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COOPERATIVA GARDALATTE GRANA PADANO E PROVOLONE
COOPERATIVA GARDALATTE GRANA PADANO E PROVOLONE VALPADANA Candidato: Andrea Pedrotti 5°L 1 INDICE - Cooperativa Gardalatte pag.1 - Fusione con caseificio Montirone pag.6 - Cariche sociali Gardalatte pag.7 - Grana Padano (Storia) pag.8 - Alimentazione bestiame (Grana Padano) pag.10 - Cereals (Inglese) pag.11 - Trasformazione (Grana Padano) pag.12 - Stagionatura (Grana Padano) pag.14 - Consorzio di tutele (Grana Padano) (Valorizzazione) pag.17 - Provolone Valpadana pag.18 - Consorzio di tutela Provolone Valpadana pag.23 - Costo di produzione 1 kg Grana Padano - Conclusioni (Economia) pag.25 pag.26 2 COOPERATIVA GARDALATTE Sulle rive del più grande lago italiano, è nata e si è sviluppata, per centinaia di anni, l’arte della caseificazione. In una zona ricca di allevamenti da latte, quest’arte è prosperata fino a raggiungere elevati livelli qualitativi. Ma il nostro secolo, i suoi ritmi e le sue esigenze economiche, hanno via via preso il sopravvento; per questo i più importanti allevatori ed i migliori caseari delle zone, hanno deciso di unire le proprie energie in uno sforzo comune di adeguamento alle moderne esigenze del mercato. E per rispondere alla sfida del XX secolo che, nel 1965, è stata fondata la Cooperativa Gardalatte; una società che, grazie alla sua forma giuridica, riesce a coniugare le esigenze di sviluppo, di ricerca e di certificazione del prodotto, con il rispetto delle diverse autonomie dei soci conferenti. La cooperativa si costituisce a Lonato (BS) nel giugno 1965. Lo scopo principale della cooperativa è offrire agli agricoltori della zona oltre alla vendita , anche la trasformazione e la commercializzazione del proprio latte. Ma la loro attività oltre alla trasformazione del latte raccolto in formaggio D.O.P. GRANA PADANO e PROVOLONE VALPADANA , controllati dai 3 rispettivi consorzi di tutela, si esplica anche nell'allevamento di suini da ingrasso che vengono alimentati anche con i sottoprodotti della lavorazione del formaggio. Da una lavorazione annua di 40.000 quintali di latte, nel 1965, si è passati, nell’ultimo esercizio, ad oltre 850.000 quintali oltre mezzo milione i quintali destinati alla produzione di Grana Padano e circa 100.000 quintali destinati alla produzione di provolone. Un incremento, dunque, che ha premiato gli sforzi di ricerca e di sviluppo della produzione casearia, oltrechè il notevole miglioramento del latte conferito dai soci. L’intera produzione casearia Gardalatte subisce attenti e rigorosi controlli in tutte le fasi di lavorazione, dal conferimento della materia prima, alla sua produzione e stagionatura. Il Caseificio Sociale Gardalatte S.c.a. produce oltre 90.000 forme di Grana Padano ogni anno, la maggior parte delle quali viene venduta all'età di 9 mesi mentre la parte rimanente viene stagionata per essere venduta direttamente presso i suoi spacci oppure tramite la rete commerciale. La fascia alta del prodotto è occupata dal Grana Padano Riserva con una stagionatura di oltre 20 mesi. Come per il Provolone ,anche il formaggio Grana viene prodotto nel rispetto del disciplinare imposto dal Consorzio di tutela che ne certifica la corrispondenza agli standard produttivi. Il Grana Padano Gardalatte viene prodotto in forme dal peso di 35 Kg. 4 Gardalatte produce inoltre diverse forme di provolone ,un formaggio che ha profonde radici nel passato e che continua ad essere prodotto, con gli stessi gesti e gli stessi metodi tradizionali. Questo permette di avere un prodotto genuino e nello stesso tempo rispondente a tutti gli standard qualitativi del Consorzio di tutela. I diversi tipi di provolone prodotti da Gardalatte: PROVOLONE GIOVANE(Salamini, Ciclamini, Provolette, Fiaschetti) Il Provolone giovane Gardalatte viene prodotto nelle varie forme e con pezzature che variano da 0,5 a 3,0 Kg. PROVOLONE PICCANTE (Pancette,Mandarini) Il Provolone piccante Gardalatte viene prodotto nelle varie forme e con pezzature che variano da 11 a 55 Kg. PROVOLONE DOLCE (Pancette) Il Provolone dolce Gardalatte viene prodotto nelle varie forme e con pezzature che variano da 5 a 22 Kg 5 FUSIONE CON CASEIFICIO SOCIALE DI MONTIRONE Nell’anno 2013/14 è avvenuta la fusione con il Caseificio sociale di Montirone (11 soci) è stata un investimento che guarda al futuro, la fusione con Montirone ha portato in dote qualcosa come 35 mila forme di Grana. Sono delle quote oltre le quali non è permesso salire per evitare cadute di prezzo. Gardalatte con l’incorporazione del caseificio sociale è passata da 80 mila a 115 mila forme di grana. Di certo quell’operazione ha rafforzato la cooperativa di Lonato che trasforma il latte in Grana Padano (82%) e in Provolone Valpadana (18%). Due prodotti Dop che permettono ai 43 soci della cooperativa di mantenere buoni i ricavi perché il latte, loro, non solo lo producono, ma lo trasformano. Ed è qui il vero guadagno. In questo modo possono regolamentare l’offerta. Storia caseificio Montirone: La cooperativa Caseificio Sociale di Montirone nasce nel 1949 per opera di una trentina di allevatori desiderosi di superare le notevoli difficoltà economiche del periodo, causa ed effetto della sempre minore domanda di latte. Sotto la guida del primo presidente Laurindo Consoli, si sviluppano le attività di produzione e lavorazione diretta del latte e di allevamento. Il caseificio ,oltre al Grana Padano, produce anche fontina e burro 6 CARICHE SOCIALI GARDALATTE Consiglio di amministrazione: Presidente a.d. Giacomelli B.Valter Vice presidenti: Baresi Marco, Comaglio Fausto, Toninelli Maurizio Amministratori: Baresi Emilio Bono placido Gaetarelli Gianpietro Giacomelli Luigi Facchi Gianbattista Maruelli Franco Modonesi Piergiuseppe Pedrotti Severino Rizzetti Giorgio Saetti Michele Zanelli Silvano Sindaci: Repossi Marsilio Lussignoli Michele 7 GRANA PADANO (Storia) Nell’anno Mille, i monasteri dei monaci benedettini erano il cuore di un’imponente opera di bonifica della pianura delimitata dall’Adda, dal Mincio e dal Po, sino a Milano. Celle e chiostri della bassa Lombardia, regolati dal precetto "Ora et Labora", divennero centri di preghiera e di studio, dove si custodivano le tradizioni, ma senza rinunciare a ricerche e innovazioni, imposte anche dalle esigenze del tempo. Dalla necessità di conservare il latte munto più a lungo nacque così l’idea di produrre un formaggio capace di durare o che addirittura si esaltasse attraverso la stagionatura. Così, studiando la natura e i suoi meccanismi con l’occhio dell’alchimista, i monaci misero a punto la "ricetta" del Grana Padano ed ottennero un formaggio a pasta dura, capace, stagionando, di conservare i principi nutritivi del latte e di acquistare un sapore inconfondibile. La sua longevità gli fruttò il nome di "caseus vetus". Il gusto dolce e saporito, le ricche proprietà nutritive e la capacità di conservazione che ne favorì il commercio sui mercati limitrofi, portarono allo sviluppo della sua produzione, facendogli cambiare nome; fu ribattezzato "di grana", per l’aspetto della sua pasta, rimasto immutato nei secoli. Dai monasteri il Grana Padano conquistò le tavole dei banchetti delle corti rinascimentali, tanto che duchi e principi, alti prelati e cortigiane ne intessevano le lodi nelle loro corrispondenze. Ma, negli anni delle carestie, consentì la sopravvivenza a quanti vivevano di stenti nelle campagne. Documenti del XV, XVI e XVII secolo parlano di commerci, di 8 mercati e dei prezzi del pregiato formaggio, che compare sempre più spesso nelle ricette della cucina dei principi e in quella del popolo. Nei secoli, grazie all’estensione dei prati in vaste aree della Pianura lungo il Po, la trasformazione del latte in Grana Padano si è diffusa dal Piemonte al Veneto, dal Trentino all’Emilia. Così è divenuto una delle voci più importanti dell’economia agricola, rispettando comunque nei secoli le metodologie tradizionali arrivate sino ad oggi. Zone di produzione del grana padano 9 Alimentazione del bestiame per la produzione di grana padano La denominazione di origine protetta Grana Padano si riferisce al formaggio prodotto durante tutto l'anno con latte crudo di vacca proveniente dalla zona di produzione definita dal Disciplinare. È sempre il disciplinare di produzione a regolamentare l'alimentazione delle vacche da latte che si basa sull'utilizzo di alimenti ottenuti dalle coltivazioni aziendali o nell'ambito del territorio di produzione del latte. Nella razione giornaliera non meno del 50% della sostanza secca deve essere apportata da foraggi con un rapporto foraggi/mangimi, riferito alla sostanza secca, non inferiore a 1. Almeno il 75% della sostanza secca dei foraggi della razione giornaliera deve provenire da alimenti prodotti nel territorio di produzione del latte. Tra i foraggi ammessi più rappresentativi troviamo i foraggi freschi o affienati da prati stabili o artificiali o sfalciati, che fin dal Medioevo costituivano la base dell'alimentazione. A questi si sono aggiunti gli insilati di trinciato di mais o di altre foraggere, i fieni silo. Tra i mangimi ammessi spiccano i cereali e la soia. Non è ammesso l'impiego della colza. Insilato di mais 10 CEREALS Cereals a rich source of vitamins, minerals, carbohydrates, fats, oils, and protein. They are cultivated for their grains. The most important cereals are: Wheat, rice, maize, barley, sorghum, rye, oats, millet, spelt, buckwheat. Cereals provide about three quarters of man’s food energy. About half of cereals are used as fodder, the other half is used to make bread, biscuits, cakes, pastry, pasta, breakfast cereals, beer and whisky. The method of growing cereals has not changed much over the time, but today is more mechanized. For example In the past the farmers used scythes to cut the stalks and flails to thresh the crop, today farmers have tractors with computers. Cereal plant consists of heads, leaves and stalks. The head contains the grains that are used for food. When cereals are harvested, the stalks become straw use for bedding, as fodder or as manure. Cereals grow in different types of soils, they don’t need much labour or special treatments. The most important cereals for the feeding of the cows are: maize and sorghum. Maize needs hot and sunny climates. It is moslty user for forage, but it is also utilized to make mush and vegetable oils. Sorghum is grown in tropical regions and it is used for animal feed. 11 Trasformazione Il Grana Padano DOP si produce esclusivamente con latte crudo, proveniente dalla zona di produzione, parzialmente decremato mediante affioramento naturale, munto non più di due volte al giorno da bovine alimentate secondo regole precise e lavorato esclusivamente in caldaie in rame o con rivestimento interno in rame a forma di campana rovesciata, da ognuna delle quali si ricavano due forme. Al latte in caldaia viene aggiunto il siero innesto naturale, viene poi riscaldato a una temperatura di 3133 °C e addizionato di caglio di vitello per la coagulazione. Si procede con la rottura della cagliata con lo spino e alla successiva cottura sotto agitazione fino ad una temperatura di 53-56 °C. La massa caseosa si deposita sul fondo della caldaia ed è lasciata riposare fino ad un massimo di 70 minuti, perché rassodi e spurghi il siero. Spinatura 12 Infine gli operatori, con una pala in legno ed un telo "schiavino", la sollevano all'interno della caldaia e la tagliano in due parti uguali, le "forme gemelle". Ognuna di esse è avvolta in un telo di lino, estratta dalla caldaia e posta sullo spersore. A questo punto ogni nuova forma è racchiusa in una "fascera", un tempo di legno ed oggi di idoneo materiale plastico, tenuta ben stretta e leggermente pressata da un disco dello stesso materiale. Dopo circa 12 ore dalla "messa in forma", tra la "fascera" e la parte laterale della forma (lo scalzo), è inserita un'altra fascia di plastica, la fascera marchiante, con in rilievo i marchi di origine: il quadrifoglio con impresso il numero di matricola del caseificio, la sigla della provincia e il mese e l'anno di produzione, e le piccole losanghe romboidali tratteggiate che riportano al loro interno alternativamente le parole "GRANA" e "PADANO". Inoltre a ogni forma è applicata una placca di caseina, che diventerà parte della crosta, con un codice identificativo che ne permette la rintracciabilità. 13 Stagionatura Dopo 24 ore si sostituisce la fascera con una di acciaio, costellata da piccoli fori e leggermente bombata, che in un giorno circa dà al formaggio la definitiva forma caratteristica: scalzo convesso e piatti piani. A quel punto, è pronto per la salatura, immerso in una soluzione di acqua e sale per un periodo che varia dai 14 ai 30 giorni. Vasca di salatura 14 Dopo l'asciugatura in un locale adatto detto camera calda o locale di stufatura, inizia la stagionatura, da un minimo di 9 a oltre 20 mesi, in ambienti ben coibentati, con moderni sistemi di controllo della temperatura, dell'umidità e dell'aerazione. Durante il lungo periodo della stagionatura, il Grana Padano subisce una serie di mutamenti chimico-fisici, e microbiologici che si riflettono sulle caratteristiche organolettiche. In questi mesi le forme vengono curate, pulite e girate ogni 15 giorni circa. Queste operazioni un tempo completamente manuali, oggi sono assicurate da macchine spazzolatrici e rivoltatrici robotizzate. Al nono mese le forme di Grana Padano sono esaminate da esperti del Consorzio di Tutela con i tradizionali strumenti di controllo - il martelletto, l'ago e la sonda. Se superano tutte le prove, ricevono il marchio a fuoco, che garantisce la qualità "sana, leale e mercantile" del Grana Padano DOP; ad apporlo sulle forme sono i tecnici dei caseifici, sotto l'occhio dei funzionari del Consorzio di Tutela e su disposizione dell'ente certificatore (CSQA). La riproduzione del marchio deve comparire su tutte le confezioni di grattugiato e di porzionato, garantendo così il consumatore che il formaggio contenuto può legittimamente fregiarsi della DOP "Grana Padano". Senza questo marchio, il formaggio non può essere denominato né commercializzato come Grana Padano DOP. Le forme che recano i marchi di 15 origine "Grana Padano", ma al controllo finale non risultano conformi ai requisiti necessari, vengono sottoposte alla cancellazione dei suddetti marchi mediante "retinatura", cioè ricoperte da segni che mascherano rombi e quadrifoglio che identificano come Grana Padano un formaggio che non lo è diventato. Una forma di Grana Padano DOP deve obbligatoriamente avere un peso variabile compreso tra 24 kg e 40 kg: per ottenere un chilo di formaggio Grana Padano occorrono circa 15 litri di latte! In passato il grana poteva distinguersi in tre cicli stagionali: "vernengo": quando è prodotto da dicembre a marzo "di testa": quando è prodotto da aprile a giugno (è considerato il migliore) "tardivo o terzolo": quando è prodotto da ottobre a novembre Questo dipendeva dai foraggi freschi con cui erano alimentate le vacche nei vari periodi stagionali, che conferivano colore e aromi differenti al latte e conseguentemente al formaggio. Oggi questa distinzione è superata in quanto l'alimentazione delle bovine resta sostanzialmente la stessa durante tutto l'anno. I foraggi utilizzati infatti sono per lo più conservati e solo raramente freschi. In questo modo si ottengono produzioni più costanti ed omogenee. 16 Il Consorzio per la Tutela del Formaggio Grana Padano Il Consorzio per la Tutela del Formaggio Grana Padano è nato nel 1954 e riunisce 186 aziende impegnate nella produzione e 40 nella stagionatura e nella commercializzazione del Grana Padano. Ha due finalità previste dallo statuto: la tutela e la promozione del Grana Padano e della sua denominazione d’origine protetta in Italia e all'estero. Quindi, svolge attività di vigilanza e di controllo a vari livelli della filiera, cura ed esegue progetti ed iniziative di informazione e di comunicazione rivolti ai media, alla distribuzione e ai consumatori in tutto il mondo. Con questo lavoro, il Consorzio protegge e valorizza la tipicità e le caratteristiche peculiari del prodotto, ne garantisce e migliora costantemente la qualità a tutela del consumatore. Perciò il Consorzio di Tutela vigila sulla produzione e sul commercio del prodotto, verificando il corretto uso della denominazione e del marchio Grana Padano, che, una volta apposto sulle forme conformi al disciplinare e agli standard richiesti, diventa una garanzia di qualità. Il Consorzio non ha finalità di lucro, ha sede a San Martino della Battaglia, località nel territorio di Desenzano del Garda, in provincia di Brescia; si trova quindi nel cuore della zona di produzione del formaggio Grana Padano, che si estende lungo tutta la pianura Padana, comprendendo 27 province dal Piemonte al Veneto, dalla provincia di Trento a quella di Piacenza. Il Consorzio di Tutela del Grana Padano ha anche un obiettivo etico: trasformare in bontà un prodotto della natura. E la storia millenaria del Grana Padano non può essere misurata solo con i parametri dell’organizzazione, dell’efficienza e del volume d’affari, ma si scrive ogni giorno con le capacità individuali portate in dote da chi lo produce, lo stagiona e lo vende. 17 PROVOLONE VALPADANA Da migliaia di bovine viene prodotto il latte che sarà destinato prima alla raccolta e poi alla lavorazione, in moderni caseifici. Da qui nasceranno le innumerevoli forme che contraddistinguono, unico nel suo genere, il Provolone Valpadana D.O.P.. Il latte si trasforma grazie all’abilità dell’uomo ed alla natura. Oggi, come nel passato, il latte diventa cagliata e poi formaggio, grazie al caglio, una sostanza che permetteva già ai primi pastori di trasformare il latte in cacio. Ed è liquido, se vogliamo formaggio fresco, o in pasta, se il Provolone Valpadana D.O.P. dovrà essere stagionato. Oggi, come in epoca preistorica, il caglio è un elaborato della natura che ci viene dagli animali, vitelli (per il formaggio dolce), agnelli o capretti (per il formaggio piccante), e che fa coagulare il latte. Caglio 18 Ma prima ancora di usare il caglio, i casari impreziosiscono il latte di un altro potentissimo elemento naturale, il sieroinnesto, che è siero tenuto da parte il giorno prima (il siero è quel liquido che resta nella caldaia quando la cagliata si è solidificata) e lasciato riposare un giorno e una notte. Questa sostanza è ricca di microrganismi preziosi come l’oro per i fenomeni che andrà a muovere nel futuro formaggio, ma anche perché sono questi fermenti che, trasmettendosi di giorno in giorno da un formaggio all’altro, gli imprimono il timbro, nascosto e intrinseco, ma forte, caratteristico del luogo, del caseificio e del bestiame delle stalle che lì destinano il loro latte. La cagliata viene rotta una prima volta, poi anche in una seconda fase. La cagliata, se lasciata riposare per poche ore su un tavolo, tendeva a "filare", assumeva cioè una consistenza plastica tendendo a formare dei cordoni o "fili", se sottoposta a trazione. Da qui il nome "filatura", operazione caratteristica che consiste nel sottoporre a trazione, in acqua molto calda, la cagliata dopo che è stata fatta riposare per alcune ore su tavoli spersori. Quindi l’azione più caratteristica del procedimento millenario che ci porta a ottenere Provolone Valpadana D.O.P. è la “filatura” (si parla infatti di formaggio a pasta filata). Filatura 19 Degli stampi fatti apposta permettono alla pasta di essere modellata secondo la forma che si vuole: sferica, a pera, cilindrica, a salame, a mandarino. Il sale darà l’ultimo tocco al futuro formaggio, prima del riposo nei magazzini di stagionatura. Per la salatura le forme di Provolone Valpadana D.O.P. vengono calate in grandi vasche e immerse in acqua arricchita di sale marino. Salatura salamoia Una volta tirate fuori dalla salamoia, le forme vengono lavate in acqua fredda e legate. Raffreddamento e rassodamento 20 La “legatura” con delle corde adatte è un altro tocco speciale dato dal casaro al suo formaggio, che così lo riveste di un’altra antica usanza che non si è mai persa. Legatura del provolone Complice il tempo, durante la stagionatura l’incantesimo si compie del tutto. È qui che, nel giro di qualche giorno o di alcuni mesi, anche oltre un anno, nel formaggio maturano le sostanze, lavorano i batteri, si formano nuovi sapori: nasce il Provolone Valpadana D.O.P., dolce o piccante, fresco o maturo. 21 Il Provolone Valpadana D.O.P. è il formaggio a pasta filata che presenta la maggior varietà di forme e pesi di qualunque altro prodotto caseario. La plasticità della pasta, caratteristica del Provolone Valpadana D.O.P. in fase di lavorazione, consente ai mastri casari di dilettarsi nel produrre forme dai pesi quanto mai vari. Ancor oggi ci si può imbattere, frequentando i magazzini di stagionatura dei caseifici produttori, in qualche "sperimento" di un casaro creativo. Il disciplinare di produzione del Provolone Valpadana D.O.P. (DPCM 09-04-1993) ha salvaguardato questa cultura casearia attraverso l'individuazione di forme geometriche tipo, replicate in pesi diversi. Distinguiamo così 4 forme tipiche: a salame, a melone/pera, tronco conica, a fiaschetta che possono essere proposte in pesi variabili da 0,5 kg fino ad oltre 100 kg. Un cenno va inoltre dedicato alle due tipologie di Provolone Valpadana D.O.P.: "Dolce", che si distingue per l'uso di caglio di vitello e per una stagionatura che non supera i 2-3 mesi; "Piccante", che si distingue per l'uso di caglio in pasta di capretto e/o agnello e per una stagionatura che va da un minimo di 3 mesi a oltre un anno. Il Provolone Valpadana D.O.P. è disponibile anche porzionato (in gergo "preconfezionato") in pratiche confezioni generalmente intorno ai 200 g, presso i banchi refrigerati dei punti vendita. Pur potendo essere immesse al consumo anche con pesi diversi, tutte le confezioni di Provolone Valpadana D.O.P. preconfezionato devono indicare la corretta Denominazione di Origine Protetta, il marchio che la identifica ed il numero di autorizzazione rilasciato dal Consorzio Tutela Provolone Valpadana ad ogni confezionatore. 22 CONSORZIO DI TUTELA PROVOLONE VALPADANA Il Consorzio Tutela Provolone Valpadana è un organismo volontario, costituitosi nel 1975 con la denominazione di Consorzio per la tutela del Provolone Tipico Italiano, successivamente variato in Consorzio del formaggio tipico Provolone (1986), poi in Consorzio Tutela Provolone (anno 1993) e quindi, nel 2002, in Consorzio Tutela Provolone Valpadana. Possono essere soci tutti i Produttori che abbiano i loro caseifici nella zona di produzione delimitata dal D.P.C.M. del 9/4/93 aggiornato dal Provvedimento Ministeriale del 15/11/2012 e che trasformino, a Provolone Valpadana D.O.P, esclusivamente latte raccolto nella zona stessa, nonché i produttori latte e tutti coloro che stagionano e/o commercializzano all'ingrosso. 23 Il Consorzio non persegue scopi di lucro e svolge le seguenti attività: tutelare e vigilare sulla produzione e il commercio della Denominazione di Origine Protetta formaggio Provolone Valpadana e sull'uso della sua denominazione; promuovere ogni utile iniziativa intesa a salvaguardarne la tipicità e le caratteristiche peculiari da ogni abuso, concorrenza sleale, contraffazione, uso improprio ed a tutti gli altri comportamenti vietati dalla legge; promuovere la conoscenza del formaggio a Denominazione di Origine Protetta Provolone Valpadana in tutti i mercati; valorizzare il formaggio a Denominazione di Origine Protetta Provolone Valpadana; curare gli interessi generali della Denominazione di Origine Protetta del formaggio Provolone Valpadana; svolgere attività di sviluppo e ricerca allo scopo di favorire il costante perfezionamento delle tecniche di produzione ed il conseguente miglioramento qualitativo; organizzare e tenere sotto controllo il corretto svolgimento di attività formative; esplicare attività di assistenza lungo tutta la filiera produttiva del Provolone Valpadana D.O.P.. 24 COSTO DI PRODUZIONE DEL FORMAGGIO “GRANA PADANO” Con il seguente calcolo si vuole determinare il costo di produzione del formaggio “Grana Padano” relativo ad un caseificio che lavora circa 50.000 q.li di latte. Si conoscono i seguenti dati: Prodotti ottenibili: Formaggio 7% del latte, prezzo di mercato 510 euro al q.le Burro 0.7% del latte, prezzo di mercato 310 euro al q.le Prodotti secondari: Ricotta 0.5% del latte, prezzo di mercato 220 euro al q.le Siero-latticello 90% del latte, prezzo di mercato 0.2 euro q.le Capitali presenti in azienda: Fabbricati (Magazzini per la stagionatura - Caseificio) 325.000 € Macchine e attrezzi (Caldaie di rame, Affioratori, impianto di salatura dinamico, Camere calde) 625.000 € Spese: Sa: 0.25ore/quintale di latte lavorato Sv: acquisto di caglio, combustibile, en. Elettrica, acqua 112500 € St: 4% PLV Q: Fabbricati 1% , Macchine 15% I: 5% Macchine e attrezzi Imp: 8% PLV Bf: 2% Cap Fondiario (Fabbricati) Prezzo di mercato del latte: 0.38 €/l INCASSI Formaggio: 50.000 x 7% = 3.500 qli x 650 euro qli =2.275.000 € Burro: 50.000 x 0.7% = 350 qli x 310 euro qli = 108.500 € Ricotta: 50.000 x 0.5% = 250 qli x 220 euro qli =55.000 € Siero: 50.000 x 90% = 45.000 qli x 0.2 euro qli = 9.000 € PLV= 2.447.500 € SPESE SV: 112500 € St: 4% PLV = 97900 € QFabbricati = 325000 x 1% = 3250 € QMacchine = 625000 X 15% = 93750 € I = 625000 X 5% = 31250 € Bf = 325000 x 2% = 6500 € Imp = 2447500 x 8% = 195800 € Totale costi di trasformazione : 540950 € Valore di mercato del latte: 38 €/q x 50.000 q = 1.900.000 € Costo di produzione del kg di formaggio = (costi totali + valore di mercato latte – Valore prod. Secondarie)/kg di formaggio ottenuto: 540950 € + 1900000 € – 172500 € / 350000 kg = 6,48 € /kg 25 CONCULUSIONI La crisi economica mondiale iniziata nel 2008 e di cui vediamo ancora le conseguenze costringe il nostro paese a rifocalizzare le proprie energie sui veri punti di forza che potenzialmente potrebbero dare ossigeno a una situazione di difficoltà. Penso che il vero punto di forza del nostro paese possa essere il marchio “MADE IN ITALY” con tutte le associazioni di qualità e unicità che si collegano a questo titolo. Ho voluto concentrarmi su due dei protagonisti dell’eccellenza italiana proprio per questa ragione, perché solo prodotti 100% italiani, solo marchi che hanno fatto la storia del nostro paese possono continuare a rappresentare e trainare la forza dell’industria italiana e proprio per questo bisogna continuare a pubblicizzarli e valorizzarli. Andrea Pedrotti 26