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progetto portieri - Splash Page | Milan Junior Camp
PROGETTO PORTIERI
IL GIOVANE PORTIERE
Definizione degli obiettivi psico-motori e tecnico-tattici specifici
nell’allenamento del giovane portiere (anni 6-16)
Nella definizione degli obiettivi che si vogliono raggiungere al termine del ciclo
annuale di lavoro e quindi nella programmazione e successiva implementazione delle
relative unità di lavoro, bisogna necessariamente e imprescindibilmente considerare
alcuni aspetti fondamentali inerenti la fascia di età a cui vogliamo riferirci.
Nella fascia di età compresa tra i 6 e gli 8 (8/12) anni ci troviamo nella fase dell’età
evolutiva nota come Fanciullezza, caratterizzata dal passaggio dalla fase esplorativa a
quella organizzativa e creativa, dove il gioco e la fantasia sono gli elementi dominanti
di questa età. Il gioco pertanto riveste un ruolo fondamentale, quale strumento principe
dell’apprendimento, e lo sviluppo fisico e psichico dell’allievo deve ruotare intorno al
gioco in tutte le sue forme, individuale, a coppie, collettivo.
Il gioco deve essere al centro di ogni attività
sportiva in età evolutiva.
IL PORTIERE
Il gioco, ha un grande ruolo nella vita e nel
campo delle esperienze del bambino e nello sviluppo
della sua personalità. Il gioco contribuisce allo
sviluppo affettivo ed emotivo del bambino.
Nella fanciullezza il bambino arriva ad avere consapevolezza, a conoscere il
proprio corpo, in tutte le situazioni, statiche, dinamiche, nel tempo, nello spazio, e
giunge ad una rappresentazione mentale di tipo dinamico e tridimensionale del suo
corpo. Questo consente al fanciullo di consolidare le capacità motorie e funzionali e di
eseguire correttamente, in modo ottimale, gli schemi motori di base.
Un altro aspetto importante da considerare è l’esistenza delle cosiddette fasi
sensibili, nello sviluppo di alcune capacità piuttosto che di altre in determinate fasce di
età, per cui se allenate possono evolvere al massimo delle loro potenzialità, al contrario
sono difficilmente recuperabili successivamente.
Dal punto di vista dello sviluppo cognitivo, ci troviamo nella fase dell’intelligenza
operatoria concreta, ossia il fanciullo è in grado solo di compiere operazioni logiche
ma concrete, non astratte. Quindi in questa fase è superfluo sottoporre l’allievo ad
allenamenti impostati su giochi situazionali, è preferibile dare priorità ad altri aspetti.
In base a queste conoscenze possiamo senza alcun dubbio affermare che:
– l’obiettivo primario da raggiungere deve essere quello di dotare l’allievo del
patrimonio psico-motorio più ampio e completo possibile, aspetto che costituisce
il presupposto fondamentale per l’apprendimento qualitativo dei movimenti e della
tecnica specifica tipica del ruolo considerato.
L’attenzione va quindi focalizzata sull’apprendimento, lo sviluppo e il miglioramento
delle capacità motorie individuali, ossia sull’intero complesso delle capacità coordinative
generali e speciali (le capacità condizionali solo successivamente).
Dobbiamo a tal proposito ricordare che ogni soggetto è dotato geneticamente
di un determinato complesso di capacità individuali, che porta con se in situazioni di
apprendimento e di prestazione, che sottendono o sostengono diversi tipi di attività e
abilità, e che lo differenziano dagli altri. Le modalità con cui l’allievo riuscirà ad utilizzare
questa dotazione per trasformare attraverso l’esercizio le capacità motorie in abilità
motorie, (una capacità motoria evolve a livello di abilità, quando l’allievo è in grado di
eseguire il compito richiesto con la massima certezza, il minimo dispendio di energia nel
minor tempo possibile, cosicché il movimento prodotto risulta essere, fluido, armonioso,
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sicuro, efficace ed economico) lo porranno nella condizione ideale di apprendere ad un
livello qualitativamente elevato tutto il complesso delle abilità tecniche specifiche del
ruolo del portiere.
Nello strutturare l’unità di lavoro per le categorie comprese nella fascia di età 6/8,
8/10, vanno assolutamente considerati e contemplati tutti i principi che abbiamo sin quì
enunciato. Ciò significa che l’aspetto psico-motorio-coordinativo prevale sull’aspetto
tecnico specifico, obiettivo questo comunque e doverosamente perseguibile, con finalità
propedeutiche, adattando ed inserendo i gesti tipici della tecnica di base semplice, e via
via più specifica e complessa, anche in base al grado di competenza motoria e tecnica
raggiunta dall’allievo durante il percorso (dal semplice al complesso), all’interno delle
sedute coordinative.
Da quì nasce l’esigenza di strutturare l’unità di lavoro nel seguente modo: gioco
iniziale, il cui obiettivo è prevalentemente psico-motorio, in particolare riferito agli schemi
motori di base, correre, saltare afferrare, lanciare, colpire, arrampicare, rotolare, e via
di seguito, ai quali abbinare uno o più gesti tecnici di base sia specifici sia podalici, con
l’ulteriore obiettivo di creare entusiasmo,
motivazione, divertendosi, e un’atmosfera
rilassata, coinvolgente e priva di tensione,
tutte condizioni mentali e ambientali che
favoriscono l’apprendimento in generale.
Successivamente è previsto un gioco
coordinativo, concepito per acquisire
e sviluppare le capacità coordinative
generali e la destrezza e sensibilità oculo-
manuale con la palla, dove inserire anche
I primi elementi di tecnica specifica della
parata. E’ assolutamente lecito introdurre
esercizi di tecnica specifica in analitico,
con grado di difficoltà idoneo alla fascia
di età considerata. Si termina con un
percorso motorio tecnico-coordinativo,
che prevede l’uso di materiale vario, come
over, corda, paletti, cinesini, cerchi, coni, tappeti elastici, nastri, al fine di creare dei
circuiti coordinativi abbinati al gesto tecnico specifico della parata in tutte le sue forme,
con l’obiettivo di acquisire e sviluppare le capacità coordinative speciali e gradualmente
gli elementi della tecnica specifica del ruolo.
Anche il metodo didattico utilizzato, inizialmente, deve essere prevalentemente
induttivo (per scoperta), tendente ad un misto induttivo-deduttivo man mano che
l’allievo progredisce e si avvicina ala fascia di età compresa tra i 10 e i 12 anni, dove si
deve cominciare a dare prevalenza al metodo deduttivo.
Notevole importanza rivestono le competenze psico-pedagogiche che l’educatore/
allenatore deve possedere. L’educatore è una figura di riferimento affettivo non soltanto
sportivo, pertanto trasmette al bambino significati e valori che ne influenzano lo
sviluppo, il suo comportamento incide notevolmente sul modo in cui viene percepito il
livello di capacità personale e sulla motivazione all’apprendimento, alla partecipazione
e all’abbandono.
Nella fascia di età compresa tra i 10 e i 12 anni, siamo sempre nel periodo
della fanciullezza, ma da un punto di vista cognitivo il fanciullo si trova nella fase
dell’intelligenza operatoria astratta, ossia del pensiero ipotetico-deduttivo, egli è in
grado di ragionare e rielaborare anche dati presentati in forma astratta e verbale, è
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il periodo più fertile dal punto di vista dell’apprendimento considerato in tutti i suoi
aspetti, psico-motorio-tecnico-coordinativo-cognitivo.
In questa fase, se esistono i presupposti motori e coordinativi necessari, si deve
cominciare a dare prevalenza all’aspetto tecnico, con la graduale introduzione dell’aspetto
tattico individuale del ruolo, con l’inserimento nell’unità di lavoro di esercitazioni
situazionali, con l’obiettivo di acquisire e sviluppare quella che sicuramente è tra le
capacità coordinative speciali più importanti del ruolo, LA CAPACITA’ DI ANTICIPAZIONE
(o anticipazione motoria complessa). La capacità di anticipazione è collegata con la
presa di decisione, con la scelta del programma motorio che il portiere attuerà in risposta
ad una determinata situazione che sta per verificarsi, e dipenderà dalla velocità e dalla
esattezza della previsione che lo stesso opererà in quel momento. Quindi la capacità
di intuire il programma previsto da avversari e compagni ed effettuare la scelta di
intervento più appropriata.
In questa fase la struttura dell’unità di lavoro è così organizzata: esercitazioni
tecnico- coordinative, il cui obiettivo motorio è l’acquisizione, lo sviluppo e il
miglioramento delle capacità coordinative generali. L’obiettivo tecnico è riferito
all’acquisizione, allo sviluppo e al miglioramento degli elementi di tecnica specifica di
base, la presa in tutte le sue forme, la raccolta palla in tutte le sue forme, destrezza e
sensibilità con la palla, tecnica podalica, rilancio mani e piedi. A seguire un percorso
motorio tecnico-coordinativo, teso al consolidamento delle capacità coordinative
generali e all’acquisizione e sviluppo delle capacità coordinative speciali. L’obiettivo
tecnico specifico si concentra sull’acquisizione, lo sviluppo e il consolidamento della
tecnica di parata in tutte le sue forme, tecnica di uscita in tutte le sue forme, tecnica
di attacco palla in tutte le sue forme, tecnica di corsa e spostamento in porta, tecnica
di alzata dopo il tuffo, tecnica di raccolta palla in tutte le sue forme, corretta postura
e posizione, concetto di bisettrice. Esercitazioni di tecnica analitica in porta. Si termina
con una esercitazione situazionale, il cui obiettivo motorio è il miglioramento e il
consolidamento delle capacità coordinative speciali,e l’obiettivo tecnico è l’acquisizione
e lo sviluppo degli elementi di tattica individuale e collettiva, comportamento nella
fase di non possesso, palla inattiva, cross e traversoni, uno vs uno, sostegno alla difesa,
preparazione alla parata, rimessa in gioco della palla.
La successiva fascia di età è quella 12/14, nota come pre-adolescenza, è
caratterizzata da una notevole crescita da un punto di vista fisiologico, sono in atto
cambiamenti importanti che possono influenzare negativamente I livelli di apprendimento
motorio e presentare una regressione rispetto ad alcune classi di capacità coordinative
apprese in precedenza. Ma è soltanto una fase transitoria in cui è importante consolidare
tutto ciò che è stato già appreso e proseguire decisi più che mai nel percorso che è stato
intrapreso.
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La struttura dell’unità di lavoro e gli obiettivi che si devono perseguire rimangono
identici a quelli della precedente categoria, quindi esercizi tecnico-coordinativi, percorso
motorio tecnico-coordinativo, esercitazioni di tecnica analitica in porta ed esercitazione
situazionale. Il grado di difficoltà e di intensità delle esercitazioni va sicuramente
aumentato, prestando attenzione a concedere I corretti tempi di recupero tra una
serie e l’altra, ma già a partire dai 14 anni si può raggiungere implicitamente, anche un
obiettivo di tipo condizionale, grazie all’intensità nel lavoro, e alla struttura stessa delle
esercitazioni che possono prevedere dei lavori condizionali tutti rigorosamente a carico
naurale sempre abbinati a gesti tecnici-specifici.
Nella fascia di età 14/16 anni siamo nel periodo puberale o adolescenziale,
caratterizzato dalla produzione da parte dell’organismo degli ormoni (testosterone e
derivati), e dal punto di vista psicologico dall’esigenza del ragazzo di emancipazione,
individualizzazione, differenziazione e separazione dagli adulti. Il ragazzo si trova
a dover affrontare e risolvere una lunga serie di conflitti sia interiori che esterni, alla
continua ricerca della propria identità ed individualità. E’ senza dubbio una fase molto
sensibile e tumultuosa della propria vita. Aspetti che un allenatore deve assolutamente
considerare e saper gestire se vuole conquistare il rispetto e creare le condizioni ottimali
per l’ apprendimento, ottenendo in tal modo la disponibilità e la partecipazione del
ragazzo, motivandolo e coinvolgendolo in modo responsabile e costruttivo.
In questa fase si può cominciare ad allenare in modo più mirato e deciso anche
l’aspetto delle capacità condizionali, quindi la forza in tutte le sue forme ed espressioni,
la resistenza, la velocità, la rapidità e così via. Obiettivo perseguibile attraverso la
modulazione della quantità e dell’intensità dei carichi di lavoro abbinati sempre ai gesti
tipici della tecnica specifica del portiere, attraverso quindi I percorsi motori tecnicocoordinativi, il lavoro di tecnica analitica in porta, e le esercitazioni di gioco situazionale
sempre in porta. In questo modo il ragazzo allena sia la forza,sia la resistenza, sia la
rapidità, sia l’agilità alle angolazioni e nelle situazioni di posizione e postura tipiche del
portiere durante la partita. In un contesto sempre e comunque più o meno fedelmente
rispondente alla realtà della partita.
Quindi tradotto in unità di lavoro, messa in azione con esercitazioni tecnicocoordinative con e senza palla, percorso motorio tecnico-coordinativo con l’ausilio
di materiale vario, (over, coni, paletti, ecc...), sedute di balzi e multibalzi graduando e
modulando il carico di lavoro, anche a secco, lavoro di tecnica analitica e o situazionale
con obiettivo anche condizionale, riferito alla forza, alla resistenza, alla rapidità e
all’agilità, sempre svolto nella porta.
Qui di seguito vado ad elencare quelli che sono gli elementi della tecnica specifica
del ruolo del portiere.
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Tecnica podalica in tutte le sue forme
La tecnica di presa in tutte le sue forme:
– Bassa in raccolta frontale o laterale dx e sx
– In raccolta su palla battente, frontale, laterale dx e sx, con gomiti a terra
– All’addome
– Al viso
– Alta
La tecnica di parata in tuffo:
– In presa su tiro rasoterra
– In deviazione su tiro rasoterra
– In presa su tiro battente
– In deviazione su tiro battente (ad una mano, a 2 mani, con la mano opposta)
– In presa su tiro a mezza altezza
– In deviazione su tiro a mezza altezza (ad una mano, a 2 mani, con i pugni, con la mano
opposta)
– In presa su tiro con palla alta
– In deviazione su tiro con palla alta (ad una mano, a 2 mani, con la mano opposta)
Tecnica di attacco alla palla in uscita:
– Bassa in anticipo
– Bassa a contrasto
– Bassa uno vs uno
– Battente in anticipo
– Battente a contrasto
– Battente uno vs uno
– Mezza altezza in anticipo
– Mezza altezza a contrasto
– Mezza altezza uno vs uno
Tecnica di uscita su palla Alta:
– Frontale
– Laterale
– Campanile
– In dietro in recupero
– In presa
– Respinta a un pugno
– Respinta a 2 pugni
– Deviazione a mano aperta
– Corretta posizione e postura rispetto alla posizione e alla distanza dalla palla
– Tecnica di rilancio palla mani e piedi
– Tecnica di alzata dopo un tuffo
– Tecnica di corsa laterale e di corretta battuta nello stacco
Elementi di tattica individuale del ruolo
– Comportamento in fase di non possesso
– Comportamento in fase di possesso
Requisiti psico-attitudinali del ruolo del portiere:
– Capacità di leadership
– Coraggio
– Capacità decisionali
– Elevata Capacità di gestire la tensione e lo stress pre-gara
– Elevata Capacità di gestire l’errore
– Elevate Capacità attentive e di concentrazione
– Elevata autostima
– Elevata capacità di motivazione personale
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Classi di capacità coordinative preminenti nel ruolo del portiere:
– Capacità senso-percettive
– Capacità di anticipazione
– Capacità di equilibrio
– Capacità di orientamento
– Capacità di reazione motoria
– Capacità di differenziazione (anche spazio-temporale)
– Capacità di combinazione e accoppiamento
– Capacità di ritmo
– Capacità di destrezza fine
Prerequisiti strutturali nel ruolo del portiere:
– Forza esplosivo-elastica
– Rapidità su spazi brevi
– Velocità di piedi e negli spostamenti
– Reattività
– Agilità
– Mobilità articolare
– Flessibilità dinamica
– Timing percettivo
– Timing del movimento
– Frequenza di movimento
– Forza del tronco
– Acuità visiva
STRUTTURA DELL’UNITÀ DI LAVORO
FASCIA DI ETÀ 6-8 / 8-10
Gioco iniziale
Obiettivo motorio generale: acquisizione e sviluppo globale degli schemi motori
di base (correre, saltare, arrampicare, rotolare, lanciare, afferrare… ) e dello schema
corporeo, attraverso una esperienza motoria multilaterale, polivalente e partecipativa.
Obiettivo psicologico generale : creare un’atmosfera particolarmente
coinvolgente e rilassante, cercando di alimentare l’entusiasmo, la motivazione al
lavoro divertendosi con impegno ed interesse, creando così le condizioni ideali
all’apprendimento qualitativo delle abilità motorie e delle capacità coordinative
oggetto della successiva fase della seduta di lavoro.
Gioco coordinativo
Obiettivo motorio generale: consolidamento degli schemi motori di base,
acquisizione e sviluppo delle capacità coordinative generali (capacità di adattamento e
trasformazione dei movimenti, capacità di controllo motorio, capacità di apprendimento
motorio ) e della destrezza e sensibilità oculo-manuale.
Obiettivo tecnico generale: acquisizione in forma globale e propedeutica dei primi
elementi di tecnica di base specifica del ruolo.
Obiettivo psicologico generale: sottoponendo l’allievo ad un percorso di
crescita motoria e tecnica, concepito per obiettivi di grado di difficoltà crescente che
portano al raggiungimento di un obiettivo finale percepito inizialmente come difficile
da raggiungere, accompagnandolo e supportandolo con un linguaggio ed un tono
appropriati, che tendono sempre all’elogio, all’incitamento, al rafforzamento, si lavora
sulla motivazione, sull’autostima, sulla fiducia nei propri mezzi, su un approccio ed un
atteggiamento mentale al lavoro positivo e proattivo, si creano nell’allievo le condizioni
mentali e caratteriali ideali per proseguire nel difficile cammino verso il perfezionamento
e la specializzazione del ruolo.
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Percorso motorio tecnico-coordinativo
Obiettivo motorio generale: consolidamento delle capacità coordinative
generali ed acquisizione e sviluppo delle capacità coordinative speciali (capacità sensopercettive, capacità di differenziazione spazio-temporale e dinamica, capacità di ritmo,
capacità di orientamento, capacità di equilibrio, capacità di reazione motoria, capacità
di combinazione e accoppiamento, capacità di memorizzazione motoria, capacità
di anticipazione motoria ….), attraverso la richiesta di eseguire compiti motori che
prevedono l’utilizzo dell’intero complesso delle abilità motorie fin quì considerate. Solo
dotando l’allievo di un patrimonio motorio più ampio e completo possibile, si pongono i
presupposti necessari all’apprendimento qualitativo della tecnica specifica del ruolo.
Obiettivo psicologico generale: attraverso la conoscenza profonda del proprio
corpo e la capacità di controllare, organizzare e adattare i propri movimenti alle infinite e
imprevedibili richieste della performance tipica del ruolo del portiere, alla consapevolezza
delle proprie abilità tecniche, l’allievo acquisisce sempre più coscienza e conoscenza delle
proprie capacità fisiche, mentali e caratteriali, che gli consentono di eseguire i difficili
compiti che gli vengono richiesti durante la prestazione sportiva, questo contribuisce
notevolmente alla formazione nel suo carattere, di un atteggiamento teso al controllo,
al dominio attivo della situazione di giuoco in tutti i suoi aspetti, riducendo al minimo la
tensione e l’ansia da prestazione, la paura di sbagliare, l’atteggiamento negativo di subire
e solo reagire alla situazione, inducendolo ad un comportamento nell’allenamento ed in
gara, da protagonista assoluto. In questo difficile, delicato e fondamentale percorso di
crescita caratteriale dell’allievo, l’istruttore con il suo linguaggio verbale e non verbale
assume un ruolo di primaria importanza nello sviluppo di tutte quelle qualità della
personalità precedentemente elencate, e che costituiranno la vera discriminante per la
piena e completa realizzazione di tutte le potenzialità dell’allievo.
Obiettivo tecnico generale: acquisizione in forma globale e propedeutica, degli
elementi di tecnica specifica del ruolo, tecnica di raccolta della palla in tutte le sue
modalità, tecnica della parata in tuffo in tutte le sue modalità, tecnica di uscita bassa
in attacco palla in tutte le sue modalità, tecnica di uscita in presa alta in tutte le sue
modalità, tecnica di presa, corretta postura e posizione nella porta, tecnica di rilancio
della palla mani e piedi, ecc …..
Gioco analitico
Obiettivo tecnico generale: acquisizione in forma analitica di tutti i gesti tecnici
che costituiscono il repertorio completo della tecnica specifica del ruolo del portiere.
Obiettivo psicologico generale: attraverso l’acquisizione, lo sviluppo, il
perfezionamento e la specializzazione delle abilità tecniche individuali, consolidiamo
e rafforziamo nell’allievo la crescita, la maturazione e la consapevolezza di tutti quegli
aspetti della personalità e del carattere che gli saranno necessari per una completa
realizzazione sportiva e umana.
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CORRETTA ESECUZIONE DELLA PARATA IN PRESA SU
TIRO RASOTERRA
Presupposto fondamentale è la posizione di partenza, che deve essere
caratterizzata dalla corretta postura del corpo, quindi della posizione e angolazione
delle braccia, dell’apertura e inclinazione delle gambe, dell’inclinazione del busto e della
testa. L’aspetto principale rimane tuttavia sempre e comunque il mantenimento della
posizione in perfetto equilibrio.
Quindi una corretta postura e un equilibrio perfetto, in tutte le situazioni di gioco,
sia statiche e frontali, sia dinamiche (nel senso di spostamenti laterali nella porta),
costituiscono il presupposto fondamentale per la corretta esecuzione di qualsiasi tipo
di parata.
Il gesto tecnico si esegue poi spostando, in funzione della velocità del tiro e della
distanza dal corpo, il piede destro se il tiro è a destra, facendo leva sul piede di appoggio
(il sinistro), inclinando e abbassando il baricentro nella direzione del tiro, e spingendo
col piede di riferimento (il destro), strisciando sul terreno la parte esterna della gamba
che spinge, la forza della spinta è proporzionata alla velocità e alla distanza dal corpo
della palla, la direzione del tuffo è tesa quanto più possibile a tagliare la traiettoria dello
stesso.
Questo significa che il tronco, la testa e le braccia vanno incontro alla palla che
arriva. Le braccia e le mani viaggiano parallele e simmetriche seguendo la linea di
tuffo, e sono indipendenti dal resto del corpo, in quanto devono mantenere una certa
autonomia di intervento e un raggio d’azione il più ampio possibile per effettuare una
presa sicura ed efficace. Evitare quanto più possibile di arrivare ad eseguire la presa con
le braccia completamente distese, perché in questo caso ci sono molte probabilità che
la palla sfugga di mano.
Le mani quando arrivano sulla palla sono così disposte, la mano destra
perpendicolare al terreno e dietro la palla e la sinistra immediatamente sopra a formare
una sorta di gabbia, con i pollici che quasi si toccano. Ovviamente le mani devono
arrivare insieme sulla palla. Una volta bloccata, la palla viene portata all’addome per
proteggerla dall’arrivo eventuale di avversari.
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Corretta esecuzione della parata in presa e in
deviazione su un tiro a mezza altezza
Presupposto fondamentale è la posizione di partenza, che deve essere
caratterizzata dalla corretta postura del corpo, quindi della posizione e angolazione
delle braccia, dell’apertura e inclinazione delle gambe, dell’inclinazione del busto e della
testa. L’aspetto principale rimane tuttavia sempre e comunque il mantenimento della
posizione in perfetto equilibrio.
Quindi una corretta postura e un equilibrio perfetto, in tutte le situazioni di gioco,
sia statiche e frontali, sia dinamiche (nel senso di spostamenti laterali nella porta),
costituiscono il presupposto fondamentale per la corretta esecuzione di qualsiasi tipo
di parata.
Il gesto tecnico si esegue poi spostando, in funzione della velocità del tiro e della
distanza dal corpo, il piede destro se il tiro è a destra, facendo leva sul piede di appoggio
(il sinistro), se la velocità della palla lo permette e la lontananza dal corpo della stessa
lo richiede, allora è possibile fare un caricamento con spostamento laterale dei piedi
per guadagnare spazio, spingendo col piede destro in direzione della palla, la forza della
spinta è proporzionata alla velocità e alla distanza dal corpo della palla, la direzione
del tuffo è tesa quanto più possibile a tagliare la traiettoria dello stesso, e aspetto
importantissimo, la linea di tuffo non deve essere orizzontale al terreno, le gambe non
devono essere sopra l’altezza della palla e della testa, ma devono mantenere una linea
obliqua rispetto all’altezza della palla dal terreno, questo permetterà di eseguire il
gesto rispettando i principi di economicità, velocità ed efficacia del movimento, fluidità
compostezza ed armonia, consentendo alla spinta di essere ottimale e massimale, al fine
di ottenere il risultato voluto.
Questo significa che il tronco, la testa e le braccia vanno incontro alla palla che
arriva. Le braccia e le mani viaggiano parallele e simmetriche seguendo la linea di
tuffo, e sono indipendenti dal resto del corpo, in quanto devono mantenere una certa
autonomia di intervento e un raggio d’azione il più ampio possibile per effettuare una
presa sicura ed efficace. Evitare quanto più possibile di arrivare ad eseguire la presa con
le braccia completamente distese, perché in questo caso ci sono molte probabilità che
la palla sfugga di mano.
La tecnica di caduta dopo la presa è la seguente:
Una volta bloccata la palla, il tuffo segue la naturale traiettoria di caduta e la palla
deve essere la prima a toccare terra, (o quantomeno arrivare a terra contemporaneamente
al resto del corpo ), va quindi appoggiata a terra in quanto il terreno aiuta a completare
la parata con successo e ad evitare traumi contusivi pericolosi alle spalle, ai gomiti e al
collo.
Nella deviazione, il principio è sempre lo stesso, le differenze sono nell’uso
eventuale di una sola mano o di entrambe, nella posizione e angolazione del polso e
della mano stessa, nella direzione della testa e dello sguardo durante l’esecuzione del
gesto, e nella direzione che bisogna imprimere alla palla deviata.
La mano è perpendicolare alla palla, il polso è libero di inclinarsi in avanti o in
dietro, mai verso l’alto, in funzione della direzione da imprimere alla traiettoria della
palla, la testa e lo sguardo seguono la palla fino alla fine del gesto. La palla va indirizzata
possibilmente nella direzione opposta a quella di provenienza del tiro, lateralmente e
lontano dall’area di porta.
Quando il tiro è molto lontano dal corpo ed è necessaria una forte spinta per
arrivare sulla palla, è d’obbligo l’uso di una sola mano, perché questo consente di
coordinarsi al meglio per spingere al massimo ed allungarsi il più possibile per arrivare
alla massima distanza raggiungibile. Infatti spesso in queste situazioni, è sufficiente
anche solo sfiorare la palla con la punta delle dita per ottenere il risultato voluto.
Quando il tiro è vicino al corpo e non è possibile effettuare una presa, la respinta
viene eseguita con entrambe le mani e la palla va indirizzata lateralmente e lontano
dall’area di porta. Nel caso particolare e frequente di un tiro che rimbalza davanti alle
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mani, sia esso vicino che lontano dal corpo, la deviazione va eseguita quanto più possibile
con entrambe le mani, poiché è spesso la seconda mano, in queste situazioni, che pone
rimedio ad eventuali ed improvvisi cambi di direzione o rimbalzi anomali della palla.
In situazioni dove la palla da deviare è molto alta e lontana, o si è in leggero ritardo
nell’esecuzione del gesto, non potendo arrivare con la mano del tuffo ad intercettare la
traiettoria della palla, si deve usare la mano opposta, facendo attenzione ad indirizzare
la palla o sopra la traversa o lateralmente al palo, inclinando o ruotando il polso nella
maniera corretta.
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