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Albo d`Onore dei Caduti della Prima Guerra mondiale
Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale Soave Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra mondiale 1 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale 2 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale Soave AI SUOI CADUTI 1915 - 1918 a cura del 1° Maresciallo “Luogotenente” tramat sp. Salvatore Rainone 3 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale Questa ricerca storica è stata realizzata utilizzando le informazioni contenute nei seguenti archivi nazionali1: • Ministero della Difesa – Banca Dati sulle sepolture dei Caduti in Guerra. • Ministero della Guerra – Albo d'Oro dei Militari Caduti nella Guerra nazionale 1915 – 1918. • Archivio di Stato di Verona. • Centro Documentale di Verona (ex Distretto Militare). ___________________ 1) Per un assoluta conferma delle sepolture dei Caduti o sul rimpatrio dei Resti mortali, si consiglia di contattare il MINISTERO DELLA DIFESA - COMMISSARIATO GENERALE ONORANZE CADUTI IN GUERRA - Direzione Situazione e Statistica - Via XX Settembre, 123/a – 00187 ROMA 4 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale Cronologia di guerra La Prima Guerra Mondiale (altrimenti nota come “Grande Guerra”), ebbe inizio con la dichiarazione di guerra inviata dall'Austria-Ungheria alla Serbia il 28 luglio 1914, a seguito dell'assassinio dell'erede al trono austriaco, l'Arciduca Francesco Ferdinando, ucciso a Sarajevo da uno studente bosniaco militante in una organizzazione irredentista serba. In brevissimo tempo, nel cuore dell'Europa si vennero a creare due schieramenti militarmente contrapposti: da una parte Austria e Germania (Imperi Centrali), a cui si aggiunsero in tempi successivi Bulgaria ed Impero Turco. Dall'altra parte invece, Francia, Inghilterra e Russia (uniti in un alleanza denominata “Triplice Intesa”), decisero di scendere in guerra a fianco della Serbia2. L'Italia in questo primo momento mantenne una posizione di neutralità, pur essendo legata fin dal 1882 ad un patto di alleanza con Austria e Germania3. Dopo quasi un anno dall'inizio delle ostilità, il 23 maggio 1915 il Regno d'Italia decise di interrompere la sua posizione di neutralità e di schierarsi militarmente a fianco delle potenze Alleate della “Triplice Intesa”. Nelle prime ore del 24 maggio 1915, reparti dell'esercito italiano varcarono in armi il confine con l'Austria-Ungheria. Anno 1915 24 maggio Reparti di Alpini conquistano le posizioni austro-ungariche del Monte Nero. 29 maggio Truppe italiane occupano Cortina d’Ampezzo, abbandonata dalle truppe nemiche. La Prima battaglia dell'Isonzo Fu combattuta dal 23 giugno al 7 luglio 1915 tra l'esercito italiano e quello ____________________ 2 Alle originarie potenze della “Triplice Intesa”, si aggiungeranno nel corso del conflitto anche paesi extra europei quali il Giappone e gli Stati Uniti. 3 Il Governo italiano aveva deciso di non entrare in guerra a fianco degli Imperi Centrali, in quanto i termini del trattato stipulato richiamavano i doveri di alleanza militare reciproca solo in caso di aggressione esterna, cosa questa che non era assolutamente avvenuta nella crisi serbo 5 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale austriaca di Sarajevo. austro-ungarico. I primi giorni di guerra erano stati caratterizzati dal Primo Balzo progettato dal comandante in capo delle forze armate, Luigi Cadorna, che consistette in un'offensiva di larga scala lungo l'intera lunghezza del fronte, e che attestò le linee italiane sulla sponda destra del fiume Isonzo. Già nei giorni precedenti gli italiani avevano cercato di prendere possesso della testa di ponte di Tolmino e del Monte Nero (in sloveno Krn), vale a dire dei primi importanti obiettivi al di là del corso d'acqua, ma mancavano di un sufficiente supporto d'artiglieria ed erano stati respinti. L'obiettivo degli italiani era l'allontanamento degli austro-ungarici dalle loro posizioni difensive sul fiume e scalare i monti che vi si affacciavano: nonostante, però, la superiorità numerica, due italiani per ogni austro-ungarico, Cadorna commise l'errore di lanciare assalti di fanteria dopo imponenti (ma brevi, vista la carenza di munizioni) sbarramenti d'artiglieria che non proseguivano durante il movimento degli uomini; diluì peraltro l'attacco su più fronti (come il Trentino e l'Isonzo centrale, vicino Gorizia) nel tentativo di distrarre l'attenzione del nemico. Si trattava di un errore comune anche ai francesi che combattevano sul fronte occidentale, e che di fatto avvantaggiò gli austro-ungarici, che erano in posizioni difensive quasi tutte sopraelevate e dotate di reticolati di filo spinato contro i quali non potevano nulla le poco precise cannonate italiane. In particolare i combattimenti più aspri si ebbero sulla direttrice di Gorizia, dove si lottò per ogni palmo di terreno fino a far intravedere agli uomini delle brigate Re e Casale la periferia della città. Una visione momentanea, visto che alla fine gli italiani furono costretti a ripiegare rapidamente. L'attacco venne definitivamente respinto nei primi giorni di luglio, quando il comandante austro-ungarico Boroevic riuscì a disporre di due divisioni di fanteria di rinforzo. Gli italiani avevano conseguito così guadagni territoriali minimi: la testa di ponte di Tolmino di là dal fiume, le alture vicino Plezzo, il monte Colovrat e parte del monte Nero. La pausa dei combattimenti fu breve, e le ostilità tornarono pochi giorni dopo. La Seconda battaglia dell'Isonzo Fu combattuta dal 18 luglio al 3 agosto 1915 tra gli eserciti italiano e austriaco. Dopo il fallimento dell'attacco di due settimane prima, Luigi Cadorna, comandante in capo delle forze italiane, decise una nuova spinta sulle linee nemiche con un più nutrito supporto di armi pesanti e da tiro indiretto. La tattica del generale era semplice quanto spietata: dopo uno sbarramento di artiglieria, gli italiani dovevano avanzare frontalmente, in massa, verso le ben difese trincee austro-ungariche ed espugnare le posizioni, dopo aver superato i 6 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale reticolati. L'endemica mancanza di materiali, però – dai fucili, alle munizioni per i cannoni, alle cesoie per tagliare il filo spinato –, rese praticamente nullo il vantaggio del numero, ancora superiore per gli italiani rispetto al nemico (grazie anche ai 290.000 soldati arrivati al fronte prima della battaglia), che pur si dimostrava capace di riassorbire le 45.000 perdite della battaglia in corso. Una tattica siffatta mostrava ancor più il proprio lato inumano, viste le notizie che venivano dal fronte occidentale dove la sua applicazione non aveva dato altro frutto che inutili massacri. Se sulle teste di ponte vicino Plezzo e Tolmino le schermaglie furono relativamente di basso livello, ma costanti tanto da superare le date ufficiali della Seconda battaglia, sul Carso – in particolare sul Monte Nero – si sviluppò un'estenuante serie di combattimenti corpo-a-corpo che coinvolsero la Seconda e la Terza Armata italiane, con perdite altissime da ambo le parti. La XX Divisione ungherese di fanteria fu messa in rotta, avendo perso due terzi degli effettivi, parte in seguito agli attacchi e parte in seguito alle difficoltà di un terreno che, in quota, non offriva alcuna sicurezza. Fu in questo periodo che il Carso cominciò a guadagnarsi la sinistra fama che lo avrebbe accompagnato nei decenni a venire, dapprima per le battaglie e in seguito per la tragedia delle foibe. Il 25 luglio gli italiani occuparono Bosco Cappuccio, un contrafforte a sud del Monte San Michele, un collina poco pronunciata ma otticamente dominante, che presidiava la testa di ponte austriaca di Gorizia da Sud. Il Monte San Michele fu conquistato e brevemente tenuto dagli italiani, ma un disperato contrattacco del colonnello Richter, al comando di una selezione di reggimenti scelti, la riprese dopo aspri combattimenti. La battaglia si spense da sola, quando entrambi gli schieramenti rimasero a corto di munizioni sia per le armi leggere che per l'artiglieria. Le perdite totali delle tre settimane di scontri si aggirarono attorno agli 91.000 uomini, di cui 42.000 italiani e 47.000 austro-ungarici. La Terza battaglia dell'Isonzo Fu combattuta tra il 18 ottobre e il 3 novembre 1915 tra l'esercito italiano e quello austro-ungarico. Dopo circa due mesi e mezzo di relativa tregua per ricostituirsi dalle perdite dovute agli assalti en masse della prima e della seconda battaglia dell'Isonzo, Luigi Cadorna, capo di Stato Maggiore dell'esercito italiano, comprese che l'artiglieria giocava un ruolo assolutamente fondamentale, e portò l'effettivo a 1.200 bocche da fuoco. 7 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale rovine di Monfalcone Gli obiettivi principali dell'offensiva erano la presa definitiva delle teste di ponte austro-ungariche a Plezzo e Tolmino, nonché la città di Gorizia. La tattica di Cadorna, tuttavia, si rivelò poco incisiva, avendo distribuito le proprie forze in modo completamente uniforme lungo tutto il fronte – lungo quanto l'Isonzo – , e avendo deciso di attaccare su piccoli fronti. Gli austro-ungarici approfittarono della situazione per concentrare la loro potenza di fuoco sul nemico, che avanzava su direttrici più strette. Grazie a estesi bombardamenti, gli italiani avanzarono a Plava, sul bordo meridionale della piana della Bainsizza, e sul Monte San Michele, punto focale dell'avanzata per aggirare il grosso delle forze che difendevano Gorizia: l'altura fu scenario di feroci attacchi e contrattacchi tra la Terza Armata italiana e i rinforzi austro-ungarici appena arrivati su ordine di Boroevic dai fronti orientale e balcanico, con un alto costo di vite umane da entrambe le parti. Il Monte Sei Busi, difeso strenuamente dalla 106° Divisione di fanteria austroungarica, fu il teatro di quattro sanguinosi assalti all'arma bianca. Cadorna ordinò la fine degli attacchi quando valutò più attentamente la situazione: si rese conto che gli italiani non stavano guadagnando nulla, e che il nemico si manteneva sulla difensiva non scalzato dalle posizioni sopraelevate. In una visione più ampia, il basso profilo tenuto dalle truppe di Boroevic (per questo soprannominato l'ingannevole testa croata dalle sue truppe) consentì loro di mantenere le posizioni a prezzo di perdite alte, ma certamente minori rispetto a quelle italiane. Soprattutto, dimostrò che Boroevic era uno dei migliori tattici in forza all'esercito austro-ungarico, a dispetto del fatto che la sua visione strategica non fosse irreprensibile. La pausa dei combattimenti durò solo due settimane, prima che l'offensiva italiana riprendesse. 8 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale La Quarta battaglia dell'Isonzo Fu combattuta tra il 10 novembre e il 2 dicembre 1915 tra gli eserciti italiano e austro-ungarico. A differenza delle tre battaglie precedenti (a giugno, luglio e ottobre) questa durò poco di più e può per molti versi considerarsi la continuazione dell'offensiva precedente. La gran parte dei combattimenti si concentrò sulla direttrice per Gorizia e sul Carso, ma la spinta fu distribuita lungo tutta la linea del fiume Isonzo: la Seconda Armata italiana premette sul capoluogo e occupò Oslavia, mentre la Terza Armata, incaricata di coprire il fronte fino al mare, si lanciò in estesi e sanguinosi scontri che non fruttarono nulla, se non minimi avanzamenti del fronte. Il Monte Sei Busi, già teatro di combattimenti asperrimi e disperati da parte italiana, fu assaltato per altre cinque volte dalle truppe di Cadorna. I combattimenti subirono una vera e propria escalation fino alla fine di novembre, quando la testa di ponte di Tolmino fu scossa da pesanti bombardamenti da ambo le parti, e i combattimenti raggiunsero il massimo livello di perdite giornaliere. Nei quindici giorni seguenti, fino alla metà di dicembre, lungo tutta la linea gli eserciti si affrontarono in piccole schermaglie piuttosto che in massivi attacchi frontali come nelle precedenti fasi della battaglia. La tregua si instaurò con l'arrivo del primo, pungentissimo freddo sulle montagne del Carso, spazzato dalla Bora, per il quale le operazioni militari si bloccarono del tutto per mancanza di equipaggiamenti e preparazione da ambo le parti – retaggio dell'idea che quella del 1915 sarebbe stata una Blitzkrieg e non una logorante guerra di posizione. L'alto comando austro-ungarico, preoccupato delle perdite nonostante l'afflusso al fronte di 12 divisioni di rinforzo, chiese per la prima volta l'aiuto dell'Impero tedesco, il quale ancora non era formalmente in guerra con l'Italia. Motivo, questo, che portò i tedeschi a intervenire sul Carso molto tempo dopo, non prima dell'Undicesima battaglia dell'Isonzo. . La Quinta battaglia dell'Isonzo Fu combattuta tra il 9 e il 15 marzo 1916 tra l'esercito italiano e quello austroungarico. Dopo quattro tentativi di superare il fiume Isonzo e dilagare in territorio austroungarico, Luigi Cadorna organizzò una nuova offensiva forte della tregua invernale che aveva consentito all'Alto Comando italiano di raggruppare e organizzare 8 nuove divisioni da posizionare sul fronte. Si trattava, comunque, di un'offensiva non lanciata a seguito di accurati studi tattico-strategici, bensì come dimostrazione, atta a deconcentrare l'attenzione 9 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale degli Imperi Centrali sulle proprie vittoriose offensive in atto sul fronte orientale contro la Russia e a Verdun, dove in effetti si stava compiendo la più grande carneficina di tutta la guerra. Era stato dato seguito all'attacco, dunque, nel rispetto degli accordi della Conferenza interalleata di Chantilly del dicembre 1915. Gli assalti, intesi come "azioni dimostrative" come da ordine verbale inoltrato da Cadorna ai comandi della II e III Armata ad integrare gli ordini scritti dati in precedenza, furono meno impegnati e meno sanguinosi che nelle battaglie precedenti, si distribuirono sul Carso, sulla direttrice per Gorizia e nell'incassata testa di ponte di Tolmino. Dopo una settimana di combattimenti che costarono la vita su entrambi i fronti a 4.000 uomini, gli scontri si spensero, a causa del pessimo tempo che complicava tremendamente la vita nelle trincee, e a causa dell'inizio dell'offensiva austro-ungarica "punitiva" dalle basi in Trentino. Alcune porzioni del fronte – soprattutto attorno a Gorizia – videro una continuazione degli scontri tra pattuglie avversarie fino al 30 marzo e oltre, in un lento logorio che di fatto non presentava vantaggi né per gli italiani né per gli austro-ungarici. La Sesta Battaglia dell'Isonzo Conosciuta anche col nome di Battaglia di Gorizia fu una decisiva vittoria Italiana presso il fiume Isonzo durante la Prima Guerra Mondiale. Il comandante austriaco Franz Graf Conrad von Hötzendorf aveva ridotto la consistenza delle forze austro-ungariche lungo il fronte dell'Isonzo per rafforzare l'offensiva sul Trentino. Il Capo di Stato Maggiore italiano Luigi Cadorna fece così spostare parte delle sue truppe dal Trentino verso il fronte dell'Isonzo per attaccare le difese nemiche, indebolite dal trasferimento. Il 6 agosto 1916 l'offensiva venne lanciata su Gorizia. L'8 agosto, Gorizia cadde e venne stabilita una testa di ponte sull'Isonzo. Gli austro-ungarici riportarono altre truppe nel settore delle operazioni per prevenire uno sfondamento e Cadorna, soddisfatto per i risultati ottenuti, fece terminare gli attacchi il 17 agosto. L'attacco su Gorizia fu l'offensiva italiana più riuscita nel fronte dell'Isonzo e alzò molto il morale delle truppe. Dopo la battaglia, il 28 agosto, l'Italia dichiarò finalmente guerra anche alla Germania. Successivamente gli storici ritennero che quella battaglia ( 21 mila morti da parte italiana) fosse una inutile ed effimera conquista, forse l'unica vittoria di Cadorna. In realtà gli austriaci, a corto di truppe ( visto che dovevano 10 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale combattere su due fronti), si ritirarono in territorio Sloveno dove il Cadorna sacrificò migliaia di soldati nell'inutile tentativo di avanzare verso Lubiana e Trieste. Gli austriaci, meglio equipaggiati, preferivano preservare le truppe. I generali italiani invece cercavano di supplire alla loro inferiorità negli armamenti mandando allo sbaraglio, e spesso a morte sicura, i propri soldati. Sia la 2a che la 3a armata italiana si dissanguarono per conquistare qualche chilometro di fronte. Cadorna e i suoi miopi generali furono i maggiori responsabili di tanto spargimento di sangue, tanto che i nostri soldati ritenevano che il vero nemico fosse lo stato maggiore dell'esercito e non gli austriaci. Se si visiona il numero di morti italiani, rispetto a quelli austriaci, la sproporzione evidenzia quanto costò agli italiani questa vittoria. Inoltre, come in quasi tutte le battaglie dell'Isonzo, da parte italiana ci fu sempre un alto numero di dispersi, in quanto la superiorità delle artiglierie austriache si traduceva in tantissimi fanti che morivano dilaniati dalle bombe. In tal senso per i generali italiani contava di più essere citati nel bollettino di guerra che avere risparmiato qualche decina di migliaia di poveri soldati, costretti a combattere intontiti dal cognac e dalla grappa che veniva loro data, prima di ogni attacco, perché non si rendessero conto a pieno della morte cui andavano incontro. La Settima battaglia dell'Isonzo Fu uno scontro bellico, perdurato dal 14 al 18 settembre 1916, che vide l'esercito italiano tentare un'offensiva contro le truppe austro-ungariche. L'attacco italiano riuscì sul Carso, tra il mare Adriatico e Gorizia. La Terza armata italiana doveva irrompere sull'altura di Fajti (Quota 432) in direzione Trstelj per poi attaccare Trieste. Gli Italiani riuscirono appena a conquistare alcune trincee e una piazzaforte presso Merna (Miren). L'ottava battaglia dell'Isonzo E' un evento della prima guerra mondiale: l'offensiva italiana iniziò tra il 10 ed e il 12 ottobre 1916 nella zone di Doberdò, a est di Monfalcone. L'offensiva è una delle cosiddette "spallate" militari lanciate da Luigi Cadorna per logorare l'Austria-Ungheria. Ma il tempo avverso, la resistenza delle truppe imperiali, gli errori tattici, la scarsità di mezzi e materiali fanno guadagnare poco terreno alle truppe italiane che poi vengono costrette alla ritirata sulle posizioni di partenza dalla controffensiva austriaca. Le perdite sono alte da entrambe le parti. 11 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale La Nona Battaglia dell'Isonzo Fu combattuta nel 1916 dal 31 ottobre al 4 novembre tra il Regio Esercito e quello dell'Impero asburgico. Nonostante i tanti caduti, l'eroico esercito italiano riesce ad avanzare solo di pochi chilometri. Si tratta dell'ennesima prova di cecità dimostrata dall'Alto Comando italiano, nello specifico di Cadorna. La decima battaglia dell'Isonzo Fu combattuta tra il 12 maggio e il 5 giugno 1917 nel corso della prima guerra mondiale tra le truppe italiane e quelle austro-ungariche. Gli Italiani potevano contare su 430 battaglioni e 3.800 pezzi di artiglieria, l'Austria-Ungheria su 210 battaglioni e 1.400 pezzi di artiglieria. L'obiettivo dell'offensiva italiana era rompere il fronte per raggiungere Trieste. Dopo 2 giorni e mezzo di bombardamenti a tappeto sull'intera linea del fronte da Tolmino (Tolmin) fino al Mare Adriatico e dopo un attacco nei pressi di Gorizia, il fronte austro-ungarico venne rotto nella periferia meridionale della città. Gli Italiani riuscirono a conquistare temporaneamente il villaggio di Jamiano, oltre a diverse alture del Carso monfalconese, ma vennero respinti da un contrattacco austriaco partito dalle alture del monte Ermada. Tra Monte Santo (Sveta Gora) e Zagora, a nord di Gorizia, riuscirono a passare l'Isonzo, a costruire tempestivamente una testa di ponte e a difenderla. Da parte italiana si contano 160.000 vittime (tra cui 36.000 caduti), gli austroungheresi perdettero invece 125.000 uomini (di cui 17.000 morti). L'esercito italiano riuscì a fare prigionieri 23.000 soldati austriaci, quello austriaco 27.000 italiani, testimonianza del debole morale delle truppe italiane in questa fase della guerra. L'Undicesima battaglia dell'Isonzo Fu combattuta durante la Prima Guerra Mondiale (18 agosto – 12 settembre 1917) sul fronte delle operazioni italiano, fra l'esercito italiano e l'esercito austro-ungarico. Luigi Cadorna, il capo di stato maggiore italiano, aveva concentrato tre quarti delle sue truppe presso il fiume Isonzo: 600 battaglioni (52 divisioni) con 5.200 pezzi d'artiglieria. L'attacco venne sferrato su un fronte che si estendeva da Tolmino (nella valle superiore dell'Isonzo) fino al mar Adriatico. Gli italiani attraversarono il fiume in più punti su ponti di fortuna, ma lo sforzo maggiore venne fatto sull'altopiano della Bainsizza, la cui conquista aveva lo scopo di far proseguire l'avanzata e di rompere le linee austro-ungariche in due, isolando le roccaforti del Monte San Gabriele ed Hermada. Un fante italiano tra le rovine di posizioni austriache sul Carso Dopo un combattimento aspro e sanguinoso, la Seconda Armata italiana 12 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale (comandata dal generale Capello), fece indietreggiare gli austro-ungarici, conquistando la Bainsizza e il Monte Santo. Altre postazioni furono occupate dalla Terza Armata del Duca d'Aosta. Comunque, il Monte San Gabriele ed il Monte Hermada si rivelarono inespugnabili, e l'offensiva si arrestò. Dopo la battaglia, le forze austro-ungariche erano sull'orlo del collasso, e non avrebbero potuto sostenere un altro attacco. Fortunatamente per loro (e sfortunatamente per i loro nemici) gli italiani si trovavano nelle medesime condizioni, e non avrebbero potuto trovare le risorse per un'altra offensiva. La battaglia finì così in un bagno di sangue sostanzialmente inconclusivo. Le battaglia venne combattuta anche da Sandro Pertini con il grado di Tenente che per aver espugnato con pochi uomini delle postazioni difese da mitragliatrici venne proposto alla medaglia d'argento al valor militare. La medaglia non venne approvata subito e dopo il regime fascista occulto la notizia dato che Pertini era comunista e antifascista. La richiesta di medaglia venne riscoperta quando Pertini venne eletto Presidente della Repubblica Italiana ma gli venne consegnata solo nel 1985 allo scadere del suo mandato da Presidente della Repubblica per sua esplicita richiesta. Mappa degli avanzamenti italiani nelle battaglie dell'Isonzo. La battaglia di Caporetto (Kobarid) (o dodicesima battaglia dell'Isonzo) Venne combattuta durante la prima guerra mondiale ed iniziò alle ore 2.00 del 24 ottobre 1917. Vide la rotta dell'esercito italiano contro quello austroungarico e tedesco. La sconfitta fu tanto pesante che il termine Caporetto è entrato nella lingua italiana come sinonimo di disfatta. 13 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale Storia Dal 1915 al 1917 undici tremende battaglie sull'Isonzo condussero l'armata imperiale austro-ungarica sull'orlo della catastrofe. Cadorna, comandante supremo del regio esercito italiano, non era riuscito a sfondare, ma aveva logorato l'esercito austroungarico infliggendogli enormi perdite; una nuova spallata poteva diventare quella fatale. Era quindi necessario per gli Austro Ungarici reagire al più presto per liberarsi dall'abbraccio mortale delle armate italiane. A tal fine fu chiesta dagli austriaci, ed ottenuta, la collaborazione dei tedeschi che inviarono sul fronte dell'Isonzo alcune unità di eccellenza e degli ottimi comandanti, il generale Otto von Below ed il suo capo di Stato Maggiore Konrad Krafft von Dellmensingen, a capo della 14a Armata di cui entrarono a far parte anche reparti austro-ungarici. Con la XII battaglia dell'Isonzo iniziata alle ore 2.00 del 24 ottobre 1917, meglio nota come battaglia di Caporetto, poco mancò a che gli imperi centrali conseguissero la distruzione completa delle forze armate italiane. La battaglia La data d'inizio fissata dapprima al 22 ottobre 1917, fu spostata di due giorni, al 24 ottobre, a causa delle insormontabili difficoltà di approvvigionamento, soprattutto nel settore nord (valichi e monti già innevati). Le ricognizioni aeree furono impedite dal cattivo tempo, semplificando la marcia di avvicinamento delle truppe ed evitando il disturbo dell'artiglieria nemica ai preparativi. Entro il 19 erano già pronte al fuoco trecento batterie dotate di munizioni per quattro giorni. Il 24 ottobre, alle 2.00 di mattina cominciarono i tiri dell'artiglieria lungo l'intero fronte, raggiungendo il massimo dell'intensità dalle 7.30 alle 8.00 quando entrarono in azione anche i lanciamine e lanciagas; la reazione dei cannoni italiani fu piuttosto debole. In quelle ore Badoglio trasmette via radio e in chiaro le sue posizioni che ovviamente sono subito bombardate, su questo episodio si espresse il generale di artiglieria tedesco von Berendt: « Raramente l'artiglieria ha ricevuto in battaglia notizie così incoraggianti sull'effetto del proprio fuoco direttamente dal bersaglio. » Appena cessata la tempesta delle granate, le truppe d'assalto si gettarono nelle trincee nemiche di prima linea, travolgendo i soldati storditi dal bombardamento o avvelenati dai gas tossici (in una sola grotta morirono intossicati tremila soldati italiani); l'attacco di sorpresa riuscì subito sull'intero fronte investito. In poche ore l'ala destra della 2a Armata fu distrutta. Già la sera del primo giorno risultò che erano state superate la prima e la seconda linea italiana. La battaglia era persa. La sera del 25 ottobre ci si rese conto che le linee di difesa avanzate italiane 14 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale erano in disfacimento; la conquista del Monte Stol era ormai sicura, probabile quella del Monte Mataiur, imminente quella del Monte Hum e Monte San Martino. Nelle prime fasi della battaglia di Caporetto si distinse un giovane tenente svevo, Erwin Rommel, che con il suo reparto conquistò il giorno 24 ottobre il monte Kolovrat, poi la cima del monte Kuk, infine il Matajur, postazione strategica per la difesa della valle del Natisone. La via verso Udine e la pianura friulana era completamente libera. Il giorno 26 concluse la completa rottura del fronte italiano, dando la certezza di una grande vittoria. Decisiva per l'ordine di ritirata del generale Cadorna fu la conquista della Punta di Monte Maggiore (a sud della Sella Uccea), fatta dal primo reggimento Kaiserschützen, perché essa costituiva a nord il pilastro d'angolo dell'ultima linea difensiva e quindi gli italiani non potevano più pensare ad una resistenza a nord. Ora era decisiva la velocità, per togliere agli italiani la possibilità di organizzare efficaci contromisure. Era necessario quindi sopravanzare le truppe italiane in ritirata per occupare i ponti sul Tagliamento prima di loro imbottigliandole così in una enorme sacca, per annientarle. Ma questo piano fallì e gli austro-tedeschi poterono oltrepassare il Tagliamento solo il 4 di novembre, dopo attacchi ben organizzati alle ultime sacche di resistenza, e continuare l'avanzata il giorno dopo. Si perdette tempo anche al nord per raggiungere la zona di Belluno-Feltre ed il corso medio del Piave, cosicché la 4a Armata italiana riuscì in gran parte a sfuggire alla prigionia e ad attestarsi sul Monte Grappa. Infine bisognò fermarsi al Piave a causa dell'intervento di truppe inglesi e francesi e per la scarsità di munizioni e di rifornimenti, data la grande distanza dalle basi di partenza. In conseguenza dello sfascio del fronte isontino gli italiani dovettero sgombrare anche l'intera linea d'alta quota dalle Alpi Giulie e Carniche alle Dolomiti ed ai Monti di Fiemme, fino alla Valsugana. Prigionieri della 2a Armata in piazza ad Udine La pagina peggiore di Caporetto, oltre al successo delle truppe austro-ungariche e tedesche, fu quello che seguì: il caos sulle strade, l'assenza di coordinamento e di collegamento, le brigate accerchiate e lasciate al proprio destino, i soldati dispersi, i furti e le violenze. Quando le armate in ritirata giunsero sulle rive del Tagliamento, della Livenza e del Piave, lì sui ponti la ritirata delle truppe divenne un indescrivibile groviglio di uomini, carri, cavalli uccisi, colonne ferme per decine di chilometri. Non sarebbe andata così se i comandi fossero stati capaci di organizzare la circolazione stradale, la trasmissione delle notizie e i rifornimenti. La disfatta di Caporetto costò agli italiani 11.000 morti, 19.000 feriti, 300.000 prigionieri, 400.000 fra disertori e sbandati, 3.200 cannoni, 1.700 bombarde, 3.000 mitragliatrici, 300.000 fucili. 15 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale Approfondimenti Le ragioni tecniche dello sfondamento di Caporetto da parte delle truppe imperiali sono note ma permangono a tutt'oggi alcuni dubbi (misteri secondo alcuni autori) sull'operato delle unità italiane. Il comandante supremo dell'esercito era Luigi Cadorna che comandava direttamente tutte le armate disposte dal mare sotto Gorizia al Trentino. Sul fronte dell'Isonzo Cadorna aveva, a sud (destra) la 3a Armata comandata dal Duca d'Aosta e costituita da 4 corpi d'armata e a nord (sinistra) la gigantesca 2a Armata, comandata dal generale Luigi Capello e costituita da ben 8 corpi d'armata. Lo sfondamento avvenne sul fianco sinistro della II armata tra Tolmino (Tolmin) e Plezzo (Bovec). Val di Rose Trincea Tale parte di fronte era presidiata a sud tra Tolmino e Gabrije (paese a metà strada tra Tolmino e Caporetto), dal XXVII Corpo d'armata di Pietro Badoglio, mentre a nord da Gabrije fino a Plezzo, dal IV Corpo d'armata di Alberto 16 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale Cavaciocchi. Incuneato tra i due corpi d'armata ed in posizione più arretrata era stato disposto molto frettolosamente anche il debole VII Corpo d'armata comandato dal generale Luigi Bongiovanni. Molto sinteticamente, le ragioni che permisero lo sfondamento sono: Una disposizione eccessivamente offensiva della seconda armata ed in particolare del XXVII Corpo d'armata, con le artiglierie ed alcune unità (tre divisioni su quattro sulla sinistra dell'Isonzo) troppo avanzate rispetto alla prima linea di fronte e un fianco sinistro eccessivamente debole. Nella zona sfondata del XXVII Corpo d'armata era presente solo la 19a Divisione, rinforzata con la Brigata Napoli, ed il X gruppo alpini. Di queste truppe va rilevato che la Brigata Napoli era stata assegnata al XXVII Corpo d'Armata solo prima dell'inizio dell'offensiva, e non guarniva il fondovalle Isonzo all'altezza di Foni, come pure suo compito, gravitando sulle pendici meridionali della valle; il X gruppo alpini, arrivato in linea anch'esso all'ultimo momento, guarniva una linea teoricamente forte, ma in realtà organizzata più su capisaldi che in modo continuo. Debolezza e disposizione sbilanciata delle riserve, tutte a sud della linea di sfondamento, sia quelle d'armata a disposizione di Capello che quelle generali a disposizione di Cadorna. Comunicazioni difettose a tutti i livelli, rese ancora più precarie dalle condizioni meteo, pioggia battente e nebbia a valle, bufere di neve in quota. Mancate azioni di comando e manovra accentuate dalla mancanza di comunicazioni e dalla scarsità e debolezza delle riserve. Utilizzo difettoso e di scarsa efficacia dell'artiglieria italiana. Errori tattici a livello di comandi divisionali (ad esempio l'abbandono prematuro della stretta di Saga, che aprì la direttrice della Valle Uccea e del Tagliamento). trincea Austriaca 17 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale Insufficienza tattica delle nostre truppe, che dopo due anni e mezzo di assalti ad ondate non avevano l'abitudine tattica ad attaccare per nuclei, cercando l'infiltrazione nei punti deboli; c’è da dire che le truppe tedesche avevano una dotazione di mitragliatrici più ampia, ed una diversa dottrina del loro impiego, come elementi di fuoco in movimento e non come supporto di linea. Mancanza di esperienza difensiva. Il nostro esercito si era forgiato durante le precedenti 11 battaglie tutte offensive. Dilagare del panico anche di fronte ad infiltrazioni di forze non numerose, nella convinzione che l'essere accerchiati fosse una situazione comunque irrimediabile; anche questo un lascito di due anni di battaglie "muro contro muro", un'ondata dopo l'altra. Al di là delle responsabilità di singole piccole e medie unità, le colpe maggiori di ordine strategico e tattico non possono che essere attribuite in ordine al comando supremo (Cadorna), al comando d'armata interessato (Capello), ed ai tre comandanti dei corpi d'armata coinvolti, Badoglio, Cavaciocchi e Bongiovanni, che in effetti, con l'unica eccezione di Badoglio, vennero tutti, almeno in prima istanza giudicati colpevoli dalla prima commissione d'inchiesta del 1918-19 (anche se la posizione del Badoglio, nel frattempo divenuto vice di Diaz, fu tutelata amputando la relazione di alcune pagine, verso di lui molto severe). Il comandante supremo dell'esercito italiano Luigi Cadorna aveva disposto con un ordine del 18 settembre, dopo la conclusione dell'undicesima battaglia dell'Isonzo, e a seguito di informazioni più o meno attendibili sulle intenzioni nemiche, che le sue armate sull'Isonzo (la e 2a Armata comandata da Luigi Capello e la 3a Armata comandata dal Duca D'Aosta) si apprestassero in una disposizione difensiva nelle migliori condizioni possibili. Luigi Capello comandante della seconda armata, avendo una visione più offensiva, credeva che in caso d'attacco occorresse lanciare subito un'energica controffensiva, non solo a fini tattici, come raccomandava Cadorna, ma anche a fini strategici. Eseguì quindi solo parzialmente ed in ritardo gli arretramenti del grosso delle truppe e delle artiglierie pesanti sulla destra dell'Isonzo, richiesti da Cadorna. In particolare molti medi calibri restarono sulla Bainsizza, in previsione di un progetto controffensivo che , attraverso i Lom di Tolmino, aveva ad obbiettivo le retrovie della testa di ponte austriaca di Tolmino. Bisogna però osservare che tutte le disposizioni date da Capello furono trasmesse, per conoscenza, anche al comando supremo e che Cadorna non ebbe nulla da obiettare. A questo si aggiunge il fatto che Capello, già costretto a letto da una nefrite agli inizi di ottobre, nei giorni antecedenti l'attacco nemico, dovette ricoverarsi in ospedale a Treviso, lasciando il comando interinale della 2a Armata al generale Montuori, riprendendolo solo alle 22.30 del 22 ottobre. Il cambio al comando 18 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale della II armata generò confusione negli ordini in particolare lungo la linea di congiunzione tra il XXVII ed il IV C.A. i cui reparti furono continuamente spostati. Lo stesso Cadorna si allontanò per 15 giorni rientrando al comando generale di Udine solo il 19 ottobre. Cadorna era poco convinto che il nemico avrebbe effettivamente sviluppato una offensiva di vasta portata ed il suo ordine difensivo del 18 settembre rimase isolato fino al 19 ottobre, giorno del suo rientro in Udine. Il 20 ottobre due ufficiali disertori dell'esercito asburgico, tra cui il tenente Maxim, comunicarono al comando della 2a Armata l'imminenza dell'offensiva oltre a illustrare alcune direttive di attacco della 50a Divisione austriaca. Venne confermata l'intenzione del nemico di effettuare lo sfondamento sull'asse Tolmino-Caporetto-Plezzo. Cadorna non diede molto credito a tale informazione che si rivelò in seguito del tutto esatta. Il 22 ottobre si ebbe anche conferma degli orari esatti dell'offensiva che sarebbe iniziata con due ore di tiro a gas. In definitiva due giorni prima della battaglia i comandi italiani conoscevano quasi alla perfezione il piano del nemico. In effetti, l'offensiva nemica iniziò alle ore 2.00 del 24 ottobre con tiri di preparazione dell'artiglieria, prima a gas, poi a granate fino alle 5.30 circa. Verso le 6.00 cominciò un violentissimo tiro di distruzione a preparazione dell'attacco delle fanterie. Le testimonianze di parte Italiana, ad esempio i rapporti del comando d'artiglieria del XXVII Corpo d'armata (colonnello Cannoniere) indicano che il tiro tra le 2.00 e le 6.00 produsse perdite molto lievi. Il gas non ebbe grandi effetti, sia perché nei giorni precedenti erano state effettuate grandi distribuzioni di maschere protettive efficaci, sia per le condizioni meteo sfavorevoli all'uso dei gas. Comunque gli artiglieri del XXVII e IV Corpo d'armata avevano fin dal 22 ottobre ricevuto ordine di indossare le maschere già alle ore 1.30 del 24, mezzora prima del previsto inizio dell'offensiva. Solo nella conca di Plezzo i gas, lanciati tra l'altro con tecniche innovative (tubi lancia bombole), ebbero effetti apprezzabili. 19 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale truppe Italiane sull’Isonzo L'attacco delle fanterie nemiche cominciò alle ore 8.00 con uno sfondamento immediato sull'ala sinistra del XXVII Corpo d'armata, occupato dalla 19a divisione, e sull'ala destra del IV Corpo d'armata (generale Cavaciocchi) tra Tolmino e Caporetto. A fronte della sola 19 a Divisione italiana il nemico disponeva di ben sette divisioni, tra cui l'Alpenkorps e la 12 a Slesiana in prima linea. Le artiglierie Italiane del XXVII Corpo d'armata, sia i grossi calibri che i piccoli e medi calibri divisionali, non risposero, per ordine esplicito, al tiro di preparazione nemico. Poi, alle 6.00 quando iniziò il tiro di distruzione, la risposta delle artiglierie Italiane fu del tutto inefficace. La debole, intempestiva ed inefficace risposta delle artiglierie Italiane sul fronte del XXVII Corpo d'armata è una delle ragioni accertate dello sfondamento, ma il motivo per cui ciò avvenne è tutt'oggi fonte di disquisizioni. Tra le cause ipotizzate, vi sono: Ignoranza dei comandi Italiani sull'uso difensivo delle artiglierie in particolare della fase di contropreparazione. L'avere ordinato più o meno esplicitamente di non rispondere al tiro di preparazione (ore 2.00 - 6.00) fu un grave errore anche se a parziale discapito dei protagonisti è utile osservare che fino ad allora questa era la regola di utilizzo delle artiglierie nell'esercito italiano. Solo nella primavera del 1918 e proprio a causa della sconfitta di Caporetto furono cambiate le regole di risposta al fuoco. Secondo le direttive di Cadorna le artiglierie medie e pesanti avrebbero dovuto effettuare un tiro efficace sulle batterie nemiche e sui punti di raccolta delle fanterie dall'inizio del bombardamento nemico. Capello interpretò, probabilmente in sintonia con il volere di Cadorna, per "inizio del tiro nemico" l'inizio del tiro di distruzione quello cioè che iniziò alle ore 6.00. Tutte le fonti nemiche concordano che l'azione di contropreparazione italiana fu sorprendentemente debole. 20 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale La nebbia, pioggia battente al mattino del 24 a valle e nevicate in quota (alcune testimoni usano il termine "bufere di neve") impedirono alle prime ed alle seconde linee Italiane di scorgere in tempo l'avanzata delle fanterie nemiche e di conseguenza di ordinare il tiro controffensivo con i piccoli e medi calibri, mortai e bombarde divisionali. Bisogna osservare che i tedeschi agirono esplicitamente con l'intento di fare meno rumore possibile ed in effetti la maggior parte dei soldati italiani di prima linea vennero catturati senza sparare. Le testimonianze dei comandanti di batteria divisionali riportano che il tiro automatico di sbarramento (senza ordine esplicito) non fu effettuato in quanto non si udirono scariche di fucilerie o mitraglia dalle prime linee, che in effetti cedettero immediatamente quasi senza combattere. Le testimonianze del nemico, in particolare quelle del giovane tenente Erwin Rommel (che nonostante fosse solo tenente era al comando di ben tre compagnie, quasi un battaglione) confermano che le prime e le seconde linee italiane furono prese in totale sorpresa, scavalcate in velocità senza quasi combattere. Caporetto Il tiro di preparazione ma più ancora quello di distruzione (ore 6.00) nemico fece saltare i collegamenti telefonici tra i reparti combattenti ed i comandi. Lo stesso Badoglio riferisce che fino alle 6.00 erano ancora in funzione alcune linee telefoniche, mentre alle 8.00 era completamente isolato nel suo comando. Nel contempo le pessime condizioni meteo impedirono l'uso dei segnali ottici ed acustici per la comunicazione. Le poche comunicazioni in campo italiano avvennero, con enormi ritardi, tramite staffette. È necessario osservare che il nemico comunicò più efficacemente mediante razzi luminosi. Badoglio aveva disposto alle sue artiglierie che l'inizio del tiro 21 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale controffensivo sarebbe dovuto iniziare solo dietro suo ordine esplicito, ma al momento giusto, causa mancanza totale di comunicazioni, non fu in grado di darlo. L'azione di comando di Badoglio fu debole in quanto completamente isolato nelle varie sedi del suo comando continuamente spostate durante il 24 in quanto soggette a massicci quanto precisi tiri dell'artiglieria nemica. A tal proposito fonti nemiche rivelano che i messaggi in chiaro trasmessi via radio dal comando di Badoglio e che indicavano ai suoi reparti le nuove posizioni del comando, furono sistematicamente intercettate e immediatamente comunicate all'artiglieria nemica. Le cose non andarono molto meglio sul fronte del IV Corpo d'armata di Cavaciocchi, confinante a sud con il XXVII c.a. di Badoglio. L'utilizzo delle artiglierie del IV Corpo d'armata fu più efficace e tempestivo ed il fronte nel settore centrale intorno al monte Nero, a nord est di Caporetto durante le prime ore della battaglia. Lo sfondamento del IV Corpo d'armata avvenne sull'ala sinistra, nella conca di Plezzo ma il vero disastro cominciò quando il nemico, arrivò a Caporetto, da entrambi i lati dell'Isonzo dal fianco sud. Incuneato tra il IV ed il XXVII Corpo d'armata ed in posizione leggermente arretrata vi era anche il debole (due divisioni) VII Corpo di armata di Bongiovanni, messo lì tardivamente a riserva. La sua efficacia fu nulla. La mancanza di riserve dietro il IV Corpo d'armata, e qui la colpa non può che essere di Cadorna e Capello, fu senz'altro uno dei motivi principali che contribuirono alla disfatta. In effetti il vantaggio di ogni attaccante è quello di poter concentrare la pressione offensiva, mediante concentrazione di truppe, su una parte ridotta di fronte, sconosciuta normalmente (ma non nel caso di Caporetto) fino all'ultimo al difensore. Lo sfondamento in piccoli settori è inevitabile e deve essere preventivato dal difensore, provvedendo ad un congruo numero di riserve da far affluire tempestivamente verso le posizioni sfondate. Nonostante questa elementare verità fosse ben nota a Capello, tanto che la espose ai suoi comandanti di corpo d'armata qualche giorno prima, non prese provvedimenti correttivi. L'errore tattico più sconcertante ed oggettivamente misterioso fu senza dubbio operato da Badoglio sul suo fianco sinistro ovvero sulla riva destra dell'Isonzo tra la testa di ponte austriaca davanti a Tolmino e Caporetto. Questa linea, lunga pochi chilometri, costituiva il confine tra la zona di competenza del XXVII C.A. di Badoglio (riva destra) e la zona assegnata al IV C.A. di Cavaciocchi (riva sinistra). Nonostante tutte le informazioni indicassero proprio in questa linea la direttrice dell'attacco nemico, la riva destra fu lasciata praticamente sguarnita con piccoli reparti a presidiarla mentre il grosso della 19a divisione e della brigata Napoli era arroccato sui monti sovrastanti. Osservando le cartine della relazione ufficiale dello stato maggiore (Vol IV tomo 3 ter) in cui sono 22 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale riportate le disposizioni delle truppe italiane nella mattina del 24 ottobre, non si può non rimare colpiti dalla presenza di questo corridoio libero e sguarnito e risulta impossibile immaginare che sia sfuggito ad un generale della competenza di Badoglio. Probabilmente in una giornata di tempo sereno (con buona visibilità) la posizione in quota avrebbe consentito alla fortissima 19a divisone di dominare tutta la riva destra rendendo il corridoio impercorribile. Al contrario, il 24 in presenza di nebbia fitta e pioggia, le truppe italiane in quota non si accorsero minimamente del passaggio dei tedeschi in fondovalle che catturarono senza combattere e quindi senza provocare rumore le scarsissime unità italiane presenti. In 4 ore le unità tedesche risalirono la riva destra arrivando integre a Caporetto, sorprendendo da dietro le unità del IV C.A. Sebbene non ce ne siano le prove, si è molto vociferato (testimonianze di ufficiali presenti alle decisioni di Badoglio) che il corridoio sulla riva destra dovesse costituire la "trappola di Volzana" appositamente preparata da Badoglio per annientare l'offensiva nemica e trasformatasi invece nel disastro di Caporetto. L'ipotesi della trappola di Volzana non ha molto credito tra gli storici militari ma costituisce forse l'unica spiegazione plausibile della assurda disposizione di truppe operata da Badoglio. Il caos e la disorganizzazione dei comandi Italiani sono testimoniati da moltissimi fatti e fra questi: Badoglio pur essendo a pochi chilometri dal fronte, ebbe le comunicazioni tanto interrotte che seppe dell'attacco delle fanterie nemiche (iniziato alle 8.00) solo verso mezzogiorno e lo comunicò al comando della 2a Armata soltanto qualche ora dopo aggiungendo però che non sapeva nulla della 19a divisione (l'unica presente al suo fianco sinistro). Cadorna a Udine che dista circa 20-30 chilometri dal fronte ancora alle 19.00 era convinto che l'azione nemica da Tolmino fosse solo un diversivo per sviare l'attenzione dalla vera azione offensiva che sarebbe partita più a sud; seppe della gravità dello sfondamento e del fatto che il nemico aveva conquistato alcune forti posizioni solo alle 22.00! 23 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale Soldati a riposo in trincea Il dolore delle madri Toscana (28/10/1921 – 04/11/1921) Traslazione della Salma del Milite Ignoto4 ___________________________________ 24 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale 4 Beni Culturali della Lombardia: Raccolte grafiche e fotografiche del Castello Sforzesco – Fondo Lamberto Vitali – L.V. 867/74. Regio Esercito Italiano Nell'anno 1917 (nel pieno svolgimento del Primo conflitto mondiale), l'esercito italiano risultava essere organizzato nel seguente modo: • Compagnia fucilieri di fanteria. Composta nominalmente da 200 uomini (compresi 5 ufficiali), includeva anche una sezione di mitragliatrici. • Battaglione di fanteria. Risultava composto da tre compagnie di fucilieri, da una sezione lanciafiamme e da una compagnia mitragliatrici (con sei mitragliatrici pesanti). • Tre battaglioni formavano un reggimento. • Due reggimenti, con l'aggiunta di due o più compagnie mitragliatrici (di Brigata), formavano una Brigata di fanteria. • Due Brigate di fanteria formavano una Divisione. La Divisione di fanteria (oltre ad includere le due sopracitate Brigate), aveva ai suoi ordini anche un certo numero di compagnie mitragliatrici (divisionali), un reggimento di artiglieria campale o da montagna5, un battaglione del Genio. La Brigata Bersaglieri aveva una composizione analoga alla brigata di fanteria6. L'insieme di tre o più battaglioni Alpini (corrispondente circa ad un reggimento di fanteria), era invece chiamato “Gruppo”7. Due o più divisioni costituivano il Corpo d'Armata, che includeva anche una propria artiglieria (di calibro superiore a quella divisionale), piccole aliquote di cavalleria, truppe del Genio, Sanità, Sussistenza. L'insieme di parecchi Corpi d'Armata costituiva una specifica Armata, a sua volta dotata di proprie batterie d'artiglieria (del calibro più grosso), truppe ausiliarie, batterie contraeree, squadriglie di aeroplani e sezioni aerostatiche8. __________________ 5 Circa 48 cannoni. 6 Alcuni Battaglioni Bersaglieri (di solito aggregati alle unità di cavalleria), risultavano dotati di biciclette. 7 Due o più “Gruppi” Alpini formavano un “Raggruppamento”, corrispondente grossomodo alla Brigata di fanteria. 25 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale 8 Risultavano presenti almeno 13 sezioni aerostatiche, ciascuna attrezzata con un dirigibile di tipo “Avorio”, armato con mitragliatrici. Le denominazioni usate per la classificazione dei vari raggruppamenti militari risultavano essere le seguenti: • un numero ordinale arabo (es. 25° o 69°), indicava ciascun reggimento di fanteria o Bersaglieri9. • Ciascun battaglione Alpino aveva un nome (es. Val Chisone od Aosta)10. • Ciascuna Brigata di Fanteria aveva anch'essa un proprio nome (es. Toscana o Firenze). • Le Brigate dei Bersaglieri ed i Raggruppamenti Alpini erano invece indicati da un ordinale romano. • Le divisioni riportavano un ordinale arabo. • I Corpi d'Armata e le Armate con un ordinale romano (es. II o IX). _____________________________ 26 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale 9 La scritta II/69° era quindi usata per indicare il secondo battaglione del 69° reggimento. 10 Ogni Gruppo Alpino era invece indicato con un ordinale romano. Vita di guerra La caratteristica tipica ed unica della Prima Guerra Mondiale è chiaramente individuabile nella cosiddetta “guerra di trincea”, messa in atto da ogni esercito belligerante per annullare di fatto ogni possibile movimento ed assalto nemico. Le trincee (stretti fossati estesi per chilometri nei vari settori di guerra, protetti da una massa inestricabile di reticolati e vigilati da nidi di micidiali mitragliatrici), rappresentano il simbolo più drammatico ed eloquente di tutte le estreme sofferenze patite dai nostri combattenti. “...[nelle trincee] le teste degli uomini ingoiate si vedevano da lontano comparire a fior di terra, come se camminassero da sé sole; poi scomparivano improvvisamente al primo cadere di un proiettile. Chi scendeva nelle trincee sentiva già il viscidume e il lezzo della decomposizione. Quelle budella delle terra, squarciate là sotto il cielo azzurro, erano spaventose. Dinanzi al reticolato ed alla trincea, verso il nemico, si stendeva fino all'altro reticolato ed all'altra trincea, la squallida “terra di nessuno”. Di giorno la breve striscia era deserta e l'erba non vi cresceva più. Se un uccello l'attraversava sperduto, non cantava e spariva gridando di sgomento. Più triste diventava quando l'ombra saliva, viva e terribile, perchè sembrava che uscisse dal profondo e si diffondesse a poco a poco nel cielo. I monti lontani, le colline, la pianura, i villaggi diroccati, gli uomini, tutte le cose basse della terra, irradiavano quella triste oscurità. Faceva freddo: il silenzio s'avanzava col suo passo felpato e, dove passava, tutto impietriva. Soltanto grandi stormi di corvi continuavano a ruotare oziosamente per l'aria, ondeggiavano un poco là e qua, poi calavano sulle cime degli alberi e rimanevano aggrondati, senza più muoversi. Nei campi non tremava brivido di vita. Nell'acqua non lampeggiava riso di colore. Una larga fascia d'ovatta avvolgeva uomini e cose. Dove la terra si confondeva col cielo, al di là dei fiumi che si coprivano di nebbia, s'addormentavano le città ed i villaggi devastati. La solitudine e la disperazione posavano sulla terra. Ognuno si sarebbe voluto distendere dov'era, stanchissimo, e dormire finalmente in pace. Fra i reticolati, le trincee, la terra di nessuno e la terra di desolazione a ridosso delle trincee, stette schiacciata al suolo per tre anni e mezzo, la folla senza nome dei fanti d'Italia....”11 _________________________ 27 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale 11 Testimonianza scritta del colonnello Angelo Gatti , tratta dal libro “Isonzo 1917” di Mario Silvestri. Se la vita condotta in trincea imponeva condizioni di vita durissime, il momento dell'assalto contro le postazioni nemiche era per molti soldati l'ultimo atto assoluto dell'inferno creato sulla terra dal Demone della Guerra. In mezzo al frastuono delle bombe e delle esplosioni, urlando a pieni polmoni il grido “Savoia”, i nostri soldati uscivano dalla protezione comunque assicurata dalla trincea, per lanciarsi nel vuoto della “terra di nessuno”, di corsa verso i reticolati e le armi del nemico, sottoposti ad un fuoco incrociato e geometrico studiato appositamente per ucciderli sistematicamente. I pochi uomini sopravvissuti a questa tremenda decimazione di massa, tornavano in trincea smarriti e terrorizzati, poveri esseri incapaci d'intendere e di volere, molte volte ricacciati indietro, ancora all'assalto, da comandanti incapaci ed ottusi che misuravano la gloria e gli onori con i conteggi delle perdite subite. Rimanevano nella “terra di nessuno” i morti ed i feriti che non potevano più muoversi, dolorose anime dannate destinate ad urlare a lungo il loro dolore immenso ed inumano. L'assalto! L'assalto in questa guerra è la più terribile cosa che mente umana possa raffigurare, tanto terribile che, da ieri, io non sogno che di vederlo scongiurare per sempre dal capo di mio figlio12. Fanterie italiane all'assalto del Monte San Michele (1916)13 _________________________ 12 Lettera di un sopravvissuto ad un attacco lanciato ad Oslavia contro alcune posizioni nemiche (di 28 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale 220 uomini partiti all'assalto, ne tornarono indietro soltanto 40). 13 Museo Centrale del Risorgimento – raccolta album fotografici. Soave I Caduti e Dispersi in Combattimento, Deceduti per malattie contratte in zone di operazioni Soldato BELLOMI Feliciano Luigi, nato a Soave (VR) il 22 settembre 1875, figlio di Giacomo e di ZAGO Maria. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel 32° Battaglione M.T. lì 16 agosto 1918; Morto il 12 ottobre 1918 nell’Ospedale da campo n° 241 per malattia. Soldato MAGRINELLO Antonio Arcadio, nato a Soave (VR) il 31 luglio 1876, figlio di Luigi e di VENTURI Maria. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nella Milizia territoriale del Distretto di Verona lì 15 giugno 1909; Disperso nel combattimento di Monte Ortigara lì 30 giugno 1916; Tale prigioniero di guerra ( Disp. Min.le ) Morto presso il nemico nell’Ospedale di Briditz ( Circondario di Rilfotz Alesia col n° 23355) lì 06 dicembre 1917. Vice Brigadiere ZAGO Arcadio, nato a Soave (VR) il 08 marzo 1876, figlio di Orlando e CARRERO Maria. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione carrettiere; Morto a Treviso lì 15 agosto 1916. Soldato MAGAGNA Eugenio, nato a Soave (VR) il 07 marzo 1877, figlio di Luigi e di TEBALDI Maria. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nella 1019° Centuria (Boscaioli) lì 01 gennaio 1917; Morto a Crespadoro per accidente sul lavoro lì 28 marzo 1918. Soldato MIGLIORINI Marcellino Gaetano, nato a Soave (VR) il 06 aprile 1877, figlio di Gio Batta e di PASETTO Angela. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione muratore; 29 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale Tale nel 39° Battaglione M. T. Distretto Militare di Piacenza lì 24 aprile 1918; Morto nell’Ospedaletto da Campo n° 0154 per bronco polmonite lì 18 ottobre 1918. Caporal Maggiore FERRO Antonio, nato a Soave (VR) il 29 marzo 1878, figlio di Luigi e di. Distretto Militare di leva di Verona Morto il 05 febbraio 1919 a Soave per malattia. Albo d’oro dei Caduti della Grande Guerra. N.B. non si possiede il fascicolo matricolare presso il D.M. e/o l’Archivio di Stato di Verona. Soldato SAMBUGARO Ferdinando Pietro, nato a Soave (VR) il 1 maggio 1878, figlio di Antonio e di DANTE Luigia. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nella 697° Centuria lì 27 novembre 1916; Morto nell’Ospedale da campo n°076 come da estratto dell’atto di morte inscritto sul registro tenuto dal suddetto Ospedale a pag. 57 n° 55 d’ordine in seguito a polmonite lì12 ottobre 1918. Soldato MASTELLA Filippo, nato a Soave (VR) il 21 marzo 1879, figlio di Giulio e di PRETO Romana. Iscritto di leva nel comune di Monteforte - di professione contadino – Tale nel Deposito del 10° Reggimento Fortezza lì 09 gennaio 1917; Tale prigioniero di guerra nel fatto d’armi di caporetto lì 24 ottobre 1917; Deceduto presso il nemico nell’Ospedale di Francoforte in seguito a dissenteria come da Disp. Minist. lì 20 febbraio 1918. Soldato ZENARI Gaetano, nato a Soave (VR) il 20 febbraio 1879, figlio di Eugenio e di SITA Toscana. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione ………..; Tale nel 220° Reggimento Fanteria M.M. lì 16 maggio 1917; Tale prigioniero di guerra nel fatto d’armi degli avvenimenti ottobre lì 24 ottobre 1917; Morto presso il nemico (Elenco Ministeriale n° 692 para 82 12 gennaio 1920) lì 20 febbraio 1918. Soldato FERRANDINI Giuseppe, nato a Soave (VR) il 18 gennaio 1880, figlio di fu Silvestro e di ZANDOMENEGHI Carolina. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; 30 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale Tale nel 4° Reggimento Alpini ( Battaglione Intra tabella di mobilitazione lì 11 agosto 1915; Morto nell’Ospedaletto da Campo someggiato n° 28 in seguito ad enterite acuta come da verbale del Consiglio d’Amministrazione in data 11 aprile 1916 n° 588 lì 17 ottobre 1915. Caporale PIUBELLO Fausto Fulgenzio Mario, nato a Soave frazione Castelcerino (VR) il 06 agosto 1880, figlio di Bernardino e di MARTINELLI Maria. Distretto Militare di leva di Verona Nel 70° Reggimento Fanteria “ANCONA”, morto il 07 settembre 1918 a Roma per malattia. Albo d’oro dei Caduti della Grande Guerra. N.B. non si possiede il fascicolo matricolare presso il D.M. e/o l’Archivio di Stato di Verona. Soldato TAMELLIN Augusto Antonio, nato a Soave frazione Costeggiola (VR) il 20 agosto 1880, figlio di Giuseppe e di LAVANDA Amalia. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione ………….; Tale nel deposito del 70^ Reggimento Fanteria lì 28 febbraio 1917; Morto a Sarcedo (VI) lì 23 maggio 1917. Sergente BONTURI Alessandro Pasquale, nato a Soave (VR) il 21 aprile 1881, figlio di Giovanni Battista e di DAL PRA’ Zefferina. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione ………..; Tale nel 47° Reggimento Fanteria lì ………….; Morto in combattimento di Dosso Faiti (Carso) in seguito a ferite come risulta da atto di morte inscritto al n° 1553 del registro degli atti di morte del 47° Fanteria lì 16 maggio 1917. Soldato BURATO Adriano Mario, nato a Montecchia di Crosara (VR) il 30 giugno 1881, figlio di Faustino e di DANESE Candida. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nella Milizia Territoriale del Battaglione Verona lì 31 dicembre 1914; Partito da territorio dichiarato in istato di guerra per malattia lì 25 novembre 1915; Morto a Torino lì 13 dicembre 1915. Soldato FERRO Ottavio, nato a Soave (VR) il 26 novembre 1881, figlio di Gio Battista e BATTOCCHIA Luigia. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; 31 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale Tale nel deposito del 71° Reggimento Fanteria ( Circolare Ministeriale n°436201 del 24 08 916) lì 06 settembre 1916; Morto il 10 settembre 1917 in combattimento in Monte Lora, come da atto di morte inscritto al n°310 del registro degli atti di morte del 71° Reggimento Fanteria. Soldato MANTOAN Alessandro, nato a Soave frazione Castelletto (VR) il 10 giugno 1881, figlio di Giuseppe e di ZONATO Elisabetta. Iscritto di leva nel comune di San Bonifacio - di professione contadino Tale nel 78° Reggimento Fanteria lì 15 maggio 1917; Prigioniero di guerra lì 23 dicembre 1917; Morto il 21/04/1918 per malattia presso il nemico come risulta da comunicazione ministeriale n° 652/78 del 03/04/1918. Soldato ALDIGHIERI Beniamino Pietro, nato a Soave (VR) il 19 ottobre 1882, figlio di Lorenzo e di TREGNAGO Angela. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nell’8° Reggimento Alpini Battaglione Monte Arvenis lì 28 ottobre 1916; Morto in seguito a peritonite sepolto a Canal San Bovo lì 14 ottobre 1917. Caporale PIUBELLO Giuseppe, nato a Soave (VR) il 21 marzo 1882, figlio di Domenico e di MILANI Maria. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nell’8° Reggimento alpini Battaglione Monte Arvenis lì 28 ottobre 1916; Presunto morto in guerra come da informazioni avute dai R.R. CC. Di Soave con foglio n° 529 in data .. marzo 1931. Soldato TAMELLIN Felice, nato a Soave frazione Costeggiola (VR) il 19 febbraio 1882, figlio di Sante e di SALGARO Rosa. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel 254° Reggimento Fanteria lì 07 marzo 1917; Tale prigioniero di guerra lì 29 giugno 1918; Morto presso il nemico lì 01 luglio 1918. Soldato MARTINELLI Ermenegildo, nato a Soave (VR) il 27 novembre 1883, figlio di Eugenio e di FRANCARIN Luigia. Iscritto di leva nel comune di San Bonifacio - di professione fruttivendolo; Tale nel gruppo specialisti di artiglieria in Velletri lì 19 aprile 1918; Morto a Roma il 17 dicembre 1918 come da atto di morte inscritto al n° 519 parte II^ del registro degli atti di morte.. 32 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale Soldato BRUNETO Ottavio Giocondo, nato a Soave (VR) il 17 settembre 1884, figlio di Giocondo e di B……………….. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione calzolaio; Tale nel 4° Reggimento Bersaglieri lì 07 marzo 1916; Morto nell’Ospedale Civile di Verona, come da atto di morte inscritto al n° 2098 P. II del Registro degli atti di morte tenuto dal municipio di Verona lì 14 agosto 1919. Soldato CUNICO Antonio, nato a Soave (VR) il 02 luglio 1884, figlio di Angelo e di fu ADAMI Santa. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel 6° Reggimento Alpini lì 28 febbraio 1916; Morto ad Auzza in seguito a ferite riportate nel fatto di guerra come da atto di morte inscritto al n° 66 del registro degli atti di morte del Battaglione Monte Berico 108^ Compagnia lì 16 settembre 1917. Soldato MELLERI Rizieri Alberigo, nato a Soave (VR) il 23 maggio 1884, figlio di Eugenio e di TOSADORI Maria. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione …………….; Tale nel 5° Reggimento Alpini 663^ Compagnia mitraglieri FIAT lì 10 settembre 1917; Morto in Soave nell’Ospedale da Campo n° 201 Villabella come da atto di morte inscritto al n° 201 del registro degli atti di morte tenuto dal suddetto Comune lì 17 dicembre 1918. Soldato MOLINAROLO Cesare, nato a Soave frazione Castelcerino (VR) il 29 settembre 1884, figlio di Domenico e di BURATO Luigia. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel 20° Reggimento Bersaglieri mobilitato lì 20 settembre 1917; Morto in prigionia come consta da Elenco Ministeriale lì 21 dicembre 1917. Soldato ZAGO Beniamino Domenico, nato a Soave (VR) il 28 luglio 1884, figlio di Angelo e di CASAGRANDE Teresa. Iscritto di leva nel comune di San Bonifacio - di professione contadino; Tale nel 101° Reggimento Fanteria lì ………..; Morto d’infezione malarica perniciosa a bordo della nave ospedale Italiana FERDINANDO PALASCIANO come da atto di morte lì 17 settembre 1918. 33 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale Caporale Maggiore ZAMPICININI Angelo, nato a Soave (VR) il 24 marzo 1884, figlio di Aurelio e di ADAMI Barbara. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel 114° Reggimento Fanteria lì 12 dicembre 1915; Tale prigioniero di guerra nel fatto d’armi di Costa Violina lì 17 maggio 1916; Morto in prigionia Dispaccio Ministero della Guerra Direzione Generale Leva e Truppa Divisione Matricole Sezione 2^ del 29 Maggio 1917 n° 652/49 lì 06 marzo 1917. Caporale SCALCHI Gaetano, nato a Soave (VR) il 18 aprile 1885, figlio di Valente e di VERZINI Filomena. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione carrettiere; Tale nella Milizia Mobile di detto lì 31 dicembre 1914; Tale in territorio dichiarato in istato di guerra lì 24 maggio 1915; Riformato in seguito a rassegna per …………………………con determinazione della Direzione dell’Ospedale militare di Verona lì 17 agosto 1917; Congedato in seguito alla suddetta rassegna lì 17 agosto 1917; Morto il 12 dicembre 1918 a Soave (VR). Soldato TEBALDI Domenico Luigi, nato a Soave (VR) il 13 ottobre 1885, figlio di Eugenio e di MARTINELLI Teresa. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel 6° Reggimento Bersaglieri (Ord. M.le n° 7156R.S. del 27-11-16 Com.do Corpo d’Armata Torino) lì 01 dicembre 1916; Disperso in combattimento M. Melette lì 04 dicembre 1917. Soldato BALLAROTTO Silvio, nato a Soave (VR) il 20 maggio 1886, figlio di Antonio e di TREVISANI Maria. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione carrettiere; Tale nel deposito del 22° Reggimento Fanteria lì 13 novembre 1917; Disperso in combattimento sul Montello il 18 giugno 1918. Soldato MULIARI Augusto, nato a Soave (VR) il 02 aprile 1886, figlio di Gio Batta e di FUIN Maria. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel 28° Reggimento Fanteria (telegramma ministeriale n° 58/5 del 29 agosto 1915) lì 30 agosto 1915; 34 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale Morto il giorno 19 ottobre 1915 nel combattimento di Monte Sabatino come da atto di morte in data 19 ottobre 1915 firmato Rubbi. Soldato ADAMI Alessandro Secondo, nato a Soave (VR) il 02 marzo 1887, figlio di Nazzareno e di ALDEGHERI Maria. Iscritto di leva nel comune di San Pietro Incariano - di professione manovale; Tale nel 6° Reggimento Alpini lì 06 novembre 1915; Morto nell’Ospedale da Campo n° 115 per malattia lì 11 novembre 1916. Caporale Maggiore ALBERTI Fioravante Alfonso, nato a Soave frazione Costeggiola (VR) il 27 ottobre 1887, figlio di Angelo e di PAGANI Lucia. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel centro di mobilitazione di Vicenza tabella di reclutamento e di mobilitazione 1913 lì 01 luglio 1913; Riformato in seguito a rassegna per Bronco Alveolite degli apici, lato polmone destro con determinazione della Direzione dell’Ospedale Militare di Verona lì 02 settembre 1917; Congedato in seguito alla suddetta rassegna lì 02 settembre 1917; Partito da territorio dichiarato in istato di guerra lì 02 settembre 1917; Morto a Soave (VR) lì 24 agosto 1918. Soldato AVOGARO Narciso, nato a Soave (VR) il 9 luglio 1887, figlio di Desiderio e di BONOMI Corilla. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel 42° Fanteria lì 13 luglio 191.; Morto il 18/11/1918 nell’Ospedale da Campo n° 308 come da certificato di morte del comune di Soave lì 16 ottobre 1919. Soldato CENZI Luigi, nato a Soave (VR) il 24 ottobre 1887, figlio di Giovanni e di FACCHINETTI Carlotta. Iscritto di leva nel comune di Belfiore - di professione contadino; Tale nel 8° reggimento artiglieria da campagna (treno) lì 31 dicembre 1913; Morto per malattia nell’ospedale da campo n°065 come da atto di morte a scritto al n°68 degli atti di morte del suddetto ospedale lì 31 agosto 1917. Soldato CISAMOLO Albino Silvio, nato a Soave frazione Costeggiola (VR) il 01 ottobre 1887, figlio di Angelo e di VEZZARI Fortunata. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione ………..; Tale nel 6° Reggimento Alpini lì 07 novembre 1915; 35 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale Morto per ferita da scheggia di bombarda al fianco destro come da processo verbale iscritto sul registro degli atti di morte tenuto dal 121° Reparto Someggiato di sanità a pagina n° 10 lì 12 agosto 1918. Soldato FERRANDIN Costante, nato a Soave (VR) il 21 dicembre 1887, figlio di Silvestro e di ZANDOMENEGHI Carolina. Distretto Militare di leva di Verona Morto il 10 ottobre 1918 nell’Ospedale da Campo n° 28 per broncopolmonite e sepolto a Roverbella (MN). Dati tratti dal Sito Web del Ministero della Difesa, e Estratto atto di morte da Archivio di Stato di Verona. N.B. non si possiede il fascicolo matricolare presso il D.M. e/o l’Archivio di Stato di Verona. Soldato FILIPPI Richelmo, nato a Soave frazione Costeggiola (VR) il 30 novembre 1887, figlio di Gio Batta e di MUSERLE Maria. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Dal Disp. Min.n° 67122 del 30-6-1921 si è rilevato che il Filippi morì in Francia quale soldato del 1° Reggimento Legion Estranger Barone lì 09 maggio 1915. Soldato MILANI Guglielmo, nato a Soave (VR) il 11 settembre 1887, figlio di Pietro e di DALLA BENEDETTA Teresa. Iscritto di leva nel comune di Ronco all’Adige - di professione contadino; Tale nel 43° Reggimento Fanteria lì 11 novembre 1915; Morto il 07 giugno 1916 in combattimento a Monte Boscon come da atto di morte inscritto al n° 286 del Registro degli atti di morte del 43° Reggimento Fanteria. Soldato MULIARI Giuseppe, nato a Soave (VR) il 05 marzo 1887, figlio di Zefferino e di VALLE Bellarmina. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel deposito del 6° Reggimento Alpini lì 06 maggio 1917; Morto in combattimento a quota 774 come da atto di morte iscritto al n° 3 del registro degli atti di morte dello Stato Maggiore Monte Berico - 6° Reggimento Alpino lì 29 agosto 1917. Soldato PASETTO Antonio Virgilio, nato a Soave (VR) il 04 settembre 1887, figlio di Michelangelo e di PIZZOLO Maria. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; 36 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale tale nel 65° Reggimento Fanteria quale facente parte al 18° Reparto D’assalto lì 20 maggio…; Disperso in combattimento sul Monte Campo molon lì 01 novembre 1918; Rilasciata dichiarazione d’irreperibilità lì 16 marzo 19… Soldato ROSSETTI Silvio Augusto, nato a Soave (VR) il 20 giugno 1887, figlio di Domenico e di TEBALDI Catterina. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel 43° Reggimento Fanteria lì 28 febbraio 1916; Morto il 13 giugno 1916 in combattimento a Monte Lemerle come da atto di morte inscritto al n° 263 del Registro degli atti di morte del 43° Reggimento Fanteria. Sergente SOLFA Gaetano, nato a Soave (VR) il 10 maggio 1887, figlio di Giovanni Battista e di PERUZZI Maria Lucia. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione muratore; Tale nel 28° Reggimento Fanteria (tele Min. n° 658/5 del 29 agosto 1915) lì 30 agosto 1915; Morto nell’Ospedale da campo 110 in seguito a ferita lacero contusa all’addome penetrante in cavità, come da verbale in data 29 ottobre 1915 lì 23 ottobre 1915. Soldato STIZZOLI Augusto, nato a Soave (VR) il 28 dicembre 1887, figlio di Cirillo e di MASO Olinta. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel 255° Fanteria lì 20 giugno 1917; Disperso nel fatto d’armi a Quota 146 lì 04 settembre 1917; Soldato TESSARI Amedeo Silvio, nato a Soave (VR) il 08 novembre 1887, figlio di Luigi e di TESSARI Luigia. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel Deposito del 73° Reggimento Fanteria lì 19 luglio 1916; Riformato in seguito a rassegna per postumi di pleurite con determinazione della Direzione dell’Ospedale Militare di Brescia lì 28 novembre 1917; Morto per malattia nella propria abitazione come da atto di morte iscritto al n° 100 del registro degli atti di morte del comune di Monteforte lì 4 novembre 1918. Soldato VESENTINI Nicola Alberto, nato a Soave frazione Castelcerino (VR) il 06 dicembre 1887, figlio di Sante e di ZENATELLO Maria. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel 1° Granatieri Mobilitato lì 08 aprile 1916; 37 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale Morto il 17/10/1918 a Como per paralisi cardiaca come da atto di morte inscritto al n° 991 parte 2^ serie 13^ del registro degli atti di morte del comune di Como lì 30 ottobre 1918. Soldato CESTONATO Gio Batta, nato a Soave (VR) il 24 giugno 1888, figlio di Gustavo e di RONCA Marianna. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione sellaio; Tale nel 6° Reggimento Alpini truppe di Completamento Centro di Verona lì 06 maggio 1916; Disperso nel combattimento di Monte Pasubio lì 10 settembre 1916. Soldato PIUBELLO Egidio Mario, nato a Colognola ai Colli (VR) il 08 maggio 1888, figlio di Carlo e di ALDEGHERI Luigia. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel 2° Reggimento Fanteria lì 26 agosto 1910; Ferito da scheggia di granata all’occhio sinistro in seguito al combattimento dal 15 al 18 maggio 1916 a Ponte Colombaio Quota 382 Altopiano di Pozza (Verbale del Consiglio d’Amministrazione n° 91 del 25/09/1916). Morto a Soave lì 30 gennaio 19... Soldato BRESSAN Luigi, nato a Soave (VR) il 06 settembre 1889, figlio di Vittorio e di ADAMI Maria. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel 48° Reggimento Fanteria lì 31 dicembre 1915; Morto per malattia come risulta da atto di morte inscritto al n° 46 del registro degli atti di morte tenuto dal Comune di Soave lì 16 giugno 1916. Soldato DAL PALU’ Umberto Giuseppe, nato a Soave (VR) il 14 marzo 1889, figlio di Fortunato e di ZANOLLI Giustina. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Morto a Cividale per malattia lì 25 dicembre 1915. Soldato DAL PRA’ Antenore, nato a Soave (VR) il 03 agosto 1889, figlio di Eliseo e di PASETTO Albina. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel 113° Reggimento Fanteria M.M. lì 09 maggio 1915; Tale prigioniero di guerra nel fatto d’armi di quota 238; Morto presso il nemico nell’ospedale di Mathausen lì 25 novembre 1916. 38 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale Tenente FELISI Guglielmo Luigi, nato a Soave (VR) il 22 ottobre 1889, figlio di Giovanni e di GAZZO Elisa. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Sottotenente in servizio attivo permanente nel 7° Reggimento Alpini dal 1 novembre 1915- con riserva d’anzianità relativa D.to Comando Supremo lì 17 dicembre 1915. Estratto dell’Atto di morte del Tenente FELISI Sig. Guglielmo inscritto sul Registro tenuto dal 245° Reparto Someggiato Sanità (fascicolo 1°) a pagina 12 n° 10 d’ordine. “ L’anno millenovecentodiciassette ed addì 27 del mese di Febbraio nell’Infermeria di Malene mancava ai vivi alle ore diciannove e venticinque in età d’anni ventisette e mesi due il tenente FELISI Sig. Guglielmo del 7° Reggimento Alpini Battaglione Monte Pavone, nativo di Soave provincia di Verona figlio di Giovanni e di GARZO Elisa morto in seguito a ferita per scoppio di lanciabombe, sepolto a Malga Sorgazza come consta dall’attestazione delle persone a piè del presente”. F.to Cap. medico POZZI Dott. Riccardo. Soldato MASTELLA Giulio Alessandro, nato a Soave (VR) il 27 marzo 1889, figlio di Antonio e di MONTE Angela. Iscritto di leva nel comune di Monteforte - di professione contadino; Tale nel 113° Reggimento Fanteria M.M. lì 9 maggio 1915; Morto il 1 novembre 1916 nel combattimento avvenuto al … come da atto di morte inscritta al n°64 del registro degli atti di morte del 113° Reggimento Fanteria. Soldato PIUBELLI Domenico, nato a Soave frazione Castelcerino (VR) il 23 aprile 1889, figlio di Bernardino e di MARTINELLI Maria. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione carrettiere; Tale nel 62° Reggimento Fanteria lì 09 maggio 1915; Morto il 12 aprile 1916 nel combattimento di quota 500-600 monte sperone come da atto di morte iscritto al n° 50 del registro degli atti di morte del 62° Reggimento Fanteria. Soldato SACCHIERI Eugenio, nato a Soave (VR) il 02 novembre 1889, figlio di Vittorio e di CESTONATO Augusta. 39 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione ……………; Tale nel 76° Reggimento Fanteria lì 16 novembre 1917; Morto nell’Ospedale da campo 061 per broncopolmonite il 20 ottobre 1918 (atto n° 15 – Parte II Serie C anno 1918). Soldato TESSARI Domenico Vittore, nato a Soave frazione Costeggiola (VR) il 26 settembre 1889, figlio di Ippolito e di LAITA Luigia. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione tornitore; Tale lasciato a disposizione della Ditta Tornio di Brescia ed assegnato al Deposito 7° Bersaglieri ai sensi n° 8 e 10 circ. n° 529 G.M. 1916 lì 07 maggio 1917; Morto in seguito a malattia come da atto di morte inscritto al n° 19 del registro degli atti di morte, dell’Ospedale della Croce Rossa Italiana n° 1 in Brescia lì 15 settembre 1918. Soldato BATTOCCHIA Angelo, nato a Soave (VR) il 18 luglio 1890, figlio di Luigi e di ALDIGHERI Delfina. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione muratore; Tale nel 113° Reggimento Fanteria di M. M. lì 20 aprile 1915; Morto all’Ospedale Principale di Venezia in seguito a cachessia lì 17 agosto 1917. Sergente BONTURI Giovanni Silvio, nato a Soave (VR) il 23 giugno 1890, figlio di Giovanni Battista e di DAL PRA’ Zeffirina. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione meccanico; Tale nel 51° Reggimento Artiglieria da Campagna( Ordine del Comando Corpo d’Armata di Verona in data 20 settembre 1917 n° 3270 R.S.) lì 27 ottobre 1917; Inviato in licenza illimitata lì 18 agosto 1919; Morto a Soave come risulta dagli atti di morte di detto comune al progressivo n° 29 parte prima lì 19 marzo 1920. Caporal Maggiore BUSATO Luigi Giuseppe, nato a Soave (VR) il 14 aprile 1890, figlio di Antonio e di SORDATO Angela. Distretto Militare di leva di Verona Nel 76° Reggimento Fanteria “NAPOLI”, morto il 10 novembre 1915 sul Carso per ferite riportate in combattimento. Albo d’oro dei Caduti della Grande Guerra. N.B. non si possiede il fascicolo matricolare presso il D.M. e/o l’Archivio di Stato di Verona. 40 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale Sergente PASETTO Ferdinando, nato a Soave (VR) il 12 novembre 1890, figlio di Gaetano e di MANTOVANI Giovanna. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; morto il 18 febbraio 1918 a Foggia in seguito ad incidente di volo. Albo d’oro dei Caduti della Grande Guerra. N.B. Essendo il Serg. Pasetto arruolato nella Regia Aeronautica non si possiede il fascicolo matricolare presso il D.M. e/o l’Archivio di Stato di Verona. Soldato PIZZOLO Alfonso, nato a Soave (VR) il 24 marzo 1890, figlio di fu Carlo e di GUIOTTO Albina. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione falegname; Tale nel 77° Reggimento Fanteria lì 17 febbraio 1916; Morto in combattimento il 09 luglio 1916 nel Monte Sabotino come da atto di morte inscitto al n° 88 del registro atti di morte del 77° Reggimento Fanteria. Caporal Maggiore BRUNA Gino, nato a Soave (VR) il 22 luglio 1891, figlio di Marco e di CANEZZOLA Lavinia. Distretto Militare di leva di Verona Nella 260^ Batteria Bombardieri, morto il 02 luglio 1918 sul Piave per ferite riportate in combattimento. CAMPAGNA, AZIONI DI MERITO Medaglia di Bronzo al Valor Militare. Motivazione: “Sotto il violento fuoco di artiglieria e bombarde avversarie, animato da nobile spirito di sacrificio nell’adempimento del dovere, con intelligenza e bravura singolari dirigeva il fuoco del suo pezzo, finché, colpito in pieno da una bomba nemica, trovò la morte sul campo”. Cortellazzo-Cà Rossa (Basso Piave), 2 luglio 1918. REGIO DECRETO in data 8 aprile 1920. Albo d’oro dei Caduti della Grande Guerra. N.B. non si possiede il fascicolo matricolare presso il D.M. e/o l’Archivio di Stato di Verona. Soldato CASTAGNEDI Ferruccio, nato a Soave (VR) il 17 luglio 1891, figlio di Luigi e di BETTERLE Angela. Distretto Militare di leva di Verona 41 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale Nel 203° Reggimento Fanteria “TANARO”, morto il 15 settembre 1918 a Corfù (Grecia) per malattia. Albo d’oro dei Caduti della Grande Guerra. N.B. non si possiede il fascicolo matricolare presso il D.M. e/o l’Archivio di Stato di Verona. Soldato DAL CERO Battista Luigi, nato a Soave (VR) il 26 aprile 1891, figlio di Margherito e di PRANDO Melania. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nell’80° Reggimento Fanteria lì 23 aprile 1915; Prigioniero di guerra lì 24 ottobre 1918; Morto in prigionia a Milowitz lì 10 febbraio 1918. Soldato MUGLIARI Alessandro, nato a Soave (VR) il 14 agosto 1891, figlio di Giovanni e di FUIN Maria. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nell’113° Reggimento Fanteria di M.M. lì 20 aprile 1915; Morto per malattia nell’Ospedale Territoriale n° 32 C.B.T. come da atto di morte inscritto al n° 63 del registro degli atti di morte dell’Ospedale Territoriale C.B.T. lì 11 ottobre 1917. Soldato CLAUDIO Ettore, nato a Soave (VR) il 04 gennaio 1892, figlio di Silvio e di TURELLA Melania. Iscritto di leva nel comune di Verona - di professione operaio; Tale nel 62° Reggimento Fanteria lì 17 maggio 1915; Morto il 30 maggio 1916 in località Passo Buole come risulta dall’atto di morte inscritto al n° 96 del Registro degli atti di morte tenuto dal 62° Reggimento Fanteria. Soldato DAL BON Virgilio, nato a Soave frazione Castelcerino (VR) il 12 maggio 1892, figlio di Clemente e di TESSARI Maria. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione carrettiere; Tale nel 6° Reggimento Alpini lì 14 settembre 1912; Morto per malattia nel Comune di S. Bonifacio come da atto di morte inscritto al n° 30 del registro degli atti di morte del suddetto Comune lì 23 giugno 1917. Sergente DALLE AVE Giacomo, nato a Soave frazione Costeggiola (VR) il 29 luglio 1892, figlio di Gianmaria e di MAGNABOSCO Maria. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel 17° Reggimento Fanteria lì 16 settembre 1912; 42 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale Morto in combattimento in Monte Sei Busi come da atto di morte inscritto al n° 315 del registro degli atti di morte del 17° Reggimento Fanteria lì 01 novembre 1915. Soldato SALGARO Luigi, nato a Soave frazione Costeggiola (VR) il 17 agosto 1892, figlio di fu Augusto e di MOSERLE Luigia. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel 137° Reggimento Fanteria lì 17 settembre 1915; Morto il 31 dicembre 1915 in combattimento in Palazzo come da atto di morte inscritto al n° 275 del registro degli atti di morte tenuto del 137° Reggimento Fanteria. Appuntato VESENTINI Luigi, nato a Soave frazione Castelcerino (VR) il 13 novembre 1892, figlio di Sante e di ZENATELLO Maria. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel 18° Reggimento Cavalleggeri lì 16 settembre 1912; Morto a Bengasi lì 15 dicembre 1918. Soldato ADAMI Augusto, nato a Soave (VR) il 19 luglio 1893, figlio di Luigi e di SCARTOZZINI Elisabetta. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione commesso; Tale nel 13° Reggimento Fanteria lì 03 febbraio 1915; Morto nell’Ospedale da Campo n° 46 in seguito a ferite riportate per fatto di guerra come da atto di morte inscritto al n° 288 del registro degli atti di morte del 13° Reggimento Fanteria lì 22 novembre 1915. Soldato ADAMI Francesco, nato a Soave (VR) il 21 giugno 1893, figlio di fu Gaetano e di MONSARDO Giuditta. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel 6° Reggimento Alpini lì 22 febbraio 1915; Morto nell’Ospedale Militare Principale di Verona in seguito a ferite riportate per fatti di guerra come da atto di morte inscitta al n… nel registro degli atti di morte nell’Ospedale Militare Principale di Verona lì 24 luglio 1916. Soldato ALDEGHERI Alessandro, nato a Soave (VR) il 05 agosto 1893, figlio di Cristoforo e di TESO Maria. Iscritto di leva nel comune di San Bonifacio - di professione cocchiere; Tale nel 6° Reggimento Alpini lì 21 febbraio 1915; 43 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale Morto il 19 giugno 1917 sul Monte Ortigara per ferite riportate in combattimento. Caporale BONOMI Antonio, nato a Soave (VR) il 15 settembre 1893, figlio di fu Quirino e di MAGAGNA Angela. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel 6° Reggimento Alpini lì ……….….; Disperso nel combattimento di Monte Poite lì 30 ottobre…; Tale prigioniero di guerra (di spaccio ministeriale 652/44 del 22 03 1917) lì 20 settembre…; Morto in prigionia in Nikolsburg (Moravia) lì 18 giugno 1917. Soldato DALLA MURA Achille, nato a Soave (VR) il 20 marzo 1893, figlio di Albano e di GINI Diodata. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione orefice; Tale nella 6^ Compagnia Automobilisti del Reggimento Artiglieria a Cavallo 9° Autoparco Distaccamento di Maveno lì 24 novembre 1918; Morto in seguito a sfacello …… sinistra ………………. nell’ospedale da campo n° 241 come da atto di morte inscritto al n° 112 del registro degli atti di morte tenuto da detto ospedale lì 30 marzo 1919. Tenente GRISI Carlo, nato a Colognola ai Colli (VR) il 28 giugno 1893, figlio di Domenico e di CAMPARA Carolina. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione studente; Sottotenente di Complemento Arma di Fanteria con anzianità ……………… Con riserva di anzianità…………………..effettivo per mobilitazione al Deposito ……………………ed assegnato all’87° Reggimento fanteria per il prescritto servizio di prima nomina lì 17 settembre 1915. L’anno millenovecentodiciasette ed alli diciannove del mese di Giugno sul Monte Forno mancava ai vivi alle ore …….. in età di anni ventiquattro il Tenente GRISI Sig. Carlo del 214° Reggimento Fanteria Comandante della 10^ Compagnia, nativo di Colognola ai Colli provincia di Verona figlio di Domenico e di CAMPARA Carolina morto in seguito a ferita di pallottola alla fronte. Sepolto a Malga Pastori come risulta dall’attestazione dell’Aiutante di Battaglia TRAMANZOLI Martino e Soldato GASPARRINI Gino. CAMPAGNA, AZIONI DI MERITO 44 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale Medaglia di Bronzo al Valor Militare. Motivazione: “ In piedi, sprezzante di ogni pericolo, incitava i suoi uomini a proseguire nell’avanzata, finché venne colpito a morte”. Monte Forno, 19 giugno 1917. DECRETO LUOGOTENENZIALE in data 5 maggio 1918. Soldato MANZATI Francesco Giuseppe, nato a Soave (VR) il 28 marzo 1893, figlio di Gaetano e di FUMIANI Filomena. Iscritto di leva nel comune di Verona - di professione meccanico; Disperso nel combattimento di Monte Pertica lì 23 ottobre 1917; Soldato SITTA Giuseppe, nato a Soave frazione Costeggiola (VR) il 22 marzo 1893, figlio di Albino e di MUSERLE Rosalba. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel 18° Reggimento Fanteria lì 24 gennaio 1915; Il 31 marzo 1917 deceduto e perduto di forza lì 31 marzo 1917. Sergente TEBALDI Leone Lorenzo, nato a Soave (VR) il 07 novembre 1893, figlio di Pietro e di MARTINELLI Alessandra. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel 6° Reggimento Alpini lì 21 settembre 1913; Disperso nel combattimento di Monte Ortigara lì 19 giugno 1917. CAMPAGNA, AZIONI DI MERITO Medaglia d’Argento al Valor Militare. Motivazione: “ Primo a slanciarsi all’attacco, era di valido aiuto all’ufficiale e di mirabile esempio ai soldati per calma e coraggio, sotto il tiro violento di mitragliatrici nemiche . Mentre poi, al grido di “Savoia”, si si spingeva all’assalto, veniva gravemente ferito”. Cima Ortigara, 19 – 20 giugno 1917. DECRETO LUOGOTENENZIALE in data 13 ottobre 1918. Soldato VERZINI Antonio Giuseppe, nato a Colognola ai Colli (VR) il 13 gennaio 1893, figlio di Silvino e di SARTORI Rosa. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel deposito del 72° Reggimento Fanteria lì 31 gennaio 1918; Morto nell’Ospedale da Campo n° 007 lì 18 giugno 1918. Soldato ALBARELLO Guerino Luigi, nato a Soave (VR) il 08 marzo 1894, figlio di fu Antonio e di ZANINI Angela. Iscritto di leva nel comune di Zevio - di professione contadino; Tale nel 6° Reggimento Alpini lì 22 febbraio 1915; 45 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale Morto lì 10 agosto 1916 in combattimento come da atto di morte inscritto al n° 8 del registro degli atti di decesso dell’ufficio 258^ Compagnia Alpini. Soldato AVOGARO Emilio Luigi, nato a Soave (VR) il 21 ottobre 1894, figlio di Giuseppe e di CLAUDIO Angela. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione calzolaio; Tale nel 1° Reggimento Artiglieria da Campagna lì 22 settembre 1914; Morto il 31 dicembre 1916 a Verona per malattia. Soldato BORTESI Roberto Virgilio, nato a Soave (VR) il 09 marzo 1894, figlio di Candido e di FACCIERI Albina. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione muratore; Inviato in licenza straordinaria con assegni in attesa espletamento atti medico legale Direzione dell’Ospedale Militare di Verona lì 20 dicembre 1919; Morto in Verona lì 27 maggio 1920. Soldato CASSINI Richelmo Carlo, nato a Soave (VR) il 31 dicembre 1894, figlio di Noè e di ROSSI Maria. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel 6° Reggimento Alpini lì 20 gennaio1915; Morto nell’Ospedaletto da campo n° 137 in seguito a ferita riportata nel fatto di guerra come da atto di morte inscritto al n° 29 del registro atti di morte del suddetto Ospedaletto lì 23 luglio 1916. Soldato MOLINAROLI Attilio, nato a Soave frazione Castelcerino (VR) il 25 gennaio 1894, figlio di Antonio e di GRIGOLINI Luigia. Iscritto di leva nel comune di Colognola ai Colli- di professione bracciante; Tale nel 88° Reggimento Fanteria (Ordine Comando 3^ Armata Telegrafo n° 8366 del 24/09/1915) li 29 settembre 1915; Prigioniero di guerra lì 27 ottobre 1917; Morto presso il nemico il 10/03/1918 mentre si trasportava nell’Ospedale di Sedan per debolezza cardiaca e sepolto nel cimitero di Minden lì 10 marzo 1918. Caporal Maggiore MOSERLE Richelmo, nato a Cazzano di Tramigna (VR) il 24 luglio 1894, figlio di Valentino e di ZANTEDESCHI Maria. Iscritto di leva nel comune di Cazzano di Tramigna - di professione panettiere Tale nel 14° Reggimento Fanteria lì 11 novembre 1914; 46 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale Trombettiere in detto lì 15 maggio 1915; Caporale trombettiere in detto lì 05 febbraio 1916; Giunto in territorio dichiarato in istato di guerra lì 26 maggio 1916; Caporale Maggiore in detto lì 29 luglio 1916; Trattenuto alle armi per mobilitazione in base all’Art. 133 del T. U. delle Leggi sul reclutamento del Regio Esercito dal 01 gennaio 1917; Morto in combattimento nei pressi di Castagnevizza in seguito a ferite d’arma da fuoco come risulta da atto di morte inscritto al n° 595 del registro degli atti di morte del 138° Reggimento Fanteria lì 01 novembre 1916. CAMPAGNA, AZIONI DI MERITO Croce di Guerra al Valor Militare. Motivazione: “Seguendo l’esempio di un sotto ufficiale, entrava in una trincea nemica e riusciva ad occuparla facendo dieci prigionieri, finché sopraffatto dai nemici fu costretto ad aprirsi la via di ritirata con la baionetta”. Monte Sei Busi, 24 luglio 1915. REGIO DECRETO in data 16 luglio 1925. N.B. All’anagrafe risulta nato a Soave. Caporale Maggiore POGIATTO Federico Secondo, nato a Soave (VR) il 25 giugno 1894, figlio di Antonio e di PASETTO Giuditta. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione muratore; Tale nel 75° Reggimento Fanteria lì 05 luglio 1917; Tale morto in guerra il 15/06/1918 come risulta dall’ atto di morte rilasciato dal Comune di Soave. Caporale SAMBUGARO Luigi, nato a Soave frazione Costeggiola (VR) il 19 maggio 1894, figlio di Silvio e di MATTIELLO Angela. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel 13° Reggimento Fanteria lì 10 novembre 1914; Morto sul Carso per ferite riportate in combattimento lì 19 giugno 1915. Soldato ADAMI Gio Batta, nato a Soave (VR) il 18 ottobre 1895, figlio di Augusto e di BETTELI Elisa. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel deposito del 73^ Reggimento Fanteria lì 15 ottobre 1916; Tale nel 258^ Reggimento Fanteria (Circ. 500 G. del Ministero della Guerra ) lì 13 gennaio 1917; Ferito il 19 agosto 1917 alla regione mammaria sinistra da pallottola di fucile (sponda dell’Isonzo). Morto il 26 ottobre 1918 sul Monte Grappa per ferite riportate in combattimento. 47 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale Soldato ADAMI Pietro Domenico, nato a Soave (VR) il 29 aprile 1895, figlio di Tranquillo e di MAGAGNA Domenica. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel 13° Reggimento Fanteria lì 03 febbraio 1915; Morto in combattimento in Begliano come da atto di morte inscritto al n° 4 del registro degli atti di morte del 13° Reggimento Fanteria lì 12 giugno 1915. Soldato CISCATO Giovanni Antonio, nato a Soave frazione Castelcerino (VR) il 04 settembre 1895, figlio di Giuseppe e di NASSI Veneranda. Distretto Militare di leva di Verona Nel 70° Reggimento Fanteria “ANCONA”, disperso il 27 ottobre 1917 in combattimento nel ripiegamento al Piave. Albo d’oro dei Caduti della Grande Guerra. N.B. non si possiede il fascicolo matricolare presso il D.M. e/o l’Archivio di Stato di Verona. Soldato FACCHINETTI Giuseppe Secondo, nato a Soave (VR) il 12 ottobre 1895, figlio di Luigi e PADOVAN Lucia. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel 6° Reggimento Alpini lì 20 gennaio 1915; Ucciso il 30 dicembre 1915 nel combattimento di Malga Zurez come da verbale del consiglio di amministrazione in data 20 gennaio 1916 n°298. Soldato MASOTTI Mario Giovanni, nato a Soave (VR) il 27 luglio 1895, figlio di Albino e di FRIZZERO Rosa. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel 6° Reggimento Alpini il 20 gennaio 1915; Ucciso il 30 dicembre 1915 nel combattimento di Malga Zurez come da verbale del consiglio di amministrazione in data 20 gennaio 1916 n°298. Soldato MELERI Umberto Luciano, nato a Soave (VR) il 11 marzo 1895, figlio di Eugenio e di TESSARI Adelaide. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel 6° Reggimento Alpini lì 20 gennaio 1915; Tale in territorio dichiarato in istato di guerra lì 22 maggio 1915; Tale prigioniero di guerra nel ripiegamento lì 03 giugno 1917; Rientrato in Italia per cessata prigionia lì 15 gennaio 1919; Tale nel 6° Reggimento Alpini lì 20 gennaio 1919; Deceduto in Ospedale Militare Principale di Verona in seguito a peritonite lì 17 ottobre 1919. 48 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale Soldato VERLATO Antonio, nato a Soave (VR) il 17 settembre 1895, figlio di Domenico e di GIORDANI Angela. Iscritto di leva nel comune di Cologna Veneta - di professione contadino; Tale nella 131^ Compagnia Ausiliaria lì 16 febbraio 1918; Morto a Nancy (Francia) lì 27 gennaio 1919. Albo d’oro dei Caduti della Grande Guerra. Soldato BACCO Marco Antonio, nato a Soave (VR) il 27 aprile 1896, figlio di Patrizio e di BURATI Caterina. Distretto Militare di leva di Verona Morto il 28 giugno 1919 a Zevio (VR). Dati tratti dal Sito Web del Ministero della Difesa. N.B. non si possiede il fascicolo matricolare presso il D.M. e/o l’Archivio di Stato di Verona. Sotto Tenente BURATO Guglielmo Dimidriano, nato a Soave (VR) il 14 novembre 1896, figlio di Ignazio e di TAPPARELLI Anna. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione negoziante; Sottotenente di complemento, arma di Fanteria, con anzianità 1 settembre 1917 e con riserva di anzianità relativa lì 31 gennaio 1918; Morto per fatto di guerra a Kuci (Albania) il 28 luglio 1918. CAMPAGNE, AZIONI DI MERITO Campagna di guerra 1916-1917-1918; Medaglia d’Argento al Valor Militare. Motivazione: “Aiutante maggiore in 2^, si prodigava per curare l’esatta esecuzione degli ordini attraverso a zone battute dal fuoco violento di fucilieri, mitragliatrici e artiglieria nemica, e con calma e fermezza concorreva efficacemente al buon esito dell’azione. Messosi volontariamente alla testa di un reparto attaccante, lo guidava all’assalto sotto un fuoco violento, strappando al nemico importanti posizioni. Colpito gravemente, incitava i suoi uomini alla lotta, finché, esausto, lasciava la vita sul campo, gridando: ( Avanti ragazzi, la vittoria è nostra. Viva l’Italia!)”. Kuci (Albania), 28 luglio 1918. Kuci (Albania) 28 luglio 1918. REGIO DECRETO in data 1 settembre 1920. Soldato CHERUBINI Pietro Antonio, nato a Soave (VR) il 21 aprile 1896, figlio di Angelo e di FRACCARO Pasqua. Soldato nel 6° Reggimento Fanteria Alpini 145^ Compagnia Morto il 17 giugno 1915 in località “Grotta del Ghiaccio” Slovenia. 49 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale Dati tratti dal Registro degli Atti di Morte del Comune di Soave (VR). N.B. non si possiede il fascicolo matricolare presso il D.M. e/o l’Archivio di Stato di Verona. Caporale MONTANARI Luigi Giuseppe, nato a Soave (VR) il 08 marzo 1896, figlio di Eugenio e di LURAGO Regina. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione meccanico; Tale nel 1° Parco della 1^ Armata lì 17 dicembre 1915; Riformato in seguito a rantoli a piccole bolle in corrispondenza agli apici polmonari, respirazione soffiante su determinazione del Direttore dell’Ospedale Militare di Torino lì 09 luglio 1917; Congedato in seguito alla suddetta rassegna lì 09 luglio 1917; Partito da territorio dichiarato in istato di guerra lì 09 luglio 1917; Morto a Soave lì 13 ottobre 1917. Soldato REGINATO Mariano, nato a San Paolo (BRASILE) il 09 gennaio1896, figlio di Angelo e di PADOVANI Giuditta. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel centro di mobilitazione del 2° Reggimento Genio Zappatori lì 03 dicembre 1915; Morto il 17 giugno 1917 in combattimento a Monfalcone come da atto di morte inscritto al n° 1 del registro degli atti di morte tenuti dalla 121° compagnia Zappatori Genio. Soldato RIZZOTTO Luigi Francesco, nato a Soave frazione Castelcerino (VR) il 29 ottobre 1896, figlio di Domenico e di BERTOLAZZI Margherita. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione carrettiere; Tale nel Centro di Mobilitazione del 2° Reggimento Artiglieria da Montagna lì 04 dicembre 1915; Morto nell’Ospedale Militare di Riserva n° 8 per malattia ed inscritto nel registro degli atti di morte del comune di Soave lì 22 settembre 1919. Soldato RUGOLOTTO Noè Eugenio, nato a Soave (VR) il 22 aprile 1896, figlio di Santo e di FERRO Carlotta. Distretto Militare di leva di Verona Nel 206° Reggimento Fanteria “LAMBRO”, morto il 02 dicembre 1918 nell’Ospedale da Campo n° 178 per malattia. Albo d’oro dei Caduti della Grande Guerra. N.B. non si possiede il fascicolo matricolare presso il D.M. e/o l’Archivio di Stato di Verona. 50 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale Soldato TOFFALONI Attilio Bortolo, nato a Soave (VR) il 24 gennaio 1896, figlio di Fortunato e di TURCO Lucia. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel deposito del 37^ Reggimento Fanteria lì 26 dicembre 1914; Giunto in territorio dichiarato in istato di guerra lì 01 luglio 1916; Tale nel 23^ Reggimento Fanteria lì 01 luglio 1916; Non completato per mancanza di notizie, morto ad Udine lì 01 agosto 1929. Soldato AMBROSI Leone Pio Pietro, nato a Soave (VR) il 06 settembre1897, figlio di Urbano e di BETTILI Angela. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel deposito 2° Reggimento Genio lì 15 ottobre 1916; Morto per malattia nell’ospedale da campo n° 198 come da atto di morte inscritto al n°23 del registro degli atti di morte tenuto dal suddetto ospedale lì 24 giugno 1918. Soldato CANELLINI Mario, nato a Soave (VR) il 01 luglio 1897, figlio di Simone e di SALVARO Lucia. Distretto Militare di leva di Verona Nel 258° Reggimento Fanteria “TORTONA”, morto il 20 agosto 1917 in Val Pedola per ferite riportate in combattimento. Albo d’oro dei Caduti della Grande Guerra. N.B. non si possiede il fascicolo matricolare presso il D.M. e/o l’Archivio di Stato di Verona. Soldato DALGRANDE Attilio Giuseppe, nato a Soave (VR) il 04 luglio 1897, figlio di Angelo e di ZANCONATO Maria. Distretto Militare di leva di Verona Nella 465^ Compagnia Mitraglieri, scomparso in prigionia. Albo d’oro dei Caduti della Grande Guerra. N.B. non si possiede il fascicolo matricolare presso il D.M. e/o l’Archivio di Stato di Verona. Soldato DALLE AVE Gilio, nato a Soave frazione Costeggiola (VR) il 07 giugno 1897, figlio di Tommaso e di MASCHI Toscana. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione pasticcere; Tale nel 258° Reggimento Fanteria (Circ n° 500 G. del Ministero della Guerra) lì13 gennaio 1917; Tale in territorio dichiarato in istato di guerra lì 28 febbraio 1917; 51 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale Morto in combattimento nella riva dell’Isonzo come da atto di morte inscritto al n° 52 pagina 54 del registro degli atti di morte del 258° Reggimento Fanteria lì 19 agosto del 1917. Soldato LEGATINI Santo, nato a Soave (VR) il 01 marzo 1897, figlio di Ottavio e di DAL CERO Santa. Iscritto di leva nel comune di Verona - di professione calzolaio; Tale nel Deposito del 6° Reggimento Fanteria Alpini lì 26 settembre 1916; Morto in prigionia per malattia lì 28 luglio 1918. Soldato SINESTRI Vittorio Enrico, nato a Soave (VR) il 07 luglio 1897, figlio di Fortunato e di fu RIGO Carolina. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel 258° Reggimento Fanteria (Circ n°500 G. del Ministero della guerra) lì13 gennaio 1917; Tale in territorio dichiarato in istato di guerra lì 28 febbraio 1917; Morto in combattimento come risulta da atto di morte sul monte Kuk e inscritto al n° 105 registro degli atti di morte del 288° Reggimento di Fanteria il 20 agosto 1917. Caporale Maggiore STECCANELLA Giovanni Battista, nato a Soave frazione Castelcerino (VR) il 26 maggio1897, figlio di Gaetano e di ANGIULLA Rosa. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione meccanico; Tale nel deposito del 25 ° Reggimento Fanteria, siccome facente parte del 277° Fanteria di M.M. lì 15 luglio 1917; Morto in combattimento sul monte San Lorenzo come da atto di morte inscritto al n°… del registro degli atti di morte del 277° Reggimento Fanteria Mobile lì 27 ottobre 1917. Soldato TOGNETTI Augusto, nato a Soave (VR) il 19 luglio 1897, figlio di fu M. Angelo e di BIASE Carolina. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione falegname Tale nel 22° Reggimento Fanteria lì 30 novembre 1917; Morto nel Comune di Soave lì 03 luglio 1924. Soldato TOZZONI Ernesto, nato a Colognola ai Colli (VR) il 02 settembre 1897, figlio di Felice e di SIVERO Maria. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione carrettiere; Tale nel 299° Reggimento Fanteria lì 27 maggio 1917; Si presume morto in guerra. 52 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale Appuntato TURISENDO Arturo Pasquale, nato a Soave (VR) il 19 aprile 1897, figlio di Vittorio e di BRAGGIO Carolina. Distretto Militare di leva di Verona Nel Corpo della Regia Guardia di Finanza legione di Napoli, morto il 05 settembre 1918 in prigionia per malattia. Albo d’oro dei Caduti della Grande Guerra. N.B. non si possiede il fascicolo matricolare presso il D.M. e/o l’Archivio di Stato di Verona. Caporale VERZE’ Luigi Alberto, nato a Soave (VR) il 12 agosto1897, figlio di Alessandro e di GRUNILLI Rosa. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione muratore; Tale nel deposito del 25° Reggimento Fanteria, siccome facente parte del 276° Reggimento Fanteria di M.M. lì 15 luglio 1917; Disperso in combattimento sulla Bainsizza lì 28 agosto 1917. Soldato VERZIN Augusto, nato a Soave (VR) il 15 aprile 1897, figlio di Gaetano e di BUSSINELLO Luigia. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel deposito del 2° Reggimento Artiglieria da montagna lì ………..; Morto nell’ospedale da campo n° 157 come risulta da atto di morte inscritto al n° 3 del registro degli atti di morte tenuto dal comune di Soave lì 30 ottobre 1918. Sotto Tenente ZUANAZZI Giuseppe Maria Felice Fortunato, nato a Soave (VR) il 08 dicembre 1897, figlio di Francesco e di RANFIOLI CORRADI Amalia. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione studente; Tale nella scuola Militare di Caserta perché ammesso agli speciali corsi d’istruzione accelerati per la nomina a Sottotenente di Complemento di cui la circolare n° 464 del G.M. 1916 lì 02 ottobre 1916; Aspirante Ufficiale di Complemento nel Deposito Reggimento Bersaglieri Verona D.M. 11/3/1917 lì 18 marzo 1917; Tale nel 259° Reggimento Fanteria lì 29 marzo 1917; Disperso nel combattimento di quota 145 HERMADA lì 01 agosto 1917. CAMPAGNE, AZIONI DI MERITO Encomio solenne. Motivazione “Encomiato solennemente perché dimostrava infaticabile operosità nel mantenere stabili al loro posto soldati di reggimenti diversi, sotto intenso 53 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale bombardamento nemico durato 7 ore, rendendo possibile in tal modo il mantenimento di una importante posizione” Carso 25 maggio 1917 Decreto luogotenenziale 3 gennaio 1918. Medaglia d’Argento al Valor Militare. Motivazione: “Con slancio ed ardimento, muoveva, con la propria sezione mitragliatrici, all’attacco di una importante posizione. Ferito, rimaneva al suo posto, lottando accanitamente insieme con i propri dipendenti, e manteneva il saldo possesso del tratto di linea a lui affidato”. Carso, 20 agosto 1917. REGIO DECRETO in data 25 agosto 1919. Medaglia di Bronzo al Valor Militare. Motivazione: “Infaticabile, ardito, sprezzante del pericolo mantenne saldi al loro posto soldati di reggimenti diversi sotto un intenso bombardamento, tenendo così la importante posizione occupata. Si comportò valorosamente in successivi violenti combattimenti, nell’ultimo dei quali lasciò da prode la vita sul campo dell’onore”. Carso – Hermada (quota 145), 25 maggio 21 agosto 1917. REGIO DECRETO in data 23 ottobre 1921. Soldato AMBROSI Attanasio, nato a Soave (VR) il 25 febbraio 1898, figlio di Eugenio e di FARINATI Elisa. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel Deposito del 22° Reggimento Fanteria siccome facente parte della 69^ sezione portatori di lanciafiamme. Brigata Cremona 15 …………. 12745 R. S. M. del 10/03/1918 Comando Divisione Territoriale di Alessandria lì 12 marzo 1918. Estratto dell’atto di morte del soldato AMBROSI Attanasio. L’anno millenovecentodiciotto ed alli sette del mese di Settembre sul Monte Rivon (Grappa) mancava ai vivi in seguito a ferita da scheggia granata regione clavicola sinistra con lesione arteria succlavia, per fatto di guerra. Sepolto a Casoni di Meda (grappa) come consta da verbale mod. 147 redatto dal Cap. SERANTONI Sig. Mario. Soldato BELTRAME Luigi, nato a Cariacica (Brasile) il 12 aprile 1898, figlio di Stefano e di CENGIORETTI Maria. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel deposito del 6° Reggimento Alpini lì 02 marzo 1917; Disperso nel combattimento di Monte Ortigara lì 11 giugno 1917. Soldato BETTILI Giuseppe, nato a Soave (VR) il 20 luglio 1898, figlio di Enrico e di CONTIN Teresa. 54 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel deposito del 2° Reggimento Artiglieria da Montagna lì 07 marzo 1917; Morto per malattia nell’Ospedale Civile di Conegliano come risulta da atto di morte inscritto al n° 60 d’ordine del registro degli atti di morte del Comune di Conegliano lì 03 maggio 1917. Soldato BRESSAN Vittore Gaetano, nato a Soave (VR) il 08 maggio 1898, figlio di Giovanni e di VENTURI Anna. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione carrettiere; Tale nel deposito del 6° Reggimento Alpini lì 02 marzo 1917; Tale nel Battaglione “Verona” 73^ Compagnia lì 30 giugno 1917; Disperso nel combattimento di Regg. Gallio lì 12 novembre 1917. Soldato CASTAGNEDI Gio Batta, nato a Soave (VR) il 29 marzo 1898, figlio di Alessandro e di PONTIROLLO Augusta. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel 1° Reggimento Alpini lì 18 agosto 1917; Prigioniero di guerra lì 27 ottobre 1917; Morto in prigionia (Austria) lì 28 giugno 1918. Soldato CORRA’ Domenico Guido, nato a Soave (VR) il 24 maggio 1898, figlio di Giuseppe e di ZANINI Maria. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel deposito 73° Reggimento Fanteria lì 11 marzo 1917; Morto il 21 agosto 1917 in combattimento in Dosso Faiti come da atto di morte inscritto al n° 1381 del registro degli atti di morte del Comando del 73° Reggimento Fanteria. Caporale ELPONTI Domenico Giovanni, nato a Soave (VR) il 24 marzo 1898, figlio di Giuseppe e di FAZION Luigia. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione falegname; Tale nel deposito 49° Reggimento Fanteria lì 19 novembre 1918; Morto sotto le armi nell’Ospedale da Campo n° 241 a San Bonifacio in seguito a meningite e sepolto nel locale cimitero di San Bonifacio lì 21 maggio 1919. Soldato FILIPPI Attilio Pasquale, nato a Soave (VR) il 10 aprile 1898, figlio di fu Antonio e di fu BURATO Rosa. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel deposito del 6° Reggimento Alpini lì 02 marzo 1917; 55 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale Morto in combattimento a M. Ortigara quota 2105 come da atto di morte inscritto al n° 21 del registro degli atti di morte della 142^ Compagnia 6° Reggimento Alpini lì 19 giugno 1917. CAMPAGNA, AZIONI DI MERITO Campagna di Guerra 1917. Medaglia d’Argento al Valor Militare. Motivazione: “Con mirabile ardimento si slanciava fra i primi nella trincea nemica. Esposto al violento fuoco di artiglieria avversaria, si manteneva calmo e sereno sulla posizione conquistata, incitando ed incoraggiando i compagni, finché venne colpito a morte”. Monte Ortigara 19 giugno 1917. DECRETO LUOGOTENENZIALE in data 16 agosto 1918. Soldato GRADIZZI Giovanni, nato in America il 14 febbraio 1898, figlio di Carlo e di SCANDOLARA Maria. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione minatore; Tale nel 4° Reggimento Alpini – Battaglione Cervino (Ordine Comando Intendenza I^ Armata) lì 5 luglio 1918; Morto in seguito a Bronco Polmonite nell’Ospedale da Campo n° 077 come da atto di morte inscritto al n° 146 del registro degli atti di morte dell’Ospedale da Campo n° 077 lì 13 novembre 1918. Soldato GRISI Ferdinando Giuseppe, nato a Soave frazione Costeggiola (VR) il 11 ottobre 1898, figlio di Domenico e di CAMPARA Carolina. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel 276° Reggimento Fanteria (896 Compagnia Mitraglieri) lì 10 luglio 1917; Morto in combattimento in Mersiusch come da atto di morte inscritto al n° 52 a pagina 54 del registro degli atti di morte del 276^ Reggimento Fanteria lì 26 agosto 1917. Soldato HUBACECH Augusto, nato a San Bonifacio (VR) il 24 aprile 1898, figlio di Epifanio e di MASETTO Elisabetta. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel 55° Battaglione da Montagna lì 01 gennaio 1918; Tale passato effettivo al Comando tappa di Verona lì 30 ottobre 1918; Ricoverato all’Ospedale da Campo n° 102 a Schio (VI) per malattia lì 24 aprile 1919; Tale nell’Ospedali Militare Seminario in Vicenza lì 14 maggio 1919; Tale nel Deposito dell’8° Reggimento Artiglieria Campagna lì 08 settembre 1919; Tale nell’Ospedale Principale di Verona lì 14 settembre 1919; 56 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale Inviato in licenza straordinaria di convalescenza con assegni di prima categoria in attesa espletamento atti medico legali determinazione della Direzione Ospedale Militare di Verona lì 20 dicembre 1920; Morto a Soave lì 12 gennaio 1921. Soldato MOLINAROLO Benvenuto Fortunato, nato a Soave (VR) il 07 marzo 1898, figlio di Antonio e di GRIGOLINI Luigia. Distretto Militare di leva di Verona Nel 6° Reggimento Fanteria Alpini, morto il 15 novembre 1917 sull’Altipiano di Asiago per ferite riportate in combattimento. Albo d’oro dei Caduti della Grande Guerra. N.B. non si possiede il fascicolo matricolare presso il D.M. e/o l’Archivio di Stato di Verona. Soldato BALLAROTTO Noè Michele, nato a Soave (VR) il 06 settembre 1899, figlio di fu Fortunato e di fu ADAMI Adelaide. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione carrettiere; Tale nell’80° Reggimento Fanteria mobilitato lì 18 ottobre 1917; Morto in combattimento a Monastier Fornaci come risulta dall’atto di morte inscritto al n°528 del registro atti di morte dell’80° Fanteria Mobilitato lì 21 giugno 1918. Soldato DAL CERO Giuseppe, nato a Soave (VR) il 22 marzo 1899, figlio di Margherito e di PRANDO Melania. Iscritto di leva nel comune di Ronco all’Adige - di professione contadino; Tale nel 96° Battaglione M. T. lì 23 febbraio 1917; Trasferito effettivo al Deposito del 2° Reggimento Genio Zappatori (n° 4 della Circolare 355 de G.M. 1917) lì 28 giugno 1917; Morto per ferite riportate per fatto di guerra nell’Ospedale Ambulatorio clinico come da atto di morte inscritto al n° 544 del registro degli atti di morte tenuto dal suddetto Ospedale. lì 20 gennaio 1918. Soldato FORCATO Giulio, nato a Soave (VR) il 04 luglio 1899, figlio di Giulio e di DANIPO Fiorina Iscritto di leva nel comune di Verona - di professione fattorino; Tale nel 4° Battaglione Bersaglieri Ciclisti 6 norme Amministrative truppe di campagna lì 16 marzo 1918; Morto a la Pastore in combattimento, come da atto di morte iscritto al n° 30 del registro degli atti di morte del 4° Battaglione Bersaglieri Ciclisti lì 18 giugno 1918. 57 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale Sergente SGOBBI Antonio, nato a Verona il 30 agosto 1899, figlio di Ermenegildo e di fu ZAMBELLI Luigia. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione studente; Tale nell’8° Reggimento Artiglieria Campagna con sede a Verona e mandato in congedo illimitato lì 13 febbraio 1920; Tale nel Distretto Militare di Verona (Circolare n° 351 G.M. 1921) lì 13 febbraio 1920; Morto a Soave per malattia lì 18 novembre 1920. Soldato TEBALDI Silvio Valentino, nato a Soave (VR) il 03 aprile 1899, figlio di Eugenio e di MARTINELLI Teresa. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel 5° Reggimento Alpini Battaglione Morbegno lì 17 gennaio 1918; Morto in combattimento a Monte Cornone, come da atto di morte inscritto al n° 11 del registro degli atti di morte tenuto dalla 47° Compagnia del 5° Reggimento Alpini lì 11 febbraio 1918. Medaglia d’Argento al Valor Militare. Motivazione: “ Per primo si slanciava alla baionetta contro un gruppo di nemici che gli intimava la resa, incontrando morte gloriosa”. Monte Cornone, 10 - 11 febbraio 1918. DECRETO LUOGOTENENZIALE in data 12 giugno 1919. Soldato VENTURI Ferruccio Giovanni, nato a Soave (VR) il 07 febbraio 1899, figlio di Daniele e di ZANDOMENEGHI Regina. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Trasferito presso il 6° Reggimento Alpini lì 23 giugno 1917; Tale nel Battaglione Val d’Adige lì 20 novembre 1917; Disperso nel combattimento di …. lì 16 dicembre 1917. l'affondamento del piroscafo Verona Bloccata la flotta austro-ungarica nel canale d’Otranto da uno sbarramento navale italo-francese e impedito l’ingresso nel Mediterraneo ai tedeschi grazie al blocco dello Stretto di Gibilterra ad opera delle navi da guerra inglesi, dal mese di febbraio del 1917 la Germania decise di intensificare la guerra sottomarina per bloccare i rifornimenti ai paesi nemici e isolare economicamente la Gran Bretagna. Fu per tale motivo che parecchi U-Boot penetrarono nel Mediterraneo, stazionando anche nello Stretto di Messina. FONOGRAMMA DEI REALI CARABINIERI AL PREFETTO DI 58 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale MESSINA. 12 maggio 1918 ..”Per notizia informasi che ore 13,00 oggi Piroscafo Italiano “Verona” carico 3000 uomini truppa proveniente porto Messina diretto Tripoli, giunto a circa 4 miglia da Reggio, in quelle acque territoriali venne silurato affondando dopo quasi 25 minuti. Accorso naviglio ed altre navi prontamente inviate da questa Difesa Marittima venne operato salvataggio. Finora risultano sbarcati Messina circa 540 naufraghi..” Soldato MARTINELLI Luigi, nato a Soave frazione Castelcerino (VR) il 07 settembre 1891, figlio di Beniamino e di BURATO Carolina. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione giardiniere; Tale nel 2° Reggimento Speciale d’Istruzione ..34° Fanteria 25 dicembre 1917; Morto per annegamento in seguito al siluramento del piroscafo “Verona” come da atto di morte inscritto al n° 55 del registro del 34° Fanteria lì 11 maggio 1918. Caporale Maggiore RUGOLOTTO Pietro Antonio, nato a Soave frazione Costeggiola (VR) il 30 agosto 1891, figlio di Mario e di CASTELLI Teresa. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino; Tale nel 2° Reggimento Speciale d’Istruzione (Mef. 34 Fanti) lì 29 dicembre 1917; Morto per annegamento in seguito al siluramento della R. Nave Verona; come da atto di morte inscritto al n° 9 del registro degli atti di morte tenuto dal 2° Reggimento Speciale lì 11 maggio 1918. L’AFFONDAMENTO DEL PIROSCAFO “LINZ” Il LINZ fu impiegato dai Lloyd Austriaci come nave mercantile, fino agli inizi della Grande Guerra, sulla tratta greco-albanese. Nel 1917 il Piroscafo fu preso in affitto dalla direzione dei Trasporti Marittimi di Fiume per il trasporto delle Forze Armate in Albania. La rotta del Piroscafo iniziava da Fiume (attuale Rijeka: n.d.r.), toccava Zelenika, situata presso l’attuale Kotor (Cattaro: n.d.r.) e terminava a Durazzo (attuale Durres, n.d.r.). Alle ore 18,00 del 18 marzo 1918, il Linz salpò dal porto di Zelenika in qualità di nave adibita al trasporto truppe sotto il comando del Capitano Hugo Tonello e scortato dalle Torpediniere “98” e “TB 974” nonché dal Cacciatorpediniere SMS Balaton. Secondo le annotazioni della Direzione dei Trasporti Marittimi, ufficialmente erano stati imbarcati 1003 civili. Tuttavia non furono annotati centinaia di Soldati Austro-Ungarici che volevano trascorrere le loro licenze in Montenegro. 59 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale Poiché questi Soldati non potevano aspettare 14 giorni a Zelenika in attesa di un imbarco autorizzato, provvidero ad imbarcarsi illegalmente sul Piroscafo. A seguito di un’esplosione, il 19 marzo 1918 il Linz affondò nel giro di 25 minuti. Perirono più di 1000 uomini. Ora però tutto si potrà chiarire, tutto potrà venire alla luce dopo 80 anni. Infatti, il 13 dicembre 2000, dopo lunghe ricerche e preparativi durati due anni, il relitto del Piroscafo è stato individuato davanti alla costa albanese da un gruppo di sommozzatori italiani ed il Linz giace dritto e maestoso a 45 metri di profondità: in questo modo viene rimessa in discussione una delle più grandi catastrofi navali della Marina Austriaca. La chiglia presenta una grossa falla poco visibile per l’oscurità e per l’abbondante fanghiglia; e proprio la falla nella chiglia depone a favore (solo ipotesi in mancanza di documenti militari) di un cozzo accidentale contro una mina magnetica di profondità: un siluro, infatti, avrebbe arrecato un danno (falla a livello della linea di galleggiamento). L’ispezione dei sub durò solo 20 minuti causa la forte corrente e l’acqua gelida. Fra le 1003 persone a bordo vi erano ben 413 Prigionieri Italiani e fra questi ne morirono 284 e precisamente: 7 Ufficiali, 265 Soldati, 11 Marinai ed un’Infermiera della Croce Rossa. Anche questo episodio richiama alla mente come il numero dei Soldati deceduti durante la 1ª Guerra Mondiale debba essere continuamente aggiornato: basti pensare che nel 1964, anno in cui iniziarono ad essere pubblicati gli Albi d’Oro alla memoria, erano stati censiti 650.000 morti; nel 1968, anno in cui venne istituito il Cavalierato di Vittorio Veneto, la cifra ufficiosa parlava di 680.000 morti, mentre al 31 dicembre del 2000 si era arrivati ad una cifra presunta di 743.000! Occorre, infatti, tenere presente che i deceduti nella Grande Guerra vanno compresi fra il 24 maggio 1915 ed il 31 ottobre 1920 e questo in base ad una ben precisa Legge. Soldato MONTE Luigi, nato a Soave (VR) il 18 novembre 1894, figlio di Vittorio e di FINETTO Luigia. Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione muratore; Tale nel 4° Reggimento Bersaglieri lì 02 giugno 1915; Morto a Durazzo in seguito all’affondamento del Linz lì 19 marzo 1918. 60 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale Malattie ed epidemie Le durissime condizioni di vita esistenti nelle trincee, scatenarono il proliferare d'innumerevoli malattie non propriamente dovute ad attività belliche o combattimenti: • Scabbia e Colera – provocate entrambe dalle scarse condizioni igieniche esistenti e dall'elevata promiscuità14. • Tifo petecchiale – dovuto alla massiccia e costante presenza dei pidocchi, inseparabili compagni di ogni combattente. • Dissenteria – causata anch'essa dalle cattive condizioni di cibo ricevute15 e, soprattutto, dalla cattiva qualità dell'acqua potabile, molte volte inquinata se non addirittura totalmente mancante16. • Malattie Veneree – dovute all'elevata presenza di prostitute. • Reumatismo Articolare acuto – causato dalla forzata immobilità nelle fredde trincee allagate dalla pioggia e dal fango17. • Congelamento degli arti inferiori (soprattutto nelle posizioni di alta quota del Fronte del Trentino). • Problemi psicologici (soprattutto shock con conseguente mutismo), che si abbattevano terrificanti nella mente di quei giovani ragazzi costretti a vivere in condizioni abominevoli, sotto bombardamenti incessanti e talmente feroci da far sanguinare i timpani, con la morte continuamente al loro fianco in ogni momento. • Su tutto questo mondo infernale regnavano sovrani grossi topi di trincea, che scorrazzavano imperterriti alla ricerca di cibo, apportatori di malattie quali la rabbia o la leptospirosi18. La vita malsana e sedentaria della trincea, che indeboliva il fisico ed abbruttiva il morale, rendeva i soldati pallidi, senza alcuna voglia di conservare una certa decenza od aspetto civile. ____________________ 61 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale 14 Sul Carso si registrarono diverse epidemie di colera assai gravi, con migliaia di vittime. 15 Molte volte, per difficoltà logistiche e belliche, ai combattenti di prima linea veniva somministrato un misero rancio costituito da una brodaglia fredda e fangosa, condita con pane sporco ed ammuffito. 16 Durante la Battaglia della Bainsizza, l'assoluta mancanza dell'acqua da bere costrinse i soldati a bere di tutto: dalla propria orina filtrata al liquido di raffreddamento delle mitragliatrici. 17 In queste situazioni i soldati non potevano distendersi sul fango, ma non potevano neanche alzarsi a schiena dritta per il rischio di beccarsi una pallottola sparata da un cecchino nemico. 18 I morsi dei roditori generalmente causavano setticemia e cancrena gassosa nelle ferite già esistenti. Campi di prigionia per soldati italiani All'inizio del conflitto, quando i generali degli Imperi Centrali pronosticavano una vittoria sicura e veloce contro gli eserciti nemici, le autorità austro ungariche fecero costruire numerosi campi di prigionia, necessari per ospitare una moltitudine di soldati avversari che sicuramente sarebbero caduti prigionieri nelle loro mani. Ciascun campo19, delimitato da reticolati e torrette di sorveglianza, era costituito da baracche di legno che ospitavano separatamente ufficiali e truppa, trattati differentemente in virtù del loro grado20. Dopo la disfatta di Caporetto dell'ottobre 1917, caddero in mano austriaca circa 350.000 italiani che andarono ad aggiungersi ai circa 150.000 prigionieri già esistenti. Con l'ultimo anno di guerra, il numero dei nostri soldati prigionieri raggiungerà la cifra di 600.000 unità, di cui oltre 100.000 troveranno la morte in terra straniera. Oltre al clima rigido, alle ferite, ai massacranti lavori pesanti imposti21, l'alto numero di decessi è anche imputabile a tutta una serie di odiosi comportamenti assunti dal nostro Comando Supremo e dal Governo Italiano. Già dall'inizio del conflitto, uno dei maggiori problemi per tutte le nazioni belligeranti era la gestione di enormi masse di prigionieri nemici. Il blocco navale imposto agli Imperi Centrali dalla “Triplice Intesa”, aveva messo in seria difficoltà le scorte alimentari di Austria e Germania, le cui autorità avevano seria difficoltà a reperire viveri per i loro stessi cittadini, figuriamoci per i prigionieri. 62 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale __________________________________ 19 Kriegsgefangenenhlager. 20 Gli oltre 8.000 ufficiali italiani internati usufruiranno di un trattamento di prigionia abbastanza accettabile, che permetterà loro alte probabilità di sopravvivenza. I soldati di truppa invece, vivranno in condizioni terribili, sovraffollati, ammalati ed affamati, pressoché dimenticati dalla madrepatria, con un tasso di mortalità altissimo. 21 La maggioranza dei prigionieri italiani vennero inquadrati nelle cosiddette “Arbeits Unternehmen“ (“compagnie di lavoro”), dove erano costretti a svolgere pesanti attività senza il conforto di un vitto e di un trattamento adeguato. Attraverso i canali ufficiali della Croce Rossa, Francia ed Inghilterra si attivarono per inviare ai loro soldati prigionieri quantità sufficienti di cibo per integrare la misera dieta di quasi 1.000 calorie a cui erano sottoposti22. Al contrario di tutti, l'Italia rifiutò qualsiasi intervento ufficiale di assistenza, lasciando solo ai familiari, ai singoli civili ed alle organizzazioni umanitarie il compito di aiutare i prigionieri. Secondo il pensiero delle autorità militari e politiche italiane, la prigionia non era l'effetto naturale di una battaglia perduta, ma era invece imputabile ad uno scarso spirito bellico dei militari catturati, che non si meritavano quindi alcun aiuto dalla madrepatria23. Dopo Caporetto la situazione assunse livelli drammatici24, ma nonostante gli appelli della Croce Rossa, il Governo italiano non modificò assolutamente la propria posizione: l'ossessione della diserzione e la convinzione che un buon trattamento ai prigionieri l'avrebbe sicuramente incrementata, spingeva la nostra classe dirigente affinché non fossero in alcun modo migliorate le condizioni di vita dei nostri stessi connazionali25. Impedendo od ostacolando l'invio di viveri ed aiuti da parte delle famiglie dei prigionieri, il Governo italiano divenne sicuramente corresponsabile della morte per stenti o debilitazione di decine di migliaia di nostri soldati catturati. …I prigionieri di guerra americani erano mantenuti dal loro governo con una larghezza principesca; gli inglesi ricevevano pure dal loro governo o da 63 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale _________________________ 22 Lo stesso fecero in anche nei confronti dei Russi e dei Serbi, in supplenza dei Governi ufficiali (nel 1917 lo stato Serbo non esisteva più, e la Russia degli Zar era in rivolta). 23 D'Annunzio definì i nostri soldati prigionieri del nemico come “imboscati d'Oltralpe”. 24 Il Parlamento austriaco arrivò addirittura ad esaminare l'eccessiva mortalità degli internati italiani nei campi di Milovice e di Mauthausen, tentando in qualche modo di porvi rimedio. 25 Ci si oppose addirittura anche allo scambio dei prigionieri, pratica normale sul Fronte occidentale per i malati gravi. comitati privati anche il superfluo ed erano vestiti e calzati a nuovo; i francesi avevano tutti, senza distinzione e fin dal primo giorno della cattura, pane biscottato in abbondanza e ricevevano gratuitamente indumenti e viveri a sufficienza da comitati vari. Noi italiani fummo invece abbandonati completamente a noi, ed il patrio governo che pur sapeva le condizioni nostre, non intervenne mai se non a nostro danno: censurò la posta con criteri bizantini, ne limitò l’invio a sole cartoline, impose limitazioni infinite e difficoltà burocratiche d’ogni specie all’invio dei pacchi, vietò la spedizione di generi indispensabili, e per lungo tempo lesinò perfino i mezzi di trasporto dei pacchi stessi. Tale politica miope ed inumana diede però i suoi frutti: migliaia e migliaia di soldati nostri, gioventù balda che aveva dato tesori sui campi di battaglia, giacciono ora nei cimiteri tedeschi, altre migliaia sono tornati in patria rosi da un male terribile che non perdona. Il soccorso del governo giunse soltanto ridicolo e tardivo: dodici mesi circa dalla nostra cattura, qualche giorno prima dell’armistizio, quando già di migliaia di italiani morti di fame era seminata l’Austria, inviò per i prigionieri di guerra alcuni vagoni di galletta!...”26 Il dovere della memoria Le capacità di acquisire ed immagazzinare informazioni tramite l’uso della memoria e dei ricordi, è certamente uno degli aspetti più complessi ed assoluti di tutto il nostro comportamento umano. L’acquisizione delle personali esperienze vissute ed il loro immagazzinamento stabile a livello mentale, costituiscono elementi decisivi per la costruzione di una base individuale (la nostra cosiddetta “capacità di giudizio”), a cui ogni uomo deve attingere per l’elaborazione ed attuazione delle proprie azioni conseguenti. La capacità intrinseca della memoria non risulta fondamentale soltanto per la sopravvivenza quotidiana dei singoli individui, essa risulta essenziale nel trasmettere tutte le conoscenze acquisite nel passato e nel capire tutte le evoluzioni degli uomini e delle civiltà nel corso dei millenni. Tutta la Storia dell’intera umanità (dall’antichità fino ai giorni nostri), risulta 64 Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale essere il prodotto d’innumerevoli “memorie storiche” condivise ed accumulate nel corso dei secoli, trasmesse tramite registrazioni scritte o tradizioni orali salvaguardate con estrema cura. Nella Storia (in questa complessa ed articolata catena formata da innumerevoli e differenziate “Memorie Storiche”), oltre alla ____________________ 26 Da “Memorie di Prigionia” di Angelo Bronzini (testimonianza estratta dal libro “Mauthausen 1918 – una tragedia dimenticata” di Gian Paolo Bertelli). vita ed alle evoluzioni dei popoli e delle diverse civiltà, vengono ricordati ad eterna memoria (affinché le generazioni future ne possano far uso nella loro “capacità di giudizio”), anche i casi in cui l’uomo eccelle in umanità oppure, in senso opposto, tutti gli innumerevoli casi in cui egli smarrisce la ragione e non vi è niente più di umano in lui. Tutti i padri hanno il dovere di ricordare ai propri figli il lato oscuro dell’essenza umana: le nere tenebre dell’oblio non devono celare e nascondere gli avvertimenti sussurrati dal passato che mettono in guardia dalla terribile e disumana realtà della guerra fra uomini. E’ un dovere assoluto ed eterno smascherare il vero volto del demone della Guerra che non è apparentemente soltanto un gioco appassionante, un mondo eroico dove combattono soldati invulnerabili e tecnologicamente perfetti, un luogo astratto dove non esistono fame, freddo, sete, violenze, malattie, un mondo asettico ed assurdo dove basta premere un piccolo bottone per ricominciare tutto da capo, invincibili ed eterni. E’ compito del ricercatore storico, portare alla luce le testimonianze relative alle vittime in guerra di ogni comunità civile, in modo di creare, senza retorica o falsa ideologia, un filo indivisibile tra le generazioni di padri e figli indispensabile per attivare il cuore e le menti degli uomini affinché l’orrore della guerra e dello sterminio non si debbano ripetere mai più su questo nostra terra. Anonimo 65