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Una clinica chirurgica di Francis Kéré
BURKINA FASO Una clinica chirurgica di Francis Kéré Lo scorso aprile, è stata ultimata una clinica chirurgica a Léo, una cittadina del Burkina Faso, a circa 150 chilometri a sud della capitale Ouagadougou. L’obiettivo del progetto è non solo quello di offrire un importante servizio sanitario in una regione molto povera, ma anche di costruirne le strutture materialmente insieme alla popolazione locale. Foto: Diébédo Francis Kéré (23-05-2014) La nuova struttura sanitaria è stata progettata dallo studio di architettura Francis Kéré, con sedi a Berlino e in Burkina Faso. Diébédo Francis Kéré è oriundo del Burkina Faso dove ha già progettato una serie di scuole, una biblioteca e un centro per donne a Ouagadougo, capitale di questo paese africano. Kéré è apprezzato soprattutto per la sua architettura partecipativa e integrativa del clima tropicale caratterizzato da due stagioni distinte: quella delle piogge, da maggio–giugno a settembre (più breve al nord), con precipitazioni comprese fra i 600 e i 900 millimetri; e quella secca, in cui soffia l’harmattan, un vento secco e caldo di provenienza sahariana. La città di Léo ha circa 50.000 abitanti. La nuova clinica presta assistenza a pazienti sia della città che dalla campagna circostante e riduce drasticamente l’afflusso all’ospedale distrettuale che è sovraccarico, soprattutto per la carenza di piccoli ospedali nelle aree rurali. Il progetto è finanziato dalla società di utilità pubblica tedesca “Operieren in Afrika” (Chirurgia in Africa) che organizza corsi professionali per medici e altro personale sanitario. Il progetto ha consentito l’impiego di maestranze locali e l’insegnamento di nuove tecniche di costruzione – uno degli scopi principali del progetto. In ogni fase della realizzazione, lo studio Kéré ha collaborato strettamente con un gruppo di tecnici ed operai locali e si è occupato anche della loro formazione –cosa rara in Burkina Faso. In base all’esperienza acquisita, gli operai hanno potuto quindi trovare lavoro anche altrove. Ora sono in grado di mantenere le proprie famiglie con i loro stipendi. (A causa del forte tasso di disoccupazione, centinata di migliaia di Burkinabé migrano stagionalmente nei paesi confinanti in cerca di lavoro). L’obiettivo della progettazione della struttura sanitaria è sicuramente la creazione di un complesso altamente sostenibile. Avendo a disposizione un budget estremamente limitato, è stato ideato un sistema modulare che poteva essere realizzato a basso costo. La clinica è composta di 10 di moduli, ognuno dei quali con le stesse dimensioni. Su un lato del complesso, si trovano gli ambulatori, le sale operatorie e postoperatorie, dall’altro lato le sale di degenza, l’accettazione, i servizi igienici, gli studi dei medici e l’amministrazione. I moduli sono disposti sotto differenti angoli ottenendo così differenti spazi intermedi e dando all’insieme un aspetto dinamico ed accogliente. I muri sono costruiti con mattoni pressati ed essiccati al sole – infatti, il Burkina Faso possiede poca legna per poter cuocere il laterizio. I mattoni sono stati prodotti sul luogo con l’ausilio di una betoniera per impastare l’argilla. Così si è potuto risparmiare anche dei trasporti e sui costi dei materiale. L’inerzia termica della muratura facilita inoltre il raffreddamento notturno della struttura che, durante il giorno, sotto l’azione del sole, si riscalda moltissimo. Il Burkina Faso è nei pressin dell’equatore e, durante il giorno, le temperature salgono di norma sopra i 45 gradi centigradi. La struttura è coperta da 10 grandi tetti sovrapposti che servono essenzialmente per due funzioni: proteggere la muratura di mattoni crudi dalle forti piogge estive e conferire ombra durante il giorno. All’interno, l’aria calda sale verso l’alto, attraversa il soffitto ed è asportato dal vento che passa liberamente tra il soffitto e il tetto, mentre l’aria più fresca penetra attraverso le finestre. In questo modo si crea una ventilazione costante degli ambienti indispensabile alla salute dei pazienti. In un paese in cui piove solo per tre mesi l’anno, uno degli aspetti più importanti è il risparmio idrico. L’acqua piovana e quella grigia, raccolte entrambe in vasche di ghiaia, sono usate per l’irrigazione di piante e di alberi, l’energia elettrica è prodotta tramite pannelli fotovoltaici e un trattamento biologico aggiunge ossigeno all’acqua. Un tale sistema consente il riutilizzo dell’intera acqua reflua grigia. Il progetto ha avuto ed ha successo. Grazie alle sue caratteristiche, la struttura sanitaria attira e convince anche pazienti che normalmente evitano di farsi curare in un ospedale e, cosa molto simpatica e confortante, molti bambini vanno a giocare presso i suoi edifici. L’obiettivo del progetto non era solo quello di costruire una struttura sanitaria, ma anche sperimentare applicazioni innovative per materiali locali e di creare insieme con la popolazione un’architettura dignitosa. E’ auspicabile che la nuova clinica chirurgica possa ispirare altri architetti, dirigenti della sanità pubblica e altri membri della comunità. Anno di ultimazione: 2014 Area utile lorda: 2248 m² Proprietario: Operieren in Afrika e. V. Foto: Diébédo Francis Kéré