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east 45_I soldi puliti della spazzatura
L’odore dei soldi dossier I soldi puliti della spazzatura di Antonio Barbangelo Nel mondo vengono generati 4 miliardi di tonnellate di rifiuti all’anno per un giro d’affari di 400 miliardi di dollari. Sia i movimenti transfrontalieri legali, che i traffici illegali O gni lunedì nel porto di Rotterdam arriva una nave cargo che scarica 2mila tonnellate di materiale grigiastro: sono i rifiuti solidi urbani partiti dal porto di Napoli. Nei Paesi Bassi vengono smaltiti in un impianto che si trova a due passi dal maggiore scalo marittimo europeo. Grazie al successo della raccolta differenziata attuata nel corso degli anni, gli olandesi ora producono “solo” 6 milioni di tonnellate di rifiuti l’anno, ma hanno impianti di smaltimento e inceneritori che necessitano di 7 milioni di tonnellate di materiale per produrre energia. Così l’Olanda importa spazzatura dall’estero: in particolare da Italia, Gran Bretagna e Irlanda. È un mercato con molte facce, che interessa smaltimento, riciclo, riuso e le cosiddette “materie prime seconde” (carta, plastica, vetro, alluminio, rottami ferrosi, ecc.). Un business in espansione, in cui intervengono anche le organizzazioni criminali, perché talvolta i movimenti legali di rifiuti urbani (i municipal solid waste, Msw) si mescolano con i traffici illegali di materiali di scarto, pericolosi per l’ambiente e la salute. Secondo l’Iswa (International Solid Waste Association) il giro d’affari complessivo del settore (legale) della gestione dei rifiuti è stimato a livello mondiale a oltre 400 miliardi di dollari l’anno. Quattro miliardi di tonnellate prodotte, ma solo un quarto viene recuperato Secondo Veolia Environnement, azienda francese di servizio pubblico, ogni anno nel mondo produciamo 4 miliardi di tonnellate di rifiuti urbani e industriali: un volume equivalente alla produzione totale di ce106 reali più l’acciaio. Gli Usa (al primo posto) producono 226 milioni di tonnellate (M/t) di rifiuti, la Cina 145 milioni, l’Europa a 27 ne conta 251 milioni (dato Eurostat). Solo un quarto della produzione mondiale viene recuperato, cioè circa 1 miliardo di tonnellate: 200 M/t per generare energia, 100 milioni per il compostaggio, 700 milioni sono destinate al riciclaggio. Quanto all’Italia, siamo ben posizionati riguardo ai livelli di raccolta differenziata, ma deteniamo il record di discariche abusive, e abbiamo collezionato oltre 40 procedure europee di infrazione in tutti i segmenti della legislazione ambientale. La penisola genera 32 milioni di tonnellate all’anno di municipal solid waste, e circa 135 milioni di rifiuti “speciali”, ovvero quelli derivanti da attività industriali, commerciali, sanitarie. Il controllo e la gestione del movimento transfrontaliero dei rifiuti è uno dei pilastri della Convenzione di Basilea, entrata in vigore nel 1992, a cui aderiscono oggi 134 paesi. Nel mercato dei trasferimenti di rifiuti tra paesi non è facile misurare i valori. “Non esistono stime e valutazioni certificate su volumi e valori globali dell’import/ export di rifiuti”, afferma Roberto Ferrigno, direttore di LuminaConsult, società di Bruxelles specializzata in politiche ambientali Ue, ed esperto di rifiuti per Greenpeace. “Eccetto per quelli pericolosi e alcune categorie di rifiuti municipali che sono sottoposti a notifica da parte della Convenzione di Basilea. Anche per questi ultimi, comunque, i valori risultano sottostimati, in quanto spesso i rifiuti – soprattutto nel caso di metalli, tessili e plastiche – sfuggono alle procedure ufficiali e viaggiano come prodotti. In pratica è smaltimento illeeast . rivista europea di geopolitica C. Furlong/Getty Images di materiali pericolosi, sono in crescita. Rifiuti di metallo al porto di Liverpool, in attesa di essere imbarcati gale, sovente con destinazione Africa”. Sui 251 milioni di tonnellate annue di rifiuti municipali generati dall’Unione, 147 M/t hanno seguito la via dello smaltimento, 59 quella del riciclaggio (vetro, carta, plastiche e legno) e 45 del compostaggio. “L’esportazione di rifiuti municipali selezionati, all’interno dell’Ue, non richiede procedure di notifica”, spiega ancora il ricercatore di Greenpeace, “quindi non viene regolarmente tracciata. Si calcola che le spedizioni di rifiuti rappresentano il 15% del totale dei trasporti dell’Ue”. I paesi che nel 2011 hanno esportato le maggiori quantità pro-capite di rifiuti sono stati: Olanda, Italia, Austria, Germania, Belgio, Svezia, Irlanda e Lussemburgo. Stefano Ciafani, vicepresidente di Legambiente, osserva: “I trasferimenti verso il nord Europa di rifiuti municipali provenienti da diverse regioni italiane fanno parte del mercato globalizzato, ma creano un problema, perché gli impianti italiani in grado di trattare e riciclare quanto prodotto nella penisola si trovano spesso senza materia prima da lavorare. È una ricchezza che regaliamo all’estero”. “C’è un doppio vantagnumero 45 . dicembre 2012 gio per i paesi che importano rifiuti”, sostengono altri osservatori. “Paradossalmente comprano della merce incassando denaro; inoltre il materiale importato consente di utilizzare al massimo gli inceneritori locali. E quasi sempre serve anche a produrre energia”. Inceneritori affamati di spazzatura (per produrre energia) Secondo Eurostat, nel 2010 in Europa sono state incenerite con recupero energetico 85,8 milioni di tonnellate di rifiuti. Germania, Danimarca e Olanda sono tra i paesi del Vecchio Continente all’avanguardia per il teleriscaldamento e per la produzione di energia da Msw e da rifiuti industriali. Il problema di importare spazzatura per produrre energia è sorto recentemente anche nella virtuosa Svezia che manda in discarica solo l’1% dei rifiuti prodotti, e negli inceneritori il 30%: troppo poco per i suoi performanti impianti di incenerimento, che oggi assicurano il fabbisogno di elettricità a 250 mila famiglie (su 9,4 milioni di abitanti). Il paese scandinavo importa pattume soprattutto dalla vicina Norvegia (800mila tonnellate l’anno). Il tema che ruota intorno all’incenerimento di spazzatura 107 i libri del dossier Un centro per il riciclaggio del vetro a Heijningen, in Olanda IL PERCORSO di Claudia Astarita R. Utrecht/AFP/Getty Images L’ per produrre energia è controverso. Da un lato ci sono le ragioni dell’industria che costruisce e fa funzionare questi complessi impianti; dall’altro lato le istanze degli ambientalisti che ricordano come da quattro tonnellate di rifiuti bruciati rimanga una tonnellata di ceneri residue. Da smaltire da qualche parte. “Il miglior rifiuto è quello non prodotto”, afferma Janez Potocnik, commissario europeo all’Ambiente. Il mercato delle materie prime seconde Ma il movimento transfrontaliero di rifiuti alimenta ampiamente anche il mercato delle cosiddette “materie prime seconde”. In base ai risultati dello studio effettuato da Veolia Environnement, le due voci più importanti sono rottami metallici ferrosi e carta. Su 700 milioni di tonnellate di materiale recuperato ogni anno nel mondo, 480 M/t riguardano i rottami metalli ferrosi, di cui 117 prodotti dall’Ue; il commercio internazionale di questo materiale è di 89 M/t. Quanto alla carta, ogni anno ne vengono recuperate 250 milioni di tonnellate. I volumi sull’import-export delle materie prime seconde sono in aumento. Soprattutto verso l’Asia. Anche l’Italia gioca un ruolo rilevante nell’interscambio di materie prime seconde. “Fino a dieci anni fa anche noi importavamo carta dall’estero”, osserva ancora Ciafani, di Legambiente. “Da qualche anno, grazie alla maggior diffusione della raccolta differenziata, siamo diventati esportatori di carta da macero. Anche se alcune cartiere preferiscono prendere la carta oltreconfine”. . I traffici illegali ell’agosto 2006 la nave Probo Koala scaricò in mare, vicino alla Costa d’Avorio, “qualcosa” che provocò alcuni morti e costrinse 100mila abitanti della capitale, Abidjan, a ricorrere nei giorni successivi alle cure mediche. L’episodio mise in evidenza, ancora una volta, il problema dei traffici di rifiuti tossici a livello internazionale; un fenomeno che, dopo sei anni, continua a crescere. In molti paesi (tra cui l’Italia) questi traffici, da un lato sottraggono lavoro agli impianti autorizzati a smaltire legalmente i rifiuti pericolosi, dall’altro ingrossano le casse di piccole e grandi organizzazioni criminali. “Spesso i movimenti transfrontalieri legali si mescolano con i traffici illegali”, perché vengono spacciati per rifiuti riciclabili e non pericolosi materiali che, invece, dovrebbero essere smaltiti correttamente. Viene dichiarato il falso su quantità o tipologia di materiale da smaltire nei documenti d’accompagnamento, per dirottare il carico o farlo sparire”. Lo smaltimento illegale di rifiuti industriali è il più redditizio campo di attività delle ecomafie, che, secondo alcune fonti, in Italia raggiungono un “fatturato” annuo tra i 16 e i 18 miliardi di euro (dove sono incluse anche attività come l’abusivismo edilizio). Tra gli oggetti più inquinanti, esportati illegalmente, figurano i Raee (rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche): cellulari, pc, apparecchi tv, frullatori, ecc. Seguono plastiche e metalli. N 108 east . rivista europea di geopolitica accumulo e lo smaltimento dei rifiuti è un problema che riguarda tutti, da sempre. Lo spiega molto bene Autoritratto dell’immondizia. Come la civiltà è stata condizionata dai rifiuti, in cui Lorenzo Pinna racconta come la storia delle civiltà e quella dell’immondizia abbiano percorso per secoli un cammino parallelo, ma che solo con la nascita della modernità sia stato possibile affrontare in maniera scientifica e consapevole i problemi legati alla presenza e alla raccolta dei rifiuti. Ma il tema della spazzatura ha ispirato di recente anche altri autori: Omicidio laterale. Rifiuti tossici umani di Flavia Pasti e Marq Antoni e Trafficanti. Sulle piste di veleni, armi e rifiuti di Andrea Palladino sono due romanzi polizieschi che devono proprio all’immondizia il loro successo. Nel primo gli autori-protagonisti si ritrovano a Roma a investigare su una storia di rifiuti tossici abusivi in cui è coinvolto Gyan Prakash La città color zafferano un industriale famoso. Un intrigo in cui naturalmente non mancano un morto assassinato (non a caso un playboy d’alto bordo), finanziari e politici corrotti e donne bellissime di dubbia rispettabilità. Nel secondo si racconta la storia (vera) di un carico mortale di 41 bidoni di diossina che, la notte del 10 settembre 1983, sul confine di Ventimiglia, passa da un senatore italiano a un trafficante francese. Un giallo internazionale che non è ancora stato risolto. Per l’autrice statunitense Allie Beck, invece, il tema della spazzatura serve ad attirare l’attenzione sulla sua ultima parodia: 50 Shades of Garbage (a Parody). Questa donna ha costruito il suo successo creando il genere Dumpsterotica, ovvero scrivendo romanzi erotici grotteschi ambientati in contesti pulp-trash. E nessun libro sarebbe stato oggi più azzeccato della parodia delle cinquanta sfumature di E.L. James… Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente Ecomafia 2012 - Le storie e i numeri della criminalità ambientale Edizioni Ambiente / 464 pagine / 24,00 e Prefazione di Roberto Saviano presentato da Antonio Barbangelo R ifiuti in plastica e rottami ferrosi sono tra i materiali più ambiti dai trafficanti di mestiere, che attraverso trattamenti fittizi e “giri bolla” movimentano il pattume fino alla sua destinazione finale: all’interno di piloni e sotto il manto stradale, in vecchie cave, in cantieri edili o in siti oltreconfine. È quanto contenuto in Ecomafia 2012, edito da Edizioni Ambiente e curato dall’Osservatorio ambiente e legalità di Legambiente. Il volume documenta nei minimi dettagli l’evolversi delle attività dei clan della penisola sul versante del traffico di rifiuti (uno dei business più redditizi), e sugli altri comparti che impattano in varia misura sulla natura e il paesaggio (abusivismo edilizio, energie pulite, agromafia, ecc.), con un focus particolare sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nel nord Italia. Nel corso del 2011 sul traffico di rifiuti sono stati compiuti 5.284 reati e denunciate 5.830 persone; le inchieste sono 199, con 1.229 persone sottoposte a ordinanza di custodia cautelare e 676 aziende coinvolte. In tutte le regioni, Val d’Aosta esclusa. Il materiale gestito illegalmente e sequestrato ammonta a 346mila tonnellate. Come se 13.848 tir si snodassero in una fila lunga 188 chilometri. numero 45 . dicembre 2012 Bruno Mondadori / 288 pagine / 19 e presentato da Farian Sabahi «L e megalopoli del mondo sviluppato ospitano folle di immigrati dalle campagne e stanno diventando un puzzle di baraccopoli e insediamenti abusivi, sintomo di una crescente urbanizzazione della povertà e spettro di un pianeta degli slum», scrive Gyan Prakash in La città color zafferano. Bombay tra metropoli e mito (Bruno Mondadori, Milano 2012). Esperto dei problemi legati alla modernità urbana e docente di Storia all’Università di Princeton, Prakash spiega come Bombay si sia sviluppata come avamposto coloniale e centro nevralgico nello sfruttamento delle risorse del subcontinente indiano, e nei secoli abbia assunto una facciata europea anche se, per certi versi, resta una città del Terzo mondo. E infatti a Bombay si trova Dharavi, per antonomasia lo slum più grande dell’Asia, un luogo di diseguaglianze e povertà, in cui vivere è molto difficile. Eppure, «dal dinamismo straordinario, la cui creatività è impressionante e vi farà cambiare idea su che cosa sia uno slum». A Bombay gli abitanti degli slum vivono ai margini della società e, in una qualche misura, non sono cittadini a pieno titolo dell’India. Molti di loro non chiedono l’elemosina, ma vivono raccattando oggetti buttati via che loro riescono a smerciare, ottenendo denaro. La situazione è però ben diversa dalla Cina, spiega Prakash, «perché l’India è una democrazia, mentre la Cina ancora non lo è. A Bombay, per esempio, le associazioni per i diritti degli abitanti degli slum hanno impedito alle autorità locali di radere al suolo le baracche per far passare una strada che aveva senso dal punto di vista urbanistico». 109