Malattia ed incidenti: quando la comunicazione si fa delicata
by user
Comments
Transcript
Malattia ed incidenti: quando la comunicazione si fa delicata
dossier segni amo - agosto/settembre 2014 Malattia ed incidenti: quando la comunicazione si fa delicata Comunicare è sempre importante. A maggior ragione lo è quando si tratta di vita o di morte. Al tutto si aggiunge il fatto che, per i sordi, la comunicazione con gli udenti non è mai del tutto facile. Le difficoltà però aumentano quando paura, preoccupazione e sensi annebbiati diminuiscono le capacità ricettive, cosa che negli ospedali avviene molto spesso. testo: Catia De Ronzis, foto: Thomas Burla Tutti noi conosciamo l’angosciante sensazione prima di una visita medica o di un imminente ricovero ospedaliero. A volte però non ci sono preparativi, perché tutto avviene in maniera veloce, come nel caso degli incidenti. Ma in entrambi i casi, possono aiorare domande che mettono a dura prova la nostra tranquillità, del tipo: «Cosa mi succederà adesso? Riuscirò a capire tutto ciò che il medico mi dirà? E non solo le singole parole, bensì pure il signiicato più profondo a livello di implicazioni?» Fatto sta che non tutti i medici comunicano in maniera comprensibile. Anzi, taluni parlano solo in gergo medico, tanto da far sembrare cinese tutto quello che dicono. A volte poi siamo semplicemente troppo agitati per essere ricettivi a livello comunicativo. Questo vale per tutti. Ma senza poter sentire, diventa tutto più complicato. Inquietante Che la comunicazione in ambito sanitario può prendere una brutta piega lo dimostra l’esempio eclatante degli anni Novanta del secolo scorso. All’epoca, un medico francese notò che la mortalità tra i giovani sordi per via dell’AIDS era molto più alta rispetto a quella dei coetanei udenti. Ciò accadeva per un motivo assai inquietante. Infatti, molti giovani sordi ricevevano la diagnosi dal loro medico su di un foglio di carta che recitava la scritta: «Sieropositivo». La maggior Andy Helbling ha avuto vari incidenti nella vita. Quando si ferì alla testa a seguito di un incidente in moto, sua moglie Nelja gli fu accanto e fu lei a chiamare la Procom per avere un interprete di lingua dei segni, visto che la polizia, benché avesse promesso di provvedere, alla fine non lo fece. parte di loro non capiva la parola. Altri si sofermavano sulla seconda metà del termine, ovvero su «positivo» e si dicevano che, se era qualcosa di positivo, non poteva essere nulla di male! Altri ancora erano inoltre convinti che il contagio avvenisse tramite la luce del sole e che bastasse quindi proteggersi con la crema solare. Assurdo? No, perché l’immagine propagata durante la campagna d’informazione alimentava quest’idea ingannevole, in quanto mostrava una grossa palla arancione che ricordava simbolicamente il sole. Spaventato da questa realtà, il medico francese decise di occuparsi dei giovani pazienti sordi e questo è il motivo per il quale in Francia esiste già da molto tempo una consulenza medica in lingua dei segni ben funzionante (cfr. articolo sulla Francia). 5 dossier Desideri, sogni, utopie Non sorprende dunque afatto che i sordi abbiano esperienze negative o addirittura traumatiche a livello di scambio d’informazione coi medici. La comprensione reciproca è spesso insoddisfacente. Per questo motivo, i pazienti sordi hanno le proprie idee su come dovrebbe essere la comunicazione ideale. Ovviamente, la cosa migliore sarebbe se tutto il personale medico-sanitario fosse competente in materia di lingua dei segni. Partendo però dal presupposto che questo desiderio sia un tantino utopico, allora sarebbe bello poter avere almeno una permanenza di interpreti di lingua dei segni, se non nei singoli ambulatori medici, almeno negli ospedali. Perché solo così la comunicazione tra medici e pazienti sordi può avvenire in un clima di maggiore distensione. Per i sordi, perché così si sentirebbero più rassicurati e meno soli. Per i medici, perché così sarebbero meno concentrati sulla giusta articolazione e/o pronuncia delle singole parole e sulla scelta di una sintassi sempliicata (sempre che i medici si prendano la briga di farlo!). In questo modo, i pazienti sordi ricevono più informazioni, perché la comunicazione è più spontanea. I sordi hanno così anche una facilitazione nel caso abbiano delle domande da porre al medico. Tuttavia, è importante fare possibilmente ricorso ad un interprete professionista e non ai parenti del paziente sordo. Un tempo, in mancanza di valide alternative, si ripiegava molto più spesso sui parenti a livello d’intermediazione. Ma questa costellazione può andare facilmente in frantumi, perché anche i parenti possono essere spaventati dalla situazione, essere traumatizzati dall’accaduto e reagire quindi con un’emotività molto intensa. Specie dinanzi a fatti particolarmente gravi o cruenti, a volte addirittura quasi impronunciabili. Un percorso ancora lungo Alcune nazioni, tra le quali per l’appunto la Francia o anche l’Austria, dimostrano che è possibile realizzare un’assistenza medica adatta ai bisogni dei sordi. In Austria, ad esempio, esistono degli ambulatori per sordi o addirittura un centro per la salute dedicato alle persone 6 agosto/settembre 2014 - segni amo sorde. Per garantire la qualità di tali servizi, il personale deve avere buone conoscenze della lingua dei segni austriaca. Ma in attesa che tutte le nazioni seguano il buon esempio, c’è ancora molta strada da fare. Nel frattempo, ancora una volta è tramite la tecnologia che si tenta di supplire alle lacune. Da una parte, ciò avviene tramite l’interpretariato a distanza. L’interprete non deve più essere presente isicamente, bensì gli si fa ottenere un accesso virtuale per mezzo di piattaforme internet. Ciò permette di risparmiare sul tempo di viaggio e gli incarichi possono essere svolti anche in maniera spontanea o, comunque, con poco preavviso. Sempre che la connessione Internet si mantenga stabile. Ad ogni modo, questo tipo di oferta si sta difondendo sempre più nel mondo intero. D’altro canto, si moltiplicano pure le applicazioni (apps) per cellulari intelligenti o tablet. Un buon esempio è rappresentato dall’applicazione «iSignIT». Quest’ultima traduce frasi come «Ora le preleverò un campione di sangue» in lingua dei segni tedesca, austriaca e inglese (ulteriori lingue dei segni sono già all’orizzonte). L’inghippo in questo di per sé utile mezzo ausiliare sta nel fatto che non si può tradurre a piacimento, perché le frasi sono preconfezionate e disponibili in numero limitato. Purtroppo, la comunicazione sanitaria fa invece presto a diventare assai complessa. A volte, infatti, un medico si vede costretto non solo ad elencare tutta una serie di efetti collaterali, bensì gli tocca anche spiegare perché tali efetti collaterali possono veriicarsi. Questo tipo di comunicazione «a cascata» è di diicile assimilazione, non solo per i sordi, ma anche per gli udenti. La vera croce Il problema principale sta nel fatto che la maggior parte del personale medico-sanitario è a tutt’oggi convinto che i sordi siano capaci di leggere tutto dalle labbra. Ma la lettura labiale ha i suoi grossi limiti. Se poi il paziente è pure tormentato da forti dolori, la concentrazione necessaria alla lettura labiale va davvero a farsi friggere. E il fatto che anche gli appunti scritti siano spesso insuicienti, o addirittura controproducenti, lo di- mostra in maniera lampante (nonché impressionante!) l’esempio sull’AIDS illustrato all’inizio del presente articolo. Dinanzi ai sordi segnanti, l’unico valido strumento di comunicazione per la trasmissione di contenuti informativi, è e resta la lingua dei segni. Non del tutto privi di sostegno Anche se qui da noi la maggior parte del personale di cura sembra conoscere poco o niente la lingua dei segni, ciò non vuol dire che i sordi siano completamente in balía del destino. In Svizzera, è da un po’ di tempo che la Procom ha creato un servizio d’urgenza (per maggiori informazioni si rimanda al seguente indirizzo web: http://www.procom-deaf.ch/it/ SMS-Vermittlung.aspx). E chissà… forse un giorno anche le utopie diventeranno realtà… e i sordi si ritroveranno così catapultati in un mondo sanitario competente in materia di lingua dei segni. Sognare è lecito! Ulteriore pubblicazione sul tema Sul tema del padroneggiamento della lingua dei segni negli ospedali si è espressa pure la rivista di sonos nel numero 4 dell’aprile di quest’anno, seppur solo per ciò che riguarda il reparto ostetrico. Nell’articolo, vari ospedali hanno ammesso di non disporre di personale competente in materia di lingua dei segni. Un paio di ostetriche hanno però risposto di essere interessate a frequentare un corso di lingua dei segni oppure di averne frequentato qualcuno parecchi anni fa. In quest’ultimo caso si pone tuttavia il problema che il sapere acquisito inisce col disperdersi, non potendo in efetti praticare la lingua dei segni ogni giorno e mancando quindi di allenamento quotidiano. Alla ine, in mente restano soltanto i rudimenti. dossier segni amo - agosto/settembre 2014 Accesso sanitario dei sordi: la speranza è nelle nuove leve Già da molti anni, numerose organizzazioni lottano per migliorare l’accesso sanitario delle persone sorde in Romandia. Sono stati avviati molti progetti che poi sono andati a cozzare contro l’immobilismo delle strutture esistenti. Oggi però si sta facendo strada una nuova speranza grazie alla futura generazione di medici attualmente in formazione e all’instancabile impegno di una ricercatrice assai volenterosa. testo: Sandrine Burger, foto: CHUV e Odile Cantero, traduzione: Catia De Ronzis gni sulla falsariga del modello francese. Perciò, in collaborazione con la SGBFSS e Forom écoute, les Mains pour le Dire aveva ulteriormente coinvolto il CHUV di Losanna, ainché si potesse rilettere insieme sul da farsi. Nel novembre 2010 venne così istituito un gruppo di rilessione che iniziò a tracciare alcuni progetti. Purtroppo però, in seguito al fallimento di les Mains pour le Dire, alla direzione del CHUV venne a mancare la volontà di approfondire il discorso, motivo per il quale il gruppo di rilessione cessò ogni attività tra l’aprile e il maggio del 2011. Nella Svizzera francese, la mancanza di strutture volte ad agevolare l’accesso sanitario delle persone sorde è sempre stato un argomento molto dibattuto. Nel corso degli anni molte persone si sono impegnate in quest’ambito. Les Mains pour le Dire Per molti anni è stata l’associazione les Mains pour le Dire a portare avanti la battaglia mirante all’accesso paritario delle prestazioni sanitarie, organizzando a questo scopo delle campagne d’informazione e di prevenzione presso la comunità sorda romanda. L’associazione aveva messo a punto una formazione per animatori specializzati in sordità e salute, allestendo altresì un servizio sanitario chiamato Info Santé Sourd. Non da ultimo, era stato creato pure un sito Internet in lingua dei segni (www. pisourd.ch). Nel 2010 si era tenuto presso il centro ospedaliero del canton Vaud (CHUV) di Losanna un grande dibattito sul tema «Quale accesso alle cure per le persone sorde?». Il fallimento del gruppo di riflessione Il sogno dell’associazione Les Mains pour le Dire sarebbe stato quello di creare un polo sanitario in lingua dei se- Passaggio di consegne Anche se l’associazione les Mains pour le Dire ha cessato di esistere e anche se il lavoro di rilessione tra le associazioni operanti nel settore della sordità e la direzione del CHUV si è rivelato fallimentare, nella Svizzera romanda il sogno di ottenere un accesso sanitario migliore per le persone sorde non è ancora morto! Odile Cantero, una giovane studentessa di psicologia con conoscenze di lingua dei segni, ha infatti ripreso la tematica all’interno della sua tesi di psicologia della salute di comunità. Alla domanda del perché si sia interessata all’accesso dei sordi in ambito sanitario, Odile Cantero risponde che ciò non ha nulla a che vedere con la sua storia personale (infatti non ha familiari sordi), bensì centra col fatto di essersi 7 dossier sempre sentita attratta dalla lingua dei segni. Questo fascino l’ha spinta a frequentare dei corsi di lingua dei segni già mentre studiava psicologia all’Università di Losanna. Iniziò quindi a chiedersi se esistessero o meno psicologi capaci di padroneggiare la lingua dei segni in Romandia, cosa che la portò poi ad incentrare il suo Master in psicologia della salute sul tema dell’impianto cocleare e sull’identità della cultura sorda. La redazione di questo Master è stata decisiva a livello di conseguenze, perché fu l’occasione per Odile Cantero di scoprire les Mains pour le Dire, dove inine fece uno stage. Dal momento che faceva parte del gruppo di lavoro del CHUV, fu poi in grado di riprendere l’idea di realizzare un dottorato sulla tematica sordità e salute con l’obiettivo di dare maggior peso alle rivendicazioni della comunità sorda nei confronti delle varie autorità. L’elaborazione della tesi Grazie al sostegno della professoressa Marie Santiago, direttrice del centro di ricerca in psicologia della salute dell’Università di Losanna, ed incoraggiata dalle associazioni operanti nel settore della sordità, Odile Cantero si è dunque lanciata nella stesura di una tesi di dottorato incentrata sui bisogni sanitari della comunità sorda romanda. La dottoranda non poteva permettere alla sua opera di ammuire sullo scafale di una biblioteca, bensì doveva fare in modo ch’essa aprisse nuove porte, ofrendo una sensibilizzazione al personale medico di modo tale da ottenere un vero miglioramento rispetto alla situazione attuale. L’obiettivo della sua tesi è duplice. Da una parte, Odile Cantero ha voluto identiicare e studiare i bisogni della comunità sorda romanda. Per farlo, ha organizzato tre gruppi di discussione in lingua dei segni (a Ginevra, Losanna e Friburgo) dove una decina di sordi s’incontrava per testimoniare il proprio vissuto e per parlare dei propri bisogni. Inoltre, Odile ha condotto una serie di colloqui con degli esperti in ambito sanitario per scoprire meglio il loro punto di vista sulla sordità e sui pazienti sordi. Una volta portata a termine l’analisi di questi due gruppi, Odile spera di eviden- 8 agosto/settembre 2014 - segni amo ziare il divario esistente tra questi due gruppi per poter migliorare le cose e per poter giungere a delle soluzioni, determinando le priorità su ciò che resta da fare. Primi risultati concreti Anche se la tesi è ancora in fase di realizzazione (dovrebbe essere terminata tra due anni), Odile Cantero è iera di constatare che si sono già aperte delle porte ai vertici del CHUV e che talune cose hanno iniziato ad avanzare nella giusta direzione. Così, nel dicembre 2013, Odile ha per esempio potuto partecipare ad una conferenza dal titolo «Accesso alle cure delle persone sorde: presa a carico di una cultura e adattamento della comunicazione» nell’ambito di una proiezione organizzata dall’unità della popolazione vulnerabile e il CEMCAV (centro d’insegnamento medico e di comunicazione audiovisiva). Questa conferenza è stata tenuta da tre donne, Odile Cantero, Marie Castella e Françoise Esen. Certo, a livello di pubblico, quest’evento era aperto a tutti, ma in particolar modo era rivolto ai professionisti della sanità. Odile Cantero è stata felice di constatare che sono stati in tanti a venire e a partecipare inine anche allo scambio di vedute coi sordi grazie alla presenza degli interpreti. Si è trattato di un momento prezioso, dove ognuno ha potuto, per una volta, avvicinarsi alla controparte, contribuendo così ad un vicendevole arricchimento personale. Odile Cantero è tuttavia cosciente del fatto che, per cambiare l’accesso alle cure, il metodo più «semplice» consiste nel sensibilizzare i futuri medici e perciò si batte a ianco dell’associazione M.E.T.I.S. (movimento degli studenti attivi contro la disparità d’accesso alla sanità) aline di realizzare dei corsi di medicina che alternano la teoria sulla sordità ai casi pratici con pazienti che simulano la sordità. Anche se la direzione si è mostrata interessata, l’idea non è però ancora stata uicialmente convalidata. Ma Odile Cantero si dice ottimista e spera veramente che un tale corso possa essere avviato al rientro 2015/2016. Per il momento, però, ad occupare i pensieri di Odile Cantero c’è soprattutto il corso di lingua dei segni indirizzato al personale di cura (medici, infermieri, ecc.) che il CHUV ofrirà nel novembre 2014. Frutto della collaborazione tra la SGB-FSS (che si è impegnata a inanziare la formatrice LSF messa a disposizione) e l’associazione M.E.T.I.S., questo corso sarà una prima assoluta al CHUV. D’altro canto, per assicurare il successo di questo corso, Odile Cantero quest’estate ha intenzione di girare un ilmato scioccante con una squadra di riprese composta da professionisti, studenti di medicina e di persone sorde, di modo da scuotere gli animi e spingere il più possibile il personale curante ad iscriversi al corso. Le nuove leve, simbolo di speranza Il ilmato in questione non sarà realizzato unicamente da Odile, dal momento che lei potrà contare sul sostegno di M.E.T.I.S. Una collaborazione che la donna apprezza e che la rende speranzosa per il futuro. In efetti, dopo aver lottato e aver spesso trovato le porte delle attuali strutture sanitarie chiuse, Odile Cantero è ora felice di poter scoprire che tra gli aspiranti medici tira un’aria di maggiore apertura, contraddistinta da una sincera voglia di cambiare le cose, ainché le cure vengano davvero rese accessibili a tutti. Non avendo potuto cambiare la realtà passando dalle direzioni, Odile ha cambiato strategia puntando sulla collaborazione con i medici del futuro, gli stessi che modelleranno la medicina di domani, una medicina, si spera, realmente accessibile ai pazienti sordi. dossier segni amo - agosto/settembre 2014 La Francia, una nazione all’avanguardia Per quel che riguarda l’accesso sanitario delle persone sorde, la Francia attualmente fa bella figura grazie al lavoro del dottor Jean Dagron, un uomo che ha saputo mobilitare le forze necessarie per attivare le giuste leve nel corso degli anni Novanta. Ripercorriamo una storia nella quale l’epidemia dell’AIDS è stata cruciale. testo: Sandrine Burger, traduzione ed adattamento: Catia De Ronzis Attualmente, la Francia conta tredici unità d’accoglienza e di cura in lingua dei segni, così come due unità di sordità e sanità mentale. La casualità È un po’ per caso che il dottor Dagron si è interessato alla sordità. Ai tempi in cui era un giovane generalista nella regione parigina, ha fatto amicizia con una famiglia di pazienti il cui iglio era sordo. Afascinato da questo bambino allegro che giocava nella sua lingua, il dottor Dagron ha voluto apprendere la lingua dei segni e si è specializzato in foniatria prima di completare la sua formazione come ricercatore in scienze sociali. Rivelazione Agli inizi degli anni Novanta, mentre lavorava al centro di depistaggio gratuito del virus HIV all’ospedale della Pitié Salpêtrière (Parigi), il dottor Dagron si è improvvisamente reso conto che tra i sordi i contagi continuavano ad aumentare, benché l’epidemia si trovasse in fase di regressione nel resto della popolazione. Questa constatazione venne confermata in uno studio del 1995. Sentendo il bisogno di reagire a questa situazione, il medico si è impegnato in seno al Gruppo Sordo dell’associazione Aiuti e, da questa collaborazione è nato, nel gennaio 1995, il primissimo consultorio ospe- daliero in LSF. Questo consultorio ofre una vasta gamma di servizi, tra cui anche il depistaggio del virus HIV. Intervento statale L’apertura di questo consultorio specializzato in LSF all’interno della Pitié Salpêtrière è stato un grande successo e ha permesso di evidenziare le diicoltà riscontrate dai sordi per accedere alle cure, evidenza che ha permesso di allertare i servizi dello Stato. Di fronte a questa situazione, il primo ministro dell’epoca, Lionel Jospin, ha commissionato uno studio nel 1997 e risultati sono stati sottoposti all’attenzione dell’allora ministra dell’impiego e della solidarietà, Martine Aubry, nel 1998. Cosciente della posta in gioco e di fronte all’emergenza, quest’ultima ha immediatamente formato un comitato di pilotaggio incaricato di applicare le principali raccomandazioni contenute nel rapporto di Madame Gillot. Tra queste raccomandazioni igurava anche quella di aprire una decina di centri medici bilingui con delle équipe mediche miste (personale sordo ed udente), cosa che ha richiesto l’approntamento di una formazione sanitaria per professionisti sordi. All’origine era prevista anche l’apertura di un centro terapeutico per malattie mentali, la cui realizzazione si è però protratta nel tempo. I poli sanitari in LSF Dall’apertura del primo consultorio all’ospedale della Pitié Salpêtrière, la Francia ha creato tredici poli d’accoglienza e di cure in LSF, sparsi su tutto il territorio (Strasburgo, Bordeaux, Rennes, Parigi, Montpellier, Nantes, Tolosa, Lomme, Poitiers, Marsiglia, Nizza, Grenoble, Nancy). La loro esistenza è stata «scolpita» nella legge francese del 2005 sull’uguaglianza dei diritti e delle pari opportunità, della partecipazione e della cittadinanza delle persone disabili. Infatti, in questa legge si speciica che il servizio pubblico deve ofrire la possibilità di comunicare in lingua dei segni. Meglio ancora, nel 2007 una circolare giudicata storica dal dottor Dagron ha deinitivamente uicializzato le unità di INFATTI, IN QUESTA LEGGE SI SPECIFICA CHE IL SERVIZIO PUBBLICO DEVE OFFRIRE LA POSSIBILITÀ DI COMUNICARE IN LINGUA DEI SEGNI. 9 dossier accoglienza e di cure in lingua dei segni. La missione principale dei poli sanitari in LSF è di permettere l’accesso sanitario alle persone sorde attraverso una comunicazione diretta medico-paziente. I sordi vengono accolti, curati e seguiti da personale capace di comunicare in agosto/settembre 2014 - segni amo lingua dei segni, senza più il bisogno di dover ricorrere all’interprete di lingua dei segni. Qualche volta, però, può rivelarsi necessario un mediatore per una comprensione più completa. Il mediatore non è un interprete, bensì un professionista Alcune domande al dottor Jean Dagron foto: Dominique Badan Cosa motiva questi medici ad apprendere la LSF? Bisognerebbe fare un’inchiesta! L’epoca dei medici implicati familiarmente è superata. In questi ultimi anni una decina di giovani medici hanno investito sull’apprendimento della LSF. Per quel che mi riguarda, a motivarmi 25 anni fa, è stato l’incontro con una comunità capace di alzare la testa. In seguito sono stato sedotto dalla ricchezza che questa lingua visiva ofre per lo scambio del sapere. Questa seduzione perdura ancora oggi. Benché si trovi attualmente in piena foresta amazzonica, il dottor Dagron ha accettato di rispondere ad alcune domande di fais-moi signe. Attualmente, in Francia, quanti medici sono in grado di condurre una consultazione in lingua dei segni? Nel 2007, durante le discussioni intorno alle politiche che regolano l’utilizzo professionale delle lingue straniere, era stato proposto come minimo un livello B2 del quadro di riferimento europeo delle lingue per i generalisti e un C1 per gli psichiatri, oltre alla conoscenza del modulo «dire la salute in lingua dei segni» che era stato elaborato all’epoca. Ma è chiaro che il livello globale progredisce. Direi che la Francia conta una cinquantina di medici capaci di segnare a quei livelli lì. 10 È stato lo Stato ad incoraggiare l’apprendimento della LSF per il personale medico, oppure ci sono volute delle iniziative personali a questo scopo? Non c’è una politica globale d’incoraggiamento da parte dello Stato. Ma molti ospedali, unità di cura, università e scuole professionali ofrono delle formazioni in LSF. In Francia, l’attuale dispositivo è sui ciente oppure bisognerebbe ampliarlo? Numerose regioni continuano a non avere consultori permanenti in LSF. Sarebbe prioritario ofrire dappertutto quest’accesso minimo alle cure. Tuttavia, le unità in questione hanno un carattere ospedaliero anche quando si tratta di erogare prestazioni che il resto della popolazione riceve attraverso misure preventive, soprattutto nelle zone urbane. L’allargamento del dispositivo sordo che può intervenire nelle situazioni in cui il paziente ha magari bisogno che qualcuno riformuli per lui le sue domande oppure le risposte che riceve. In efetti, il mediatore permette di eliminare i fraintendimenti dovuti alla differenza culturale. richiede una diversiicazione dell’offerta delle cure. 13’000 persone hanno frequentato queste unità, ma con un dispositivo più ampio e più variegato, la cifra raddoppierebbe facilmente. A suo avviso, in Francia cosa manca ancora a livello strutturale per migliorare l’accesso sanitario per le persone sorde? Una formazione universitaria per la convalida dei mediatori sordi. Lo Stato rancese ha più valutato l’accesso sanitario per le persone sorde come lo aveva fatto il rapporto Gillot, per vedere se da allora ci sono stati progressi? Sì, nel 2011 è stata lanciata una grande inchiesta aline di stabilire il «Barometro Salute Sorda e Audiolesa» la cui pubblicazione è attesa nei prossimi mesi. Quali sono i suoi attuali progetti? Dopo 24 anni passati negli ospedali francesi, ora lavoro alternativamente in Africa ed in America latina per dei progetti riguardanti l’accesso alle cure o campagne d’educazione alla salute in lingua dei segni. Ha un parere circa la situazione svizzera? Della Svizzera conosco un poco solo la Romandia, dove sono venuto una decina di volte per alcune riunioni o qualche formazione dal 1998 in avanti. Sono tuttavia convinto che sia possibile creare nella Svizzera francese un’unità di cura in LSF con delle iliali in tutte le maggiori città. Ho l’impressione che si giri intorno alla questione ormai da parecchi anni. Sarebbe tutto realizzabile in pochissimo tempo. Manca solo la volontà politica di farlo! dossier segni amo - agosto/settembre 2014 Ambulatori per sordi In Austria esistono degli ambulatori medici per persone sorde. Un bell'esempio da seguire! testo: Martina Raschle, traduzione: Catia De Ronzis Le prestazioni oferte ai sordi dagli ambulatori austriaci si leggono quasi come una lettera a Babbo Natale: Le persone sorde possono accedere nella loro lingua, ovvero la lingua dei segni, all’assistenza medica, nonché all’accompagnamento sociale e psicologico. Questa oferta è nata a Linz nel 1991. All’epoca, il dottor Johannes Fellinger iniziò ad ofrire dei consulti speciici per le persone sorde. Dal momento che suo padre era sordo, conosceva bene le necessità comunicative di queste persone. Nel frattempo, tale oferta è cresciuta sempre più. Oggi, ci sono ambulatori simili anche a Vienna e a Salisburgo (dal 1999), nonché a Graz (dal 2008). In tutti e quattro gli ambulatori, il personale padroneggia la lingua dei segni austriaca. La fiducia passa dall‘informazione Chi ha paura, non può guarire. Ma chi non capisce esattamente la necessità di un’iniezione, a maggior ragione ha paura. Questo è quanto risulta dal lavoro svolto negli ambulatori per persone sorde. È per questo motivo che tutti i medici e tutti gli infermieri di questi ambulatori padroneggiano la lingua dei segni. Essi spiegano ai pazienti sordi nella loro lingua quali sono le visite e gli esami in programma. Essendo competenti in lingua dei segni, si accorgono subito se i loro pazienti hanno davvero capito o no. Inoltre, sempre grazie alla lingua dei segni, la comunicazione si svolge direttamente tra medico e paziente, senza la necessità di un interprete nell’ambito di colloqui anche molto intimi e privati. Se necessario, il personale competente in materia di lingua dei segni, accompagna i pazienti sordi anche durante alcune visite negli ambulatori «per udenti». La salute passa dall’accompagnamento Chi ha preoccupazioni, non può guarire. Anche quest’esperienza è stata fatta negli ambulatori per sordi. Per questo motivo, oltre all’assistenza medica, viene oferto altresì un accompagnamento sociale e psicologico. Una malattia ha spesso delle ripercussioni su tutta la vita, per esempio anche quando i pazienti non sono più in grado di lavorare. Grazie all’accompagnamento sociale e psicologico, i pazienti sordi possono raccontare le loro preoccupazioni in lingua dei segni. Il personale specializzato li accompagna durante questa diicile fase della loro esistenza. Il successo passa dalla collaborazione La ricetta per il successo di questi ambulatori passa anche dal contatto di quest’ultimi con altre istituzioni ed organizzazioni. Il personale specializzato degli ambulatori per sordi ha una vasta rete di conoscenze. Medici ed infermieri sanno dove i genitori dei bambini sordi possono trovare ulteriore sostegno. Loro hanno anche oferte speciali per i bambini e per gli anziani e conoscono altri indirizzi utili per i sordi che versano in stato di necessità. Non va poi dimenticato che questi medici ed infermieri partecipano ad eventi internazionali di formazione continua sul tema della sordità e della salute. Ainché i centri di salute possano assumere personale audioleso, questi esperti collaborano con una scuola specializzata, nella quale gli audiolesi possono intraprendere uno studio in ambito sociale. Il cambiamento passa dal sapere Queste oferte sono necessarie, ma non solo per concedere ai sordi un trattamento alla pari. Uno studio dell’ambu- latorio per sordi di Linz ha dimostrato che i sordi sofrono più spesso di sintomi isici e psicologici in confronto agli udenti. Ma di questo, i medici austriaci hanno preso nota solo quando hanno iniziato ad occuparsi veramente della salute delle persone sorde. Grazie alla comunicazione diretta in lingua dei segni, si è potuto constatare di quanto poco sia presa in considerazione la situazione dei sordi nell’ambito della sanità «udente». In Austria, gli ambulatori per sordi danno una dimostrazione del fatto che le cose possono funzionare anche in maniera diversa. La Svizzera deve recuperare Al momento, la Svizzera risulta molto arretrata se si fa un confronto internazionale. Ha però la possibilità d’imparare da altre nazioni come istituire un accesso sanitario che tenga conto delle esigenze delle persone sorde. La società europea per la salute mentale dei sordi (E.S.M.H.D.) è un’importante organizzazione in quest’ambito. Essa si impegna a favore della salute dei sordi in tutt’Europa, ma anche nel resto del mondo. A settembre, l‘E.S.M.H.D. organizzerà un congresso in Irlanda sul tema della salute mentale delle persone sorde. Il congresso è un luogo di scambio d’esperienze tra gli esperti del settore a livello internazionale. A rappresentare la SGB-FSS, ci sarà Tatjana Binggeli. Da tempo, quest’ultima si impegna per un accesso sanitario adeguato ai bisogni delle persone sorde, sia come dottoressa che come membro del comitato direttore della SGB-FSS. È prevista una pubblicazione sul congresso in Irlanda in uno dei prossimi numeri di Segni amo. 11 dossier agosto/settembre 2014 - segni amo Testimonianze Ecco alcune testimonianze, provenienti da tutta la Svizzera, su come i sordi, nonché un'esperta udente, vivono l'accesso alle cure medico-sanitarie. risposte raccolte da Catia De Ronzis, Martina Raschle e Sandrine Burger, foto: Loreta Daulte, Martina Raschle e Françoise Esen Ticino: Luz Altagracia Frias Lugo: «Le esperienze migliori le ho fatte quando si trattava di controlli o visite su appuntamento. In quei casi, ho potuto ricorrere all’interprete e ho sempre ricevuto un ottimo servizio. Secondo me, è importante che durante un trattamento medico sia presente sempre la stessa interprete, perché così anche la comunicazione col medico è più facile e si evita di dover ripetere tutti i risultati delle visite precedenti. Questo vale a maggior ragione se sussistono malattie che bisogna tenere sotto controllo. In tal caso, è davvero importante capire bene il decorso, perciò è importante poter fare domande mirate e capire le risposte che vengono date. Personalmente, cerco sempre di porre tutte le domande durante la visita, perché sono cosciente del fatto che, dopo, non avrò più molte occasioni per approfondire, dovendomi avvalere dell’aiuto dell’interprete. Non è come per gli udenti che possono semplicemente fare una telefonata anche dopo la visita per chiedere una precisazione. Ad ogni modo, una delle migliori esperienze in ambito sanitario, l’ho fatta durante la nascita di mio iglio Matthew. Al momento del mio ricovero, ho subito potuto allertare l’interprete, che è stata con me per tutto il tempo del parto. Ho 12 apprezzato molto la presenza dell’interprete durante la relativa degenza ospedaliera, perché per me era importante capire le istruzioni circa l’allattamento e quelle inerenti alle dimissioni. Poi, anche una volta uscita dall’ospedale, ho potuto contare sulla disponibilità dell’interprete che si è detta disposta a rimanere in contatto SMS per qualsiasi evenienza. Una cosa davvero carina! L’unica nota davvero dolente sono le emergenze. Non di rado, quando in passato mi sono capitate visite improvvise, ho dovuto ricorrere all’accompagnamento di mia madre. Mi hanno poi detto che esiste un servizio per le urgenze della Procom. Sono rimasta stupita e mi sono chiesta se esista davvero perché io, anche durante le visite impreviste, ho sempre cercato dapprima l’ausilio dell’interprete, ma così a breve scadenza non sono praticamente mai riuscita ad ottenere l’interpretariato. Non so a cosa sia dovuto ma, in questo senso, sarebbe davvero auspicabile migliorare questo tipo di servizio d’urgenza, perché per i sordi è davvero molto importante. E se proprio potessi esprimere un ulteriore desiderio in merito, direi che sarebbe bello poter scegliere la propria interprete anche in tali occasioni!» Svizzera tedesca: Liliane Wellauer: «Un paio di giorni fa si è iniammato il mio gomito perché ho sollevato molti tavoli pesanti. Il gomito si è goniato ed è diventato blu. Mi sono spaventata e perciò sono andata da un medico. Un altra persona sorda è venuta con me. La comunicazione era diicile, ho dovuto arrangiarmi con la lettura labiale. Però così non capisco tutto e questo mi rende molto insicura, perché non ricevo abbastanza informazioni. Mi piacerebbe fare più domande per saperne di più. Prima mi accompagnava mio marito che era udente, ma da quando è morto mi sento abbandonata. Adesso ho bisogno di un interprete di lingua dei segni, perché la lettura labiale da sola è insuiciente. Però mi piacerebbe avere una comunicazione più indipendente.» PRIMA MI ACCOMPAGNAVA MIO MARITO CHE ERA UDENTE, MA DA QUANDO È MORTO MI SENTO ABBANDONATA. dossier segni amo - agosto/settembre 2014 Svizzera francese: Boris Grevé: «Il mio medico di famiglia mi conosce già da tanto tempo e la comunicazione è molto buona, non ho bisogno di un interprete. Dopo la mia ultima visita, il medico mi ha mandato un’e-mail con i risultati delle analisi, accompagnate da indicazioni molto precise su quali valori fossero buoni, troppo alti o troppo bassi e cosa dovessi fare per migliorare. Certo, in caso di emergenza è più diicile. La cosa migliore sarebbe se alcuni ospedali avessero una permanenza di interpreti di lingua dei segni. Però poi è chiaro che i sordi sarebbero tenuti ad andare unicamente in questi ospedali, altrimenti gli interpreti non avrebbero abbastanza lavoro.» Walter Miserez: «Ciò che mi disturba maggiormente, è quando i medici dicono sempre: Bene, bene, va tutto bene. Non è suiciente! Infatti, dopo un incidente in bicicletta avevo dolori al petto e sono andato al pronto soccorso. La comunicazione era OK, ho letto dalle labbra e inoltre i medici d’urgenza hanno esperienza con le persone sorde. In certe situazioni trovo complicato ordinare un interprete, non saprei come fare. Il medico d’urgenza ha poi scritto una lettera alla mia dottoressa. Quando sono stato da lei e le ho chiesto che cosa avessi, mi ha semplicemente detto che andava tutto bene. Eppure avevo ancora dolori.» Nida Stutz: «Quando un paio di anni fa ho avuto dolori alla pancia sono andata all’ospedale. Mio marito, pure lui sordo, mi ha accompagnato perché ancora non conoscevo la lingua tedesca. Così c’è stata una specie di comunicazione a catena, è stata una cosa penosa. Di solito viene ordinato un interprete. Conosco la lingua dei segni svizzerotedesca ma non posso praticare la lettura labiale. Un mese fa mio marito è morto. Mi sento come se mi avessero dato una brutta botta in testa e so che ora dovrò cavarmela da sola. In futuro ordinerò un interprete. Purtroppo però con alcuni interpreti comunico meglio che con altri.» Jixiang Zhan: «La comunicazione coi medici è molto diicile. Non so leggere dalle labbra e non so scrivere, la comunicazione funziona solo con gli interpreti. Una volta, un medico mi ha fatto un prelievo di sangue. Poi mi ha detto che avevo la glicemia alta e mi ha dato delle pastiglie. Mi sono spaventata e mi sono sentita confusa. Cosa signiicava? Il medico però taceva e così mi sono limitata a prendere le pastiglie. Al controllo seguente è risultato tutto a posto, tuttavia ignoro come mai. Se qualcuno si degnasse di spiegarmi, magari potrei anche arrivare a capire. Ma sul serio: occorrono informazioni supplementari!» Françoise Esen Ostetrica presso il CHUV di Losanna Sono udente e non ho familiari sordi. Mi sono imbattuta per la prima volta nei problemi riscontrati dai sordi per quel che riguarda l’accesso alla sanità quando avevo circa 20 anni, all’epoca della mia formazione in ostetricia. Per superare questa mancanza di comunicazione che davvero mi sconvolgeva, ho cominciato a frequentare dei corsi di lingua dei segni, che però ho dovuto interrompere al momento di formare io stessa una famiglia. Ho quindi ripreso i corsi all’età di 42 anni. Ho seguito questi corsi a titolo privato e oggi, seppur in maniera informale, dal 2011 sono la referente del CHUV di Losanna in fatto di sordità. A quanto pare sono l’unica ad avere un buon livello di LSF. All’interno del gabinetto del dottor Hohlfeld, direttore del servizio maternità del CHUV, organizzo l’accoglienza di tutte le pazienti sorde in attesa di un bambino, il che corrisponde ad una o due gravidanze all’anno. Assicuro quindi il contatto in LSF, propongo dei corsi preparto speciici per il pubblico sordo e sensibilizzo il reparto maternità ainché il personale faccia la cosa giusta nel caso non dovessi essere di servizio in un dato momento, anche se faccio tutto il possibile per essere presente durante i parti delle mie pazienti sorde. 13