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monumento caduti per sito

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monumento caduti per sito
Dopo l’unità d’Italia una delle prime esigenze del nascente stato fu
la ricerca di radici comuni, costante obbiettivo dei governi che si
susseguirono alla guida del paese fu quindi trovare valori condivisi e
la prima guerra mondiale, evento drammatico, contribuì tuttavia a
rafforzare l’idea di nazione.
Per questo il governo Mussolini volle fare di questo evento un
motivo di cemento nazionale esaltandone il ricordo attraverso la
costruzione di monumenti dedicati ai caduti.
Il monumento ai caduti di Como non fu solo una espressione
artistica, ma anche un atto di devozione verso coloro che
sacrificarono la vita per un ideale.
Il 15 ottobre 1925 fu bandito un concorso per la “Erezione di un
Ricordo Monumentale ai Caduti di Guerra 1915-1918” da ergere
nei pressi della Torre del Broletto, attigua il Duomo, ma il progetto
venne bocciato sia dall’amministrazione comunale che dai
cittadini soprattutto per la delicata posizione che andava a
modificare una zona di notevole rilevanza monumentale.
L’idea di situare il monumento in
riva al lago nacque in seguito,
anche se non si sa di preciso
quando e il progetto prese
definitivamente piede nel 1930
quando, durante una mostra in
ricordo di Sant’Elia, Marinetti prese
spunto da un disegno del pittore
per la realizzazione del
monumento ai caduti di cui lo
stesso Sant’Elia era uno dei più
illustri.
•Modello ispiratore del Monumento ai Caduti di
Como.
•Schizzo a matite colorate e acquarello
eseguito nel 1914 da Sant’Elia.
La frase incisa sul fronte del monumento rivolto verso il lago sembra
essere stata pronunciata dallo stesso Sant’Elia:
“STANOTTE SI DORME A TRIESTE O IN PARADISO CON GLI EROI”.
Anche questo progetto incappò in alcune critiche data l’importanza
panoramica della zona, ma i lavori ebbero comunque inizio e nel
maggio del 1931 le fondamenta erano già pronte; l’incarico di
tramutare il disegno in un’opera architettonica fu affidato al pittore
futurista Enrico Prampolini.
Disegno a matita e acquarello
di uno dei fronti realizzato da
Prampolini.
Presenti e mai realizzati le
colonne vetrate di
coronamento sulla sommità e
gli elementi scultorei.
Prampolini non possedeva però le capacità tecniche per
progettare anche gli interni e soprattutto non era in grado di fornire i
particolari esecutivi e di assolvere l’incarico di direttore dei lavori; per
questo la direzione dei lavori fu affidata all’Ingegnere Attilio Terragni
mentre Trampolini continuava a occuparsi della parte prettamente
artistica.
A
causa di una cattiva e poco proficua intesa tra i due nel progetto
venne coinvolto anche il fratello Giuseppe il quale aggiunse ben
poco alla soluzione esterna per non modificare l’originario disegno di
Sant’Elia mente il Sacello dei caduti, la Cripta e la distribuzione
interna furono risoti autonomamente.
La responsabilità dei due fratelli Terragni nell’esecuzione dell’opera fu
pressoché totale poiché si estendeva anche alla scelta dei materiali,
dei fornitori e delle ditte.
Il cantiere fotografato dal lago
La struttura portante di cemento
armato cresce rapidamente.
Il rivestimento esterno del monumento è realizzato con calcare di
Nabresina, paese a circa 15 km da Trieste che assunse il nome di
Aurisina nel 1923, dove sono presenti cave di arenaria calcare molto
resistente; questo materiale fu scelto non solo per la qualità, ma anche
perché nel territorio carsico lo scontro bellico fu particolarmente aspro
e l’uso di materiali provenienti da questi territori aveva un significato
quasi sacro come testimonia la scritta sull’altro fronte del monumento:
“LA CITTA’ ESALTA CON LE PIETRE DEL CARSO LA GLORIA DEI SUOI FIGLI
1915-1918”
Il monumento collega internamente i due fronti simmetrici tramite il
Sacello dei Caduti; il Sacrario, oltre ad un simbolo votivo, è una vera e
propria architettura che fa da percorso studiato psicologicamente che
tramite l’ascesa conduce al cuore che custodisce un monolite, con
incisi i nomi dei caduti, di granito bianco di Alzo del peso di
cinquecento quintali e dalle dimensioni di 8 x 1,70 x 1,20 m che
comportarono notevoli difficoltà a livello tecnico durante la
costruzione; sotto il monolite si trova la cripta.
Il monumento fu inaugurato il 4 novembre 1933.
Avviso pubblico
dell’inaugurazione.
Parte dell’invito recita:
“…All’austero rito di
celebrazione del sacrificio e
della gloria Voi siete
chiamati perché il nome dei
Caduti – custodito nelle
pietre del Carso – resti
scolpito nella memoria ed il
loro ricordo – come una
purissima fiamma – illumini e
riscaldi la nostra fede ed il
nostro entusiasmo per i
migliori destini della Patria
immoriale.”
L’inaugurazione avviene con successo nonostante numerosi
problemi verificatesi in fase cantieristica e il violento uragano che si
abbatté su Como la sera prima della cerimonia impegnando
Terragni tutta la notte nella risistemazione degli addobbi del
cerimoniale sconvolti dal vento.
Gli arredi per il giorno della cerimonia furono studiati con felice
effetto scenografico da Terragni che pensò di inquadrare il
monumento con una doppia fila di stendardi.
Folla, autorità, bandiere e discorsi per la
solenne cerimonia in perfetto stile
fascista per l’inaugurazione.
Il monumento
Riferimenti bibliografici:
” Il monumento ai caduti Como _ 1931-1933”
Di Alberto Artioli, Augusto Roda _ Editrice nuoveparole
ai Caduti di Como,
costruito ottant’anni fa, oltre che
proporsi per i suoi caratteri nobili
e moderni, ha saputo trovare con
il paesaggio comasco un dialogo
ormai spontaneo.
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