cultur templi - notiziario della cavalleria angelica ss
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cultur templi - notiziario della cavalleria angelica ss
2012 N° 2 CULTUR TEMPLI - NOTIZIARIO DELLA CAVALLERIA ANGELICA SS. MICHELE ARCANGELO E PADRE PIO INDICE Auguri La voce del Gran Maestro Il Cavaliere e la spada Regola dei poveri Cavalieri di Cristo Attenti ai preventivi Pensieri in libertà Umiltà e superbia Parole di gioia Sangrillà il paese dei sogni Messaggio di speranza Lasciamoci andare all’amore L’angolo della salute Ricette della casa pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. 3 4 5 6 10 12 13 14 15 17 19 22 24 Notiziario redatto in proprio dalla C.A.S.M.A.P. – Viene distribuito gratuitamente a tutti gli associati e simpatizzanti della stessa. Nota di redazione Gli articoli inviati devono essere possibilmente propri, se venissero utilizzate fonti esterne queste non devono essere soggette a copy right e queste devono essere sempre citate. 2 2012 N° 2 CULTUR TEMPLI - NOTIZIARIO DELLA CAVALLERIA ANGELICA SS. MICHELE ARCANGELO E PADRE PIO Auguri Il vostro CULTUR TEMPLI si augura che abbiate potuto trascorrere una Pasqua veramente di pace e di amore. Il Cristo Risorto (non dobbiamo mai temere che il mondo ci possa criticare perché ci sentiamo Cristiani e abbiamo il coraggio di dirlo) doni a voi e alle vostre famiglie tanta serenità, pace, amore e forza per riuscire ad affrontare le prove, purtroppo ineluttabili, che la vita ci riserva; ricordiamoci sempre che non siamo soli Lui è sempre con noi, e quando il dolore ci prova chiediamogli che ci dia la forza di dirgli, come Lui disse nel Getsemani “Padre fa che passi questo calice amaro, ma sia fatto come Tu vuoi e non come voglio io.” Tanti cari auguri. Il vostro Cultur Templi Abituati a dare il «buongiorno» alla vita che si rinnova ogni mattina. Osserva lo splendore della luce, la bellezza del cielo. Guarda dentro di te e sorridi felice, perché tutto ciò è in te e nella natura attorno a te. Eleva ogni giorno ilo tuo pensiero, sintonizza il tuo cuore, colmalo della più pura allegria e di’: “Grazie Signore!” S.J Nobre 3 CULTUR TEMPLI - NOTIZIARIO DELLA CAVALLERIA ANGELICA SS. MICHELE ARCANGELO E PADRE PIO 2012 N° 2 La voce del Gran Maestro Generale Carissimi lettori, Fratelli e Sorelle, è con grande gioia che usciamo con il numero due. Apprezzamenti per la crescita e per la visibilità, grazie ai contributi e al tempo dedicato da tutti coloro che si dedicano alla formazione e redazione di questo meraviglioso giornalino.. Desideriamo trattare moltissimi argomenti, alcuni dato la loro lunghezza usciranno a puntate, ancora una volta mi permetto far notare con quanta umiltà e fraternità ci si confronta nella pianificazione, nella sollecitudine di chi cura il coordinamento affinché tutto funzioni alla perfezione e ci permetta di uscire regolarmente. Colgo l’occasione per comunicare il grande Evento del 2° Capitolo Templare che si è tenuto il 24 e 25 marzo 2012 nella buona terra di San Gregorio da Sassola, presso il Santuario Madonna Nuova, Convento degli Agostiniani Scalzi il cui Priore Padre Giovanni Foschi, quale nostro Cappellano Regionale del Lazio ci ha onorato con la celebrazione della Santa Messa domenicale cui ha fatto seguito lo svolgimento del Capitolo, in cui sono stati investiti alcune Dame e Cavalieri, sono stati elevati dei fratelli e delle sorelle al grado di Commandeur e sono stati conferiti altri gradi ed incarichi. L’Assemblea Generale è’ stata l’opportunità di convivere insieme fratelli e sorelle, di condividere pensieri e idee, di aver potuto confrontarci e pianificare i miglioramenti in atto dell’Ordine. Si è avuta l’occasione di parlare, anche di un evento in programma presso il Castello di Genazzano Roma, con la realizzazione di un CONVEGNO, prece- duto da una mostra d’arte e altre iniziative per raccolta fondi ecc... Invito tutti a prepararvi per l’avvicinarsi della Pentecoste, affinché si possa ritrovare in noi la forza, la spiritualità, la fratellanza, l’umiltà, la serenità, la pace dell’anima, per proseguire il nostro cammino nella totale semplicità dei Poveri Cavalieri di Cristo, di cui noi percorriamo le loro orme, i loro ideali, lo spirito Cavalleresco deve trionfare su noi stessi per poter poi trasmetterlo ai nuovi fratelli e sorelle che si avvicinano per condividere il nostro cammino, noi dobbiamo essere pronti ad accoglierli, come nella parabola, il padre accoglie il ritorno del figlio che si era allontanato, e lo festeggia nonostante avesse lasciato la famiglia per vivere un’altra realtà. Cosa voglio dire con queste parole? Voglio dire che noi dobbiamo sempre essere aperti a coloro che bussano alla nostra porta, che non dobbiamo giudicare il passato di quello che uno ha fatto o non ha fatto, ma dobbiamo essere sempre felici di accogliere nuove persone che si presentano con cuore umile e sereno, desiderosi di conoscere una nuova strada da percorrere, per affiancarli nella nuova convivenza con noi. Dobbiamo saperli accogliere senza remore o discriminazioni, perché nessuno di noi deve mancare in superbia e sentirsi migliore dell’altro, siamo tutti fratelli e sorelle, dobbiamo saper festeggiare, con il cuore e non solo con l’apparenza, coloro che hanno bussato e dobbiamo saper dare loro tutte le opportunità affinché possano crescere nella fede, nella gioia, nella serenità, nella convivialità più fraterna possibile. Augurando a tutti gioia, 4 CULTUR TEMPLI - NOTIZIARIO DELLA CAVALLERIA ANGELICA SS. MICHELE ARCANGELO E PADRE PIO 2012 N° 2 pace e serenità, mi congedo con il nostro bellissimo motto che, dobbiamo sempre ricordarci perché è anche un richiamo ad una vita veramente cristiana NON NOBIS DOMINE, NON NOBIS, SED NOMINI TUO DA GLORIAM Il Gran Maestro Generale IL CAVALIERE E LA SPADA della Cavalleria Angelica che si è impegnato/a, sotto la protezione di due Patroni come San Michele Arcangelo e San Pio da Petralcina, a vivere e a diffondere l’ideale evangelico non lo sono, non lo possono essere, perché se lo fossero quel cavaliere o quella dama sarebbero cavaliere o dama solo di nome perché non avrebbero capito assolutamente nulla dello spirito della nostra Associazione. Allora quale sono i mali che dobbiamo combattere, ovviamente non sono mali che si combattono con la spada o lo stiletto perché essi sono solo il simbolo che ci devono ricordare ogni giorno, ogni momento a quale dovere noi ci siamo consacrati, i mali che noi dobbiamo combattere e che come è stato accennato più sopra ci circondano e permeano la vita sociale sono l’egoismo, la superbia, la superficialità, l’edonismo sfrenato, la non sincerità, la mancanza di ideali, chiaramente da questi derivano tante conseguenze negative come, ad esempio, sfruttamento dei più deboli, prevaricazioni, ecc, ecc e chi più ne ha più ne metta.. Ma come dobbiamo combattere queste nuove battaglie, questi nuovi nemici, dannosi e pericolosi come e forse più dei nemici materiali, non certamente con battaglie clamorose e cruente, non siamo degli utopisti, ma in un modo normale e pur efficace: con il nostro modo di vivere da cristiani, di persone che fanno il proprio dovere con coscienza, di persone che vedono negli altri, soprattutto nei più deboli, colui che morì e risorse, colui che dovrebbe informare tut- Nell’abbigliamento dei Cavalieri un articolo importante è la spada. Per gli antichi cavalieri il portare la spada aveva un significato, dato che serviva per combattere gli infedeli, per difendere i pellegrini che si recavano al Santo Sepolcro, per tutelare i deboli e gli indifesi, ma cosa significa il portare la spada ai nostri tempi? Oggi combattere contro degli avversari con un armamento simile è per lo meno anacronistico e puerile, allora perché portare la spada? Contro chi dobbiamo combattere visto che i nemici di una volta non esistono più? Allora perché? La risposta a questo quesito la dobbiamo ricercare nella simbologia, ossia dobbiamo capire se c’è un ancora un nemico da combattere e se c’è quale è. Ovviamente il nemico esiste ed è un nemico subdolo e terribile esso è il male. Questo nemico subdolo e terribile ci circonda, convive con noi ogni giorno, ogni minuto, è un nemico che se non si è forti e non si è preparati può entrare in noi e possederci: Sono parole dure e che possono sembrare strane o per lo meno sorpassate a un non credente, ma ad un cavaliere o a una dama 5 CULTUR TEMPLI - NOTIZIARIO DELLA CAVALLERIA ANGELICA SS. MICHELE ARCANGELO E PADRE PIO to il nostro modo di pensare e di essere, ossia il Cristo morto e risorto che la croce formata dall’elsa delle nostre armi ci deve ricordare ogni istante; si ogni istante perché dobbiamo sempre ricordarci che si è Cava lieri o Dame sempre e non solo quando ci si ritrova per i Capitoli o per i raduni dove si sfila con mantelli, collari, ecc. ecc. Il raggiungimento degli obiettivi di cui sopra non è facile, bisogna prepararsi giorno do- 2012 N° 2 po giorno, formando il nostro interiore alla luce dei principi che ci vengono richiesti dai nostri statuti, se noi deviamo da questi o, in taluni casi ce ne “freghiamo”, allora dobbiamo avere il coraggio di riconoscere che non siamo un Cavaliere o una Dama, ma che siamo persone che perseguono altri scopi o principi altrettanto, magari anche di più, importanti e degni, ma che non sono i principi cui noi ci vogliamo ispirare. mojana renato REGOLA DEI POVERI CAVALIERI DI CRISTO E DEL TEMPIO DI SALOMONE Per conoscere l’Ordine dei Cavalieri del Tempio, dal quale facciamo discendere i nostri Statuti, non è possibile non andare a vedere e studiare la Regola originaria, se no non possiamo capire la spiritualità che permeava la vita dei Poveri cavalieri di Cristo e da dove ricavavano la forza per compiere le loro imprese. Potrebbe sembrare anacronistico ai nostri giorni quel modo di pensare e vivere, ma se andiamo all’essenza della Regola vediamo che il suo spirito è attuabile, anzi per noi direi necessario, il riuscire ad applicarlo. Data la sua lunghezza lo leggeremo in più puntate. Prologo La nostra parola si dirige anzitutto a tutti coloro che disprezzano di seguire la propria volontà e desiderano servire con purezza e coraggio nella cavalleria del vero e sommo Sovrano, così da preferire di indossare l’illustre armatura dell’obbedienza compiendo il proprio dovere con assidua diligenza e con perseveranza sì che possano pervenire infine allo scopo. Esortiamo pertanto voi che siete stati fino ad ora nella cavalleria del secolo, della quale non fu ragione il Cristo, ma solo l’umano interesse, ad affrettarvi per essere uniti in eterno al numero di quelli che il Signore ha scelto dalla massa dei peccatori e che ha ordinato per la sua libera misericordia a difesa della santa Chiesa. Innanzi tutto chiunque tu sia, cavaliere di Cristo che scegli un modo di vita così santo, occorre che applichi nella tua professione una pura attenzione ed una ferma perseveranza; essa è riconosciuta da Dio tanto degna, santa e sublime che se viene osservata con perseveranza, darà in merito la fortuna di essere parte dei cavalieri che dettero per Cristo le loro anime. In questa professione infatti rifiorì e risplendette l’Ordine della Cavalleria, che, rifiutato 6 CULTUR TEMPLI - NOTIZIARIO DELLA CAVALLERIA ANGELICA SS. MICHELE ARCANGELO E PADRE PIO l’amore della giustizia, non difendeva più come doveva essere suo compito, i poveri e la Chiesa, ma gareggiava in rapine, spoliazioni ed assassini . Dunque bene operò con noi il Signore e salvatore nostro Gesù Cristo, inviandoci dalla Città Santa (di Gerusalemme) in Francia e in Borgogna i suoi amici, che per la nostra salvezza e per la diffusione della vera fede non cessano di offrire a Dio in grato sacrificio le loro anime. Noi dunque con gioia e con fraterna pietà e per le preghiere del Maestro Ugo, da cui prese avvio il suddetto Ordine con l’ispirazione dello Spirito Santo, nell’anno 1128 dall’incarnazione del Figlio di Dio e nel nono dalla fondazione dell’Ordine, il giorno di S. Ilario (13 gennaio) riunitici dalle diverse province ultramontane a Troyes sotto la guida di Dio, ascoltammo dalla bocca dello stesso Maestro Ugo la struttura la regola di quest’Ordine partitamente nei suoi articoli, e secondo la conoscenza della nostra povera scienza ciò che ci sembra irragionevole o che nel presente Concilio non fu riferito o riportato in modo da esser ricordato, approvammo all’unanimità seguendo il consiglio dell’assemblea, non per leggerezza ma secondo prudenza per la previdenza e discrezione del nostro venerabile Papa Onorio e dell’illustre Patriarca di Gerusalemme Stefano, che non ignora i bisogni delle regioni d’Oriente così come dei poveri guerrieri di Cristo Ordunque, (poiché) i numerosi Padri che intervennero al Concilio per monito divino hanno riconosciuto l’autorità delle nostre parole non dobbiamo passare in silenzio (i nomi) di costoro, i quali giudicarono e dissero la verità. Io, Giovanni di Michele, per ordine del Concilio e del venerando Abate (Bernardo) di Chiaravalle, a cui spettava questo incari- 2012 N° 2 co meritai per grazia di Dio di essere l’umile scrivano di queste pagine. Nomi dei Padri presenti al Concilio di Troyes Il primo era Matteo vescovo di Albano, per grazia di Dio Legato di Santa Romana Chiesa; il secondo Rinaldo arcivescovo di Reims; il terzo Enrico arcivescovo di Sens. Venivano poi i loro coadiutori, Goffredo di Lèves arcivescovo di Chartres, Josselin vescovo di Soissons, il vescovo di Auxerre , il vescovo di Meaux , il vescovo di Chalons , il vescovo di Laon , il vescovo di Beauvais , Raimondo abate di Vezelay, che poi fu eletto arcivescovo di Lione e legato della Chiesa di Roma, l’abate di Cîteaux , l’abate di Pontigny , l’abate delle Tre Fontane , l’abate di S. Stefano di Dijon , l’abate di Saint Denis ; a Reims, l’abate di Molesme e il sopra nominato Bernardo abate di Clairvaux le sentenze del quale approvarono apertamente. Vi erano anche il Maestro Aubry di Reims, il maestro Fouchier e molti altri, i cui nomi sarebbero troppi a dirsi. Ed inoltre ci sembra giusto che siano riportati come testimoni ed amanti della verità anche alcuni che non erano tra gli eruditi: il conte Thibaud , il conte di Nevers , e André Baudement. Questi parteciparono in tal modo al concilio; con cura particolare esaminavano ciò che loro paresse buono, disapprovando quello che non trovavano giudizievole. Né mancò invero lo stesso fratel Ugo, Maestro di Cavalleria, il quale aveva condotto con sé alcuni dei suoi: fratel Godefroy, fratel Rolando, fratel Geofroy Bissot, fratel Payns di Montdidier, fratel Archambaud di Saint Amand . Il Maestro Ugo con i suoi discepoli fece conoscere ai Padri secondo quello che ricor7 CULTUR TEMPLI - NOTIZIARIO DELLA CAVALLERIA ANGELICA SS. MICHELE ARCANGELO E PADRE PIO dava, il modo in cui iniziò l’osservanza della Regola nel piccolo Ordine primitivo, secondo ciò che è detto: «Ego principium qui et loquor vobis ». Piacque dunque al Concilio che ciò che era stato preso diligentemente in esame con accurata considerazione delle divine scritture venisse affidato allo scritto per la provvidenza del Papa di Roma del Patriarca di Gerusalemme, non senza l’assenso del Capitolo dei poveri Cavalieri del Tempio che sono in Gerusalemme, affinché non andasse perduto e fosse conservato senza diminuzioni; con diritto cammino possano giungere a quell’eccellente Creatore per cui combattono, la cui dolcezza supera tanto quella del miele che comparato a Lui questo è amaro quanto l’assenzio, e possano combattere (per Lui) per tutti i secoli infiniti. Amen. QUI COMINCIA LA REGOLA DEI POVERI CAVALIERI DELLA SANTA CITTÀ’ 1 – Come si debba ascoltare l’Ufficio divino. Voi che rinunziate alla vostra volontà, ed i cavalieri non professi che per la salvezza della loro anima servono insieme a voi il sommo Re con cavalli ed armi, prendete il proposito di recitare integralmente con puro e devoto desiderio il Mattutino e tutto l’intero Ufficio, secondo quanto 2012 N° 2 è statuito canonicamente e per consuetudine dal clero regolare della Santa Città . Ciò soprattutto, venerabili fratelli, dovete fare poiché prometteste di sprezzare per sempre questo mondo tempestoso, non curando la vita del secolo e rifiutando i tormenti (che dà) il corpo; rifocillati e saziati del cibo divino, istruiti e confermati nei comandamenti del Signore, dopo la consumazione del Mistero divino nessuno sia timoroso del combattimento ma pronto a ricevere la corona (della vittoria). 22 – Quanti Pater noster si debbano dire se non è possibile seguire l’Ufficio. D’altra parte se un fratello sia lontano per le necessità della cristianità d’Oriente, il che non dubitiamo potrà spesso accadere, e per tale assenza non possa ascoltare l’Ufficio, (dirà) per il mattutino tredici Pater e per ciascuna ora sette, ma per i vespri riteniamo giusto ed unanimemente affermiamo che ne debba dir nove. Infatti costoro, in tal maniera occupati in un lavoro salutare (per l’anima loro), non possono seguire l’ora spettante all’Ufficio. Ma, qualora lo possano, non tralascino di adempiere l’Ufficio nell’ora stabilita. 3 – Ciò che debba farsi per i fratelli defunti. Quando uno dei fratelli professi paga alla morte, che non perdona nessuno, ciò che è impossibile sottrarle, vi comandiamo di offrire in purezza di sentimenti a Cristo l’ufficio dovuto e la messa solenne per la sua anima insieme coi cappellani ed i chierici che servono a tempo determinato con voi in carità il Sommo Sacerdote. Invece i fratelli presenti che vegliano pregando per la salvezza del fratello defunto dicano cento Pater fino al settimo giorno, dal giorno in cui fu annunciato il decesso fino a quello ora indicato, e il numero di 8 CULTUR TEMPLI - NOTIZIARIO DELLA CAVALLERIA ANGELICA SS. MICHELE ARCANGELO E PADRE PIO cento sia perfettamente osservato con zelo fraterno. E inoltre preghiamo per la divina misericordia e comandiamo per l’autorità spirituale (che abbiamo) che ogni giorno per quaranta giorni sia dato ad un povero quella quantità di cibo e bevanda che invece si dava e 2012 N° 2 si doveva al fratello (defunto) per il sostentamento della sua vita. Proibiamo assolutamente tutte le altre offerte che la volontaria povertà dei poveri cavalieri di Cristo era solita tributare indiscriminatamente al Signore per la morte dei fratelli, nella solennità di Pasqua e in altre feste (continua) L’orientamento deL ConCiLio di troyes, neLL’attaCCo deL documento di congedo che funge da Incipit della Regola dei Templari 1° - Ci rivolgiamo a tutti coloro che disprezzano perseguire interessi personali e aspirano con animo puro a mettersi al servizio del sommo e vero re, tanto da desiderare intensamente di rivestire la nobilissima armatura dell’obbedienza e da renderla efficace con la perseveranza. Esortiamo dunque coloro che finora hanno militato come cavaliere secolari non in nome di Cristo, ma solamente per gratificazione umana, affinché non esitino ad entrare perpetuamente a fare parte dell’unità di coloro che Dio, per la sua pietà gratuita, ha scelto nella massa della perdizione e ha preposto alla difesa della santa Chiesa. 2°- Chiunque tu sia, o cavaliere di Cristo, è necessario che, scegliendo di abbracciare un genere di vita così santo, tu anteponga a tutto nella tua professione pura diligenza e ferma perseveranza, virtù riconosciute da Dio tanto degne, sante e sublimi che, se le praticherai, meriterai di appartenere alla schiera dei martiri che hanno dato la vita per Cristo. Proprio con questo orientamento è ritornata a rivivere la cavalleria che, accantonata la sete di giustizia, propria della sua funzione, non svolgeva più il suo compito, cioè quello di difendere i poveri e le comunità inermi, ma si batteva per rapinare, spogliare, uccidere… Queste parole scritte nel 1127 sembrano scritte per noi del secondo millennio che vogliamo seguire nuovamente i principi della cavalleria di Cristo. E’ ve9 CULTUR TEMPLI - NOTIZIARIO DELLA CAVALLERIA ANGELICA SS. MICHELE ARCANGELO E PADRE PIO 2012 N° 2 ro che non ci sono più le crociate per la liberazione del Santo Sepolcro dalle mani degli “infedeli”, ma esiste sempre ed è molto più virulenta la lotta per la conservazione e la diffusione del buono e del vero, cosa che noi ci siamo impegnati a fare, come previsto dai nostri statuti. ATTENTI A I PREVENTIVI Perugino, Ultima Cena, particolare (1495 c.a.) Firenze, Convento di S. Onofrio delle Contesse. Pur essendo cieco, in quanto non ha saputo vedere, il suo sguardo mi impressiona perché reca con se la solitudine di chi ha sbagliato e cerca disperatamente la nostra comprensione che non avrà mai. Non ha neppure saputo capire, ne vedere, l’immensa concessione a lui data. “Chiamati a se i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d’infermità” (Matteo 10.4) In effetti il suo ruolo era di altro genere. Lo dichiara esplicitamente Giovanni e secondo alcuni lo specifica il suo stesso appellativo che potrebbe derivare dal persiano Isk Arioth, ovvero "colui che serve" oppure "colui che sa". Uno specialista.Per Giovanni teneva la cassa; insomma, l’amministratore 10 CULTUR TEMPLI - NOTIZIARIO DELLA CAVALLERIA ANGELICA SS. MICHELE ARCANGELO E PADRE PIO delle sostanze economiche degli apostoli. <“Perché questo olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?”> Questo egli disse perché era ladro e siccome teneva la cassa prendeva quello che ci mettevano dentro” (Giovanni 14.4-6) In quella occasione la sua cecità appare assoluta se vogliamo ridurre tutto ad una scelta economica; ma è proprio questa scelta che non capisco e vorrei approfondire. Che razza di cassiere è? Come è possibile che qualche giorno dopo quel fatto accaduto a Betania vende Gesù per 40 sicli di argento quando si era interessato in una valutazione economica di trecento denari? Vendere un uomo per una cifra appena sufficiente per comprare un orto? Sovviene una citazione di Adam Smith 1759: “La mancanza di attenzione per il proprio interesse è l’origine di un disprezzo sociale ben meritato”. Si tratta di ingordigia? Di un’influenza demoniaca? o piuttosto l’errore di chi scambia il vantaggio dell’uovo di oggi per la gallina di domani. Si pensa che non si tratti di un’influenza maligna in quanto giuda era già “fur-ti-vo” (che proviene da refurtiva, da furto) e in quanto Giovanni esplicitamente lo dichiara. Notturno, silenzioso, insomma che fa le cose di nascosto quindi impossedibile dal demonio. Anzi, in quanto così cieco e incomprensibilmente sciocco nel suo agire appare eticamente disprezzabile anche dal demonio, 2012 N° 2 se vogliamo riconoscere un etica al male. Si pensa all’ingordigia dettata dalla animalità economica come solitamente oggi vogliamo definire quelle persone che nel mondo degli affari hanno quel istinto animale che li conduce a rovinare tanto per ot tenere poco;…. così come la faina in un pollaio. Pare il mastro al quale affidiamo un lavoro e quello non sapendo valutare il suo valore e lavoro perché incapace e svogliato ci rende un preventivo basso sapendo che realizzerà ancora di meno. A Betania non ha visto il vantaggio proprio in quello spreco di unguento. Non ha visto il cambiamento di regime economico. Ha continuato a pensare che il denaro raccolto, oltre che essere una sua fonte di illecito guadagno personale, (perché era ladro e siccome teneva la cassa prendeva quello che ci mettevano dentro) avesse funzione cogente nella quotidianità apostolica mentre gli sforzi economici andavano “sprecati” (come l’unguento) nella diffusione evangelica del credo. Nella gallina di domani insomma. Facciamo così anche noi (e per questo Perugino lo fa fissare nei nostri occhi di spettatori) quando rinunciando a Dio ci accontentiamo di 40 sicli di argento rappresentati oggi dalla superbia, sufficienza o potere, e poi magari dopo tutta una vita, ci ritroviamo a guardare gli altri come il giuda del Perugino. Gli uomini che non vedono, che sbagliano i preventivi, vengono semplicemente sostituiti come Giuda. “ Bisogna che uno divenga insieme a noi testimone della resurre11 CULTUR TEMPLI - NOTIZIARIO DELLA CAVALLERIA ANGELICA SS. MICHELE ARCANGELO E PADRE PIO zione. Ne furono proposti due, Giuseppe detto Barsabba e Mattia. Gettarono quindi le sorti su di loro e la sorte cadde su Mattia 2012 N° 2 che fu associato agli undici apostoli. (Atti Apostoli 1.15) Federico Frola PENSIERI IN LIBERTA’ concetti così alti ed eterei che mi sfuggono in ogni momento. Poi, quando penso di averli raggiunti e fatti miei , ci ritorno e mi dicono un’altra cosa. Per fortuna incontro Uomini che mi spiegano con un sorriso il loro significato e li trovo di una semplicità stupefacente. Nei preparativi di una bellissima festa; una canonica fasciata di legno, confusione di persone e cose, un Cerimoniere affaccendato, un Superiore riprendeva Alti Dignitari, un amico preoccupato per un paio di guanti. Mi si è parato davanti, piccolo, molto anziano e sorridente. Piedi scalzi, veste nera e occhi verdi di un dodicenne. Mi sono sentito nudo, mi è entrato dagli occhi fino al mio animo. Mi ha spiegato con allegria molte cose che io ci metto un secolo a pensarle. Niente dotte citazioni, solo un sorriso. Mi ha fatto capire anche il significato di una parola letta in un bellissimo articolo su un quotidiano di qualche giorno fa. Ho capito il significato della parola greca nepioi. Nepioi: bambini; i figli; i figli degli animali; gli indifesi; gli stolti; gli inesperti; coloro che mancano di discernimento e non comprendono né la realtà, né la volontà degli dei, né i segni del destino. Nepios è il pio che sta sotto la protezione di Dio Gesù è nepios: (pare sia stata l’unica volta che abbia parlato di se stesso) “venite a me, voi tutti che siete affaticati e gravati e io vi ristorerò.” “Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mite e umile di cuore e troverete ristoro per le vostre anime. Perché il mio giogo è soave e il mio peso leggero.” Al crollo del tempio un rabbi ebbe a dire: “Dal giorno in cui fu distrutto il tempio la profezia venne tolta ai profeti e data ai folli e ai bambini” Così questo giogo rovescia la filosofia. Nepios sta al disopra, la razionalità al disotto; e la sapienza tecnica, quella degli intelligenti, non potrà mai ribaltare. Bella esperienza (almeno io ho capito così). Federico Frola 12 CULTUR TEMPLI - NOTIZIARIO DELLA CAVALLERIA ANGELICA SS. MICHELE ARCANGELO E PADRE PIO 2012 N° 2 Umiltà e superbia Figlio, compi le tue opere con mitezza, e sarai amato più di un uomo generoso. Quanto più sei grande, tanto più fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore. Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi, ma ai miti Dio rivela i suoi segreti. Non cercare cose troppo difficili per te e non scrutare cose grandi per te. La presunzione ha fatto smarrire molti e le cattive illusioni hanno fuorviato i loro pensieri. Un cuore ostinato alla fine cadrà nel male, chi ama il pericolo in esso si perderà. Per la misera condizione del superbo non c’è rimedio, perché in lui è radicata la pianta del male. Chi ricambia il bene provvede all’avvenire, al tempo della caduta avrà sostegno. (Siracide 3, 17 e seg.) Se sarai superbo la tua vita non potrà essere che un deserto arido e senz’acqua. Solo con l’amore e l’umiltà, che sono l’acqua della vita, potrai tornare a rifiorire. 13 2012 N° 2 CULTUR TEMPLI - NOTIZIARIO DELLA CAVALLERIA ANGELICA SS. MICHELE ARCANGELO E PADRE PIO PAROLE DI GIOIA Scrivi sul tuo cuore che ogni giorno è il migliore giorno dell'anno. Il vivere è gioia che basta alla vita. Emily Dickinson (1830-1886) La vera gioia genera serenità. Seneca (c. 4 a.C.-65 d.C.) Gli esseri di un pianeta senza fiori penserebbero che noi siamo pazzi di gioia perché abbiamo a portata di mano distese di petali colorati. Iris Murdoch (1919-1999) E' poi cosa così piccola l'aver gioito del sole, aver vissuto la luce della primavera, aver amato, aver pensato, aver agito? Matthew Arnold Mi sono addormentato e ho sognato che la vita era gioia; mi sono svegliato e ho capito che la vita è dovere: mi sono impegnato e ho compreso che il dovere è gioia. Rabindranath Tagore (1861-1941) La prova più evidente e il segno di vera saggezza è una costante e naturale allegrezza. Michel De Montaigne (1533-1592) La felicità è interiore e non esteriore, perché non dipende da ciò che si ha, ma da ciò che si è. Sii felice della vita perché ti dona l'opportunità di amare, lavorare, giocare e guardare le stelle. Henry Van Dyke (1852-1933) Chi trattiene per sé una gioia le impedisce di diffondersi; ma chi la diffonde vive nell'alba dell'eternità. William Blake (1757-1827) I momenti di felicità che viviamo ci trovano impreparati. Non siamo noi ad afferrarli, ma loro a catturare noi. Ashley Montagu (1905-1999) Amo vivere la bellezza di una viola del pensiero, la canzone di un piccolo di colore, il sorriso del mio amante, il bagliore del colore rosa nel cielo notturno. Lotto per la vita e per la ricerca della felicità, lotto per riempire la mia casa di gioia. Stephanie Byrd Se potessi scegliere i panorami, i suoni, le fragranze che vorrei vedere, ascoltare e annusare, fra tutte le delizie del mondo, nell'ultimo giorno di esistenza sulla terra, credo che sceglierei questo: la pura ed eterea melodia di un passero che canta all'alba, il profumo dei pini nella calura del mezzogiorno, il richiamo solitario dei gabbiani, la vista di una libellula che luccica al sole, il verso lontano di un tordo eremita in un bosco al calar della sera. E, la più spirituale e commovente delle visioni, la bianca cattedrale formata da un cumulo di nubi che ondeggia serenamente nell'azzurro del cielo. Edwin Way Teale (1899-1980) Rosanna Franca Enzo Non dobbiamo giudicare e dobbiamo avere fiduci a nella imperscrutabile misericordia di Dio. ( Edith Ste in ) 14 CULTUR TEMPLI - NOTIZIARIO DELLA CAVALLERIA ANGELICA SS. MICHELE ARCANGELO E PADRE PIO 2012 N° 2 Se perdiamo il piacere di sognare un po’ perdiamo anche il gusto di sorprenderci e perdiamo la capacità di gustare le cose semplici. Proviamo a tornare bambini con questa bella fiaba “SANGRILLA” il Paese dei sogni In un giorno di cui non si sa bene quale! Ad un’ora non ben identificata: in tutto il mondo un piccolo gruppo di persone si apprestò a lasciare il proprio paese alla ricerca di libertà, giustizia, amore e con questo spirito coraggioso cominciò il loro cammino verso il paese dei sogni! Ad un certo momento questi gruppi di persone si incontrarono in questo cammino della speranza e decisero di restare uniti e di proseguire quel viaggio desiderato da tutti. Infine, dopo tanto camminare trovarono un’isola meravigliosa, grandissima fatta apposta per ospitare tutti loro venuti da tanto lontano. L’isola era stupenda c’erano tante casette sia in colina che sul mare, tutto sembrava irreale tanto era bello, ognuno di loro pensava la stessa cosa, pur parlando una lingua diversa capivano tutti e all’unisono che quella era “l’isola” per loro, per vivere in armonia e serenità. Così avvenne, tutti si misero a lavorare e a produrre per la comunità. Ognuno di loro prese posto nella abitazione che più gli confaceva, in collina o al mare. Tutti lavoravano secondo le proprie mansioni, c’erano i pescatori che pescavano il pesce che veniva distribuito a tutti, c’erano quelli che faceva no il pane, che coltivavano la terra e così via.Tutti si muovevano all’unisono seguendo un solo desiderio: vivere in fratellanza e giustizia. Quando c’era qualche problema affiggevano un bando sui muri dell’isola dove stabilivano un incontro per discutere e trovare un accordo, così tutto filava liscio come l’olio. Le porte delle case erano sempre aperte per tutti, i bambini frequentavano la scuola ed imparavano ad amare la natura e a rispettarla in tutti i sensi, gli animali vivevano in libertà ed erano utili all’uomo secondo il momento. Vivevano nella preghiera perché aiutava a far crescere l’anima ed il corpo. La domenica facevano gran festa nell’isola canti e balli, c’erano banchetti con ogni ben di Dio di leccornie che le donne preparavano con amore e i bambini erano meravigliosi pur parlando una lingua diversa si capivano su tutto ed erano spensierati e felici, inventavano giochi diversi e molteplici, tutti i giorni erano diversi e nuovi per loro! Non si sapeva come facessero a trovare quella fantasia che non li annoiava mai! Era un mondo bellissimo che si era creato in quell’isola, nessuno mai si lamentava e nessuno desiderava niente di più di quello che aveva. 15 2012 N° 2 CULTUR TEMPLI - NOTIZIARIO DELLA CAVALLERIA ANGELICA SS. MICHELE ARCANGELO E PADRE PIO Decisero di dare un nome all’isola, la chiamarono “Sangrilla”: furono i bambini a decidere quel nome strano, perché tutto lì consentiva di vivere come in un paese incantato. Un bel giorno però videro apparire all’orizzonte una grossa nave, i bambini che stavano giocando a costruire castelli di sabbia si fermarono i botto! Tutti corsero verso il mare anche quelli che vivevano in collina presero a scendere precipitosamente, pensando che qualcuno volesse violare la loro “felicità” venendo da chissà da dove con chissà quali propositi. Infatti gli uomini di quella nave scesero e vollero esplorare tutti l’isola “mari e monti” e rimasero meravigliati da tanto lavoro e benessere che c’era per tutti, anche se non c’era la tecnologia avanzata che si erano lasciati dietro! Gli uomini della nave imposero loro di andarsene perché quella era un’isola che sarebbe servita per altri progetti che avevano per fare denaro. Allora tutti gli abitanti dell’isola senza dire una parola si guardarono negli occhi e con coraggio organizzarono una grande fe- sta con canti, balli e preghiere. Le donne prepararono le cose più buone delle loro terre di origine e i bambini fecero ghirlande per ornarsi i capelli, ognuno di loro costruì la propria bandiera e formarono un grande cerchio attorno a quegli uomini che volevano mandarli via da quella isola, cantarono canzoncine nella loro lingua e sbandierarono le loro bandiere come se fossero un’arma. Quello fu il giorno del miracolo, le campane della chiesa sul monte presero a suonare forte, in cielo comparve un arcobaleno dai mille colori come le loro bandierine, gli occhi di tutti si velarono di lacrime perché l’amore aveva vinto su tutto, gli uomini della nave colpiti a morte “nel cuore” se ne andarono con le spalle curve, avevano capito che senza fare nessuna guerra quella gente aveva vinto. Perché quell’isola se l’erano scelta e se l’erano meritata; perché loro amavano vivere nell’amore e nella fraternità guidati dall’amore verso Dio che li avrebbe aiutati nel loro cammino. Gli anni insegnano cose che i giorni non con oscono . Ralph Waldo Emerson Non vi è giorno più sprecato di quello in cui non abbiamo riso Charles Field 16 2012 N° 2 CULTUR TEMPLI - NOTIZIARIO DELLA CAVALLERIA ANGELICA SS. MICHELE ARCANGELO E PADRE PIO Non solo prosa, ma anche un po’ di poesia MESSAGGIO DI SPERANZA: LE 4 CANDELE. Triste, triste, la terza candela a sua volta disse: “IO SONO L’AMORE. Non ho la forza di conti- Quattro candele bruciando si consumavano lentamente. Il luogo era talmente silenzioso che si poteva ascoltare la loro conversazione. La prima diceva: ”IO SONO LA PACE, ma gli uomini non mi vogliono: penso proprio che non mi resti altro da fare che spegnermi”. Così fu, e a poco a poco, la candela si lasciò spegnere completamente. La seconda disse: “IO SONO LA FEDE. Purtroppo non servo a nulla. Gli uomini non ne vogliono sapere di me, non ha senso che resti accesa”. Appena finito di parlare una leggera brezza soffiò su di lei e si spense. nuare a rimaner accesa. Gli uomini non comprendono la mia importanza. Troppe volte preferiscono odiare”. E senza attendere oltre la candela si lasciò spegnere. Un bambino in quel momento entro nella stanza e vide le tre candele spente. “Ma che cosa fate? Voi dovete rimanere accese: io ho paura del buio!” E, così dicendo, scoppiò in lacrime. Allora la quarta candela, impietositasi disse: “Non temere, non piangere: finché: io sarò accesa, potremo sempre riaccendere le altre tre candele: IO SONO LA SPERANZA”. 17 2012 N° 2 CULTUR TEMPLI - NOTIZIARIO DELLA CAVALLERIA ANGELICA SS. MICHELE ARCANGELO E PADRE PIO Con gli occhi lucidi e no di noi possa essere lo strumento, gonfi di lacrime, il come quel bimbo, bimbo prese la candela capace in ogni momento di riaccendere della speranza e riac- con cese tutte le altre. la SPERANZA, la FEDE, la Che non si spenga mai la speranza PACE, l’AMORE dentro al nostro cuore… e che ciascu- flora figoli Non misuriamo la vita degli uomini dalla sua lunga o p i ù b r e v e d u r a t a , m a d e l l’ u s o c h e e s s i h a n n o f a t t o d e l tempo della loro esistenza . 18 CULTUR TEMPLI - NOTIZIARIO DELLA CAVALLERIA ANGELICA SS. MICHELE ARCANGELO E PADRE PIO 2012 N° 2 LASCIAMOCI ANDARE ALL’AMORE In un mondo in cui molto spesso assistiamo a situazioni familiari dove l’amore e la comprensione tra i due coniugi e tra loro ed i figli sembrano essere travolti e soffocati dall’indifferenza, dal rancore, dall’incapacità di ascoltare mi ha colpito profondamente la lettera pastorale che l’Arcivescovo di Firenze, il card. Ennio Antonelli, ha scritto per i fedeli della sua diocesi a proposito dell’amore nelle famiglie. Essa è un vero decalogo per le famiglie, è come se con questa lettera indirizzata alle stesse, che sono la cellula primaria della nostra società, la Chiesa rivolgesse il suo occhio affettuoso e laico ai coniugi e dicesse: “ Cari sposi recuperate l’amore che vi ha unito, fatelo con l’aiuto di Dio, ma non dimenticate anche i piccoli gesti quotidiani che possono ridare forza e vita alla vostra coppia, non fatevi soffocare dai problemi pratici o dall’angoscia per un futuro incerto, ma lasciatevi andare all’amore ed alla tenerezza per chi divide con voi la propria vita e che forse da troppo tempo state trascurando”. Leggiamo assieme i passi principali: “… Le persone umane, create ad immagine di Dio, sono diverse le une dalle altre, ma possono vivere e svilupparsi solo nella comunicazione e nello scambio incessante tra loro. Ognuna di esse è un soggetto singolo ed irripetibile, ma costitutivamente in relazione con le altre. L’amore è energia unificante nel rispetto delle differenze. In esso il desiderio di essere felici si armonizza con la gioia di rendere felici gli altri; la valorizzazione del tu attraverso l’io. E’ bello che io ci sia, è bello che tu ci sia, è bello essere insieme, è bello crescere insieme. Amare è rinunciare alla chiusura in se stessi, alla falsa autosufficienza individualista, al possesso esclusivo. Esige sacrificio e sofferenza per aprirsi alla gioia della comunione e della condivisione. Occorre donare se stessi per ritrovarsi più perfettamente insieme agli altri, perdere la vita per acquistarla di nuovo. …L’amore non è mai perfetto, tuttavia costituisce un meraviglioso anticipo del paradiso. …La famiglia è il luogo privilegiato dell’amore e della vita perché è un intreccio strettissimo di relazioni tra sessi diversi: marito e moglie, genitori e figli, fratelli e sorelle, a cui si aggiungono nonni e parenti. In essa, prima e più che altrove ogni persona si sperimenta come soggetto in relazione con gli altri e trova le più grandi gioie e le più grandi sofferenze. Anche in mezzo alla tribolazione l’amore reciproco è consolazione, mentre l’amore non corrisposto è dolore anche in mezzo alla prosperità. Nell’amore di coppia dovrebbero rientrare tutte le componenti della persona: corpo, affettività, intelligenza, volontà, comportamento, apertura alla società, alla Chiesa, a Dio. Oggi però è diffusa una mentalità che riduce l’amore a soddisfazione dell’istinto, 19 CULTUR TEMPLI - NOTIZIARIO DELLA CAVALLERIA ANGELICA SS. MICHELE ARCANGELO E PADRE PIO sensazione ed emozione piacevole, benessere sentimentale. Conta ciò che si sente, ciò che è spontaneo, gratificante, senza richiedere impegno e tantomeno sacrificio. Un tale amore merita piuttosto di essere chiamato coincidenza di egoismi ed è volubile, effimero, soggetto a delusioni tanto più cocenti quanto più era stato caricato di attese. L’amore vero invece è integrazione progressiva di tutte le energie vitali. Non è qualcosa da consumare, ma qualcosa da costruire giorno per giorno, con convinzione, generosità e tenacia. Le principali linee di impegno possono essere indicate in una specie di decalogo della famiglia: 1. I coniugi vedano all’origine del loro matrimonio una vocazione da parte di Dio; riconoscano la sua sapienza che ha voluto la profonda differenza tra l’uomo e la donna in vista della loro reciproca integrazione; si considerino consegnati l’uno all’altro come un dono prezioso ed insostituibile. 2. Gli sposi si rivolgano spesso a Gesù che è il modello e la sorgente del vero amore e ha detto “Io sono la vite e voi i tralci… senza me non potete fare nulla”; trovino qualche momento anche per la preghiera in famiglia e per la condivisione di qualche esperienza di fede vissuta. 3. Per costruire progressivamente un bel rapporto di coppia, è necessario seguire la logica della gratuità e del dono di sé, respingendo le tentazioni del proprio interesse immediato e non tenendo il calcolo del dare e dell’avere. 4. Cercare di individuare i bisogni ed i ragionevoli desideri dell’altro e soddisfarli con prontezza, sapendo che i servizi concreti sviluppano sentimenti positivi sia in chi li compie sia in chi li riceve. 5. Trovare interessi comuni, uscendo a volte insieme in società, e coltivare il colloquio quotidiano per comunicare pensieri, sentimenti, desideri, frustrazioni, esperienze e, situazioni di lavoro, fatti avvenuti, pe- 2012 N° 2 rò con discrezione e senza essere invadenti ed asfissianti. 6. Rendersi amabili curando il proprio aspetto esteriore e soprattutto esprimendo rispetto e tenerezza verso l’altro mediante parole di apprezzamento e di gratitudine, sorrisi e sguardi, carezze e gesti di affetto, regali appropriati. 7. Rispettare l’altro nella sua alterità, con i suoi punti di vista, le sue preferenze, i suoi difetti, senza stare a lamentarsi e a ridire su ogni cosa. Gestire in modo intelligente le tensioni ed i conflitti. Essere disponibili a chiedere e a concedere il perdono. 8. Ricordando che amare, più che a guardarsi l’un l’altro, significa guardare insieme nella stessa direzione, occorre essere generosamente aperti all’accoglienza dei figli: in essi l’amore di coppia dei genitori si prolunga, si fa persona, si proietta verso un futuro pieno di speranza. 9. Aver cura dei figli dedicando loro energie e tempo, in modo che si sentano amati e sviluppino in se stessi sentimenti di fiducia nella vita e di autostima. Educarli e lasciarsi educare da loro. Dialogare e stare volentieri insieme; trattarli con amorevolezza, ma anche con coerenza e fermezza, facendo osservare regole ragionevoli; sostenerli con il necessario aiuto e gratificarli con lodi, incoraggiamenti, carezze, abbracci, doni, ma ricordare che anch’essi hanno bisogno di donare, rendersi utili, servire, costruire, essere creativi. 10. Aprire la famiglia alla preziosa presenza dei nonni accanto ai nipoti, all’amicizia, al vicinato, alla generosità verso i poveri”. 20 CULTUR TEMPLI - NOTIZIARIO DELLA CAVALLERIA ANGELICA SS. MICHELE ARCANGELO E PADRE PIO Non sono cose facili da attuare, il nostro egoismo tende sempre a prevalere e pertanto siamo portati a vedere solo noi stessi ed il nostro benessere, ma se vogliamo che il nostro matrimonio sia veramente una cosa solida e duratura, che ci trasformi veramente in due corpi ed un’anima sola, non certamente come indicano tante canzonette melense e sdolcinate, ma come un edificio con solide basi, costruito sulla roccia e non sulla sabbia, dobbiamo ricordarci che esso va costruito giorno dopo giorno, va continuamente rinnovato con tanti piccoli gesti, sapendo che l’amore non è una cosa effimera che deve essere consumata rapidamente nella camera da letto, come siamo purtroppo abituati a leggere nei rotocalchi scandalistici, ma è un sapersi donare l’un l’altro, è un sapersi sostenere e comprendere, giorno per giorno, sia nei momenti belli sia nei momenti bui e dolorosi della vita, è un saper rinunciare a ciò che può ledere o addirittura spezzare quella promessa, che avrebbe dovuto essere cosciente di quanto si andava incontro, che ci si è scambiati il giorno del matrimonio in cui ci si impegnava ad amarci e sostenerci nella buona e nella cattiva sorte per tutta la vita, sì per tutta la vita non per un giorno, un mese o qualche anno. 2012 N° 2 Se quando si è davanti al Prete od al Sindaco ci si rendesse conto di cosa è vera mente il matrimonio e si è veramente pronti a donarsi l’un l’altro quante separazioni in meno ci sarebbero, quanti dolori e sconquassi in meno si recherebbero ai figli, che vengono coinvolti nelle situazioni dolorose della separazione e che segnano negativamente e profondamente la loro vita, le cui conseguenze nefaste e dolorose sono quotidianamente sotto i nostri occhi e che leggiamo nelle cronache nere dei giornali. E’ importante ricordarsi che i figli non hanno chiesto loro di essere messi al mondo, ma siamo noi che li abbiamo desiderati e voluti e che pertanto non solo è nostro dovere ed obbligo crescerli, mantenerli, educarli, guidarli e prepararli alla vita, ma ciò deve essere anche nostra gioia e coinvolgimento. In una società che è sempre più individualista ed in cui si tende ad emarginare sempre di più come cose inutili ed ingombranti gli anziani è necessario che la famiglia recuperi l’importanza dei nonni, non solo come aiuto materiale, ma e soprattutto come fonte di esperienza e saggezza cui poter attingere nei momenti opportuni. Roberto Mojana 21 CULTUR TEMPLI - NOTIZIARIO DELLA CAVALLERIA ANGELICA SS. MICHELE ARCANGELO E PADRE PIO L’ANGOLO DELLA SALUTE di Nicola Giusto VINOTERAPIA: storia e razionale La vinoterapia nasce in Francia nel 1999 nella zona di Bordeaux, cui fanno seguito altre zone sia in Francia, sia in Italia, nelle quali sono proposte cure estetiche a base di vino. Tutto ciò è il risultato di molte osservazioni fatte in anni precedenti a numerosi ricercatori che hanno proposto l’uso della vite, dell’uva e del vino, quali ingredienti principali di prodotti cosmetici, bagni e fanghi. Ippocrate fu il primo a studiare il vino in maniera scientifica sintetizzando così il suo pensiero: “ Il vino è cosa meravigliosamente appropriata all’uomo sia in salute, sia in malattia, purché assunto nella giusta dose a seconda la costituzione individuale”. Egli inoltre prescrisse il vino come antisettico per la cura di piaghe e ferite. Celso continuò a dare grande importanza all’uso terapeutico del vino prescrivendolo anche nei disturbi intestinali, nei dolori articolari e nelle tonsilliti. Particolarmente degne di attenzione sono alcune sue pomate oftalmiche ed otologiche a base di vino. Galeno, in seguito, sistematizzò, in molti volumi, le conoscenze mediche dell’epoca. Fece grande uso di vino a scopo terapeutico e seguendo le sue prescrizioni le ferite dei gladiatori non fecero mai infezione. 2012 N° 2 Grande testimone dell’uso del vino nell’antica Roma fu Plinio il Vecchio che nella sua opera “Naturalis Historia” racconta come le proprietà di un vino eccellente, il Pucinum, fossero molto apprezzate da Giulia Augusta, seconda moglie dell’Imperatore Augusto, la quale assicurava di aver raggiunto l’età di ottantasei anni proprio in virtù di questo vino, l’unico che avesse mai bevuto. Nella stessa opera viene descritto come il liquido emesso dalle ferite delle potature della vite unito ad olio e frizionato a lungo sulle parti pelose del corpo abbia l’effetto di una crema depilatoria, così come le vinacce tritate assieme al sale sono utili nelle infiammazioni del seno. Ed ancora come il succo dell’uva lambrusca sia un valido detergente per la pelle del viso. Anche l’aceto diventa per Plinio un medicamento: bevuto caldo toglie la nausea ed il singhiozzo; assunto con acqua giova ai sofferenti di stomaco; applicato sulle ferite da morsi di cani e su punture di insetti presenta un valido effetto terapeutico. Il Rinascimento ha rivisitato ed ampliato l’uso del vino oltre che come alimento complementare anche per uso esterno. Famose le osservazioni di Caterina Sforza che esalta per l’emollienza della pelle il vino di malva e di borragine o di fiori di fave. Consiglia poi un’emulsione di vino bianco, olio d’oliva e rossi di uva come antirughe. Anche Caterina de Medici, sposa del Re di Francia Enrico II, era solita ravvivare la propria bellezza ed il proprio colorito lavandosi il viso prima con acqua calda e poi col vino rosso. Negli ultimi venticinque anni il vino è stato studiato con grande impegno scientifico, analizzandone la composizione oltre la 22 CULTUR TEMPLI - NOTIZIARIO DELLA CAVALLERIA ANGELICA SS. MICHELE ARCANGELO E PADRE PIO componente alcolica e verificandone gli effetti sull’organismo umano. I componenti del vino sono più di seicento e rappresentano una miniera di sostanze antinvecchiamento in generale ed in particolare protettrici dell’invecchiamento cutaneo. Oltre l’acqua, rappresentata per l’ottantacinque per cento, troviamo etanolo, glicerolo, glicidi, acido tartarico, molico, citrico, lattico, succininico, acetico, tannini, antocioni, fenoli, flavoni, stilboni, sostanze azotate, resveratiolo, carnitina, minerali (potassio, calcio, bromo, ferro, rame, magnesio, silicio, zinco), sostanze aromatiche… Il vino viene utilizzato in numerose preparazioni e trattamenti estetici. Nella cosiddet- ta “vinoterapia” vengono proposti bagni, fanghi, peeling, maschere, massaggi a base di vino, uva e vinaccioli. L’uso del vino è da considerarsi quindi bivalente: 2012 N° 2 come alimento complementare che deve essere ben inserito nella dieta giornaliera per evitare che il suo supporto non squilibri l’introito calorico totale e la sua componente alcolica non sia fonte di danno se assunta in eccesso. il principale ingrediente di numerose preparazioni cosmetiche e bagni per mantenere in buona salute la pelle. In tale ottica la competenza medica ed in particolare del medico di medicina estetica è indispensabile per seguire con compe- tenza e professionalità questo affascinante cammino nel mondo del vino, che non consente improvvisazioni culturali o facili percorsi alternativi. Già Ovidio ai suoi tempi affermava: ”Non c’è cosa che possa far bene e che al tempo stesso non possa anche essere dannosa”. 23 CULTUR TEMPLI - NOTIZIARIO DELLA CAVALLERIA ANGELICA SS. MICHELE ARCANGELO E PADRE PIO RICETTE DELLA CASA E’ primavera, vogliamo un piatto tradizionale? ecco una ricetta semplice e saporita: ABBACCHIO O AGNELLO O CAPRETTO ALLA CACCIATORA. Carne (cosciotto o spalla) g. 1000 circa Acciughe salate n° 3 Strutto 1 cucchiaio Farina bianca 1 cucchiaio Aglio 1 spicchio Rosmarino 1 rametto Salvia 3 foglie Sale secondo i gusti Pepe secondo i gusti Aceto ½ bicchiere Acqua ½ bicchiere . Tagliare la carne a pezzi, lavarla, asciugarla, metterla in padella con lo strutto e farla rosolare. A rosolatura avvenuta aggiungere il sale e il pepe e continuando a rimescolare con un cucchiaio di legno aggiungere l’aglio, la salvia ed il rosmarino che avremo precedentemente tritati. Cuocere ancora per 5 minuti e spolverizzare il tutto con la farina, continuare la cottura per altri 2 minuti poi aggiungere l’aceto e l’acqua. Coprire e lasciare cuocere per altri 15 minuti circa. 2012 N° 2 Nel frattempo saranno state lavate ben bene le acciughe e schiacciate con un cucchiaio del sugo di cottura. Mettere la poltiglia di acciughe in una padella e fare insaporire il tutto per circa 1 minuto. Versare la carne sul piatto di portata e versarvi sopra la salsa che dovrebbe essere piuttosto densa. E… buon appetito. E dopo esserci satollati con la carne alla cacciatora un digestivo non stona e quindi… ecco la ricetta del LIMONCELLO DELLA NONNA Alcool Acqua Zucchero Foglie di limone vecchie Bucce limoni litri 1,0 litri 1,4 Kg. 1,4 n° 14. quelle di 4 Attenzione le bucce dovranno essere state preventivamente depurate di tutta la parte bianca. Mettere il tutto in infusione per 8 giorni rimescolando il tutto ogni giorno. Al termine del periodo di infusione filtrare il 24 2012 N° 2 CULTUR TEMPLI - NOTIZIARIO DELLA CAVALLERIA ANGELICA SS. MICHELE ARCANGELO E PADRE PIO liquido e metterlo nelle bottiglie. Lasciare riposare il tutto per almeno 20 giorni. N.B. Se si vuole variare il gusto è possibile aggiungere all’infuso delle bustine di Vaniglia in funzione dei gusti Vivere spensierato senza spensieratezza, essere allegro senza sfrenatezza, avere coraggio senza superbia, mostrar fiducia e gioiosa rassegnazione senza fatalismo: questa è l’arte della vita . Theodor Fontane 25 CULTUR TEMPLI - NOTIZIARIO DELLA CAVALLERIA ANGELICA SS. MICHELE ARCANGELO E PADRE PIO 2012 N° 2 Fratelli e Sorelle, come un corpo umano necessita di cibo per vivere, così anche un giornalino necessita di notizie per continuare ad esistere, orbene noi siamo parecchi, ma pochi hanno deciso di collaborare fattivamente, e questi io ringrazio sentitamente, ma gli altri… Siamo a pregarvi di voler attivarvi per inviare del materiale che possa interessare tutti, non necessariamente di carattere cavalleresco, ma anche di carattere culturale, novellistico, di attualità, di informazione scientifica, ecc. Il materiale, in formato word perché se no non può essere utilizzato, va inviato a: [email protected] Grazie e un triplice abbraccio a tutti. 26