolore –:
«Io, io, sono io che ho colpito, rivolgete contro di me il ferro,
Rùtuli! l’insidia è mia; costui non osò e non poté
nulla (lo attestino il cielo e le consapevoli stelle);
soltanto amò troppo lo sventurato amico».
Così diceva; ma la spada vibrata con violenza
trafisse il costato e ruppe il candido petto.
Eurialo cade riverso nella morte, il sangue scorre
per le belle membra, e il capo si adagia reclino sulla spalla:
come un fiore purpureo quando, reciso dall’aratro,
languisce morendo, o come i papaveri che chinano il capo
sul collo stanco, quando la pioggia li opprime.
Ma Niso s’avventa sul folto e cerca fra tutti
il solo Volcente, contro il solo Volcente si ostina.
I nemici, addensatisi intorno a lui da tutte le parti,
lo stringono da presso; egli incalza ugualmente
e ruota la spada fulminea, finché non la immerse
nella bocca del rutulo urlante, e morendo tolse la vita
al nemico. Allora, trafitto, si gettò sull’amico
esanime, e alfine riposò in una placida morte.
433-437 Individua e spiega i
termini della similitudine: �����������
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435. purpureo: rosso porpora.
verific are le competenze
Analizzare e comprendere
  1. Individua i fatti fondamentali e inseriscili in una scaletta narrativa.
  2.Individua e trascrivi le parole con cui il poeta descrive/narra le morti dei guerrieri.
  3.Come definisce Niso la morte? Come definisce il poeta la morte di Niso?
Riflettere
  4. Quale aspetto della morte in guerra sottolinea Virgilio?
• Concorda il poeta con il concetto di morte espresso da Niso?
  5.Che cosa accomuna le morti di Eurialo e di Niso?
Scrivere
  6.Scrivi un testo espositivo-argomentativo di almeno 100 parole sul seguente argomento:
battaglia nei versi di Virgilio».
«La morte in
Epica antica classica cavalleresca
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verifica PER IL RECUPERO
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epica
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. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . classe
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data
LA MORTE DI OLIVIERI
Chanson de Roland, lasse CXLVII-CXLVIII
La battaglia tra la retroguardia dei Franchi e l’esercito saraceno infuria: i caduti franchi sono già numerosissimi, ma i paladini continuano a battersi. Soprattutto Orlando, l’arcivescovo Turpino e Olivieri compiono
prodigi di valore, ma quest’ultimo viene ferito mortalmente. Ciò nonostante Olivieri continua a far strage
fra i pagani, finché non sente che le forze lo abbandonano.
147 Sente Olivieri ch’è ferito a morte,
ma di vendetta sazio non è,
e dei nemici nel folto colpisce,
scudi torchiati rompe, lance spezza,
e piedi e pugni, fianchi e selle taglia.
Chi allor l’avesse visto massacrare
e abbatter l’un su l’altro i Saraceni
d’un buon vassallo si ricorderebbe!
Di Carlo il motto non scorda Olivieri,
e chiaro innalza di Mongioia ’l grido,
e poi Rolando, suo compagno, chiama:
«Sire compagno, fatevi vicino:
è questo il dì del doloroso addio».
148 Rolando osserva d’Olivieri il viso:
livido, perso, pallido lo vede,
e scorge il sangue giù colar pel corpo
e sulla terra cadere a ruscelli.
«Dio!» dice il Conte, «non so più che fare.
Funesto fu l’ardire vostro, amico!
Mai vi sarà chi nel valor vi uguagli.
Ahi! dolce Francia, oggi sarai privata
dei prodi tuoi, sconfitta ed umiliata:
quale sventura per l’Imperatore!»
E, detto ciò, sul destrier suo vien meno.
147  9. il motto: nel senso di insegna.
10. di Mongioia ’l grido: è il grido di
guerra dei Franchi.
148 6. Funesto… vostro: l’ardimento di
Olivieri è funesto perché lo ha condotto a morire in battaglia.
Epica antica classica cavalleresca
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volume C sezione 3 unità 1
verific are le competenze
Analizzare e comprendere
  1. Presenta brevemente i due protagonisti dell’episodio e la situazione in cui si trovano.
  2.A chi va il pensiero di Olivieri e che cosa fa il cavaliere nel momento in cui sente di essere vicino a morire?
  3.Scegli fra i seguenti aggettivi i due che definiscono meglio il temperamento di Olivieri:
spericolato
audace
valoroso
temerario
generoso
irrazionale
caparbio
Riflettere
  4.Quali sono i sentimenti e i pensieri di Orlando di fronte all’imminente morte dell’amico?
  5.Quali valori propri dell’eroe epico sono espressi dal comportamento di Olivieri?
Scrivere
  6.Scrivi un testo espositivo di almeno 150 parole sul seguente argomento:
nell’episodio della morte di Olivieri».
«Amicizia e valore militare
Epica antica classica cavalleresca
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epica
3.2.R
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. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . classe
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data
Ludovico Ariosto
DIRò D’ORLANDO
Orlando furioso, libro I, 2
Nel Proemio dell’Orlando furioso Ariosto enuncia le caratteristiche fondamentali del suo poema, che presenta numerosi elementi di novità rispetto al poema cavalleresco tradizionale.
2 Dirò d’Orlando in un medesmo tratto
cosa non detta in prosa mai né in rima:
che per amor venne in furore e matto,
d’uom che sì saggio era stimato prima;
se da colei che tal quasi m’ha fatto,
che ’l poco ingegno ad or ad or mi lima,
me ne sarà però tanto concesso,
che mi basti a finir quanto ho promesso.
verific are le competenze
Analizzare e comprendere
  1. Fai la parafrasi della strofa.
• Individua le due parti in cui la strofa è divisibile e indica quale parte del proemio costituiscono.
  2.Ariosto afferma che dirà di Orlando cosa non detta in prosa mai né in rima. In che cosa consiste la novità
della sua narrazione?
  3.A chi si riferisce il pronome colei del verso 5?
• Quale ruolo le attribuisce il poeta?
Riflettere
  4.Quale relazione istituisce il poeta tra se stesso e il protagonista del poema? Che cos’hanno in comune?
  5.Quale concezione dell’amore emerge in questa strofa del Proemio?
• Indica un altro episodio che hai letto in cui tale concezione viene ribadita.
Scrivere
  6.Presenta il personaggio di Orlando in un testo descrittivo-argomentativo di almeno 100 parole. Dai un
titolo al tuo elaborato
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