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Come attirare gli investitori
Private Equity Come attirare gli investitori Anna Lambiase, presidente di IR Top, spiega i passi e le strategie da seguire per l’ingresso di nuovi capitali e gli errori da evitare. Anche per le insegne in franchising na società privata che favorisce l’accesso di un fondo di Private Equity nel proprio capitale ottiene numerosi benefici sia in termini finanziari che di reputazione”. Non ne ha alcun dubbio Anna Lambiase presidente IR Top (www.irtop.com, [email protected]), società italiana di consulenza in Investor Relations e Informativa Societaria. L’ingresso di un fondo di investimento in un’azienda ha chiari aspetti positivi. L’importante, dice, è che ci siano alcune precondizioni, come la trasparenza economico-finanziaria. Anche il franchising è interessato dal fenomeno, con esempi nel campo del food, delle profumerie e delle gioiellerie. Perché per una società non quotata è importante aprirsi a un fondo di investimento? Quali sono i vantaggi? “Dal punto di vista finanziario il vantaggio più evidente è l’apporto del capitale monetario necessario per la crescita e lo sviluppo dell’impresa. A livello reputazionale l’impresa, rafforzando il proprio patrimonio, acquisisce un maggior potere contrattuale nei confronti delle banche e diventa più attraente verso potenziali terzi investitori. Altre motivazioni che aprono la strada al Private Equity sono la possibilità per “U la società di avere accesso a un ampio network di relazioni - un'apertura verso l’internazionalizzazione -, la ripartizione dei rischi collegati al business e la condivisione delle scelte strategiche. Infine, la temporaneità della presenza dell’investitore nel capitale assicura all’imprenditore minori vincoli e la possibilità di riprendere il totale controllo della sua azienda nel giro di pochi anni”. Cosa chiedono gli investitori istituzionali alle imprese in cambio del loro ingresso nel capitale? “Con lo scopo di avviare e mantenere un rapporto costruttivo con l’azienda partecipata, gli investitori istituzionali richiedono informazioni sui risultati finanziari di periodo per poter valutare la bontà dell’investimento: questo comporta per l’azienda la necessità di standardizzare i processi operativi e di controllo e di impostare un sistema di reportistica interna. Il tutto si traduce in una maggiore attitudine al reporting e alla trasparenza sui risultati economico-finanziari. Questo rappresenta il primo cambiamento istituzionale visibile e conferisce all’azienda una maggiore consapevolezza sull’evoluzione del proprio business, sulla necessità di riflettere sui risultati raggiunti e di rispettare gli obiettivi prestabiliti. Le imprese che AZ FRANCHISING Ottobre 2011 57 Private Equity aspirano a questa fonte di capitale devono aprirsi verso un’evoluzione dei propri sistemi di pianificazione, di budgeting e di controllo sui risultati aziendali”. Perché è indispensabile la trasparenza economico-finanziaria? “Nella fase di pre-selezione, impostare un buon livello di trasparenza sulla propria situazione economica, finanziaria e patrimoniale permette di attirare maggiormente i finanziatori; l’investitore potenziale, infatti, percependo un rischio minore è disposto a fornire capitali a un costo relativamente inferiore. Nella fase post-acquisizione della quota l’azienda deve mantenere la trasparenza informativa sui meccanismi operativi, le strategie e i risultati: queste informazioni permettono il monitoraggio da parte dei fondi in termini di crescita di valore”. Quali sono le informazioni finanziarie chiave per la valutazione da parte dell’investitore? “Sono principalmente tre: raccontare il passato, illustrare il presente e spiegare il futuro. Attraverso i bilanci depositati, la società fornisce indicazioni sull’andamento passato della gestione e mostra le dinamiche di sviluppo del business in termini 1) economici, finanziari e patrimoniali. Dai risultati storici è possibile costruire il track record della società, un'informazione rilevante per la valutazione da parte dei fondi Private Equity; Il presente deve esser comunicato attraverso l’Equity Story, che evidenzia i vantaggi competitivi raggiunti dalla società e il valore aziendale creato. Attraverso la comunicazione finanziaria è possibile gestire il contenuto dell’Equity Story da veicolare e fornirne le opportune chiavi interpretative del business. Spiegare il futuro e le proprie aspettative attraverso la realizzazione del piano strategico (Business Plan) o attraverso il budget. II Business plan illustra l’evoluzione futura della strategia aziendale, lo sviluppo del Business, gli obiettivi economico-finanziari e i target da raggiungere. Per esempio, un ottimo approccio nei confronti dell’investitore consiste nel descrivere lo scenario finanziario futuro a due o tre anni in termini di ricavi, ebitda e capex, esprimendone la crescita in maniera puntuale per ogni anno considerato o al termine di un orizzonte temporale definito”. In genere, qual è la quota di capitale che il fondo mira a detenere in una società privata? “La dimensione e la struttura della partecipazione dipendono da due diverse strategie di investimento: immettersi nel capitale con quote di maggioranza per gestire e controllare direttamente l’azienda oppure optare per una partecipazione di minoranza, inseguendo il ritorno economico. In entrambi i casi, alcuni fattori condizionano l’acquisizione strategica della quota di una società e sono: il fatturato, il ciclo di vita aziendale, il mix fra bisogni di finanziamento e livello di indebitamento, le modalità di investimento dei capitali nei progetti della società e l’assetto del governo aziendale. Aspetti che devono essere visibili per il fondo e che necessitano di essere comunicati in maniera trasparente dall’azienda che intende ricorrere al Private Equity”. Quali sono i criteri attraverso i quali i fondi selezionano le potenziali società partecipate? “In generale, la strategia di investimento dei fondi si concentra su due momenti essenziali: la ricerca e la selezione delle società “eccellenti” su cui detenere partecipazioni. L’obiettivo dell’investitore consiste nell’ottenere un guadagno a seguito dell’uscita dal capitale, che avviene con la vendita della quota nella società partecipata. Per questo, i fondi puntano su società che sono capaci di generare valore”. Quindi entrano solo in società che realizzano utili? “No, ci sono anche fondi specializzati nel turnaround, ossia nella ristrutturazione aziendale”. E per le aziende in franchising esistono caratteristiche che favoriscono la selezione? “Sono sei le caratteristiche che 2) 3) Anna Lambiase, presidente di IR Top 58 AZ FRANCHISING Ottobre 2011 Termini&Parole b c AD Private Equity. Attività finanziaria mediante la quale un investitore istituzionale rileva quote di una società sia acquisendo azioni esistenti da terzi sia sottoscrivendo azioni di nuova emissione apportando nuovi capitali. Target. È la società obiettivo, cioè quella in cui investe il Private Equity. Capex. Ovvero, capital expenditure, spese per capitale, fondi usati per acquisto di asset durevoli. Operazioni di investimento. Si dividono in: • early stage financing: effettuato nelle prime fasi di vita dell’impresa; • expansion financing (o development capital): finalizzato a supportare la crescita e l’implementazione di programmi di sviluppo in imprese già operanti sul mercato; • replacement capital: volto alla ristrutturazione della compagine azionaria; • bridge financing: realizzato in una fase avanzata di sviluppo aziendale, al fine di consolidare l’attuale maggioranza; • buy out: diretto a rimpiazzare la compagine societaria con manager interni o esterni; • turnaround: finalizzato alla ristrutturazione di imprese in crisi; • cluster venture: diretto al raggruppamento di più imprese operative indipendenti; rendono le aziende in franchising attrattive per gli investitori: management con grande “visione strategica”, forte Dna del brand, sviluppo del brand attraverso una capillare rete di vendita, marginalità elevate, prodotto di alta qualità, marketing strategy evidente o facilmente implementabile. Nelle aziende in fase di sviluppo, invece, gli investitori considerano maggiormente le imprese inserite in un settore interessante, con modelli di business innovativi, format scalabili e posizione di leadership nel mercato, dotate di un differenziale competitivo con elevate potenzialità di crescita e forti barriere di ingresso nella distribuzione”. Quali sono i settori più appetibili per un fondo interessato ad aziende in franchising? “Ottime chance di investimento si incontrano in settori più tradizionali quali food, turismo, estetica-beauty, e in settori più innovativi come quello dell’enegia e del biomedicale”. Nell’ambito dei sistemi a rete ci sono brand che hanno visto l’ingresso di investitori nel capitale? “Si, i casi più famosi sono di aziende dal brand molto conosciuto come ROSSOPOMODORO nella ristorazione, Limoni e La Gardenia nel settore profumerie, Bluespirit e Stroili Oro, Bluvacanze, Trudi e Imaginarium”. Qual è il valore aggiunto che può portare la vostra società di consulenza IR Top alle aziende in franchising? “Nella mia esperienza imprenditoriale mi occupo di aiutare le aziende che abbiano i requisiti per intraprendere questo percorso verso l’ingresso di un investitore istituzionale. Conosciamo le chiavi per accedere a questo mercato: dinamiche, operatori e logiche di investimento”. In che modo operate in IR Top? “La base del nostro approccio è la segretezza unita alla professionalità; realizziamo una ricerca dei fondi di investimento più “adatti” al modello di business della società, favorendo il “matching” tra le parti; selezioniamo le aziende e conosciamo il comportamento del fondo al suo ingresso nella società, dal ruolo di investitore puro a quello più strategico. Conduciamo un’analisi preliminare della società in termini di risultati finanziari storici e prospettici (analisi e/o realizzazione di Business Plan) e curiamo tutti gli aspetti di comunicazione finanziaria per preparare la società all’incontro diretto con i potenziali investitori. A seguito dell’ingresso del fondo, assicuriamo all’imprenditore la continuità del nostro supporto mediando il rapporto tra impresa e investitore; la nostra attività si definisce in termini anglosassoni “Investor Relations”, ossia relazioni con gli investitori. La chiave non è solo sapere che cosa fa la società e quali sono gli investitori interessati a quel settore, ma anche saper parlare il linguaggio degli investitori e, non ultimo, conoscerli personalmente, avere un network di relazioni stabili costruite in 10 anni di attività. Tutto questo si traduce in efficienza”. Perché è importante la comunicazione finanziaria per le società private? “Rendere disponibili i propri risultati in maniera trasparente, attraverso lo strumento della comunicazione finanziaria, permette di stabilire un primo contatto fra le parti e l’instaurarsi di un successivo rapporto di dialogo e cooperazione. Rispetto alle imprese concorrenti nella ricerca di fondi, le società che ricorrono a una buona comunicazione finanziaria fanno la differenza: oltre a gestire la diffusione delle informazioni, utilizzando canali adeguati per i contenuti economico-finanziari, si assicurano che il messaggio raggiunga l’obiettivo. Ne consegue che la comunicazione finanziaria è l’unico strumento in loro possesso per implementare la trasparenza, necessaria a favorire la decisione di investimento e il processo di selezione”. Un’ultima curiosità: la wayout, ovvero l’uscita dal capitale o il disinvestimento dall’impresa? “È sempre concordata all’ingresso, salvo rari casi. Molto spesso prevede la quotazione in F.P. © RIPRODUZIONE VIETATA Borsa dell’azienda”. AZ FRANCHISING Ottobre 2011 59