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Sud news - Ministero dello Sviluppo Economico

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Sud news - Ministero dello Sviluppo Economico
Anno II, Numero 12, Agosto - Settembre 2004
ud news
Quadro Comunitario di Sostegno
Obiettivo 1 2000/2006
La newsletter sui Fondi strutturali comunitari
“Onda su onda” siamo arrivati al nostro
secondo appuntamento con il Salone nautico di Genova
per confrontarci con quanti ruotano attorno al settore
sulle problematiche e le possibili soluzioni
per mantenere e valorizzare la risorsa mare
Sud News
Newsletter del Ministero
dell’Economia e delle Finanze
Cofinanziato dall’Unione europea con il FESR
Direzione
Ministero dell’Economia e delle Finanze
Dipartimento per le Politiche
di Sviluppo e di Coesione
Servizio per le Politiche dei Fondi
strutturali comunitari
Direttore Generale
Paola De Cesare
Via Sicilia, 162/c - 00187 Roma
tel. 06.42012591
e.mail: [email protected]
L’AGENDA
✔
✔
✔
Giugno - Aree marine protette in mostra
Dal 16 al 20 giugno 2004 si è svolta la quarta
edizione della rassegna “Stelle di Mare lungo il
fiume: le riserve e i parchi marini in mostra”. La
manifestazione, promossa dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, si tiene
ogni estate allo Scalo de Pinedo dove è ormeggiata la sede galleggiante dell’associazione
Marevivo. Attraverso stand espositivi delle aree
marine protette, proiezioni, conferenze, l’obiettivo era stimolare un dibattito sulla tutela e la
valorizzazione del mare.
Luglio - Festival del mare a Portofino
Il 9, 10 e 11 luglio 2004 si è svolto il Festival del
Mare nell’Area marina protetta di Portofino. L’iniziativa è stata realizzata con il contributo della Direzione Protezione della Natura del Ministero
dell’Ambiente e della Tutela del Territorio nell’ambito delle attività per la salvaguardia e la valorizzazione ambientale nelle aree marine protette italiane.
Settembre - “Marinando”
Per il decimo anno consecutivo si è svolta, dal 12 al
19 settembre 2004 ad Ostini, la “Settimana Azzurra”
di Marinando, la campagna di sensibilizzazione sul
mare e le sue tradizioni, pesca ed alimentazione dedicata alle scuole medie inferiori e promossa dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali - Direzione
Generale per la Pesca e l’Acquacoltura.
Direttore Responsabile
Orsola Barina
Hanno collaborato
Lidano Cantarelli, Oriana Cuccu, Antonino Minciullo,
Francesco Mundo, Aglaia Murgia, Giovanna Murri,
Gabriella Scanu, Maria Giuseppina Serra,
Massimo Scopelliti, Rosera Valentini,
Francesco Vicari.
Registrazione del Tribunale
N. 375/2003 del 18/09/2003
presso il Tribunale di Roma
Ottobre - Porti del Baltico
Nei giorni 11 e 12 ottobre 2004 si svolgerà a S. Pietroburgo la V Conferenza Internazionale dal titolo “Il
futuro dei Porti del Baltico”. Esperti provenienti dalla
Russia, Ucraina, Estonia, Lituania, Polonia, Germania,
Danimarca, Svezia, Finlandia ed altri paesi europei ed
asiatici, si confronteranno sui temi legati al commercio e al trasporto per mare.
N. 12 AGOSTO - SETTEMBRE 2004
Novembre - Carenza d’acqua nei paesi
medio-orientali
Dal 24 al 27 novembre 2004 si svolgerà a Como
presso Villa Olmo, il forum internazionale “Food
Security under Water Scarcity in the Middle East:
problems and solutions”. L’evento, organizzato
dal Landau Network-Centro Volta Water Security
Division, grazie ai contributi della FAO e SOGESID, vedrà la partecipazione di esperti coinvolti
nella gestione delle risorse idriche, rappresentanti dei paesi medio-orientali e di organizzazioni internazionali. Temi principali quelli legati alla identificazione di adeguate misure per ottimizzare la
gestione delle acque e delle zone costiere in
paesi deficitari di risorse idriche e con complesse
situazioni politiche e sociali al fine di indirizzare,
in un’ottica multidisciplinare, le scelte economiche e sociali di sviluppo.
Novembre - Epidemiologia ambientale
Si svolgerà a Roma il 25 e 26 novembre la seconda parte del seminario " “Studi di Epidemiologia ambientale nelle aree oggetto di bonifica”, organizzato dal Ministero della Salute con
la collaborazione del Ministero dell'Ambiente e
della Tutela del Territorio e dell'Istituto Superiore di Sanità.
Nel corso del seminario verrà presentato il lavoro
informativo e metodologico portato avanti nel
corso dell'anno, raccolto in un "Rapporto Istisan".
Verranno inoltre elaborate, con il supporto degli
interlocutori regionali e grazie alla discussione
delle esperienze già maturate sul campo, indicazioni per le azioni di assistenza tecnica che i due
Ministeri stanno promuovendo sul tema dell'epidemiologia ambientale, e che collegano il lavoro di Agenzie Regionali per l'Ambiente, Autorità Ambientali ed Osservatori Epidemiologici Regionali nelle regioni Ob. 1."
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BACHECA
PRIMO PIANO
Verso una pesca sostenibile
Mare compagno di viaggio
di Paola De Cesare *
P
er il secondo anno consecutivo il Dipartimento per le Politiche di sviluppo e coesione, con il Servizio fondi strutturali comunitari, partecipa alla 44° edizione del Salone nautico
di Genova, la grande manifestazione di livello internazionale dedicata alla nautica da diporto. La
volontà di partecipare si è ancor più rafforzata dopo l’esperienza dello scorso anno in cui il confronto sulle tematiche connesse al mare – inteso
come spazio-luogo di scambi economici, leva di
sviluppo e risorsa preziosa da rispettare e tutelare
– in un contesto quale il salone di Genova ha rafforzato il dialogo con i cittadini.
Ci eravamo lasciati con una situazione in grande
fermento per la regolamentazione del sistema mare: a distanza di un anno la normativa europea ha
fatto registrare passi avanti nella legislazione relativa all’inquinamento marino, le acque di balneazione e la difesa delle coste, mentre per il settore
della pesca è stato realizzato un nuovo strumento
finanziario, il FEP (Fondo europeo pesca) per il
prossimo ciclo di programmazione. Oggi le autostrade del mare escono dal novero delle cose auspicate per entrare a far parte dei progetti prioritari dell’Ue e l’Italia si trova al centro di quelli individuati per il Mediterraneo.
Per quanto riguarda il settore di scena a Genova,
da sottolineare il progressivo avanzamento del
progetto di ammodernamento della portualità turistica nel Mezzogiorno – sia nell’ambito della
programmazione cofinanziata che con il supporto
di risorse pubbliche nazionali - in risposta ad una
domanda sempre più consistente e qualificata.
Ma c’è un motivo in più per stare a Genova, quest’anno investita anche del ruolo di capitale d’Europa, oltre che città di mare per eccellenza. Ed è la
rafforzata strategia del Quadro Comunitario di
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Sostegno (QCS), dopo la fase di revisione di metà percorso, in direzione dello sviluppo sostenibile. Espressione utilizzata per esplicitare un
concetto di buon senso: le risorse ambientali non
sono proprietà della nostra generazione, ma solo
compagne di viaggio delle nostre esistenze da
preservare per quelle successive. L’integrazione
della politica ambientale nei programmi di sviluppo territoriale è stata perseguita fin dall’inizio dell’attuale ciclo di programmazione. Ora
viene riaffermata con più determinazione assorbendo le indicazioni del Consiglio europeo di
Goteborg che ha rappresentato uno spartiacque
verso l’irrinunciabilità del perseguimento di uno
sviluppo economicamente, socialmente e ambientalmente sostenibile. Ai primi posti c’è l’obiettivo di conciliare crescita economica ed utilizzazione delle risorse naturali, e di porre un freno alla crescita incontrollata del sistema trasporti orientandola verso lo sviluppo di modalità più
rispettose dell’ambiente. Insieme a quelli fissati a
Lisbona – ricerca, innovazione, inclusione sociale – gli obiettivi di Goteborg rappresentano gli
elementi portanti non solo di questa fase, ma ancor di più della programmazione 2007-2013. La
data che l’Europa ha indicato per raggiungerli, il
2010, è ormai dietro l’angolo. E Genova non poteva essere palcoscenico migliore per illuminare
problematiche che, per essere affrontate, devono
trovare ascolto da parte della generalità della popolazione in particolare da chi sceglie il mare come ambiente di vita e di svago.
*direttore generale
Servizio per le politiche dei
Fondi strutturali comunitari
MEF -DPS
Il Consiglio europeo Agricoltura e pesca ha espresso, nelle
conclusioni della seduta del 21 giugno scorso, la necessità
di mettere in campo una serie di iniziative integrate per
una pesca sostenibile, nel rispetto dell’ecosistema marino.
L’approccio al problema dovrà essere globale in modo che
le disposizioni adottate rientrino in un regime di conservazione più ampio. E’ stata sottolineata l'importanza di incoraggiare i pescatori ad utilizzare gradualmente metodi più
rispettosi dell'ambiente - attraverso incentivi finanziari e
non finanziari - e di introdurre compensazioni per le perdite a breve termine subite dalle navi che li sperimentano.
Incoraggiate anche le attività di formazione e istruzione dei
pescatori. Particolare importanza è stata accordata a studi,
ricerche e progetti per impostare la gestione dell’attività ittica sulle dinamiche degli ecosistemi marini e per elaborare tecniche di valutazione sulle prospettive ambientali, economiche e sociali dei nuovi metodi adottati. Si ritiene opportuno, altresì, sperimentare attrezzi di pesca a basso impatto e tecniche prive di effetti indesiderati sugli habitat e
sulle specie non bersaglio. Un’altra proposta riguarda il ricorso a zone marine protette per tutelare gli habitat sensibili. e ad uno specifico progetto pilota che affronti il problema della pesca fantasma nelle acque comunitarie che
preveda un sistema di recupero ed eliminazione degli attrezzi perduti, adeguamenti dell'attrezzatura volti a diminuire l'incidenza delle perdite. Entro il 2007, la Commissione dovrebbe riferire al Consiglio e al Parlamento sull'attuazione e l'impatto delle azioni indicate.
S.O.S. delfini
Sardegna, Sicilia meridionale ed il tratto di costa tra Lazio e Campania sono aree a rischio per la sicurezza dei
delfini. Si tratta, in particolare di quelli costieri, la specie
più famosa dei nostri mari. Gli animali, sarebbero vittima
delle reti dei pescatori e dell’intenso traffico nautico.
Questi i risultati della campagna promossa dal CTS Ambiente e dal Ministero dell’ Ambiente per la salvaguardia
dei cetacei e la promozione delle Aree marine protette.
N. 12 AGOSTO - SETTEMBRE 2004
Radiocomunicazione in mare
A decorrere da settembre 2004 si
estenderà il campo d’applicazione
della decisione della Commissione
europea del 4 settembre 2003 sulla radiocomunicazione in mare. Il documento fornisce indicazioni precise sui
requisiti essenziali dell’attrezzatura
da istallare sulle navi SOLAS (Safety
of Life at Sea) per entrare a far parte
del Sistema mondiale di soccorso e sicurezza in mare (SMSSM).
Le norme si dovranno ora applicare
anche agli apparecchi SMSSM istallati su tutte le navi marittime non SOLAS e in particolare in quelle che effettuano il servizio mobile e satellitare marittimo.
Gli strumenti devono funzionare correttamente in ambiente marino, soddisfare tutti i requisiti operativi del
SMSSM in caso d’emergenza e dare
un segnale chiaro e stabile in collegamenti analogici o digitali ad alta fedeltà.
Seminario del DPS
sull’erosione costiera
“Erosione delle coste: destino irreversibile o fenomeno governabile?”
è il titolo della tavola rotonda sull’erosione costiera, organizzata il 14
ottobre 2004 nell’ambito del Salone
nautico di Genova dal Dipartimento per le Politiche di sviluppo e coesione del Ministero dell’Economia
e delle Finanze. L’obiettivo è confrontare le esperienze e le pratiche
di successo maturate, per tentare di
valorizzarle nell’ambito della programmazione cofinanziata dai Fondi strutturali, sia quella in corso sia
nella prospettiva del periodo 20072013.
5
FOCUS QCS
BACHECA
Meno zolfo nei combustibili delle navi
Continua il processo normativo per la riduzione del tenore di zolfo nei combustibili liquidi utilizzati dalle navi
marittime. L’obiettivo è una diminuzione dell’anidride
solforosa di oltre 500.000 tonnellate l’anno. Il Consiglio
europeo ha raggiunto, lo scorso giugno, un accordo politico a maggioranza qualificata, su un progetto di direttiva per applicare limiti più bassi della sostanza chimica
in alcuni combustibili liquidi derivati dal petrolio. La
proposta si sostanzia in alcuni emendamenti della direttiva 1999/32/CE (Riduzione dei tenori di zolfo in alcuni
combustibili liquidi) per estenderne il campo di applicazione a tutti i prodotti di tale specie utilizzati dalle imbarcazioni che operano nelle acque degli Stati membri.
Obiettivo principale è l’introduzione di un limite
dell’1,5% nelle zone – concordate con l’Organizzazione
marittima internazionale – di controllo delle emissioni di
ossido di zolfo e dello 0,1% nei combustibili usati dalle
navi all’ormeggio nei porti comunitari. Altre modifiche
della direttiva in vigore, prevedono la soppressione delle deroghe esistenti per i gasoli d’uso marittimo e l’utilizzo di tecniche autorizzate di riduzione in alternativa
all’impiego di sostanze a basso tenore di zolfo.
Riposto,
scalo di qualità
Si trova a Riposto, in provincia di Catania, il primo porto
italiano ad aver ricevuto la
certificazione di qualità UNI
EN ISO 14001 per i servizi di
ormeggio e la cantieristica navale. L’attestato di adeguamento al sistema di gestione
ambientale arriva dopo quasi
25 anni di lavori e un costo
complessivo di 15 milioni di
euro. Nato come porto peschereccio, con la nuova versione turistica è stato dotato
di un molo centrale; di cinque
pontili galleggianti; oltre ai
più comuni, di una serie di
servizi fra cui una centrale
tecnologica e un cantiere navale per ogni tipo di intervento. La struttura ospita 366 posti barca e 260 per le auto.
Campania: al via
Mezzogiorno: una
i progetti del PIT “Portualità turistica” rete per i diportisti
Sono 26 i progetti recentemente approvati dalla giunta regionale della Campania nell’ambito della prima fase del
Progetto Integrato Territoriale (PIT) della portualità turistica
e già ci si prepara per la seconda scadenza. Saranno, infatti
presto esaminate le successive proposte presentate, fra le
quali 6 progetti per la realizzazione di corsi di formazione
professionale.
Il PIT - che interessa la fascia costiera campana, compresa tra
la foce del fiume Garigliano e il porto di Sapri - prevede un
investimento complessivo pari a circa 105 milioni di euro, di
cui il 36,5 provenienti dal POR Campania 2000-2006, il 31,7
da altre risorse pubbliche e il 36,8 da capitali privati. Il POR
ha stabilito la fine del 2006 come termine entro il quale dovranno essere affidati i lavori di tutte le opere che rientrano
nel PIT e il 2008 come data per il loro completamento.
6
Un forte impulso alla portualità
turistica del Sud è stato dato
dalla convenzione firmata, lo
scorso 6 agosto, tra il Ministero
delle Infrastrutture e dei Trasporti e Sviluppo Italia per la
realizzazione del progetto di
completamento e ammodernamento della rete dei porti turistici del Mezzogiorno. L’accordo si
basa sulla delibera Cipe del 13
novembre 2003 che ha previsto
uno stanziamento di 50 milioni
di euro ed ha individuato, come
soggetto attuatore, la società
Italia Navigando.
N. 12 AGOSTO - SETTEMBRE 2004
Natura e cultura, alleanza vincente
I
l mare è una delle risorse fondamentali per
lo sviluppo turistico, soprattutto al Sud del
Paese. Degli oltre 7.000 chilometri di coste
italiane, circa 5.000 sono balneabili e di queste,
il 71,1% si concentra nel Sud. L’intero sistema
di offerta soffre però di perduranti criticità
quali la limitata e la scarsa qualità della ricettività e dei servizi turistici.
L’importanza del settore turistico per l’economia meridionale è stata confermata nella revisione della strategia di sviluppo del Sud che il
Quadro Comunitario di Sostegno (QCS) 20002006, assieme alle risorse aggiuntive nazionali, contribuisce ad attuare.
I principi e gli indirizzi, già elaborati nel 2000
e riconfermati nel 2004, convergono verso il
rafforzamento dello sviluppo di questo comparto in un’ottica di sostenibilità economica,
sociale e ambientale.
Le politiche di intervento messe in atto grazie
ai Fondi strutturali sono rintracciabili nei diversi strumenti:
• nel Fondo Europeo di Sviluppo Regionale
(FESR) che finanzia infrastrutture turistiche
(quali i porti e gli attracchi) e incentivi alle
imprese;
• nel Fondo Europeo Agricolo di Orientamento e Garanzia (FEOGA), che promuove nelle politiche di sviluppo rurale, l’integrazione del reddito delle aziende agricole - soprattutto attraverso incentivi per la realizzazione di strutture agrituristiche - il sostegno
all’artigianato tipico e il contributo ad operatori pubblici per interventi di infrastrutturazione di aree rurali a vocazione turistica;
• nello Strumento Finanziario di Orientamento per la Pesca (SFOP), che favorisce all’interno delle politiche di diversificazione del
settore, misure socio economiche volte a so-
stenere , tra l’altro, attività turistiche collegate all’attività produttiva principale (pesca
turismo);
• nel Fondo Sociale Europeo (FSE), che finanzia politiche di valorizzazione delle risorse
umane (attività formative e di sistema) rivolte sia ad operatori turistici sia a quelli dei
settori collegati.
Gli interventi di valorizzazione turistica per il
Sud si realizzano attraverso due macro politiche:
• politiche settoriali, comprendenti gli incentivi alle imprese del settore e l’infrastrutturazione materiale e immateriale per la promozione e la fruizione turistica del territorio al
fine di aumentare gli arrivi e le presenze ;
• politiche di contesto, comprendenti gli interventi volti a valorizzare le componenti di
offerta che costituiscono specifici vantaggi
competitivi del territorio (patrimonio culturale e naturale, centri storici) e le politiche
pubbliche volte a favorire l’imprenditorialità e l’attrattività del territorio e la diversificazione dei consumi turistici.
Per queste politiche il QCS obiettivo 1 sta investendo oltre 5.900 milioni di euro, senza
contare le pur consistenti risorse destinate alla
valorizzazione delle risorse umane (Fondo Sociale Europeo). A queste si aggiungono 2.980
milioni di euro programmati nelle regioni con
gli strumenti finanziati dal Fondo Unico per le
Aree sottoutilizzate (Accordi di Programma,
Contratti di Programma, Patti territoriali, Incentivi alle imprese legge 488/1992).
In generale, si punta a migliorare la qualità
dell’ospitalità e dei servizi turistici e soprattutto a rafforzare il ruolo del settore quale fattore globale di sistema per la riqualificazione
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FOCUS QCS
dei territori, in connessione con le politiche di sempre più qualificata, sensibile alla qualità
valorizzazione del patrimonio culturale e am- dell’ambiente e dei servizi, favorendo la diffusione di forme maggiormente correlate alla
bientale.
Le priorità sono una maggiore efficienza e fruizione delle ricchezze ambientali e storicocompatibilità ambientale delle imprese turisti- culturali del territorio. Una particolare attenche insieme all’integrazione produttiva del si- zione andrà rivolta al mare, alle coste e alle instema in un’ottica di filiera; la crescita di nuo- frastrutture, quali condizioni di contesto indive realtà produttive locali; la diversificazione spensabili sia per intercettare la specifica doe la destagionalizzazione di prodotti turistici manda turistica, sia per attrarre investimenti
volti ad insein aree già
diare nuove
sviluppate;
L’importanza del settore turistico
attività iml’individuaper l’economia meridionale
prenditoriali,
zione
sul
è stata confermata nella revisione
in un’ottica di
mercato
di
nuovi prodotdella strategia di sviluppo del Sud che il QCS d i v e r s i f i c a zione e destati
turistici
contribuisce ad attuare
gionalizzaziorappresentane dell’offertivi di territoinsieme alle risorse aggiuntive nazionali
ta..
ri o di reti di
territori attraverso appositi percorsi di certifi- Quanto alle infrastrutture, l’utenza “bersacazione delle caratteristiche e della qualità glio” dei territori costieri rappresentata dai didell’offerta; il marketing territoriale e la pro- portisti, rende i porti turistici il fulcro dello
sviluppo del settore in quanto porte di accesmozione dei Sistemi Turistici Locali.
Lo strumento attraverso cui si attua la strate- so privilegiate al territorio laddove, in particogia nel turismo, come in altri comparti, è il lare, sussistano condizioni di perifericità e di
Progetto Integrato Territoriale (PIT) in cui per isolamento geografico.
la crescita del territorio si punta sull’integra- All’interno di tale strategia, un contributo fonzione di risorse naturali e culturali - che rap- damentale è dato anche da quella serie di inpresentano un vero e proprio motore di svi- terventi strutturali sugli impianti fognari e
luppo turistico, in particolare, ed economico sulla depurazione volti a migliorare la qualità
in generale - conferendo un valore aggiunto delle acque marine. Uguale ruolo rivestono
agli interventi cofinanziati e una maggiore ef- gli interventi di valorizzazione degli altri atficacia alla spesa: su un totale di 139 PIT fi- trattori naturalistici-ambientali presenti sul
nanziati dai Programmi Operativi delle Regio- territorio, quali riserve marine, aree protette,
ni obiettivo. 1, ben 61 hanno una idea forza parchi naturali, oasi naturalistiche ecc. Grande
classificabile come turistica e di questi almeno importanza, infine, riveste la valorizzazione
20 hanno tra le altre il mare come risorsa stra- dei prodotti tipici, espressione di tradizioni locali e sintesi di una consolidata interrelazione
tegica.
Nelle aree costiere, forti di questo orientamen- con gli ambienti naturali.
to, andrà perseguita la riqualificazione dell’offerta turistica, adeguandola ad una domanda
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FOCUS QCS
N. 12 AGOSTO - SETTEMBRE 2004
Il nuovo QCS rafforza il ruolo dei porti
I
l QCS obiettivo 1 2000-2006 sottolinea la valenza dei porti del Mezzogiorno e rafforza maggiormente questa posizione dopo la recente revisione di metà percorso.
Nel QCS revisionato, infatti, l’analisi dei bisogni e
delle potenzialità indica come opportunità il “forte aumento atteso nei traffici commerciali marittimi internazionali verso l’Italia e in particolare verso il Sud (autostrade del mare); la possibilità congiunta di rilancio consistente anche del cabotaggio interno al Paese e dei traffici del Mediterraneo,
anche in proiezione dello sviluppo della sponda
Sud”.
Il punto di forza di tale visione è rappresentato
dalla collocazione geografica del Sud - porta e
proiezione dell’Europa verso il Mediterraneo ed i
Balcani - nella consapevolezza del rischio di esclusione di alcuni territori meridionali dalla rete delle autostrade del mare e dai collegamenti di valenza internazionale (reti TEN e TERN).
Conseguentemente, nel quadro della strategia generale per il settore, punta a realizzare un sistema
sostenibile verso una più equilibrata distribuzione dei traffici tra le modalità, disegnando un sistema integrato di trasporto coerente con gli obiettivi comunitari del Libro Bianco “La politica euro-
pea dei trasporti fino al 2010: il momento delle
scelte”.
Sia il PON Trasporti che i POR regionali contribuiscono a dare attuazione al quadro programmatico delineato dal QCS.
In particolare, il PON disegna una strategia di intervento per lo sviluppo del settore contribuendo
a migliorare il contesto complessivo e rafforzando
il ruolo del Mezzogiorno quale piattaforma logistica del Mediterraneo nella dinamica dei traffici
mondiali.
Dopo la revisione di metà periodo, il programma
finalizza gli interventi, in particolare, all’accessibilità, al riequilibro modale ed alla intermodalità,
anche con riferimento alle infrastrutture portuali.
Assegna priorità alle autostrade del mare sul versante adriatico-ionico, in coerenza con lo specifico
progetto individuato con la Decisione n.
884/2004/CE a valenza transnazionale (reti
TEN). Per il sistema portuale del Mezzogiorno, la
revisione rafforza la posizione strategica del Mediterraneo e la promozione del trasporto marittimo in alternativa a quello su strada. In tale contesto sono previsti interventi di potenziamento delle connessioni porto – territorio, lo sviluppo del
trasporto delle merci pericolose via mare e l’e-
Cosa è cosa
Riequilibrio modale
Indirizzare la domanda di mobilità verso le modalità più efficienti sotto gli aspetti economico, sociale
e ambientale nei diversi contesti, al fine di alleggerire la pressione cui è sottoposta la rete stradale da
parte del trasporto di lunga percorrenza, quale ad esempio il traffico merci di cabotaggio nelle relazioni interne.
Intermodalità
Procedere verso l’integrazione del Sud nella rete del sistema dei trasporti europeo, favorendo l’interconnessione tra le grandi direttrici di traffico e le reti di trasporto locale e tra diverse modalità di trasporto.
9
PROGETTO DEL MESE
FOCUS QCS
stensione dell’offerta dei servizi portuali, perseguendo più la specializzazione che la polifunzionalità. Tra le nuove tipologie d’azione è prevista
l’installazione di sistemi e dispositivi finalizzati a
migliorare la sicurezza delle operazioni e del traf-
fico commerciale dei porti, anche in relazione alle
nuove misure di controllo a livello internazionale
instaurate dopo gli eventi dell’11 settembre.
Il QCS revisionato
Le linee strategiche
• sviluppo del trasporto merci ferroviario e marittimo, sia convenzionale che combinato, in alternativa al “tutto strada”;
• integrazione a sistema dei terminali portuali di livello nazionale e internazionale, per soddisfare la crescente domanda di traffico passeggeri e merci con particolare riferimento agli interventi per lo sviluppo dei servizi di cabotaggio Ro-Ro lungo le “autostrade del mare” ed alle interconnessioni col territorio;
•progressivo superamento dei problemi “di nodo” (collegamenti città/porti/aeroporti e nodi di
scambio fra modalità) attraverso la connessione delle reti di infrastrutture ferroviarie e stradali sia con le aree urbane sia con i terminali delle altre modalità di trasporto - aumentando la
possibilità di scelte intermodali alternative - promuovendo a tal fine idonee modalità operative di rafforzamento del partenariato istituzionale;
•collegamenti delle reti secondarie di trasporto del Mezzogiorno con la Rete Transeuropea dei
Trasporti (TEN) e con la rete del Sistema nazionale integrato dei trasporti (SNIT).
Le tipologie d’intervento
• realizzare e/o potenziare interconnessioni ferroviarie e/o stradali tra gli scali portuali ed aeroportuali ed i principali bacini urbani, per favorire l’accessibilità di persone e merci, anche per le
aree insulari e più periferiche;
• interventi necessari (infrastrutturali e organizzativi, nei porti e nel loro retroterra) per creare le
condizioni per lo sviluppo del trasporto combinato strada-ferro-mare (cabotaggio concorrenziale), attraverso il quale incidere fortemente sul volume dei traffici merci stradali e ferroviari
di lunga percorrenza, in modo da completare la catena logistica e garantire un flusso di merci
più fluido;
• sistemi di controllo del traffico stradale e marittimo per la prevenzione degli incidenti e la salvaguardia delle risorse marine;
• concentrazione degli interventi per il settore portuale, che registra segnali di ripresa, sull’ammodernamento e potenziamento infrastrutturale (banchine, raccordi stradali o ferroviari, ecc.)
per accogliere un volume di traffici (container) in continua crescita, anche in considerazione del
progetto “autostrade del mare” e su interventi inerenti la sicurezza e la protezione, anche in riferimento al cabotaggio delle merci pericolose.
10
N. 12 AGOSTO - SETTEMBRE 2004
Lu stainu de Tortolì
I
l progetto realizzato sullo stagno di Tortolì rappresenta il primo esempio veramente significativo dell’applicazione
del concetto di multifunzionalità della pesca che, tradotto in pescaturismo e in ittioturismo, trova nella realtà e nelle risorse
naturali della Sardegna un ambiente fecondo per la sua affermazione.
La silenziosa bellezza dello stagno, paradiso di una rara avifauna palustre, è sede
dell’attività della Cooperativa Pescatori
Tortolì. La pesca lagunare, nella peschiera
denominata “di San Giovanni”, si accompagna all’attività di mare con 15 barche di
piccola pesca, che però fa registrare scarse
prospettive di sviluppo.
La realtà produttiva della cooperativa pescatori Tortolì - costituita da 50 soci e operante fin dal 1944 - è orientata a ottimizzare la produzione delle specie lagunari nonché di cozze, vongole e ostriche. Comprende anche alcuni prodotti di nicchia, come
la bottarga, e punta a conquistare altre fette di mercato attraverso la qualità dei suoi
prodotti riconosciuta a livello regionale.
Grazie ai finanziamenti del POR Sardegna,
il consorzio ha potuto espandersi valorizzando la grande opportunità offerta dal turismo. Alle attività di pesca, infatti, è stata
affiancata quella di ittioturismo. All’interno della peschiera è stata realizzata una
splendida struttura in legno nella quale
viene offerta ai visitatori la possibilità di
degustare prodotti di elevata qualità provenienti sia dalla pesca marittima che da
quella lagunare nonché dalla attività di
molluschicoltura.
Questa struttura, ricavata dalla ristruttura-
zione di un vecchio edificio, ospita la cucina, i locali per la preparazione dei prodotti e un’ampia veranda per la ristorazione
ed ha richiesto un investimento complessivo pari a155.000 euro. Per accedere alla veranda di ristorazione si percorre una passerella che attraversa gli impianti di cattura della peschiera consentendo ai turisti di
immergersi nell’ambiente lagunare.
Il successo dell’iniziativa, testimoniato da
circa 13.000 presenze annue, ha consentito
ai pescatori soci di ottimizzare il proprio
lavoro, di aumentarne il valore aggiunto e
di creare nuova occupazione, pur riducendo il numero delle giornate di pesca a mare. Il risultato ottenuto testimonia la bontà
dell’azione intrapresa e la lungimiranza
dei pescatori che in tal modo hanno efficacemente contrastato l’incertezza del proprio avvenire legata alle scarse prospettive
del settore.
Il progetto dimostra, altresì, come la fase di
programmazione del POR Sardegna abbia
saputo cogliere le contingenti criticità e potenzialità del comparto e recepire l’orientamento comunitario di indirizzare gli interventi in favore delle misure cosiddette socioeconomiche, anche in considerazione
dell’esigenza di promuovere un’attività di
pesca sostenibile e competitiva. Il risultato,
di interesse generale, che è possibile cogliere da questa iniziativa va, infatti, in
quella direzione, verso cioè una riduzione
dello sforzo di pesca ed una diminuzione
del prelievo che, per la cooperativa di Tortolì è stato nel 2003 di circa il 40% in meno
rispetto all’anno precedente.
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DOCUMENTI
N. 12 AGOSTO - SETTEMBRE 2004
Accordi di partenariato con i paesi
terzi nel settore della pesca
Conclusioni del Consiglio Agricoltura e pesca
del 19 luglio 2004
Il Consiglio ha adottato le seguenti conclusioni:
1. "A seguito degli scambi di opinioni intercorsi e prendendo atto della comu1
nicazione della Commissione , ricordando nel contempo la risoluzione del
3 novembre 1976, la risoluzione del 10
2
novembre 2001 e le conclusioni del 30
3
ottobre 1997 nonché l'insieme degli
impegni internazionali della Comunità, in particolare quelli assunti in occasione del vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile (Johannesburg 2002),
il Consiglio ha proceduto ad un dibattito sul futuro delle relazioni bilaterali
nel settore della pesca tra la Comunità
ed alcuni Stati terzi costieri, che sono
oggetto di una contropartita finanziaria da parte della Comunità.
2. Ricordando l'importanza politica, economica, ecologica e sociale che tale
aspetto della politica comune della pesca (PCP) riveste a livello sia comunitario che internazionale, IL CONSIGLIO RIAFFERMA LA VOLONTÀ:
- di mantenere gli accordi di pesca in
quanto strumenti di difesa dell'attività
e dell'occupazione connessi alle flotte
che operano nel quadro di tali accordi,
a motivo della loro specificità e della
loro appartenenza a regioni fortemente
dipendenti dalla pesca;
- di assicurare e rafforzare la sua azione
a favore della promozione di una pesca
sostenibile al di là delle acque comunitarie, conformemente ai principi generali definiti per la conservazione e lo
sfruttamento sostenibile delle risorse
4
alieutiche ai sensi della PCP ;
IN QUEST'OTTICA e allo stato attuale,
IL CONSIGLIO RITIENE che gli accordi pubblici riguardanti l'insieme delle
attività di pesca dei pescatori della Comunità operanti nelle acque sotto so-
1) - Comunicazione della Commissione relativa ad un quadro integrato applicabile agli accordi di partenariato
con i paesi terzi nel settore della pesca (doc. 15243/02 PECHE 224).
2) - Risoluzione del Consiglio sulla pesca e la riduzione della povertà (doc. 13076/01 DEVGEN 156 PECHE 212).
3) - Conclusioni del Consiglio sugli accordi di pesca della Comunità europea con i paesi terzi (doc. 11784/97 del
4 novembre 1997).
4) - Regolamento (CE) n. 2371/2002 del Consiglio, del 20 dicembre 2002, relativo alla conservazione e allo sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca nell'ambito della politica comune della pesca.
12
vranità e/o giurisdizione di Stati terzi
costieri costituiscano il modo migliore
per assicurare uno sfruttamento sostenibile delle eccedenze e una maggiore
coerenza delle iniziative politiche della
Comunità, in particolare con la politica
di cooperazione e di sviluppo.
3. Ritenendo che la politica a favore della pesca d'altura comunitaria nelle acque sotto la sovranità e/o la giurisdizione di Stati terzi costieri debba rispettare i diversi impegni sottoscritti
dalla Comunità europea in virtù della
sua politica esterna nonché i principi
che devono orientare la politica comune della pesca, in particolare il principio precauzionale, quali previsti dal regolamento (CE) n. 2371/2002 del Consiglio, il Consiglio ricorda che la Comunità deve:
- contribuire ad uno sfruttamento razionale e sostenibile delle eccedenze delle
risorse marine degli Stati costieri, in
particolare prevenendo l'eccessivo
sfruttamento degli stock che presentano un interesse per le popolazioni locali; in questo contesto si terrà debitamente conto delle priorità definite dallo Stato costiero a favore del settore
privato nazionale;
- migliorare le conoscenze scientifiche e
tecniche della pesca in questione, tenendo conto dei lavori esistenti e necessari in materia al livello regionale
appropriato e prendendo in considerazione il probabile impatto della pesca
sull'ambiente;
- contribuire alla lotta contro la pesca illegale, non regolamentata e non dichiarata, in particolare rafforzando in
maniera non discriminatoria le misure
di gestione, di controllo e di sorveglianza delle operazioni di pesca;
- contribuire alle strategie di gestione sostenibile della pesca quali definite dallo Stato costiero, in particolare tenendo
conto dei programmi di sviluppo elaborati a livello nazionale e/o regionale
con il sostegno della Comunità conformemente agli accordi di cooperazione
o di associazione;
- facilitare l'integrazione degli Stati costieri in via di sviluppo nell'economia
mondiale, fra l'altro promuovendo
condizioni di occupazione eque tra i lavoratori del settore e favorendo la creazione di un ambiente propizio agli investimenti privati nonché allo sviluppo di un settore privato dinamico, vitale e competitivo, in particolare attraverso un inquadramento che favorisca
gli investimenti europei e il trasferimento di tecnologie e di navi;
- favorire un miglior governo mondiale
della pesca a livello finanziario e politico, in particolare attraverso il rafforzamento delle capacità istituzionali degli Stati costieri e la lotta contro la corruzione;
Inoltre, per rafforzare la coerenza dell'azione della Comunità e assicurare la
complementarità dell'azione della Comunità e dei suoi Stati membri, il Consiglio ricorda la necessità di tener conto dei diversi strumenti e politiche comunitari nonché delle iniziative degli
Stati membri, in particolare nel contesto della loro cooperazione allo sviluppo e della loro cooperazione scientifica
e tecnica, che possono contribuire allo
sviluppo sostenibile della politica della
13
DOCUMENTI
pesca degli Stati costieri interessati.
4. Convinto che la Comunità debba contribuire ad una pesca responsabile su
base sostenibile, razionale, equa ed
equilibrata, il Consiglio ritiene necessario sviluppare progressivamente un
dialogo politico a livello nazionale e/o
regionale con gli Stati costieri offrendo
alle navi della Comunità un accesso alle eccedenze che si sviluppano nelle
acque sotto la loro sovranità e/o giurisdizione.
Ritenendo che questo dialogo si applichi a tutti gli accordi oggetto di una
compensazione finanziaria da parte
della Comunità, il Consiglio considera
che, a tal fine, il dialogo debba essere
consolidato da uno strumento vincolante che stabilirà i diritti e gli obblighi delle parti e dei rispettivi soggetti
interessati, sotto forma di un accordo
di partenariato nel settore della pesca,
in appresso "APP", in particolare definendo:
- le possibilità di pesca accessibili agli
operatori europei, in particolare stabilendo:
a) le condizioni relative all'esercizio delle attività di pesca dell'insieme dei pescherecci comunitari;
b) le condizioni e le modalità relative alla concessione delle licenze di pesca,
segnatamente assicurando che il livello
dei canoni versati dagli armatori comunitari per l'esercizio dell'attività di
pesca sia giusto, equilibrato e non discriminatorio;
c) le modalità di controllo e di sorveglianza delle attività di pesca;
d) le altre modalità previste per le attivi-
14
N. 12 AGOSTO - SETTEMBRE 2004
tà connesse alla valorizzazione e alla
commercializzazione dei prodotti della
pesca;
- le azioni intese a contribuire adeguatamente al finanziamento, all'equipaggiamento e allo sviluppo scientifico,
tecnico, finanziario e istituzionale del
settore della pesca dello Stato costiero,
fra l'altro in materia di controllo e di
sorveglianza regolare;
- il clima commerciale che le autorità dello Stato costiero o degli Stati costieri
intendono sviluppare per l'insieme del
settore della pesca e delle attività connesse, compresi i provvedimenti e gli
strumenti destinati a favorire il trasferimento di capitale, di tecnologia e di
know-how;
- le procedure di attuazione, sorveglianza e revisione dell'APP.
5. Per assicurare che la contropartita finanziaria della Comunità ai sensi della
PCP contribuisca efficacemente e adeguatamente alla promozione di una
pesca responsabile e sostenibile nell'interesse delle parti, il Consiglio ritiene
necessario che essa sia determinata in
funzione:
- dell'insieme delle possibilità di pesca
accessibili ai pescherecci comunitari,
alla luce dei migliori pareri scientifici
disponibili e della migliore conoscenza
dello stato della pesca e degli sforzi di
pesca compiuti sia dalle flotte nazionali che da quelle straniere;
- dell'individuazione di azioni a favore
dello sviluppo sostenibile della pesca,
in particolare azioni concernenti il miglioramento della valutazione scientifica e tecnica della pesca interessata,
- della sorveglianza e del controllo delle
attività di pesca, delle condizioni sanitarie e del clima commerciale nel
settore;
- dell'impatto dell'accordo di partenariato, nonché della partecipazione degli
interessi europei, sull'insieme del settore della pesca dello Stato costiero
partner per quanto riguarda le sue
aspirazioni allo sviluppo in condizioni
economiche e sociali razionali e sostenibili e il suo impegno per l'attuazione
di una politica della pesca sostenibile
nell'interesse reciproco delle parti.
Questa contropartita finanziaria unica
sarà attuata in base alle procedure di
bilancio dello Stato partner e conformemente ai risultati dei negoziati.
6. Per stabilire il quadro regolamentare e
finanziario che disciplinerà le relazioni
fra la Comunità e uno o più Stati costieri nel settore della pesca e per assicurarne la corretta esecuzione, il Consiglio chiede che, per ciascun accordo,
la Commissione:
- proceda a valutazioni ex ante e ex post
che consentano di valutare l'impatto
ambientale, economico e sociale di un
accordo di partenariato ma anche le
opportunità offerte dallo sviluppo sostenibile del settore della pesca nonché
le esigenze necessarie alla promozione
di una pesca responsabile per lo Stato
costiero interessato, per le flotte d'altura comunitarie interessate e per l'occupazione a livello comunitario;
- proponga ai partner l'istituzione di un
comitato scientifico bilaterale che formuli un parere sulle possibilità di pesca sostenibile prima della conclusione
o del rinnovo degli accordi di partenariato;
- attui iniziative favorevoli alla promozione di una pesca responsabile, in
particolare per migliorare la valuta5
zione scientifica e tecnica della pesca ,
rafforzare la lotta contro la pesca illegale, non regolamentata e non dichiarata e svolgere campagne di pesca
esplorative;
- assicuri la sorveglianza permanente
dell'APP e riferisca periodicamente
sulla sua esecuzione alla luce di indicatori di efficienza prestabiliti;
- si impegni, in cooperazione con gli Stati membri, a promuovere l'uso ottimale
delle possibilità di pesca nel contesto
dell'articolo 274 del trattato.
Tenuto conto di quanto precede, il Consiglio ritiene che occorra promuovere e attuare progressivamente tale approccio e
chiede alla Commissione che, a decorrere dal 2004, siano effettuate valutazioni
di impatto, i cui punti essenziali siano
disponibili per gli Stati membri in tempo
opportuno, per la negoziazione di accordi di partenariato nel settore della pesca
per quanto riguarda sia gli accordi di pesca e i protocolli in vigore che gli Stati costieri con i quali vengano individuate
delle opportunità."
5) - La comunicazione sulla riforma della politica comune della pesca (Calendario, doc. 9371/02 COM(2002) 181
defin. del 28 maggio 2002) ha previsto che un piano d'intervento per la promozione della valutazione degli
stock fuori dalle acque comunitarie sarà successivamente presentato dalla Commissione.
15
POLITICHE REGIONALI
N. 12 AGOSTO - SETTEMBRE 2004
L’Ue punta sui trasporti via mare
I
l 30 luglio scorso è stata sottoscritta la convenzione operativa tra il Ministero delle
Infrastrutture e dei Trasporti e Sviluppo
Italia per il trasferimento del traffico pesante
sulle “strade del mare”. L’obiettivo è imbarcare sulle navi circa 100 mila Tir sul totale degli 800 mila che ogni giorno percorrono tragitti superiori ai 500 chilometri, con impatti
favorevoli sulla riduzione dell’inquinamento
ambientale. La convenzione rappresenta un
ulteriore passo avanti verso il rilancio del trasporto marittimo, fortemente competitivo rispetto a quello su gomma e su ferro.
L’Italia è al centro delle due autostrade del
Mediterraneo individuate come progetti
prioritari nell’ambito delle reti transeuropee
dell’energia e dei trasporti (RTE) dalla Decisione n. 884/2004/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 29 aprile scorso. Le
tratte interessate sono quella dell'Europa
sud-orientale - che collega il mare Adriatico
al mar Ionio e al Mediterraneo orientale fino
a includere Cipro - e quella, ad essa collegata, dell'Europa sud-occidentale, che unisce
Spagna, Francia, Italia, compresa Malta.
Già con il Libro bianco sulla politica europea
dei trasporti (“La politica europea dei trasporti fini al 2010: il momento delle scelte”
COM –2001- 0370 del 12.09.2001) la Commissione aveva richiamato l’attenzione sullo sviluppo di sistemi intelligenti e interoperabili
al fine di garantire una maggiore sicurezza
ed efficienza alla rete europea, attraverso l'adozione di un approccio integrato capace di
combinare, tra l'altro, la promozione della navigazione marittima a corto raggio, assieme a
quella del settore ferroviario e del trasporto
aereo.
16
Il Consiglio informale dei Ministri dei trasporti Ue, tenutosi a Napoli il 4 e 5 luglio
2003, aveva esaminato e discusso una serie di
temi relativi allo sviluppo della rete transeuropea di trasporto nell’Europa allargata. In
tale contesto, è stata sottolineata l’importanza delle autostrade del mare come modalità
di trasporto transeuropeo capace di assicurare interconnessioni con le reti nazionali, di facilitare gli scambi commerciali, di collegare le
zone periferiche, di superare i vincoli naturali, di integrare i collegamenti mancanti, di migliorare, in definitiva, la competitività dell’Unione europea allargata.
Con la recente decisione, pertanto, gli auspici espressi dal Libro bianco e dal Consiglio di
Napoli passano ora alla fase della concreta
realizzazione.
Le due linee di collegamento, la cui costruzione dovrà essere avviata entro il 2010, fanno parte di una lista di 30 progetti prioritari
riguardanti le reti transeuropee dell’energia e
dei trasporti (RTE), che modifica quella approvata dal Consiglio europeo di Essen del
1994. La scelta dei progetti prioritari deriva
dal riscontro della loro capacità di contribuire al miglioramento sostanziale delle condizioni di traffico sui corridoi transfrontalieri,
di assorbire le strozzature sui grandi assi e di
promuovere l’intermodalità delle reti nazionali nel rispetto dell’ambiente. Essi rispondono anche all’obiettivo della coesione economica e sociale per l’integrazione delle regioni
periferiche e dei territori dei paesi in via di
adesione.
La copertura finanziaria sarà assicurata da risorse che la Commissione conta di ottenere
attraverso la proposta di regolamento del
Parlamento Europeo e del Consiglio del 14
luglio 2004 (COM –2004- 475 finale) con la
quale, nell’ambito delle prossime prospettive
finanziarie 2007-2013, si prospetta una profonda revisione del bilancio delle reti RTE e
delle modalità di assegnazione degli aiuti finanziari. Per il settore dei trasporti, in particolare, si prevede uno stanziamento di bilancio di 20,35 miliardi di euro (a fronte di un
costo totale di 160 miliardi di euro previsto
per il medesimo periodo), concentrando gli
aiuti su un numero limitato di progetti e autorizzando un tasso di incentivazione che, in
casi eccezionali, potrà coprire il 50% del costo
dei progetti transfrontalieri. Gli aiuti saranno
subordinati al rispetto degli obiettivi in materia di riequilibrio modale e intermodalità. Il
nuovo bilancio, in sensibile aumento rispetto
al periodo precedente, permetterebbe di cofinanziare i 30 progetti prioritari della rete RTE
individuati dalla Decisione n. 884/2004/CE
nonché i programmi per la diffusione dei sistemi europei di gestione del traffico aereo e
ferroviario.
Il sostegno accordato alle autostrade del mare è funzionale anche allo sviluppo di operazioni di trasporto marittimo a corto raggio
cui tende il programma Marco Polo - istituito
dal regolamento (CE) n. 1382/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 luglio
2003 - relativo alla concessione di contributi
finanziari comunitari destinati a migliorare le
prestazioni ambientali del sistema di trasporto merci. Con una proposta di regolamento
del 14 luglio scorso -COM(2004) 478 final- la
Commissione ha presentato Marco Polo II
per il periodo 2007-2013, esteso anche agli
Stati confinanti con l’Ue, per la cui copertura
finanziaria è previsto uno stanziamento di 70
milioni di euro, che si aggiungono ai 75 assegnati al primo programma.
Fonte:
Ministero delle Infrastrutture
e dei Trasporti
17
POLICHE REGIONALI
EURONEWS
Il nuovo Fondo Europeo per la Pesca
L
a programmazione 2007-2013 potrà contare
su un nuovo strumento finanziario, il Fondo
europeo per la pesca (FEP), destinato a sostenere la realizzazione di misure rivolte alla sostenibilità e alla diversificazione delle attività del settore. La proposta di regolamento è stata adottata
dalla Commissione europea il 14 luglio scorso.
Il FEP non sarà un fondo strutturale in senso stretto, anche se fa riferimento ai medesimi criteri dello Strumento finanziario di orientamento della pesca (SFOP) finora operante, mantiene le priorità
della Politica comune della pesca (PCP) e gli stessi
principi di programmazione pluriennale, di sussidiarietà, e di partenariato, ma pone l’accento sul
rafforzamento del primo fra i due tanto che spetterà agli Stati membri programmare le misure più rispondenti alle esigenze dei territori. Secondo la
Commissione, il nuovo strumento risponde alle
mutate condizioni del settore e dei territori costieri interessati.
Anche se l’obiettivo principale continua ad essere
la riduzione della pressione dell’attività delle flotte, un’attenzione particolare viene riconosciuta
agli interventi per la ricostituzione degli stock ittici. Per questa finalità sono previste incentivazioni
per i proprietari delle imbarcazioni e per i relativi
equipaggi anche nel caso di sospensione temporanea dell’attività.
Grande importanza viene attribuita alla promozione di pratiche di pesca e di acquacoltura ambientalmente sostenibili. Una certa attenzione,
inoltre, viene rivolta alle misure socio economiche,
orientate verso le regioni costiere maggiormente
dipendenti dalla pesca e più colpite dalla perdita
di posti di lavoro a causa del sovrasfruttamento e
dell’esaurimento degli stock. In queste aree saranno ammissibili iniziative destinate a promuovere il
ruolo delle donne, rafforzando l’applicazione del
principio delle pari opportunità.
La programmazione 2007-2013 del FEP – quale articolazione della proposta di prospettive finanziarie per lo stesso periodo presentata dalla Commissione con la Comunicazione del 10 febbraio 2004 potrà contare complessivamente su 4.963 milioni
di euro, a fronte di una dotazione complessiva di
risorse SFOP per il 2000-2006 pari a 3.701 milioni di
euro, ripartita su 15 Paesi membri. Nella ripartizione per obiettivi prioritari, l’obiettivo “Convergenza” assorbe il 75% della complessiva dotazione
FEP.
Prospettive finanziarie 2007 – 2013 del FEP in mln di euro a prezzi 2004
Rubrica
2 -Conservazione
e gestione risorse
naturali
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
Totale
57.180
57.900
58.115
57.980
57.850
57.825
57.805
404.655
655
678
701
713
726
738
752
4.963
477
500
523
535
548
560
574
3.717
Ob. competitività
178
178
178
178
178
178
178
1.246
% FEP sulla rubrica 2
1,15%
1,17%
1,21%
1,23%
1,25%
1,28%
1,30%
1,23%
2c Pesca
2c - Pesca
Ob. convergenza
18
74
N. 12 AGOSTO - SETTEMBRE 2004
Verso il traguardo
la norma sul danno ambientale
S
i avvia verso il traguardo, con la firma del
Parlamento e del Consiglio europeo dello
scorso 21 aprile, il cammino della direttiva
sulla responsabilità ambientale. L’attenzione è
puntata sulla prevenzione e riparazione dei danni all’ambiente per realizzare gli obiettivi ed i
principi della politica comunitaria del settore stabiliti dal Trattato Ue attuando, in particolare, il
principio “chi inquina paga “ (comma 2, art. 174
del trattato).
In vista dell’adozione della direttiva il Parlamento europeo, nel maggio 2003 (GUCE C67 del 17
marzo 2004), ha assunto una posizione in prima
lettura con la quale ha proposto alcune correzioni
di tiro.
Con gli emendamenti proposti il Parlamento
punta ad ampliare il campo di applicazione e i
poteri dell’autorità competente nei confronti di
coloro che, svolgendo la propria attività, provocano danni all’ambiente; a responsabilizzare
maggiormente lo Stato membro per i danni provocati da un operatore presente nel suo territorio;
a introdurre un principio di causalità diretta tra
danno e recupero dei costi; a estendere le eccezioni sulle responsabilità; a integrare la casistica delle attenuanti per il recupero dei costi; a introdurre il diritto di appello per l’operatore e un principio di garanzia assicurativa e finanziaria a copertura degli obblighi da lui assunti; a integrare il
quadro normativo sui danni provocati dagli Organismi geneticamente modificati (OGM).
In particolare il campo di applicazione (art. 3) viene esteso al danno ambientale reale e potenziale
causato da qualsiasi attività professionale, anche
se non espressamente elencata o da ogni sostanza
utilizzata nell’espletamento delle stesse attività.
L’applicazione è prevista in assenza di ratifica da
parte della Comunità europea o degli Stati membri delle specifiche convenzioni internazionali. In
capo alla Commissione europea, entro 5 anni dall’entrata in vigore della direttiva, l’obbligo di effettuare un’analisi delle carenze delle convenzioni internazionali e della pertinente legislazione
comunitaria.
Spetta agli Stati membri (art. 4) la determinazione
e il controllo dello stato di conservazione delle
specie e degli habitat. Nel caso di danno ambientale non ancora provocato o di minaccia imminente (art. 5) l’operatore è tenuto ad adottare le
misure di prevenzione senza aspettare una richiesta dell’autorità competente che in qualsiasi
momento può richiedere di fornire informazioni
su minacce imminenti di danno o su casi sospetti. Lo Stato membro è tenuto ad impartire istruzioni all’operatore sulle misure di riparazione da
adottare; intimargli di adottare le necessarie misure di prevenzione; assumerle in proprio nel caso di urgenza per una minaccia imminente di
danno e nel caso di mancato intervento dell’operatore. La disciplina della riparazione del danno
(art. 6) impegna il responsabile dell’episodio a informare l’autorità competente sugli aspetti rilevanti e ad adottare le misure di riparazione necessarie senza aspettare la richiesta dell’autorità
competente.
Questa ha la possibilità di ingiungere all’operatore di fornire informazioni supplementari sul
danno, di adottare misure di riparazione necessarie, di impartirgli le istruzioni sulle misure da
adottare, di assumerle in proprio, come estrema
19
EURONEWS
ratio. In caso di inadempienze dell’operatore, ri e gravi guasti economici ed ambientali. Viene
l’autorità competente deve garantire l’adozione introdotta anche la legittimazione della richiesta
degli interventi necessari per il ripristino della si- di azione da parte delle persone lese anche solo
tuazione. Qualora gli operatori siano consapevo- potenzialmente (art. 15) per intentare direttamenli del danno provocato e abbiano provveduto a te un’azione in giudizio contro l’operatore in caso
predisporre adeguati piani d’emergenza, gli Stati di minaccia imminente di danno all’ambiente.
Gli Stati inoltre demembri dovranno
Il recupero dei costi può avvenire
vono garantire che
creare le condiziogli operatori ricorni per consentirgli
in presenza di un chiaro legame
rano a specifiche
di intervenire antra il danno ambientale e
coperture assicuche in assenza di
rative o ad altre
autorizzazioni delle azioni od omissioni dell’operatore
forme di garanzia
l’autorità compefinanziaria per coprire gli obblighi derivanti daltenti.
Ricade sempre sotto la responsabilità degli Stati l’applicazione della normativa (art. 17), tenuto
membri (art. 7) l’adozione, da parte delle autorità conto che la disposizione si applica nel triennio
competenti, delle misure di prevenzione e ripara- successivo all’entrata in vigore della direttiva per
zione anche nel caso di lesioni provocate da ope- le attività di prevenzione e riduzione integrata
ratori che colpiscano o rischiano di colpire un al- dell’inquinamento (direttiva 96/61 del 24.9.1996)
e entro i sei anni successivi per tutte le attività deltro Stato membro.
Estremamente garantista la proposta di modifica la direttiva contemplate nello specifico allegato.
dell’art. 8. Il recupero dei costi , infatti, può essere Per gli Stati membri prevista la possibilità sia di
effettuato quando viene dimostrato un chiaro le- disapplicare la disposizione nei casi di attività a
game causale tra il danno ambientale o la sua mi- basso rischio, sia di esaminare la definizione di
naccia imminente e le azioni od omissioni dell’o- valori limite dei requisiti di assicurazione.
Nel caso di danno ambientale lo Stato membro è
peratore.
Previste anche alcune integrazioni alla casistica tenuto a trasmettere le informazioni agli Stati
delle eccezioni già contemplate. Sulla base del- membri che rischiano di essere coinvolti (art. 18).
l’art. 10 non sono addebitabili all’operatore i co- Qualora individui un problema al di fuori del suo
sti delle misure di prevenzione o riparazione di territorio è obbligato ad informare la Commissioesclusiva matrice terroristica o riconducibile a fe- ne europea che a sua volta ne dà notizia a tutti gli
nomeni naturali imprevedibili o attribuibili a Stati interessati.
Il Parlamento europeo ha formulata anche una
prassi agricole e forestali.
Più flessibile la norma e più ampia la gamma del- proposta volta a integrare la base normativa sulle attenuanti in materia di imputazione dei costi la responsabilità per danni provocati da OGM
(art. 20). Sull’argomento la Commissione dovrà
di misure di prevenzione e riparazione (art. 11).
Consentito il riscorso alle decisioni delle autorità presentare una specifica proposta che tenga concompetenti presso un tribunale o altro organo to della direttiva 2001/18/CE del 12.3.2001 sull’epubblico indipendente e imparziale (art. 14), se le missione deliberata nell’ambiente di organismi
procedure non ritardano l’adozione di misure ur- geneticamente modificati.
genti di riparazione necessarie ad evitare ulterio-
20
EURONEWS
N. 12 AGOSTO - SETTEMBRE 2004
Mediterraneo senza petrolio
I
l 29 aprile 2004 il Consiglio europeo ha
adottato una decisione (2004/575/CE)
concernente le conclusioni del protocollo
della convenzione di Barcellona relativo alla lotta contro l’inquinamento da idrocarburi e altre sostanze nocive, sottoscritto nel
gennaio 2002.
L’Unione europea è parte contraente della
convenzione di Barcellona per la protezione
del Mar Mediterraneo dall’inquinamento
nonché di quattro dei sei protocolli istituiti
nell’ambito dello stesso accordo. Solo la Tunisia, tra i paesi aderenti, ha ratificato tutti e
sei i protocolli.
Il protocollo in questione, che aggiorna gli
strumenti giuridici della convenzione di
Barcellona, permette di introdurre la cooperazione in materia di prevenzione dell’inquinamento provocato dalle navi, di rendere maggiormente efficace la cooperazione
contro gli episodi di inquinamento e di promuovere l’attuazione della specifica regolamentazione internazionale. Questa normativa è particolarmente importante in considerazione della massiccia quantità di petrolio e di altre sostanze pericolose presenti
nella regione.
Il documento (art. 3) dispone la cooperazione delle parti - inclusa eventualmente la
partecipazione di autorità locali, organizzazioni non governative e soggetti socioeconomici – per la regolamentazione internazionale volta alla prevenzione dell’inquinamento provocato da navi e per adottare le
necessarie disposizioni nel momento in cui
il fenomeno si verifica.
Le parti cercano di mantenere e promuovere, individualmente o in cooperazione (bila-
terale o multilaterale), i piani di emergenza
ed altri strumenti (art. 4) che comprendono
le navi, gli aeromobili e il personale necessari alle operazioni; il consolidamento di
un’adeguata legislazione; lo sviluppo e il
rafforzamento della capacità di fronteggiare
episodi di inquinamento; la designazione
dell’autorità o delle autorità nazionali responsabili dell’attuazione del protocollo.
Al fine di garantire l’attuazione delle convenzioni internazionali e della specifica legislazione, le parti, in conformità con il diritto internazionale, adottano inoltre le disposizioni necessarie per prevenire l’inquinamento provocato dalle navi nel Mare Mediterraneo.
Il rispetto della regolamentazione applicabile (art. 5) è garantito dallo sviluppo e attuazione di attività di sorveglianza delle
parti che operano individualmente o in cooperazione bilaterale o multilaterale.
Ai contraenti compete di assicurare la necessaria cooperazione per il recupero (art. 6)
di sostanze nocive e potenzialmente pericolose in colli - compresi contenitori, cisterne
mobili, autocarri, vagoni o chiatte di nave in
caso di scarico o caduta in mare - in modo
da prevenire o ridurre il pericolo per l’ambiente marino e costiero. Impegni precisi
anche nel campo della divulgazione e scambio di informazioni (art. 7). Ciascuna parte
interessata si impegna a comunicare alle altre le informazioni relative all’organismo o
alle autorità nazionali competenti in materia e alle autorità nazionali responsabili della ricezione delle notifiche riguardanti episodi di inquinamento, nonché di trattare le
problematiche connesse alle misure di assi-
21
EURONEWS
stenza tra le parti; all’organismo o alle auto- delle navi, sugli impianti offshore e nei porrità nazionali responsabili dell’applicazione ti (art. 11). Ciascun paese aderente al protodelle convenzioni internazionali in materia, collo, si impegna ad adottare le disposizioni
delle strutture ricettive portuali e della sor- necessarie per fare dotare le navi battenti la
veglianza degli scarichi illeciti (convenzio- propria bandiera di un piano di emergenza
ne MARPOL 73/78); alla regolamentazione inquinamento nonché prescrive ai comane alle altre disposizioni che impattano diret- danti di seguirne le procedure a bordo.
tamente sulla preparazione e sulla risposta Per quanto attiene agli eventuali fabbisogni
di assistenza per
all’inquinamento
del mare dovuto Previste anche misure di emergenza fronteggiare episodi di inquinaagli idrocarburi e
a bordo delle navi
mento (art. 12)
alle sostanze noparti possono
cive; ai metodi
sugli impianti offshore e nei porti le
richiedere diretinnovativi
di
prevenzione; alle nuove misure di lotta con- tamente o attraverso il Centro regionale per
tro l’inquinamento; alle evoluzioni tecnolo- la risposta d’emergenza in caso di inquinagiche in materia di sorveglianza; allo svi- mento marino del Mare Mediterraneo - istituito dalla risoluzione n. 7 adottata nell’amluppo di programmi di ricerca.
In materia di notifica di un episodio di con- bito della conferenza dei plenipotenziari
taminazione alla propria bandiera o allo degli Stati costieri della regione mediterraStato costiero più vicino, sono previste nea - il contributo di altri paesi aderenti a riistruzioni precise per i comandanti, o per i schio di inquinamento. L’intervento può
responsabili, delle navi e degli aeromobili esplicarsi sotto forma di fornitura o messa a
immatricolati sul territorio (art. 9) circa disposizione di consulenti esperti, di persoqualsiasi episodio di scarico di sostanze no- nale specializzato o prodotti e attrezzature e
cive e riguardo la presenza, le caratteristi- mezzi nautici. Il costo delle operazioni è soche e la dimensione delle chiazze di idro- stenuto dalla parte interessata nei casi di accarburi o altre sostanze che rischiano di co- cordi bilaterali o multilaterali preventivi
stituire una minaccia per l’ambiente marino mentre, se l’assistenza è stata espressamente fornita su domanda, il richiedente prove per la costa.
Di fronte ad un episodio di inquinamento vede al corrispondente rimborso.
(art. 10) ogni parte effettua le valutazioni Le parti provvedono, individualmente o in
sulla natura, l’importanza e le conseguenze cooperazione, affinché nei porti e terminali
o il tipo, la quantità approssimativa delle venga assicurata l’operatività delle struttusostanze pericolose, la direzione e la veloci- re ricettive al servizio delle navi, senza rità di deriva delle chiazze; adotta le misure percussioni e ritardi ingiustificati (art. 13).
di prevenzione e riduzione o, qualora possi- Misure ad hoc devono essere previste, inolbile, elimina il problema; informa tutte le tre, per la valutazione dei rischi ambientali
parti che rischiano di essere coinvolte; con- del traffico marittimo e per l’accoglienza
delle navi in difficoltà nei porti e nei luoghi
tinua l’attività di osservazione dell’evento.
Previste anche misure di emergenza a bordo di rifugio (artt. 15 e 16).
22
EURONEWS
N. 12 AGOSTO - SETTEMBRE 2004
La sicurezza va in porto
P
er garantire la necessaria sicurezza per
persone, impianti ed equipaggiamenti
nei porti e nelle aree adiacenti, la Commissione europea ha emanato, lo scorso febbraio, una specifica proposta di direttiva
(Com(2004)76). In attesa del parere del Parlamento europeo il Consiglio ha approvato un
orientamento generale sul fascicolo. Sarà
compito dell’attuale Presidenza avviare contatti con il nuovo Parlamento al fine di raggiungere un accordo in prima lettura nella
procedura di codecisione.
Necessità diventata sempre più stringente
per le possibili aggressioni che minacciano
gli ideali di democrazia e di libertà dell’Unione europea. Le discussioni dei ministri,
infatti, si sono basate su un testo di compromesso che riflette le preoccupazioni espresse
nella dichiarazione sul terrorismo del Consiglio europeo del marzo 2004 a seguito dei
tragici avvenimenti dell'11 marzo scorso a
Madrid, in cui si chiede in particolare "un
rafforzamento della sicurezza di tutti i tipi di
sistemi di trasporto, anche tramite il potenziamento del quadro giuridico e il miglioramento dei meccanismi di prevenzione."
Per assicurare il massimo livello di protezione per le industrie marittime e portuali si
rende necessaria l’introduzione di misure
che oltre all’interfaccia nave/porto garantiscano un’adeguata copertura a tutta l’area
circostante.
La direttiva proposta completa il regolamento (CE) n. 725/2004 relativo al miglioramento della sicurezza delle navi e degli impianti
portuali, adottato nel marzo 2004, che incorpora nella normativa comunitaria le misure
di sicurezza dell’Organizzazione marittima
internazionale (IMO). Esso non risponde, però, alle esigenze di tutta la catena di trasporto marittimo, ma riguarda le azioni di tutela
a bordo della nave e nell’immediata interfaccia nave/porto. La proposta mira ad aumentare la sicurezza nelle zone dei porti non interessate dal regolamento e a garantire che le
misure adottate sulla sua base siano rafforzate dalle nuove norme. La direttiva non istituisce nuovi obblighi nelle zone già coperte
dal regolamento.
Compete ai responsabili (art. 2) l’adozione, in
tutti i porti dello Stato membro previsti dallo
specifico regolamento, di misure di sicurezza
nei riguardi di persone, infrastrutture, equipaggiamenti, compresi mezzi di trasporto
anche nelle aree adiacenti. A tal fine i Paesi
Ue sono tenuti ad effettuare la delimitazione
dei confini portuali, tenuto conto delle informazioni contenute nella valutazione di sicurezza della struttura. Nel caso in cui i limiti
di un impianto portuale inglobino tutto il
porto, si applicano le disposizioni del regolamento 725/2004 che quindi prevaranno su
quelle previste dalla proposta direttiva.
In tale quadro gli Stati membri sono chiamati a designare, per ciascuna area portuale,
un’autorità di sicurezza (art. 5) che può essere responsabile di più di una struttura. Ad essa compete l’individuazione e l’applicazione
delle misure di tutela mediante valutazioni e
piani di sicurezza del porto. Gli Stati membri
dovranno provvedere non solo che tali
adempimenti siano effettuati, ma che tengano conto delle specificità dell’area (art. 6).
I Paesi Ue sono responsabili, altresì, dell’elaborazione, mantenimento e aggiornamento
dei piani di sicurezza dei porti (art. 7) ed in-
23
EURONEWS
tegrano quelli degli impianti portuali. Le il punto di contatto per la tutela marittima e
previsioni devono individuare le procedure, degli impianti portuali (art. 13) cui spetta anle misure da attuare e le azioni da intrapren- che il compito di comunicare alla Commissione l’elenco dei porti interessati dall’applidere.
Tre sono i livelli di sicurezza identificati (art. cazione della direttiva. Dovrà inoltre essere
8). Nel primo vanno mantenute costante- garantito, da parte degli Stati, un sistema in
grado di fornire
mente le misure
un’adeguata e
di sicurezza miIn ogni area portuale
periodica supernime; nel secongli Stati membri devono designare
visione dei piani
do quelle comdi sicurezza dei
plementari per
l’autorità competente
porti e della loro
un determinato
effettiva applicaperiodo, nel caso
che elabora specifici piani di tutela
zione (art. 14).
di esigenze di
maggior sicurezza; nel terzo, vanno mante- Entro 18 mesi successivi all’adozione della
nute misure limitatamente al periodo in cui il direttiva la Commissione, in collaborazione
verificarsi del problema è più probabile e im- con i punti di contatto per la sicurezza marittima e degli impianti portuali, avvierà ispeminente.
In ogni porto dovrà essere designato uno zioni su un campione rappresentativo di porspecifico agente di sicurezza (art. 9) Solo nei ti per controllarne l’applicazione. Gli agenti
casi di piccole strutture portuali adiacenti incaricati di effettuare i controlli dovranno
può essere condiviso lo stesso agente. Queste essere muniti di autorizzazione scritta rilafigure svolgono la funzione di punti di con- sciata dai servizi della Commissione nella
tatto in materia di sicurezza portuale; devo- quale dovranno essere riportati la natura, lo
no essere dotate dell’autorità e del bagaglio scopo dell’ispezione e la data prevista per il
di conoscenze necessarie per garantire e co- sopralluogo. Compete alla Commissione l’inordinare l’elaborazione, l’aggiornamento e formazione preventiva, in tempo utile, degli
l’attuazione di valutazioni e piani di sicurez- Stati membri interessati nonché la comunicaza. Al fine di assicurare il massimo livello di zione delle relazioni degli ispettori nei tre
tutela anche delle aree adiacenti è necessario mesi successivi al loro ricevimento.
inoltre, un efficace raccordo in tutti quei casi Le regole relative alle sanzioni applicabili riin cui le funzioni di sicurezza del porto e de- cadono sotto la responsabilità dello Stato
gli impianti ricadono sotto la responsabilità membro, fermo restando che siano efficaci,
proporzionate e dissuasive (art. 18).
di agenti diversi.
Salvo situazioni particolari, gli Stati membri Entro 12 mesi dall’entrata in vigore, agli Staprovvedono all’istituzione di commissioni ti membri è attribuita la responsabilità di
incaricate di fornire consulenze pratiche nei adottare le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conporti (art. 10).
I Paesi dell’Unione sono tenuti a dichiarare formarsi alla direttiva (art. 19).
competente, in materia di sicurezza portuale,
24
EURONEWS
N. 12 AGOSTO - SETTEMBRE 2004
Rischio inondazioni:
la prevenzione l’arma migliore
D
i fronte alla rilevanza sempre più crescente del fenomeno, il 12 luglio scorso la
Commissione europea ha adottato una
comunicazione sulla gestione del rischio inondazione diretta al Consiglio, al Parlamento europeo,
al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni (Com (2004) 472). Le allarmanti previsioni hanno spinto la Commissione a
lanciare la proposta di un programma d’azione
concertato e coordinato per la prevenzione, la
protezione e la mitigazione delle inondazioni.
Una strategia condivisa al livello Ue viene così indicata come la strada da intraprendere per fronteggiare un problema che investe sia i bacini idrografici che le zone costiere. Per quanto riguarda,
in particolare, queste ultime, la comunicazione
stima tra i 500 e i 1000 miliardi di euro il valore totale dei beni a rischio in Europa (spiagge, terreni
agricoli ed impianti industriali). Tra i danni vengono considerati anche i potenziali effetti negativi sull’ambiente - per esempio quando le acque
alluvionali entrano in contatto e veicolano le acque reflue di impianti di trattamento o le sostanze chimiche tossiche di impianti industriali quelli alle zone umide e gli impatti negativi sulla biodiversità.
Tra i fattori che incidono nell’aumentare il rischio
inondazione in Europa, vengono indicati i cambiamenti climatici, l’erosione delle coste e l’aumentata densità di persone e di beni nelle zone
sensibili. Poiché le previsioni indicano un notevole incremento del fenomeno nei prossimi decenni, la Commissione intende assumere fin da
ora le dovute precauzioni. La soluzione proposta
per ridurne la frequenza e l’impatto è quella di
imparare a gestire il rischio inondazione facendo
ricorso a programmi basati sulla prevenzione,
promuovendo una pianificazione adeguata del
territorio (non edificabilità delle zone a rischio
presente e futuro); sull’adozione di misure di protezione strutturali o meno; sull’informazione da
fornire alla popolazione sui pericoli e sulle regole
da seguire al verificarsi dei fenomeni; sulla elaborazione di piani di emergenza; sulla previsione di
misure volte al ripristino tempestivo dei beni
pubblici e degli ecosistemi danneggiati e ad attenuare gli effetti sociali ed economici sulle popolazioni colpite.
La protezione dalle inondazioni è considerata come parte di una strategia integrata e globale di
gestione dei bacini, senza specifici riferimenti a
quelli interessati dal fenomeno.
Nell’ambito del programma di azione, Stati
membri e Commissione congiuntamente assumeranno la responsabilità del coordinamento
globale del piano.
Queste le linee principali del programma proposto:
• elaborazione della mappatura delle zone a rischio e sua utilizzazione per la pianificazione
territoriale e per le azioni di comunicazione e
di sensibilizzazione della popolazione e delle
parti economiche e sociali;
• elaborazione e attuazione di piani di gestione
dei rischi per ciascuna zona costiera interessata, integrandoli pienamente in quelli dei bacini idrografici e nei programmi di misure elaborate in conformità con la direttiva quadro in
materia di acque;
• scambio di informazioni, condivisione delle
esperienze e di buone pratiche;
• creazione di collegamenti più solidi tra la co-
25
EURONEWS
EURONEWS
N. 12 AGOSTO - SETTEMBRE 2004
• acque di balneazione
munità di ricerca e le autorità competenti in
materia di gestione delle acque e di protezione dalle inondazioni.
Per migliorare l’efficacia del programma d’azione
è importante assumere un approccio strategico di
lungo periodo, prevedendo gli sviluppi del fenomeno in un arco di tempo di 50-100 anni; assicurare il miglioramento del coordinamento tra le
pertinenti politiche comunitarie, anche al fine di
intercettarne le risorse finanziarie; approntare
azioni di ricerca più mirate e favorire una maggior collegamento tra le attività di studio e di programmazione.
I più significativi risultati attesi dalla attuazione
dei piani di gestione sono:
• studiare e comprendere le dimensioni, la natura e la distribuzione degli attuali rischi di
inondazione e gli scenari di possibili rischi futuri,
• comprendere i processi delle inondazioni e la
loro sensibilità ai cambiamenti,
• fornire un elenco di misure di gestione dei rischi di inondazione che siano economicamente efficienti,
• fornire una mappatura dei rischi di inonda-
zione,
• politiche di gestione dei rischi di inondazione
sul lungo periodo che corrispondano agli
obiettivi del bacino idrografico,
• fornire, ove opportuno e indicandone la priorità, un insieme di nuove azioni o studi riguardanti il bacino idrografico.
La Comunicazione fa presente come gli interventi comunitari, pregressi e attuali, per la promozione della ricerca in materia di inondazioni hanno consentito di elaborare metodi e strumenti
adeguati per la loro prevenzione e gestione nonché dei rischi connessi. In un prossimo futuro la
ricerca nel settore ambientale assumerà, tra le
azioni prioritarie, la protezione dalle inondazioni,
con contributi specifici anche da parte del Centro
comune di ricerca di Ispra, che ha sede in Italia. Il
tema dell’ambiente e della prevenzione dei rischi,
inoltre, rappresenterà una priorità anche per la
futura politica di coesione nel periodo 2007-2013.
Un contributo per mitigare gli effetti delle inondazioni si attende, infine, dall’attuazione della direttiva quadro in materia di acque, anche se il
contrasto del fenomeno non rientra tra i suoi
obiettivi principali.
Le tappe del piano di azione
Partner
Stati membri (autorità di bacino,
autorità nazionali, regionali e locali)
Commissione
Adempimento
Mappatura delle zone costiere a rischio
Elaborazione e responsabilità dei piani di gestione
Coordinamento e scambio di informazioni sulla protezione
dalle inondazioni e promozione buone pratiche
Coordinamento tra le politiche comunitarie
che interessano la protezione dalle inondazioni
Stati membri e Commissione
Coordinamento del programma d’azione in ambito di
gruppo di lavoro tra direttori nazionali di settore
e rappresentanti della Commissione
Altre parti interessate
Coinvolgimento nella elaborazione e attuazione
dei programmi di azione
26
Ancora ritardi
nell’applicazione della direttiva
C
on riferimento allo stato di attuazione della normativa in materia di balneazione, la
situazione italiana presenta una serie di
criticità da affrontare e superare, non solo per favorire un salto di qualità in un’importante attività
economica del nostro Paese, il turismo balneare,
ma anche al fine di scongiurare il pericolo di un
blocco dei finanziamenti Ue.
La non corretta attuazione delle direttive comunitarie e della relativa normativa nazionale di recepimento in materia di tutela delle acque dall’inquinamento, infatti, oltre a compromettere seriamente, e talvolta in maniera irreversibile, gli ecosistemi acquatici, pone seri problemi allo Stato
membro inadempiente: da un lato eventuali condanne da parte della Corte di Giustizia europea
comportano il pagamento di ingenti somme di
denaro, dall’altro la Commissione europea può
decretare il blocco dei finanziamenti relativi alle
attività rispetto alle quali è stata avviata una procedura d’infrazione. A tal proposito si cita, in particolare, il caso della direttiva 91/676/CEE relativa alla protezione delle acque provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole. L’avvio di una
procedura di infrazione per ritardi o inadempienze rispetto alle disposizioni contenute nella direttiva può determinare il blocco dei finanziamenti
comunitari nell’ambito della Politica Agricola Comune (PAC).
Le norme
La direttiva del Consiglio europeo dell'8 dicembre
1975 concernente la qualità delle acque di balneazione (direttiva 76/160/CEE) rappresenta la norma comunitaria di riferimento in materia di balneazione. Essa è recepita nell’ordinamento italia-
no con decreto del Presidente della Repubblica 8
giugno 1982, n. 470 e successive modificazioni,
avente per oggetto i requisiti chimici, fisici e microbiologici delle acque di balneazione.
L’articolo 9 del decreto legislativo 11 maggio
1999, n. 152 dispone che, per le acque risultate non
idonee ai sensi del citato D.P.R. 470/82, le Regioni, entro l’inizio di ogni stagione balneare, comunichino annualmente al Ministero dell’Ambiente
e della Tutela del Territorio le informazioni relative alle cause di inidoneità ed alle misure che intendono adottare per il miglioramento di dette acque. La trasmissione delle informazioni deve avvenire secondo le modalità indicate nel decreto
del Ministro dell’Ambiente e Tutela del Territorio
18 settembre 2002 relativo alle modalità di informazione sullo stato delle acque, emanato ai sensi
dell’art. 3, comma 7 del DLGS 152/99.
Il D.M. 18 settembre 2002 stabilisce che le Regioni
e le Province Autonome trasmettano con cadenza
annuale, a partire dal primo invio da effettuare
entro il 31 marzo 2003, le informazioni di cui alle
schede 3 e 3.1 dello stesso D.M.
In particolare, la scheda 3 riguarda i programmi di
miglioramento da attuare nei casi di non conformità alle designazioni del D.P.R. 470/82, mentre la
scheda 3.1 consiste in una relazione di sintesi sui
siti non idonei alla balneazione che deve contenere almeno le seguenti informazioni:
• elenco delle stazioni non idonee;
• cause antropiche che hanno comportato la non
conformità.
A distanza di quasi trent’anni dalla sua emanazione, la direttiva 76/160/CEE risulta ancora non
pienamente attuata nel nostro Paese, benché stia
per essere sostituita da una nuova. Infatti, sebbe-
27
EURONEWS
ne tutte le acque destinate alla balneazione avrebbero dovuto rispettare i requisiti di idoneità già
dal 1986 (dieci anni a partire dalla notifica della
stessa direttiva 76/160/CEE agli Stati membri),
permangono in Italia situazioni critiche che comportano la non conformità di diversi siti.
La Commissione europea, nel rapporto annuale
(2004) sulla qualità delle acque di balneazione relativo alla stagione balneare del 2003, sottolinea il
mancato miglioramento delle acque costiere ed il
notevole peggioramento di quelle dolci.
In sintesi il rapporto evidenzia le seguenti problematiche:
• le acque costiere continuano a risultare di buona qualità, benché in misura lievemente minore rispetto alla stagione 2002;
• la qualità delle acque dolci permane mediocre
e mostra una costante tendenza al deterioramento a partire dal 2001;
• l’Italia resta uno dei pochi Paesi della UE che
ancora presenta aree non campionate ovvero
non sufficientemente campionate.
L’istogramma presentato riporta l’andamento dei
dati rappresentativi della situazione italiana delle acque marine per gli anni dal 1992 al 2003, così come emerge dal rapporto europeo.
N. 12 AGOSTO - SETTEMBRE 2004
Emerge chiaramente una situazione caratterizzata da ritardi ed inadempienze rispetto
agli obblighi derivanti dalla normativa nazionale e comunitaria in materia di balneazione.
Risulta particolarmente urgente e necessaria
l’effettiva attuazione delle misure di miglioramento che possono consistere in interventi di
natura tecnico-ingegneristica da realizzare
non solo nei siti di balneazione ma anche nelle aree idraulicamente connesse (collettamento e depurazione delle acque reflue urbane, ripristino ambientale, bonifica, rinaturalizzazione, manutenzione ordinaria e straordinaria) ovvero in altre tipologie di interventi
(provvedimenti amministrativi, controlli
ispettivi, ecc.).
Al fine di avere un quadro puntuale dell’attuazione degli obblighi comunitari è necessario acquisire le informazioni sulle misure intraprese per il miglioramento dello stato di
qualità delle acque di balneazione. A tal proposito è quindi indispensabile che le Regioni
provvedano ad una regolare trasmissione dei
dati conformemente a quanto previsto dal citato D.M. 18 settembre 2002. Si rileva infatti
che le informazioni non sono inviate regolar-
Acque meno conformi nel 2003
Dal rapporto annuale 2004 (dati 2003) della Commissione europea sulla balneazione emerge, che il 70%
delle acque sono conformi ai valori imperativi (intesi come parametri limite) e quelle conformi ai valori guida sono inferiori al 60%. Vietati alla balneazione 1 sito su 4 per un totale di 215 siti. L’aumento delle aree sottoposte a divieto di balneazione è collegato alle modifiche della normativa entrata in vigore
nel 2001 che prevede l’applicazione del divieto alle acque non conformi fino all’attuazione di specifiche
misure di miglioramento.
Relativamente alle acque marine, i dati del 2002 e 2003 evidenziano che la conformità ai valori limite
delle acque si riduce lievemente, meno dell’1% (dal 96,1% al 95,4%), mentre quella ai valori guida più
rigorosi ha una lievissima riduzione (- 0,2%), passando dal 93,5% al 93,3%. Ferma allo 0,3% la percentuale di siti con campionamento insufficiente. In aumento, invece, le zone vietate alla balneazione (+
3,6%). Nello stesso biennio i dati sulle acque interne registrano una riduzione di oltre 7 punti della conformità ai valori imperativi (dal 76,1% al 70,6%) mentre la conformità ai valori guida aumenta dal 51,6%
28
Acque marine
C(I) (%) = percentuale di zone di balneazione
sottoposte a campionamento sufficiente
e conformi ai valori imperativi
C(G) (%) = percentuale di zone di balneazione
sottoposte a campionamento sufficiente
e conformi ai valori imperativi e ai valori guida
NB (%) = percentuale di zone di balneazione
dove e' vietata la balneazione nel corso
della stagione balneare
NC (%) = percentuale di zone di balneazione non
conformi ai valori imperativi
NS (%) = percentuale di zone di balneazione non
sottoposte a campionamento o cui dati non sono
disponibili
NF (%) = percentuale di zone di balneazione non
sottoposte a campionamento sufficiente
Fonte: Rapporto CE 2004 sulla qualità delle acque di balneazione
mente e nel rispetto delle scadenze previste,
risultano spesso incomplete e non riguardano
tutti i siti non idonei (nella maggior parte dei
casi si riferiscono a meno del 50% dei siti inte-
ressati dai programmi di miglioramento).
Caterina Sollazzo
Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio
al 58,6%. In aumento, rispetto alla stagione precedente, la percentuale di zone vietate alla balneazione
che rappresentano circa il 28% del totale dei siti. Dalla serie storica dei dati dal 1992 al 2003 emerge un
quadro particolarmente interessante. Il numero totale di zone di balneazione individuate aumenta da
4.034 nel 1992 a 4.853 nel 2003. In graduale crescita, dal 91,5% del 1992 al 95,4% del 2003, la percentuale di zone sottoposte a campionamento insufficiente e conformi ai valori imperativi; fa eccezione il triennio 1993/1995. E’ cresciuto dal 85,4% al 93,3% anche la percentuale di zone di balneazione sottoposte a
campionamento sufficiente e conformi sia ai valori imperativi sia ai valori guida.
Ridotto del 110% (dal 7,7 allo 0,7%) la percentuale delle zone di balneazione non conformi ai valori imperativi. In aumento invece la percentuale delle zone di balneazione con divieto nella stagione balneare (+3,6%). Il rapporto annuale 2004 sottolinea le preoccupazioni della Commissione europea per la situazione delle acque di balneazione e auspica che il nostro Paese metta in atto misure efficaci e radicali per il miglioramento della loro qualità.
29
EURONEWS
• acque di balneazione
La nuova legislazione
Il Consiglio Ambiente del 28 giugno 2004 ha raggiunto all'unanimità un accordo politico, su un
progetto di direttiva del Parlamento europeo e
del Consiglio sulla gestione della qualità delle acque di balneazione. L’incontro è l’ultima tappa, in
ordine di tempo, della lunga procedura interistituzionale di codecisione, avviata con la specifica
proposta della Commissione del 24 ottobre 2002.
La proposta intende sostituire la direttiva vigente
sulle acque di balneazione (60/76/CEE del
5.2.1976) ormai superata alla luce delle nuove conoscenze scientifiche e propone, in particolare,
una nuova classificazione basata su due parametri microbiologici (Enterococchi intestinali e
Escherichia coli) - ai quali risultano correlati i rischi per la salute dei bagnanti – apportando così
una drastica riduzione ai 19 indicatori della attuale normativa. La classificazione proposta per
le acque costiere, sulla base dei parametri di riferimento è: qualità elevata, qualità buona, qualità
sufficiente/accettabile.
Il documento, inoltre, stabilisce disposizioni in
materia di monitoraggio e prevede un’approfondita formazione dei cittadini, nonché misure globali di gestione.
Quanto al monitoraggio, in particolare, l’articolo
3 dispone che, secondo una tempistica ben definita, vengano individuati le acque di balneazio-
ne, la rispettiva stagione balneare, il punto ed il
relativo calendario di monitoraggio. Una volta
avviate le nuove procedure, incentrate su due soli parametri, decadrà l’onere di registrarne i 19
previsti dalla vigente direttiva del 1976, con evidenti vantaggi economici. Va rilevato, in proposito, che lo stretto coordinamento previsto con la
direttiva quadro sulle acque del Parlamento europeo e del Consiglio (2000/60/CEE), assicura il
raggiungimento del “buono stato ecologico” anche per le acque di balneazione, in quanto i parametri qualitativi, diversi da quelli microbiologici,
sono monitorati e gestiti in forza della direttiva
quadro sulle acque (2000/60/CE).
Il documento della Commissione, inoltre, intende
alleviare l'onere del monitoraggio affidato agli
Stati membri, prevedendo che l’intervallo di tempo entro cui effettuare il riesame del profilo delle
acque di balneazione possa essere correlato alla
qualità delle acque.
La Commissione ha accettato il progetto di testo
proposto dalla Presidenza e ha fatto verbalizzare
una dichiarazione con la quale s'impegna ad avviare uno studio scientifico al fine di migliorare la
comprensione dei rischi per la salute connessi alle acque di balneazione, e a riferire in merito entro il 2008.
Paesi UE “distratti” in materia di acque
Due procedure di infrazione, non più tardi dello scorso 8 luglio, sono state avviate dalla Commissione europea nei confronti di numerosi Stati membri, tra cui l’Italia, per la non completa attuazione della normativa del settore idrico. Fatto che suscita una certa preoccupazione per l’impatto sulla qualità delle risorse. In un caso, l’avvio della procedura è motivato dal mancato recepimento della direttiva quadro sulle acque nella legislazione nazionale entro la scadenza del 31 dicembre 2003; nell’altro per i casi rilevati di mancata realizzazione del “trattamento secondario”
delle acque reflue urbane entro il termine ultimo del 31 dicembre 2000, così come previsto dalla
specifica normativa comunitaria.
30
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