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Due vedute ritrovate di Gian Paolo Panini
www.piacenzamusei.it Aprile 2006 Gli Autori Ritrovati Due vedute ritrovate di Gian Paolo Panini Le opere, recuperate dall’estero al patrimonio culturale piacentino grazie all’intervento della Banca di Piacenza, sono state esposte a Palazzo Galli dal 19 febbraio al 12 marzo scorsi Gian Paolo Panini, Veduta di Rivalta dalla riva destra del fiume Trebbia (1719) G ian Paolo Panini, nato a Piacenza il 17 giugno 1691 e morto a Roma il 21 ottobre 1765, è generalmente considerato il maggior pittore vedutista della sua epoca. Ma il Panini fu grande e perfetto non solo nei dettagli delle vedute prospettiche e delle architetture, ma anche nelle rapide e precise pennellate con cui ritraeva i personaggi che le popolano. Probabilmente fu il più grande dei grandi pittori nati a Piacenza. Sabato 18 febbraio l’allora ministro per i Beni Culturali Rocco Buttiglione ha inaugurato l’esposizione Gian Paolo Panini – Due vedute ritrovate organizzata dalla Banca di Piacenza nel proprio edificio monumentale di Palazzo Galli (via Mazzini 14), a due passi dalla piazza centrale di Piacenza. È stata questa la seconda mostra dedicata al grande pittore dalla Banca di Piacenza, dopo quella del 2001/2002 (in cui vennero esposti capolavori 4 provenienti dall’Accademia di San Luca di Roma e – per la prima volta in Italia – dall’Hermitage di San Pietroburgo) e la terza con cui Piacenza, dopo l’appena citata e quella – importantissima – del 1993 a Palazzo Gotico, ha voluto ricordare il suo geniale artista. Alla mostra, curata dal prof. Ferdinando Arisi e posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, erano esposte due vedute inedite di Panini. Si tratta di dipinti recuperati al nostro patrimonio storico-artistico dall’estero (dove erano finora rimasti) e di cui non si conosceva l’esistenza. Una delle due vedute pervenute alla Banca di Piacenza presenta con assoluta fedeltà il castello di Rivalta (sullo sfondo, si intravede quello di Statto) ed è probabilmente la versione (rispetto a quella esistente a Kassel e già esposta alla mostra di Palazzo Gotico) appartenuta al committente Ubertino Landi. Nella stessa è anche presente in autoritratto l’artista piacentino. L’altra veduta ritrovata è di fantasia, ed è stata ideata a fungere da pendant. L’importanza delle opere è evidenziata da Ferdinando Arisi – che è anche il curatore scientifico dell’esposizione oltre che il maggior studioso del Panini – in una pubblicazione (Gian Paolo Panini – Due vedute ritrovate) omaggiata dalla Banca ad ogni visitatore. I due paesaggi recuperati dall’estero sono stati esposti, unitamente alla riproduzione di altre vedute piacentine del Panini (raffiguranti le chiese di Santa Maria di Campagna e delle Benedettine) alle quali è dedicato un apposito capitolo della richiamata pubblicazione di Ferdinando Arisi (nella quale, tra l’altro, si spiega anche – e si documenta – come l’esatta grafia del cognome dell’artista sia “Panini” e non “Pannini”, come spesso capita di vedere in mostre nazionali). Quando, nel 1719, il Panini la dipinse dalla sponda destra della Trebbia, la rocca di Rivalta non era molto diversa da quella che si vede oggi. Ciò che non c’è più lo si potrebbe ricostruire secondo il modello del Panini. L’importante scarpata in cotto, a difesa del fiume, nuova nel dipinto dell’artista perché costruita pochi anni prima, nel 1711, ebbe un’aggiunta nel 1730, come risulta da un’epigrafe del 1730 circa murata all’interno del castello “ad perpetuam rei memoriam”. Il torrione c’è ancora, ma scapitozzato; del resto, era già ferito da un fulmine nel 1719. La torretta d’angolo sulla Trebbia è rimasta tale e quale; mancano oggi le colombe bianche – scrive Ferdinando Arisi – che ne animano il culmine; bianche per pizzicare cromaticamente una mole meravigliosa (quella della rocca) che si direbbe ideata per documentare la patria (Piacenza) del mattone e del coppo. FS