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Tesi di Laurea
52 53 “Es este el Palo Santo?” Abstract Enrico Dal Pozzo In tutta l’America centro meridionale esistono più di quindici alberi che sono comunemente chiamati “palo santo”. La necessità di una disambiguazione è evidente. Il presente saggio ha l’obiettivo di indagare le principali piante che condividono la denominazione popolare di “palo santo”, fornendone una prima descrizione ed avanzando un’ipotesi etnolinguistica intorno all’origine di tale comunanza. Lo spunto della riflessione è l’equivoco nato durante una ricerca in Bolivia, dove sono almeno due le piante medicinali comunemente conosciute con il nome di palo santo: la Bursera graveolens e la Triplaris americana. Sono poche le ricerche effettuate sulle caratteristiche e le qualità di queste piante. Questo breve articolo vuole essere una base di partenza ed uno stimolo ad approfondire la conoscenza, l’uso, le somiglianze e le differenze che esistono tra i vari alberi chiamati palo santo. Equivoco e disambiguazione. Nel Settembre 2010 partii verso la Bolivia con la spedizione “Silvia Granier Ligabue”, un progetto nato dalla collaborazione tra l’università “Ca’Foscari” di Venezia, il “Centro studi e ricerche Ligabue” e l’associazione Onlus “Human Beings Heritage”. Durante la prima parte del viaggio attraversammo il Beni, una vasta regione della Bolivia orientale, un’area in cui, all’arrivo della primavera, le popolazioni dei villaggi applicano il tradizionale chaqueo, o “taglia e brucia”. La finalità di Frontespizio del testo “Historia naturalis Brasiliae” di Willem Piso, 1648. 54 Es este el Palo Santo? questa tecnica è rinnovare il terreno per future colture o tramutarlo in pascolo per il più redditizio bestiame, “por hacer pasto” affermano i campesinos. Una volta tale pratica era limitata alla finalità di rigenerare la terra ed era supportata da una certa conoscenza delle relazioni intersistemiche, oggi è spesso utilizzata per creare aree produttive capaci di garantire un profitto immediato, causando però enormi danni ambientali. Il 2010 è stato un anno di forte siccità in tutta la Bolivia, un fenomeno che non si verificava da decenni con tale intensità. Per mesi non ha piovuto, intanto il vento spingeva le fiamme ben oltre le aree calcolate. Il nostro gruppo di ricerca stava percorrendo la strada che, attraversando una parte dell’amazzonia boliviana, porta da San Javier a Trinidad, quando un albero caduto per via delle fiamme ci bloccò il cammino. Scendemmo dalla macchina per ammirare il terribile paesaggio che ci circondava. L’intera foresta intorno a noi era ormai bruciata, il suolo coperto da uno strato di cenere che raggiungeva i quaranta centimetri, alcune fiamme continuavano a spuntare dai tronchi anneriti. Annusai l’aria e percepii una fragranza inconfondibile. Il legno di Bursera graveolens è utilizzato come incenso naturale e rilascia nell’atmosfera un caratteristico aroma. L’albero non era riconoscibile in mezzo a quel disastro, ma il profumo di palo santo accompagnava gli ultimi respiri della foresta, come un requiem che la natura stava dedicando a se stessa. Questo è l’elemento più misterioso ed equivoco dell’intera ricerca. Non vi sono testi che documentano la presenza di Bursera graveolens nell’area beniana della Bolivia. Eppure, oltre al sottoscritto, altri diciotto membri della spedizione erano presenti e testimoniano di aver sentito il caratteristico profumo d’incenso di palo santo. Iniziai a fare alcune domande per verificare la presenza dell’albero. All’epoca non conoscevo la grande varietà di alberi chiamati palo santo, dunque utilizzai questo nome credendo fosse identificativo della sola Bursera graveolens; questo fu il momento in cui si compì l’equivoco. Nel Beni è conosciuto un solo albero chiamato palo santo, ma non si tratta della Bursera Graveolens. L’albero che ri- Enrico Dal Pozzo sponde al nome di palo santo, è invece la Triplaris americana, comunemente chiamata anche palo diablo. Quando intervistai gli abitanti di Nueva Israel, un piccolo villaggio nei pressi di Casarabe, questi m’indicarono con sicurezza un alto albero popolato da formiche velenose. Convinto di aver trovato l’albero d’incenso che stavo cercando, presi alcuni campioni di legno, raccolsi diverse informazioni e solo più tardi mi accorsi di aver mancato il mio obiettivo. L’equivoco fu svelato solo una volta ritornato in Italia, quando consultai “Plantas utiles en bosques y pampas chiquitanas” (Birk 1995), dove il palo santo è classificato scientificamente secondo nomenclatura binomiale come Triplaris americana, un albero della famiglia delle Polygonaceae. Il palo santo che stavo cercando, la Bursera graveolens, appartiene invece alla famiglia delle Burseraceae. È chiaro che si tratta di due piante differenti, non imparentate tra loro. Questo aneddoto mostra quanto possa essere facile confondere piante differenti accomunate dallo stesso appellativo. Palo santo è un nome popolare che identifica piante che spesso non hanno caratteristiche in comune. Per essere più precisi ogni pianta, oltre alla nomenclatura ufficiale, possiede almeno un paio di nomi dialettali o popolari: in nessun caso palo santo è il nome esclusivo di una particolare pianta. Prenderò come esempio, al fine di mostrare le grandi differenze esistenti tra le piante chiamate palo santo, un’analisi delle principali caratteristiche della Triplaris americana e della Bursera graveolens. Oltre alle difformità, è interessante notare come i due alberi siano accumunati dal possedere varie proprietà medicinali; proprio questa caratteristica potrebbe essere ciò che unisce le piante denominate palo santo: il loro elevato potere curativo. 55 56 Es este el Palo Santo? Enrico Dal Pozzo 57 Bursera Graveolens Nome scientifico: Bursera graveolens Nomenclatura: Triana & Planch. 1872 Regno: Plantae Divisione: Magnoliophyta Classe: Magnoliopsida Ordine: Sapindales Famiglia: Burseraceae Genere: Bursera Nomi comuni: Palo santo, palo dulce, palito sacro, incienso natural. Bursera graveolens è un albero comunemente utilizzato da migliaia di anni dalle comunità originarie dell’America latina, ma la sua storia “moderna” inizia solo nel 2000, grazie al lavoro della fondazione “Deltatau”, guidata da Dante Bolcato, studioso e artigiano del palo santo. Le informazioni riportate in questa sezione si fondano su uno studio bibliografico, ma si avvalgono anche del contributo dello stesso Dante Bolcato, intervistato dall’autore nel Dicembre 2011. Diffusione e habitat: L’albero cresce in un particolare ecosistema, il bosco secco. Si trova in America del Sud, nell’ampia regione del Gran Chaco, sulle coste dell’Ecuador e del Perù e nelle isole Galapagos (per questo motivo è una specie protetta); in Centro America cresce in Messico, Guatemala, Honduras e Nicaragua. Descrizione: La Bursera graveolens è un albero della famiglia delle Bursareacee, la stessa famiglia del franchincenso e della mirra. Albero caducifoglio, rimane spoglio nel mese di agosto. Il tronco dell’albero adulto misura mediamente 6 metri, ma può raggiungere i 10 metri di altezza, il diamentro medio è di 60 centimetri. La corteccia è liscia, color grigio cinereo a volte tendente al marrone, la superficie è lenticelare. Le foglie, composte, sono imparipennate alternate, si concentrano verso la fine dei rami e possono presentare 3 o 4 coppie più una foglia isolata, fino ad un totale di 9. I fiori si concentrano alla fine dei rami: piccoli, ermafroditi, color verde chiaro. Il frutto ha la forma di un’oliva, è lungo circa un centimetro, il colore va dal verde al rossiccio; è molto apprezzato come nutrimento dalla fauna dell’ecosistema. Il seme, prima di germogliare, viene digerito dalla flora locale. La fioritura è variabile, a seconda della zona geografica, dei fattori ambientali e climatici. Indicativamente la fioritura più forte avviene tra maggio e giugno, i frutti compaiono tra giugno e luglio e, durante questo periodo, è stata rilevata la presenza di api che si nutrono del nettare dei fiori. Uso: È possibile distinguere un uso tradizionale ed un uso contemporaneo del palo santo Bursera graveolens, uno ha origini millenarie, l’altro inizia nel 2000, anno in cui Dante Bolcato estrasse per la prima volta l’olio essenziale dal legno dell’albero. Bursera graveolens: albero tipico dei boschi secchi dell’America latina. 58 Es este el Palo Santo? Uso tradizionale: le prime notizie scritte sul palo santo Bursera graveolens si trovano nei registri del re di Spagna, in una relazione su Puerto Viejo ed il suo distretto, datata 1605. Palo Santo... Il palo santo è così chiamato per i rimedi alle infermità che da esso si ricavano. Da esso si ottiene una resina che fa le veci e dà i benefici della trementina; cura infermità e dolori causati dal freddo; la stessa e l’acqua in cui si cuoce la radice sanano i catarri; la resina serve anche come incenso profumato. Infermità e suoi rimedi: le infermità volgari della terra sono herpes estesi e dolori in tutto il corpo, che generalmente sono dovuti a bubas (it. framboesia). Queste si curano con rovo comune e palo santo; gli herpes con salassi e purghe di mechoacan (una specie di Gialappa) e cañifístola. Palo Santo: al palo santo llaman así por los remedios que de él se toman para las enfermedades. Sácase de el una resina que hace las veces y provechos de la trementina; cura enfermedades y dolores que proceden de frío, ella y el agua en que se cuece la raíz y el palo sana los catarros; también sirve la resina por incienso para perfumes. Enfermedades y sus remedios : las enfermedades vulgares en la tierra son calenturas prolijas recias y dolores en todo el cuerpo que ordinariamente son de bubas. Estas curan con zarza y palo santo; las calenturas con sangrías y purgas de mechoacan y cañifístola. (Segunda parte de la descripcion de Guayaquil en que se trata de la ciudad de Puerto Viejo y su distrito, 1605 Biblioteca Nacional de Madrid, signatura 3064:56, trascrizione a cura di Dante Bolcato). Già dai tempi del colonialismo, l’albero Bursera graveolens era chiamato palo santo ed era considerato una pianta capace di curare varie infermità. In questo antico documento la resina viene accomunata alla trementina per le sue proprietà antisettiche, espettoranti, balsamiche e antireumatiche; la resina è tuttora utilizzata in alcune comunità indigene. Circa dieci giorni prima di un parto la famiglia incide la corteccia del palo santo, seguendo un rituale in cui viene chiesto il permesso di ferire la pianta, al fine di ottenere il prezioso liquido. La resina, dalle proprietà antisettiche e cicatrizzanti, viene poi raccolta ed applicata al neonato sul moncone residuo del cordone ombelicale. La resina è usata anche per curare le micosi della pelle ma, a questo scopo, Dante Bolcato riferisce di un altro possibile processo terapeutico. Nel Manabì cresce un albero, la Ceiba pentadra, la quale produce una fibra lanosa che può essere utilizzata come spugna; dopo aver fatto un buco nel tronco del palo santo, s’inserisce in esso la lana di Ceiba e si richiude il buco; il giorno se- Enrico Dal Pozzo 59 guente, dalla spremitura della lana si ottiene un liquido oleoso molto profumato che può essere applicato sulla pelle. L’olio e la resina sono rimedi efficaci nella cura di funghi, eczemi e dermatiti, ma sono anche in grado di alleviare dolori articolari e ossei. Il documento indirizzato al re di Spagna riferisce che il palo santo Bursera graveolens era utilizzato nella cura delle malattie da raffreddamento. Ancora oggi le popolazioni locali fanno bollire in acqua il legno di palo santo, respirando i vapori balsamici esalati e bevendo l’aguita ricavata dall’infusione; due rimedi efficaci contro le malattie delle vie respiratorie, l’influenza e i dolori osteoarticolari a essa legati. Il the è utile anche per calmare i dolori di stomaco, delle vie orinarie e del corpo in generale. Il cronista del documento non ha considerato che, nella cosmovisione quechua, fredde sono non solo le malattie da raffreddamento, ma anche le infermità delle ossa e tutti i dolori che non si vedono, compreso l’umore depresso. Il palo santo Bursera graveolens è infatti utilizzato Bursera graveolens, foglie e frutti (disegno di Antonio Paolillo). 60 Frammento di tronco di Bursera graveolens (foto di Antonio Paolillo). Es este el Palo Santo? anche per migliorare lo stato d’animo “freddo”, a questo scopo può essere masticato o bevuto in tisana. Il legno di palo santo bruciato è utilizzato da millenni come incenso; rilascia un aroma caratteristico, dai toni freschi e agrumati, ed è considerato capace di allontanare le energie negative. L’incenso di Bursera graveolens è capace di allontanare molte specie d’insetti, i quali sono considerati una tangibile energia negativa. Il suo uso come incenso non si limita però all’essere un ottimo insettifugo. Il fumo prodotto dalla combustione è utilizzato nella regione andina in molte cerimonie e pratiche di limpiadura, le quali consistono in una pulizia tanto dell’aria quanto dello spirito. L’incenso di Bursera graveolens è utilizzato per fumigare vari ambienti, come case o luoghi di allevamento di animali, vestiti, in particolare la biancheria intima; anche gli esseri umani possono trarre beneficio dal fumo di palo santo. La cosmovisione andina insegna che vi sono livelli dell’essere che esistono anche se non possono essere toccati con mano; potremmo definirlo, per comodità, il mondo delle divinità, degli spiriti o delle energie invisibili. Il palo santo è considerato una via di accesso a queste dimensioni, in particolare è utilizzato al fine di pulire, limpiar, l’energia di un uomo o di un luogo. Pulire significa allontanare le energie negative, le quali possono essere considerate come cause o riflesso di mali psicologici come depressione, tristezza, debolezza e altri stati che impediscono una buona relazione con il mondo. L’incenso, puro legno o mischiato in un sahumerio, è anche un elemento fondamentale nelle cerimonie per la Pachamama, dove è offerto come dono in reciprocità ai frutti ricevuti dalla terra. Uso moderno: l’uso del legno di Bursera graveolens continua da tempi immemori, ma un nuovo prodotto ha attirato l’attenzione sull’albero, si tratta dell’olio essenziale. La storia contemporanea del palo santo Bursera graveolens inizia nel 2000, anno in cui Dante Bolcato giunge in Ecuador e si dedica, insieme a Claudio Passerini, allo studio della pianta; i due inaugurano un metodo di estrazione dell’olio essenziale a corrente di vapo- Enrico Dal Pozzo re. A Puerto Lopez, nel Manabí, Bolcato inaugura la “Fundacion Deltatau Palosanto”, con la quale raccoglie ed estrae dalla legna un olio dalle proprietà curative. La fondazione ha lavorato per anni nella formazione di personale proveniente da gruppi sociali disagiati, ha ideato un metodo per far germogliare il seme e ha piantato più di trentamila alberi, contribuendo a salvare la Bursera graveolens dal pericolo di estinzione; ha inoltre dimostrato la sostenibilità ambientale intrinseca al metodo di produzione dell’olio, stipulando accordi con il governo ecuadoriano per la sua lavorazione ed esportazione, prima proibita poiché la Bursera graveolens è una specie protetta. Attualmente Dante Bolcato è “El artesan” del palo santo, una piccola impresa che produce e commercia olio, garantendo condizioni di sostenibilità ambientale e tutelando la sopravvivenza della pianta grazie ad un vivaio in continua espansione. Dante Bolcato estrae l’olio essenziale mediante corrente di vapore, senza l’uso di solventi chimici, in modo da ottenere un olio puro al 100%. L’olio ottenuto, dal colore dorato e dall’aroma citrico, è utile per curare differenti infermità e per migliorare lo stato d’animo. Ecco i consigli che lo studioso condivide sul proprio sito internet. Gripe-Alergias-Asma-Jaqueca-Estrés-Mal Humor: poner algunas gotas de “Palosanto Oil” en el pecho a nivel del corazón, en la nariz y en la cervical. Induce a la meditación y al relajamiento psicofísico: diluir algunas gotas en agua y disolver los vapores al ambiente con un difusor por esencia a vela. Situaciones de mareo de mar como de aire: poner algunas gotas en el pecho a nivel del corazón. Situaciones de pánico, estrés y ansiedad laboral: poner algunas gotas de “Palosanto Oil” en el pecho a niel del corazón, en la nariz y en la cervical. Masajes: reactiva la circulación sanguínea y recarga el nivel energético Artritis y Artrosis y dolores musculares: solo cuando hay dolor, poner 3 veces al día algunas gotas directamente en el punto del dolor sobando la parte hasta que el aceite este absorbido. Proteger la parte con una sabana de color rojo. Dolor de cervical: solo cuando necesita, poner algunas gotas en 61 Gripe-Alergias .... Influenza-Allergia-Asma-Emicrania-Stress-Malumore: porre alcune goccie di olio di Palosanto sul petto a livello del cuore. Induce la meditazione e il rilassamento psicofisico: diluire alcune gocce con acqua e liberare nell’ambiente con un diffusore a candela. Mal di mare e mal d’aria: mettere alcune gocce sul petto a livello del cuore. Situazioni di panico, stress e ansia lavorativa: mettere alcune gocce sul petto a livello del cuore, sulle narici e sulle cervicali. Massaggi: riattiva la circolazione e ricarica a livello energetico. Artriti, artrosi e dolori muscolari: solo quando c’è dolore, mettere 3 gocce al giorno sul punto dolente, massaggiando fino ad assorbimento. Proteggere con una benda di colore rosso. Dolori cervicali: solo quando necessario, porre alcune gocce sulla parte dolente, fino ad assorbimento. Prevenzione contro i tumori dello stomaco, fegato, polmoni e pelle: porre 3 gocce sotto la lingua 3 volte al giorno per 6 giorni a settimana. 62 Es este el Palo Santo? la parte que duele sobando la parte hasta que el producto este absorbido. Prevención contra los tumores de estomago, hígado, pulmones, mamas y piel: poner 3 gotas debajo de la lengua 3 veces al día por 6 días a la semana. Sezioni di Bursera graveolens, il frammento in alto presenta venature a forma di rosa, tipiche delle piante di sesso femminile; il frammento in basso, privo di venature, proviene da un albero di sesso maschile. L’olio essenziale di Bursera graveolens è divenuto oggetto di ricerca di diverse università, alcuni studi sui principi attivi sono stati pubblicati in Giappone e a Cuba (Yukawa C. 2004, 2005, 2006; Manzano 2009). Le recenti ricerche sull’olio essenziale hanno evidenziato la presenza di principi attivi contenuti nella Bursera graveolens e possono far luce sull’efficacia della pianta in relazione alla cura di varie infermità. L’elemento maggiormente presente è il limonene, con percentuali che variano tra il 60% e il 68% per quanto riguarda la Bursera graveolens del Manabì. A seconda della regione di provenienza, l’albero presenta una composizione chimica differente, per esempio in altre regioni dell’Ecuador ed in Perù il palo santo presenta, generalmente, percentuali di limonene più basse, tra il 40% e il 50%. Il limonene ha proprietà antisettiche, sgrassanti, insettifughe, ma le più recenti ricerche si stanno concentrando sui suoi effetti chemiopreventivi e chemioterapeutici. Il limonene aiuta lo sviluppo di enzimi epatici coinvolti nella neutralizzazione dei carcinogeni, e promuove il sistema antiossidante GSH (Glutatione) di fegato ed intestino, implicato nell’eliminazione dei carcinogeni. L’olio essenziale di Bursera graveolens contiene inoltre buone percentuali di mentofurano (fino al 10%, effetto analgesico, decongestionante, balsamico) e pulegone (fino all’1%), alfa-terpineolo (fino all’8%, azione disinfettante, antimicrobica, antifunginea ad ampio spettro d’azione), germacrene-D (antimicrobico, feromone), carvone (sedativo e insetticida). In totale l’olio essenziale contiene circa cento elementi, tra cui tracce di acido guayaretico, un anestetico presente anche in altri alberi chiamati palo santo. La scienziata e ricercatrice ecuadoriana Patricia Manzano (2007) pone l’accento sul potenziale fitofarmaceutico della Bursera graveolens. Afferma che sono stati isolati dall’olio essenziale due Enrico Dal Pozzo importanti triterpeni: il lupeolo e l’epi-lupeolo, i quali hanno effetto antinfiammatorio, antireumatico, antibatterico. La comunità scientifica ritiene che il lupeolo abbia inoltre effetti chemiopreventivi, in particolare per quanto riguarda i tumori della pelle e della prostata. Sostenibilità La Bursera graveolens è un albero che presenta caratteristiche uniche in natura, infatti, l’olio essenziale non può essere ottenuto da piante tagliate dall’uomo o da piante ancora vive. Perché si generi l’olio, occorre che la pianta muoia per sradicamento e venga lasciata maturare dai quattro ai dieci anni a contatto con il proprio habitat. L’albero vivo presenta una sostanza maleodorante e non può essere utilizzato né come incenso, né per la produzione di olio. L’unica parte utilizzabile in vita è la resina che cicatrizza le incisioni e le ferite dell’albero, ed è dunque di difficile ottenimento. Dante Bolcato ha seguito le indicazioni dei nativi, i quali affermano che dall’albero tagliato non è possibile ottenere l’incenso profumato. Per un anno ha tagliato quattro alberi al mese, seguendo le fasi lunari, fino ad un totale di quarantotto alberi. Nel giro di uno o due anni gli alberi tagliati si sono degradati e sono diventati nutrimento per la terra, grazie anche al contributo di insetti ed animali. Allo stesso modo si degradano e decompongono gli alberi morti per malattia, circa il 3-4% della popolazione vivente. Solo il 3-4% degli alberi muore per sradicamento, processo facilitato dal fatto che la Bursera graveolens ha radici molto superficiali. A volte è sufficiente un temporale o un forte vento per causare la morte dell’albero, il quale mantiene però le radici e il tronco sano, non attaccato da malattie. Alcuni alberi cadono per terra e vengono ricoperti dalla vegetazione, altri muoiono in piedi, andando incontro a differenti processi. Gli alberi che muoiono in piedi iniziano a seccarsi, perdono la corteccia durante il primo anno, la quale si stacca nettamente, lasciando il tronco nudo. In seguito in- 63 64 Es este el Palo Santo? setti e altri animali attaccano la polpa esterna dell’albero, fino a lasciare intatto il solo cuore interno, che è la parte in cui si concentra l’olio. Nel secondo e terzo anno dalla morte iniziano a staccarsi i rami più sottili, dopo tre o quattro anni cade anche il tronco. Se l’albero muore cadendo, viene presto avvolto e protetto dalla vegetazione, il processo di trasformazione è differente e già dal secondo anno dalla morte è in grado di dare un litro d’olio. Nelle sue ricerche Dante Bolcato ha verificato che la quantità di olio estraibile da un albero che rimane a contatto con la terra sulla quale è morto, aumenta con il passare degli anni: dopo sei anni di riposo è possibile ottenere fino a due litri di olio con un solo albero. Un altro fattore importante è la tempistica dell’estrazione: una volta raccolto e separato dal luogo della morte, si hanno circa trenta giorni per estrarre l’olio, passati i quali il legno inizia a seccare e l’olio a diminuire, fino all’inutilizzabilità. Il palo santo Bursera graveolens non può essere prodotto industrialmente, giacché l’uomo non può forzare i processi naturali intrinseci della pianta. L’albero non può essere tagliato, non può essere accumulato al di fuori del suo habitat e deve essere lasciato a riposo per un periodo che varia tra i quattro e i dieci anni. Mentre è vivo l’albero emana un odore sgradevole, il legno è molto pesante e di difficile trasporto, per questi motivi non conviene raccoglierlo mentre è in vita. Queste caratteristiche garantiscono una sorta di sostenibilità ambientale intrinseca alla pianta, per questo motivo il palo santo Bursera graveolens potrebbe essere considerato un simbolo di collaborazione armoniosa tra uomo e natura. Cosmovisione andina e palo santo La cosmovisione andina è una visione del mondo in cui l’uomo non è il centro dell’universo, ma si riconosce come parte della natura e del cosmo. L’essere umano, lungi dall’essere padrone della natura, ne è guardiano e conservatore. Egli non produce, la vera produttrice Enrico Dal Pozzo 65 è la Pachamama, la forza cosmica femminile, o madre terra, l’essere umano è colui se ne prende cura coltivandola e aiutando la sua rigenerazione. Lo stesso lavoro agricolo del campesino diviene una forma di culto, una presentazione simbolica dell’ordine cosmico “Pacha”, in cui la vita si ricrea continuamente. Per questo motivo il lavoro del campesino non è un mero atto produttivo, ma un dialogo intimo e intenso con le forze della vita, è una preghiera alla Pachamama, un atto simbolico dal carattere rituale. In questa pratica emerge come l’uomo andino debba ‘ascoltare’ l’ordine della natura-Pacha: da un lato per poterla conoscere, dall’altro per rispettarne le leggi e collaborare così alla rigenerazione del cosmo. Nella cultura andina tutta la natura è un organismo vivo, al contrario che in occidente, dove prevale una concezione meccanicista e causalista intorno ad essa. L’essere umano andino osserva gli elementi della natura nascere, crescere e morire secondo un ordine organico soggia- Un monolito in cui è rappresentata la cosmovisione andina: i tre strati del cosmo, hanak pacha, kay pacha e manqha pacha, non sono realmente separati tra loro, l’insieme forma un unico organismo, Pacha, che vive delle sue infinite interrelazioni. 66 Dibujo cosmologico de Pachacuti Yamqui, in Yamqui P., Relacion de antiguedaded desde Reyno del Piru, manoscritto originale N°3169 della biblioteca nazionale di Madrid, 1613. Indicazioni tradotte in spagnolo. Si tratta di una rappresentazione del cosmo Pacha come casa organicamente ordinata: ogni essere occupa un luogo che gli è proprio, vivendo senza violare l’equilibrio della natura e dell’universo. Es este el Palo Santo? cente. Il suo agire etico, economico e sociale si accorda a una visione della natura come essere vivente donatrice di vita, la quale però non può solo dare, ha anche bisogno di cure da parte dei propri figli. Nella cosmovisione andina l’uomo gode dei benefici offerti dalla natura, ma deve prendersene anche cura, rispettando un ordine di reciprocità che garantisce la vita ad entrambi. Secondo la cosmovisione andina il palo santo, così come molti altri elementi della natura, è una pianta sacra poiché dà vita; ma i suoi doni non sono gratuiti. L’uomo, infatti, per poter ottenere dei benefici, deve coltivare l’albero in maniera rispettosa, proteggendo il suo ciclo naturale e attendendo che questo si compia. Il palo santo è un albero ricco di elementi positivi ed utili all’uomo, ma richiede anche un ‘ascolto’ minuzioso. La produzione Enrico Dal Pozzo 67 industriale non è applicabile a questa particolare pianta: è la natura stessa a dettare le regole. Il palo santo Bursera graveolens deve seguire il suo ciclo vitale, morire di morte naturale, rimanere a contatto con la sua terra per diversi anni. Il palo santo potrebbe essere considerato un simbolo di collaborazione armoniosa tra l’uomo e la natura. Tale simbiosi, che in ecologia è chiamata sostenibilità, è una relazione in cui entrambi i soggetti beneficiano l’uno dell’altro, garantendo la reciprocità nella cura: la natura offre molto, in cambio l’uomo la coltiva, la protegge e la omaggia. Triplaris Americana Nome scientifico: Triplaris americana Nomenclatura: (L.) Pav. Ex Meisn 1856 Regno: Plantae Divisione: Magnoliophyta Classe: Magnoliopsida Ordine: Caryophyllales Famiglia: Polygonaceae Genere: Triplaris Specie: Triplaris americana Nomi comuni: Palo santo, palo diablo, palo de santa maria, varasanta, guacamayo. Diffusione e habitat: La Triplaris americana è un albero nativo dei boschi settentrionali dell’America meridionale, dell’America centrale e delle Antille. Descrizione: Il tronco può misurare fino a 25 metri di altezza e 40 centimetri di diametro. Le foglie sono semplici, dalla forma ellittica e le nervature parallelinervie, misurano fino a 30-35 cm di lunghezza. I fiori sono dioici, quelli delle piante femmine hanno colori che vanno dal rosa, al fucsia, all’arancione; quelli delle piante maschio dal giallino, al bianco, al grigio. L’albero vive in simbiosi con varie specie di formiche del genere Pseudomyrmex o Myrmica triplarina, le quali sono animali mutualisti. Probabilmente il nome palo diablo deriva dalla Albero di Triplaris americana. 68 Sopra: un abitante del villaggio di Nueva Israel indica un giovane esemplare di Triplaris americana (Foto di Enrico Dal Pozzo). Sotto: sezione di Triplaris americana, il tronco cavo è ambitato da formiche, Myrmica triplarina (Foto di Enrico Dal Pozzo). Es este el Palo Santo? presenza di queste formiche, usate nel passato come tortura e punizione, e capaci di uccidere un uomo. Proprietà e uso: Disturbi intestinali: i germogli più giovani, facilmente reperibili nelle piante che ancora non hanno raggiunto un’altezza elevata, sono utili per curare la diarrea. Non sono conservati, ma ricercati e tagliati freschi. Una volta raccolti si fanno bollire in acqua uno o più germogli e si beve l’infuso. Reumatismi e artriti: i morsi delle formiche che vivono nel Triplaris sono utilizzati nel trattamento di reumatismi ed artriti. In un’intervista condotta nell’ottobre 2010 nel villaggio di Nueva Israel, Beni, Bolivia, i locali affermano che il morso crea dolore in principio, in seguito la sensibilità diminuisce e la parte del corpo interessata rimane anestetizzata per alcuni minuti. È possibile che una quantità elevata di morsi causi svenimento. Una volta ripresa sensibilità, il dolore sarà scomparso. Il procedimento per farsi mordere segue alcune fasi. Inizialmente è necessario muovere o dare dei colpi all’albero, in modo tale da provocare la fuoriuscita e l’allerta delle formiche. Dopo aver individuato le zone del corpo che si vuole trattare, le si avvicina all’albero in modo che le formiche salgano sulla parte interessata ed inizino immediatamente a mordere. Il processo è molto doloroso, nel momento in cui il male si fa insopportabile, è necessario allontanarsi dall’albero e scacciare le formiche. È probabile che il veleno delle formiche abbia funzione anestetica, servono analisi chimiche per approfondire la natura di questo elemento. I morsi delle formiche erano usati anche come forma di tortura, un numero elevato di mordeduras possono portare alla morte. I giornali locali riportano incidenti occasionali, uno dei più recenti il decesso di un uomo che, ubriaco, si è addormentato sotto un albero di Triplaris americana, per poi non risvegliarsi più. Emorragie: in caso di emorragia dovuta all’estrazione di un dente, si può fare un infuso con la corteccia dell’albero o con i germogli più giovani. Si assume bevendone un po’, in seguito occorre fare un gargarismo, poi se ne beve un altro po’ e si fa un altro gargarismo. Queste informazioni andranno verificate meglio, ma hanno un Enrico Dal Pozzo 69 riscontro nel lavoro di Gudrun Birk “Plantas utiles en bosques y pampas chiquitanas” (Birk 1995). Sono sei gli usi medicinali del palo diablo elencati nel testo originale: - Mal di pancia: macinare la corteccia e bollirla in un bicchiere d’acqua, berne un sorso tre volte al giorno. - Mal di pancia, diarrea: bollire la corteccia finchè l’acqua non diventa nera. Lasciar raffreddare e bere un sorso al giorno, i bambini un cucchiaino tre volte al giorno. - Diarrea: Tagliare la corteccia dal lato esposto al sole, bollire in acqua insieme alla corteccia di Tarumà e di Sahuinto, anch’esse tagliate dal lato del sole. Per gli adulti mezzo bicchiere, per i bambini a cucchiaini. - Mal di denti: bollire la corteccia in acqua, sciacquarsi la bocca. È anche possibile tritare le formiche e metterle sopra il dente. - Pasmo de sereno: bollire la foglia in acqua, bere. - Reumatismo: appoggiarsi all’albero, lasciarsi pungere dalle formiche. - Tosse: bollire il fiore in acqua. Bere a sorsi. I principali alberi chiamati “palo santo” Il nome palo santo è diffuso in tutta l’America centrale e America del sud, ma in ogni paese il nome richiamerà l’attenzione degli abitanti verso piante molto diverse tra loro. Nella Bolivia orientale palo santo si riferisce alla Triplaris americana, o al guayacan, mentre nella zona altiplanica il palo santo è considerato nome proprio della Bursera graveolens, così come in Perù e in Ecuador. In Paraguay il palo santo è la Bulnesia sarmentoi, in Chile palo santo è il nome di più di cinque diverse specie arboree, tra le quali la Porliera chilensis, Dasyphyllum diacanthoides e la Weinmannia trichosperma. Il Guaiacum officinale è forse l’albero che porta il nome di palo santo più diffuso e utilizzato al mondo, anche industrialmente. Anche in Europa ci sono alberi conosciuti, in alcune denominazioni popolari, con il nome di palo santo, tra i quali vi è anche il Diospiro kaki, l’albero dei cachi. A seguire viene riportata una descrizione di un palo santo “europeo”, saranno poi classificati i principali alberi di palo santo diffusi nell’America centro meridionale. Albero di Triplaris americana. 70 Es este el Palo Santo? Enrico Dal Pozzo Amelanchier ovalis Bulnesia sarmientoi Nome scientifico: Amelanchier ovalis Nomenclatura: Medik., Gesch. Bot. 1793. Regno: Plantae Divisione: Magnoliophyta Classe: Magnoliopsida Ordine: Rosales Famiglia: Rosaceae Genere: Amelanchier Nomi comuni: È una pianta dotata di molti nomi popolari in differenti lingue. In castigliano: palo santo, ma anche amelanchero, amelanchiero, bellomera, bullomera, carrasquilla, carroné, cormiera, cornera, cornijillo, cornijuelo, cornillo, cornés, corruñé criñolera, criñonera, curña, curñera, curnia, curniera, curroné, curruñé, curruné, durillo, durillo agrio, durillo blanco, escallonera, escobizos, espino-majuelo de fruto negro, gayubilla, gayumilla, griñales, grijolera, grillonera, griñolé, griñolera, griñuelo, guilloma, guillomera, guillomero, guillomo, guiñolera, gullomo, hierba del riñón, malanguera, mellema, mellomino, mellomo, melones, palo duro, peroníspero silvestre de los Pirineos, árbol de las gayubas, sena, senera, serniera, villomo, zurillo. Nome scientifico: Bulnesia sarmientoi Nomenclat]ura: Lorentz ex Griseb. Regno: Plantae Divisione: Fanerogama Magnoliophyta Classe: Dicotiledonea Magnoliopsida Ordine: Zygophyllales Famiglia: Zygophyllaceae Genere: Bulnesia Nomi comuni: Palo santo, ibiocaí, vera. A volte è chiamato Paraguay lignum vitae, poiché le sue proprietà e il suo uso sono simili a quelle del guayacan, un albero del genere Guaiacum. Diffusione e habitat: Cresce nelle aree boschive e rocciose del bacino occidentale del Mediterraneo e sulle Alpi, fino a 2100 metri di altitudine. Descrizione: Arbusto caducifoglio che raggiunge un’altezza compresa tra l’uno e i quattro metri. I rami sono flessibili e resistenti, le foglie ovali. I fiori sono bianchi e compaiono tra aprile e maggio, i frutti sono drupe commestibili, dal colore blu scuro, tendente al nero. Proprietà e uso: Tradizionalmente è utilizzata la corteccia infusa, circa 35 grammi, cui è possibile aggiungere un grammo di bicarbonato di sodio per aumentare l’effetto. L’infuso ha proprietà ipotensive, probabilmente dovute a qualche flavonoide. La corteccia contiene anche tannini tra il 10% e il 20%, la cui azione astringente e coleretica è utile per curare patologie epatiche. Le foglie contengono betulino e sono conosciute per le proprietà antipiretiche; la linfa è usata come diuretico e antireumatico. Diffusione e habitat: Cresce nei boschi del Gran Chaco, soprattutto nelle zone asciutte e calde. È diffuso soprattutto in Argentina, Brasile, Paraguay. Descrizione: L’albero ha un’altezza che varia tra i 6 e i 15 metri di altezza, il tronco ha un diametro che varia tra i 20 e i 40 centimetri. La corteccia è rugosa, il legno molto duro e profumato, il colore può variare dal marrone scuro fino al verde oliva. Proprietà e uso: Il legno di palo santo Bulnesia sarmientoi è diffuso nel mercato internazionale ed è particolarmente apprezzato per le pregiate venature, la levigatezza, la lucentezza, la consistenza molto resistente e per il piacevole profumo. Dal legno si estrae l’olio essenziale di guaiac, lo stesso che si estrae dagli alberi di Guaiacum. L’olio di guaiac è diffuso nell’industria della cosmesi, in particolare è utilizzato nella realizzazione di profumi e saponi. La “Dogfish Head Brewery” ha creato una particolare birra scura utilizzando questa pianta, la “Palo Santo Marron”. L’uso tradizionale prevede l’infusione della corteccia per ottenere una bevanda utile a trattare problemi di stomaco. Il legno produce un aroma gradevole quando bruciato, per questo è utilizzato anche come incenso naturale, specie in momenti rituali. In alcuni villaggi le coppie che si sposano piantano un seme di Bulnesia come simbolo della loro unione. 71 72 Es este el Palo Santo? Enrico Dal Pozzo Dasyphyllum Diacanthoides Erythrina Costaricensis Nome scientifico: Dasyphyllum diacanthoides Nomenclatura: (Less.) Cabrera Regno: Plantae Divisione: Tracheophyta Classe: Magnoliopsida Ordine: Asterales Famiglia: Asteraceae Genere: Dasyphyllum Nomi comuni: Trevo, tagu, tayú, palo santo, palo blanco. Nome scientifico: Erythrina costaricensis Nomenclatura: Krukoff (1939) Regno: Plantae Divisione: Magnoliphyta Classe: Magnoliopsida Ordine: Fabales Famiglia: Fabaceae Genere: Erythrina Nomi comuni: Gallito, pito, machetito, palo santo. Diffusione e habitat: Diffuso in luoghi umidi e ombrosi o in terreni aridi, tra i 200 e i 1000 metri di altitudine. Si trova in Chile e in Argentina. Descrizione: sempreverde, può raggiungere i 20 metri di altezza e i 2 di diametro. La corteccia è morbida e sottile, segnata da profondi tagli longitudinali. Fiorisce una volta all’anno, tra gennaio e febbraio, i suoi fiori sono bianchi e aromatici. Produce un piccolo frutto dalla forma cilindrica, lungo 3-4 millimetri e largo uno. Proprietà e uso: Con i fiori si produce un miele di ottima qualità. Le foglie possono essere applicate nella cura di piaghe e ferite, ha inoltre proprietà espettoranti e calma la tosse. Diffusione e habitat: Si sviluppa nell’area centrale della Costa Rica, dove spesso cresce adiacente a piccoli ruscelli, nella foresta. Cresce anche a Panama e in Colombia. Descrizione: Piccolo albero di foresta, con fiori rossi e brillanti. Il tronco è corto, solitamente inclinato o ricurvo, ha spine affilate. Le foglie hanno tripartizioni a forma di cuore, le estremità sono larghe, la parte inferiore è verde chiaro o bluette. I fiori sono allungati, la forma è tubolare e stretta, con una piccola apertura; compaiono quando l’albero è senza foglie. Proprietà e uso: La corteccia è usata come astringente nei bagni terapeutici e contro i dolori reumatici nelle saune. Circa un terzo degli alberi della famiglia Erythrina contengono un alcaloide, l’eritrina, che possiede proprietà narcotiche e sedative. 73 74 Rami di Fouquieria formosa con gemme e fiori. Es este el Palo Santo? Enrico Dal Pozzo Fouquieria Formosa Guaiacum Officinale Nome scientifico: Fouquieria formosa Nomenclatura: Kunth Regno: Plantae Divisione: Magnoliophyta Classe: Mangoliopsida Ordine: Ericales Famiglia: Fouquieriaceae Genere: Fouquieria Nomi comuni: Tlapacon, palo santo, rabo de iguana, rosadillo, rosalillo. Nome scientifico: Guaiacum officinale Nomenclatura: Linneo 1753 Regno: Plantae Divisione: Magnoliophyta Classe: Magnoliopsida Ordine: Zygophyllales Famiglia: Zygophyllaceae Genere: Guaiacum Nomi comuni: Palo santo, lignum vitae, guayacan, guayacum. Diffusione e habitat: Questa specie è ampiamente diffusa nelle foreste tropicali secche dalla depressione di Bolson in Messico, fino all’istmo di Tehuantepec, oltre che in Guatemala. Descrizione: Le Fouquieria hanno l’aspetto di piante da deserto, ma non sono legate ai cacti. Hanno gambi semi-succulenti da cui spuntano punte sottili con piccole foglie alla base. La formosa è la specie che maggiormente assomiglia ad un albero, è riconoscibile dai distintivi fiori rosso-arancione chiaro. Può raggiungere i sei metri di altezza e i venti centimetri di diametro. Proprietà e uso: Non si conoscono usi particolari. Diffusione e habitat: Abita le foreste secche dei bassopiani e le zone boscose, spesso cresce nelle aree costiere. Diffuso in molte parti del mondo, in particolare nelle americhe: Antigua, Bahamas, Barbados, Colombia, Costa Rica, Cuba, Repubblica Dominicana, Grenada, Guadalupe, Guatemala, Haiti, Honduras, Jamaica, Martinica, Messico, Montserrat, Antille Olandesi, Nicaragua, Panama, Porto Rico, St. Kitts and Nevis, St. Lucia, St. Vincent e Grenadine, Trinidad e Tobago, Stati Uniti, Venezuela, Isole Vergini. È stata introdotta anche in India e in Ghana e fin dal 1508 fu merce di scambio in Europa, dove arrivò via mare attraverso la Spagna. Descrizione: Albero dalla crescita molto lenta, può raggiungere i 12 metri di altezza e il diametro di 60 centimetri. È un sempreverde, le foglie sono composte, lunghe circa 3 centimetri e larghe 2, dalla forma irregolare, possono essere obovate o ottuse. I fiori, azzurri, hanno cinque petali, il frutto è giallo arancione chiaro, l’interno è rosso con semi neri. Proprietà e uso: il legno è caratterizzato da venature pregiate, è inoltre dotato di grande forza e resistenza. Grazie a queste caratteristiche, unite alla lubrificazione garantita dalla buona quantità di resina contenuta nel legno, lo rendono particolarmente adatto a essere utilizzato per la costruzione di componenti nell’industria navale. È usato anche nella costruzione di palle da bowling, mobili, artigianato, martelli di legno, pulegge, ruote per carrelli, manici di vari oggetti e altro. In Europa 75 76 Es este el Palo Santo? era utilizzato come rimedio medicinale per diversi scopi, si diffuse principalmente con il nome di lignum-vitae, wood of life, ma anche palo santo: nomi derivanti dall’attribuzione di grandi poteri medicinali. Tradizionalmente la resina era utilizzata per curare la sifilide, ma anche il mal di denti, varie malattie della pelle, reumatismi e gotta. La resina, chiamata guaiac, è costituita da acidi organici quali il guaiaconico, il guaiaretico e il guaiacico, presenti anche nella Bulnesia sarmientoi, nella Porliera chilensis e alcune tracce nella Bursera graveolens. Industrialmente viene estratta dalla segatura e dagli scarti mediante alcohol o etere, ma può anche essere raccolta dall’albero stesso o estratta bollendo in acqua i rami. Il guaiac è comunemente utilizzato in medicina nel gFOBT (guaiac fecal occult blood test), utilizzato per l’individuazione di sangue nelle feci. Guaiacum ha una azione stimolante locale che lo rende adatto al trattamento di reumatismi. I componenti della resina hanno inoltre un’azione antiinfiammatoria, lassativa, diuretica, sudorifera, rinvigorente. Guaiacum officinalis, pianta, fiore e frutto (disegno Antonio Paolillo). Enrico Dal Pozzo Porliera chilensis Nome scientifico: Porliera chilensis Nomenclatura: Johnst. Regno: Plantae Divisione: Magnoliophyta Classe: Magnoliopsida Ordine: Zygophyllales Famiglia: Zygophyllaceae Genere: Porliera Nomi comuni: Guayacan, palo santo, huayacan. Diffusione e habitat: Albero endemico del Chile, cresce dalla regione IV, il Limarì, fino alla Colchagua nella regione VII. Secondo alcuni autori era presente anche in Perù. Si trova sulle coste assolate delle montagne, in luoghi rocciosi e nelle valli. È un elemento comune nei boschi sclerofili, il cui eccessivo sfruttamento e distruzione ha portato molte specie ad essere a rischio estinzione. Descrizione: Albero sempreverde che può raggiungere i 3 metri di altezza. Rami tortuosi, corteccia grigio cenere, ha piccole foglie opposte, lunghe da 0,6 a 1,2 centimetri. I fiori sono ermafroditi, piccoli ed isolati. Il frutto è una piccola capsula ovale, marrone o viola scuro, diviso in quattro lobi profondi, ciascuno contenente semi. È una pianta che cresce lentamente; la fioritura avviene tra settembre e ottobre. Proprietà e uso: Il nome popolare guayacan deriva dall’omonimo Guaiacum officinale, le cui proprietà medicinali sono descritte da vari autori come simili a quelle della Porliera chilensis. Nella provincia di Coquimbo si usava la tintura preparata con la resina come sostituto di quella del guayaco. Attualmente si utilizzano i tagli legnosi cotti al fine di abbassare la febbre, e come depurativo per trattare infermità reumatiche, renali, dolori lombari e contusioni. È possibile utilizzare un’infusione di circa un cucchiaio di legno per litro d’acqua al fine di trattare raffreddori, infermità renali e reumatiche, febbre. La stessa infusione può essere applicata in caso di dolori e contusioni. Ha un’azione balsamica, depurativa, sudorifera, antibatterica e antiinfiammatoria. Il legno, molto duro e dalle venature pregiate, è utilizzato per intagliare strumenti decorativi. 77 78 Es este el Palo Santo? Virola elongata Nome scientifico: Virola elongata Nomenclatura: Warb. 1897 Regno: Plantae Divisione: Magnoliophyta Classe: Magnoliopsida Ordine: Magnoliales Famiglia: Myristicaceae Genere: Virola Nomi comuni: Sangre de toro, gabún, palo santo negro, epená, paricá e altri. Virola elongata pianta, semi e fiori (disegno Antonio Paolillo). Diffusione e habitat: Pianta nativa dei boschi umidi tropicali, cresce fino agli 800 metri di altitudine ed è autoctona della foresta Amazzonica. Si trova in Suriname, Panama, Colombia, Venezuela, Ecuador, Perù, Bolivia, Brasile e Guyana. Ne esistono più di 67 specie. Descrizione: Si presenta come un albero dalle dimensioni variabili, il diametro medio è di circa 43 centimetri, il tronco può misurare dai 7 ai 23 metri, ma può raggiungere anche i 30 metri di altezza. La corteccia è color grigio marrone, la resina interna diventa rossa al contatto con l’aria. Le foglie sono lucide, color verde scuro, ha grappoli di piccoli fiori gialli che emettono un odore pungente. Il frutto si presenta a grappoli, è ellissoide o sub globulare, lungo dagli 11 ai 20 millimetri, il diametro varia dai 10 ai 15 millimetri. Proprietà e uso: Ha proprietà allucinogene, dovute al contenuto in dimetiltriptamina (DMT, lo stesso principio attivo dell’ayahuasca) e bufotenina. Il suo uso rituale si diffuse in Bolivia dalle terre basse verso il nord dell’Amazzonia, ma i resti archeologici dimostrano il suo uso anche nell’altipiano andino e nel Tiahuanaco. È tuttora utilizzata come pianta medicinale dalle varie applicazioni; è un antinfiammatorio, un fungicida, è usato nella cura dell’ulcera dello stomaco e per combattere le infezioni da stafilococco. Alcune tribù usano tuttora la pianta in alcuni rituali sacri, inducendo uno stato di coscienza alterato. Per la preparazione della sostanza allucinogena, occorre pestare la corteccia essiccata Enrico Dal Pozzo e i semi, fino ad ottenere una fine polvere che andrà inalata attraverso una sorta di lunga cannuccia. Il processo d’inalazione avviene tra due persone, una pone un’estremità della canna nel proprio naso ed inspira, un’altra soffia all’interno dell’altra estremità al fine di aiutare il processo. La polvere inalata a scopo medicinale è chiamata rapé. Weinmannia trichosperma Nome scientifico: Weinmannia trichosperma Nomenclatura: Cav. 1801 Regno: Plantae Divisione: Magnoliophyta Classe: Magnoliopsida Ordine: Oxalidales Famiglia: Cunoniaceae Genere: Weinmannia Nomi comuni: Tineo, tenío, palo santo, teniu, tinel, maden. Diffusione e habitat: Endemico di luoghi boscosi e umidi della cordigliera del Chile e dell’Argentina. In Chile cresce dalla provincia di Talca, nella VII regione, fino alla penisola di Taitao, nella XI regione. Descrizione: Albero sempreverde che raggiunge i 30 metri di altezza e il metro di diametro. Il tronco è retto e cilindrico, la corteccia grigia, rugosa e con fessurazioni longitudinali e trasversali ben marcate. Le foglie sono composte, imparipennate, coriacee, molto brillanti nella parte superiore, verde glauco nella parte inferiore. I fiori, bianchi, sono ermafroditi e aggruppati. Il frutto è una capsula coriacea, bipartita, obovata, lunga dai 6 ai 9 millimetri e larga 2. In autunno il frutto diviene color rosso scuro. Proprietà e uso: L’uso principale è quello ornamentale. La pianta, dotata di un legno resistente e molto bello d’aspetto, è sovente piantata nei giardini e nei parchi di Chile e Argentina, ma a questo scopo è stata esportata anche in Irlanda del Nord, Inghilterra, Scozia e sulla costa pacifica degli Stati Uniti. 79 80 Es este el Palo Santo? I fiori, ricchi di nettare, sono utilizzati dalle api per produrre un miele molto pregiato. La corteccia contiene tannino, per questo motivo è utilizzabile per la cura di piccole ferite, ustioni e anche dermatiti. L’origine del nome palo santo: un’ipotesi Appurato che esistono molte piante chiamate palo santo differenti tra loro, occorre interrogarsi intorno all’origine comune di tale nome. L’ipotesi maturata, per far luce intorno alla genesi di tale comunanza, prende le mosse da una analisi del linguaggio e della visione del mondo in cui il termine “palo santo” è stato coniato e si è sviluppato. Ogni cultura usa una lingua per parlare e definire la realtà, ogni linguaggio si forma in una particolare visione del mondo. Per fare una genealogia della denominazione “santo” riferita ad un albero (palo, in spagnolo), occorre interrogarsi a partire dal mondo da cui provenivano i primi uomini che usarono questo nome: i colonizzatori spagnoli. Questi arrivarono in America quando l’influenza culturale della chiesa cattolica era molto forte, così come la presenza, tra i coloni, di frati e monaci missionari, i quali erano anche i depositari dei saperi delle principali discipline e s’impegnavano sia a registrare informazioni sulle nuove colonie, che a cambiare i complicati nomi indigeni con termini occidentali. Molti chiamarono “santo” alcuni alberi. Per quale motivo? Santo è un termine che rimanda alla tradizione cristiana. La religione cattolica, in particolare, si fonda su una struttura gerarchica, dove il massimo del potere è concentrato nelle mani di un solo Dio, appunto, onnipotente. Più in basso ci sono gli angeli e altre figure importanti, tra cui i santi, le quali hanno a loro volta capacità simili a quelle divine: possono per esempio fare miracoli e guarire le persone. Per diventare santo, un uomo deve fare qualcosa d’importante nel corso della sua vita per la cura del prossimo. Santo è anche l’olio che redime dai peccati gli infermi, l’acqua santa è usata per benedire i malati. Per risonanza la parola “santo” era probabil- Enrico Dal Pozzo mente usata anche dai medici, dai monaci e dai cronisti spagnoli di cultura cattolica per nominare alcune medicine, piante e principi attivi che servivano per curare. Si può ipotizzare che più malattie e più efficacemente una medicina cura, maggiore è il suo potere, maggiore è il suo “santo”. Gli alberi chiamati palo santo hanno il potere di curare e dare vita, questo basta a renderli sacri. I vari palo santo sono accomunati dall’essere, in maggior parte, piante dalle proprietà medicinali (Bursera graveolens, Triplaris americana, varie specie di Guaiacum, Bulnesia sarmientoi, Porliera chilensis, Weinmannia trichosperma, Dasyphyllum diacanthoides, Amelanchier ovalis). Altri alberi, oltre ad essere medicinali, sono detti “santo” anche perché hanno un importante ruolo nella cura rituale, dovuto a proprietà allucinogene o psicoattive (Virola elongata, varie specie di Erythrina). Alcuni di questi sono usati anche come incenso durante le cerimonie (Bursera graveolens, Bulnesia sarmientoi) o come offerta. In ultima istanza gli alberi nominati palo santo sono coinvolti nella cura dell’essere umano, alcuni da un punto di vista terapeutico o medicinale, alcuni hanno anche un ruolo importante nella cura di dimensioni spirituali. Occorre però ricordare che l’uso tradizionale di queste piante s’inserisce in una cosmovisione e in uno stile di vita che non separa la cura dell’organismo umano dalla cura delle proprie relazioni vitali con la comunità, con la natura e con la spiritualità. L’obiettivo di questa ricerca era di fornire una prima classificazione e disambiguazione delle piante chiamate palo santo; in futuro auspico che la ricerca prosegua. Spero che questo lavoro possa essere utile per scegliere i metodi e le tecniche più adeguate per un ulteriore approfondimento. 81