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Il duello tra Atlante e Bradamante

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Il duello tra Atlante e Bradamante
sezione 2 Il Quattrocento
e il Cinquecento
Il duello tra Atlante e Bradamante
(canto iv, ottave 16-27)
In una valle nascosta sui Pirenei, si erge inaccessibile su una rupe il magico castello di Atlante. Il
mago, affezionato a Ruggiero che ha allevato come
un figlio, lo ha rinchiuso qui per sottrarlo ai pericoli della guerra. Affinché non provi nostalgia del
mondo, lo ha circondato di belle donne e prodi cavalieri rapiti con il suo scudo magico, che ha il potere
di abbagliare e tramortire gli avversari. Dirigendosi
verso il castello, Bradamante capita in un’osteria
dove incontra Brunello, il possessore dell’anello
magico. Lo affronta, gli sottrae l’anello e lo lascia
legato a un albero, benché Melissa le avesse consigliato di ucciderlo; poi giunge ai piedi della rupe
dove sorge il castello. Qui suona il corno per attirare
l’attenzione del mago e, con grida minacciose, lo
sfida a duello.
CONTENUTI
Bradamante vince le arti magiche di Atlante
ELEMENTI
DI PENSIERO
E DI POETICA
La natura effimera del desiderio umano
La quête: Bradamante è sempre alla ricerca di Ruggiero
La presenza del “magico” e del “meraviglioso”, elementi ripresi dal ciclo bretone
METRICA: ottave di endecasillabi secondo lo schema AB AB AB CC.
16 Non stette molto a uscir fuor de la porta
l’incantator, ch’udì ’l suono e la voce1.
L’alato corridor2 per l’aria il porta
contra costei, che sembra uomo feroce3.
La donna da principio si conforta,
che vede che colui poco le nuoce4:
non porta lancia né spada né mazza,
ch’a forar l’abbia o romper la corazza5.
17 Da la sinistra6 sol lo scudo avea,
tutto coperto di seta vermiglia7;
ne la man destra un libro, onde facea
nascer, leggendo, l’alta maraviglia8:
che la lancia talor correr parea9,
e fatto avea a più d’un batter le ciglia10;
talor parea ferir con mazza o stocco11,
e lontano era, e non avea alcun tocco12.
1. Non stette… voce: dopo che
ebbe udito il suono (del corno) e
la voce (di Bradamante) il mago
Atlante («l’incantator») non ci
mise molto a uscire dalla porta
(del castello).
2. L’alato corridor: l’ippogrifo,
mostro alato con corpo di cavallo e testa di grifone.
3. che sembra... feroce: chiusa
nella sua armatura, Bradamante
assomiglia a un feroce cavaliere.
4. La donna… nuoce: all’inizio
Bradamante è sollevata («si conforta») perché vede che il mago le può
fare pochi danni («poco le nuoce»).
5. ch’a forar… corazza: con cui
possa bucarle («forar») o rom-
perle la corazza.
6. Da la sinistra: dalla parte sinistra.
7. vermiglia: rossa.
8. onde... maraviglia: con il quale («onde»), leggendolo, faceva
nascere gli incredibili prodigi
(«l’alta meraviglia»); si tratta del
libro di magie di Atlante.
9. correr parea: sembrava correre
(verso l’avversario per colpirlo).
10. batter le ciglia: guardare
(incredulo per lo stupore).
11. stocco: arma appuntita, più
corta e sottile della spada.
12. e lontano... tocco: e invece
era lontano e non aveva nessuna
possibilità di colpire («tocco»).
© 2011 RCS Libri S.p.A., Milano/La Nuova Italia – M. Sambugar, G. Salà - Letteratura+
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Unità 11
18 19 20 21 Ludovico Ariosto
e l’Orlando furioso
Non è finto il destrier, ma naturale,
ch’una giumenta generò d’un grifo13:
simile al padre avea la piuma e l’ale,
li piedi anteriori, il capo e il grifo14;
in tutte l’altre membra parea quale
era la madre, e chiamasi ippogrifo15:
che nei monti Rifei vengon, ma rari,
molto di là dagli agghiacciati mari16.
Quivi per forza lo tirò d’incanto;
e poi che l’ebbe, ad altro non attese,
e con studio e fatica operò tanto,
ch’a sella e briglia il cavalcò in un mese:
così ch’in terra e in aria e in ogni canto
lo facea volteggiar senza contese17.
Non finzïon d’incanto, come il resto,
ma vero e natural si vedea questo.
Del mago ogn’altra cosa era figmento18
che comparir facea pel rosso il giallo19;
ma con la donna non fu di momento,
che per l’annel non può vedere in fallo20.
Più colpi tuttavia disserra al vento,
e quinci e quindi spinge il suo cavallo;
e si dibatte e si travaglia tutta,
com’era, innanzi che venisse, instrutta21.
E poi che esercitata si fu alquanto
sopra il destrier, smontar volse anco a piede,
per poter meglio al fin venir di quanto
la cauta maga istruzïon le diede22.
Il mago vien per far l’estremo incanto;
che del fatto ripar né sa né crede23:
scuopre lo scudo, e certo si presume24
farla cader con l’incantato lume.
13. Non è... grifo: il suo destriero (invece) non è un’illusione («finto»), ma è un animale
vero («naturale»), nato da una
cavalla («giumenta») e da un
grifone («grifo», animale favoloso per metà aquila e per metà
leone).
14. grifo: becco ricurvo.
15. ippogrifo: cioè cavallo-grifone, secondo una pesudoetimologia greca (hyppos, “cavallo”).
16. che nei monti… mari: che
nascono («vengon», riferito
agli ippogrifi), anche se rari, nei
monti Rifei (secondo la tradizione classica, monti che costituivano una delle propaggini settentrionali del mondo conosciuto e
che oggi sono identificati con gli
Urali; qui il nome ha soprattutto
un valore evocativo), molto al di
là dei mari ghiacciati.
17. Quivi... contese: (il mago
Atlante) riuscì a condurlo qui
(«quivi») grazie a un incantesimo («per forza… d’incanto»)
e, dopo che lo ebbe (catturato),
non si dedicò («non attese»)
ad altro e si impegnò con tanta
assiduità («studio») e fatica che
in un mese riuscì a cavalcarlo in
tutti i modi («a sella e briglia»,
“lo abituò alla sella e alle briglie”); e così lo faceva volteggiare
docile («senza contese», “senza
ribellioni”) per terra, in cielo e in
ogni luogo («canto»).
18. figmento: finzione (è un latinismo).
19. che comparir… giallo: che
faceva apparire il giallo al posto
del rosso; locuzione proverbiale
corrispondente al moderno “lucciole per lanterne”.
20. ma con la donna... in fallo:
ma con Bradamante non ebbe
alcun potere («non fu di momento»), perché, grazie all’anello
magico, non può ingannarsi
(«vedere in fallo», “vedere in
modo sbagliato”).
21. Più colpi… instrutta: (Bra­da­
mante) tuttavia scaglia («disserra») diversi colpi all’aria e muove
il suo cavallo da una parte e
dall’altra («quinci e quindi») e
si agita e si affatica («si travaglia»), come le era stato detto
(di fare) («instrutta», “istruita”),
prima che (il mago) le arrivasse vicino. Bradamante era stata
istruita dalla maga Melissa sul
comportamento da tenere per
trarre in inganno Atlante senza
fargli sospettare niente.
22. E poi che… le diede: e dopo
essersi esercitata per un po’
(«alquanto») a cavallo, volle
anche scenderne, per poter
meglio mettere in pratica («al fin
venir») le istruzioni che le aveva
dato la saggia («cauta») maga
(cioè Melissa).
23. Il mago… crede: Atlante si
avvicina per fare la magia finale (cioè per abbagliarla con lo
scudo magico), poiché non sa
della difesa («del fatto ripar»,
“del riparo di cui è dotata”) di
Bradamante né sa né crede che
sia possibile (che Bradamante
possa resistere alla sua magia).
24. certo si presume: è convinto.
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Unità 11
22 23 24 25 Ludovico Ariosto
e l’Orlando furioso
Potea così scoprirlo al primo tratto25,
senza tenere i cavallieri a bada;
ma gli piacea veder qualche bel tratto
di correr l’asta o di girar la spada26;
come si vede ch’all’astuto gatto
scherzar col topo alcuna volta aggrada27;
e poi che quel piacer gli viene a noia,
dargli di morso, e al fin voler che muoia28.
Dico che ’l mago al gatto, e gli altri al topo
s’assimigliâr29 ne le battaglie dianzi30;
ma non s’assimigliâr già così, dopo
che con l’annel si fe’31 la donna inanzi.
Attenta e fissa stava a quel ch’era uopo,
acciò che nulla seco il mago avanzi32;
e come vide che lo scudo aperse33,
chiuse gli occhi, e lasciò quivi caderse34.
Non che il fulgor del lucido metallo,
come soleva agli altri, a lei nocesse35;
ma così fece acciò che dal cavallo
contra sé il vano incantator scendesse36:
né parte andò del suo disegno in fallo;
ché tosto ch’ella il capo in terra messe,
accelerando il volator le penne,
con larghe ruote in terra a por si venne37.
Lascia all’arcion38 lo scudo, che già posto
avea ne la coperta39, e a piè discende
verso la donna che, come reposto
lupo alla macchia40, il caprïolo attende.
Senza più indugio ella si leva tosto41
che l’ha vicino, e ben stretto lo prende.
Avea lasciato quel misero in terra
il libro che facea tutta la guerra42:
25. al primo tratto: all’inizio,
subito.
26. Ma gli piacea... spada: ma
gli piaceva osservare (l’avversario) per un po’ («qualche bel
tratto») mentre provava a colpire con la lancia («correr l’asta»)
o tirava di spada. Al mago,
secondo un suo personale codice cavalleresco, piaceva veder
combattere bene i suoi nemici
invece di sconfiggerli subito e
senza fatica.
27. aggrada: piace.
28. dargli… muoia: morderlo e
alla fine ucciderlo; questa similitudine paragona Atlante a un
gatto che gioca compiaciuto con
il topo, finché non si stufa e decide di ammazzarlo.
29. Dico... s’assimigliâr: dico
che il mago assomigliava al
gatto e i cavalieri («gli altri») al
topo.
30. dianzi: del passato.
31. si fe’: si fece.
32. Attenta… avanzi: (Bra­da­
man­te) stava attenta e concentrata a (fare) quello che era
necessario («uopo») perché il
mago non prendesse alcun vantaggio su di lei («nulla seco…
avanzi»).
33. aperse: scoprì.
34. e lasciò… caderse: e si lasciò
cadere a terra («quivi»).
35. nocesse: procurasse danno.
36. acciò… scendesse: affinché
Atlante, incapace di nuocerle,
(«vano» perché i suoi incantesimi questa volta sono inefficaci) smontasse a proprio danno
dal cavallo (cioè l’ippogrifo) e
andasse verso di lei («contra
sé»).
37. né parte... si venne: e il suo
piano non fallì in nessun punto
(cioè andò a buon fine), perché
non appena poggiò («messe»)
la testa a terra (fingendo di svenire), l’ippogrifo («il volator»)
battendo le ali («le penne», è
una metonimia) più velocemente facendo ampi giri («larghe
ruote») si posò a terra.
38. all’arcion: sulla parte superiore della sella.
39. che già... coperta: che aveva
già ricoperto con il suo panno.
40. come reposto… macchia:
come un lupo nascosto («reposto») nel folto della macchia.
Bradamante, stesa a terra, aspetta che il mago le si avvicini per
ucciderlo.
41. si leva tosto: si alza improvvisamente.
42. il libro... la guerra: il libro
di formule magiche che simulava («facea») tutte le azioni
del combattimento («tutta la
guerra»).
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Unità 11
26 27 Ludovico Ariosto
e l’Orlando furioso
e con una catena ne correa43,
che solea portar cinta44 a simil uso;
perché non men legar colei credea,
che per adietro altri legare era uso45.
La donna in terra posto già l’avea:
se quel non si difese, io ben l’escuso46;
ché troppo era la cosa differente
tra un debol vecchio e lei tanto possente.
Disegnando levargli ella la testa47,
alza la man vittoriosa in fretta;
ma poi che ’l viso mira, il colpo arresta,
quasi sdegnando sì bassa vendetta48.
Un venerabil vecchio in faccia mesta49
vede esser quel ch’ella ha giunto alla stretta50,
che mostra al viso crespo e al pelo bianco51
età di settanta anni, o poco manco52.
da Orlando furioso, Milano, Mondadori, 1976
43. ne correa: correva là («ne»).
44. cinta: legata alla cintura.
45. perché… era uso: perché era
convinto di legare lei non diversamente («non men») da come
in precedenza («per adietro»)
era solito («era uso») legare gli
altri (suoi avversari).
46. l’escuso: lo scuso.
47. Disegnando... la testa: proponendosi («disegnando») di
decapitarlo.
48. sì bassa vendetta: la vendetta è «bassa», cioè di nessun
valore, perché ottenuta contro
un vecchio che non è più in
grado di difendersi, e quindi
infrange i princìpi del codice
cavalleresco.
49. in faccia mesta: dall’aspetto
afflitto. 50. giunto alla stretta: ha ridotto
alle strette.
51. che mostra... bianco: il cui
viso rugoso («crespo») e i capelli
bianchi dimostrano.
52. o poco manco: o poco
meno. Questa battuta scherzosa
del poeta smorza la drammaticità della situazione.
PER LAVORARE SUL TESTO
Nel mondo delle armi, delle cortesie e delle audaci imprese del Furioso, Ariosto ha dato ampio sviluppo all’elemento magico e favoloso, che rispondeva al suo gusto di
abbandonarsi al gioco dell’immaginazione, creando castelli come quello di Atlante, un luogo incantato che fa da
sfondo all’episodio del duello fra il mago e Bradamante,
ricco di colpi di scena e di imprevedibili risvolti. Campeggia la figura dell’eroica fanciulla, in contrasto col mago che
finge di lottare con lei, mentre aspetta l’attimo per sopraffarla con i suoi sortilegi. Quando, poi, la situazione si capovolge e Bradamante vittoriosa è pronta a vibrare il colpo
mortale, l’elemento fantastico cede a una nota di umana
pietà. Atlante, che finora sembrava un personaggio irreale, ci appare con il suo vero volto di vecchio, in tutta la sua
«mesta» fragilità: canuto nei suoi settant’anni circa, ispira
sentimenti di compassione.
Ricorre in questo canto, come in altri, il tema della
delusione delle speranze, della vanità dei desideri. Sia
Atlan­te che Bradamante sono vittime di questa inesorabile legge dell’esistenza. La giovane e bella guerriera
è continuamente sulle tracce di Ruggiero, ma, proprio
quando crede di averlo ritrovato, egli scomparirà trasportato lontano dall’ippogrifo. Il mago è sicuro di vincere il
cavaliere che lo sfida, invece è sconfitto e costretto a sciogliere l’incantesimo del castello. Gli elementi magici presenti (lo scudo e l’anello fatati, il libro degli incantesimi)
ricollegano la narrativa di Ariosto alla tradizione bretone
e all’opera di Boiardo, che nel “meraviglioso” ha individuato una sicura fonte di piacere per i lettori.
L’episodio è uno dei tanti esempi dell’ironia ariostesca che si esprime anche nella descrizione dell’ippogrifo, la cavalcatura di Atlante. Nelle ottave 18 e 19 il poeta
insiste nel presentarlo come reale, una delle poche cose
non soggette alle arti magiche di Atlante: «Non finzion
d’incanto, come il resto, / ma vero e natural si vedea questo». Tuttavia, mentre il racconto dovrebbe acquistare da
questa ripetuta affermazione di realtà una maggiore verosimiglianza, il lettore riceve un’impressione contraria e
coglie il carattere fittizio dell’ippogrifo e, quindi, di tutti gli
oggetti fantastici e meravigliosi di cui parla Ariosto.
© 2011 RCS Libri S.p.A., Milano/La Nuova Italia – M. Sambugar, G. Salà - Letteratura+
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