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Un popolo che attende

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Un popolo che attende
Notizie
testimonianze
proposte
per gli amici
dei missionari
BURUNDI
CAMERUN
CIAD
CONGO R. D. MOZAMBICO
SIERRA LEONE
BANGLADESH
FILIPPINE
GIAPPONE
INDONESIA
TAIWAN
THAILANDIA
AMAZZONIA
BRASILE
COLOMBIA
MESSICO
CSAM
Centro Saveriano Animazione Missionaria
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Tel. 030.3772780 – Fax 030.3772781
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Direttore: Marcello Storgato
Redazione: Diego Piovani
Direttore responsabile: Marcello Storgato
Regist. Trib. di PR 07-03-1967 - n. 400
Fruisce di contributi statali (legge 270/1990)
2015 APRILE n. 4
In caso di mancato recapito rinviare all’ufficio P. T. Brescia C.M.P.,
detentore conto per la restituzione al mittente, che si impegna a pagare la relativa tariffa
Un popolo che attende
La gente in strada, segno di speranza
L
Piccolo ospite della Casa per bambini, Bukavu / foto G. Dovigo
eggiamo
nella Evangelii gaudium:
“In una civiltà
paradossalmente
ferita dall’anonimato e, al tempo
stesso, ossessionata per i dettagli della vita
degli altri, spudoratamente
malata di
curiosità
morbosa,
la chiesa
ha bisogno
di uno sguardo
di vicinanza per
contemplare, commuoversi e fermarsi davanti all’altro
tutte le volte che sia
necessario” (n. 169).
Questa frase di papa Francesco va presa sul serio. Mi torna
spesso in mente in questi giorni,
mentre percorro le strade della
gente qui in Burundi, dove mi
trovo da alcune settimane. Vedere gente, molta gente, lungo le
strade è un segno di speranza e
di pace: la gente qui sente subito
quando la terra scotta e si chiude
in casa sulle colline.
Durante la guerra queste strade
erano vuote e avvolte in un silenzio funebre; e chi vi si avventurava lo faceva con il cuore in gola
e pregando il rosario con grande
fervore. Parlo per esperienza…
Verso una vita normale
Oggi le strade sono piene di
gente, uomini e donne che van-
no e vengono, che chiacchierano
tra di loro, ridono di quello che
raccontano, si fermano a salutare
e a bere nei piccoli bar, sostano
ai mercatini improvvisati per
comprare banane, pomodori,
patate, cavoli e altri prodotti dei
contadini. Sono frotte di scolari
in uniforme che rumorosamente
vanno a scuola o tornano a casa.
E insieme a tutto questo mondo umano, pecore, capre, mucche
e anche qualche scimmia che sopravvive in quella che era la foresta. Davvero c’è di tutto su queste
strade controllate dai militari che,
controvoglia, sono presenti con il
loro kalashnikov e pattugliano le
importanti arterie stradali.
Passando in mezzo a questo
mondo variegato e colorato,
perché gli africani - soprattut-
TUTTI DISCEPOLI MISSIONARI
Il laicato ha una lunga storia di missione
p. MARCELLO STORGATO, sx
S
ono tanti i modi per vivere l’unica missione di
Cristo: vivere la fede che abbiamo ricevuto in dono e trasmetterla agli altri attraverso
la predicazione del vangelo e
la testimonianza della carità.
Non è una missione “da specialisti”; è la missione di tutti
i cristiani. Ce lo ricorda anche
papa Francesco: “Tutti i battezzati sono chiamati a essere
discepoli missionari, chiamati
a portare il vangelo nel mondo; come discepoli riceviamo la
fede e come missionari la trasmettiamo”.
Come vivere tutti quest’unica missione della “chiesa in
uscita”? Partire per un paese
lontano non è una cosa praticabile da tutti. È già importante che siamo consapevoli
di questa nostra vocazione e
ci impegniamo ogni giorno
a vivere la fede nella situazione socio culturale in cui ci
troviamo.
E poi oggi, anche nel nostro
paese, cresce la presenza di
persone e famiglie che non
conoscono il vangelo di Cristo: avvicinarci a loro e far loro conoscere la nostra fede, è
possibile e auspicabile. Questo
ci rende già “discepoli missionari”.
E il viaggio in missione?
Negli anni recenti, molte diocesi e congregazioni hanno
incrementato l’espediente di
incoraggiare i laici - soprattutto giovani - a fare una “breve
esperienza di missione”: i giovani partecipano ad alcuni incontri per prepararsi all’incontro con le culture; poi vengono
accompagnati da una guida
a visitare qualche missione in
Africa, Asia o America latina.
È una visita che fa molto
bene a chi la compie. Non si
tratta di “turismo missionario”,
ma di un viaggio serio e
motivato, che generalmente
porta buoni frutti. Ma non
è ancora “esperienza”
missionaria… Non basta una
“visita” per fare esperienza.
Questa richiede maggiore
coinvolgimento e sacrificio,
come tutti sanno.
La missione dei laici ha una
storia lunga, più che millenaria. A parte il fatto che la missione cristiana è cominciata
ben prima dell’istituzione del
“clero”, la diffusione della fede cristiana ha avuto dagli inizi
molti protagonisti laici, uomini
e donne, single e coppie. Oggi
possiamo dire che la missione
laicale stia vivendo l’entusiasmo di una nuova primavera.
“È cresciuta la coscienza
dell’identità e della missione
dei fedeli laici nella chiesa, come pure la consapevolezza che
essi sono chiamati ad assumere
un ruolo sempre più rilevante
nella diffusione del vangelo”
(papa Francesco).
Il bel racconto del missionario
laico Francesco Bazzoli, pubblicato nelle pagine 4 e 5, su laici
e laiche impegnati in Congo, è
solo un primo tentativo, molto
parziale, di parlare del coraggio
della missione che ha investito
tante persone, che hanno seguito e accompagnato, in amicizia,
i saveriani in missione.
Meriterebbero libri interi,
per descrivere meglio ciò che
sono e ciò che fanno: le loro
convinzioni, la loro dedizione,
e i miracoli di bontà che hanno
compiuto. Il loro coinvolgimento è molto vario e qualificato,
secondo i carismi e le professionalità personali. Risalta un metodo della missione originale
ed entusiasmante, diverso dalla missione generalmente portata avanti da religiosi e preti.
Giusta la domanda del missionario Bazzoli: “Come riuscire
a coinvolgere i giovani a continuare questa entusiasmante e
impegnativa missione, insieme
■
agli amici saveriani?”.
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L.27/02/04 n° 46) art. 2, comma 2, DCB Brescia.
Envoi par Abonnement Postal - Taxe Perçue
p. GABRIELE FERRARI, sx
to le africane - amano i colori
sgargianti, è un trionfo dei colori che si inserisce nel contesto
verde dell’ambiente. Guardando
questa folla si vede l’anima di
questo popolo sofferente, che
ora si trova ancora una volta a
un tornante critico della sua storia, vittima dell’ingordigia e della sete di potere di pochi signori
che sfruttano questa gente e la
fanno soffrire, intrattenendo una
situazione intollerabile.
Una nuova minaccia
In questi ultimi mesi una nuova minaccia plana su questa popolazione inerme e indifesa: le
prossime elezioni politiche che
ogni cinque anni vengono ad
agitare il Paese. Non si tratta,
come dovrebbe essere, di un’occasione positiva per cambiare la
situazione, ma un’ulteriore fonte
di preoccupazione.
Le prossime elezioni sono particolarmente critiche, perché l’attuale presidente, in linea con la
migliore tradizione africana, non
vuole lasciare il potere ma intende presentarsi una terza volta,
anche se la costituzione lo proibisce. È vero che la gente non si
lascia più imbrogliare dai politici
e ha già mostrato di non gradire
questa previsione. Ciò nonostante, il partito a cui appartiene il
capo insiste e la tensione cresce.
Martirio e schiavitù
Anche l’assassinio delle nostre tre sorelle saveriane è entrata nella mescola del
malcontento popolare, perché
tutti chiedono di sapere la verità
sui responsabili del fattaccio, visto che la versione ufficiale non
convince nessuno. Lo si è visto e
detto in un’oceanica manifestazione popolare, che ha sorpreso
tutti per le sue dimensioni e per
spontaneità. È bello e consolante vedere la gente che reagisce,
ma quanta paura per l’avvenire!
I ricordi della guerra civile sono
ancora freschi.
In questi giorni sono stato
spettatore di una storia di schiavitù che mi ha impressionato.
Una ragazzina esile, un’orfanella che avrà appena 10-12 anni,
è stata incamminata… verso la
schiavitù. La parola non è esagerata, perché la poveretta è stata
mandata a servire in una famiglia della capitale che si permette di avere una “bonne”, una
serva a basso costo e che la farà
lavorare da mattina a sera, e non
potrà lasciare la casa dei padroni
neppure per la Messa domenicale… Che tristezza!
La speranza nel cuore
Il papa ha detto e ripetuto che
la “tratta dei minori” è un crimine intollerabile, eppure esiste ed
è praticata anche da cristiani che
vanno in chiesa. La storia di questa bambina mi pare la parabola
della condizione di tanti uomini
e donne di questa nazione, che
soffrono sotto il giogo dell’ingiustizia e non possono liberarsene.
Il lato buono è che la gente
oggi sta prendendo coscienza,
ne soffre, prevede giorni difficili, e tuttavia non perde quella
speranza che la fede cristiana ha
seminato nel cuore di chi soffre,
e qui celebra la Pasqua con tanto
entusiasmo. “Il Signore è veramente risorto!”, e noi con lui! ■
2015 aprile n.
ANNO 68°
4
2
I nostri giovani dell’Amazzonia
3
Laici e saveriani: tanti anni d’amicizia
4/5
Vite offerte, non tolte
6
È risorto, e tutto è nuovo
Il cibo è ciò che si condivide
Laicato saveriano: Tombolata con i missionari malati
Nomi e volti di persone... “carta argento”
Perfido insulto a Cristo in croce
2015 APRILE
M IS SION E E SPIRITO
MISSIONE FAMIGLIA
È risorto, e tutto è nuovo
Le quattro figlie con il dono della profezia
sr. TERESINA CAFFI, mM
C
LA PAROLA
Passati quei giorni, uscimmo da Tiro e ci mettemmo in viaggio, accompagnati da tutti i discepoli, con mogli e figli, fino
all’uscita della città. Inginocchiati sulla spiaggia, pregammo, 6poi
ci salutammo a vicenda, noi salimmo sulla nave ed essi tornarono alle loro case.
7
Terminata la navigazione, da Tiro approdammo a Tolemaide, andammo a salutare i fratelli e restammo un giorno con loro. 8Ripartiti il giorno seguente, giungemmo a Cesarea; entrati
nella casa di Filippo l’evangelista, che era uno dei Sette, restammo presso di lui. 9 Egli aveva quattro figlie nubili, che avevano il
dono della profezia. Atti 21, 8-9
5
Filippo aveva
“quattro figlie
vergini profetizzanti”, dice alla
lettera il testo.
Quattro parole come traccia di una
realtà totalmente
scinati da Cristo, abitati da una
nità le ascoltava, a cominciare
nuova. Luca non
forza e da una luce particolari,
dal loro padre Filippo.
si sarebbe dato
sceglievano un’esclusiva depena di parlare
dizione a lui nella condizione
Questo genere di vita ha
della loro condidi verginità. Restavano nelle
avuto nei secoli una lunga stozione di vergini,
loro famiglie, vivevano la vita
ria, di grandezza e anche di trase essa non avesse
di tutti, ma tutti nella comunità
dimento; si è talvolta complicacorrisposto a una
sapevano della loro scelta. Che
to fino a perdere la freschezza
precisa scelta, in
era a tutti d’incoraggiamento e
di quel gesto unico. Decaduto, è
nome della fede in
annuncio particolare della forza
rinato. E c’è da pensare che anGesù. Tracce antidel Risorto, capace di rapire dei
che nei giorni che sono i nostri,
che di una condiLi accolgono e accompagna- San Filippo diacono con santa Iris, una delle quattro figlie
cuori giovani vincendo tutti i fain cui la bellezza del mondo e
con il dono della profezia
zione di vita che
no famiglie, conquistate dalla
scini del mondo.
dell’amore trova nuovi liberati
fu quella di Gesù
buona notizia di Gesù: uomini,
Le quattro ragazze profetizaccenti, non mancheranno mai
me del Signore Gesù” (v. 13b).
stesso e di diversi discepoli e
donne, bambini che vivono orzavano, facendosi voce di Codonne e uomini folli che, non
Lasciata Tolemaide, Paolo e
discepole della prima ora, e che
mai un’esistenza nuova. I tempi
lui che le aveva conquistate,
per disprezzo ma per dono ricecompagni giungono a Cesarea,
fu presente fin dagli inizi nella
dell’esclusione sono finiti, proparlavano di lui e raccontavano
vuto, saranno nel mondo segni
capitale politica dell’occupante
chiesa.
prio come Paolo aveva insegnala sua storia e le sue parole. Pointensi della forza e della bellezRomano in Palestina. Lì abita
Ragazzi e ragazze che, affato: “Quanti siete stati battezzati
tevano farlo, perché la comuza del Risorto.
■
Filippo, uno dei Sette che la
in Cristo vi siete rivestiti di Cripersecuzione aveva disperso in
sto. Non c’è giudeo né greco,
Giudea, Samaria e oltre (8,1b).
non c’è schiavo né libero; non
MISSIONE GIOVANI
Per nulla scoraggiato, Filipc’è maschio e femmina, perché
po aveva riempito la Samaria
tutti voi siete uno in Cristo Gedella gioia della buona notizia
sù” (Gal 3,27s).
e si era lasciato condurre dallo
Invano, come Pietro un giorno
Spirito fin sulla strada dell’eucon Gesù, le comunità cercano
DIEGO PIOVANI - [email protected]
nuco, perché tornasse in Etiodi dissuadere Paolo dal viaggio.
pia dalla sua regina pieno della
Egli, infatti, è “pronto anche a
e che dice così. “Vita in te ci
l recente festival di Sanraccontano le piccole sciagure
gioia di Gesù.
morire a Gerusalemme per il nocredo, le nebbie si diradano e
remo erano in gara due
quotidiane (e quanti di noi pooramai ti vedo, non è stato fagiovani
comici,
molto
noti
con
trebbero
aggiungerne
altre,
senMISSIONE BAMBINI
cile uscire da un passato che mi
il nome d’arte, che dice tutto:
tite o vissute personalmente), e
ha lavato l’anima, fino quasi a
“Soliti idioti”. In veste ufficiaaddirittura spunta il desiderio
renderla un po’ sdrucita. Vita
le, invece, si presentavano con
di non nascere mai, o di morire
io ti credo, tu così purissima
i cognomi Biggio e Mandelli, e
velocemente per lamentarsi con
p. OLIVIERO FERRO, sx
da non sapere il modo, l’arte
la loro canzone tutta ironica s’inDio, quale giudice-arbitro di
ice il bambino: “Mamma, ho fame!”. E la mamma, subito,
di difendermi e così ho vissutitolava, “Vita d’inferno”. Ecco
questa partita chiamata vita. “La
cerca di dargli qualcosa da mangiare. Quando è piccolo, gli
to, quasi rotolandomi, per non
parte del testo.
vita è un’avventura misteriosa,
dà il latte dal seno; poi, pian piano, lo abitua a cibi più solidi. Tutte
dover ammettere d’aver per“Lasciatemi vi prego lamenbizzarra, sorprendente e capricle mamme del mondo fanno così. Ma in Africa, spesso ho visto che
duto. Anche gli angeli capita
tare di questa vita infame e inciosa”. È un altro verso della
la mamma non sa cosa dargli, perché non c’è.
a volte sai si sporcano, ma la
generosa. È un cumulo continuo
canzone, che va presa per un diLe mamme, pur lavorando molto, hanno niente o poco da dar da
sofferenza tocca il limite e così
di fatiche, di stress e patimenti
vertente sfogo metropolitano, tra
mangiare ai numerosi figli. Spesso i bambini vanno a scuola senza
cancella tutto e rinasce un fiore
senza posa. Ho comperato un
sacro e profano, con un fondo di
aver fatto colazione.
sopra un fatto brutto. Siamo antablet con wi-fi, la connessione
verità, a cui andrebbe aggiunto
Passano tutta la giorgeli con le rughe un po’ feroci
non funziona mai. E all’ora delun pizzico di speranza in più.
nata a stomaco vuoto
sugli zigomi, forse un po’ più
la
Champions
league,
mio
figlio
Di
ben
altro
segno
è
la
cano con qualcosa che gli
stanchi ma più liberi, urgenti di
vuol
vedere
Peppa
pig…
In
cerzone
di
Lucio
Dalla
di
oltre
amici condividono tra
un amore, che raggiunge chi lo
ca
di
un
parcheggio,
ho
perso
un
vent’anni
fa,
intitolata
“Vita”,
loro. Il bambino ha
vuole respirare…”.
pomeriggio,
la
sera
al
risempre rispetto per
Non sono paragonabistorante
m’han
lasciato
in
suo padre, che lo ha
li i due testi, gli autori, le
mutande e al mattino... mi
riconosciuto e fatto
età e i messaggi. Però, se
sveglio e m’han fregato il
entrare nella famiglia.
alla vita d’inferno aggiunmotorino.
Vita
d’inferno,
Non sempre, bisogna
giamo le prove che prima
fortuna che non dura che
dirlo, il padre si sente
o poi la vita ci pone sul
in eterno; vita d’inferno
responsabile dei figli…
cammino, è bello poter
Il vero pasto, l’unise lo sapevo prima rimadire “vita in te ci credo,
co, è quello della senevo dentro l’utero mara, quando la mamma
…nasce sempre un fiore
terno… Vita d’inferno,
torna a casa dai campi.
sopra un fatto brutto”. E
si soffre sia d’estate che
Ma non è pronto: bisogna prepararlo insieme. Ma poi i bambini
anche l’immagine umana
d’inverno, vita d’inferno, L’albero della vita,
piccoli hanno diritto solo ai… “resti”, dopo che gli adulti hanno
di angeli che si sporcano
ho voglia di morire e an- simbolo di Expo 2015
mangiato la loro parte.
con la vita, non ricorda
dare a dire due parole al
Siedono insieme, intorno a un unico piatto, e prendono dei puforse quella di Gesù, che
Padreterno…”.
gnetti di riso o di manioca e mangiano avidamente, in silenzio.
come uomo ha vissuto ed
Non è proprio la viPoi, qualcuno va a curiosare dalla mamma per vedere se è rimasto
è morto sulla croce?
ta… spericolata degli
qualcosa del pasto degli adulti. C’è sempre qualcosa, e felice lo
La vita ti sconfigge a un
anni ’80 di Vasco Rossi,
porta ai fratellini e alle sorelline, e velocemente finiscono tutto,
metro dal traguardo, ti traquella
che
affrontava
il
senza lasciare traccia. Loro si accontentano, sperando che la prossidisce quando pensi di estempo sfidandolo, desima volta ci sia qualcosa di più, da condividere insieme.
sere
invincibile,
ma è bello farsi
deroso
di
vivere
ogni
esperienza
INTENZIONE MISSIONARIA
Una scena è sempre rimasta nei miei occhi, e anche mia madre
sorprendere
quando
tocchi il lisenza
filtri.
Però,
il
duo
comico
E PREGHIERA DEL MESE
l’ha vista quando è venuta in Africa: osservare i bambini che ricemite…
È
più
adrenalinico
di un
d’oggi
in
parte
c’azzecca.
È
la
vono delle caramelle; tolta la carta, un bambino comincia a leccare
I cristiani perseguitati sensorpasso in galleria, di una busticanzone del precariato cronico,
la caramella e poi la passa a un altro. Insomma, i poveri sanno contano la presenza confortante
na di droga fuori dalla scuola, di
di generazioni che trovano tutto
dividere anche una caramella, senza problemi… igienici.
del Signore e la solidarietà di
un gol vittoria all’ultimo minuto.
più complicato e che talvolta tutIl “cibo” è ciò che si mangia. Ma in Africa ha un significato più
tutta la chiesa.
È la speranza che ogni anno arto si complicano.
profondo: è ciò che si condivide. Non ha senso mangiare da soli.
Gli uomini imparino a ririva con la Pasqua per rianimare i
Nella consapevolezza di dover
Da solo mangia chi non è in amicizia, in comunione con gli altri.
spettare il creato e a custo■
nostri cuori.
Da rimanere senza parole!
■
remare spesso controcorrente, si
omunità di credenti - uomini, donne, bambini - nascono grazie all’annuncio dei testimoni del Risorto: coloro che lo
hanno visto, come Paolo; coloro
che pur non avendo visto hanno
creduto, come Luca, che con il
“noi” del suo racconto sembra
segnalare la sua presenza.
Il piccolo gruppo di Paolo e
compagni, nel suo viaggio da
Efeso alle città costiere di Tiro, Tolemaide e Cesarea, verso
Gerusalemme, è ospite delle comunità cristiane. Un calore d’affetto intenso segna tutti questi
incontri.
Non è solo vita... d’inferno!
A
IL CIBO È CIÒ CHE SI CONDIVIDE
foto S. Benedetti
D
2
dirlo come dono di Dio.
Conforti: “Il cuore è fatto
per amare il nostro vero bene”.
2015 APRILE
V ITA SAV ERIA N A
I nostri giovani dell’Amazzonia
Sono un missionario fortunato, ma...
si presta per
A baetetuba
scrivere una tesi di laurea:
è una città di estuario sul grande Rio delle Amazzoni, ha tante piccole chiese ‘evangeliche’
che nascono come i funghi nella
stagione delle piogge, e tante
feste patronali cattoliche ogni
domenica nella stagione secca;
una città di centomila abitanti,
senza autobus e con oltre mille
moto-taxi; una città bombardata dalla propaganda per i giochi
d’azzardo e da discoteche in
mezzo all’abitato; una città con
30% del PIL proveniente da furti
e narcotraffico... Una città così
merita davvero una tesi di laurea
in “studi sociali”.
Ma vorrei dire qualcosa, in
particolare, sui giovani di Abaetetuba. Io sono un missionario
fortunato, attorniato da un centinaio di giovani, di età dai 16
ai 29 anni. Si tratta di giovani
di periferia, con poco studio,
perché chi riesce a entrare all’università si trasferisce a Belém
dove sono concentrati gli atenei.
I miei giovani, organizzati in
cinque gruppi, svolgono attivi-
tà sportive, culturali e religiose
(ad esempio, le “visite missionarie”). Ma non è tutto rose e
fiori... Ci sono delle vedute divergenti tra me e molti di loro.
La coscienza e la politica
Io favorisco la formazione
della coscienza e della personalità dei giovani, insistendo sulla
dignità e libertà della persona.
Essi però sono bombardati dai
media, schiavi dell’insicurezza
del domani al punto di fare esami
e concorsi senza fine. Corrono,
dormono poco e mangiano male.
Non voglio che i giovani siano
“analfabeti politici”. Spiego loro il dna dei partiti: i partiti di
destra, preoccupati per la stabilità monetaria e l’aumento della
ricchezza; quelli di sinistra, preoccupati per il benessere delle
persone e dell’ambiente. Ma in
Brasile ci sono 30 partiti (più altrettanti in attesa di approvazione), tutti “fisiologici”, salvo un
paio di eccezioni, tutti con programma di destra (come ordina
il neoliberalismo) anche se sono
nati di sinistra.
p. ARNALDO DE VIDI, sx
Il vangelo e le sette
Io commento con i giovani il
vangelo: Gesù Cristo ci ha annunciato e portato il regno di
Dio, un mondo riconciliato con
Dio e con ogni essere vivente,
un mondo di discepoli che rompono con il potere che schiavizza e lottano contro l’ingiustizia
e l’esclusione, in favore della
civiltà dell’amore. Ma qui in
Amazzonia nascono - e diventano moda - movimenti alienati,
perfino cattolici, come quello
degli “schiavi di Maria”, che
portano alla caviglia una catena
chiusa da un lucchetto.
Io invito i giovani all’equilibrio. Ma essi sono tentati dalla
droga che devasta e da varie forme di riscatto equivoche, perfino militarizzate: un giovane
ex-drogato è partito per aderire
al gruppo paramilitare della mega-setta “chiesa universale del
regno di Dio”; là il loro ‘vescovo’ grida: “Che cosa volete?”, e
i ‘probandi’ urlano “L’altare!”...
Il giovane diventerà “gladiatore
dell’altare”, con tanto di divisa
e di scudo.
Gandhi e gli smart-phone
Io invito i giovani a diventare “mahatma”, anime grandi, di
ampia visione, come Gandhi.
Ma alcuni si credono detentori
della verità e considerano nemici coloro che pensano in modo
differente. La mentalità integralista e intollerante di Isis e AlQaeda (e perfino del nazismo)
arriva fin qui, in questo angolo
d’Amazzonia.
Io apro una biblioteca e la
fornisco delle migliori pubblicazioni. Ma i giovani sono legati a
facebook, i-pod, whatsapp, twitter, smart-phone...
Un dubbio e una sfida
Un dubbio: i giovani di qui
sono eccezione, o sono un campione della gioventù e dell’intera società post-moderna del
pianeta? Essi suggeriscono la
complessità, la liquidità e la decadenza. Ci dicono che il nostro
non è tempo di routine e di lavoro sistematico, ma di diversione
quotidiana (divertirsi è diventato
il duro mestiere!); non è tempo
Padre Arnaldo De Vidi con la statuetta
di san Guido Conforti all’esterno
della parrocchia “San Guido Conforti”,
ad Abaetetuba
di tradizioni e di perseveranza,
ma di novità e di capriccio; non
è tempo di identità culturale e di
armonia, ma da camaleonti.
Pessimismo? No, ma una sfida
per la mia fede. “Per ogni notte
buia che il sole oscurerà, amici
miei, poi ci sarà un’alba chiara
in più”: è l’alba della Pasqua. ■
LAICATO SAVERIANO
Una tombolata con i missionari malati
MARIA ROSARIA VIRGALLITA
A me il carnevale non è mai piaciuto molto. Eppure
quest’anno una strana “forza” mi ha spinto a mascherarmi:
è la “forza” dei missionari che vivono nell’infermeria della casa madre dei saveriani a Parma. D’accordo con i responsabili dell’infermeria, con gli altri volontari e volontarie abbiamo
organizzato una tombolata per regalare un paio d’ore di svago e qualche dolcetto ai missionari anziani e malati.
Giovedì grasso alle ore 15, sono arrivata mascherata da geisha. Provavo disagio e imbarazzo, ma tutto è sparito al vedere l’ilarità sui volti di tutti. Quando organizziamo questi incontri festosi, leggiamo negli occhi dei missionari una luce diversa: si accende in loro la gioia di rompere la solita routine.
E avvertiamo anche una certa malinconia per la loro condizione di infermità. Ci sembra che mentre sorridono sorpresi
e divertiti nell’anima, sul volto scendono delle lacrime di malinconia. È comprensibile!
La tombolata è andata bene: ciascuno ha vinto un piccolo premio e il pomeriggio è trascorso tra schiamazzi di trombette, risate, coriandoli…, mentre io “davo i numeri” estratti per la tombola e le gustose chiacchiere di carnevale si scioglievano in bocca.
Alle 17, il trucco si è sciolto e noi, volontarie e volontari abbiamo ripreso il nostro ordinario servizio. Ma cosa significa
essere volontari all’infermeria dei saveriani? Ecco la mia esperienza personale. Da quando frequento i saveriani ho sempre
sentito parlare del “quarto piano”, dove si trova l’infermeria
della casa madre. Un giorno, un po’ per caso, ci sono capitata e ne sono rimasta colpita: qualcosa si è mosso in me e così
ha avuto inizio la mia “vocazione”.
Per me non è un servizio, ma un privilegio: il privilegio d’incontrare persone nella loro fragilità fisica, mentale, emotiva;
quella fragilità che spesso tendiamo a nascondere, ma che è
propria dell’essere uomo. Lì sono in contatto con l’uomo e
con il missionario “malato”. Dedicare qualche pomeriggio a
loro non è solo prestare un servizio utile, ma è andare incontro al fratello e farsi suo prossimo. Pur nella malattia e nell’età avanzata, ogni fratello possiede una ricchezza umana e
spirituale enorme: la sua esperienza e saggezza.
Il volontario è come un Cireneo, che per qualche istante cerca di rendere meno dolorosa la croce del malato, per dirgli: “Non sei
solo, sono qui con te”.
Abbiamo una funzione
analgesica: non risolviamo problemi, ma condividiamo qualche ora della nostra vita con loro.
L’assistente p. Pedro Olvera
strombazza con p. Michelangelo Pennino, alla festicciola
di carnevale con i
missionari dell’infermeria
CONFORTI: 150 ANNI
DALLA NASCITA
Il 30 marzo 2015 inizia il 150°
anniversario della nascita di san
Guido Conforti, fondatore dei
missionari saveriani. Il superiore
generale p. Luigi Menegazzo,
per l’occasione, ha inviato una
lettera speciale per incoraggiare i missionari e tutti gli amici a
imitare il suo zelo apostolico e
a vivere il suo carisma di evangelizzatore e animatore.
“Il 2015 è un tempo speciale
per la nostra famiglia saveriana: celebriamo il 150° anniversario della nascita di san Guido Conforti… Viviamo nella fede, nel ringraziamento e nella
coerenza di vita, personalmente e comunitariamente questo
evento provvidenziale”, con
queste parole p. Luigi ha presentato la sua lettera.
■
IL VESCOVO EMERITO
AL FORUM DI TUNISI
Mons. Giorgio Biguzzi, vescovo emerito di Makeni (Sierra
Leone), dalla Sierra Leone ha
deviato per Tunisi, per partecipare al Forum sociale mondiale,
dal 24 al 28 marzo. Nonostante
l’attentato terroristico al Museo
Bardo, il Forum si è tenuto proprio per non cedere alla paura
del terrore. Con 70mila partecipanti da tutto il mondo, si inizia
a scrivere la “Carta internazionale contro il terrorismo”, con
l’apporto della società civile
mondiale. Afferma mons. Giorgio: “La volontà di non lasciarsi
intimorire dal terrorismo è chiara. Siamo sotto il patrocinio di
san Giuseppe”.
■
ANIMATORI SAVERIANI
AD ASSISI
Dal 9 al 13 marzo un bel gruppo di saveriani animatori dei
giovani in Italia si sono riuniti
ad Assisi, presso la basilica Santa Maria degli Angeli, per vivere
un’esperienza di fraternità. “È il
quarto anno che partecipiamo
a questo appuntamento che si
rivela sempre vitale, interessante, rigenerante”, racconta p.
Benjamin, animatore nelle Marche. “Quattro giorni lontano
da ogni corsa, in disparte, per
vivere il fascino della gratuità,
dell’ascolto e dell’apertura di
sé agli altri: raccontare la propria vita, le gioie e le fatiche, gli
orizzonti che si aprono davanti,
la gioia di vivere insieme l’impareggiabile dono della vocazione
missionaria saveriana, in questo
momento della nostra vita e
della nostra società”.
Per entrare nella dinamica
del raccontarsi, i partecipanti sono stati aiutati da don Gabriel Guinzi, salesiano dell’Ups.
I dieci saveriani animatori giovanili, partecipanti alle giornate di fraternità ad Assisi
Il soggiorno ha compreso anche una piccola gita a Spoleto e
a Spello. “Solo chi vive un clima
di famiglia può realizzare il sogno di san Guido Conforti: fare
del mondo un’unica famiglia”,
ha concluso p. Benjamin.
■
MATTEVI P. PIO,
IL TRENTINO GENEROSO
Padre Pio Mattevi, Gresta di Segonzano (TN) 5.5.1938 - Parma 21.2.2015
Da ragazzo amava scendere
fino a valle, raccogliere sassolini di ghiaia e smussarli fino a
farli diventare biglie perfette:
“erano le migliori e tutti le volevano!”, raccontava sorridendo compiaciuto. Nato a Gresta
di Segonzano (Trento) il 5 maggio 1938, Pio era entrato in seminario di Trento alle medie.
Dopo l’ordinazione sacerdotale, nel 1964 era entrato in noviziato, divenendo saveriano il
3 ottobre dell’anno seguente.
È subito partito per la missione in Bangladesh, dove vi
rimase (con l’intervallo di cinque anni in Usa) fino al 2014,
servendo in impegni pastorali e amministrativi, sempre con
grande generosità e dedizione.
Morto il 21 febbraio a Parma, è
stato sepolto nel paese natale,
tra i monti e le valli del Trenti■
no, come suo desiderio.
3
2015 APRILE
LAICI E SAVERIANI: TANTI ANNI D’AMICIZIA MISSIONARIA
LAICI MISSIONARI
SONO TANTI A FARE IL BENE
Quando un progetto attira l’altro
FRANCESCO BAZZOLI
Lino, il simpatico fornaio
l mio terzo viaggio nel 1986, venne con me anche Lino Ravasi, che si era liberato per un mese dal panificio
dove lavorava. Nella
missione di Mulenge
vivevano p. Tonino
Manzotti e p. Chui
Romero. Noi due aiutavamo fratel Luciano
Ghini nell’ampliamento della missione.
Raggiunta l’età della
pensione, il simpatico
Lino si aggregò alla
comunità di Goma
dove p. Silvio Turazzi con le laiche consacrate Edda, Paola,
Luisa e Antonina avevano fondato “Muungano”, un’associazione a sostegno dei disabili e in aiuto della povera gente.
Uomo buono, semplice, disponibile, sempre con la sigaretta in bocca, Lino era molto conosciuto dai ragazzi di strada
e dalla gente povera. Nelle prigioni, trattava con detenuti e
soldati con semplicità e affabilità. Si è sposato con Caterina, una brava donna congolese, da cui ha avuto due simpatici
bambini: Achille e Maria Silvia. Da alcuni anni, la famiglia
Ravasi vive a Vicomero (Parma), nella comunità di accoglienza fondata e guidata da p. Silvio Turazzi ed Edda Colla (www.
muungano,it).
A
Antonio con
p. Gianni Brentegani
a Kilomoni
Antonio,
il tuttofare silenzioso
Nella missione di Nakiliza
c’era anche Antonio Paggi,
amico di Giusi. In quel periodo io conobbi Marina; dopo
il matrimonio, l’Avsi ci inviò
a Fisi, per iniziare la costruzione dell’ospedale. Antonio
mi sostituì nel lavoro di costruzione dell’ambulatorio.
Buono, calmo, posato, di
poche parole, Antonio aveva
un ottimo rapporto con gli operai e con la gente, ma è dovuto
rientrare in Italia per riprendere il suo lavoro. Raggiunta l’età
di pensione, è tornato a Kitutu come tuttofare.
Anche le suore apprezzano molto le sue capacità manuali e
suor Lucia (delle dorotee di Venezia) lo chiama in Camerun
per seguire la costruzione della loro casa. Vi resta un anno,
perché a Kilomoni occorre un aiuto a p. Piero Mazzocchin nel
progetto di costruzione della nuova missione dei saveriani, a
pochi chilometri dal confine con il Burundi.
Poi, a causa di un incidente stradale, un assalto alla missione di Kavimvira e la prolungata instabilità, Antonio si demoralizza e non se la sente di continuare. Ora è in Italia e
continua ad aiutare i missionari, inviando macchine per una
scuola di arti e mestieri.
C
i vogliono due polmoni per respirare bene. E i saveriani da soli non bastano per portare avanti la missione. Se non fosse per il contributo prezioso, la vocazione e
l’amicizia sincera di numerosi volontari laici e laiche, tanti
progetti e sogni sarebbero rimasti irrealizzati. Non c’è qualcuno più importante di un altro: ognuno contribuisce per
quello che è, e la generosità è sempre tanta.
“Con loro abbiamo lavorato, pregato, pianto, gioito, trepidato. Abbiamo rischiato allo stesso modo nei momenti
difficili; abbiamo condiviso i problemi, i bisogni, i pensieri
della gente; abbiamo conquistato la loro fiducia; ci siamo
anche scontrati a volte, perché così accade nelle migliori
famiglie, ma ciò non ha impedito di lavorare bene, stando
gomito a gomito nelle missioni più impegnative, dove unire
le forze diventa necessario, indispensabile. E non importa
fosse Africa, Asia o America latina”.
Francesco Bazzoli, di Rivoltella del Garda (BS), uno di
questi volontari, ha raccontato le storie di alcuni compagni
di viaggio nel contesto limitato alla missione saveriana in
Congo-Zaire. Un viaggio iniziato trent’anni fa e che ancora oggi continua, nonostante il trascorrere del tempo e le
difficoltà inevitabili, dovute anche alla salute e alle vicende
famigliari di ciascuno. Lo ringraziamo per questo bel contributo, che non può comprendere tutti e tutte - davvero
tanti! - ma che idealmente noi abbracciamo con gratitudine
e ammirazione.
Mauro Montagna (nella foto con il giovane p. Della Pietra) è
l’uomo dalle mani d’oro: dove c’è una cosa rotta lui l’aggiusta.
Non c’è macchina o motore che non sappia riparare. Dopo aver
assistito sua madre e aver cessato l’attività, consigliato da don
Alfredo Ferrari, fidei donum aggregato ai saveriani, Mauro entra
a far parte della grande famiglia saveriana come “associato”.
Gestisce l’officina della casa religiosa di Bukavu, sostituendo egregiamente p. Giuseppe Crippa, che del garage era stato
il fondatore (morto a ottobre del 2009). Di Mauro si può veramente dire che “tutti lo vogliono, tutti lo cercano”. Lui deve
ascoltate e aiutare chiunque: riparare la macchina o il gruppo
elettrogeno, rimediare a una perdita d’acqua, cambiare un
pannello solare... Si fa notare per la sua pipa sempre in bocca.
COSÌ È COMINCIATA
LA MIA MISSIONE
FRANCESCO BAZZOLI
Parlando con il compaesano p. Gianni Brentegani, gli chiesi di
poter vivere un’esperienza missionaria in Africa. Mi indirizzò alla comunità saveriana di Cremona e partecipai a diversi incontri.
Conoscendo un po’ di francese i missionari mi indicarono lo Zaire, come luogo più adatto per me.
Con altri dieci amici, nell’estate 1984, partimmo per Bujumbura, in Burundi. Ad attenderci c’era p. Palmiro Cima, che ci accolse con allegria e ci stupì subito per la sua intraprendenza nello
sbrigare le formalità doganali e nel trattare con i militari. Ci ha
subito informato sulla situazione politica, la vita della gente e su
come comportarci in missione.
Poi, attraversato il confine con lo Zaire (RD Congo), dopo diverse ore di viaggio siamo
arrivati a Kidoti. Qui ci hanno accolto p. Battista Barbeno e p. Gianni Magnaguagno. È
cominciata così la mia amicizia e collaborazione con i saveriani, durata tanti anni, e spero che continui a lungo.
Ho voluto raccontarvi qualcosa dei laici e delle laiche che ho conosciuto in questa vasta missione congolese in Africa: hanno contribuito in modo valido alla costruzione di
opere per la testimonianza evangelica. Con loro ho condiviso momenti belli e faticosi.
4
DIEGO PIOVANI
Mauro: mani d’oro e pipa in bocca
Davide e tanti altri giovani
Francesco Bazzoli...
nella botte!
LAICHE MISSIONARIE
NOMI E VOLTI DI PERSONE... “CARTA ARGENTO”
Dopo tanti anni di missione insieme, mi domando: come riuscire a coinvolgere i giovani a
continuare questa entusiasmante e impegnativa missione, insieme agli amici saveriani?
Spero che l’entusiasmo, il lavoro, la testimonianza di questi volontari - che ho brevemente presentato - e di molti altri e altre, possano
trasferirsi in tanti altri giovani, che non hanno
paura a impegnarsi per la missione. Confido anche che i saveriani proseguano in modo convinto e costante nell’animazione dei giovani per la
missione. Perché le persone che ho descritto sono già da… “carta argento”.
Da sinistra: padre Dovigo, Ernesto Colombo,
Davide e p. Pretel a Bukavu
A dare una mano a Ernesto, in questi ultimi tempi a Bukavu, c’è anche
Davide della Val di Ledro (TN). Giovane di appena 22 anni, ha la tecnica
e la praticità di un esperto. Ha studiato edilizia e lavora come muratore e
boscaiolo. Disponibile, non conosce
ostacoli, procede con energia, convinto
di quello che fa.
Moreno, Davide, Angelo, Sabrina,
Francesca, Paola, Giovanna, Albertone, Andrea e tanti altri giovani hanno
conosciuto per un breve periodo la realtà della missione, portandovi un po’
di gioia e di sapori italiani. E hanno
raccolto la speranza e la tenacia della gente congolese che li ha accolti. ■
La scommessa è coinvolgere altri giovani, perché si appassionino alla missione e raccolgano l’eredità preziosa di queste persone che hanno investito le proprie risorse migliori
per aiutare i più poveri. Ce n’è bisogno: c’è bisogno del loro entusiasmo, che contribuisce a superare ogni paura. ■
foto archivio MS / Francesco Bazzoli sulla strada per Baraka, in Congo RD
IN COPPIA
È TUTTA UN’ALTRA COSA!
Se la famiglia va in missione...
FRANCESCO BAZZOLI
la missione in coppia è più complicato, ma non
V ivere
impossibile. Ecco tre coppie missionarie che ce l’hanno
fatta, e bene!
Gianni e Gabriella: famiglia in Africa
Giovani sposi, Gabriella e
Gianni Santolin sono partiti
per lo Zaire nel 1978. Hanno
lavorato prima a Mungombe e poi all’economato nella
diocesi Uvira, con l’incarico
di seguire le varie costruzioni:
chiese, case, scuole… Ma per
Gianni e Gabriella è importante
soprattutto l’educazione delle
donne. Con la loro bambina nata in Africa, hanno vissuto come
parte integrante della comunità, insieme ai saveriani e con la
gente del posto.
Rientrati in Italia, dopo tre
anni sono tornati a Uvira con
un’altra bimba e vi sono rimasti
ancora due anni. Le piccole Sara
e Lisa portavano gioia nella comunità saveriana e alla gente…
Nel 2009 Gianni è chiamato da
p. Franco Bordignon per coordinare i lavori di costruzione
del nuovo ospedale a Kamanyola, voluto fortemente dal
compianto p. Giuseppe Crippa,
con il sostegno della sua famiglia e di tanti amici e benefattori.
Nell’ultimo periodo, Gabriella e Gianni hanno subito
anche due imboscate da parte dei banditi, ma per fortuna tutto
è finito senza gravi conseguenze. Gianni è tornato in Italia nel
2011. Ora deve lavorare ancora sei anni per raggiungere l’agognata pensione! La loro è una famiglia “affidataria”: spesso
accolgono bambini in difficoltà, soprattutto africani.
Ernesto e Mariuccia: un filo diretto
Mariuccia ed Ernesto Colombo, nonni in pensione,
sono una coppia di Desio (MB). Sono volontari nella
comunità saveriana in cucina e nei vari lavori di manutenzione della casa e del parco. Sono anche promotori
di iniziative per raccogliere fondi da inviare in missione. Sono andati a Bukavu la prima volta nel 2006, per
fare una visita all’amico saveriano p. Giuseppe Dovigo, che nel frattempo era stato trasferito nella capitale,
a Kinshasa. Io li ho trovati un po’ spaesati e ho fatto
loro da “cicerone”, guidandoli a vedere varie realtà
della vasta missione.
Nel periodo del loro soggiorno congolese, i missionari recuperano qualche chilo, grazie alle delizie del
palato che Mariuccia riesce a combinare con pochi
ingredienti. E i magazzini sono spolverati e sistemati,
grazie al lavoro paziente di Ernesto. Ogni anno i due
coniugi si propongono un piccolo progetto, cercano i fondi tra
amici, e tornano in Congo per seguire i lavori e per verificare
i lavori dell’anno precedente.
Mariuccia è l’animatrice della vendita di vestiti e di oggetti
usati; ed è meravigliosa quando ogni anno organizza, con le
amiche, la cena di beneficienza per 200 persone. Per il prossimo viaggio, Ernesto ha in programma una conduttura d’acqua
a Panzi, quartiere di Bukavu.
Giovanna e Paolo: coinvolgenti
Giovanna
e Paolo Volta
sono i coniugi
parmensi che
hanno aperto
la strada per
un progetto
di collaborazione tra i
volontari saveriani per la
missione. Per fare ciò, insieme al movimento dei “laici saveriani”, essi hanno costruito una loro casetta a Goma. Giovanna
seguiva specialmente i pigmei batwa, mentre suo marito Paolo, psichiatra, collaborava con gli ospedali locali per i molti
casi di malati mentali.
A Parma ora Giovanna e Paolo, oltre a seguire i nipotini, vivono nella “Fraternità” dei laici saveriani in Viale Mentana,
e sono sempre impegnati a sostenere il progetto “Muungano”
di Goma, dove tornano spesso e volentieri.
■
L’UNICA MISSIONE COMUNE
Donne appassionate per Cristo
FRANCESCO BAZZOLI
Natalina e le bambine “streghette”
atalina Isella, italiana della provincia di Lecco, vive in
Congo dal 1976. A 12 anni aveva contratto la poliomielite ed era stata curata con amore dalla famiglia. Seconda di
quattro figlie, si è sentita privilegiata dai genitori, che le hanno dato la possibilità di studiare. Arrivata a Bukavu, ha manifestato la sua sensibilità per i bambini più deboli, quelli lasciati a casa, senza poter andare a scuola.
“Oggi - scrive Natalina - mi occupo dei bambini emarginati, in particolare delle bambine accusate di stregoneria. Genitori e persone adulte accusano le bambine di essere la causa
delle loro difficoltà e malattie, quando invece la colpa è solo
loro. Cercano soluzioni in falsi incontri di preghiera, da dove
poi arrivano le accuse infamanti sui più deboli.
La mia gioia è veder sorridere questi bambini. Il loro sorriso mi commuove e mi dà forza. E la mia più grande felicità
è quando la bambina rifiutata ritrova l’affetto della famiglia,
che chiede perdono. Questo può avvenire solo dopo un lungo
e paziente lavoro di mediazione”.
Il centro di Natalina a Bukavu porta il nome di “Ek’ abana - Casa per bambini”. È un piccolo complesso sul pendio di
una collina di Bukavu, nascosto tra tante altre case, ma è ammirevole per l’ordine e l’accoglienza. Ospita una trentina di
bambine e bambini, ritenuti colpevoli di stregoneria o rifiutati dalle famiglie.
Natalina è gentile, di gran cuore, materna. I bambini, dopo
le tristi esperienze, qui si sentono a casa, sorridono. A tre anni, abbandonato dalla mamma, all’inizio Denis rifiutava tutto
e tutti. Oggi, corre, gioca, dà la mano e abbraccia. Un giorno,
alla visita inaspettata della mamma, è subito diventato triste e
ha rifiutato l’abbraccio (con la collaborazione di p. Giuseppe Dovigo, sx).
N
2015 APRILE
Lucia e Mariuccia, “Cuori amici”!
Ho incontrato Lucia RobLucia e Mariuccia hanno ricevuto
il premio missionario “Cuore
ba nel 1988: io
Amico” nel 2012, a Brescia
stavo partendo
da Bukavu per
rientrare in Italia, e lei andava a Kampene,
inviata dall’ong
CVM (Centro
volontari marchigiani) come infermiera
e strumentista.
Donna forte e
decisa, da allora Lucia è sempre rimasta sul posto, anche quando il CVM ha
concluso l’attività. Si è messa a disposizione della diocesi di
Kasongo e, con il sostegno dei saveriani, ha continuato nella
gestione dell’ospedale.
Mariuccia Gorla era arrivata in Zaire nel 1985, insieme a
Maria Borlotti e a don Agostino. Il vescovo locale non voleva “laiche” in diocesi; perciò si sono trasferite a Kampene, in
diocesi di Kasongo: una missione isolata a cui si arriva solo
in aereo! Mariuccia lavora alla formazione e alfabetizzazione
delle donne, aiutandole anche a sviluppare l’agricoltura con
nuovi ortaggi, ad allevare pollame e a fare sapone, così da renderle autonome e indipendenti. Piccolina e minuta, Mariuccia
si confonde con la gente sentendosi una di loro.
Nelle scorribande della guerra Lucia e Mariuccia, con altri
missionari, sono state sequestrate e costrette a camminare per
500 chilometri nei disagi della foresta. Ho soggiornato da loro per alcuni periodi, per aiutarle in alcuni lavori di manutenzione dell’ospedale. Ho notato che vivono in grande povertà,
condividendo con la gente i sacrifici e le privazioni della foresta, e distribuiscono tutti gli aiuti che ricevono.
Nel 2012 Lucia e Mariuccia hanno ricevuto il premio “Cuore Amico” (Brescia), nella sezione “laici”, per la loro lunga e
proficua attività missionaria. La guerra e l’instabilità non le
hanno scoraggiate e sono ancora saldamente in attività a Kampene.
■
LE DONNE DI “MUUNGANO”
FRANCESCO BAZZOLI
Nei miei vari viaggi, ho avuto molte occasioni di essere ospite della comunità “Muungano” a Goma, dove
con p. Silvio Turazzi vivevano alcune laiche consacrate.
Edda Colla, una donna parmense molto forte e pratica, che assiste ancor’oggi p. Silvio nella sua disabilità motoria. Seguivano il centro per disabili, i carcerati delle prigioni di Goma e la formazione delle donne,
con un centro nutrizionale e di artigianato locale. Ora
a Vicomero, appena fuori dalla città di Parma, hanno
una casa di accoglienza per immigrati, con il nome di
“Fraternità missionaria”.
Ernesto e Mariuccia con Natalina a “Ek’abana”, Bukavu (Congo RD)
Giusi e il suo ambulatorio
Nel mio terzo viaggio in Zaire incontrai anche
Giusi Agosti, che
mi propose di aiutarla nel progetto
di costruire e aprire un ambulatorio con l’ong Avsi
(Associazione volontari per il servizio internazionale,
di Milano). Accettai e mi trovai con
lei a Nakiliza, assieme al compianto p. Evasio Grigis, p. Gianni Magnaguagno, p. Santino Festa e fratel Gaetano Raumer.
Giusi era un’ottima infermiera, sempre serena, impegnata
nell’ambulatorio e nella promozione sociale delle donne. Lavorava in situazioni difficili e con pochi mezzi, ma con alta professionalità, e le code fuori del suo ambulatorio erano sempre lunghe.
Non aveva paura di eseguire anche piccoli interventi chirurgici e aiutava molte persone con la pranoterapia. Dopo vari
anni trascorsi nella missione di Kampene, Giusi si spostò nella città di Bukavu, dove ha aperto il centro sanitario “Mamma della pace”. Scoppiata la guerra tra tutsi e hutu, è dovuta
rientrare in Italia con Merj, una congolese orfana per la morte
della madre durante il parto.
Luisa Flisi, insegnante di lettere a Parma, è una donna semplice, dolce, sempre sorridente e accogliente.
Seguiva i casi disperati della città di Goma. Ora segue
un bel progetto per assistere persone affette da aids.
Ha ricevuto nel 2010 il premio “Cuore Amico”, l’Oscar
bresciano per le attività missionarie.
Antonina Lo Schiavo è una professoressa di Castellabate (SA).Ha sempre seguito le ragazze e ora dirige
una sua scuola. Le giovani le sono molto affezionate
perché apprendono a leggere e scrivere e a cucire, per
essere autonome e indipendenti. Anche nei tempi duri della guerra tra
tutsi e hutu,
Antonina è
sempre stata
con la povera gente, condividendo anche gravi difficoltà.
Paola Mugetti, anche
lei parmense,
condivideva
con Edda l’aiuto a p. Silvio
(nella foto,
le ha ceduto
la sua carrozzina). Donna minutina, molto sensibile e
premurosa, era sempre preoccupata a fare star bene la
gente. Un brutto incidente l’ha portata in cielo (29 giugno 1995), da dove sicuramente ci aiuta ancora di più.
5
2015 APRILE
IL M ON D O IN CA SA
SUD/NORD NOTIZIE
Armi più armi...
Arabia: primo importatore.
L’Arabia Saudita è diventata nel
2014 il primo importatore di armi al mondo. Lo scorso anno il
governo di Riad ha speso 6,5 miliardi di dollari per l’acquisto di
armi, più del doppio rispetto al
2013. L’improvviso aumento è
dovuto alle crescenti tensioni in
Medio Oriente e s’inserisce in
un contesto di crescita generalizzata della corsa agli armamenti.
Da soli, Arabia Saudita ed Emirati Arabi hanno importato più
armi dell’Europa Occidentale.
●
● Libano: bloccare il “traffico”. Le guerre che devastano
il Medio Oriente, a partire dalla
Siria e dall’Iraq, avranno termine solo quando verrà interrotto il
flusso di armi e denaro indirizzato verso fazioni armate e gruppi terroristici da parte di alleati
e sponsor regionali e internazionali. L’hanno detto i responsabili
delle chiese cristiane d’Oriente,
riunitisi a Bkerkè. Di contro, si
registra un calo negli aiuti internazionali a vantaggio dei profughi, mentre le emergenze umanitarie e il numero dei rifugiati
continuano ad aumentare.
■
Fronti caldi
● Sud Sudan: guerra civile.
Continua la crisi in Sud Sudan
Vite offerte, non tolte
pagina a cura di DIEGO PIOVANI
ed è lontano l’accordo di pace
definitivo tra le due fazioni dell’SPLM (partito al governo) e
dei loro leader, che ora rischiano
di incorrere nelle sanzioni decise
dall’ONU, per aver intralciato il
raggiungimento dell’accordo di
pace. Oltre 4 milioni di persone
sono state colpite dalla guerra civile sud sudanese, più di 2 milioni delle quali si trovano in stato
di emergenza alimentare.
to. Serve un imponente aumento dell’assistenza sanitaria. Lo
afferma l’organizzazione Medici Senza Frontiere (MSF) attraverso il presidente Joanne Liu:
“Questa guerra non fa distinzione tra civili e combattenti, né rispetta lo status di protezione del
personale e delle strutture sanitarie; c’è bisogno di un intervento umanitario internazionale su
ampia scala”.
■
Libia: vuoto di potere. Lo
Stato Islamico in Libia sta dimostrando una grande capacità
di infiltrarsi dove ci sono vuoti
di potere e di conquistare territori. La popolazione, ostaggio delle violenze, subisce troppo passivamente questa situazione. La
struttura tribale della società libica non facilita l’emergere di
forti movimenti di cittadini che
possano prendere in mano la situazione. E intanto un rapporto Onu afferma che, nonostante
l’embargo, sono state riscontrate
nuove forniture belliche alle diverse parti in conflitto.
Petizioni utili
●
● Siria:
cinque anni. Mentre la
guerra in Siria è entrata nel suo
quinto anno, gli aiuti umanitari,
disperatamente necessari, non
riescono a raggiungere milioni
di persone bloccate dal conflit-
●
Congo RD: reclutamento!
Giovani congolesi musulmani sono reclutati nel Nord e Sud
Kivu da gruppi che stanno assumendo una chiara tendenza jihadista. “Se ne parla da alcuni anni sotto traccia, ma ora il fenomeno sembra aver preso una dimensione più preoccupante - dice il saveriano p. Loris Cattani
- ed esistono ipotesi di collegamenti addirittura con i Boko Haram della Nigeria; speriamo che
i diversi gruppi jihadisti africani
non creino un ponte dalla Somalia alla Nigeria e al Mali, passando per l’est Congo, il Sudan, la
Repubblica Centrafricana e parti di Ciad e Camerun”.
●
● Pakistan: costrette alle nozze. Come se non bastassero le ripetute stragi di cristiani in Pakistan, sono almeno 500 i casi accertati, in un anno e mezzo, di
ragazze delle minoranze religiose, cristiane e hindu, rapite da
musulmani e costrette alle nozze islamiche. Restano da considerare molti casi non denunciati
per paura di vendette o ritorsioni. Troppo spesso queste azioni rimangono impunite e c’è reticenza da parte delle autorità a
controllare il fenomeno.
● India: sterilizzazioni di mas-
sa. Per arrestare la crescita demografica nel Paese dal 2013 al
6
2014 sono state effettuate oltre
4 milioni di sterilizzazioni forzate. E ha suscitato grande clamore la morte di alcune donne
a causa delle precarie condizioni igieniche nelle quali, spesso,
vengono effettuati questi interventi. Tra le cause dei decessi
anche antibiotici alterati, somministrati dopo gli interventi.
Malesia: vietata la parola
‘Allah’. Con una decisione che
chiude una vertenza iniziata sei
anni fa, la Corte federale malese
ha confermato il suo precedente giudizio sulla proibizione per
il settimanale cattolico The Herald di usare il termine ‘Allah’
per indicare Dio nei testi in lingua malese. I giudici hanno negato alla chiesa cattolica un ulteriore ricorso. ‘Allah’ è ampiamente utilizzato dai cristiani malesi, un uso contestato dal governo perché creerebbe confusione.
L’arcivescovo di Kuala Lumpur, Leow, deluso dalla sentenza, ha detto: “Speriamo che da
questo provvedimento possa nascere un bene per il nostro futuro
e chiediamo che il verdetto sia
confinato solo alle colonne del
■
settimanale”.
●
Ricordiamo che...
Mons. Romero beato il 23
maggio. Il vescovo martire di
El Salvador, mons. Oscar Arnulfo Romero, sarà beatificato il
23 maggio nel suo paese natale.
L’associazione Avaaz ha annunciato che il gruppo Benetton ha
deciso di risarcire le vittime del
crollo della fabbrica tessile Rana Plaza in Bangladesh, avvenuto nel 2013. Ciò è stato possibile grazie a un milione di persone che in due settimane hanno
firmato la petizione attraverso il
L’annuncio è stato dato dal postulatore della causa di beatificazione, l’arcivescovo Vincenzo
Paglia: “Romero oggi è una testimonianza che si oppone a coloro che credono che la violenza
vincerà; mons. Romero dice che
la vita non può essere tolta, ma
solo offerta”.
● Controcorrente.
È nata a Siracusa una nuova comunità missionaria per accogliere i migranti
che approdano in Sicilia. Le suore missionarie di San Carlo Borromeo, scalabriniane, hanno le
prime tre sorelle “in prima linea”
per avviare percorsi di assistenza. È un segno di carità pastorale della congregazione nell’anno
della beatificazione della cofondatrice Madre Assunta Marchetti. Sarà una presenza missionaria per abitare nella chiesa locale, con il popolo siracusano e i
migranti.
■
Una storia speciale
● Alishah e il sogno Olimpiadi.
Bamyam, terra di poche anime
e tante pecore, a due ore da Kabul, ospita da quattro anni i campionati nazionali afghani di sci,
realizzati con mezzi di fortuna.
Ed è qui, a tre anni dai prossimi
Giochi invernali, che sta colti-
●
Visitate il nostro sito www.saverianibrescia.it per leggere tutte le notizie,
le testimonianze e le proposte del nostro mensile, comprese le edizioni locali
e la versione in formato pdf.
Infine, segnaliamo il rinnovato sito della Direzione generale dei saveriani: www.saveriani.com
● Mine: fermo disegno di legge.
Nel 15° anniversario dell’entrata
in vigore della Convenzione internazionale sulla messa al bando
delle mine antipersona, la Campagna Italiana (CICM) ha lancia-
to una petizione per chiedere al
Parlamento di riprendere l’iter di
discussione del disegno di legge
per vietare investimenti finanziari
su ordigni proibiti da convenzioni internazionali sottoscritte e ratificate dal nostro Paese.
Obiettivo della petizione è
raccogliere nel più breve tempo
possibile 10mila adesioni. Sono 151 gli istituti finanziari nel
mondo che hanno investito dal
2011 al 2014 circa 27 miliardi di
dollari in compagnie produttrici
di munizioni cluster. Per sottoscrivere la petizione: http://lnx.
campagnamine.org/campagne/
petizione/ oppure www.campagnamine.org
■
Bangladesh: Benetton cede!
MISSIONI NOTIZIE
Con la forza
e le sentenze
sito internet www.avaaz.org/it,
chiedendo a Benetton di pagare.
Migliaia di commenti hanno
inondato la pagina facebook di
Benetton e il loro account twitter. La stessa azienda è stata coinvolta in una discussione costruttiva e diretta. Per aggiungere un
messaggio ai tanti che stanno arrivando a Benetton da tutto il mondo: secure.avaaz.org/it/benetton_
thank_you/?bqijogb&v=54418
Alishah Farang
con la guida
alpina Nando
Rollando
MESSAGGIO DALLE CHIESE
PERFIDO INSULTO A CRISTO IN CROCE
card. CARLO CAFFARRA
Il 13 marzo al Cassero di Bologna, locale del comune dato in gestione al
circolo arcigay, è andato in scena il “Venerdì credici - notte blasfema e scaramantica”, con foto dissacranti e lo “sbattezzo point” gestito dall’Uaar
(Unione atei). Chiare le parole del cardinale di Bologna, che riportiamo.
Le fotografie della serata “Venerdì credici” sono un insulto di inarrivata bassezza e di diabolica perfidia a Cristo in croce. Non si era ancora giunti a un tale disprezzo della religione cristiana e di chi la professa
da irridere, tramite l’abominevole volgarità dell’immagine, persino la
morte di Gesù sulla croce. Addolora, ma non stupisce, constatare con che dispiegamento di forze si cerca di far passare l’idea che il cristianesimo e il cattolicesimo in particolare, siano i nemici della libertà, delle giuste rivendicazioni, del progresso scientifico, della laicità, della democrazia. Ogni ideologia che non
riesce a farsi alleata la chiesa, la perseguita ferocemente, sia uccidendo
i cristiani sia insultando ciò che essi hanno di più caro. E vede giusto: in
una chiesa fedele al vangelo non troverebbe mai l’appoggio incondizionato e cieco, di cui ogni menzogna ha bisogno per sopravvivere.
E che dire poi del tempismo che vede in contemporanea il teatrino
del Cassero profanare il dramma del Calvario e sulle sponde del Mediterraneo la demolizione delle croci e di ogni simbolo cristiano dalle
chiese assaltate dall’Isis?
Quando si invoca la libertà di espressione a giustificazione della libertà di insulto, c’è da chiedersi se sia prossima la fine della democrazia.
E ci si domanda a che titolo l’istituzione comunale possa concedere in
uso gratuito ambienti pubblici a gruppi che li utilizzano per farne luogo di insulto e di dileggio.
vando il sogno
di partecipare
a un’Olimpiade il campione afghano in
carica, Alishah
Farang, ventiquattrenne guida alpina.
Lo striscione
dello “start” è La partenza delle gare di sci in
Afghanistan si raggiunge così e
un lenzuolo il pettorale è molto “artigianale”
e all’area di
Una pazza idea a cui ha lavorapartenza si sale senza impianti.
to per cinque anni, prima di moBamyan Ski Club è un progetrire sul monte Bianco, l’italiato internazionale
no Nando Rollando, guida alpiche sta lentamenna che in Afghanistan aveva trote trasformando
vato casa e soprattutto fondato
questa località a
l’ong Alpistan, grazie alla quale
quota duemila in
esistono questi campionati di sci
stazione sciistica
afghani. Alishah oggi sa sciare e
del futuro, per un
fare il suo lavoro. E nel cuore ha
turismo sostenibile
un sogno chiamato “Olimpiade”
lontano da guerra e
(Matteo Macor).
■
fame.
2015 APRILE
D IA L OG O E SOLID A RIETÀ
LETTERE AL DIRETTORE
p. Marcello Storgato
MISSIONARI SAVERIANI
Via Piamarta 9 - 25121 Brescia
E-Mail: [email protected]
Pagina web: saveriani.bs.it/missionari_giornale
“POSSIAMO AIUTARVI MEGLIO?”
Caro direttore,
sono vostro abbonato da 27 anni e sono un educatore parrocchiale
nel settore dello sport; mia moglie è catechista e collaboriamo insieme nelle varie attività a favore delle missioni. A volte “Missionari Saveriani” ci arriva in ritardo: pazienza, l’essenziale è che arrivi. Leggiamo e cerchiamo di diffondere il vostro bel mensile. Vorremmo sapere come fare per aiutare di più e meglio i missionari nel mondo, ai
quali auguriamo una felice Pasqua. Luciano, Casoria - via fax
Nella cassetta della posta trovo spesso tanta pubblicità e tante associazioni che chiedono di destinare a loro il 5 per 1000, o di diventare loro “sostenitori”, anche attraverso volontà testamentarie… Io
quel poco che posso, preferirei farne dono a voi. Mi piacerebbe sapere
come fare. Grazie.
Silvia, Genova - via mail
Cari amici e amiche,
vi ringrazio di cuore perché pensate ai missionari anche in modo così
concreto, oltre a darci affetto e preghiera. Siete la manifestazione della divina Provvidenza per noi e per i popoli con cui viviamo e ci impegniamo. San Guido Conforti ci ha abituati a pregare per tutti voi, nella
Messa e nell’adorazione Eucaristica, dovunque noi siamo: “Ricordando i benefici ricevuti da tante anime generose, che hai ispirate a soccorrerci, ti preghiamo Signore di ricambiarle del bene fatto con l’abbondanza dei tuoi doni, e concedi loro la tua benedizione e la tua pace”.
Venendo ai desideri espressi da Luciano e Silvia, cerco di precisare alcuni punti.
Offerte detraibili. È noto che anche noi saveriani abbiamo provveduto a istituire la “Associazione Missionari Saveriani Onlus”, con sede a
Parma (Viale S. Martino, 8). La Onlus dà la possibilità di detrarre, secondo la legge, le erogazioni liberali a sostegno di progetti precisi, che
presentiamo anche su questo mensile. Anche i contributi per l’abbonamento e per la stampa e diffusione del nostro mensile sono detraibili.
5 per 1000. La Onlus può ricevere, senza ulteriori costi per i versatori, la destinazione del 5 per 1000, sul Codice Fiscale 92166010345.
Abbiamo pensato di fornire a tutti i nostri lettori e lettrici l’apposito
inserto che trovate in questo numero. Un foglio con sei copie uguali:
una è per voi, le altre sono per vostri parenti, amici (e anche per i commercialisti in buona fede).
Intenzioni di preghiera. È lodevole ricordare i nostri cari - vivi e
defunti - nella preghiera e soprattutto nella santa Messa. Le offerte inviate a questo scopo contribuiscono al sostegno dei missionari e delle
loro attività di evangelizzazione. Tuttavia, non essendo detraibili, non
possono essere inviate alla Onlus, ma con C/cp o bonifico alla comunità saveriana da cui ricevete il mensile (come nella testata di pagina 8).
Insieme, vogliamo realizzare il sogno di san Guido Conforti: “Fare
del mondo un’unica famiglia”. Auguro ogni bene,
p. Marcello, sx
Per informazioni: [email protected];
Tel.0521 920511
STRUMENTI D’ANIMAZIONE
DA LEGGERE NEL TEMPO PASQUALE
Per trascorrere al meglio i giorni dopo Pasqua, vi segnaliamo due
recenti lavori.
“Chi sono io, Francesco?” (Ponte alle Grazie, 204 pagine, 14 euro) di Raniero La Valle. Il
grande giornalista racconta due anni di pontificato, tra novità e contrasti. Dopo tanti secoli
di “papato regale”, ora c’è papa Francesco che
dice: “Chi sono io?”, chi sono io per giudicare,
per condannare, per escludere? Apre le porte,
cerca gli esclusi, sconfessa i violenti, vuole una
chiesa povera... C’è da riflettere, e La Valle ci
aiuta a farlo.
“Padre Pietro Uccelli. Atti del 60° anniversario della morte
(1954-2014)” (edizioni Csam), a cura della
postulazione saveriana (240 pagine, offerta).
Vi sono raccolti tutti gli articoli già pubblicati su “Missionari Saveriani” e le relazioni al
convegno Vicentino sul servo di Dio p. Pietro
Uccelli. Richiedere a: Postulazione, Viale S.
Martino 8 - 43123 Parma; Tel. 0521 920511;
e-mail: [email protected]
Per ogni acquisto, spese di spedizione comprese nel prezzo.
Richiedere a:
• Libreria dei popoli, Brescia: tel. 030 3772780 int. 2;
fax 030 3772781; e-mail: [email protected]
I MISSIONARI SCRIVONO
Tante novità dalla missione congolese di Panzi
Nella missione di Panzi (Bukavu) le
novità sono tante. Prima di tutto, la nuova chiesa dedicata a San Guido Conforti:
è troppo bella! Piuttosto che continuare a
star fuori dalla vecchia piccola chiesa di
mille posti, ci siamo entrati già la notte di
Natale, con grande gioia di tutti, anche se
non era ancora finita (vedi foto).
Abbiamo 175 catecumeni, pronti per il
battesimo nella notte di Pasqua: è un bel
gruppo di adolescenti e giovani di buona
volontà. La missione di Panzi ha preso come motto quaresimale, “La misericordia
cambierà Panzi, diamoci il perdono!”.
Abbiamo chiesto ai cristiani un’azione
concreta per la quaresima: ogni venerdì
mattina presto, dalle 6 alle 7, scendere sulle strade dei quartieri per pulirle, per liberare i canaletti e colmare le tante buche; e vedo che varie centinaia
di persone hanno risposto. Gli altri, protestanti e musulmani, chiedono: come mai il venerdì e non il sabato
(quando lo Stato chiede ai cittadini di fare un lavoro comunitario; ma nessuno si presenta!).
Il nostro gesto è una provocazione, perché tutti si interessino al proprio quartiere e lo rendano più umano!
Ed è commovente vedere tante mamme, adulti e giovani, con zappe e badili fare la loro buona azione quaresimale. Il Signore vi benedica tutti e vi auguro una santa Pasqua.
p. Nicola Colasuonno, sx - Panzi, Bukavu (RD Congo)
In Sud Sudan, il vescovo dorme sotto la tenda
Scrivo dal Sud Sudan, dove ho accompagnato alcuni confratelli per esplorare la possibilità di aprire qui
una missione. Il Sud Sudan è una nazione a rischio. Anche nella capitale le rapine a mano armata sono frequenti. Andare dalla polizia è inutile. Anzi, si dice che gli stessi poliziotti ogni tanto si travestono per... arrotondare il salario.
Sono stato in un villaggio lontano, tagliato fuori... dal mondo. Eravamo un gruppo di sei, incluse due missionarie. Siamo arrivati con un piccolo aereo che è atterrato su di una pista di terra battuta. L’accoglienza della gente è stata cordiale e festosa. Erano anni che non si vedeva un
vescovo da queste parti.
Dopo la visita alle autorità e alla comunità cristiana, ci hanno mostrato le tende preparate per noi: per quattro notti abbiamo dormito in tenda, su terreno non pianeggiante, e si
sentivano tutte le gobbe. Mancava anche il cuscino, ma ho risolto il problema arrotolando la veste dentro un asciugamano. Ho scoperto che la veste con i bottoni rossi è un indumento episcopale... multiuso. Buona Pasqua!
mons. Giorgio Biguzzi, sx - Sud Sudan
Una speranza per i drogati anche in Bangladesh
La domenica vado a celebrare la Messa in una comunità di drogati alla periferia di Dhaka. Fratel Ronald,
che da 40 anni lavora con i drogati, ha costruito per loro in aperta campagna un centro di riabilitazione, chiamato Apongao, cioè “casa propria”.
Non sono persone cattive; sono semplicemente malate e hanno bisogno d’aiuto per rifarsi dentro. Si
tratta per lo più di “ragazzi di strada”, che a Dhaka sono ormai un esercito. Ad Apongao vivono almeno 180
giovani e una trentina di ragazze. Tra loro, anche 16 cattolici.
La domenica dedico loro alcune ore per un colloquio personale, la confessione e la celebrazione della
Messa. Mi rendo conto che questi giovani hanno bisogno di una guida spirituale e di una buona catechesi, per ricostruire la loro sensibilità religiosa e dare loro la speranza della risurrezione.
p. Silvano Garello, sx - Dhaka, Bangladesh
SOLIDARIETÀ
KAMENGE: TETTI PER 80 CASETTE
Cosa ha a che fare un Centro giovanile come quello di
Kamenge (Burundi), con le lamiere e le case nei quartieri di periferia, con 400mila abitanti?
Da 24 anni i giovani di Bujumbura partecipano alle attività del centro per imparare che è bello vivere insieme
e aiutarsi. Durante i mesi estivi, i giovani partecipano ai
campi di lavoro e formazione. Il lavoro consiste nel fare mattoni di fango, utilizzati per costruire le case dei
Quartieri per le famiglie che ne sono senza. Si mettono a disposizione 2.500 mattoni, la famiglia costruisce
la casa, il centro fornisce il tetto di lamiere, una porta e
due finestre.
La scorsa estate abbiamo fatto 475.000 mattoni; 65
case sono già terminate; abbiamo in programma di terminarne altre 80. I costi riguardano 30 lamiere da 3 metri, 20 travetti, 3 chili di chiodi, una porta e due finestre,
per un totale di 350 euro per casa. Per dare un tetto a
80 case, occorre un investimento totale di 28.000 euro.
In questo modo i nostri giovani imparano a vivere insieme e ad aiutare la gente più bisognosa dei loro quartieri. Aiutateci anche voi a migliorare il mondo. Grazie!
p. Claudio Marano, sx - CJK, Bujumbura
PICCOLI PROGETTI
3/2015 - BURUNDI
A Kamenge, tetti per 80 casette
Il Centro Giovani Kamenge incoraggia i giovani a partecipare al benessere della gente
nei quartieri poveri di Bujumbura, costruendo mattoni e fornendo lamiere per il tetto,
la porta e due finestre, per dare una casa alle
famiglie bisognose. Per 80 casette, a 350 euro
ciascuna, si chiede un aiuto fino a 28mila euro.
• Responsabile del progetto è il saveriano
friulano p. Claudio Marano.
2/2015 - AMAZZONIA
Formazione dei giovani
I saveriani dell’Amazzonia sono coinvolti
nella formazione di giovani, che frequentano i corsi filosofici a Belém. Per mantenere
gli studi chiedono fino a 10mila euro annuali.
• Responsabile del progetto è il saveriano
vicentino p. Valter Parise.
Chi desidera contribuire, può utilizzare l’accluso
C/c.p., oppure può inviare l’offerta su C/c.p. o bonifico direttamente a:
“Associazione Missionari Saveriani Onlus”
Viale S. Martino 8 - 43123 PARMA
C/c 1004361281 (Cod. fiscale 92166010345)
IBAN IT77 A076 0112 7000 0100 4361 281
È bene inviare copia dell’avvenuto bonifico
via fax al n. 0521 960645 oppure a [email protected] - indicando nome, cognome e indirizzo (per emettere documento valido ai fini della detrazione fiscale).
2015 APRILE
ALZANO
24022 ALZANO L. BG - Via A. Ponchielli, 4
Tel. 035 513343 - Fax 035 511210
E-mail: [email protected] - C/c. postale 233247
IBAN - IT 82 K 05428 52520 000000000195 (UBI Banca Popolare Bergamo, Alzano L.)
Tutti i bei frutti della Pasqua
La veste bianca macchiata dal sangue
L
a Pasqua è per sua natura
una “festa missionaria”.
In tutte le nostre missioni, infatti, vengono celebrati i battesimi
di coloro che hanno percorso il
cammino catecumenale e che
ora, finalmente, entrano nella
chiesa ricevendo i sacramenti
dell’iniziazione cristiana: il Battesimo, la Cresima e l’Eucarestia.
La notte della Pasqua, quella
della loro risurrezione con Cristo,
illumina la vita di tutte queste persone che incontrano, pieni di gioia, la vita nuova di figli di Dio. Si
vestono di bianco, come il Cristo
della trasfigurazione, per indicare
che la vita nuova, appena iniziata,
è senza macchia e si accompagna
all’impegno per essere “candidamente” conformi al vangelo.
Dal Burundi la lettera
di p. Mario Pulcini
Abbiamo ricevuto dal Burundi
una lettera di p. Mario Pulcini,
originario di Nembro. Ci presenta alcune considerazioni sul
sacrificio delle tre sorelle save-
riane uccise il 7 settembre 2014
a Bujumbura.
“…La tragica morte di Bernardetta, Lucia e Olga ha lasciato tanta tristezza e molti interrogativi che, purtroppo, non hanno
ancora avuto una risposta. Non
si possono dimenticare facilmente anni di vita missionaria
vissuti con intensità, nella gioia evangelica comune a tutti
messaggeri della parola di Dio.
Ringrazio il Signore per la loro
umanità, disponibilità e grande
tenerezza nell’avvicinare i malati e i deboli. Sentirò la loro presenza all’orfanatrofio delle suore
di Madre Teresa di Calcutta, un
appuntamento con i bambini e
gli anziani al quale le tre saveriane non sono mai mancate.
Ringrazio ciascuno di voi per
quanto ha fatto a favore della
nostra missione. La certezza di
essere accompagnati ogni giorno
dal ricordo, dalla preghiera e dal
vostro sostegno trasmette forza
per continuare con coraggio a
essere buoni testimoni di Colui
p. GERARDO CAGLIONI, sx
che ci ha scelti e inviati”.
Un dono che continua
Qualche volta - anche con una
certa frequenza, in tante parti del
mondo - la bianca veste pasquale viene macchiata dal sangue
dei “testimoni” del vangelo. La
Pasqua passa appunto attraverso
la morte, che però conduce alla
vita nuova, la vita del Cristo risorto. La nostra fede ci assicura
che le sorelle saveriane, con la
loro morte, sono diventate seme
di nuovi cristiani.
I missionari celebrano la Pasqua raccogliendo i frutti del loro
lavoro missionario. Infatti, essi
sono stati inviati a portare il vangelo ad altre genti, in terre che
non sono le proprie. I battesimi
sono il frutto della loro missione, del dono che essi hanno fatto
della loro vita a Dio e alla chiesa.
Missionari per sempre
I missionari anziani non sempre possono restano sul campo
di missione: l’età e la salute li
Si riparte... ma mai da zero!
Abbiamo bisogno di fantasia e coraggio
C
inque giorni dopo il mio
ritorno in Brasile, il 12
gennaio, il vescovo di Campinas
mons. José dos Santos ha creato
una nuova parrocchia distaccando sei comunità dall’attuale
parrocchia affidata ai saveriani.
Questa ne aveva tredici, con una
popolazione calcolata sui 60mila
abitanti. Faremo all’incirca metà
e metà.
La nuova parrocchia avrà come patrono San Guido Conforti,
il fondatore dei saveriani, e sarà
affidata ancora ai saveriani, riuniti in comunità nella casa che
ospita il noviziato. Formazione
di futuri missionari, animazione
missionaria e vocazionale, pastorale sul territorio sono gli impegni dei tre saveriani: p. Lucas
Marandi (bengalese), p. Giovanni Murazzo e il sottoscritto.
8
Una parrocchia in stile
“papa Francesco”
È un’occasione speciale per
realizzare una parrocchia sulle
linee tracciate da papa Francesco: “La parrocchia non è una
struttura caduca; proprio perché
ha una grande plasticità, può
assumere forme molto diverse
che richiedono la docilità e la
creatività missionaria del pastore e della comunità”. Ecco,
chiediamo allo Spirito Santo
la creatività missionaria: ci dia
fantasia, forza e coraggio di realizzare quella “comunità di comunità” che è la descrizione di
parrocchia data dallo stesso papa Francesco nel n. 28 della sua
esortazione apostolica “La gioia
del vangelo”.
Ci sarà molto da fare anche
in campo materiale: aule di ca-
Padre Alfiero Ceresoli con due bambini
in Brasile nella nuova parrocchia “San
Guido Conforti”, creata recentemente
dal vescovo e affidata ai saveriani; la
scritta in alto è un avviso e un invito:
“Anche il silenzio è preghiera”
p. ALFIERO CERESOLI, sx
techismo, spazi per riunioni,
chiese… Ma il nostro impegno
principale sarà quello di formare la parrocchia come “comunità
di comunità, santuario dove gli
assetati vanno a bere per continuare a camminare, e centro di
costante invio missionario”.
Chiesa viva tra la gente
Tentando di realizzare questa
descrizione di papa Francesco,
vorremmo eliminare ogni “stile piramidale”: comunità, unite
tra loro, che camminano nella
storia e nel territorio mano nella
mano, senza perdere per questo
la loro identità. Comunità che
possano essere, proprio perché
piccole, chiesa viva in mezzo
alle case e alle baracche della
gente che arriva qui in cerca di
lavoro. Cosicché gli assetati non
debbano fare molta strada per
raggiungere la fonte, e perché
ognuno si senta parte attiva nella sua comunità e membro della
parrocchia.
Iniziamo dunque un nuovo
cammino, con l’entusiasmo e
la gioia che ci dona l’attività di
evangelizzazione. Pregate molto per noi, perché nessuno possa rubarci la gioia del vangelo e
- perché no? - ci venga donato
qualche successo in questa no■
stra avventura evangelica.
Padre Gerardo Caglioni con i catecumeni la notte di Pasqua,
nella missione in Sierra Leone
costringono a tornare e vivere
la missione in patria. Tocca però ai missionari anziani e malati
- anche nella nostra Bergamo passare il testimone della vocazione missionaria alle comunità
cristiane locali.
Prima di tutto perché queste
comunità cristiane non si spengano o non si addormentino. La
Pasqua deve continuare a generare ancora quei frutti che per
tanti secoli hanno arricchito la
comunità cristiana universale.
A volte gli anziani si sentono messi da parte, perché pare non abbiano più un ambito in
cui muoversi. Ma sono proprio i
loro frutti, quei frutti maturi fatti crescere in missione con tanti
battesimi, che ci ricordano quanto preziosa sia ancora la loro vita. La Pasqua ci ricordi ancora
una volta l’importanza dei missionari, perché la risurrezione di
Cristo, attraverso il battesimo,
raggiunga tanti altri fratelli e sorelle nel mondo.
■
31 maggio: festa dei famigliari
Domenica 31 maggio vi aspettiamo numerosi, come ogni anno, nella casa dei saveriani di Alzano Lombardo per la festa con
tutti i famigliari dei saveriani e delle saveriane di origine bergamasca. La giornata inizia alle ore 10 e prosegue con la santa
Messa e il pranzo insieme.
9 MAGGIO: CONVEGNO “MISSIONE OGGI”
Organizzato dal
mensile dei saveriani
Missione Oggi, sabato
9 maggio (dalle 9 alle
18,30) presso la chiesa di San Cristo in via
Piamarta 9 a Brescia,
si svolge l’atteso convegno annuale, sul tema: “Siamo tutti meticci? Le religioni nella diaspora moderna”.
Le società contemporanee sono sempre
più plurali. Le migrazioni provocano una
mescolanza di persone senza precedenti nella storia. In questo scenario ci chiediamo quale sia il ruolo
del cristianesimo, per
favorire un fecondo
“meticciato”.
Il tema sarà trattato
da vari punti di vista. Di fondamentalismo e dialogo, islam e califfato
parleranno Paolo Naso e Francesco Zannini; di futuro del cristianesimo, Virgil Elizondo; di cristiani in Medioriente, Giuseppe Morotti; di
cristianesimo e Cina, Alessandro Dell’Orto; di sguardi sul futuro, Antonella Fucecchi.
Il convegno sarà preceduto dallo spettacolo teatrale “Mi piacerebbe terminando di essere nella luce”, liberamente tratto da “Pensiero
alla morte” di Paolo VI, con Luciano Bertoli, che si terrà a San Cristo
venerdì 8 maggio alle 20,45. Ingresso libero.
Per informazioni e iscrizioni, scrivere a: segreteria.mo@saveriani.
bs.it oppure telefonare al numero 030 3772780 int. 5.
2015 APRILE
BRESCIA
25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9
Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781
E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259
IBAN - IT 45 Q 03500 11202 000000001607 (UBI Banco di Brescia, Brescia 2)
In Thailandia con il sorriso...
Un mese esplorativo nel Paese asiatico
intervistato Guido
A bbiamo
Baselli, volontario presso i
saveriani di Brescia e aspirante
del laicato saveriano, insieme alla moglie Luciana. Guido è stato
per un mese in Thailandia. Ecco
cosa ci ha raccontato dell’esperienza vissuta.
Perché questo viaggio?
Volevo provare ad aiutare, a
dare il mio contributo in un Paese straniero, di missione, senza
essere il classico turista. E ho
scelto di andare in Asia perché
è un continente che mi affascina
molto. La scelta della Thailandia
mi ha accontentato.
Eri alla “Casa degli angeli”…
È una struttura che ospita
bambini e ragazzi portatori di
handicap. È gestita dalla saveriana suor Angela Bertelli, che
per molti anni è stata fisioterapista. Nella “Casa degli angeli” le mamme imparano da suor
Angela ad accudire i propri
figli e i bambini abbandonati.
In Thailandia molte donne abbandonano i propri figli quando
nascono con un handicap, perché si ritiene che sia una colpa
da espiare per un male com-
messo nella vita precedente.
Le mamme vivono lì?
Non tutte. In totale di giorno
ci sono una quindicina di mamme; solo alcune alloggiano nella
“Casa degli angeli”. Le mamme
ricevono anche un piccolo contributo economico per il lavoro
che svolgono per tenere in ordine la struttura.
Sono sposate?
Sì, ma non tutte. Alcune sono
sole, perché se decidono di tenere
il proprio figlio si emarginano anche dalla famiglia d’origine. Non
ci sono figure maschili all’interno
della “Casa degli angeli”.
a cura di DIEGO PIOVANI
re che ci si affezioni troppo. E
questo ho faticato a capirlo, perché io volevo dare una mano e
volevo stare con loro, integrarmi, anche a rischio di provare
dispiacere dopo.
Quando le ospiti andavano
via, notavo che gli occhi delle
mamme si riempivano di tristezza e sofferenza per la situazione
che vivevano, nonostante suor
Angela le stimolasse a guardare agli aspetti positivi della loro
collaborazione reciproca. E questo mi ha lasciato perplesso.
Come hai aiutato?
Davo da mangiare e facevo
camminare qualche bambino.
Sono casi con deficit sia fisici che mentali, e che non potranno guarire completamente.
L’obiettivo è perciò aiutarli a
migliorare.
Hai conosciuto i saveriani?
Sì, sono tutti motivati e impegnati a portare la Parola di Dio
tra i cristiani e i non cristiani.
Inoltre, aiutano chi è nel bisogno. La gente lavora e sopravvive, ma c’è anche tanta povertà. I
thailandesi ti sorridono sempre,
a ogni incontro: ti fanno pensare
che vada tutto bene, che sia tutto a posto, e invece i problemi
esistono.
Che esperienza è stata?
Positiva e intensa. La tendenza è a non mischiare troppo le
persone che lavorano con le
mamme e i ragazzi, per il timo-
Sei stato anche al Km 48?
È la missione affidata ai
saveriani nel nordovest della
Thailandia, al confine con la
Birmania. È una zona collinare,
Un convegno tira l’altro
“Missione Oggi” e il meticciato il 9 maggio
dal mensile dei
O rganizzato
saveriani Missione Oggi,
sabato 9 maggio (dalle 9 alle
18,30) presso la chiesa di San
Cristo in via Piamarta 9 a Brescia, si svolge l’atteso convegno
annuale, sul tema: “Siamo tutti
8
meticci? Le religioni nella diaspora moderna”.
Le società contemporanee sono sempre più plurali. Le migrazioni provocano una mescolanza
di persone senza precedenti nella storia. In questo scenario ci
REDAZIONE MO
chiediamo quale sia il ruolo del
cristianesimo, per favorire un fecondo “meticciato”.
Il tema sarà trattato da vari
punti di vista. Di fondamentalismo e dialogo, islam e califfato
parleranno Paolo Naso e Francesco Zannini; di futuro
del cristianesimo, Virgil
Elizondo; di cristiani in
Medioriente, Giuseppe
Morotti; di cristianesimo e Cina, Alessandro
Dell’Orto; di sguardi sul
futuro, Antonella Fucecchi.
Il convegno sarà preceduto dallo spettacolo
teatrale “Mi piacerebbe
terminando di essere nella
luce”, liberamente tratto
da “Pensiero alla morte”
di Paolo VI, con Luciano
Bertoli, che si terrà a San
Cristo venerdì 8 maggio
alle 20,45. Ingresso libero.
Per informazioni e
iscrizioni, scrivere alla
mail: [email protected] oppure telefonare al numero 030
3772780 int. 5.
■
dove i saveriani
vorrebbero costruire un centro
giovanile, tipo
oratorio, per le attività dei ragazzi e
non solo. La missione di “Km 48”
è molto ampia e
dispersiva, e i saveriani sono costretti a viaggiare
molto, spesso non
trovando le persone che cercano,
perché non hanno
modo di comunicare prima il loro
arrivo.
Ti piacerebbe
Guido Baselli, di Pompiano, con la saveriana
tornare?
Antonella Del Grosso e alcuni bambini
di uno dei tanti slum di Bangkok, in Thailandia
Assolutamente
sì, e possibilmente
tà, ma anche dignità. Si riesce a
per rimanere un po’ più a lungo.
sopravvivere con quello che si ha.
Magari anche con mia moglie,
Ho mangiato tanto riso, dapperper farle vedere dove sono stato.
tutto. Sono riuscito a vivere come
È stato un viaggio esplorativo
la gente, senza tante esigenze.
per un’eventuale nuova esperienza. Vorrei aiutare di più con
il lavoro manuale: c’è da fare in
E la gente?
abbondanza, e per chi come me
Il loro marchio di fabbrica è
non ha mai avuto troppa voglia
il sorriso: naturale, fin dal pridi studiare…
mo impatto. Ti salutano sempre.
Non credo che sia un sorriso da
T’aspettavi un paese così?
“presa in giro”. E se hai bisogno
In parte sì. Nei paesi c’è poverdi qualcosa, ti aiutano.
■
Domenica 17 maggio: gita a Genova
I missionari saveriani di Brescia organizzano per domenica 17
maggio la consueta gita annuale. La meta scelta è Genova. Partenza alle 6,30 in via Pietro Nenni (di fronte al Novotel). Arrivo
a Genova alle 9,30, incontro con la guida e visita al Museo d’arte orientale Edoardo Chiossone e poi al centro storico. Dopo il
pranzo, visita al santuario Madonna della Guardia, celebrazione della Messa e verso le 17,30 ripartenza per Brescia dove l’arrivo è previsto per le 20,30.
Il costo d’iscrizione (pranzo compreso) oscilla tra i 64 e i 79 €
a seconda del numero dei partecipanti. Informazioni e prenotazioni entro il 30 aprile al numero 349 3624217 (chi non desidera il pesce a pranzo deve comunicarlo all’atto dell’iscrizione).
CEM E L’INTERCULTURA IL 18 APRILE
REDAZIONE CEM
Il CEM (Centro
di Educazione alla Mondialità)
vuole riflettere su
ciò che sta accadendo (o non accadendo) nel nostro Paese, riguardo la costruzione
di una politica
interculturale, a
partire dalla scuola. Se ne parla in
un convegno, sabato 18 aprile (dalle 9 alle 18) dal titolo, “Intercultura, dove vai?”.
Nella mattinata, sono proposti gli interventi dei professori DavideZoletto e Alessio Surian; nel pomeriggio sono previsti tre laboratori
interattivi: Intercultura a scuola, manutenzione e ripartenza (con Lucrezia Pedrali); È ora delle religioni? (con Alessandra Albini e Micaela Filippini); Città plurale, luoghi d’incontro e temi per la convivenza
(con Adel Jabbar e don Fabio Corazzina).
La quota d’iscrizione al convegno o ai soli laboratori del pomeriggio è di 10 euro. Per chi è interessato a partecipare all’intera giornata
(mattina e pomeriggio) la quota è di 15 euro.
Per informazioni e iscrizioni 030 3772780; e-mail cemconvegno@
saveriani.bs.it
2015 APRILE
CAGLIARI
09121 CAGLIARI CA - Via Sulcis, 1
Tel. 070 290891
E-mail: [email protected] - C/c. postale 12756094
IBAN - IT 15 I 01015 04804 000000019850 (Banco di Sardegna, Cagliari)
P. Ezio Meloni da Reggio Calabria a casa
di marzo la noA ll’inizio
stra comunità è aumentata
di numero e di… qualità. Padre
Ezio Meloni, veterano d’Africa,
si è aggiunto agli altri saveriani
di Cagliari. Gli abbiamo rivolto
alcune domande per presentarlo
a tutti voi e conoscerlo meglio.
Padre Ezio, tu sei sardo!
Sì, il 3 aprile 1936 ho aperto
gli occhi nel paese di Sadali. Mi
hanno detto che ero un regalo
per la mia famiglia, dopo alcuni anni di attesa. La mia infanzia
l’ho trascorsa serenamente, come tutti i bambini, ed ero curioso di conoscere il mondo.
Come hai conosciuto i saveriani?
Non ricordo esattamente chi
sia venuto a Sadali a parlare a
noi ragazzi del catechismo: for-
se padre Gitti o padre Picci, che
venivano da Quartu Sant’Elena. Ma i racconti delle missioni mi hanno impressionato e ho
chiesto loro se anch’io un giorno avrei potuto essere missionario. A quell’età non capivo molto, ma volevo anch’io andare in
Cina.
Poi che è successo?
Nel 1948 a Tortolì erano arrivati i primi saveriani per continuare l’opera del sacerdote sardo don Mirto, morto tragicamente mentre tentava di salvare un ragazzo che faceva il bagno. I primi saveriani che ho conosciuto sono p. Stocco, p. Berdini, p. Crestani e p. Chiari. Poi,
aumentando il numero dei ragazzi-aspiranti missionari, ci
trasferimmo a Macomer nelle
“Casermette”. Nel 1953, termi-
a cura di p. GIANNI ZAMPINI, sx
nate le medie, dovetti emigrare
verso il continente. Così ho fatto il ginnasio a Zelarino (VE), il
noviziato a San Piero in Vincoli (RA), il liceo classico a Desio
(MB), e poi finalmente arrivai in
teologia a Parma nel 1960.
Sei stato un ragazzo tenace!
Certo, vedendo tanti compagni lasciare l’istituto, ogni tanto anch’io avevo qualche crisi
(soprattutto quando era un amico), ma la preghiera, il desiderio
di portare il vangelo dove Gesù
non era ancora conosciuto e la
guida spirituale dei missionari
mi hanno aiutato a superare tutte le difficoltà.
Da quando sei sacerdote?
Il 13 ottobre del 1963 il cardinale Rugambwa della Tanzania
mi ha ordinato prete, assieme ad
“Siete la sua seconda famiglia”
Con la preghiera di tutti ce la faremo
Anita, sorella unica di p. Virginio, ci aggiorna sulla situazione del fratello missionario,
che manda un appello a tutti gli
amici della Sardegna.
P
8
e delle braccia; dicono che è come se avesse avuto un ictus alla
spina dorsale.
Virginio è informato della sua
situazione e, nonostante tutto,
ha riacquistato la sua serenità e
il suo sorriso, che dà forza anche
a me per potergli stare vicino e
aiutarlo. Io sono credente, e penso che Colui che è lassù ci aiuterà a superare tutti gli ostacoli e
sono sicura che ci accompagnerà
per tutto il tempo che ci vorrà.
Sono anche certa che ce la faremo, e che p. Virginio tornerà
come nuovo.
Grazie per le vostre preghiere. Stategli vicino in qualsiasi
modo, perché voi amici e amiche della Sardegna siete la sua
ANITA SIMONCELLI
seconda famiglia. Padre Virginio
mi ha dettato queste parole, che
trascrivo: è il suo saluto personale a tutti voi, in Sardegna. Un
abbraccio forte, Anita.
Il saluto di p. Virginio
adre Virginio si trova in
Cari amici e amiche, cari gioun letto dell’ospedale Nivani e giovanissimi, non me l’aguarda di Milano, reparto di
spettavo, ma come la missione
Neurochirurgia. Soffrendo per
ci insegna, bisogna imparare a
ernie cervicali, le teneva sotto
mettere tutto (gioie e dolori) nelcontrollo con qualche terapia.
le mani di Colui che ci ha semMa dai primi di febbraio i dolori
pre voluto bene e che continua a
sono aumentati, fino a fargli peressere accanto a noi per portarci
dere l’uso normale delle gambe.
sulle sue spalle di Buon Pastore.
Dietro mia insistenza, finalVi ricordo tutti con grande afmente il 2 marzo, aiutato dalla
fetto e so che mi accompagnate
gente, è stato imbarcato su un
in questo momento difficile delaereo diretto a Milano per una
la mia vita con la preghiera; così
visita specialistica. Finché il 5
so che stanno facendo in
marzo, ormai incapace di
Sardegna tutte le persone
muoversi, l’ho fatto portache ho conosciuto e a cui
re in ambulanza al pronto
ho voluto bene. Abbiamo
soccorso del Niguarda.
fatto tanti passi insieme e
Qui gli hanno fatto tutto
continueremo a farli, anciò che dovevano, comche se in questo momento
presa la risonanza con
siamo lontani.
liquido di contrasto. RiRingrazio tutti per le
scontrando una sacca di
loro preghiere e mi senpus all’esofago, che aveva
to in unione di preghiera
contaminato anche le vercon voi. Anche se su un
tebre, i medici hanno subiletto d’ospedale verrebbe
to provveduto per l’operada pensare solo alla soffezione (durata cinque ore).
renza, tutti noi siamo conDopo cinque giorni in
vinti che, unendo le nostre
terapia intensiva, ora è in
croci alla croce di Cristo,
reparto di neurochirurgia.
tutto finisce nella resurreSecondo il chirurgo che lo
zione. Un abbraccio a tutha in cura, ci vorrà parecchio tempo per poter riac- Padre Virginio Simoncelli con la sorella Anita nel suo letto ti, e Forza Paris! Vostro,
p. Virginio Simoncelli, sx
quistare l’uso delle gambe
d’ospedale, dopo il delicato intervento chirurgico subito
Sei partito subito per
la missione?
No, ma avrei voluto: mi
sentivo pieno di energie
e di forze. I superiori mi
hanno inviato a Brescia,
dove era stato aperto un
seminario minore alcuni
anni prima. Brescia aveva
bisogno di animatori missionari che andassero nelle
parrocchie e nelle scuole e
animassero i ragazzi per
prepararsi alla missione.
La tua prima missione?
Il Burundi. Lo studio
della lingua kirundi è stato lungo e difficile, ma alla
fine ho potuto iniziare l’attività apostolica a Murago.
Padre Ezio Meloni, saveriano di Sadali (NU),
Sulle belle colline burun- missionario in Burundi e in Congo e, più recentedesi ho fondato la missio- mente, a Reggio Calabria, è tornato in Sardegna;
sul monte Orani, accanto alla chiesa di
ne e il mio compito princi- nella foto san
Francesco Saverio (unica nell’isola)
pale era seguire i muratori nella costruzione delle opere
nomo. La passione per l’Afriparrocchiali e visitare le comuca però non mi lasciava in panità cristiane lontane da Murago,
ce e nel 1983 chiesi di andare
attraverso lunghi “safari”.
in Congo… dove ho girato quaDurante la ribellione e la guersi tutte le missioni affidate ai sara civile del 1979, mi dedicai alveriani. La salute, e soprattutto
la cura dei feriti e ricevetti cola vista, hanno iniziato a moleme ricompensa dal governo l’estarmi e dopo ben otto operaziospulsione dal paese, assieme ad
ni agli occhi, nel 2010 ho dovualtri 40 missionari di tante conto rassegnarmi e rientrare definigregazioni missionarie presenti
tivamente in Italia.
in Burundi.
Cosa hai fatto allora?
Chiesi di fare un anno di riflessione e di studio sull’Africa ad Abijan, in Costa d’Avorio,
per conoscere meglio la cultura africana, ma i superiori mi richiamarono in Italia, come eco-
Ora, a 78 anni, sei a Cagliari…
La cosa più bella che desidero è che altri giovani, ascoltando la mia esperienza di missione, si entusiasmino e si preparino a partire anche loro, per dove
■
il Signore li vuole.
VENTIQUATTRO ORE PER IL SIGNORE
In unione con papa Francesco per il mondo
p. GIANNI ZAMPINI, sx
Papa Francesco ha portato nella chiesa un vento primaverile che riscalda i cuori e fa germogliare le gemme della fede. Anche i saveriani di Cagliari, sollecitati dal gruppo GAMS-AMA, hanno aderito all’iniziativa delle “ventiquattr’ore per il Signore”. Con papa Francesco e
con tutte le diocesi nel mondo, abbiamo celebrato l’amore del Signore nell’adorazione Eucaristica e nel sacramento della riconciliazione.
Ci siamo ritrovati tutti alle ore 16 del 13 marzo per l’apertura ufficiale nel salone della nostra casa in via Sulcis 1. Padre Massimo ha celebrato l’Eucarestia e ci ha motivati a corrispondere all’amore che Dio
ha per ciascuno di noi: egli ci ama sempre e non si stanca di perdonare. Ci ama e basta… Sta a noi fargli compagnia, leggere la sua parola
e imitarlo nella nostra vita.
Di ora in ora e a gruppetti, ci siamo alternati anche durante la notte nell’adorazione a Gesù, esposto sull’altare. I missionari sono sempre stati a disposizione per celebrare il sacramento della riconciliazione.
Davanti all’Eucarestia abbiamo messo un
cestino, dove i partecipanti hanno deposto
le loro intenzioni di preghiera per la pace, il
lavoro, l’accoglienza dei profughi, la difesa
della vita e per i nostri giovani… Certo, Dio
conosce già le nostre necessità e i nostri bisogni ma, convinti che “dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”,
ognuno ha pregato per le intenzioni di tutti.
Alle 17 del 14 marzo la preghiera no-stop
si è conclusa con la benedizione Eucaristica
e la gioia di tutti i presenti.
foto G. Dovigo
È arrivato il sesto saveriano...
altri 32 giovani missionari.
2015 APRILE
CREMONA
43123 PARMA PR - Viale S. Martino, 8
Tel. 0521 920511 - Fax 0521 920502
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La Pasqua missionaria in Congo...
... l’esperienza delle comunità ecclesiali viventi
P
ensando alla Pasqua che
celebriamo in Italia, il mio
cuore va con nostalgia alle Pasque celebrate in Congo, e specialmente a Cahi e Bukavu, nella
regione del Sud-Kivu. Sono tante le differenze, principalmente
dovute alla realtà delle comunità ecclesiali viventi (CEV) o
comunità di base, che anche in
Italia sarebbero pastoralmente
molto opportune: l’esperienza
di chiesa che generalmente molti cristiani fanno a livello solo
parrocchiale in Italia, è molto
relativa, perché difficilmente si
esce dall’anonimato.
Un cammino faticoso
Nel 2012, nella repubblica
democratica del Congo abbiamo celebrato 50 anni da quando è stata lanciata la pastorale
delle CEV (comunità ecclesiali
viventi). In un primo tempo si
era evitato di chiamarle “di base”, perché altrove le “comunità
di base” a volte si ponevano in
contrasto con la chiesa.
È stato un cammino lungo e
faticoso. Nel Kivu in particolare, la difficoltà maggiore è stata
causata dalla rivoluzione mulelista scoppiata nel 1964, che
scombussolò la vita della gente
e della chiesa. Fu allora che i
saveriani diedero il loro primo
contributo di sangue alla missione in Congo: il 28 novembre
1964, nella missione di Baraka
furono uccisi fr. Vittorio Faccin
e p. Luigi Carrara; poi la sera
dello stesso giorno, per mano
dello stesso massacratore, nella
missione di Fizi furono uccisi p.
Giovanni Didoné e l’Abbé Joubert, un sacerdote diocesano.
Per le CEV, c’è stata poi la
battuta d’arresto in tutto il Congo/Zaire nel 1972, quando il dit-
p. C. SANFELICE, sx
tatore Mobutu lanciò la politica
dell’autenticità, con l’obiettivo
di “sradicare la chiesa cattolica”.
Tuttavia, grazie alla resistenza
dei vescovi e dei fedeli, nei primi anni ’80, l’orientamento pastorale ha rilanciato le comunità
ecclesiali viventi, che hanno preso vigore in tutte le diocesi del
Congo.
L’incontro settimanale
Inoltre, con il primo sinodo per l’Africa e l’esortazione
apostolica Ecclesia in Africa
di Giovanni Paolo II, i vescovi
del Congo hanno rinnovato l’orientamento delle CEV, con il
documento intitolato, La Nuova
Evangelizzazione, che aveva alla base la visione della “Chiesa,
famiglia di Dio”. Non c’è niente
di meglio per le CEV che vivere
lo spirito di famiglia delle prime
comunità cristiane di Gerusa-
La Pasqua missionaria in Congo/2
Esplosione di gioia nel cuore di tutti i fedeli
L
e 32 comunità ecclesiali
viventi (CEVB - da qualche tempo si è cominciato ad aggiungere la qualifica “di base”)
sono organizzate anche in otto
comunità di settore. Ogni ministero ha il suo comitato nelle
CEVB, a cui fa seguito un comitato nel settore, e infine la commissione parrocchiale.
Per esempio, le 53 corali delle CEVB, dei settori e della
parrocchia - sono guidate dalla commissione parrocchiale di
musica sacra. La stessa cosa avviene per i 270 catechisti: ogni
CEVB ha i suoi catechisti, formati dalla commissione parrocchiale della catechesi.
Vivere e dare la vita…
Per le celebrazioni pasquali,
tutte le CEVB sono impegnate, specialmente con i ministeri della catechesi, della liturgia
8
e della festa, ma anche della carità. La veglia pasquale riunisce
tutti i membri delle CEVB nella
chiesa centrale della parrocchia,
per accompagnare i loro catecumeni al battesimo. Quella notte
è la festa della chiesa-madre che
generava i suoi nuovi figli, dati a lei da Dio Padre. Lo spettacolo di tutte le CEVB radunate
nella stessa chiesa è anche l’immagine plastica della parrocchia,
vista come comunione di molte
comunità.
Da questa consapevolezza
prende forza l’esplosione di gioia nel cuore di tutti, catecumeni
e fedeli, e specialmente di quei
fedeli “pescatori di uomini”, che
hanno attirato nuove persone alla fede in Cristo. Il compito della
“pesca” è effettuato in modo più
assiduo e continuo dai “legionari di Maria”.
In Africa, la nascita di un bim-
La sala polivalente della comunità ecclesiale vivente
(“shirika”, in lingua kiswahili) “San Francesco d’Assisi” nella parrocchia congolese di Cahi
p. CARMELO SANFELICE, sx
bo è sempre un avvenimento celebrato con solennità, perché la
base della cultura e del sentimento della gente è la vita: vivere e dare la vita è un fattore di
fierezza, per cui si fa di tutto anche per sopravvivere.
Il grande senso di famiglia
La domenica di Pasqua, dal
pomeriggio fino a sera, in quasi
tutte le CEVB viene organizzata
la festa, che si celebra nella sala
polivalente di ogni CEVB. Il locale stesso testimonia lo spirito
di famiglia, perché tutti i membri, anche i bambini, hanno fatto molti sacrifici per costruirla.
A volte, i loro sacrifici sono stati sostenuti anche dalla generosità di tanti amici e benefattori
in Italia. Dunque, quelle sale polivalenti testimoniano esse stesse la “comunione ecclesiale”. E
nella festa di Pasqua la “famiglia
di Dio” accoglie i suoi figli e figlie nella propria casa.
La giornata di festa pasquale
conclude con un piccolo pasto
consumato insieme, condito di
canti, danze, foto, interviste, piccoli discorsi d’occasione e, alla
fine spesso, anche con un piccolo dono per ogni nuovo battezzato: ancor più bello se, come
d’abitudine, il padrino e la madrina sono della stessa comunità
vivente. Tutti ne escono con un
senso di famiglia più marcato.
Così la “chiesa famiglia di Dio”
cresce e si consolida.
■
Mattoni su mattoni, per preparare le sale polivalenti delle comunità
ecclesiali viventi (Cev) nella missione di Cahi, in Congo RD
lemme (Atti 2,42-47).
Le CEV, infatti, riuniscono le
famiglie del quartiere, dove non
esiste l’anonimato e le gioie e i
dolori sono condivisi. La vitalità
delle CEV si basa sull’incontro
settimanale con tre momenti:
la Parola di Dio e la preghiera
spontanea, i resoconti sui ministeri pastorali, lo scambio di
notizie.
Tredici ministeri pastorali
Nella parrocchia di Cahi, ho
vissuto in modo profondo l’esperienza di chiesa nei suoi vari
gradi: la chiesa domestica nelle
famiglie, la chiesa nelle comunità viventi, e la chiesa nella
parrocchia. A livello di CEV,
funzionavano bene tutti i tredici
ministeri pastorali, importanti per la vita cristiana e sociale
della gente.
Eccoli: il servizio di presidenza, la missione, la catechesi, la
pastorale dei ragazzi, la pastorale dei giovani, la liturgia, fidanzamento-matrimonio-famiglia,
il ministero della consolazione
(pastorale dei malati e dei defunti), la caritas, la riconciliazione
(quanti litigi ricomposti in CEV
con il perdono reciproco, senza
spese di tribunali!), l’impegno
per la giustizia e il progresso sociale, le vocazioni, la festa e le
manifestazioni culturali (teatro,
festival, sport…).
■
(continua a lato)
9 MAGGIO: CONVEGNO “MISSIONE OGGI”
Organizzato dal
mensile dei saveriani
Missione Oggi, sabato
9 maggio (dalle 9 alle
18,30) presso la chiesa di San Cristo in via
Piamarta 9 a Brescia,
si svolge l’atteso convegno annuale, sul tema: “Siamo tutti meticci? Le religioni nella diaspora moderna”.
Le società contemporanee sono sempre
più plurali. Le migrazioni provocano una
mescolanza di persone senza precedenti nella storia. In questo scenario ci chiediamo quale sia il ruolo
del cristianesimo, per
favorire un fecondo
“meticciato”.
Il tema sarà trattato
da vari punti di vista. Di fondamentalismo e dialogo, islam e califfato
parleranno Paolo Naso e Francesco Zannini; di futuro del cristianesimo, Virgil Elizondo; di cristiani in Medioriente, Giuseppe Morotti; di
cristianesimo e Cina, Alessandro Dell’Orto; di sguardi sul futuro, Antonella Fucecchi.
Il convegno sarà preceduto dallo spettacolo teatrale “Mi piacerebbe terminando di essere nella luce”, liberamente tratto da “Pensiero
alla morte” di Paolo VI, con Luciano Bertoli, che si terrà a San Cristo
venerdì 8 maggio alle 20,45. Ingresso libero.
Per informazioni e iscrizioni, scrivere a: segreteria.mo@saveriani.
bs.it oppure telefonare al numero 030 3772780 int. 5.
2015 APRILE
DESIO
20033 DESIO MB - Via Don Milani, 2
Tel. 0362 625035 - Fax 0362 624274
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Ospiti graditi e privilegiati
Il compleanno del Gruppo Nuova Amicizia
I
l Gruppo Nuova Amicizia
(GNA) compie ben 36 anni, un traguardo inimmaginabile nel lontano 1979, quando un
gruppo di giovani e meno giovani della parrocchia S. Giovanni
Battista di Desio iniziò, con la
guida della Caritas parrocchiale,
a interessarsi delle persone con
disabilità residenti in parrocchia.
Siamo ospiti dei saveriani
Abbiamo iniziato la nostra avventura nella casa saveriana di
Desio con l’allora rettore p. Na-
talio Fornasier e con la guida spirituale del compianto p. Rinaldo
Nava. A loro sono poi succeduti
p. Rino Benzoni, p. Filippo Rondi, p. Rosario Giannattasio, p.
Stefano Della Pietra… Attualmente p. Carmelo Boesso e tutti
gli altri saveriani della comunità
ci fanno sentire ospiti graditi.
Ci troviamo per le riunioni
quindicinali, durante le quali
programmiamo le attività per
l’incontro mensile (ogni quarta
domenica del mese) che ci raduna tutti per la celebrazione della
PIER ANTONIO GALIMBERTI
Messa e poi per la merenda, le
attività ricreative e, per finire, la
pizzata serale.
Abbiamo sempre trovato
grande condivisione di iniziative e spirito di servizio, con i
saveriani sempre disponibili a
soddisfare le nostre richieste logistiche e spirituali.
80 volontari per 50 disabili
Il Gruppo Nuova Amicizia è
un’associazione di volontariato
che svolge attività ricreative e
d’animazione con persone di-
Durante i suoi 36 anni di vita il “Gruppo Nuova Amicizia” è andato sempre più aumentando, con la soddisfazione di tutti
L’arcidiocesi di Milano è
composta da 1.107 parrocchie,
distribuite in 74 decanati organizzati in sette zone pastorali.
È servita da quasi 2.000 sacerdoti, 800 religiosi, più di 6.000
religiose. Noi saveriani seguiamo i quattro gruppi missionari
decanali della zona pastorale di
Monza. Gli incontri missionari si tengono ogni mese in una
parrocchia diversa.
I
l decanato missionario di
Carate (zona 5 di Monza)
è composto da 23 parrocchie. I
gruppi missionari parrocchiali,
riuniti nel decanato, organizzano eventi, manifestazioni e incontri, con la finalità di animazione e sostegno ai missionari
nel mondo.
8
Ci guida padre Domenico
I componenti dei gruppi
missionari del decanato si riuniscono una volta al mese, da
settembre a giugno. Gli incontri
trattano argomenti di formazione cristiana missionaria e presentano testimonianze dirette di
persone (laici, suore e sacerdoti)
che hanno vissuto un’esperienza
significativa in terra di missione.
Normalmente la formazione
è tenuta da un saveriano - attualmente p. Domenico Meneguzzi che con passione e competenza ci
guida e aiuta a comprendere meglio i messaggi della Sacra Scrittura. Da questi incontri i partecipanti traggono gli spunti per vivere
sempre meglio il loro impegno
cristiano nella loro vita quotidiana. Spesso, abbiamo la possibilità
Un’immagine di repertorio del “gesto del riso”, iniziativa ormai
ben conosciuta in tutto il decanato di Carate
I nostri appuntamenti
Sono tanti gli appuntamenti e
le attività che il Gruppo Nuova
Amicizia organizza. Ecco i più
importanti.
• Le vacanze estive. Negli ultimi anni si svolgono a Pinarella
di Cervia, presso la casa per ferie “Mater Gratiae”. Per rivivere
i bei momenti trascorsi insieme,
abbiamo anche realizzato un
piccolo filmato amatoriale.
• Il capodanno. Il nuovo anno
viene salutato con un “cenone”
seguito poi da giochi e balli.
• Il carnevale. È un successo
di colori e fantasia, che stimola
la creatività dei ragazzi disabili
che si prodigano per realizzare i
propri abiti.
• La castagnata. In pullman ci
rechiamo per la consueta castagnata annuale, ospiti del centro
parrocchiale di Donnas (AO).
• Le uscite domenicali. Ogni
domenica ci troviamo per allietare i pomeriggi con vari momenti ricreativi. Approfittiamo
delle varie sagre paesane, per
unirci all’atmosfera festosa che
le caratterizza.
• Gli incontri mensili. Dai saveriani a Desio celebriamo la
Messa, e proseguiamo con giochi a premi e con la cena: pizza
per tutti.
In particolare ringraziamo p.
Gianni Villa, partito per la missione in Brasile, p. Claudio Codenotti in Giappone e p. Stefano Della Pietra nell’Africa congolese: sono ripartiti con gioia
per terre lontane; e noi continuiamo a seguirli attraverso inter■
net e con la preghiera.
Auguri di buona Pasqua!
Basta un “pugno di riso”
Insieme per un bel gesto di solidarietà
versamente abili, coinvolgendole direttamente, affinché siano
loro stesse a gestire il proprio
tempo libero, maturando così la
capacità di instaurare rapporti
amichevoli con gli altri. L’attenzione è estesa alle loro famiglie,
che sono coinvolte nei momenti conviviali. I volontari sono
un’ottantina e circa 50 le persone diversamente abili seguite.
Per gestire al meglio le varie
attività, il Gruppo Nuova Amicizia promuove incontri con esperti del settore facendo poi opera
di verifica sul proprio operato.
L’impegno da parte dei volontari
si estende partecipando anche a
convegni e a iniziative di formazione proposte sul territorio.
CARLO SOMASCHINI
di confrontarci sugli sviluppi, purtroppo non sempre positivi, all’interno della nazioni povere.
Una lunga tradizione
Tutti i decanati della zona 5
da parecchi anni organizzano il
“gesto di solidarietà”, conosciuto anche come “gesto del riso”.
È nato negli anni ’80, quando
alcuni rappresentanti delle commissioni missionarie di Monza,
insieme al saveriano p. Mario
Vergani, hanno unito le forze
per finanziare qualche piccolo
progetto di evangelizzazione,
cercando di coinvolgere tutte le
parrocchie della zona. Ogni parrocchia nella stessa domenica
vendeva un sacchetto di riso.
Nel tempo, i progetti sono diventati più numerosi e ora questo
gesto di solidarietà viene svolto
dalle parrocchie in domeniche
diverse, facendo conoscere e finanziare comunque questi progetti da parte di tutti. Sono progetti piccoli e hanno come scopo
principale l’evangelizzazione.
È stato scelto il riso perché è
un alimento utilizzato da gran
parte della popolazione mondiale. I progetti, provenienti dalle missioni, sono presentati, verificati e finanziati con 5.000
euro. Ci auguriamo che anche
quest’anno il “gesto del riso”
possa dare un buon risultato. ■
La risurrezione di Cristo è la “primavera della storia”, il principio di vita nuova, di fraterna e feconda unità della famiglia
umana. La fraternità vissuta con cuore sincero ci pone nella giusta strada che ci conduce al paradiso già qui in terra.
Auguriamo a voi tutti, famigliari e amici, di vivere nelle vostre famiglie e nelle vostre comunità questa fraternità, fonte
di amore, gioia e pace, mentre accompagniamo gli auguri con
il ricordo nella preghiera e nell’Eucaristia, perché siano auguri
veramente efficaci!
Buona Pasqua!
p. Carmelo e saveriani di Desio
9 MAGGIO: CONVEGNO “MISSIONE OGGI”
Organizzato dal mensile
dei saveriani Missione Oggi, sabato 9 maggio (dalle
9 alle 18,30) presso la chiesa di San Cristo in via Piamarta 9 a Brescia, si svolge
l’atteso convegno annuale,
sul tema: “Siamo tutti meticci? Le religioni nella diaspora moderna”.
Le società contemporanee sono sempre più plurali. Le migrazioni provocano una mescolanza di
persone senza precedenti
nella storia. In questo scenario ci chiediamo quale
sia il ruolo del cristianesimo, per favorire un fecondo “meticciato”.
Il tema sarà trattato da
vari punti di vista. Di fondamentalismo e dialogo,
islam e califfato parleranno Paolo Naso e Francesco Zannini; di futuro
del cristianesimo, Virgil Elizondo; di cristiani in Medioriente, Giuseppe Morotti; di cristianesimo e Cina, Alessandro Dell’Orto; di sguardi
sul futuro, Antonella Fucecchi.
Il convegno sarà preceduto dallo spettacolo teatrale “Mi piacerebbe terminando di essere nella luce”, liberamente tratto da “Pensiero
alla morte” di Paolo VI, con Luciano Bertoli, che si terrà a San Cristo
venerdì 8 maggio alle 20,45. Ingresso libero.
Per informazioni e iscrizioni, scrivere a: segreteria.mo@saveriani.
bs.it oppure telefonare al numero 030 3772780 int. 5.
2015 APRILE
FRIULI
33100 UDINE UD - Via Monte S. Michele, 70
Tel. 0432 471818 - E-mail: [email protected]
- C/c. postale 210336
IBAN - IT 40 S 06340 12301 07404043235H (CARIFVG, Udine)
Una Pasqua ben preparata
Finisce il tempo della semina e del sacrificio
I
n Sierra Leone, la diocesi
di Makeni è affidata alla cura pastorale dei saveriani,
fin dal loro arrivo nel 1950. La
maggioranza della popolazione
è musulmana e frequenta le moschee presenti in tutti i villaggi.
Durante il mese sacro del ramadan, la partecipazione alla preghiera è più numerosa.
La pratica del digiuno, molto osservata dai musulmani, ha
un’influenza notevole sul tenore di vita della gente che deve
spendere di più per i cibi speciali della sera, quando viene “rotto” il digiuno. Anche il ritmo
del lavoro è piuttosto ridotto, a
causa del digiuno totale da cibo
e acqua.
Un forte impegno di vita
In questa cornice religiosa è
vissuta anche la quaresima cristiana in preparazione alla solenne celebrazione della Pasqua. In
tutte le missioni c’è l’impegno a
svolgere un programma intenso
di preghiera, catechesi e celebra-
zioni liturgiche.
Durante le cinque settimane,
tutti i gruppi di preghiera si riuniscono con i loro catecumeni
per un’ora di preghiera, lettura
e riflessione sulla bibbia. Gli
incontri terminano con la “preghiera della quaresima”, che
viene recitata ogni giorno anche
nelle scuole cattoliche all’inizio
della giornata.
In una parrocchia nella cittadina di Makeni, dedicata a “San
Guido Conforti”, i saveriani
preparano un volantino in cui
spiegano come vivere la quaresima in parrocchia: nei gruppi di
preghiera, nelle piccole comunità cristiane sparse in 60 villaggi, con i ragazzi delle scuole e i
giovani dell’università Cattolica,
presenti nel vasto territorio della
parrocchia.
L’attenzione ai catecumeni
Una speciale attenzione e cura
è riservata ai catecumeni, giovani e adulti che per oltre due anni
si preparano al battesimo. Nelle
p. ANTONIO GUIOTTO, sx
domeniche di quaresima si celebrano le “tappe” del cammino catecumenale con i riti che
precedono l’iniziazione cristiana e preparano la celebrazione
del battesimo per i catecumeni
dell’ultimo anno. Genitori e
padrini sono coinvolti per stare
vicini ai loro figli, con buoni
consigli e soprattutto con il buon
esempio.
Dal 1950 la diocesi di Makeni è stata guidata da due vescovi saveriani: mons. Augusto
Azzolini fino al 1986, e mons.
Giorgio Biguzzi fino ai nostri
giorni. Ora il santuario “San
Guido Conforti” rimarrà memoria sacra del lavoro missionario
di oltre cento saveriani che per
65 anni, fedeli all’ispirazione del
loro fondatore, hanno seminato
il buon seme della parola di Dio
e lo hanno coltivato, fino a dare
frutti abbondanti.
Se sboccia la Pasqua…
Possiamo dire che la quaresima, tempo di sacrificio e di se-
Ricordiamo l’amico Stellio Valle
Animatore entusiasta e rumoroso di tanti ragazzi
S
e n’è andato senza disturbare, quasi in punta di piedi. I numerosi ragazzi formati
dai saveriani tra il 1964 e il 1973
lo ricordano ancora con viva nostalgia come loro rettore e formatore, l’animatore entusiasta e
rumoroso delle loro giornate.
Persona di riferimento
Stellio Valle, ragazzo schietto ed esuberante, originario di
Maiano (Udine), con due occhi
grandi e penetranti, fu tra i primi
ragazzi friulani che i saveriani
hanno accolto nella loro nuova
casa apostolica, aperta appena
due anni prima nel 1946, per
contagiarli dell’ideale missionario di portare ai popoli lontani il
vangelo di Gesù.
Stellio divenne sacerdote
nell’ottobre 1965. I superiori,
che ben conoscevano la sua sana vivacità e la tempra forte del
suo carattere, lo inviarono subito
nella scuola apostolica di Udine,
dove profuse la sua fermezza e
dolcezza nel paziente lavoro di
formazione umana, culturale e
spirituale dei ragazzi che manifestavano il desiderio di diventare missionari.
8
La morte di un ragazzo…
Per i valori morali che ar-
ricchivano il suo cuore, egli
era per loro una persona di riferimento e di consiglio nelle
incertezze della loro età. La
morte tragica di un suo ragazzo, Sergio Michelutti, annegato
nelle acque di Grado, lo sconvolse così profondamente, che
non si riprese più da quella tormentata sofferenza.
Reso fragile e insicuro fisicamente, anche per una leucemia
che gli sopraggiunse, con rassegnazione lasciò il ministero
Stellio Valle in un’immagine recente
durante un incontro con gli ex allievi
dai saveriani di Udine
p. L. MATTIUSSI, sx
sacerdotale. “Ma - confidava
- ogni anno nel giorno commemorativo della sua sacra ordinazione, sentiva un forte desiderio
di celebrare l’Eucaristia”.
Coerente nello stile di vita
Ha vissuto quindi nella sua
nuova famiglia, formata con
l’affetto della signora Lidia e allietata dalla nascita di Cecilia, la
figlia da lui tanto amata. Ha dato a tutti e sempre, anche con le
parole, la sua viva testimonianza
di solida fede cristiana, sacrificandosi nel lavoro con vero impegno e onestà, sempre fedele e
coerente a quella frugalità e sobrietà, che hanno caratterizzato
il suo stile di vita.
Ha passato gli ultimi anni nella casa di riposo “La Quiete”,
accettando con serenità, giorno
per giorno, il deperimento del
suo fisico e rimettendosi con
grande fiducia nella divina Misericordia, come sempre e a tutti
aveva insegnato nei suoi anni di
sacro ministero.
Il Signore lo accolga nella sua
dimora di luce e di pace. Mandi, Stellio: cumò ca tu stàs cul
Signor, trasfiguràt in te so glorie par celebrà la liturgje dal cìl,
viòt ancje di nò e pree pala to
■
cjare famee e par nò duç.
Padre Antonio Guiotto e il battesimo a Pasqua in Sierra Leone
mina, a partire dagli anni ‘50, è
già sbocciata oggi nella Pasqua
di resurrezione. Ne sono prova
le numerose parrocchie affidate
al clero diocesano; le scuole elementari, secondarie e universitarie, fucine di formazione umana
e cristiana di tanti giovani sierr-
raleonesi; gli ospedali, i lebbrosari e gli ambulatori per la cura dei malati; la buona novella di
Cristo predicata in tanti villaggi,
anche attraverso il prezioso servizio di “Radio Maria”, che raggiunge le case di tanti cristiani e
musulmani in tutto il Paese. ■
MINISTERO PASQUALE A TARVISIO
p. ROMEO BROTTO, sx
Celebrare il triLa chiesa parrocchiale di Tarvisio,
duo pasquale a
dove p. Romeo Brotto ha celebrato
Tarvisio significa
il triduo pasquale
per me, che vi ho
partecipato, lasciarsi coinvolgere
da una religiosità
sentita e partecipata che si esprime nel “camminare” della Via Crucis, nel sacramento della riconciliazione durante la
settimana santa e
nella solenne proclamazione della risurrezione del
Signore della vigilia pasquale.
Mi hanno sempre fatto una
buona impressione l’impegno e la grinta dei componenti della corale: voglia condivisa di “comunicare”, donando le proprie voci per aiutare i fedeli a partecipare e a cogliere meglio il senso delle celebrazioni. E sono “le donne” che riescono ad amalgamare il gruppo e a
coinvolgerlo nel servizio canoro, che si conclude sempre con quell’appuntamento fraterno e festoso per scambiare gli auguri, ricordare i
compleanni e programmare i futuri impegni canori.
Continuate ad annunciare che è bello incontrarsi e condividere le
gioie e le speranze della vita e, con il canto, rallegrate le persone e
l’ambiente! Auguri!
19 APRILE: INCONTRO TRA AMICI
Vi ricordiamo che domenica 19 aprile, dalle ore 15 alle ore 18, è in
programma l’incontro aperto a tutti i lettori e le lettrici di “Missionari Saveriani”, presso la casa saveriana di Udine in via Monte San Michele 70.
Comunicateci la vostra presenza telefonando al numero 0432
471818, oppure con una e-mail al nostro indirizzo udine@saveriani.
it... Vi aspettiamo numerosi!
Saveriani di Udine
2015 APRILE
MACOMER
08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9
Tel. 0785 70120 - Fax 0785 70706
E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084
IBAN - IT 53 N 03069 85342 100000011073 (Banca Intesa S. Paolo, Macomer)
P. Ezio Meloni da Reggio Calabria a casa
di marzo la noA ll’inizio
stra comunità è aumentata
di numero e di… qualità. Padre
Ezio Meloni, veterano d’Africa,
si è aggiunto agli altri saveriani
di Cagliari. Gli abbiamo rivolto
alcune domande per presentarlo
a tutti voi e conoscerlo meglio.
Padre Ezio, tu sei sardo!
Sì, il 3 aprile 1936 ho aperto
gli occhi nel paese di Sadali. Mi
hanno detto che ero un regalo
per la mia famiglia, dopo alcuni anni di attesa. La mia infanzia
l’ho trascorsa serenamente, come tutti i bambini, ed ero curioso di conoscere il mondo.
Come hai conosciuto i saveriani?
Non ricordo esattamente chi
sia venuto a Sadali a parlare a
noi ragazzi del catechismo: for-
se padre Gitti o padre Picci, che
venivano da Quartu Sant’Elena. Ma i racconti delle missioni mi hanno impressionato e ho
chiesto loro se anch’io un giorno avrei potuto essere missionario. A quell’età non capivo molto, ma volevo anch’io andare in
Cina.
Poi che è successo?
Nel 1948 a Tortolì erano arrivati i primi saveriani per continuare l’opera del sacerdote sardo don Mirto, morto tragicamente mentre tentava di salvare un ragazzo che faceva il bagno. I primi saveriani che ho conosciuto sono p. Stocco, p. Berdini, p. Crestani e p. Chiari. Poi,
aumentando il numero dei ragazzi-aspiranti missionari, ci
trasferimmo a Macomer nelle
“Casermette”. Nel 1953, termi-
a cura di p. GIANNI ZAMPINI, sx
nate le medie, dovetti emigrare
verso il continente. Così ho fatto il ginnasio a Zelarino (VE), il
noviziato a San Piero in Vincoli (RA), il liceo classico a Desio
(MB), e poi finalmente arrivai in
teologia a Parma nel 1960.
Sei stato un ragazzo tenace!
Certo, vedendo tanti compagni lasciare l’istituto, ogni tanto anch’io avevo qualche crisi
(soprattutto quando era un amico), ma la preghiera, il desiderio
di portare il vangelo dove Gesù
non era ancora conosciuto e la
guida spirituale dei missionari
mi hanno aiutato a superare tutte le difficoltà.
Da quando sei sacerdote?
Il 13 ottobre del 1963 il cardinale Rugambwa della Tanzania
mi ha ordinato prete, assieme ad
“Siete la sua seconda famiglia”
Con la preghiera di tutti ce la faremo
Anita, sorella unica di p. Virginio, ci aggiorna sulla situazione del fratello missionario,
che manda un appello a tutti gli
amici della Sardegna.
P
8
e delle braccia; dicono che è come se avesse avuto un ictus alla
spina dorsale.
Virginio è informato della sua
situazione e, nonostante tutto,
ha riacquistato la sua serenità e
il suo sorriso, che dà forza anche
a me per potergli stare vicino e
aiutarlo. Io sono credente, e penso che Colui che è lassù ci aiuterà a superare tutti gli ostacoli e
sono sicura che ci accompagnerà
per tutto il tempo che ci vorrà.
Sono anche certa che ce la faremo, e che p. Virginio tornerà
come nuovo.
Grazie per le vostre preghiere. Stategli vicino in qualsiasi
modo, perché voi amici e amiche della Sardegna siete la sua
ANITA SIMONCELLI
seconda famiglia. Padre Virginio
mi ha dettato queste parole, che
trascrivo: è il suo saluto personale a tutti voi, in Sardegna. Un
abbraccio forte, Anita.
Il saluto di p. Virginio
adre Virginio si trova in
Cari amici e amiche, cari gioun letto dell’ospedale Nivani e giovanissimi, non me l’aguarda di Milano, reparto di
spettavo, ma come la missione
Neurochirurgia. Soffrendo per
ci insegna, bisogna imparare a
ernie cervicali, le teneva sotto
mettere tutto (gioie e dolori) nelcontrollo con qualche terapia.
le mani di Colui che ci ha semMa dai primi di febbraio i dolori
pre voluto bene e che continua a
sono aumentati, fino a fargli peressere accanto a noi per portarci
dere l’uso normale delle gambe.
sulle sue spalle di Buon Pastore.
Dietro mia insistenza, finalVi ricordo tutti con grande afmente il 2 marzo, aiutato dalla
fetto e so che mi accompagnate
gente, è stato imbarcato su un
in questo momento difficile delaereo diretto a Milano per una
la mia vita con la preghiera; così
visita specialistica. Finché il 5
so che stanno facendo in
marzo, ormai incapace di
Sardegna tutte le persone
muoversi, l’ho fatto portache ho conosciuto e a cui
re in ambulanza al pronto
ho voluto bene. Abbiamo
soccorso del Niguarda.
fatto tanti passi insieme e
Qui gli hanno fatto tutto
continueremo a farli, anciò che dovevano, comche se in questo momento
presa la risonanza con
siamo lontani.
liquido di contrasto. RiRingrazio tutti per le
scontrando una sacca di
loro preghiere e mi senpus all’esofago, che aveva
to in unione di preghiera
contaminato anche le vercon voi. Anche se su un
tebre, i medici hanno subiletto d’ospedale verrebbe
to provveduto per l’operada pensare solo alla soffezione (durata cinque ore).
renza, tutti noi siamo conDopo cinque giorni in
vinti che, unendo le nostre
terapia intensiva, ora è in
croci alla croce di Cristo,
reparto di neurochirurgia.
tutto finisce nella resurreSecondo il chirurgo che lo
zione. Un abbraccio a tutha in cura, ci vorrà parecchio tempo per poter riac- Padre Virginio Simoncelli con la sorella Anita nel suo letto ti, e Forza Paris! Vostro,
p. Virginio Simoncelli, sx
quistare l’uso delle gambe
d’ospedale, dopo il delicato intervento chirurgico subito
Sei partito subito per
la missione?
No, ma avrei voluto: mi
sentivo pieno di energie
e di forze. I superiori mi
hanno inviato a Brescia,
dove era stato aperto un
seminario minore alcuni
anni prima. Brescia aveva
bisogno di animatori missionari che andassero nelle
parrocchie e nelle scuole e
animassero i ragazzi per
prepararsi alla missione.
La tua prima missione?
Il Burundi. Lo studio
della lingua kirundi è stato lungo e difficile, ma alla
fine ho potuto iniziare l’attività apostolica a Murago.
Padre Ezio Meloni, saveriano di Sadali (NU),
Sulle belle colline burun- missionario in Burundi e in Congo e, più recentedesi ho fondato la missio- mente, a Reggio Calabria, è tornato in Sardegna;
sul monte Orani, accanto alla chiesa di
ne e il mio compito princi- nella foto san
Francesco Saverio (unica nell’isola)
pale era seguire i muratori nella costruzione delle opere
nomo. La passione per l’Afriparrocchiali e visitare le comuca però non mi lasciava in panità cristiane lontane da Murago,
ce e nel 1983 chiesi di andare
attraverso lunghi “safari”.
in Congo… dove ho girato quaDurante la ribellione e la guersi tutte le missioni affidate ai sara civile del 1979, mi dedicai alveriani. La salute, e soprattutto
la cura dei feriti e ricevetti cola vista, hanno iniziato a moleme ricompensa dal governo l’estarmi e dopo ben otto operaziospulsione dal paese, assieme ad
ni agli occhi, nel 2010 ho dovualtri 40 missionari di tante conto rassegnarmi e rientrare definigregazioni missionarie presenti
tivamente in Italia.
in Burundi.
Cosa hai fatto allora?
Chiesi di fare un anno di riflessione e di studio sull’Africa ad Abijan, in Costa d’Avorio,
per conoscere meglio la cultura africana, ma i superiori mi richiamarono in Italia, come eco-
Ora, a 78 anni, sei a Cagliari…
La cosa più bella che desidero è che altri giovani, ascoltando la mia esperienza di missione, si entusiasmino e si preparino a partire anche loro, per dove
■
il Signore li vuole.
VENTIQUATTRO ORE PER IL SIGNORE
In unione con papa Francesco per il mondo
p. GIANNI ZAMPINI, sx
Papa Francesco ha portato nella chiesa un vento primaverile che riscalda i cuori e fa germogliare le gemme della fede. Anche i saveriani di Cagliari, sollecitati dal gruppo GAMS-AMA, hanno aderito all’iniziativa delle “ventiquattr’ore per il Signore”. Con papa Francesco e
con tutte le diocesi nel mondo, abbiamo celebrato l’amore del Signore nell’adorazione Eucaristica e nel sacramento della riconciliazione.
Ci siamo ritrovati tutti alle ore 16 del 13 marzo per l’apertura ufficiale nel salone della nostra casa in via Sulcis 1. Padre Massimo ha celebrato l’Eucarestia e ci ha motivati a corrispondere all’amore che Dio
ha per ciascuno di noi: egli ci ama sempre e non si stanca di perdonare. Ci ama e basta… Sta a noi fargli compagnia, leggere la sua parola
e imitarlo nella nostra vita.
Di ora in ora e a gruppetti, ci siamo alternati anche durante la notte nell’adorazione a Gesù, esposto sull’altare. I missionari sono sempre stati a disposizione per celebrare il sacramento della riconciliazione.
Davanti all’Eucarestia abbiamo messo un
cestino, dove i partecipanti hanno deposto
le loro intenzioni di preghiera per la pace, il
lavoro, l’accoglienza dei profughi, la difesa
della vita e per i nostri giovani… Certo, Dio
conosce già le nostre necessità e i nostri bisogni ma, convinti che “dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”,
ognuno ha pregato per le intenzioni di tutti.
Alle 17 del 14 marzo la preghiera no-stop
si è conclusa con la benedizione Eucaristica
e la gioia di tutti i presenti.
foto G. Dovigo
È arrivato il sesto saveriano...
altri 32 giovani missionari.
2015 APRILE
MARCHE
60129 ANCONA AN - Via del Castellano, 40
Tel. 071 895368 - Fax 071 2812639
E-mail: [email protected] - C/c. postale 330605
IBAN - IT 84 E 08549 37491 000060192713 (BCC San Biagio di Osimo)
DIARIO DELLA COMUNITÀ
Pace per le donne che soffrono
Preghiera nella chiesa San Pietro a Corridonia
I
l 7 marzo, vigilia della
giornata della donna, il
Bondeko, associazione legata ai
missionari, ha organizzato una
veglia di preghiera per la pace...
al femminile. Ci siamo riuniti
nella chiesa di San Pietro, a Corridonia (MC).
Preghiere con i piedi
per terra
Raramente si organizzano
adorazioni con intenzioni di
preghiera così mirate verso gli
ultimi, anzi, “le ultime”. L’idea è
venuta a Valentina, una giovane
di 19 anni, che l’anno scorso ha
p. A. PANICHELLA, sx
fatto una breve esperienza tra le
famiglie indigene di Santa Cruz,
in Messico, con i saveriani che
lì lavorano.
Insieme ci siamo dati da fare
per preparare la celebrazione.
Eravamo solo una quarantina
di persone, poche, come spesso
Padre Alberto Panichella sull’altare della chiesa San Pietro di Corridonia (MC)
per la veglia di preghiera dedicata alle donne, il 7 marzo (foto M. Salciccia)
Appuntamento dai saveriani
10 maggio:
incontro degli ex
10 maggio è
D omenica
previsto il 1° incontro
degli ex-alunni saveriani
delle Marche.
Tutto ha inizio alle ore 11,
con un breve incontro tra ricordi del passato e attualità.
A seguire, la celebrazione Eucaristica e il pranzo fraterno,
offerto dai saveriani. Partecipate in tanti!
■
8
17 maggio:
festa di amici e benefattori
C
arissimi, come ogni anno
la comunità dei saveriani
di Ancona desidera invitarvi alla “Festa degli amici e benefattori”, domenica 17 maggio.
Per noi questo incontro è un
momento di gioia, perché ci
dà la possibilità di esprimervi il nostro “grazie”, di pregare e di condividere insieme il
pranzo.
Ecco il programma della giornata: alle ore 10,30 saluti e accoglienza; alle ore 11,45 celebrazione Eucaristica; alle ore 13
pranzo fraterno.
Vi saremo grati se potrete confermare al più presto la vostra
presenza, telefonando al numero 071 895368.
Vi aspettiamo numerosi! ■
accade nelle cose nuove... Ma
l’adorazione è stata molto bella, con tante brevi preghiere da
parte dei partecipanti: preghiere
pratiche, con i piedi per terra,
per tutte le vittime della violenza
e della guerra, della fame e delle
discriminazioni.
Se le donne governassero
il mondo…
Prima dell’esposizione del
Santissimo Sacramento, abbiamo proiettato delle immagini
drammatiche di ciò che sta accadendo oggi sul piano internazionale, rappresentanti le brutalità contro le donne. Dopo aver
posto Gesù sull’altare, abbiamo
pregato in adorazione, con canti
e preghiere, momenti di silenzio
e di riflessione, utilizzando anche alcuni scritti di madre Teresa
di Calcutta.
Nella breve omelia, ho commentato il dialogo di Gesù con
la samaritana, “la donna dai tanti
mariti, diventata credente e missionaria”. Ho fatto riferimento
anche all’eroismo della Madonna
e delle donne forti della bibbia:
una storia che si ripete oggi nelle
donne maltrattate e violentate.
“L’uomo spesso svolge il suo
lavoro e torna a casa. La donna,
invece, ha almeno cinque ruoli
da svolgere: il lavoro, la casa e
la cucina, i figli da vestire e seguire, la chiesa e la vita di fede,
l’impegno sociale. Ma il potere rimane nelle mani dell’uomo…”. E ho concluso dicendo:
“Se le donne governassero, nel
mondo ci sarebbe più pace!”.
La storia di Tatjana
La testimonianza di Tatjana
Kruja, albanese di origine e re-
Tatjana Kruja, mediatrice dell’associazione Bondeko; durante la veglia per
le donne a Corridonia ha raccontato la
sua testimonianza di vita
sidente a Corridonia, ha coronato le mie povere parole con il
racconto delle sue prove e sofferenze: “Sono venuta in Italia
per curarmi da un tumore alle
ossa; e sono guarita, per grazia
di Dio!”. Continua: “Ho sofferto
discriminazioni come albanese e
come donna, ma ora sono felice;
faccio la fioraia, frequento l’università e sono mediatrice culturale dell’associazione Bondeko”.
Non poteva mancare l’abbraccio di pace prima della benedizione. Poi sono stati accesi i lumicini, per manifestare il nostro
impegno a favore delle donne in
tutto il mondo; sono state donate
le mimose e le stelle di carta con
frasi espressive...
Un’ora e mezza in chiesa, ma
nessuno aveva fretta. Solo io
avevo fretta di andare; la gente,
invece, è rimasta lì ancora a lun■
go, felice e contenta.
LAVORATORI IN PREGHIERA
DAI SAVERIANI
p. GIANCARLO LAZZARINI, sx
Da qualche anno a
questa parte, il MLAC
(Movimento lavoratori
Azione cattolica) delle
Marche, tiene i suoi incontri mensili nella casa
dei saveriani di Ancona.
Padre Alberto Panichella, missionario della nostra comunità, li accompagna negli incontri
di preghiera, nella riflessione e nella convivialità. Infatti, dopo l’incontro di riflessione e di preghiera, il gruppo si riunisce per cenare fraternamente insieme.
Nell’ultimo incontro, tenutosi il 22 febbraio scorso, hanno riflettuto
sul tema del lavoro: la quaresima ci invita a convertire il lavoro perché
diventi conforme alla proposta evangelica. Il vangelo ci insegna in modo chiaro che il lavoro è fatto per l’uomo e non l’uomo per il lavoro.
Papa Francesco ci ricorda che questa nostra società, dal momento che pone al di sopra di tutto il guadagno e soprattutto il profitto,
spesso derivante dalla speculazione finanziaria, massacra i lavoratori
più umili e non assicura una vita dignitosa. Il lavoro, infatti, deve rispettare la dignità umana, insieme a tutti quei valori che permettono
una vita degna di essere vissuta.
Allora, “convertire il lavoro al vangelo” significa restituirgli quel
ruolo creativo e degno, che Dio stesso ha pensato per l’uomo al momento della creazione.
2015 APRILE
PARMA
43123 PARMA PR - Viale S. Martino, 8
Tel. 0521 920511 - Fax 0521 920502
E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437
IBAN - IT 08 S 06230 12706 000081184943 (Cariparmapiacenza, PR)
I nostri martedì della missione
Comprendere meglio “la famiglia” mondiale
T
ra le tante iniziative che la
casa madre dei saveriani
di Parma offre alla cittadinanza, alcune sono particolarmente
notevoli e accolgono il favore di
molti amici parmensi. Ricordo,
tra gli altri, i cosiddetti “Martedì
della missione”, diventati ormai
una bella tradizione missionaria
e culturale.
Cinque appuntamenti…
internazionali
Quest’anno “i martedì” hanno
avuto inizio il 27 gennaio con la
prima relazione del biblista p.
Fabrizio Tosolini, rettore dello
studentato teologico saveriano
internazionale, che ha svolto il
tema, “Il vangelo della famiglia
nel disegno di Dio”.
Nel secondo incontro, martedì
10 febbraio, è stata presentata la
relazione sulla “Famiglia nella
tradizione buddhista”, promos-
sa da p. Luciano Mazzocchi del
centro brianzolo del dialogo tra
cristiani e buddhisti, e animata
da alcuni membri della sua comunità “Vangelo e zen”.
Il terzo martedì ha avuto come
relatore il prof. Adname Mokrani, docente all’università romana
della Gregoriana, che ha svolto
il tema, “La famiglia nel corano e nella tradizione islamica”.
Martedì 14 aprile, è stato presentata “La famiglia nella cultura africana”, con il relatore prof.
Francis Oborji, docente all’università Urbaniana di Roma.
Il quinto martedì del 28 aprile
2015 concluderà il ciclo di incontri con il vescovo di Parma
mons. Enrico Solmi, esperto
speciale per il sinodo proclamato da papa Francesco sulla
famiglia, che offrirà una riflessione su, “La famiglia, problema
o risorsa?”.
p. VITO SCAGLIUSO, sx
Un’iniziativa
molto partecipata
Un’attenta assemblea di amici parmensi appartenenti a varie
associazioni, sia civili che religiose, impegnate nel dialogo e
nella formazione permanente,
animano queste serate con le
loro domande e i loro apporti
costruttivi.
La Pasqua del Signore, che
è stata punto di riferimento dei
nostri incontri del martedì e ci
ha motivato con i riti eloquenti
della settimana santa, continui a
illuminarci per tutto quest’anno
dedicato alla famiglia umana e
cristiana, cellula feconda di ogni
società.
I saveriani della casa madre
approfittano di questa occasione
per inviare a tutte le famiglie e ai
singoli amici di Parma missionaria, un grande e gioioso augurio
■
di Felice Pasqua!
I “Martedì della missione”, iniziativa dei saveriani di Parma, sono appuntamenti
molto seguiti e partecipati; nel 2015 il tema principale è la famiglia,
anche in vista del prossimo sinodo di ottobre
New York: al banchetto che la Berceto Foundation ha organizzato
l’8 marzo, a beneficio della casa di riposo di Berceto (PR), erano
presenti anche tre bercetesi, cresimati da san Guido Conforti: Sig.ra
Elsa e marito Sig. Hugo Bacchioni, e Sig.ra Mariolina Franceschini.
Con loro, il sindaco di Berceto Sig. Luigi Lucchi. Padre Frank Grappoli
è stato invitato per benedire la mensa al “Riccardo’s at the Bridge”.
“Ci siamo preparate alla Pasqua”
Il gruppo delle volontarie cresce spiritualmente
I
l gruppo dei volontari e
delle volontarie all’infermeria del “quarto piano” in casa
madre dei saveriani a Parma sta
crescendo anche spiritualmente.
Il 9 marzo p. Renzo Larcher,
che era stato interpellato per
tempo dal nostro assistente p.
Antonio Ugalde e aveva accettato con entusiasmo, ha guidato il
nostro incontro in preparazione
alla Pasqua.
La meditazione di p. Renzo
Eravamo presenti al completo
e questo è stato un segno positivo, che dimostra il nostro comune desiderio di vivere l’impegno
di volontariato, non fermandoci
a un semplice servizio di presenza, ma anche come opportunità
8
di crescita umana e spirituale.
L’argomento poteva essere
scontato, ma p. Renzo ci ha veramente stupite per l’originalità
dell’introduzione, che ha poi
sviluppato con la sua consueta
serietà e competenza, ma anche
con una buona dose di dolcezza,
che varie di noi non avevano prima sperimentato.
I nostri cinque ciottoli
Padre Renzo è partito dal testo biblico tratto dal 1° libro di
Samuele (17,40). Il piccolo e
umile Davide (Gesù, il più forte) si prepara a sconfiggere il
gigante Golia (il maligno) e lo
fa prendendo dal fiume cinque
ciottoli, apparentemente inutili e
insignificanti. Sono le armi che,
PAOLA CURTI
ben usate, servono a Davide per
sconfiggere Golia.
Anche noi, per il nostro cammino quaresimale, possiamo
usare cinque armi poco appariscenti ma potenti, da scagliare
contro lo spirito del male: la vigilanza, la preghiera, il digiuno,
la carità e la penitenza. Partendo
dalle parole prese dalla bibbia o
dai padri della chiesa, p. Renzo
ci ha fatto comprendere il valore e l’importanza di queste virtù
per il cristiano.
Con tanti buoni propositi…
Grazie all’incontro con l’amore perdonante del Signore, giungeremo alla Pasqua con il cuore
purificato e guarito. Dopo un
tempo per la riflessione personale e la possibilità della
confessione, c’è stata
la celebrazione della
Messa nella cappella
dei martiri, presieduta
da p. Antonio.
L’ambiente favorevole e l’omelia
sul tema del perdono, come esigenza
che nasce dall’amore per l’altro, ci hanno condotte riconciliate all’incontro con
il Signore nell’Eucaristia. Alla fine ci siamo salutate con tanti buoni propositi nel
Alcune volontarie del Gams al quarto piano con i saveriani anziani (da sinistra):
■
cuore.
p. Viotti, p. Gugliotta, p. Minuti e p. Pennino (in carrozzina)
9 MAGGIO: CONVEGNO “MISSIONE OGGI”
Organizzato dal
mensile dei saveriani
Missione Oggi, sabato
9 maggio (dalle 9 alle
18,30) presso la chiesa di San Cristo in via
Piamarta 9 a Brescia,
si svolge l’atteso convegno annuale, sul tema: “Siamo tutti meticci? Le religioni nella diaspora moderna”.
Le società contemporanee sono sempre
più plurali. Le migrazioni provocano una
mescolanza di persone senza precedenti nella storia. In questo scenario ci chiediamo quale sia il ruolo
del cristianesimo, per
favorire un fecondo
“meticciato”.
Il tema sarà trattato
da vari punti di vista. Di fondamentalismo e dialogo, islam e califfato
parleranno Paolo Naso e Francesco Zannini; di futuro del cristianesimo, Virgil Elizondo; di cristiani in Medioriente, Giuseppe Morotti; di
cristianesimo e Cina, Alessandro Dell’Orto; di sguardi sul futuro, Antonella Fucecchi.
Il convegno sarà preceduto dallo spettacolo teatrale “Mi piacerebbe terminando di essere nella luce”, liberamente tratto da “Pensiero
alla morte” di Paolo VI, con Luciano Bertoli, che si terrà a San Cristo
venerdì 8 maggio alle 20,45. Ingresso libero.
Per informazioni e iscrizioni, scrivere a: segreteria.mo@saveriani.
bs.it oppure telefonare al numero 030 3772780 int. 5.
2015 APRILE
PIACENZA
25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9
Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781
E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259
IBAN - IT 45 Q 03500 11202 000000001607 (UBI Banco di Brescia, Brescia 2)
La Pasqua missionaria in Congo...
... l’esperienza delle comunità ecclesiali viventi
P
ensando alla Pasqua che
celebriamo in Italia, il mio
cuore va con nostalgia alle Pasque celebrate in Congo, e specialmente a Cahi e Bukavu, nella
regione del Sud-Kivu. Sono tante le differenze, principalmente
dovute alla realtà delle comunità ecclesiali viventi (CEV) o
comunità di base, che anche in
Italia sarebbero pastoralmente
molto opportune: l’esperienza
di chiesa che generalmente molti cristiani fanno a livello solo
parrocchiale in Italia, è molto
relativa, perché difficilmente si
esce dall’anonimato.
Un cammino faticoso
Nel 2012, nella repubblica
democratica del Congo abbiamo celebrato 50 anni da quando è stata lanciata la pastorale
delle CEV (comunità ecclesiali
viventi). In un primo tempo si
era evitato di chiamarle “di base”, perché altrove le “comunità
di base” a volte si ponevano in
contrasto con la chiesa.
È stato un cammino lungo e
faticoso. Nel Kivu in particolare, la difficoltà maggiore è stata
causata dalla rivoluzione mulelista scoppiata nel 1964, che
scombussolò la vita della gente
e della chiesa. Fu allora che i
saveriani diedero il loro primo
contributo di sangue alla missione in Congo: il 28 novembre
1964, nella missione di Baraka
furono uccisi fr. Vittorio Faccin
e p. Luigi Carrara; poi la sera
dello stesso giorno, per mano
dello stesso massacratore, nella
missione di Fizi furono uccisi p.
Giovanni Didoné e l’Abbé Joubert, un sacerdote diocesano.
Per le CEV, c’è stata poi la
battuta d’arresto in tutto il Congo/Zaire nel 1972, quando il dit-
p. C. SANFELICE, sx
tatore Mobutu lanciò la politica
dell’autenticità, con l’obiettivo
di “sradicare la chiesa cattolica”.
Tuttavia, grazie alla resistenza
dei vescovi e dei fedeli, nei primi anni ’80, l’orientamento pastorale ha rilanciato le comunità
ecclesiali viventi, che hanno preso vigore in tutte le diocesi del
Congo.
L’incontro settimanale
Inoltre, con il primo sinodo per l’Africa e l’esortazione
apostolica Ecclesia in Africa
di Giovanni Paolo II, i vescovi
del Congo hanno rinnovato l’orientamento delle CEV, con il
documento intitolato, La Nuova
Evangelizzazione, che aveva alla base la visione della “Chiesa,
famiglia di Dio”. Non c’è niente
di meglio per le CEV che vivere
lo spirito di famiglia delle prime
comunità cristiane di Gerusa-
La Pasqua missionaria in Congo/2
Esplosione di gioia nel cuore di tutti i fedeli
L
e 32 comunità ecclesiali
viventi (CEVB - da qualche tempo si è cominciato ad aggiungere la qualifica “di base”)
sono organizzate anche in otto
comunità di settore. Ogni ministero ha il suo comitato nelle
CEVB, a cui fa seguito un comitato nel settore, e infine la commissione parrocchiale.
Per esempio, le 53 corali delle CEVB, dei settori e della
parrocchia - sono guidate dalla commissione parrocchiale di
musica sacra. La stessa cosa avviene per i 270 catechisti: ogni
CEVB ha i suoi catechisti, formati dalla commissione parrocchiale della catechesi.
Vivere e dare la vita…
Per le celebrazioni pasquali,
tutte le CEVB sono impegnate, specialmente con i ministeri della catechesi, della liturgia
8
e della festa, ma anche della carità. La veglia pasquale riunisce
tutti i membri delle CEVB nella
chiesa centrale della parrocchia,
per accompagnare i loro catecumeni al battesimo. Quella notte
è la festa della chiesa-madre che
generava i suoi nuovi figli, dati a lei da Dio Padre. Lo spettacolo di tutte le CEVB radunate
nella stessa chiesa è anche l’immagine plastica della parrocchia,
vista come comunione di molte
comunità.
Da questa consapevolezza
prende forza l’esplosione di gioia nel cuore di tutti, catecumeni
e fedeli, e specialmente di quei
fedeli “pescatori di uomini”, che
hanno attirato nuove persone alla fede in Cristo. Il compito della
“pesca” è effettuato in modo più
assiduo e continuo dai “legionari di Maria”.
In Africa, la nascita di un bim-
La sala polivalente della comunità ecclesiale vivente
(“shirika”, in lingua kiswahili) “San Francesco
d’Assisi” nella parrocchia congolese di Cahi
p. CARMELO SANFELICE, sx
bo è sempre un avvenimento celebrato con solennità, perché la
base della cultura e del sentimento della gente è la vita: vivere e dare la vita è un fattore di
fierezza, per cui si fa di tutto anche per sopravvivere.
Il grande senso di famiglia
La domenica di Pasqua, dal
pomeriggio fino a sera, in quasi
tutte le CEVB viene organizzata
la festa, che si celebra nella sala
polivalente di ogni CEVB. Il locale stesso testimonia lo spirito
di famiglia, perché tutti i membri, anche i bambini, hanno fatto molti sacrifici per costruirla.
A volte, i loro sacrifici sono stati sostenuti anche dalla generosità di tanti amici e benefattori
in Italia. Dunque, quelle sale polivalenti testimoniano esse stesse la “comunione ecclesiale”. E
nella festa di Pasqua la “famiglia
di Dio” accoglie i suoi figli e figlie nella propria casa.
La giornata di festa pasquale
conclude con un piccolo pasto
consumato insieme, condito di
canti, danze, foto, interviste, piccoli discorsi d’occasione e, alla
fine spesso, anche con un piccolo dono per ogni nuovo battezzato: ancor più bello se, come
d’abitudine, il padrino e la madrina sono della stessa comunità
vivente. Tutti ne escono con un
senso di famiglia più marcato.
Così la “chiesa famiglia di Dio”
cresce e si consolida.
■
Mattoni su mattoni, per preparare le sale polivalenti delle comunità
ecclesiali viventi (Cev) nella missione di Cahi, in Congo RD
lemme (Atti 2,42-47).
Le CEV, infatti, riuniscono le
famiglie del quartiere, dove non
esiste l’anonimato e le gioie e i
dolori sono condivisi. La vitalità
delle CEV si basa sull’incontro
settimanale con tre momenti:
la Parola di Dio e la preghiera
spontanea, i resoconti sui ministeri pastorali, lo scambio di
notizie.
Tredici ministeri pastorali
Nella parrocchia di Cahi, ho
vissuto in modo profondo l’esperienza di chiesa nei suoi vari
gradi: la chiesa domestica nelle
famiglie, la chiesa nelle comunità viventi, e la chiesa nella
parrocchia. A livello di CEV,
funzionavano bene tutti i tredici
ministeri pastorali, importanti per la vita cristiana e sociale
della gente.
Eccoli: il servizio di presidenza, la missione, la catechesi, la
pastorale dei ragazzi, la pastorale dei giovani, la liturgia, fidanzamento-matrimonio-famiglia,
il ministero della consolazione
(pastorale dei malati e dei defunti), la caritas, la riconciliazione
(quanti litigi ricomposti in CEV
con il perdono reciproco, senza
spese di tribunali!), l’impegno
per la giustizia e il progresso sociale, le vocazioni, la festa e le
manifestazioni culturali (teatro,
festival, sport…).
■
(continua a lato)
ANCH’ IO HO INCONTRATO DIO
ERNESTO OLIVERO
Pubblichiamo una riflessione di Ernesto Olivero (nella foto), fondatore del Sermig (Servizio missionario giovani) di Torino, tratta da “La
fede un incontro a tu per tu”.
Non siamo chiamati a fare altro che sentirci amati senza riserve da
Dio e poi, per amore, senza retorica, vivere il nostro cristianesimo da
convertiti all’amore, là dove siamo… Il cristiano che vive secondo la
legge dell’amore non lascia morire il proprio vicino di casa da solo, ma
fa di quella situazione di solitudine una grande occasione di bene per
tanti. Dovremmo fare di tutti i condomini dei condomini di solidarietà, dove nessuno è abbandonato, dove ognuno è curato.
Ogni volta che qualcuno ha un problema dovrebbe poter dire: “Vado
a casa mia”, e bussare alla porta di una chiesa, una parrocchia, un monastero, una comunità… Una casa dove incontrare cristiani accoglienti
come un fuoco che scalda e illumina, che sono occhi per il cieco, piedi
per lo zoppo, padri e madri per i poveri, consolazione per gli afflitti...
Chi ci incontra dovrebbe poter dire: “Oggi, sono stato avvicinato
da qualcuno che mi vuole bene, che mi ha
guardato senza giudicarmi”. È uno sguardo di fede che non esclude nessuno, che
alimenta la speranza, che ci fa dire, “Coraggio, c’è posto anche per te, anche tu
puoi cambiare; io sono stato perdonato,
puoi essere perdonato anche tu…”.
Tutto questo è possibile solo con la preghiera, solo chiedendo ogni giorno al Signore: “Fammi guardare con i tuoi occhi,
fammi ascoltare con le tue orecchie, fammi parlare o tacere come faresti tu”. Allora l’altro, qualunque cosa abbia fatto,
potrà pensare: “Anche per me c’è spazio…; anch’io mi posso alzare e camminare; anch’io ho incontrato Dio!”.
Felice Pasqua !
2015 APRILE
PIEMONTE
e LIGURIA
20033 DESIO MB - Via Don Milani, 2
Tel. 0362 625035 - Fax 0362 624274
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200
IBAN - IT 71 F 06230 33100 000046222194 (Cariparma Credit Agricole, Desio)
La Pasqua missionaria in Congo...
... l’esperienza delle comunità ecclesiali viventi
P
ensando alla Pasqua che
celebriamo in Italia, il mio
cuore va con nostalgia alle Pasque celebrate in Congo, e specialmente a Cahi e Bukavu, nella
regione del Sud-Kivu. Sono tante le differenze, principalmente
dovute alla realtà delle comunità ecclesiali viventi (CEV) o
comunità di base, che anche in
Italia sarebbero pastoralmente
molto opportune: l’esperienza
di chiesa che generalmente molti cristiani fanno a livello solo
parrocchiale in Italia, è molto
relativa, perché difficilmente si
esce dall’anonimato.
Un cammino faticoso
Nel 2012, nella repubblica
democratica del Congo abbiamo celebrato 50 anni da quando è stata lanciata la pastorale
delle CEV (comunità ecclesiali
viventi). In un primo tempo si
era evitato di chiamarle “di base”, perché altrove le “comunità
di base” a volte si ponevano in
contrasto con la chiesa.
È stato un cammino lungo e
faticoso. Nel Kivu in particolare, la difficoltà maggiore è stata
causata dalla rivoluzione mulelista scoppiata nel 1964, che
scombussolò la vita della gente
e della chiesa. Fu allora che i
saveriani diedero il loro primo
contributo di sangue alla missione in Congo: il 28 novembre
1964, nella missione di Baraka
furono uccisi fr. Vittorio Faccin
e p. Luigi Carrara; poi la sera
dello stesso giorno, per mano
dello stesso massacratore, nella
missione di Fizi furono uccisi p.
Giovanni Didoné e l’Abbé Joubert, un sacerdote diocesano.
Per le CEV, c’è stata poi la
battuta d’arresto in tutto il Congo/Zaire nel 1972, quando il dit-
p. C. SANFELICE, sx
tatore Mobutu lanciò la politica
dell’autenticità, con l’obiettivo
di “sradicare la chiesa cattolica”.
Tuttavia, grazie alla resistenza
dei vescovi e dei fedeli, nei primi anni ’80, l’orientamento pastorale ha rilanciato le comunità
ecclesiali viventi, che hanno preso vigore in tutte le diocesi del
Congo.
L’incontro settimanale
Inoltre, con il primo sinodo per l’Africa e l’esortazione
apostolica Ecclesia in Africa
di Giovanni Paolo II, i vescovi
del Congo hanno rinnovato l’orientamento delle CEV, con il
documento intitolato, La Nuova
Evangelizzazione, che aveva alla base la visione della “Chiesa,
famiglia di Dio”. Non c’è niente
di meglio per le CEV che vivere
lo spirito di famiglia delle prime
comunità cristiane di Gerusa-
La Pasqua missionaria in Congo/2
Esplosione di gioia nel cuore di tutti i fedeli
L
e 32 comunità ecclesiali
viventi (CEVB - da qualche tempo si è cominciato ad aggiungere la qualifica “di base”)
sono organizzate anche in otto
comunità di settore. Ogni ministero ha il suo comitato nelle
CEVB, a cui fa seguito un comitato nel settore, e infine la commissione parrocchiale.
Per esempio, le 53 corali delle CEVB, dei settori e della
parrocchia - sono guidate dalla commissione parrocchiale di
musica sacra. La stessa cosa avviene per i 270 catechisti: ogni
CEVB ha i suoi catechisti, formati dalla commissione parrocchiale della catechesi.
Vivere e dare la vita…
Per le celebrazioni pasquali,
tutte le CEVB sono impegnate, specialmente con i ministeri della catechesi, della liturgia
8
e della festa, ma anche della carità. La veglia pasquale riunisce
tutti i membri delle CEVB nella
chiesa centrale della parrocchia,
per accompagnare i loro catecumeni al battesimo. Quella notte
è la festa della chiesa-madre che
generava i suoi nuovi figli, dati a lei da Dio Padre. Lo spettacolo di tutte le CEVB radunate
nella stessa chiesa è anche l’immagine plastica della parrocchia,
vista come comunione di molte
comunità.
Da questa consapevolezza
prende forza l’esplosione di gioia nel cuore di tutti, catecumeni
e fedeli, e specialmente di quei
fedeli “pescatori di uomini”, che
hanno attirato nuove persone alla fede in Cristo. Il compito della
“pesca” è effettuato in modo più
assiduo e continuo dai “legionari di Maria”.
In Africa, la nascita di un bim-
La sala polivalente della comunità ecclesiale vivente
(“shirika”, in lingua kiswahili) “San Francesco
d’Assisi” nella parrocchia congolese di Cahi
p. CARMELO SANFELICE, sx
bo è sempre un avvenimento celebrato con solennità, perché la
base della cultura e del sentimento della gente è la vita: vivere e dare la vita è un fattore di
fierezza, per cui si fa di tutto anche per sopravvivere.
Il grande senso di famiglia
La domenica di Pasqua, dal
pomeriggio fino a sera, in quasi
tutte le CEVB viene organizzata
la festa, che si celebra nella sala
polivalente di ogni CEVB. Il locale stesso testimonia lo spirito
di famiglia, perché tutti i membri, anche i bambini, hanno fatto molti sacrifici per costruirla.
A volte, i loro sacrifici sono stati sostenuti anche dalla generosità di tanti amici e benefattori
in Italia. Dunque, quelle sale polivalenti testimoniano esse stesse la “comunione ecclesiale”. E
nella festa di Pasqua la “famiglia
di Dio” accoglie i suoi figli e figlie nella propria casa.
La giornata di festa pasquale
conclude con un piccolo pasto
consumato insieme, condito di
canti, danze, foto, interviste, piccoli discorsi d’occasione e, alla
fine spesso, anche con un piccolo dono per ogni nuovo battezzato: ancor più bello se, come
d’abitudine, il padrino e la madrina sono della stessa comunità
vivente. Tutti ne escono con un
senso di famiglia più marcato.
Così la “chiesa famiglia di Dio”
cresce e si consolida.
■
Mattoni su mattoni, per preparare le sale polivalenti delle comunità
ecclesiali viventi (Cev) nella missione di Cahi, in Congo RD
lemme (Atti 2,42-47).
Le CEV, infatti, riuniscono le
famiglie del quartiere, dove non
esiste l’anonimato e le gioie e i
dolori sono condivisi. La vitalità
delle CEV si basa sull’incontro
settimanale con tre momenti:
la Parola di Dio e la preghiera
spontanea, i resoconti sui ministeri pastorali, lo scambio di
notizie.
Tredici ministeri pastorali
Nella parrocchia di Cahi, ho
vissuto in modo profondo l’esperienza di chiesa nei suoi vari
gradi: la chiesa domestica nelle
famiglie, la chiesa nelle comunità viventi, e la chiesa nella
parrocchia. A livello di CEV,
funzionavano bene tutti i tredici
ministeri pastorali, importanti per la vita cristiana e sociale
della gente.
Eccoli: il servizio di presidenza, la missione, la catechesi, la
pastorale dei ragazzi, la pastorale dei giovani, la liturgia, fidanzamento-matrimonio-famiglia,
il ministero della consolazione
(pastorale dei malati e dei defunti), la caritas, la riconciliazione
(quanti litigi ricomposti in CEV
con il perdono reciproco, senza
spese di tribunali!), l’impegno
per la giustizia e il progresso sociale, le vocazioni, la festa e le
manifestazioni culturali (teatro,
festival, sport…).
■
(continua a lato)
ANCH’ IO HO INCONTRATO DIO
ERNESTO OLIVERO
Pubblichiamo una riflessione di Ernesto Olivero (nella foto), fondatore del Sermig (Servizio missionario giovani) di Torino, tratta da “La
fede un incontro a tu per tu”.
Non siamo chiamati a fare altro che sentirci amati senza riserve da
Dio e poi, per amore, senza retorica, vivere il nostro cristianesimo da
convertiti all’amore, là dove siamo… Il cristiano che vive secondo la
legge dell’amore non lascia morire il proprio vicino di casa da solo, ma
fa di quella situazione di solitudine una grande occasione di bene per
tanti. Dovremmo fare di tutti i condomini dei condomini di solidarietà, dove nessuno è abbandonato, dove ognuno è curato.
Ogni volta che qualcuno ha un problema dovrebbe poter dire: “Vado
a casa mia”, e bussare alla porta di una chiesa, una parrocchia, un monastero, una comunità… Una casa dove incontrare cristiani accoglienti
come un fuoco che scalda e illumina, che sono occhi per il cieco, piedi
per lo zoppo, padri e madri per i poveri, consolazione per gli afflitti...
Chi ci incontra dovrebbe poter dire: “Oggi, sono stato avvicinato
da qualcuno che mi vuole bene, che mi ha
guardato senza giudicarmi”. È uno sguardo di fede che non esclude nessuno, che
alimenta la speranza, che ci fa dire, “Coraggio, c’è posto anche per te, anche tu
puoi cambiare; io sono stato perdonato,
puoi essere perdonato anche tu…”.
Tutto questo è possibile solo con la preghiera, solo chiedendo ogni giorno al Signore: “Fammi guardare con i tuoi occhi,
fammi ascoltare con le tue orecchie, fammi parlare o tacere come faresti tu”. Allora l’altro, qualunque cosa abbia fatto,
potrà pensare: “Anche per me c’è spazio…; anch’io mi posso alzare e camminare; anch’io ho incontrato Dio!”.
Felice Pasqua !
2015 APRILE
PUGLIA
74122 LAMA TA - Via Tre Fontane, 15
Tel. 099 7773186 - Fax 099 7772558
E-mail: [email protected] - C/c. postale 10423747
IBAN - IT 71 Z 01030 15807 000000040579 (Monte Paschi Siena, Taranto)
La Pasqua missionaria in Congo...
... l’esperienza delle comunità ecclesiali viventi
ensando alla Pasqua che
celebriamo in Italia, il mio
cuore va con nostalgia alle Pasque celebrate in Congo, e specialmente a Cahi e Bukavu, nella
regione del Sud-Kivu. Sono tante le differenze, principalmente
dovute alla realtà delle comunità ecclesiali viventi (CEV) o
comunità di base, che anche in
Italia sarebbero pastoralmente
molto opportune: l’esperienza
di chiesa che generalmente molti cristiani fanno a livello solo
parrocchiale in Italia, è molto
relativa, perché difficilmente si
esce dall’anonimato.
Un cammino faticoso
Nel 2012, nella repubblica
democratica del Congo abbiamo celebrato 50 anni da quando è stata lanciata la pastorale
delle CEV (comunità ecclesiali
viventi). In un primo tempo si
era evitato di chiamarle “di base”, perché altrove le “comunità
di base” a volte si ponevano in
contrasto con la chiesa.
È stato un cammino lungo e
faticoso. Nel Kivu in particolare, la difficoltà maggiore è stata
causata dalla rivoluzione mulelista scoppiata nel 1964, che
scombussolò la vita della gente
e della chiesa. Fu allora che i
saveriani diedero il loro primo
contributo di sangue alla missione in Congo: il 28 novembre
1964, nella missione di Baraka
furono uccisi fr. Vittorio Faccin
e p. Luigi Carrara; poi la sera
dello stesso giorno, per mano
dello stesso massacratore, nella
missione di Fizi furono uccisi p.
Giovanni Didoné e l’Abbé Joubert, un sacerdote diocesano.
Per le CEV, c’è stata poi la
battuta d’arresto in tutto il Congo/Zaire nel 1972, quando il dit-
tatore Mobutu lanciò la politica
dell’autenticità, con l’obiettivo
di “sradicare la chiesa cattolica”.
Tuttavia, grazie alla resistenza
dei vescovi e dei fedeli, nei primi anni ’80, l’orientamento pastorale ha rilanciato le comunità
ecclesiali viventi, che hanno preso vigore in tutte le diocesi del
Congo.
L’incontro settimanale
Inoltre, con il primo sinodo per l’Africa e l’esortazione
apostolica Ecclesia in Africa
di Giovanni Paolo II, i vescovi
del Congo hanno rinnovato l’orientamento delle CEV, con il
documento intitolato, La Nuova
Evangelizzazione, che aveva alla base la visione della “Chiesa,
famiglia di Dio”. Non c’è niente
di meglio per le CEV che vivere
lo spirito di famiglia delle prime
comunità cristiane di Gerusa-
La Pasqua missionaria in Congo/2
Esplosione di gioia nel cuore di tutti i fedeli
L
e 32 comunità ecclesiali
viventi (CEVB - da qualche tempo si è cominciato ad aggiungere la qualifica “di base”)
sono organizzate anche in otto
comunità di settore. Ogni ministero ha il suo comitato nelle
CEVB, a cui fa seguito un comitato nel settore, e infine la commissione parrocchiale.
Per esempio, le 53 corali delle CEVB, dei settori e della
parrocchia - sono guidate dalla commissione parrocchiale di
musica sacra. La stessa cosa avviene per i 270 catechisti: ogni
CEVB ha i suoi catechisti, formati dalla commissione parrocchiale della catechesi.
Vivere e dare la vita…
Per le celebrazioni pasquali,
tutte le CEVB sono impegnate, specialmente con i ministeri della catechesi, della liturgia
8
e della festa, ma anche della carità. La veglia pasquale riunisce
tutti i membri delle CEVB nella
chiesa centrale della parrocchia,
per accompagnare i loro catecumeni al battesimo. Quella notte
è la festa della chiesa-madre che
generava i suoi nuovi figli, dati a lei da Dio Padre. Lo spettacolo di tutte le CEVB radunate
nella stessa chiesa è anche l’immagine plastica della parrocchia,
vista come comunione di molte
comunità.
Da questa consapevolezza
prende forza l’esplosione di gioia nel cuore di tutti, catecumeni
e fedeli, e specialmente di quei
fedeli “pescatori di uomini”, che
hanno attirato nuove persone alla fede in Cristo. Il compito della
“pesca” è effettuato in modo più
assiduo e continuo dai “legionari di Maria”.
In Africa, la nascita di un bim-
La sala polivalente della comunità ecclesiale vivente
(“shirika”, in lingua kiswahili) “San Francesco
d’Assisi” nella parrocchia congolese di Cahi
p. CARMELO SANFELICE, sx
bo è sempre un avvenimento celebrato con solennità, perché la
base della cultura e del sentimento della gente è la vita: vivere e dare la vita è un fattore di
fierezza, per cui si fa di tutto anche per sopravvivere.
Il grande senso di famiglia
La domenica di Pasqua, dal
pomeriggio fino a sera, in quasi
tutte le CEVB viene organizzata
la festa, che si celebra nella sala
polivalente di ogni CEVB. Il locale stesso testimonia lo spirito
di famiglia, perché tutti i membri, anche i bambini, hanno fatto molti sacrifici per costruirla.
A volte, i loro sacrifici sono stati sostenuti anche dalla generosità di tanti amici e benefattori
in Italia. Dunque, quelle sale polivalenti testimoniano esse stesse la “comunione ecclesiale”. E
nella festa di Pasqua la “famiglia
di Dio” accoglie i suoi figli e figlie nella propria casa.
La giornata di festa pasquale
conclude con un piccolo pasto
consumato insieme, condito di
canti, danze, foto, interviste, piccoli discorsi d’occasione e, alla
fine spesso, anche con un piccolo dono per ogni nuovo battezzato: ancor più bello se, come
d’abitudine, il padrino e la madrina sono della stessa comunità
vivente. Tutti ne escono con un
senso di famiglia più marcato.
Così la “chiesa famiglia di Dio”
cresce e si consolida.
■
Mattoni su mattoni, per preparare le sale polivalenti delle comunità
ecclesiali viventi (Cev) nella missione di Cahi, in Congo RD
lemme (Atti 2,42-47).
Le CEV, infatti, riuniscono le
famiglie del quartiere, dove non
esiste l’anonimato e le gioie e i
dolori sono condivisi. La vitalità
delle CEV si basa sull’incontro
settimanale con tre momenti:
la Parola di Dio e la preghiera
spontanea, i resoconti sui ministeri pastorali, lo scambio di
notizie.
Tredici ministeri pastorali
Nella parrocchia di Cahi, ho
vissuto in modo profondo l’esperienza di chiesa nei suoi vari
gradi: la chiesa domestica nelle
famiglie, la chiesa nelle comunità viventi, e la chiesa nella
parrocchia. A livello di CEV,
funzionavano bene tutti i tredici
ministeri pastorali, importanti per la vita cristiana e sociale
della gente.
Eccoli: il servizio di presidenza, la missione, la catechesi, la
pastorale dei ragazzi, la pastorale dei giovani, la liturgia, fidanzamento-matrimonio-famiglia,
il ministero della consolazione
(pastorale dei malati e dei defunti), la caritas, la riconciliazione
(quanti litigi ricomposti in CEV
con il perdono reciproco, senza
spese di tribunali!), l’impegno
per la giustizia e il progresso sociale, le vocazioni, la festa e le
manifestazioni culturali (teatro,
festival, sport…).
■
(continua a lato)
È PASQUA !
Dai cimiteri muti - senza un gemito
di speranza; da fiumi di lacrime,
tributo amaro e inutile di secoli:
esplode irresistibile uno shrapnel
gioioso di Alleluja!
Il mite Agnello, trafitto innocente
ha ribaltato - per sempre - la pietra
enorme, con i suoi inutili sigilli!
Il suo tonfo è squillo vittorioso
che risveglia ad un soffio nuovo,
generazioni di mortali.
Il vuoto del sepolcro cambia
l’eterno lutto, in festa di gioia.
Ecco i piedi incatenati,
lanciarsi in una danza universale
di vita! La terra - vestita a nuovo
- splende d’una primavera
mai sognata!
Il volto dell’umanità - sfigurato - sorride all’aurora di un
mattino senza tramonto: alba
radiosa di un arcobaleno di pace. Trionfo dell’Amore!
p. Ernesto Tomè, sx
foto L. Brioni
foto G. Dovigo
P
p. C. SANFELICE, sx
2015 APRILE
REGGIO
CALABRIA
89135 GALLICO SUPERIORE RC - Via Rimembranze
Santuario Madonna della Grazia
Tel. 0965 370304 - Fax 0965 373137 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 10444891
IBAN - IT 16 W 01030 81620 000001784033 (Monte Paschi Siena, Villa S. Giovanni RC)
Addio, missionari saveriani!
“I gallicesi vi saranno sempre riconoscenti!”
È
ufficiale: i missionari saveriani lasciano il santuario della Madonna della Grazia
dopo quasi cinquant’anni. Era il
luglio del 1967 quando a Gallico, dopo i gesuiti, era arrivato p.
Aurelio Cannizzaro, come rettore del santuario. Padre Aurelio,
vi era rimasto 25 anni, fino alla
morte avvenuta il 27 marzo 1992.
Dopo quasi 50 anni…
È stato lui a costruire il “parco
della mondialità” come luogo
d’incontro per tutti i giovani di
varie culture, religioni e continenti, per edificare la pace nel
mondo. Dopo di lui, tanti altri
saveriani hanno guidato e animato il complesso religioso di
Gallico Superiore.
Ora il trasferimento è certo.
Ne ha dato comunicazione ufficiale il superiore dei saveriani in
Italia, padre Rosario Giannattasio, al termine della celebrazione
Eucaristica di martedì 3 marzo
in santuario. Già da alcuni giorni
erano circolate voci, ma i gallicesi stupiti hanno sperato fossero voci infondate, perché ormai
l’associazione “santuario-save-
riani” sembrava consolidata e
non dovesse interrompersi mai.
La versione ufficiale è che
all’origine di una così drastica
decisione c’è la scarsità di giovani vocazioni missionarie. Nonostante questo i gallicesi, che
per l’occasione hanno gremito il
santuario, hanno espresso la loro
comprensibile delusione. I vari
interventi che si sono susseguiti,
hanno messo in evidenza l’amore verso questo importante luogo
sacro e verso il “parco”, che ne
costituisce una bella cornice.
Preoccupati per il futuro
Indubbiamente la nuova situazione comporta non pochi
problemi anche relativi alla sicurezza, perché si prevedono
tempi lunghi prima di una nuova gestione, come ha fatto notare
don Gaetano Galatti, parroco di
San Nicola di Bari e San Biagio,
e perché il parco, non tutelato, è
esposto a tante situazioni problematiche.
Sarebbe veramente doloroso
vedere offeso il suo valore, anzi
esso deve essere ulteriormente
valorizzato con attività di carat-
NANÀ BERTÈ
tere religioso e culturale, per dare ancora maggior forza all’idea
principale, che ha trasformato il
greto di un torrente in un bellissimo giardino, come desiderava
il suo fondatore.
L’obiettivo principale, infatti,
è e resta questo: costruire delle
“menti ben fatte”, aperte al mondo, alla diversità delle culture e
soprattutto alla comprensione
che ciascuna porta per il progresso dell’umanità. Il parco è pieno
di simboli che ce lo ricordano.
Occorre la
collaborazione di tutti
Le numerose testimonianze
hanno avuto in comune l’affermazione di una volontà collaborativa con i religiosi che
verranno. “Questo è un principio importante - ha sottolineato
padre Giannattasio - poiché la
missione è tale quando c’è collaborazione. Auguriamoci che
ciò possa realizzarsi”.
Purtroppo, ancora una volta
Gallico viene impoverito di un
servizio che è per tutti, grandi e
piccini, un luogo di spiritualità e di
riflessione, d’incontro e di svago.
Non resta che aspettare e riporre la fiducia nell’attenzione
che mons. Giuseppe Morosini
vorrà dedicare a Gallico, con
scelte che tengano conto di ciò
che il complesso rappresenta per
la vita spirituale e culturale dei
gallicesi, che dovranno vigilare
affinché esso non diventi una
“cattedrale nel deserto”.
Comunque, il vescovo ha
chiesto ai saveriani di restare
almeno fino alla festa della Madonna della Grazia, che ogni
anno si celebra la terza settimana di agosto. Salutiamo e ringraziamo, intanto, p. Ezio Meloni, vice parroco di San Biagio, che è già partito per il suo
nuovo campo di lavoro: la comunità saveriana di Cagliari, in
Sardegna.
■
Il santuario “Madonna della Grazia” gremito di fedeli, lo scorso 3 marzo, quando p. Rosario Giannattasio, superiore dei saveriani in Italia, ha annunciato che i saveriani lasceranno Gallico a
fine estate; il dispiacere dei presenti è stato grande.
All’altare, i concelebranti
alla Messa del 3 marzo
(da sinistra): p. Meloni,
p. Felotti, p. Giannattasio,
don Galatti, p. Lorenzato.
È partito il primo saveriano
P. Ezio Meloni da Reggio Calabria a casa
P
adre Ezio Meloni, veterano d’Africa e vice parroco
di San Biagio, si è aggiunto ai
saveriani di Cagliari. Gli abbiamo rivolto alcune domande per
salutarlo.
Padre Ezio, tu sei sardo!
Sì, il 3 aprile 1936 ho aperto gli occhi nel paese di Sadali
(CA). Mi hanno detto che ero
un regalo per la mia famiglia,
dopo alcuni anni di attesa. La
mia infanzia l’ho trascorsa serenamente, come tutti i bambini, ed ero curioso di conoscere
il mondo.
Sei partito subito per la
missione?
No, ma avrei voluto: mi sentivo pieno di energie e di forze.
I superiori mi hanno inviato a
Brescia, dove era stato aperto
un seminario minore alcuni anni prima. Brescia aveva bisogno
di animatori missionari che andassero nelle parrocchie e nelle
scuole e animassero i ragazzi per
prepararsi alla missione.
La tua prima missione?
Il Burundi. Lo studio della
lingua kirundi è stato lungo e
difficile, ma alla fine ho potuto
Come hai conosciuto i
saveriani?
Venivano a Sadali a parlare
a noi ragazzi del catechismo. I
racconti delle missioni mi hanno
impressionato e ho chiesto loro
se un giorno avrei potuto essere
missionario. A quell’età non capivo molto, ma volevo anch’io
andare in Cina.
8
Da quando sei sacerdote?
Il 13 ottobre del 1963 il cardinale Rugambwa della Tanzania
mi ha ordinato prete, assieme ad
altri 32 giovani missionari.
Padre Ezio Meloni da Gallico
è tornato in Sardegna
a cura di p. GIANNI ZAMPINI, sx
iniziare l’attività apostolica a
Murago. Sulle belle colline burundesi ho fondato la missione
e il mio compito principale era
seguire i muratori nella costruzione delle opere parrocchiali
e visitare le comunità cristiane
lontane da Murago, attraverso
lunghi “safari”.
Durante la ribellione e la guerra civile del 1979, mi dedicai alla
cura dei feriti e ricevetti come ricompensa dal governo l’espulsione dal paese, assieme ad altri 40
missionari di tante congregazioni
missionarie presenti in Burundi.
Cosa hai fatto allora?
Chiesi di fare un anno di riflessione e di studio sull’Africa ad Abijan, in Costa d’Avorio,
per conoscere meglio la cultura africana, ma i superiori mi richiamarono in Italia, come economo. La passione per l’Africa però non mi lasciava in pace e nel 1983 chiesi di andare in
Congo… dove ho girato quasi
tutte le missioni affidate ai saveriani. La salute ha iniziato a molestarmi e dopo ben otto operazioni agli occhi, nel 2010 ho dovuto rassegnarmi e rientrare de■
finitivamente in Italia.
LE VOSTRE PROPOSTE
DI COLLABORAZIONE
L’altarino dedicato a san
Guido Conforti nel santuario “Madonna della Grazia” di Gallico Superiore:
chi gestirà santuario e parco della mondialità, dopo i
saveriani?
Ci rivolgiamo ai nostri affezionati lettori e lettrici,
specialmente alle amiche e
agli amici gallicesi, a inviarci (per posta o per e-mail) le
proposte di “collaborazione attiva” per la gestione
futura del santuario Mariano e del parco della mondialità, in modo da “conservare lo spirito saveriano
che p. Aurelio Cannizzaro e
i suoi confratelli missionari
hanno diffuso tra i giovani
gallicesi già dal 1967” (come scrive il sig. Oreste Arconte, in un suo recente
messaggio - appello).
Le proposte possono essere inviate a Missionari Saveriani, Via Piamarta 9 - 25121 Brescia, oppure tramite e-mail a [email protected]
2015 APRILE
ROMA
00165 ROMA RM - Via Aurelia, 287
Tel. 06 39366929 - Fax 06 39366925
E-mail: [email protected] - C/c. postale 45206000
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Tante sfide da affrontare
La nuova diocesi di Rutana, in Burundi
presento: sono mons.
M iBonaventure
Nahimana,
vescovo della diocesi di Rutana
in Burundi. Sono stato ospite
della comunità saveriana, in via
Aurelia, e ringrazio per l’accoglienza. Sono felice di condividere con voi, amici e amiche dei
saveriani, l’esperienza pastorale
e missionaria di questa giovane
chiesa burundese.
Siamo partiti da capo!
La diocesi di Rutana si trova
a sudest del Burundi, al confine
con la Tanzania. Fondata il 17
gennaio 2009 da papa Benedetto
XVI, Rutana è una diocesi molto
giovane, che vive e annuncia il
vangelo in tutte le fasce della sua
popolazione, di circa 450mila
abitanti. Di questi, circa 200mila
sono cattolici, in 12 parrocchie.
Abbiamo 32 preti, 54 religiosi,
48 seminaristi e 174 catechisti.
I primi cinque anni sono stati
caratterizzati dall’organizzazione delle strutture, per le quali la
diocesi ha dovuto cominciare da
capo: uffici diocesani, case per
sacerdoti e religiosi, chiese, seminario minore, scuole e strutture sanitarie... Infatti, la diocesi è
formata da due parti, provenienti
da altre due diocesi con tradizioni diverse.
Perciò abbiamo cercato di
porre le basi affinché i fedeli
abbiamo lo stesso spirito diocesano e la stessa sensibilità pastorale. Abbiamo insistito su cinque
pilastri: la famiglia cristiana, i
giovani, le comunità ecclesiali
di base, la riconciliazione basata
Il presbiterio in costruzione nella diocesi
di Rutana, Burundi
mons. BONAVENTURE NAHIMANA
su giustizia e pace, il sostegno ai
progetti di sviluppo comunitario.
La famiglia cristiana
Dopo cinque anni, abbiamo
fatto una valutazione, e ci sembra di aver superato la prima
tappa importante. Infatti, i fedeli
ora sono consapevoli di appartenere a una comunità che attende
da ciascuno di loro un impegno
per edificarla. Nel nuovo quinquennio appena iniziato, 20142019, ci stiamo impegnando sul
tema, “Edifichiamo la chiesafamiglia di Dio”.
Con questo tema, vogliamo
approfondire il senso della famiglia cristiana nella chiesa e nella
società, basandoci su alcuni punti: famiglia cristiana aperta alla
vita, per la procreazione e l’educazione della prole; famiglia
cristiana come scuola di fede e
annuncio del vangelo; famiglia
cristiana come terreno sul quale
Dio getta il seme delle vocazioni
sacerdotali e religiose; famiglia
cristiana come fonte di sviluppo
per la chiesa e per il Paese.
Alimentazione e salute
Le comunità ecclesiali di ba-
Con il mio fratellino Liu...
Durante le vacanze una visita a sorpresa
C
arissimi, ho goduto in
Italia un po’ di ferie accumulate. Ho pianto alla tomba
di mia sorella Anna, morta di
recente. Ho pianto su Biancade
(TV), mio paese, in recessione
letale, mentre nel dopoguerra era
diventato un bel centro dell’industria del legno. Ho anche riso
con tanti amici. Purtroppo non
son riuscito a vederli tutti.
Una dopo l’altra,
tre sorprese
C’è stata anche una bella sorpresa. Durante le mie ferie in
Italia, Liu Bingtsuen è venuto a trovarmi da Taiwan! Liu è
mio “fratello cinese legittimo”,
perché nel 1969, quando ero in
quella nazione per studiare la
lingua cinese, abbiamo fatto il
giuramento di fratellanza sulla
tomba di sua mamma, che era
morta da poco. Poi, nel 1972, io
ho lasciato Taiwan e il mio fratellino Liu. Era giusto che dopo
42 anni ci rivedessimo.
Tornato in Brasile, ho trovato
altre due sorprese: la prima, felice, è stata la consacrazione a
vescovo di padre Adolfo Zon, il
Padre Arnaldo De Vidi,
missionario ad Abaetetuba,
con l’amico fraterno Liu
Bingtsuen, direttamente
da Taiwan
8
p. ARNALDO DE VIDI, sx
saveriano spagnolo con il quale ho lavorato in questi tre anni
trascorsi ad Abaetetuba. L’altra
sorpresa, poco felice, è stata la
malattia di padre Dante Mainini,
saveriano reggiano di 96 anni: ha
sofferto un ictus e la rottura del
femore a causa di una caduta.
Segni di speranza
Ad Abaetetuba, nel cuore
dell’Amazzonia brasiliana, ci
sono segni di speranza. Un centinaio di giovani ha “invaso”
il nostro quartiere passando in
missione di casa in casa, dialogando con i coetanei e con le
famiglie. Per i giovani stiamo
terminando la costruzione del
“Centro d’informatica Santa
Lucia”.
Per iniziativa della nostra
parrocchia, è nata la campagna
“Sterminio mai più”, contro la
violenza. La piazzetta antistante il nostro santuario è illuminata ed è luogo d’incontro delle famiglie. Abbiamo acquistato
un terreno per costruire un salone multi-uso, specialmente per
la catechesi dei bambini. A tutti, Buona Pasqua!
■
Con p. Ivano Marchesin, al centro mons. Bonaventure Nahimana, vescovo di Rutana
in Burundi; con loro don Melchiade e don Pacifique, sacerdoti burundesi che vivono
con i saveriani in Via Aurelia e frequentano le università romane
se sono importanti anche per lo
sviluppo comunitario e l’aiuto
vicendevole, soprattutto nel settore dell’agricoltura. Infatti, più
del 90% della popolazione vive
di agricoltura. Viste le precarie
condizioni di vita delle famiglie,
lo sviluppo dell’agricoltura dovrebbe migliorare la produzione
e, quindi, anche l’alimentazione.
Dobbiamo intervenire anche a
livello sanitario, per permettere
alla gente di avere le cure necessarie. La maggior parte della popolazione, infatti, non riesce ad
accedere alle cure mediche, perché le distanze per raggiungere
un centro sanitario sono enormi. Perciò la diocesi organizza
i programmi di formazione alla
salute comunitaria.
La formazione e la missione
Cerchiamo di formare i collaboratori pastorali e i catechisti;
incoraggiamo e sosteniamo tutte
le iniziative di bene che emer-
gono nelle comunità ecclesiali
di base. Ci vogliono tanti sforzi
e grande creatività per formare
un laicato più responsabile, per
educare i giovani a far fronte alla
sfida delle sette religiose, perché
i cattolici riescano a influire nelle grandi scelte sociali, politiche
e culturali del paese…
C’è un grande bisogno di
investire nell’educazione dei
giovani, perché il tasso di scolarizzazione è ancora basso.
Ecco perché ci impegniamo nel
costruire scuole primarie e secondarie e nella formazione degli insegnanti, per migliorare la
qualità del loro servizio.
La comunità cristiana sta facendo il possibile per vivere e
testimoniare la sua fede cristiana, vivendo giorno dopo giorno
lo spirito missionario, secondo il
mandato di Gesù. Infatti, la missione ci chiede di essere fedeli
alla nostra identità cristiana co■
me discepoli missionari.
ANCH’ IO HO INCONTRATO DIO
ERNESTO OLIVERO
Pubblichiamo una riflessione di Ernesto Olivero (nella foto), fondatore del Sermig (Servizio missionario giovani) di Torino, tratta da “La
fede un incontro a tu per tu”.
Non siamo chiamati a fare altro che sentirci amati senza riserve da
Dio e poi, per amore, senza retorica, vivere il nostro cristianesimo da
convertiti all’amore, là dove siamo… Il cristiano che vive secondo la
legge dell’amore non lascia morire il proprio vicino di casa da solo, ma
fa di quella situazione di solitudine una grande occasione di bene per
tanti. Dovremmo fare di tutti i condomini dei condomini di solidarietà, dove nessuno è abbandonato, dove ognuno è curato.
Ogni volta che qualcuno ha un problema dovrebbe poter dire: “Vado
a casa mia”, e bussare alla porta di una chiesa, una parrocchia, un monastero, una comunità… Una casa dove incontrare cristiani accoglienti
come un fuoco che scalda e illumina, che sono occhi per il cieco, piedi
per lo zoppo, padri e madri per i poveri, consolazione per gli afflitti...
Chi ci incontra dovrebbe poter dire: “Oggi, sono stato avvicinato
da qualcuno che mi vuole bene, che mi ha
guardato senza giudicarmi”. È uno sguardo di fede che non esclude nessuno, che
alimenta la speranza, che ci fa dire, “Coraggio, c’è posto anche per te, anche tu
puoi cambiare; io sono stato perdonato,
puoi essere perdonato anche tu…”.
Tutto questo è possibile solo con la preghiera, solo chiedendo ogni giorno al Signore: “Fammi guardare con i tuoi occhi,
fammi ascoltare con le tue orecchie, fammi parlare o tacere come faresti tu”. Allora l’altro, qualunque cosa abbia fatto,
potrà pensare: “Anche per me c’è spazio…; anch’io mi posso alzare e camminare; anch’io ho incontrato Dio!”.
Felice Pasqua !
2015 APRILE
ROMAGNA
48125 S. PIETRO in VINCOLI RA - Via Angaia, 7
Tel. 0544 551009 - Fax 0544 551811
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Il paese, la parrocchia, il mondo
La benedizione quaresimale a Mezzano
sono tornato a
Q uest’anno
dare una mano al parro-
co di Mezzano per la preghiera
quaresimale nelle famiglie della
parrocchia. Sulla strada, arrivando da Ravenna al cartello stradale “Mezzano”, leggo sul muro di
un vecchio caseggiato: “Partiti,
mafia, stato ci rubano la vita…
insurrezione resistenza infinita”.
La “a” finale è chiusa in un cerchio, e accanto c’è il numero 43.
Le scritte con il n° 43 potrebbero far pensare all’utopia
di un folletto anarchico, di un
sogno fallito, tradito, irrealizzato. Infatti, è stato ricordato il
centenario della settimana rossa
nel Ravennate, dove sono state
incendiate chiese, stazioni, municipi, in reazione all’uccisione
di tre militanti ad Ancona.
È storia recente…
Visitando il cimitero di Mezzano mi ha sorpreso il segno di
tante croci sui monumenti funebri, che ricorda la frase “Stat
crux dum orbis volvitur” (la cro-
ce resta fissa mentre il mondo
ruota), come dimostra la vecchia
chiesa sconsacrata.
Si racconta che durante la
cena profanatrice dei rivoltosi,
la passionaria Giacomina disse:
“Se è vero che qui c’è Nostro
Signore come dicono i preti, che
mi mandi un segno in quello che
ho nella pancia”. Il parroco di
Mezzano, don Giuseppe Strani
ricordò ai propri fedeli in una
sua predica: “Durante la settimana rossa una donna mi puntò
la rivoltella al petto; ora, il figlio
che allora la donna portava in
grembo, è diventato sacerdote”.
Adesso a Mezzano, in piazza
della Repubblica, troviamo la
nuova chiesa di San Cristoforo
martire, la delegazione distaccata del municipio di Ravenna, le
sedi sindacali, sociali, politiche,
sanitarie, culturali e, più indietro, la sala per i giovani dedicata
a “Pier Giorgio Frassati”. Alcuni giovani ravennati aderiscono
all’iniziativa “Appendi un volto
di santo” la sera del 31 ottobre,
p. DINO MARCONI, sx
vigilia di tutti i santi: per avere
un po’ di sale in zucca, invece di
esporre zucche vuote…
L’arcobaleno del bambino
Nella penultima benedizione
delle case, ricordo di aver incontrato il figlio di un anziano
anarchico, che non sapeva se era
stato battezzato o no; ma abbiamo recitato lo stesso il “Padre
nostro”, e lui si era alzato in piedi. Quest’anno un bambino di tre
anni mi ha regalato un disegno:
una casa sormontata da un arcobaleno, sotto il sole con i raggi
rossi e qualche goccia di pioggia
dalle nuvole.
Sulla facciata della scuola
elementare “Giorgio Rodari” di
Mezzano si vede un arcobaleno
con i bambini dei cinque continenti, in terracotta. Infatti, anche
in questo paese ho visto che i
bambini nascono, i ragazzi giocano, e gli anziani compiangono… i tempi passati. A noi tocca
scegliere tra l’arcobaleno di Dio
e l’arcobaleno degli uomini.
Le tante crisi di oggi
Oggi il mondo è di fronte al
grave problema dello stra-potere
di pochi ricchi che vogliono dominarlo, mentre la crisi mette a
disagio le famiglie con lavoro
precario. Anche un centro agricolo come Mezzano si trova con
lo zuccherificio dell’Eridania
che ha chiuso i battenti per adeguarsi alla globalizzazione.
Incontriamo per strada persone provenienti da continenti,
tradizioni e culture diverse, con
le quali dobbiamo imparare a
convivere, cooperare e progettare il futuro, secondo i valori
della nostra storia. Alcuni vivono nelle vecchie case popolari
dell’Eridania.
Lo spostamento delle attività
produttive in paesi emergenti con
manodopera a minor costo, comporta una perdita di posti di lavoro e di investimenti nel nostro
paese. Per uscire da questa crisi
provocata dalla dittatura finanziaria ci vuole un modello antropologico che favorisca la crescita di tutti, non solo di pochi. ■
Il disegno di
un bambino di
Mezzano, regalato a p. Dino
Marconi durante
la preghiera quaresimale; sotto,
la vecchia chiesa
di Mezzano e la
nuova parrocchia
di San Cristoforo
Rispondere alle grandi domande
Dalla fede trasmessa alla fede proposta
solito papa Francesco
D iviene
presentato come
esempio di povertà alla san
Francesco d’Assisi. Ma quando
il papa va in Asia, egli diventa
missionario sul modello di san
Francesco Saverio. E la riflessione per comprendere e seguire
papa Francesco diventa per noi
impegnativa e faticosa.
8
Due eventi importanti
La chiesa cattolica è in cammino verso il sinodo dei vescovi sul tema: “La vocazione e la
missione della famiglia nella
chiesa e nel mondo contemporaneo”, che si riunirà dal 4 al
25 ottobre 2015. Le linee guida
per l’incontro (Lineamenta)
contengono la relazione del
sinodo dello scorso anno e
46 domande. Il documento
invita a descrivere la realtà
della famiglia nella società
odierna e gli aspetti da evidenziare.
La chiesa italiana, invece,
si sta preparando al V convegno ecclesiale nazionale, che
si terrà a Firenze dal 9 al 13
novembre 2015. Si tratta di
affrontare il futuro dell’attività pastorale e dell’impegno
nella società dei cattolici italiani. Ad aprire il convegno è
stato invitato papa Francesco.
È stato pubblicato il volumetto intitolato, “Incontriamo Gesù”. Raccoglie le riflessioni e le
proposte basate su cinque azioni
importanti: uscire, annunciare,
abitare, educare, trasfigurare. Ma
prima del convegno nazionale ci
sono altri tre appuntamenti a Napoli, Milano e Perugia, per parlare di lavoro, cultura e dialogo.
A Forlì e a Ravenna
A Forlì don Quinto Fabbri ha
presentato il libretto “Incontriamo Gesù”, e ha evidenziato i
seguenti aspetti: vivere il nostro
tempo con la fede matura che
nasce dall’annuncio del vangelo;
p. DINO MARCONI, sx
il coraggio di annunciare il vangelo di Gesù nella vita quotidiana; accompagnare e sostenere i
bambini, i ragazzi e gli adulti nel
loro cammino di fede.
A Ravenna alcuni mesi fa, sacerdoti e vescovo hanno riflettuto sul rinnovamento della catechesi. Hanno cercato di capire
e spiegare meglio il passaggio
dal “vecchio” catechismo (con
il quale siamo stati educati) alla “nuova” iniziazione cristiana,
che impegna la chiesa e le famiglie. Si tratta di affrontare, tra
l’altro, il problema dell’ora di
catechismo settimanale, schiacciato dalle tante attività dei nostri ragazzi.
Cosa credere,
perché e come
Quella fede che nel secolo scorso veniva facilmente
trasmessa per tradizione, oggi deve essere proposta con
il cammino di iniziazione. Il
catechismo oggi deve aiutare a rispondere alle domande
della vita con la fede, non solo con la ragione: Cosa credere? Perché credere? Come vivere la fede? Sono domande
che richiedono la nostra personale adesione libera e con■
vinta.
I RAGAZZI DEL
CENTRO STORICO DI FORLÌ
“Ricevi il sigillo dello Spirito Santo che ti è dato in dono”: questo
era il tema dell’incontro con i cresimandi del centro storico di Forlì.
Grazie al sole, è stato possibile trovarsi tra amici e anche giocare a calcio e a pallavolo. I cresimandi erano accompagnati dal parroco don
Enrico Casadei e dai loro catechisti.
2015 APRILE
SALERNO
84135 SALERNO SA - Via Fra G. Acquaviva, 4
Tel. 089 792051 - Fax 089 796284
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00205849
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Non è stato un viaggio normale...
Dieci giorni con i saveriani in Bangladesh
In lungo e in largo
per villaggi e città
Sono stati dieci indimenticabili giorni! Accompagnati da
padre Giovanni Gargano (noto
come “padre Giuà”), missionario saveriano in Bangladesh da
vari anni, siamo andati in lungo
e in largo per villaggi e città, fiumi e foreste. Siamo stati ospiti di
diverse comunità e missioni dei
saveriani.
Abbiamo incontrato padre
Gabriele Spiga che, con infinita
dolcezza, si occupa dei bambini
disabili, molti dei quali strappati a morte certa. I ragazzi più
grandi, dopo aver studiato, si
occupano dell’istruzione dei più
piccoli.
Brave ragazze al lavoro
Ci ha impressionato la tenacia
di padre Luigi Paggi, che stava
aiutando i “fuori casta” - cioè
coloro che sono i più poveri
tra i poveri - a ricostruire il villaggio. Qualche tempo prima
il villaggio era stato distrutto
dalla desertificazione provocata da imprenditori che hanno lì
impiantato tanti allevamenti di
gamberetti.
Padre Luigi Paggi, nell’arco di
alcuni anni, è riuscito a ricomprare alcuni terreni ai contadini,
a far ricrescere la vegetazione e a
ricostruire le capanne di fango e
paglia. Il missionario si occupava
anche dell’istruzione e dell’inserimento in alcune semplici attività lavorative di tante giovani ragazze dei villaggi, che altrimenti
sarebbero state costrette dalle
famiglie a sposarsi in giovane età
o a finire sulla strada.
Simpatici bambini di strada
A Khulna abbiamo visitato la
piccola scuola lungo il “Caravan
Bazar” sulla ferrovia. Lì i bambini
ci hanno riservato un’accoglienza
molto calorosa, scrivendo i nostri
nomi in bengalese sulla lavagna, e
noi li abbiamo ringraziati donando loro tante caramelle.
A Savar, un quartiere periferico della capitale, Dhaka, abbiamo condiviso una giornata con i
piccoli tokai, una cinquantina di
ragazzi di strada di età diversa.
Li abbiamo visitati tutti in una
mattinata. Ragazzi e bambini
che, accolti da p. Riccardo Tobanelli, avevano trovato un letto
e un pasto sicuro.
Ad Uttara, altro quartiere di
Dhaka, siamo stati ospitati da
Cristina, che vive con le bambine tokai. Anche loro erano
accompagnate in un percorso di
Non stancarti di fare il bene
Un modo diverso di vivere il pensionamento
per Pina, Rocco, SalA nche
vatore e Claudio è giunto
il momento del pensionamento,
caratterizzato da emozioni contrastanti: c’è gioia per un percorso che arriva al suo compimento,
ma anche malinconia per dover
lasciare un luogo dove si sono
instaurati rapporti belli, fatti di
stima, amicizia, condivisione…
Proprio per questo, il momento del pensionamento nella sede
INPS di Battipaglia si vive con
una “festa di addio”. Si gusta
qualcosa insieme, si dà spazio ai
ricordi e ai ringraziamenti, e si
apre il regalo, realizzato con una
colletta tra colleghi.
Il legame con la missione
Ma questa volta c’è stata una
novità. Pina, Rocco, Salvatore e
Claudio, nell’organizzare il giorno della “festa di addio”, hanno
8
voluto rinunciare a un regalo
personale, per devolvere l’intera
colletta a favore di un progetto
missionario.
Questa loro richiesta mi ha
fatto pensare alle parole di san
Paolo: “Non stancatevi di fare il
bene” (Gal 6,9). Con molti dei
miei colleghi d’ufficio, infatti,
ho condiviso diversi progetti
missionari, fin dal lontano 1994
quando, di ritorno dal Congo,
parlai loro di quattro bambini
che necessitavano di cure urgenti per il loro avanzato stato
di denutrizione.
L’adesione è stata immediata
e generosa. Da allora essi non
hanno mai smesso di interessarsi
della missione, sia affettivamente che concretamente. E oggi,
dopo tutti questi anni, hanno
espresso il legame alla missione
anche in occasione del pensiona-
Da sinistra: Giuseppina, Rocco, Carmine (laico saveriano), Salvatore e Claudio
protagonisti di un regalo speciale per il loro pensionamento:
aiutare i giovani congolesi di Kindu
NUCCIA e CARMINE PACIELLO
mento. Sono rimasto profondamente commosso ed edificato!
“Grazie” per la generosità
In questa circostanza abbiamo
aderito al progetto proposto da p.
Benzoni, missionario saveriano
a Kindu (RD Congo). Si chiama
“Città dei giovani”: una struttura
in muratura che, però, manca di
tutto (finestre, porte, scaffali, tavoli, sedie….) e che sarà attrezzata grazie alla generosità di chi
adotta questo progetto e, dunque,
grazie anche a Pina, Rocco, Salvatore e Claudio.
Il 2 febbraio abbiamo partecipato alla loro “festa di addio” e
abbiamo espresso il nostro “grazie” per il loro gesto così generoso, e anche perché avevano
permesso a tutti noi di diventare
protagonisti di una scelta così
bella, quella di “allargare la loro
festa” perché vi partecipassero
giovani lontani, che avrebbero
potuto così continuare a costruire il proprio futuro.
Concludo rivolgendomi ai
quattro amici pensionati: “Grazie” per questo vostro gesto di
condivisione, ma il grazie più
grande vi giunge dal cielo perché - si legge nella Bibbia - “il
Signore ama chi dona con gioia”. E voi lo avete fatto personalmente, con una generosità che ci
ha riempito il cuore di gioia. Il
Signore ve ne renda merito. ■
Maria e Bruno Scannapieco sono stati in Bangladesh per un’esperienza missionaria,
guidati da p. Giuà Gargano: così hanno festeggiato il loro 25.mo di matrimonio!
studio e di avviamento al lavoro.
Basta poco
per incontrare gli altri
Un giorno abbiamo avuto la
gioia di incontrare nella loro
casa religiosa di Khulna tutti i
missionari saveriani del Bangladesh. Tra loro abbiamo conosciuto anche padre Marino
Rigon, che con la sua barba lunga e bianca, ci ha mostrato il suo
infinito amore per il popolo bengalese e la sua grande saggezza.
Non è stato un viaggio nor-
male. Ancora oggi conserviamo
nel cuore ogni cosa del Bangladesh: i volti, le storie, i gesti di
accoglienza, i colori, i profumi, i
sapori… Soprattutto lo zelo amorevole dei missionari saveriani ci
ha segnato profondamente e ci
ha confermati nella nostra convinzione che spesso basta poco
per incontrare veramente gli altri.
Basta essere se stessi e accogliere gli altri così come sono, nella semplicità e nella gratuità. Insomma, accoglierli da
■
“cristiani”.
È VIVO ED È SEMPRE CON NOI !
Il mattino di Pasqua desidererei incontrare Gesù risorto, e non da
solo, ma accompagnato da un gruppo festoso di bambini e di giovani
per cantare insieme per le strade un inno di pace: “Pace a te, fratello
mio! Pace a tutti gli uomini di buona volontà!”. E Gesù risorto verrà
incontro a tutti noi e ci abbraccerà.
Noi, che tante volte lo abbiamo baciato sulla croce, abbiamo compreso che solo così si deve amare per essere capaci di servire. E continueremo a cantare: “Egli non è qui, è risorto! Suoniamo le campane,
perché la morte è stata vinta e il nuovo cresce; cresce la comunità dei
discepoli, per diventare la famiglia di Dio”.
Tanti auguri per la Pasqua, a
voi tutti, sorelle e fratelli. Il Risorto trasformi la nostra vita e
ci renda donne e uomini nuovi, per annunciare pace e speranza. Vi portiamo nel cuore e
vi benediciamo.
p. Carlo Pozzobon
e i saveriani di Salerno
foto G. Dovigo
ristina, missionaria laica,
qualche anno fa ci aveva
colto di sorpresa con il suo invito: “Vi aspetto in Bangladesh!”.
Ci eravamo guardati e subito
avevamo capito che il Bangladesh era il paese giusto dove potevamo festeggiare il nostro 25°
anniversario di matrimonio.
foto L. Brioni
C
MARIA e BRUNO SCANNAPIECO
2015 APRILE
22038 TAVERNERIO CO - Via Urago, 15
Tel. 031 426007 - Fax 031 360304
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TAVERNERIO
Dall’Amazzonia all’Expo!
Padre Paolo Gallo è sbarcato a Tavernerio
F
ino a pochi mesi fa padre Paolo Gallo, alto e
slanciato come un corazziere,
era missionario in Amazzonia.
Racconta: “Al mattino mi svegliavo e pregavo, ringraziando
Dio di avermi creato e destinato a questo paradiso che nasce
dai fiumi”. Padre Paolo assicura
che l’esperienza missionaria in
Amazzonia lo ha aiutato a scoprire che la natura, la terra e il
creato sono doni di Dio.
La pastorale della terra
E lo ha capito al punto che il
suo impegno di ogni giorno era
diventato quello di aiutare la
gente a considerare la natura e il
creato come doni di Dio. Altrimenti finiremo sempre con il ferire la terra che ci dona la vita. In
Amazzonia la chiamavamo “pastorale della terra”. In concreto,
si aiuta la gente a non rimanere
indifferente di fronte alle multinazionali che distruggono i polmoni della terra, per piazzare legno pregiato nei nostri mercati.
“Ma, contemporanemente,
impiegavamo tutto il tempo necessario a convincere anche i più
poveri a non ferire la foresta con
un’agricoltura selvaggia. Perché, alla fine, le multinazionali
e i senza terra ragionavano alla stessa maniera: tutti sfruttiamo la terra; non l’amiamo come
nostra madre e sorella”.
Non sia solo una vetrina
Quando l’Expo di Milano cominciava la corsa contro il tempo,
a padre Paolo è stato chiesto di rientrare dall’Amazzonia, per raggiungere il nostro centro di spiritualità missionaria a Tavernerio.
Erano giorni in cui dentro lo
slogan dell’Expo, “Nutrire il
pianeta”, si poteva mettere di
tutto. Si sentiva parlare di corruzione, di percorsi culturali per
spiegare l’Expo sotto vari punti
di vista; si davano istruzioni per
prenotare le visite e anche le sfilate di moda sono arrivate puntuali… E poi, speranze di affari per la Lombardia e per l’intera Italia.
Incontrandolo al rientro
dall’Amazzonia, qualcuno ha
rassicurato padre Paolo che la
sua esperienza sulla “pastorale
della terra” gli sarebbe stata utile
anche in Italia, a incontrare persone e gruppi che chiedono di
non ridurre l’Expo a un’immensa vetrina, senza considerare gli
affamati in carne e ossa. L’Expo
di Milano sta riaprendo il confronto tra gli uomini e la terra,
che noi tutti abitiamo.
La terra presenta il conto
In questo soprassalto di speranze e prospettive, si sono
espressi i vescovi italiani per ribadire l’importanza di un movimento di coscienza dei singoli
cittadini nel rapporto con la terra. Ma la voce più attesa è quella di papa Francesco, che parla al cuore. E le folle desiderano ascoltarlo per lo stile immediato e convincente con cui insegna ad ascoltare tutti, e allo stesso tempo incoraggia ciascuno a
dire quello che pensa.
Papa Francesco ha inviato un messaggio ai tecnici che,
nell’hangar della Bicocca, erano impegnati nelle prove generali per l’Expo. Nel suo messaggio,
ha ricordato una sentenza ascoltata da un vecchio contadino:
“Dio perdona sempre le offese,
Una doppia opera missionaria
Buona Pasqua a tutti voi e ai martiri!
C
ari amici, è Pasqua: Gesù
è risorto. La chiesa esce
verso le periferie della convivenza umana. Ed ecco allora la
proposta di unirci, voi amici laici e noi saveriani, per fare una
duplice opera missionaria.
La prima è quella di augurare
8
“Buona Pasqua” ai martiri, che
hanno pagato con la vita la loro
fede in Gesù Cristo. E sono tanti, anche quest’anno: impossibile
trascrivere tutti i loro nomi!
“Auguri a voi, fratelli e sorelle, martiri del vangelo. Insieme
a Gesù, con il suo corpo piagato
e glorioso, intercedete
presso il Padre celeste per questo nostro
mondo, che
sembra affogare nell’indifferenza”.
Le guerre continuano... e il numero dei martiri
aumenta ancora! Il Signore ascolti il pianto degli
innocenti e ci converta tutti a sentimenti di pace
La seconda
opera missionaria è quella
di unirci, voi
amici laici e
noi saveriani,
a pregare per
le famiglie,
vittime della
natura, ferita
dall’uomo. Famiglie, popolazioni che sono
lasciate sole a
ricostruirsi la
vita.
Cari amici
e amiche, san
Padre Paolo Gallo, al timone della piccola
canoa, risale il fiume per visitare le famiglie in Amazzonia; ora a Tavernerio può
risalire laghi e montagne del Comasco
p. LINO MAGGIONI, sx
Guido incoraggia queste opere
missionarie. Agli inizi della famiglia saveriana egli scriveva ai
missionari in Cina: “Dite ai vostri cristiani che, in Italia, un povero vescovo prega perché una
stilla del Sangue di Cristo scenda sulla loro terra a fecondarla
in salute”. Con san Guido anche
noi vi diciamo: Auguri!
■
i saveriani di Tavernerio
Corsa tra le macerie dopo il passaggio
del ciclone Pam, a Vanuatu, nel Pacifico
gli abusi; gli uomini perdonano a
volte; la terra non perdona mai!”.
Parole che sentiamo vere perché ogni giorno ormai ne facciamo esperienza a livello planetario, con alluvioni, esondazioni,
frane e migrazioni. Papa Francesco ha avvisato che la terra ferita
e violata presenta il conto; aspettiamo di leggere compiutamente il suo pensiero nell’annunciata “enciclica verde”.
Benvenuto, padre Paolo!
Diamo il benvenuto a padre
Paolo, che ha espresso un desiderio: “Mi piacerebbe curare il
parco del nostro centro di spiritualità, perché diventi così bello
da aiutarmi a raccontare, ai ragazzi e agli adulti, che il nostro
pianeta è una magnifica tavola
imbandita per tutta l’umanità,
alla quale tutti hanno il diritto di
■
sedersi per mangiare”.
Coordinamento comasco per la pace
Mario Forlano, vice presidente del consiglio comunale di Como, è il nuovo presidente del Coordinamento comasco per la pace. L’ente riunisce 48 associazioni e 30 comuni della provincia di
Como, che si occupano di diffondere la cultura della pace e promuovere i diritti umani e la solidarietà internazionale attraverso
progetti con le scuole, incontri, rassegne. Auguri di buon lavoro
al nuovo presidente!
9 MAGGIO: CONVEGNO “MISSIONE OGGI”
Organizzato dal
mensile dei saveriani
Missione Oggi, sabato
9 maggio (dalle 9 alle
18,30) presso la chiesa di San Cristo in via
Piamarta 9 a Brescia,
si svolge l’atteso convegno annuale, sul tema: “Siamo tutti meticci? Le religioni nella diaspora moderna”.
Le società contemporanee sono sempre
più plurali. Le migrazioni provocano una
mescolanza di persone senza precedenti nella storia. In questo scenario ci chiediamo quale sia il ruolo
del cristianesimo, per
favorire un fecondo
“meticciato”.
Il tema sarà trattato
da vari punti di vista. Di fondamentalismo e dialogo, islam e califfato
parleranno Paolo Naso e Francesco Zannini; di futuro del cristianesimo, Virgil Elizondo; di cristiani in Medioriente, Giuseppe Morotti; di
cristianesimo e Cina, Alessandro Dell’Orto; di sguardi sul futuro, Antonella Fucecchi.
Il convegno sarà preceduto dallo spettacolo teatrale “Mi piacerebbe terminando di essere nella luce”, liberamente tratto da “Pensiero
alla morte” di Paolo VI, con Luciano Bertoli, che si terrà a San Cristo
venerdì 8 maggio alle 20,45. Ingresso libero.
Per informazioni e iscrizioni, scrivere a: segreteria.mo@saveriani.
bs.it oppure telefonare al numero 030 3772780 int. 5.
2015 APRILE
VICENZA
36100 VICENZA VI - Viale Trento, 119
Tel. 0444 288399 - Fax 0444 288376
E-mail: [email protected] - C/c. postale 13616362
IBAN - IT 71 V 02008 11897 000040071835 (Unicredit Banca, Vicenza)
L’affascinante missione a Taiwan
Il giovane Qian Bang e i prodigi del Signore
Pubblichiamo la testimonianza di p. Luigino Marchioron, saveriano di Gaianigo di
Gazzo Padovano, missionario
a Taiwan.
P
er un missionario, il dono della Pasqua, assume
risvolti sempre inediti, sorprendenti e tangibili. Benedetto XVI
ha descritto la Risurrezione di
Gesù come un’esplosione di
luce, un’esplosione dell’amore.
“La risurrezione - ha detto - è
la vera e più grande rivoluzione
della storia dell’umanità”. E l’esperienza pasquale del missionario è immeritatamente avvolta
ogni giorno da questa forza che
risveglia il suo cuore, rendendolo più generoso, coraggioso e
fedele a lui.
Cammino verso la luce
Il dono della conversione del
cuore e della mente di giovani e
adulti cinesi a Taiwan è un modo
concreto con il quale il Signore
educa ed evangelizza anche il
cuore del missionario; è l’aiuto
che Dio Padre pone al fianco del
missionario. Il privilegio, infatti, di essere testimoni dei prodigi
che il Signore compie nella storia delle persone rimane forse la
lezione più luminosa, affascinante e umile che un missionario
possa ricevere e imparare.
Un cammino verso la luce,
definiva qualche mese fa Qian
Bang, giovane taiwanese laureato in filosofia cinese, il percorso
intrapreso di conoscenza del Signore e del vangelo nella comunità parrocchiale di Taipei. Oggi,
p. LUIGINO MARCHIORON, sx
dopo due anni dal suo battesimo,
si trova presso una comunità di
benedettini per discernere la vocazione alla vita consacrata. Il 13
febbraio noi saveriani abbiamo
ricevuto dall’abbazia di Saint
Vincent i suoi auguri in occasione del capodanno cinese. Ecco
cosa ci ha scritto nella sua lettera.
La lettera di Qian Bang
“Vi invito a ringraziare insieme a me il Signore per averci
donato la chiamata, la grazia e
la sua compagnia. Da quando ho
lasciato Taiwan, non ho smesso
di sperimentare come il Signore
mi attiri continuamente a lui…
E proprio perché il Signore è
sempre uguale, ovunque, nella
comunità cristiana, anche se fisicamente lontano mi sento molto
La quaresima è già Pasqua
“Voglio essere cristiano per tutta la vita”
I
l nostro programma per
il tempo di quaresima,
seguendo il messaggio di papa
Francesco sulla globalizzazione
dell’indifferenza, è questo: “Il
Signore ci ha dato dei fratelli da
amare”. La città di Bukavu (oltre 800mila abitanti) rispecchia,
in piccolo, la situazione del
pianeta: poche sono le famiglie
ricche, mentre la maggioranza
della popolazione, nei grandi
quartieri di periferia, vive nella
povertà.
Il presidente Kabila ha in
mente di candidarsi per un terzo
mandato, nonostante la costituzione lo vieti. Per questo, la nazione sta vivendo un momento
di tensione e dà prova di maturità democratica. Ma un mese fa,
decine di cittadini sono rimasti
uccisi nella manifestazione pacifica.
8
La via crucis e la Messa
La Via Crucis del venerdì,
assieme alla Messa della domenica, è la preghiera più sentita
e partecipata in questi quaranta
giorni. Abbiamo rinnovato le
meditazioni delle quattordici
stazioni, richiamando l’attenzione sulla giustizia e la solidarietà, sull’amore al prossimo, sul
rispetto delle persone.
Alla fine della celebrazione del
venerdì, il professore universitario Gyavira commenta e attualizza il messaggio del papa. Abbiamo organizzato anche due tavole
rotonde su questi temi: “Giovani
africani e globalizzazione” e
“Giovani e società congolese”.
I catecumeni universitari
L’attenzione della comunità
cristiana è per i nuovi catecumeni: tutti giovani universitari.
P. Giuseppe Dovigo, saveriano vicentino di Campiglia dei Berici, è l’assistente spirituale degli universitari a Bukavu (Congo RD) impegnati in un partita a calcio balilla
p. GIUSEPPE DOVIGO, sx
Sono iniziate le istruzioni per
battesimo, cresima ed Eucaristia, con incontri giornalieri di
catechesi. I catecumeni sono
tenuti a frequentare ogni pomeriggio dalle 16 alle 18 per sei
settimane. I loro catechisti sono
gli stessi insegnanti cattolici che
generosamente si avvicendano
sui vari temi.
Tutti hanno in dotazione il libro “Youcat”, il catechismo della chiesa cattolica per i giovani.
Alla fine, è previsto un esame
per verificare il cammino fatto,
la preparazione intellettuale e la
testimonianza di vita cristiana.
Sono presentati alla comunità
nelle celebrazioni domenicali e
accompagnati nella preghiera.
Nella veglia pasquale, dopo una
giornata di ritiro, riceveranno i
sacramenti di iniziazione.
“Voglio essere cristiano…”
Sono 21 giovani per questa
Pasqua, mentre a Natale erano
26. “Voglio essere cristiano per
tutta la mia vita e aiutare gli altri
a conoscere il vangelo, che mi
dona senso e dignità”, ha scritto uno di loro nella domanda di
ammissione alla catechesi.
Il mio servizio alla comunità
universitaria è un’attività davvero speciale e importante per aiutare a scoprire il vangelo ai giovani “che non trovano spesso risposte alle loro inquietudini e bisogni, alle loro domande e ferite”, come ha scritto papa Francesco nella lettera “La gioia del
■
vangelo” (EG 105).
Da sinistra, i saveriani p. Paulin Batairwa (congolese), p. Luigino Marchioron
(padovano) e p. Adharius Dharmawan (indonesiano), missionari a Taiwan
vicino a voi, così vicino da pensare che mi trovo nello stesso
edificio, anche se in stanze diverse. Basta fare alcuni passi e
si è arrivati!
In particolare, nell’Eucarestia
quotidiana sperimento questa vicinanza. Spesso mi ricordo della
nostra comunità parrocchiale di
Taipei, lì dove sono nato e dove sono avvenuti meravigliosi
prodigi proprio quattro anni fa.
In quel tempo, un altro mondo
del mio essere bussava alle porte
della parrocchia.
Dopo quattro anni mi ritrovo
ora qui, in questa abbazia. Ma
cos’è avvenuto? Carissimi saveriani e parrocchiani, nella mia
preghiera mi ricordo di voi, del
vostro amore verso il Signore e
dell’amore e unità in lui, del vostro affetto verso di me…
Per quanto riguarda il cibo, il
clima, la vita di tutti i giorni, lo
studio, l’adattamento culturale,
non vi sono grandi problemi.
Quello di cui sento il bisogno è di
imparare ad adattarmi al modo di
vivere la vita comunitaria. È necessario spesso conversare con gli
altri, ma la posizione della conversazione non è sempre uguale.
Nel passato, con il mio cinese,
ero sciolto e spedito. Non trovavo alcun ostacolo nel parlare di
temi che desideravo condividere; ora però, la mia capacità linguistica mi pone in una condizione di avvertire costantemente
i miei limiti. E ancora una volta,
proprio a questo riguardo, mi
viene alla memoria il sacrificio
dei saveriani alle prese con la
lingua cinese per diffondere il
vangelo.
So comunque che il
Signore, proprio in questo ambiente, vuole insegnarmi molte cose. La
cosa più importante è che
io colga ogni opportunità per imparare a prendermi cura e ascoltare gli al■
tri…”.
Il giovane taiwanese Qian
Bang e il signor He, il giorno
del loro battesimo
9 MAGGIO: CONVEGNO “MISSIONE OGGI”
Organizzato dal mensile dei
saveriani Missione Oggi, sabato 9 maggio (dalle 9 alle 18,30)
presso la chiesa di San Cristo in
via Piamarta 9 a Brescia, si svolge l’atteso convegno annuale,
sul tema: “Siamo tutti meticci?
Le religioni nella diaspora moderna”.
Le società contemporanee
sono sempre più plurali. Le
migrazioni provocano una
mescolanza di persone senza precedenti nella storia. In
questo scenario ci chiediamo
quale sia il ruolo del cristianesimo, per favorire un fecondo
“meticciato”.
Il tema sarà trattato da vari
punti di vista. Di fondamentalismo e dialogo, islam e califfato parleranno Paolo Naso e Francesco Zannini; di futuro del cristianesimo, Virgil Elizondo; di cristiani in
Medioriente, Giuseppe Morotti; di cristianesimo e Cina, Alessandro
Dell’Orto; di sguardi sul futuro, Antonella Fucecchi.
Il convegno sarà preceduto dallo spettacolo teatrale “Mi piacerebbe terminando di essere nella luce”, liberamente tratto da “Pensiero
alla morte” di Paolo VI, con Luciano Bertoli, che si terrà a San Cristo
venerdì 8 maggio alle 20,45. Ingresso libero.
Per informazioni e iscrizioni, scrivere a: segreteria.mo@saveriani.
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2015 APRILE
ZELARINO
30174 ZELARINO VE - Via Visinoni, 16
Tel. 041 907261 - Fax 041 5460410
E-mail: [email protected] - C/c. postale 228304
IBAN - IT 33 Z 03359 01600 100000006707 (Banca Prossima, Zelarino)
Festa della missione dai saveriani
Il 10 maggio, Zelarino chiama Thailandia
nuova missione in
D ella
Thailandia s’è parlato am-
piamente nel numero di febbraio
di “Missionari Saveriani”. Padre
Luigi Menegazzo, superiore generale dei saveriani, ha visitato
la comunità di Bangkok e quella del “Km. 48”, tra montagne
e foreste, a 48 chilometri dalla
città di Mae Sot, nella Thailandia occidentale, al confine con il
Myanmar (Birmania).
Hanno chiesto di pregare
Ha visto l’impegno dei missionari e ha così concluso la
sua bella relazione: “Chiedo la
vostra preghiera per questa missione e per i confratelli che vi la-
vorano; siate loro vicini, in ogni
modo il Signore vi suggerisce,
affinché, lavorando con energia
e creatività per far conoscere il
vangelo, possano anche raccogliere frutti abbondanti”.
Nel paginone centrale, p. Alex
Brai, che lavora in una missione
alla periferia di Bangkok, p. Giuseppe Matteazzi e p. Thiago Rodriguez, che sono nella missione
“Km. 48”, raccontano con entusiasmo il loro lavoro, chiedono
l’aiuto spirituale, ma non spendono tante parole per un aiuto economico. Credono veramente alle
parole di Gesù: “Cercate anzitutto il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno
p. FRANCO LIZZIT, sx
date in aggiunta” (Mt 6,33).
Lavoriamo con entusiasmo
Ebbene, un po’ di questa “aggiunta” potrà arrivare anche da
Zelarino, da quanto si potrà realizzare nella tradizionale “festa
all’aperto per le missioni” che
quest’anno si terrà domenica 10
maggio. Tra l’altro sarà anche la
“festa della mamma”, e a tutte
faremo i nostri migliori auguri.
Raggiunto via skype, p. Giovanni Matteazzi ha riaffermato
la sua soddisfazione per i contatti con la gente, con i bambini
e con gli adulti nelle scuole e nei
campi profughi, per l’insegnamento dell’inglese e la visita al-
Con p. Sergio Cambiganu alcuni degli organizzatori della “festa all’aperto” per le missioni, edizione 2015
Con il mio fratellino Liu...
Durante le vacanze una visita a sorpresa
C
arissimi, ho goduto in
Italia un po’ di ferie accumulate. Ho pianto alla tomba
di mia sorella Anna, morta di
recente. Ho pianto su Biancade
(TV), mio paese, in recessione
letale, mentre nel dopoguerra era
diventato un bel centro dell’industria del legno. Ho anche riso
con tanti amici. Purtroppo non
son riuscito a vederli tutti.
Una dopo l’altra,
tre sorprese
C’è stata anche una bella sorpresa. Durante le mie ferie in
Italia, Liu Bingtsuen è venuto a trovarmi da Taiwan! Liu è
mio “fratello cinese legittimo”,
perché nel 1969, quando ero in
quella nazione per studiare la
lingua cinese, abbiamo fatto il
giuramento di fratellanza sulla
tomba di sua mamma, che era
morta da poco. Poi, nel 1972, io
ho lasciato Taiwan e il mio fratellino Liu. Era giusto che dopo
42 anni ci rivedessimo.
Tornato in Brasile, ho trovato
altre due sorprese: la prima, felice, è stata la consacrazione a
vescovo di padre Adolfo Zon, il
Padre Arnaldo De Vidi,
missionario ad Abaetetuba,
con l’amico fraterno Liu
Bingtsuen, direttamente
da Taiwan
8
p. ARNALDO DE VIDI, sx
saveriano spagnolo con il quale ho lavorato in questi tre anni
trascorsi ad Abaetetuba. L’altra
sorpresa, poco felice, è stata la
malattia di padre Dante Mainini,
saveriano reggiano di 96 anni: ha
sofferto un ictus e la rottura del
femore a causa di una caduta.
Segni di speranza
Ad Abaetetuba, nel cuore
dell’Amazzonia brasiliana, ci
sono segni di speranza. Un centinaio di giovani ha “invaso”
il nostro quartiere passando in
missione di casa in casa, dialogando con i coetanei e con le
famiglie. Per i giovani stiamo
terminando la costruzione del
“Centro d’informatica Santa
Lucia”.
Per iniziativa della nostra
parrocchia, è nata la campagna
“Sterminio mai più”, contro la
violenza. La piazzetta antistante il nostro santuario è illuminata ed è luogo d’incontro delle famiglie. Abbiamo acquistato
un terreno per costruire un salone multi-uso, specialmente per
la catechesi dei bambini. A tutti, Buona Pasqua!
■
le famiglie cristiane… I cristiani
non sono molti, per la verità, ma
sono sparsi in numerosi villaggi,
fino a una distanza di 150 chilometri, dove arrivare è difficile,
specialmente nel periodo delle
piogge, quando le frane ostruiscono la strada.
Le necessità e un sogno
Padre Giovanni ha anche accennato ad alcune priorità: scavare un pozzo per dare acqua
potabile alla missione e alle
famiglie vicine, anche durante
la stagione secca; ristrutturare
la casa per accogliere i tre missionari, che ora sono sistemati
in due abitazioni diverse; intensificare l’aiuto per la scuola e
l’alfabetizzazione degli adulti,
specialmente gli immigrati e i
profughi, che sono molto numerosi e non conoscono la lingua
thailandese…
La nostra vicinanza e il nostro
interessamento ai loro problemi
sono i primi passi, perché anche
qui si faccia strada la bella notizia
di Gesù, Salvatore dell’umanità.
“C’è poi un sogno”, prosegue
p. Giovanni: “la costruzione di
un piccolo centro giovanile, con
un po’ di tecnologia moderna,
dove i giovani di tribù diverse,
che popolano queste montagne o
provengono dalla confinante Birmania, possano studiare e giocare
insieme, per diventare cittadini
responsabili in questa nazione”.
Vi aspettiamo il 10 maggio
Diamo una spinta perché i sogni diventino realtà, partecipando alla Festa all’aperto per le
missioni, domenica 10 maggio a
Zelarino dai missionari saveriani, in via Visinoni 16.
Dalle 10 del mattino, giro in
carrozza e visita del mini-zoo;
alle 12.30, pranzo su prenotazione con buon menù e sorprese
varie. L’intrattenimento continuerà con “Canta tu che canto
anch’io”, gara canora aperta a
tutti e premio ai primi classificati; il mercatino della Tergola con
“cose dell’altro mondo”; il dolce
dalle torte e altro ancora.
Alle 11 e 30 è possibile partecipare alla Messa, per facilitare
quanti vengono dalle parrocchie
vicine e lontane; la preghiera è
il primo aiuto che ci chiedono i
nostri missionari.
La Festa all’aperto per le
missioni è un avvenimento che
piace tanto a bambini e ragazzi, ma diverte tanto anche giovani e adulti. Prendi il telefono
e prenota: chiama subito lo 041
907261. E prenota il pranzo! ■
VENITE ANCHE VOI
E PORTATE UN AMICO !
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