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Sud news - Ministero dello Sviluppo Economico
Anno II, Numero 12, Agosto - Settembre 2004 ud news Quadro Comunitario di Sostegno Obiettivo 1 2000/2006 La newsletter sui Fondi strutturali comunitari “Onda su onda” siamo arrivati al nostro secondo appuntamento con il Salone nautico di Genova per confrontarci con quanti ruotano attorno al settore sulle problematiche e le possibili soluzioni per mantenere e valorizzare la risorsa mare Sud News Newsletter del Ministero dell’Economia e delle Finanze Cofinanziato dall’Unione europea con il FESR Direzione Ministero dell’Economia e delle Finanze Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e di Coesione Servizio per le Politiche dei Fondi strutturali comunitari Direttore Generale Paola De Cesare Via Sicilia, 162/c - 00187 Roma tel. 06.42012591 e.mail: [email protected] L’AGENDA ✔ ✔ ✔ Giugno - Aree marine protette in mostra Dal 16 al 20 giugno 2004 si è svolta la quarta edizione della rassegna “Stelle di Mare lungo il fiume: le riserve e i parchi marini in mostra”. La manifestazione, promossa dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, si tiene ogni estate allo Scalo de Pinedo dove è ormeggiata la sede galleggiante dell’associazione Marevivo. Attraverso stand espositivi delle aree marine protette, proiezioni, conferenze, l’obiettivo era stimolare un dibattito sulla tutela e la valorizzazione del mare. Luglio - Festival del mare a Portofino Il 9, 10 e 11 luglio 2004 si è svolto il Festival del Mare nell’Area marina protetta di Portofino. L’iniziativa è stata realizzata con il contributo della Direzione Protezione della Natura del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio nell’ambito delle attività per la salvaguardia e la valorizzazione ambientale nelle aree marine protette italiane. Settembre - “Marinando” Per il decimo anno consecutivo si è svolta, dal 12 al 19 settembre 2004 ad Ostini, la “Settimana Azzurra” di Marinando, la campagna di sensibilizzazione sul mare e le sue tradizioni, pesca ed alimentazione dedicata alle scuole medie inferiori e promossa dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali - Direzione Generale per la Pesca e l’Acquacoltura. Direttore Responsabile Orsola Barina Hanno collaborato Lidano Cantarelli, Oriana Cuccu, Antonino Minciullo, Francesco Mundo, Aglaia Murgia, Giovanna Murri, Gabriella Scanu, Maria Giuseppina Serra, Massimo Scopelliti, Rosera Valentini, Francesco Vicari. Registrazione del Tribunale N. 375/2003 del 18/09/2003 presso il Tribunale di Roma Ottobre - Porti del Baltico Nei giorni 11 e 12 ottobre 2004 si svolgerà a S. Pietroburgo la V Conferenza Internazionale dal titolo “Il futuro dei Porti del Baltico”. Esperti provenienti dalla Russia, Ucraina, Estonia, Lituania, Polonia, Germania, Danimarca, Svezia, Finlandia ed altri paesi europei ed asiatici, si confronteranno sui temi legati al commercio e al trasporto per mare. N. 12 AGOSTO - SETTEMBRE 2004 Novembre - Carenza d’acqua nei paesi medio-orientali Dal 24 al 27 novembre 2004 si svolgerà a Como presso Villa Olmo, il forum internazionale “Food Security under Water Scarcity in the Middle East: problems and solutions”. L’evento, organizzato dal Landau Network-Centro Volta Water Security Division, grazie ai contributi della FAO e SOGESID, vedrà la partecipazione di esperti coinvolti nella gestione delle risorse idriche, rappresentanti dei paesi medio-orientali e di organizzazioni internazionali. Temi principali quelli legati alla identificazione di adeguate misure per ottimizzare la gestione delle acque e delle zone costiere in paesi deficitari di risorse idriche e con complesse situazioni politiche e sociali al fine di indirizzare, in un’ottica multidisciplinare, le scelte economiche e sociali di sviluppo. Novembre - Epidemiologia ambientale Si svolgerà a Roma il 25 e 26 novembre la seconda parte del seminario " “Studi di Epidemiologia ambientale nelle aree oggetto di bonifica”, organizzato dal Ministero della Salute con la collaborazione del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e dell'Istituto Superiore di Sanità. Nel corso del seminario verrà presentato il lavoro informativo e metodologico portato avanti nel corso dell'anno, raccolto in un "Rapporto Istisan". Verranno inoltre elaborate, con il supporto degli interlocutori regionali e grazie alla discussione delle esperienze già maturate sul campo, indicazioni per le azioni di assistenza tecnica che i due Ministeri stanno promuovendo sul tema dell'epidemiologia ambientale, e che collegano il lavoro di Agenzie Regionali per l'Ambiente, Autorità Ambientali ed Osservatori Epidemiologici Regionali nelle regioni Ob. 1." 3 BACHECA PRIMO PIANO Verso una pesca sostenibile Mare compagno di viaggio di Paola De Cesare * P er il secondo anno consecutivo il Dipartimento per le Politiche di sviluppo e coesione, con il Servizio fondi strutturali comunitari, partecipa alla 44° edizione del Salone nautico di Genova, la grande manifestazione di livello internazionale dedicata alla nautica da diporto. La volontà di partecipare si è ancor più rafforzata dopo l’esperienza dello scorso anno in cui il confronto sulle tematiche connesse al mare – inteso come spazio-luogo di scambi economici, leva di sviluppo e risorsa preziosa da rispettare e tutelare – in un contesto quale il salone di Genova ha rafforzato il dialogo con i cittadini. Ci eravamo lasciati con una situazione in grande fermento per la regolamentazione del sistema mare: a distanza di un anno la normativa europea ha fatto registrare passi avanti nella legislazione relativa all’inquinamento marino, le acque di balneazione e la difesa delle coste, mentre per il settore della pesca è stato realizzato un nuovo strumento finanziario, il FEP (Fondo europeo pesca) per il prossimo ciclo di programmazione. Oggi le autostrade del mare escono dal novero delle cose auspicate per entrare a far parte dei progetti prioritari dell’Ue e l’Italia si trova al centro di quelli individuati per il Mediterraneo. Per quanto riguarda il settore di scena a Genova, da sottolineare il progressivo avanzamento del progetto di ammodernamento della portualità turistica nel Mezzogiorno – sia nell’ambito della programmazione cofinanziata che con il supporto di risorse pubbliche nazionali - in risposta ad una domanda sempre più consistente e qualificata. Ma c’è un motivo in più per stare a Genova, quest’anno investita anche del ruolo di capitale d’Europa, oltre che città di mare per eccellenza. Ed è la rafforzata strategia del Quadro Comunitario di 4 Sostegno (QCS), dopo la fase di revisione di metà percorso, in direzione dello sviluppo sostenibile. Espressione utilizzata per esplicitare un concetto di buon senso: le risorse ambientali non sono proprietà della nostra generazione, ma solo compagne di viaggio delle nostre esistenze da preservare per quelle successive. L’integrazione della politica ambientale nei programmi di sviluppo territoriale è stata perseguita fin dall’inizio dell’attuale ciclo di programmazione. Ora viene riaffermata con più determinazione assorbendo le indicazioni del Consiglio europeo di Goteborg che ha rappresentato uno spartiacque verso l’irrinunciabilità del perseguimento di uno sviluppo economicamente, socialmente e ambientalmente sostenibile. Ai primi posti c’è l’obiettivo di conciliare crescita economica ed utilizzazione delle risorse naturali, e di porre un freno alla crescita incontrollata del sistema trasporti orientandola verso lo sviluppo di modalità più rispettose dell’ambiente. Insieme a quelli fissati a Lisbona – ricerca, innovazione, inclusione sociale – gli obiettivi di Goteborg rappresentano gli elementi portanti non solo di questa fase, ma ancor di più della programmazione 2007-2013. La data che l’Europa ha indicato per raggiungerli, il 2010, è ormai dietro l’angolo. E Genova non poteva essere palcoscenico migliore per illuminare problematiche che, per essere affrontate, devono trovare ascolto da parte della generalità della popolazione in particolare da chi sceglie il mare come ambiente di vita e di svago. *direttore generale Servizio per le politiche dei Fondi strutturali comunitari MEF -DPS Il Consiglio europeo Agricoltura e pesca ha espresso, nelle conclusioni della seduta del 21 giugno scorso, la necessità di mettere in campo una serie di iniziative integrate per una pesca sostenibile, nel rispetto dell’ecosistema marino. L’approccio al problema dovrà essere globale in modo che le disposizioni adottate rientrino in un regime di conservazione più ampio. E’ stata sottolineata l'importanza di incoraggiare i pescatori ad utilizzare gradualmente metodi più rispettosi dell'ambiente - attraverso incentivi finanziari e non finanziari - e di introdurre compensazioni per le perdite a breve termine subite dalle navi che li sperimentano. Incoraggiate anche le attività di formazione e istruzione dei pescatori. Particolare importanza è stata accordata a studi, ricerche e progetti per impostare la gestione dell’attività ittica sulle dinamiche degli ecosistemi marini e per elaborare tecniche di valutazione sulle prospettive ambientali, economiche e sociali dei nuovi metodi adottati. Si ritiene opportuno, altresì, sperimentare attrezzi di pesca a basso impatto e tecniche prive di effetti indesiderati sugli habitat e sulle specie non bersaglio. Un’altra proposta riguarda il ricorso a zone marine protette per tutelare gli habitat sensibili. e ad uno specifico progetto pilota che affronti il problema della pesca fantasma nelle acque comunitarie che preveda un sistema di recupero ed eliminazione degli attrezzi perduti, adeguamenti dell'attrezzatura volti a diminuire l'incidenza delle perdite. Entro il 2007, la Commissione dovrebbe riferire al Consiglio e al Parlamento sull'attuazione e l'impatto delle azioni indicate. S.O.S. delfini Sardegna, Sicilia meridionale ed il tratto di costa tra Lazio e Campania sono aree a rischio per la sicurezza dei delfini. Si tratta, in particolare di quelli costieri, la specie più famosa dei nostri mari. Gli animali, sarebbero vittima delle reti dei pescatori e dell’intenso traffico nautico. Questi i risultati della campagna promossa dal CTS Ambiente e dal Ministero dell’ Ambiente per la salvaguardia dei cetacei e la promozione delle Aree marine protette. N. 12 AGOSTO - SETTEMBRE 2004 Radiocomunicazione in mare A decorrere da settembre 2004 si estenderà il campo d’applicazione della decisione della Commissione europea del 4 settembre 2003 sulla radiocomunicazione in mare. Il documento fornisce indicazioni precise sui requisiti essenziali dell’attrezzatura da istallare sulle navi SOLAS (Safety of Life at Sea) per entrare a far parte del Sistema mondiale di soccorso e sicurezza in mare (SMSSM). Le norme si dovranno ora applicare anche agli apparecchi SMSSM istallati su tutte le navi marittime non SOLAS e in particolare in quelle che effettuano il servizio mobile e satellitare marittimo. Gli strumenti devono funzionare correttamente in ambiente marino, soddisfare tutti i requisiti operativi del SMSSM in caso d’emergenza e dare un segnale chiaro e stabile in collegamenti analogici o digitali ad alta fedeltà. Seminario del DPS sull’erosione costiera “Erosione delle coste: destino irreversibile o fenomeno governabile?” è il titolo della tavola rotonda sull’erosione costiera, organizzata il 14 ottobre 2004 nell’ambito del Salone nautico di Genova dal Dipartimento per le Politiche di sviluppo e coesione del Ministero dell’Economia e delle Finanze. L’obiettivo è confrontare le esperienze e le pratiche di successo maturate, per tentare di valorizzarle nell’ambito della programmazione cofinanziata dai Fondi strutturali, sia quella in corso sia nella prospettiva del periodo 20072013. 5 FOCUS QCS BACHECA Meno zolfo nei combustibili delle navi Continua il processo normativo per la riduzione del tenore di zolfo nei combustibili liquidi utilizzati dalle navi marittime. L’obiettivo è una diminuzione dell’anidride solforosa di oltre 500.000 tonnellate l’anno. Il Consiglio europeo ha raggiunto, lo scorso giugno, un accordo politico a maggioranza qualificata, su un progetto di direttiva per applicare limiti più bassi della sostanza chimica in alcuni combustibili liquidi derivati dal petrolio. La proposta si sostanzia in alcuni emendamenti della direttiva 1999/32/CE (Riduzione dei tenori di zolfo in alcuni combustibili liquidi) per estenderne il campo di applicazione a tutti i prodotti di tale specie utilizzati dalle imbarcazioni che operano nelle acque degli Stati membri. Obiettivo principale è l’introduzione di un limite dell’1,5% nelle zone – concordate con l’Organizzazione marittima internazionale – di controllo delle emissioni di ossido di zolfo e dello 0,1% nei combustibili usati dalle navi all’ormeggio nei porti comunitari. Altre modifiche della direttiva in vigore, prevedono la soppressione delle deroghe esistenti per i gasoli d’uso marittimo e l’utilizzo di tecniche autorizzate di riduzione in alternativa all’impiego di sostanze a basso tenore di zolfo. Riposto, scalo di qualità Si trova a Riposto, in provincia di Catania, il primo porto italiano ad aver ricevuto la certificazione di qualità UNI EN ISO 14001 per i servizi di ormeggio e la cantieristica navale. L’attestato di adeguamento al sistema di gestione ambientale arriva dopo quasi 25 anni di lavori e un costo complessivo di 15 milioni di euro. Nato come porto peschereccio, con la nuova versione turistica è stato dotato di un molo centrale; di cinque pontili galleggianti; oltre ai più comuni, di una serie di servizi fra cui una centrale tecnologica e un cantiere navale per ogni tipo di intervento. La struttura ospita 366 posti barca e 260 per le auto. Campania: al via Mezzogiorno: una i progetti del PIT “Portualità turistica” rete per i diportisti Sono 26 i progetti recentemente approvati dalla giunta regionale della Campania nell’ambito della prima fase del Progetto Integrato Territoriale (PIT) della portualità turistica e già ci si prepara per la seconda scadenza. Saranno, infatti presto esaminate le successive proposte presentate, fra le quali 6 progetti per la realizzazione di corsi di formazione professionale. Il PIT - che interessa la fascia costiera campana, compresa tra la foce del fiume Garigliano e il porto di Sapri - prevede un investimento complessivo pari a circa 105 milioni di euro, di cui il 36,5 provenienti dal POR Campania 2000-2006, il 31,7 da altre risorse pubbliche e il 36,8 da capitali privati. Il POR ha stabilito la fine del 2006 come termine entro il quale dovranno essere affidati i lavori di tutte le opere che rientrano nel PIT e il 2008 come data per il loro completamento. 6 Un forte impulso alla portualità turistica del Sud è stato dato dalla convenzione firmata, lo scorso 6 agosto, tra il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e Sviluppo Italia per la realizzazione del progetto di completamento e ammodernamento della rete dei porti turistici del Mezzogiorno. L’accordo si basa sulla delibera Cipe del 13 novembre 2003 che ha previsto uno stanziamento di 50 milioni di euro ed ha individuato, come soggetto attuatore, la società Italia Navigando. N. 12 AGOSTO - SETTEMBRE 2004 Natura e cultura, alleanza vincente I l mare è una delle risorse fondamentali per lo sviluppo turistico, soprattutto al Sud del Paese. Degli oltre 7.000 chilometri di coste italiane, circa 5.000 sono balneabili e di queste, il 71,1% si concentra nel Sud. L’intero sistema di offerta soffre però di perduranti criticità quali la limitata e la scarsa qualità della ricettività e dei servizi turistici. L’importanza del settore turistico per l’economia meridionale è stata confermata nella revisione della strategia di sviluppo del Sud che il Quadro Comunitario di Sostegno (QCS) 20002006, assieme alle risorse aggiuntive nazionali, contribuisce ad attuare. I principi e gli indirizzi, già elaborati nel 2000 e riconfermati nel 2004, convergono verso il rafforzamento dello sviluppo di questo comparto in un’ottica di sostenibilità economica, sociale e ambientale. Le politiche di intervento messe in atto grazie ai Fondi strutturali sono rintracciabili nei diversi strumenti: • nel Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) che finanzia infrastrutture turistiche (quali i porti e gli attracchi) e incentivi alle imprese; • nel Fondo Europeo Agricolo di Orientamento e Garanzia (FEOGA), che promuove nelle politiche di sviluppo rurale, l’integrazione del reddito delle aziende agricole - soprattutto attraverso incentivi per la realizzazione di strutture agrituristiche - il sostegno all’artigianato tipico e il contributo ad operatori pubblici per interventi di infrastrutturazione di aree rurali a vocazione turistica; • nello Strumento Finanziario di Orientamento per la Pesca (SFOP), che favorisce all’interno delle politiche di diversificazione del settore, misure socio economiche volte a so- stenere , tra l’altro, attività turistiche collegate all’attività produttiva principale (pesca turismo); • nel Fondo Sociale Europeo (FSE), che finanzia politiche di valorizzazione delle risorse umane (attività formative e di sistema) rivolte sia ad operatori turistici sia a quelli dei settori collegati. Gli interventi di valorizzazione turistica per il Sud si realizzano attraverso due macro politiche: • politiche settoriali, comprendenti gli incentivi alle imprese del settore e l’infrastrutturazione materiale e immateriale per la promozione e la fruizione turistica del territorio al fine di aumentare gli arrivi e le presenze ; • politiche di contesto, comprendenti gli interventi volti a valorizzare le componenti di offerta che costituiscono specifici vantaggi competitivi del territorio (patrimonio culturale e naturale, centri storici) e le politiche pubbliche volte a favorire l’imprenditorialità e l’attrattività del territorio e la diversificazione dei consumi turistici. Per queste politiche il QCS obiettivo 1 sta investendo oltre 5.900 milioni di euro, senza contare le pur consistenti risorse destinate alla valorizzazione delle risorse umane (Fondo Sociale Europeo). A queste si aggiungono 2.980 milioni di euro programmati nelle regioni con gli strumenti finanziati dal Fondo Unico per le Aree sottoutilizzate (Accordi di Programma, Contratti di Programma, Patti territoriali, Incentivi alle imprese legge 488/1992). In generale, si punta a migliorare la qualità dell’ospitalità e dei servizi turistici e soprattutto a rafforzare il ruolo del settore quale fattore globale di sistema per la riqualificazione 7 FOCUS QCS dei territori, in connessione con le politiche di sempre più qualificata, sensibile alla qualità valorizzazione del patrimonio culturale e am- dell’ambiente e dei servizi, favorendo la diffusione di forme maggiormente correlate alla bientale. Le priorità sono una maggiore efficienza e fruizione delle ricchezze ambientali e storicocompatibilità ambientale delle imprese turisti- culturali del territorio. Una particolare attenche insieme all’integrazione produttiva del si- zione andrà rivolta al mare, alle coste e alle instema in un’ottica di filiera; la crescita di nuo- frastrutture, quali condizioni di contesto indive realtà produttive locali; la diversificazione spensabili sia per intercettare la specifica doe la destagionalizzazione di prodotti turistici manda turistica, sia per attrarre investimenti volti ad insein aree già diare nuove sviluppate; L’importanza del settore turistico attività iml’individuaper l’economia meridionale prenditoriali, zione sul è stata confermata nella revisione in un’ottica di mercato di nuovi prodotdella strategia di sviluppo del Sud che il QCS d i v e r s i f i c a zione e destati turistici contribuisce ad attuare gionalizzaziorappresentane dell’offertivi di territoinsieme alle risorse aggiuntive nazionali ta.. ri o di reti di territori attraverso appositi percorsi di certifi- Quanto alle infrastrutture, l’utenza “bersacazione delle caratteristiche e della qualità glio” dei territori costieri rappresentata dai didell’offerta; il marketing territoriale e la pro- portisti, rende i porti turistici il fulcro dello sviluppo del settore in quanto porte di accesmozione dei Sistemi Turistici Locali. Lo strumento attraverso cui si attua la strate- so privilegiate al territorio laddove, in particogia nel turismo, come in altri comparti, è il lare, sussistano condizioni di perifericità e di Progetto Integrato Territoriale (PIT) in cui per isolamento geografico. la crescita del territorio si punta sull’integra- All’interno di tale strategia, un contributo fonzione di risorse naturali e culturali - che rap- damentale è dato anche da quella serie di inpresentano un vero e proprio motore di svi- terventi strutturali sugli impianti fognari e luppo turistico, in particolare, ed economico sulla depurazione volti a migliorare la qualità in generale - conferendo un valore aggiunto delle acque marine. Uguale ruolo rivestono agli interventi cofinanziati e una maggiore ef- gli interventi di valorizzazione degli altri atficacia alla spesa: su un totale di 139 PIT fi- trattori naturalistici-ambientali presenti sul nanziati dai Programmi Operativi delle Regio- territorio, quali riserve marine, aree protette, ni obiettivo. 1, ben 61 hanno una idea forza parchi naturali, oasi naturalistiche ecc. Grande classificabile come turistica e di questi almeno importanza, infine, riveste la valorizzazione 20 hanno tra le altre il mare come risorsa stra- dei prodotti tipici, espressione di tradizioni locali e sintesi di una consolidata interrelazione tegica. Nelle aree costiere, forti di questo orientamen- con gli ambienti naturali. to, andrà perseguita la riqualificazione dell’offerta turistica, adeguandola ad una domanda 8 FOCUS QCS N. 12 AGOSTO - SETTEMBRE 2004 Il nuovo QCS rafforza il ruolo dei porti I l QCS obiettivo 1 2000-2006 sottolinea la valenza dei porti del Mezzogiorno e rafforza maggiormente questa posizione dopo la recente revisione di metà percorso. Nel QCS revisionato, infatti, l’analisi dei bisogni e delle potenzialità indica come opportunità il “forte aumento atteso nei traffici commerciali marittimi internazionali verso l’Italia e in particolare verso il Sud (autostrade del mare); la possibilità congiunta di rilancio consistente anche del cabotaggio interno al Paese e dei traffici del Mediterraneo, anche in proiezione dello sviluppo della sponda Sud”. Il punto di forza di tale visione è rappresentato dalla collocazione geografica del Sud - porta e proiezione dell’Europa verso il Mediterraneo ed i Balcani - nella consapevolezza del rischio di esclusione di alcuni territori meridionali dalla rete delle autostrade del mare e dai collegamenti di valenza internazionale (reti TEN e TERN). Conseguentemente, nel quadro della strategia generale per il settore, punta a realizzare un sistema sostenibile verso una più equilibrata distribuzione dei traffici tra le modalità, disegnando un sistema integrato di trasporto coerente con gli obiettivi comunitari del Libro Bianco “La politica euro- pea dei trasporti fino al 2010: il momento delle scelte”. Sia il PON Trasporti che i POR regionali contribuiscono a dare attuazione al quadro programmatico delineato dal QCS. In particolare, il PON disegna una strategia di intervento per lo sviluppo del settore contribuendo a migliorare il contesto complessivo e rafforzando il ruolo del Mezzogiorno quale piattaforma logistica del Mediterraneo nella dinamica dei traffici mondiali. Dopo la revisione di metà periodo, il programma finalizza gli interventi, in particolare, all’accessibilità, al riequilibro modale ed alla intermodalità, anche con riferimento alle infrastrutture portuali. Assegna priorità alle autostrade del mare sul versante adriatico-ionico, in coerenza con lo specifico progetto individuato con la Decisione n. 884/2004/CE a valenza transnazionale (reti TEN). Per il sistema portuale del Mezzogiorno, la revisione rafforza la posizione strategica del Mediterraneo e la promozione del trasporto marittimo in alternativa a quello su strada. In tale contesto sono previsti interventi di potenziamento delle connessioni porto – territorio, lo sviluppo del trasporto delle merci pericolose via mare e l’e- Cosa è cosa Riequilibrio modale Indirizzare la domanda di mobilità verso le modalità più efficienti sotto gli aspetti economico, sociale e ambientale nei diversi contesti, al fine di alleggerire la pressione cui è sottoposta la rete stradale da parte del trasporto di lunga percorrenza, quale ad esempio il traffico merci di cabotaggio nelle relazioni interne. Intermodalità Procedere verso l’integrazione del Sud nella rete del sistema dei trasporti europeo, favorendo l’interconnessione tra le grandi direttrici di traffico e le reti di trasporto locale e tra diverse modalità di trasporto. 9 PROGETTO DEL MESE FOCUS QCS stensione dell’offerta dei servizi portuali, perseguendo più la specializzazione che la polifunzionalità. Tra le nuove tipologie d’azione è prevista l’installazione di sistemi e dispositivi finalizzati a migliorare la sicurezza delle operazioni e del traf- fico commerciale dei porti, anche in relazione alle nuove misure di controllo a livello internazionale instaurate dopo gli eventi dell’11 settembre. Il QCS revisionato Le linee strategiche • sviluppo del trasporto merci ferroviario e marittimo, sia convenzionale che combinato, in alternativa al “tutto strada”; • integrazione a sistema dei terminali portuali di livello nazionale e internazionale, per soddisfare la crescente domanda di traffico passeggeri e merci con particolare riferimento agli interventi per lo sviluppo dei servizi di cabotaggio Ro-Ro lungo le “autostrade del mare” ed alle interconnessioni col territorio; •progressivo superamento dei problemi “di nodo” (collegamenti città/porti/aeroporti e nodi di scambio fra modalità) attraverso la connessione delle reti di infrastrutture ferroviarie e stradali sia con le aree urbane sia con i terminali delle altre modalità di trasporto - aumentando la possibilità di scelte intermodali alternative - promuovendo a tal fine idonee modalità operative di rafforzamento del partenariato istituzionale; •collegamenti delle reti secondarie di trasporto del Mezzogiorno con la Rete Transeuropea dei Trasporti (TEN) e con la rete del Sistema nazionale integrato dei trasporti (SNIT). Le tipologie d’intervento • realizzare e/o potenziare interconnessioni ferroviarie e/o stradali tra gli scali portuali ed aeroportuali ed i principali bacini urbani, per favorire l’accessibilità di persone e merci, anche per le aree insulari e più periferiche; • interventi necessari (infrastrutturali e organizzativi, nei porti e nel loro retroterra) per creare le condizioni per lo sviluppo del trasporto combinato strada-ferro-mare (cabotaggio concorrenziale), attraverso il quale incidere fortemente sul volume dei traffici merci stradali e ferroviari di lunga percorrenza, in modo da completare la catena logistica e garantire un flusso di merci più fluido; • sistemi di controllo del traffico stradale e marittimo per la prevenzione degli incidenti e la salvaguardia delle risorse marine; • concentrazione degli interventi per il settore portuale, che registra segnali di ripresa, sull’ammodernamento e potenziamento infrastrutturale (banchine, raccordi stradali o ferroviari, ecc.) per accogliere un volume di traffici (container) in continua crescita, anche in considerazione del progetto “autostrade del mare” e su interventi inerenti la sicurezza e la protezione, anche in riferimento al cabotaggio delle merci pericolose. 10 N. 12 AGOSTO - SETTEMBRE 2004 Lu stainu de Tortolì I l progetto realizzato sullo stagno di Tortolì rappresenta il primo esempio veramente significativo dell’applicazione del concetto di multifunzionalità della pesca che, tradotto in pescaturismo e in ittioturismo, trova nella realtà e nelle risorse naturali della Sardegna un ambiente fecondo per la sua affermazione. La silenziosa bellezza dello stagno, paradiso di una rara avifauna palustre, è sede dell’attività della Cooperativa Pescatori Tortolì. La pesca lagunare, nella peschiera denominata “di San Giovanni”, si accompagna all’attività di mare con 15 barche di piccola pesca, che però fa registrare scarse prospettive di sviluppo. La realtà produttiva della cooperativa pescatori Tortolì - costituita da 50 soci e operante fin dal 1944 - è orientata a ottimizzare la produzione delle specie lagunari nonché di cozze, vongole e ostriche. Comprende anche alcuni prodotti di nicchia, come la bottarga, e punta a conquistare altre fette di mercato attraverso la qualità dei suoi prodotti riconosciuta a livello regionale. Grazie ai finanziamenti del POR Sardegna, il consorzio ha potuto espandersi valorizzando la grande opportunità offerta dal turismo. Alle attività di pesca, infatti, è stata affiancata quella di ittioturismo. All’interno della peschiera è stata realizzata una splendida struttura in legno nella quale viene offerta ai visitatori la possibilità di degustare prodotti di elevata qualità provenienti sia dalla pesca marittima che da quella lagunare nonché dalla attività di molluschicoltura. Questa struttura, ricavata dalla ristruttura- zione di un vecchio edificio, ospita la cucina, i locali per la preparazione dei prodotti e un’ampia veranda per la ristorazione ed ha richiesto un investimento complessivo pari a155.000 euro. Per accedere alla veranda di ristorazione si percorre una passerella che attraversa gli impianti di cattura della peschiera consentendo ai turisti di immergersi nell’ambiente lagunare. Il successo dell’iniziativa, testimoniato da circa 13.000 presenze annue, ha consentito ai pescatori soci di ottimizzare il proprio lavoro, di aumentarne il valore aggiunto e di creare nuova occupazione, pur riducendo il numero delle giornate di pesca a mare. Il risultato ottenuto testimonia la bontà dell’azione intrapresa e la lungimiranza dei pescatori che in tal modo hanno efficacemente contrastato l’incertezza del proprio avvenire legata alle scarse prospettive del settore. Il progetto dimostra, altresì, come la fase di programmazione del POR Sardegna abbia saputo cogliere le contingenti criticità e potenzialità del comparto e recepire l’orientamento comunitario di indirizzare gli interventi in favore delle misure cosiddette socioeconomiche, anche in considerazione dell’esigenza di promuovere un’attività di pesca sostenibile e competitiva. Il risultato, di interesse generale, che è possibile cogliere da questa iniziativa va, infatti, in quella direzione, verso cioè una riduzione dello sforzo di pesca ed una diminuzione del prelievo che, per la cooperativa di Tortolì è stato nel 2003 di circa il 40% in meno rispetto all’anno precedente. 11 DOCUMENTI N. 12 AGOSTO - SETTEMBRE 2004 Accordi di partenariato con i paesi terzi nel settore della pesca Conclusioni del Consiglio Agricoltura e pesca del 19 luglio 2004 Il Consiglio ha adottato le seguenti conclusioni: 1. "A seguito degli scambi di opinioni intercorsi e prendendo atto della comu1 nicazione della Commissione , ricordando nel contempo la risoluzione del 3 novembre 1976, la risoluzione del 10 2 novembre 2001 e le conclusioni del 30 3 ottobre 1997 nonché l'insieme degli impegni internazionali della Comunità, in particolare quelli assunti in occasione del vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile (Johannesburg 2002), il Consiglio ha proceduto ad un dibattito sul futuro delle relazioni bilaterali nel settore della pesca tra la Comunità ed alcuni Stati terzi costieri, che sono oggetto di una contropartita finanziaria da parte della Comunità. 2. Ricordando l'importanza politica, economica, ecologica e sociale che tale aspetto della politica comune della pesca (PCP) riveste a livello sia comunitario che internazionale, IL CONSIGLIO RIAFFERMA LA VOLONTÀ: - di mantenere gli accordi di pesca in quanto strumenti di difesa dell'attività e dell'occupazione connessi alle flotte che operano nel quadro di tali accordi, a motivo della loro specificità e della loro appartenenza a regioni fortemente dipendenti dalla pesca; - di assicurare e rafforzare la sua azione a favore della promozione di una pesca sostenibile al di là delle acque comunitarie, conformemente ai principi generali definiti per la conservazione e lo sfruttamento sostenibile delle risorse 4 alieutiche ai sensi della PCP ; IN QUEST'OTTICA e allo stato attuale, IL CONSIGLIO RITIENE che gli accordi pubblici riguardanti l'insieme delle attività di pesca dei pescatori della Comunità operanti nelle acque sotto so- 1) - Comunicazione della Commissione relativa ad un quadro integrato applicabile agli accordi di partenariato con i paesi terzi nel settore della pesca (doc. 15243/02 PECHE 224). 2) - Risoluzione del Consiglio sulla pesca e la riduzione della povertà (doc. 13076/01 DEVGEN 156 PECHE 212). 3) - Conclusioni del Consiglio sugli accordi di pesca della Comunità europea con i paesi terzi (doc. 11784/97 del 4 novembre 1997). 4) - Regolamento (CE) n. 2371/2002 del Consiglio, del 20 dicembre 2002, relativo alla conservazione e allo sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca nell'ambito della politica comune della pesca. 12 vranità e/o giurisdizione di Stati terzi costieri costituiscano il modo migliore per assicurare uno sfruttamento sostenibile delle eccedenze e una maggiore coerenza delle iniziative politiche della Comunità, in particolare con la politica di cooperazione e di sviluppo. 3. Ritenendo che la politica a favore della pesca d'altura comunitaria nelle acque sotto la sovranità e/o la giurisdizione di Stati terzi costieri debba rispettare i diversi impegni sottoscritti dalla Comunità europea in virtù della sua politica esterna nonché i principi che devono orientare la politica comune della pesca, in particolare il principio precauzionale, quali previsti dal regolamento (CE) n. 2371/2002 del Consiglio, il Consiglio ricorda che la Comunità deve: - contribuire ad uno sfruttamento razionale e sostenibile delle eccedenze delle risorse marine degli Stati costieri, in particolare prevenendo l'eccessivo sfruttamento degli stock che presentano un interesse per le popolazioni locali; in questo contesto si terrà debitamente conto delle priorità definite dallo Stato costiero a favore del settore privato nazionale; - migliorare le conoscenze scientifiche e tecniche della pesca in questione, tenendo conto dei lavori esistenti e necessari in materia al livello regionale appropriato e prendendo in considerazione il probabile impatto della pesca sull'ambiente; - contribuire alla lotta contro la pesca illegale, non regolamentata e non dichiarata, in particolare rafforzando in maniera non discriminatoria le misure di gestione, di controllo e di sorveglianza delle operazioni di pesca; - contribuire alle strategie di gestione sostenibile della pesca quali definite dallo Stato costiero, in particolare tenendo conto dei programmi di sviluppo elaborati a livello nazionale e/o regionale con il sostegno della Comunità conformemente agli accordi di cooperazione o di associazione; - facilitare l'integrazione degli Stati costieri in via di sviluppo nell'economia mondiale, fra l'altro promuovendo condizioni di occupazione eque tra i lavoratori del settore e favorendo la creazione di un ambiente propizio agli investimenti privati nonché allo sviluppo di un settore privato dinamico, vitale e competitivo, in particolare attraverso un inquadramento che favorisca gli investimenti europei e il trasferimento di tecnologie e di navi; - favorire un miglior governo mondiale della pesca a livello finanziario e politico, in particolare attraverso il rafforzamento delle capacità istituzionali degli Stati costieri e la lotta contro la corruzione; Inoltre, per rafforzare la coerenza dell'azione della Comunità e assicurare la complementarità dell'azione della Comunità e dei suoi Stati membri, il Consiglio ricorda la necessità di tener conto dei diversi strumenti e politiche comunitari nonché delle iniziative degli Stati membri, in particolare nel contesto della loro cooperazione allo sviluppo e della loro cooperazione scientifica e tecnica, che possono contribuire allo sviluppo sostenibile della politica della 13 DOCUMENTI pesca degli Stati costieri interessati. 4. Convinto che la Comunità debba contribuire ad una pesca responsabile su base sostenibile, razionale, equa ed equilibrata, il Consiglio ritiene necessario sviluppare progressivamente un dialogo politico a livello nazionale e/o regionale con gli Stati costieri offrendo alle navi della Comunità un accesso alle eccedenze che si sviluppano nelle acque sotto la loro sovranità e/o giurisdizione. Ritenendo che questo dialogo si applichi a tutti gli accordi oggetto di una compensazione finanziaria da parte della Comunità, il Consiglio considera che, a tal fine, il dialogo debba essere consolidato da uno strumento vincolante che stabilirà i diritti e gli obblighi delle parti e dei rispettivi soggetti interessati, sotto forma di un accordo di partenariato nel settore della pesca, in appresso "APP", in particolare definendo: - le possibilità di pesca accessibili agli operatori europei, in particolare stabilendo: a) le condizioni relative all'esercizio delle attività di pesca dell'insieme dei pescherecci comunitari; b) le condizioni e le modalità relative alla concessione delle licenze di pesca, segnatamente assicurando che il livello dei canoni versati dagli armatori comunitari per l'esercizio dell'attività di pesca sia giusto, equilibrato e non discriminatorio; c) le modalità di controllo e di sorveglianza delle attività di pesca; d) le altre modalità previste per le attivi- 14 N. 12 AGOSTO - SETTEMBRE 2004 tà connesse alla valorizzazione e alla commercializzazione dei prodotti della pesca; - le azioni intese a contribuire adeguatamente al finanziamento, all'equipaggiamento e allo sviluppo scientifico, tecnico, finanziario e istituzionale del settore della pesca dello Stato costiero, fra l'altro in materia di controllo e di sorveglianza regolare; - il clima commerciale che le autorità dello Stato costiero o degli Stati costieri intendono sviluppare per l'insieme del settore della pesca e delle attività connesse, compresi i provvedimenti e gli strumenti destinati a favorire il trasferimento di capitale, di tecnologia e di know-how; - le procedure di attuazione, sorveglianza e revisione dell'APP. 5. Per assicurare che la contropartita finanziaria della Comunità ai sensi della PCP contribuisca efficacemente e adeguatamente alla promozione di una pesca responsabile e sostenibile nell'interesse delle parti, il Consiglio ritiene necessario che essa sia determinata in funzione: - dell'insieme delle possibilità di pesca accessibili ai pescherecci comunitari, alla luce dei migliori pareri scientifici disponibili e della migliore conoscenza dello stato della pesca e degli sforzi di pesca compiuti sia dalle flotte nazionali che da quelle straniere; - dell'individuazione di azioni a favore dello sviluppo sostenibile della pesca, in particolare azioni concernenti il miglioramento della valutazione scientifica e tecnica della pesca interessata, - della sorveglianza e del controllo delle attività di pesca, delle condizioni sanitarie e del clima commerciale nel settore; - dell'impatto dell'accordo di partenariato, nonché della partecipazione degli interessi europei, sull'insieme del settore della pesca dello Stato costiero partner per quanto riguarda le sue aspirazioni allo sviluppo in condizioni economiche e sociali razionali e sostenibili e il suo impegno per l'attuazione di una politica della pesca sostenibile nell'interesse reciproco delle parti. Questa contropartita finanziaria unica sarà attuata in base alle procedure di bilancio dello Stato partner e conformemente ai risultati dei negoziati. 6. Per stabilire il quadro regolamentare e finanziario che disciplinerà le relazioni fra la Comunità e uno o più Stati costieri nel settore della pesca e per assicurarne la corretta esecuzione, il Consiglio chiede che, per ciascun accordo, la Commissione: - proceda a valutazioni ex ante e ex post che consentano di valutare l'impatto ambientale, economico e sociale di un accordo di partenariato ma anche le opportunità offerte dallo sviluppo sostenibile del settore della pesca nonché le esigenze necessarie alla promozione di una pesca responsabile per lo Stato costiero interessato, per le flotte d'altura comunitarie interessate e per l'occupazione a livello comunitario; - proponga ai partner l'istituzione di un comitato scientifico bilaterale che formuli un parere sulle possibilità di pesca sostenibile prima della conclusione o del rinnovo degli accordi di partenariato; - attui iniziative favorevoli alla promozione di una pesca responsabile, in particolare per migliorare la valuta5 zione scientifica e tecnica della pesca , rafforzare la lotta contro la pesca illegale, non regolamentata e non dichiarata e svolgere campagne di pesca esplorative; - assicuri la sorveglianza permanente dell'APP e riferisca periodicamente sulla sua esecuzione alla luce di indicatori di efficienza prestabiliti; - si impegni, in cooperazione con gli Stati membri, a promuovere l'uso ottimale delle possibilità di pesca nel contesto dell'articolo 274 del trattato. Tenuto conto di quanto precede, il Consiglio ritiene che occorra promuovere e attuare progressivamente tale approccio e chiede alla Commissione che, a decorrere dal 2004, siano effettuate valutazioni di impatto, i cui punti essenziali siano disponibili per gli Stati membri in tempo opportuno, per la negoziazione di accordi di partenariato nel settore della pesca per quanto riguarda sia gli accordi di pesca e i protocolli in vigore che gli Stati costieri con i quali vengano individuate delle opportunità." 5) - La comunicazione sulla riforma della politica comune della pesca (Calendario, doc. 9371/02 COM(2002) 181 defin. del 28 maggio 2002) ha previsto che un piano d'intervento per la promozione della valutazione degli stock fuori dalle acque comunitarie sarà successivamente presentato dalla Commissione. 15 POLITICHE REGIONALI N. 12 AGOSTO - SETTEMBRE 2004 L’Ue punta sui trasporti via mare I l 30 luglio scorso è stata sottoscritta la convenzione operativa tra il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e Sviluppo Italia per il trasferimento del traffico pesante sulle “strade del mare”. L’obiettivo è imbarcare sulle navi circa 100 mila Tir sul totale degli 800 mila che ogni giorno percorrono tragitti superiori ai 500 chilometri, con impatti favorevoli sulla riduzione dell’inquinamento ambientale. La convenzione rappresenta un ulteriore passo avanti verso il rilancio del trasporto marittimo, fortemente competitivo rispetto a quello su gomma e su ferro. L’Italia è al centro delle due autostrade del Mediterraneo individuate come progetti prioritari nell’ambito delle reti transeuropee dell’energia e dei trasporti (RTE) dalla Decisione n. 884/2004/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 29 aprile scorso. Le tratte interessate sono quella dell'Europa sud-orientale - che collega il mare Adriatico al mar Ionio e al Mediterraneo orientale fino a includere Cipro - e quella, ad essa collegata, dell'Europa sud-occidentale, che unisce Spagna, Francia, Italia, compresa Malta. Già con il Libro bianco sulla politica europea dei trasporti (“La politica europea dei trasporti fini al 2010: il momento delle scelte” COM –2001- 0370 del 12.09.2001) la Commissione aveva richiamato l’attenzione sullo sviluppo di sistemi intelligenti e interoperabili al fine di garantire una maggiore sicurezza ed efficienza alla rete europea, attraverso l'adozione di un approccio integrato capace di combinare, tra l'altro, la promozione della navigazione marittima a corto raggio, assieme a quella del settore ferroviario e del trasporto aereo. 16 Il Consiglio informale dei Ministri dei trasporti Ue, tenutosi a Napoli il 4 e 5 luglio 2003, aveva esaminato e discusso una serie di temi relativi allo sviluppo della rete transeuropea di trasporto nell’Europa allargata. In tale contesto, è stata sottolineata l’importanza delle autostrade del mare come modalità di trasporto transeuropeo capace di assicurare interconnessioni con le reti nazionali, di facilitare gli scambi commerciali, di collegare le zone periferiche, di superare i vincoli naturali, di integrare i collegamenti mancanti, di migliorare, in definitiva, la competitività dell’Unione europea allargata. Con la recente decisione, pertanto, gli auspici espressi dal Libro bianco e dal Consiglio di Napoli passano ora alla fase della concreta realizzazione. Le due linee di collegamento, la cui costruzione dovrà essere avviata entro il 2010, fanno parte di una lista di 30 progetti prioritari riguardanti le reti transeuropee dell’energia e dei trasporti (RTE), che modifica quella approvata dal Consiglio europeo di Essen del 1994. La scelta dei progetti prioritari deriva dal riscontro della loro capacità di contribuire al miglioramento sostanziale delle condizioni di traffico sui corridoi transfrontalieri, di assorbire le strozzature sui grandi assi e di promuovere l’intermodalità delle reti nazionali nel rispetto dell’ambiente. Essi rispondono anche all’obiettivo della coesione economica e sociale per l’integrazione delle regioni periferiche e dei territori dei paesi in via di adesione. La copertura finanziaria sarà assicurata da risorse che la Commissione conta di ottenere attraverso la proposta di regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio del 14 luglio 2004 (COM –2004- 475 finale) con la quale, nell’ambito delle prossime prospettive finanziarie 2007-2013, si prospetta una profonda revisione del bilancio delle reti RTE e delle modalità di assegnazione degli aiuti finanziari. Per il settore dei trasporti, in particolare, si prevede uno stanziamento di bilancio di 20,35 miliardi di euro (a fronte di un costo totale di 160 miliardi di euro previsto per il medesimo periodo), concentrando gli aiuti su un numero limitato di progetti e autorizzando un tasso di incentivazione che, in casi eccezionali, potrà coprire il 50% del costo dei progetti transfrontalieri. Gli aiuti saranno subordinati al rispetto degli obiettivi in materia di riequilibrio modale e intermodalità. Il nuovo bilancio, in sensibile aumento rispetto al periodo precedente, permetterebbe di cofinanziare i 30 progetti prioritari della rete RTE individuati dalla Decisione n. 884/2004/CE nonché i programmi per la diffusione dei sistemi europei di gestione del traffico aereo e ferroviario. Il sostegno accordato alle autostrade del mare è funzionale anche allo sviluppo di operazioni di trasporto marittimo a corto raggio cui tende il programma Marco Polo - istituito dal regolamento (CE) n. 1382/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 luglio 2003 - relativo alla concessione di contributi finanziari comunitari destinati a migliorare le prestazioni ambientali del sistema di trasporto merci. Con una proposta di regolamento del 14 luglio scorso -COM(2004) 478 final- la Commissione ha presentato Marco Polo II per il periodo 2007-2013, esteso anche agli Stati confinanti con l’Ue, per la cui copertura finanziaria è previsto uno stanziamento di 70 milioni di euro, che si aggiungono ai 75 assegnati al primo programma. Fonte: Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti 17 POLICHE REGIONALI EURONEWS Il nuovo Fondo Europeo per la Pesca L a programmazione 2007-2013 potrà contare su un nuovo strumento finanziario, il Fondo europeo per la pesca (FEP), destinato a sostenere la realizzazione di misure rivolte alla sostenibilità e alla diversificazione delle attività del settore. La proposta di regolamento è stata adottata dalla Commissione europea il 14 luglio scorso. Il FEP non sarà un fondo strutturale in senso stretto, anche se fa riferimento ai medesimi criteri dello Strumento finanziario di orientamento della pesca (SFOP) finora operante, mantiene le priorità della Politica comune della pesca (PCP) e gli stessi principi di programmazione pluriennale, di sussidiarietà, e di partenariato, ma pone l’accento sul rafforzamento del primo fra i due tanto che spetterà agli Stati membri programmare le misure più rispondenti alle esigenze dei territori. Secondo la Commissione, il nuovo strumento risponde alle mutate condizioni del settore e dei territori costieri interessati. Anche se l’obiettivo principale continua ad essere la riduzione della pressione dell’attività delle flotte, un’attenzione particolare viene riconosciuta agli interventi per la ricostituzione degli stock ittici. Per questa finalità sono previste incentivazioni per i proprietari delle imbarcazioni e per i relativi equipaggi anche nel caso di sospensione temporanea dell’attività. Grande importanza viene attribuita alla promozione di pratiche di pesca e di acquacoltura ambientalmente sostenibili. Una certa attenzione, inoltre, viene rivolta alle misure socio economiche, orientate verso le regioni costiere maggiormente dipendenti dalla pesca e più colpite dalla perdita di posti di lavoro a causa del sovrasfruttamento e dell’esaurimento degli stock. In queste aree saranno ammissibili iniziative destinate a promuovere il ruolo delle donne, rafforzando l’applicazione del principio delle pari opportunità. La programmazione 2007-2013 del FEP – quale articolazione della proposta di prospettive finanziarie per lo stesso periodo presentata dalla Commissione con la Comunicazione del 10 febbraio 2004 potrà contare complessivamente su 4.963 milioni di euro, a fronte di una dotazione complessiva di risorse SFOP per il 2000-2006 pari a 3.701 milioni di euro, ripartita su 15 Paesi membri. Nella ripartizione per obiettivi prioritari, l’obiettivo “Convergenza” assorbe il 75% della complessiva dotazione FEP. Prospettive finanziarie 2007 – 2013 del FEP in mln di euro a prezzi 2004 Rubrica 2 -Conservazione e gestione risorse naturali 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Totale 57.180 57.900 58.115 57.980 57.850 57.825 57.805 404.655 655 678 701 713 726 738 752 4.963 477 500 523 535 548 560 574 3.717 Ob. competitività 178 178 178 178 178 178 178 1.246 % FEP sulla rubrica 2 1,15% 1,17% 1,21% 1,23% 1,25% 1,28% 1,30% 1,23% 2c Pesca 2c - Pesca Ob. convergenza 18 74 N. 12 AGOSTO - SETTEMBRE 2004 Verso il traguardo la norma sul danno ambientale S i avvia verso il traguardo, con la firma del Parlamento e del Consiglio europeo dello scorso 21 aprile, il cammino della direttiva sulla responsabilità ambientale. L’attenzione è puntata sulla prevenzione e riparazione dei danni all’ambiente per realizzare gli obiettivi ed i principi della politica comunitaria del settore stabiliti dal Trattato Ue attuando, in particolare, il principio “chi inquina paga “ (comma 2, art. 174 del trattato). In vista dell’adozione della direttiva il Parlamento europeo, nel maggio 2003 (GUCE C67 del 17 marzo 2004), ha assunto una posizione in prima lettura con la quale ha proposto alcune correzioni di tiro. Con gli emendamenti proposti il Parlamento punta ad ampliare il campo di applicazione e i poteri dell’autorità competente nei confronti di coloro che, svolgendo la propria attività, provocano danni all’ambiente; a responsabilizzare maggiormente lo Stato membro per i danni provocati da un operatore presente nel suo territorio; a introdurre un principio di causalità diretta tra danno e recupero dei costi; a estendere le eccezioni sulle responsabilità; a integrare la casistica delle attenuanti per il recupero dei costi; a introdurre il diritto di appello per l’operatore e un principio di garanzia assicurativa e finanziaria a copertura degli obblighi da lui assunti; a integrare il quadro normativo sui danni provocati dagli Organismi geneticamente modificati (OGM). In particolare il campo di applicazione (art. 3) viene esteso al danno ambientale reale e potenziale causato da qualsiasi attività professionale, anche se non espressamente elencata o da ogni sostanza utilizzata nell’espletamento delle stesse attività. L’applicazione è prevista in assenza di ratifica da parte della Comunità europea o degli Stati membri delle specifiche convenzioni internazionali. In capo alla Commissione europea, entro 5 anni dall’entrata in vigore della direttiva, l’obbligo di effettuare un’analisi delle carenze delle convenzioni internazionali e della pertinente legislazione comunitaria. Spetta agli Stati membri (art. 4) la determinazione e il controllo dello stato di conservazione delle specie e degli habitat. Nel caso di danno ambientale non ancora provocato o di minaccia imminente (art. 5) l’operatore è tenuto ad adottare le misure di prevenzione senza aspettare una richiesta dell’autorità competente che in qualsiasi momento può richiedere di fornire informazioni su minacce imminenti di danno o su casi sospetti. Lo Stato membro è tenuto ad impartire istruzioni all’operatore sulle misure di riparazione da adottare; intimargli di adottare le necessarie misure di prevenzione; assumerle in proprio nel caso di urgenza per una minaccia imminente di danno e nel caso di mancato intervento dell’operatore. La disciplina della riparazione del danno (art. 6) impegna il responsabile dell’episodio a informare l’autorità competente sugli aspetti rilevanti e ad adottare le misure di riparazione necessarie senza aspettare la richiesta dell’autorità competente. Questa ha la possibilità di ingiungere all’operatore di fornire informazioni supplementari sul danno, di adottare misure di riparazione necessarie, di impartirgli le istruzioni sulle misure da adottare, di assumerle in proprio, come estrema 19 EURONEWS ratio. In caso di inadempienze dell’operatore, ri e gravi guasti economici ed ambientali. Viene l’autorità competente deve garantire l’adozione introdotta anche la legittimazione della richiesta degli interventi necessari per il ripristino della si- di azione da parte delle persone lese anche solo tuazione. Qualora gli operatori siano consapevo- potenzialmente (art. 15) per intentare direttamenli del danno provocato e abbiano provveduto a te un’azione in giudizio contro l’operatore in caso predisporre adeguati piani d’emergenza, gli Stati di minaccia imminente di danno all’ambiente. Gli Stati inoltre demembri dovranno Il recupero dei costi può avvenire vono garantire che creare le condiziogli operatori ricorni per consentirgli in presenza di un chiaro legame rano a specifiche di intervenire antra il danno ambientale e coperture assicuche in assenza di rative o ad altre autorizzazioni delle azioni od omissioni dell’operatore forme di garanzia l’autorità compefinanziaria per coprire gli obblighi derivanti daltenti. Ricade sempre sotto la responsabilità degli Stati l’applicazione della normativa (art. 17), tenuto membri (art. 7) l’adozione, da parte delle autorità conto che la disposizione si applica nel triennio competenti, delle misure di prevenzione e ripara- successivo all’entrata in vigore della direttiva per zione anche nel caso di lesioni provocate da ope- le attività di prevenzione e riduzione integrata ratori che colpiscano o rischiano di colpire un al- dell’inquinamento (direttiva 96/61 del 24.9.1996) e entro i sei anni successivi per tutte le attività deltro Stato membro. Estremamente garantista la proposta di modifica la direttiva contemplate nello specifico allegato. dell’art. 8. Il recupero dei costi , infatti, può essere Per gli Stati membri prevista la possibilità sia di effettuato quando viene dimostrato un chiaro le- disapplicare la disposizione nei casi di attività a game causale tra il danno ambientale o la sua mi- basso rischio, sia di esaminare la definizione di naccia imminente e le azioni od omissioni dell’o- valori limite dei requisiti di assicurazione. Nel caso di danno ambientale lo Stato membro è peratore. Previste anche alcune integrazioni alla casistica tenuto a trasmettere le informazioni agli Stati delle eccezioni già contemplate. Sulla base del- membri che rischiano di essere coinvolti (art. 18). l’art. 10 non sono addebitabili all’operatore i co- Qualora individui un problema al di fuori del suo sti delle misure di prevenzione o riparazione di territorio è obbligato ad informare la Commissioesclusiva matrice terroristica o riconducibile a fe- ne europea che a sua volta ne dà notizia a tutti gli nomeni naturali imprevedibili o attribuibili a Stati interessati. Il Parlamento europeo ha formulata anche una prassi agricole e forestali. Più flessibile la norma e più ampia la gamma del- proposta volta a integrare la base normativa sulle attenuanti in materia di imputazione dei costi la responsabilità per danni provocati da OGM (art. 20). Sull’argomento la Commissione dovrà di misure di prevenzione e riparazione (art. 11). Consentito il riscorso alle decisioni delle autorità presentare una specifica proposta che tenga concompetenti presso un tribunale o altro organo to della direttiva 2001/18/CE del 12.3.2001 sull’epubblico indipendente e imparziale (art. 14), se le missione deliberata nell’ambiente di organismi procedure non ritardano l’adozione di misure ur- geneticamente modificati. genti di riparazione necessarie ad evitare ulterio- 20 EURONEWS N. 12 AGOSTO - SETTEMBRE 2004 Mediterraneo senza petrolio I l 29 aprile 2004 il Consiglio europeo ha adottato una decisione (2004/575/CE) concernente le conclusioni del protocollo della convenzione di Barcellona relativo alla lotta contro l’inquinamento da idrocarburi e altre sostanze nocive, sottoscritto nel gennaio 2002. L’Unione europea è parte contraente della convenzione di Barcellona per la protezione del Mar Mediterraneo dall’inquinamento nonché di quattro dei sei protocolli istituiti nell’ambito dello stesso accordo. Solo la Tunisia, tra i paesi aderenti, ha ratificato tutti e sei i protocolli. Il protocollo in questione, che aggiorna gli strumenti giuridici della convenzione di Barcellona, permette di introdurre la cooperazione in materia di prevenzione dell’inquinamento provocato dalle navi, di rendere maggiormente efficace la cooperazione contro gli episodi di inquinamento e di promuovere l’attuazione della specifica regolamentazione internazionale. Questa normativa è particolarmente importante in considerazione della massiccia quantità di petrolio e di altre sostanze pericolose presenti nella regione. Il documento (art. 3) dispone la cooperazione delle parti - inclusa eventualmente la partecipazione di autorità locali, organizzazioni non governative e soggetti socioeconomici – per la regolamentazione internazionale volta alla prevenzione dell’inquinamento provocato da navi e per adottare le necessarie disposizioni nel momento in cui il fenomeno si verifica. Le parti cercano di mantenere e promuovere, individualmente o in cooperazione (bila- terale o multilaterale), i piani di emergenza ed altri strumenti (art. 4) che comprendono le navi, gli aeromobili e il personale necessari alle operazioni; il consolidamento di un’adeguata legislazione; lo sviluppo e il rafforzamento della capacità di fronteggiare episodi di inquinamento; la designazione dell’autorità o delle autorità nazionali responsabili dell’attuazione del protocollo. Al fine di garantire l’attuazione delle convenzioni internazionali e della specifica legislazione, le parti, in conformità con il diritto internazionale, adottano inoltre le disposizioni necessarie per prevenire l’inquinamento provocato dalle navi nel Mare Mediterraneo. Il rispetto della regolamentazione applicabile (art. 5) è garantito dallo sviluppo e attuazione di attività di sorveglianza delle parti che operano individualmente o in cooperazione bilaterale o multilaterale. Ai contraenti compete di assicurare la necessaria cooperazione per il recupero (art. 6) di sostanze nocive e potenzialmente pericolose in colli - compresi contenitori, cisterne mobili, autocarri, vagoni o chiatte di nave in caso di scarico o caduta in mare - in modo da prevenire o ridurre il pericolo per l’ambiente marino e costiero. Impegni precisi anche nel campo della divulgazione e scambio di informazioni (art. 7). Ciascuna parte interessata si impegna a comunicare alle altre le informazioni relative all’organismo o alle autorità nazionali competenti in materia e alle autorità nazionali responsabili della ricezione delle notifiche riguardanti episodi di inquinamento, nonché di trattare le problematiche connesse alle misure di assi- 21 EURONEWS stenza tra le parti; all’organismo o alle auto- delle navi, sugli impianti offshore e nei porrità nazionali responsabili dell’applicazione ti (art. 11). Ciascun paese aderente al protodelle convenzioni internazionali in materia, collo, si impegna ad adottare le disposizioni delle strutture ricettive portuali e della sor- necessarie per fare dotare le navi battenti la veglianza degli scarichi illeciti (convenzio- propria bandiera di un piano di emergenza ne MARPOL 73/78); alla regolamentazione inquinamento nonché prescrive ai comane alle altre disposizioni che impattano diret- danti di seguirne le procedure a bordo. tamente sulla preparazione e sulla risposta Per quanto attiene agli eventuali fabbisogni di assistenza per all’inquinamento del mare dovuto Previste anche misure di emergenza fronteggiare episodi di inquinaagli idrocarburi e a bordo delle navi mento (art. 12) alle sostanze noparti possono cive; ai metodi sugli impianti offshore e nei porti le richiedere diretinnovativi di prevenzione; alle nuove misure di lotta con- tamente o attraverso il Centro regionale per tro l’inquinamento; alle evoluzioni tecnolo- la risposta d’emergenza in caso di inquinagiche in materia di sorveglianza; allo svi- mento marino del Mare Mediterraneo - istituito dalla risoluzione n. 7 adottata nell’amluppo di programmi di ricerca. In materia di notifica di un episodio di con- bito della conferenza dei plenipotenziari taminazione alla propria bandiera o allo degli Stati costieri della regione mediterraStato costiero più vicino, sono previste nea - il contributo di altri paesi aderenti a riistruzioni precise per i comandanti, o per i schio di inquinamento. L’intervento può responsabili, delle navi e degli aeromobili esplicarsi sotto forma di fornitura o messa a immatricolati sul territorio (art. 9) circa disposizione di consulenti esperti, di persoqualsiasi episodio di scarico di sostanze no- nale specializzato o prodotti e attrezzature e cive e riguardo la presenza, le caratteristi- mezzi nautici. Il costo delle operazioni è soche e la dimensione delle chiazze di idro- stenuto dalla parte interessata nei casi di accarburi o altre sostanze che rischiano di co- cordi bilaterali o multilaterali preventivi stituire una minaccia per l’ambiente marino mentre, se l’assistenza è stata espressamente fornita su domanda, il richiedente prove per la costa. Di fronte ad un episodio di inquinamento vede al corrispondente rimborso. (art. 10) ogni parte effettua le valutazioni Le parti provvedono, individualmente o in sulla natura, l’importanza e le conseguenze cooperazione, affinché nei porti e terminali o il tipo, la quantità approssimativa delle venga assicurata l’operatività delle struttusostanze pericolose, la direzione e la veloci- re ricettive al servizio delle navi, senza rità di deriva delle chiazze; adotta le misure percussioni e ritardi ingiustificati (art. 13). di prevenzione e riduzione o, qualora possi- Misure ad hoc devono essere previste, inolbile, elimina il problema; informa tutte le tre, per la valutazione dei rischi ambientali parti che rischiano di essere coinvolte; con- del traffico marittimo e per l’accoglienza delle navi in difficoltà nei porti e nei luoghi tinua l’attività di osservazione dell’evento. Previste anche misure di emergenza a bordo di rifugio (artt. 15 e 16). 22 EURONEWS N. 12 AGOSTO - SETTEMBRE 2004 La sicurezza va in porto P er garantire la necessaria sicurezza per persone, impianti ed equipaggiamenti nei porti e nelle aree adiacenti, la Commissione europea ha emanato, lo scorso febbraio, una specifica proposta di direttiva (Com(2004)76). In attesa del parere del Parlamento europeo il Consiglio ha approvato un orientamento generale sul fascicolo. Sarà compito dell’attuale Presidenza avviare contatti con il nuovo Parlamento al fine di raggiungere un accordo in prima lettura nella procedura di codecisione. Necessità diventata sempre più stringente per le possibili aggressioni che minacciano gli ideali di democrazia e di libertà dell’Unione europea. Le discussioni dei ministri, infatti, si sono basate su un testo di compromesso che riflette le preoccupazioni espresse nella dichiarazione sul terrorismo del Consiglio europeo del marzo 2004 a seguito dei tragici avvenimenti dell'11 marzo scorso a Madrid, in cui si chiede in particolare "un rafforzamento della sicurezza di tutti i tipi di sistemi di trasporto, anche tramite il potenziamento del quadro giuridico e il miglioramento dei meccanismi di prevenzione." Per assicurare il massimo livello di protezione per le industrie marittime e portuali si rende necessaria l’introduzione di misure che oltre all’interfaccia nave/porto garantiscano un’adeguata copertura a tutta l’area circostante. La direttiva proposta completa il regolamento (CE) n. 725/2004 relativo al miglioramento della sicurezza delle navi e degli impianti portuali, adottato nel marzo 2004, che incorpora nella normativa comunitaria le misure di sicurezza dell’Organizzazione marittima internazionale (IMO). Esso non risponde, però, alle esigenze di tutta la catena di trasporto marittimo, ma riguarda le azioni di tutela a bordo della nave e nell’immediata interfaccia nave/porto. La proposta mira ad aumentare la sicurezza nelle zone dei porti non interessate dal regolamento e a garantire che le misure adottate sulla sua base siano rafforzate dalle nuove norme. La direttiva non istituisce nuovi obblighi nelle zone già coperte dal regolamento. Compete ai responsabili (art. 2) l’adozione, in tutti i porti dello Stato membro previsti dallo specifico regolamento, di misure di sicurezza nei riguardi di persone, infrastrutture, equipaggiamenti, compresi mezzi di trasporto anche nelle aree adiacenti. A tal fine i Paesi Ue sono tenuti ad effettuare la delimitazione dei confini portuali, tenuto conto delle informazioni contenute nella valutazione di sicurezza della struttura. Nel caso in cui i limiti di un impianto portuale inglobino tutto il porto, si applicano le disposizioni del regolamento 725/2004 che quindi prevaranno su quelle previste dalla proposta direttiva. In tale quadro gli Stati membri sono chiamati a designare, per ciascuna area portuale, un’autorità di sicurezza (art. 5) che può essere responsabile di più di una struttura. Ad essa compete l’individuazione e l’applicazione delle misure di tutela mediante valutazioni e piani di sicurezza del porto. Gli Stati membri dovranno provvedere non solo che tali adempimenti siano effettuati, ma che tengano conto delle specificità dell’area (art. 6). I Paesi Ue sono responsabili, altresì, dell’elaborazione, mantenimento e aggiornamento dei piani di sicurezza dei porti (art. 7) ed in- 23 EURONEWS tegrano quelli degli impianti portuali. Le il punto di contatto per la tutela marittima e previsioni devono individuare le procedure, degli impianti portuali (art. 13) cui spetta anle misure da attuare e le azioni da intrapren- che il compito di comunicare alla Commissione l’elenco dei porti interessati dall’applidere. Tre sono i livelli di sicurezza identificati (art. cazione della direttiva. Dovrà inoltre essere 8). Nel primo vanno mantenute costante- garantito, da parte degli Stati, un sistema in grado di fornire mente le misure un’adeguata e di sicurezza miIn ogni area portuale periodica supernime; nel secongli Stati membri devono designare visione dei piani do quelle comdi sicurezza dei plementari per l’autorità competente porti e della loro un determinato effettiva applicaperiodo, nel caso che elabora specifici piani di tutela zione (art. 14). di esigenze di maggior sicurezza; nel terzo, vanno mante- Entro 18 mesi successivi all’adozione della nute misure limitatamente al periodo in cui il direttiva la Commissione, in collaborazione verificarsi del problema è più probabile e im- con i punti di contatto per la sicurezza marittima e degli impianti portuali, avvierà ispeminente. In ogni porto dovrà essere designato uno zioni su un campione rappresentativo di porspecifico agente di sicurezza (art. 9) Solo nei ti per controllarne l’applicazione. Gli agenti casi di piccole strutture portuali adiacenti incaricati di effettuare i controlli dovranno può essere condiviso lo stesso agente. Queste essere muniti di autorizzazione scritta rilafigure svolgono la funzione di punti di con- sciata dai servizi della Commissione nella tatto in materia di sicurezza portuale; devo- quale dovranno essere riportati la natura, lo no essere dotate dell’autorità e del bagaglio scopo dell’ispezione e la data prevista per il di conoscenze necessarie per garantire e co- sopralluogo. Compete alla Commissione l’inordinare l’elaborazione, l’aggiornamento e formazione preventiva, in tempo utile, degli l’attuazione di valutazioni e piani di sicurez- Stati membri interessati nonché la comunicaza. Al fine di assicurare il massimo livello di zione delle relazioni degli ispettori nei tre tutela anche delle aree adiacenti è necessario mesi successivi al loro ricevimento. inoltre, un efficace raccordo in tutti quei casi Le regole relative alle sanzioni applicabili riin cui le funzioni di sicurezza del porto e de- cadono sotto la responsabilità dello Stato gli impianti ricadono sotto la responsabilità membro, fermo restando che siano efficaci, proporzionate e dissuasive (art. 18). di agenti diversi. Salvo situazioni particolari, gli Stati membri Entro 12 mesi dall’entrata in vigore, agli Staprovvedono all’istituzione di commissioni ti membri è attribuita la responsabilità di incaricate di fornire consulenze pratiche nei adottare le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conporti (art. 10). I Paesi dell’Unione sono tenuti a dichiarare formarsi alla direttiva (art. 19). competente, in materia di sicurezza portuale, 24 EURONEWS N. 12 AGOSTO - SETTEMBRE 2004 Rischio inondazioni: la prevenzione l’arma migliore D i fronte alla rilevanza sempre più crescente del fenomeno, il 12 luglio scorso la Commissione europea ha adottato una comunicazione sulla gestione del rischio inondazione diretta al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni (Com (2004) 472). Le allarmanti previsioni hanno spinto la Commissione a lanciare la proposta di un programma d’azione concertato e coordinato per la prevenzione, la protezione e la mitigazione delle inondazioni. Una strategia condivisa al livello Ue viene così indicata come la strada da intraprendere per fronteggiare un problema che investe sia i bacini idrografici che le zone costiere. Per quanto riguarda, in particolare, queste ultime, la comunicazione stima tra i 500 e i 1000 miliardi di euro il valore totale dei beni a rischio in Europa (spiagge, terreni agricoli ed impianti industriali). Tra i danni vengono considerati anche i potenziali effetti negativi sull’ambiente - per esempio quando le acque alluvionali entrano in contatto e veicolano le acque reflue di impianti di trattamento o le sostanze chimiche tossiche di impianti industriali quelli alle zone umide e gli impatti negativi sulla biodiversità. Tra i fattori che incidono nell’aumentare il rischio inondazione in Europa, vengono indicati i cambiamenti climatici, l’erosione delle coste e l’aumentata densità di persone e di beni nelle zone sensibili. Poiché le previsioni indicano un notevole incremento del fenomeno nei prossimi decenni, la Commissione intende assumere fin da ora le dovute precauzioni. La soluzione proposta per ridurne la frequenza e l’impatto è quella di imparare a gestire il rischio inondazione facendo ricorso a programmi basati sulla prevenzione, promuovendo una pianificazione adeguata del territorio (non edificabilità delle zone a rischio presente e futuro); sull’adozione di misure di protezione strutturali o meno; sull’informazione da fornire alla popolazione sui pericoli e sulle regole da seguire al verificarsi dei fenomeni; sulla elaborazione di piani di emergenza; sulla previsione di misure volte al ripristino tempestivo dei beni pubblici e degli ecosistemi danneggiati e ad attenuare gli effetti sociali ed economici sulle popolazioni colpite. La protezione dalle inondazioni è considerata come parte di una strategia integrata e globale di gestione dei bacini, senza specifici riferimenti a quelli interessati dal fenomeno. Nell’ambito del programma di azione, Stati membri e Commissione congiuntamente assumeranno la responsabilità del coordinamento globale del piano. Queste le linee principali del programma proposto: • elaborazione della mappatura delle zone a rischio e sua utilizzazione per la pianificazione territoriale e per le azioni di comunicazione e di sensibilizzazione della popolazione e delle parti economiche e sociali; • elaborazione e attuazione di piani di gestione dei rischi per ciascuna zona costiera interessata, integrandoli pienamente in quelli dei bacini idrografici e nei programmi di misure elaborate in conformità con la direttiva quadro in materia di acque; • scambio di informazioni, condivisione delle esperienze e di buone pratiche; • creazione di collegamenti più solidi tra la co- 25 EURONEWS EURONEWS N. 12 AGOSTO - SETTEMBRE 2004 • acque di balneazione munità di ricerca e le autorità competenti in materia di gestione delle acque e di protezione dalle inondazioni. Per migliorare l’efficacia del programma d’azione è importante assumere un approccio strategico di lungo periodo, prevedendo gli sviluppi del fenomeno in un arco di tempo di 50-100 anni; assicurare il miglioramento del coordinamento tra le pertinenti politiche comunitarie, anche al fine di intercettarne le risorse finanziarie; approntare azioni di ricerca più mirate e favorire una maggior collegamento tra le attività di studio e di programmazione. I più significativi risultati attesi dalla attuazione dei piani di gestione sono: • studiare e comprendere le dimensioni, la natura e la distribuzione degli attuali rischi di inondazione e gli scenari di possibili rischi futuri, • comprendere i processi delle inondazioni e la loro sensibilità ai cambiamenti, • fornire un elenco di misure di gestione dei rischi di inondazione che siano economicamente efficienti, • fornire una mappatura dei rischi di inonda- zione, • politiche di gestione dei rischi di inondazione sul lungo periodo che corrispondano agli obiettivi del bacino idrografico, • fornire, ove opportuno e indicandone la priorità, un insieme di nuove azioni o studi riguardanti il bacino idrografico. La Comunicazione fa presente come gli interventi comunitari, pregressi e attuali, per la promozione della ricerca in materia di inondazioni hanno consentito di elaborare metodi e strumenti adeguati per la loro prevenzione e gestione nonché dei rischi connessi. In un prossimo futuro la ricerca nel settore ambientale assumerà, tra le azioni prioritarie, la protezione dalle inondazioni, con contributi specifici anche da parte del Centro comune di ricerca di Ispra, che ha sede in Italia. Il tema dell’ambiente e della prevenzione dei rischi, inoltre, rappresenterà una priorità anche per la futura politica di coesione nel periodo 2007-2013. Un contributo per mitigare gli effetti delle inondazioni si attende, infine, dall’attuazione della direttiva quadro in materia di acque, anche se il contrasto del fenomeno non rientra tra i suoi obiettivi principali. Le tappe del piano di azione Partner Stati membri (autorità di bacino, autorità nazionali, regionali e locali) Commissione Adempimento Mappatura delle zone costiere a rischio Elaborazione e responsabilità dei piani di gestione Coordinamento e scambio di informazioni sulla protezione dalle inondazioni e promozione buone pratiche Coordinamento tra le politiche comunitarie che interessano la protezione dalle inondazioni Stati membri e Commissione Coordinamento del programma d’azione in ambito di gruppo di lavoro tra direttori nazionali di settore e rappresentanti della Commissione Altre parti interessate Coinvolgimento nella elaborazione e attuazione dei programmi di azione 26 Ancora ritardi nell’applicazione della direttiva C on riferimento allo stato di attuazione della normativa in materia di balneazione, la situazione italiana presenta una serie di criticità da affrontare e superare, non solo per favorire un salto di qualità in un’importante attività economica del nostro Paese, il turismo balneare, ma anche al fine di scongiurare il pericolo di un blocco dei finanziamenti Ue. La non corretta attuazione delle direttive comunitarie e della relativa normativa nazionale di recepimento in materia di tutela delle acque dall’inquinamento, infatti, oltre a compromettere seriamente, e talvolta in maniera irreversibile, gli ecosistemi acquatici, pone seri problemi allo Stato membro inadempiente: da un lato eventuali condanne da parte della Corte di Giustizia europea comportano il pagamento di ingenti somme di denaro, dall’altro la Commissione europea può decretare il blocco dei finanziamenti relativi alle attività rispetto alle quali è stata avviata una procedura d’infrazione. A tal proposito si cita, in particolare, il caso della direttiva 91/676/CEE relativa alla protezione delle acque provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole. L’avvio di una procedura di infrazione per ritardi o inadempienze rispetto alle disposizioni contenute nella direttiva può determinare il blocco dei finanziamenti comunitari nell’ambito della Politica Agricola Comune (PAC). Le norme La direttiva del Consiglio europeo dell'8 dicembre 1975 concernente la qualità delle acque di balneazione (direttiva 76/160/CEE) rappresenta la norma comunitaria di riferimento in materia di balneazione. Essa è recepita nell’ordinamento italia- no con decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 1982, n. 470 e successive modificazioni, avente per oggetto i requisiti chimici, fisici e microbiologici delle acque di balneazione. L’articolo 9 del decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152 dispone che, per le acque risultate non idonee ai sensi del citato D.P.R. 470/82, le Regioni, entro l’inizio di ogni stagione balneare, comunichino annualmente al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio le informazioni relative alle cause di inidoneità ed alle misure che intendono adottare per il miglioramento di dette acque. La trasmissione delle informazioni deve avvenire secondo le modalità indicate nel decreto del Ministro dell’Ambiente e Tutela del Territorio 18 settembre 2002 relativo alle modalità di informazione sullo stato delle acque, emanato ai sensi dell’art. 3, comma 7 del DLGS 152/99. Il D.M. 18 settembre 2002 stabilisce che le Regioni e le Province Autonome trasmettano con cadenza annuale, a partire dal primo invio da effettuare entro il 31 marzo 2003, le informazioni di cui alle schede 3 e 3.1 dello stesso D.M. In particolare, la scheda 3 riguarda i programmi di miglioramento da attuare nei casi di non conformità alle designazioni del D.P.R. 470/82, mentre la scheda 3.1 consiste in una relazione di sintesi sui siti non idonei alla balneazione che deve contenere almeno le seguenti informazioni: • elenco delle stazioni non idonee; • cause antropiche che hanno comportato la non conformità. A distanza di quasi trent’anni dalla sua emanazione, la direttiva 76/160/CEE risulta ancora non pienamente attuata nel nostro Paese, benché stia per essere sostituita da una nuova. Infatti, sebbe- 27 EURONEWS ne tutte le acque destinate alla balneazione avrebbero dovuto rispettare i requisiti di idoneità già dal 1986 (dieci anni a partire dalla notifica della stessa direttiva 76/160/CEE agli Stati membri), permangono in Italia situazioni critiche che comportano la non conformità di diversi siti. La Commissione europea, nel rapporto annuale (2004) sulla qualità delle acque di balneazione relativo alla stagione balneare del 2003, sottolinea il mancato miglioramento delle acque costiere ed il notevole peggioramento di quelle dolci. In sintesi il rapporto evidenzia le seguenti problematiche: • le acque costiere continuano a risultare di buona qualità, benché in misura lievemente minore rispetto alla stagione 2002; • la qualità delle acque dolci permane mediocre e mostra una costante tendenza al deterioramento a partire dal 2001; • l’Italia resta uno dei pochi Paesi della UE che ancora presenta aree non campionate ovvero non sufficientemente campionate. L’istogramma presentato riporta l’andamento dei dati rappresentativi della situazione italiana delle acque marine per gli anni dal 1992 al 2003, così come emerge dal rapporto europeo. N. 12 AGOSTO - SETTEMBRE 2004 Emerge chiaramente una situazione caratterizzata da ritardi ed inadempienze rispetto agli obblighi derivanti dalla normativa nazionale e comunitaria in materia di balneazione. Risulta particolarmente urgente e necessaria l’effettiva attuazione delle misure di miglioramento che possono consistere in interventi di natura tecnico-ingegneristica da realizzare non solo nei siti di balneazione ma anche nelle aree idraulicamente connesse (collettamento e depurazione delle acque reflue urbane, ripristino ambientale, bonifica, rinaturalizzazione, manutenzione ordinaria e straordinaria) ovvero in altre tipologie di interventi (provvedimenti amministrativi, controlli ispettivi, ecc.). Al fine di avere un quadro puntuale dell’attuazione degli obblighi comunitari è necessario acquisire le informazioni sulle misure intraprese per il miglioramento dello stato di qualità delle acque di balneazione. A tal proposito è quindi indispensabile che le Regioni provvedano ad una regolare trasmissione dei dati conformemente a quanto previsto dal citato D.M. 18 settembre 2002. Si rileva infatti che le informazioni non sono inviate regolar- Acque meno conformi nel 2003 Dal rapporto annuale 2004 (dati 2003) della Commissione europea sulla balneazione emerge, che il 70% delle acque sono conformi ai valori imperativi (intesi come parametri limite) e quelle conformi ai valori guida sono inferiori al 60%. Vietati alla balneazione 1 sito su 4 per un totale di 215 siti. L’aumento delle aree sottoposte a divieto di balneazione è collegato alle modifiche della normativa entrata in vigore nel 2001 che prevede l’applicazione del divieto alle acque non conformi fino all’attuazione di specifiche misure di miglioramento. Relativamente alle acque marine, i dati del 2002 e 2003 evidenziano che la conformità ai valori limite delle acque si riduce lievemente, meno dell’1% (dal 96,1% al 95,4%), mentre quella ai valori guida più rigorosi ha una lievissima riduzione (- 0,2%), passando dal 93,5% al 93,3%. Ferma allo 0,3% la percentuale di siti con campionamento insufficiente. In aumento, invece, le zone vietate alla balneazione (+ 3,6%). Nello stesso biennio i dati sulle acque interne registrano una riduzione di oltre 7 punti della conformità ai valori imperativi (dal 76,1% al 70,6%) mentre la conformità ai valori guida aumenta dal 51,6% 28 Acque marine C(I) (%) = percentuale di zone di balneazione sottoposte a campionamento sufficiente e conformi ai valori imperativi C(G) (%) = percentuale di zone di balneazione sottoposte a campionamento sufficiente e conformi ai valori imperativi e ai valori guida NB (%) = percentuale di zone di balneazione dove e' vietata la balneazione nel corso della stagione balneare NC (%) = percentuale di zone di balneazione non conformi ai valori imperativi NS (%) = percentuale di zone di balneazione non sottoposte a campionamento o cui dati non sono disponibili NF (%) = percentuale di zone di balneazione non sottoposte a campionamento sufficiente Fonte: Rapporto CE 2004 sulla qualità delle acque di balneazione mente e nel rispetto delle scadenze previste, risultano spesso incomplete e non riguardano tutti i siti non idonei (nella maggior parte dei casi si riferiscono a meno del 50% dei siti inte- ressati dai programmi di miglioramento). Caterina Sollazzo Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio al 58,6%. In aumento, rispetto alla stagione precedente, la percentuale di zone vietate alla balneazione che rappresentano circa il 28% del totale dei siti. Dalla serie storica dei dati dal 1992 al 2003 emerge un quadro particolarmente interessante. Il numero totale di zone di balneazione individuate aumenta da 4.034 nel 1992 a 4.853 nel 2003. In graduale crescita, dal 91,5% del 1992 al 95,4% del 2003, la percentuale di zone sottoposte a campionamento insufficiente e conformi ai valori imperativi; fa eccezione il triennio 1993/1995. E’ cresciuto dal 85,4% al 93,3% anche la percentuale di zone di balneazione sottoposte a campionamento sufficiente e conformi sia ai valori imperativi sia ai valori guida. Ridotto del 110% (dal 7,7 allo 0,7%) la percentuale delle zone di balneazione non conformi ai valori imperativi. In aumento invece la percentuale delle zone di balneazione con divieto nella stagione balneare (+3,6%). Il rapporto annuale 2004 sottolinea le preoccupazioni della Commissione europea per la situazione delle acque di balneazione e auspica che il nostro Paese metta in atto misure efficaci e radicali per il miglioramento della loro qualità. 29 EURONEWS • acque di balneazione La nuova legislazione Il Consiglio Ambiente del 28 giugno 2004 ha raggiunto all'unanimità un accordo politico, su un progetto di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla gestione della qualità delle acque di balneazione. L’incontro è l’ultima tappa, in ordine di tempo, della lunga procedura interistituzionale di codecisione, avviata con la specifica proposta della Commissione del 24 ottobre 2002. La proposta intende sostituire la direttiva vigente sulle acque di balneazione (60/76/CEE del 5.2.1976) ormai superata alla luce delle nuove conoscenze scientifiche e propone, in particolare, una nuova classificazione basata su due parametri microbiologici (Enterococchi intestinali e Escherichia coli) - ai quali risultano correlati i rischi per la salute dei bagnanti – apportando così una drastica riduzione ai 19 indicatori della attuale normativa. La classificazione proposta per le acque costiere, sulla base dei parametri di riferimento è: qualità elevata, qualità buona, qualità sufficiente/accettabile. Il documento, inoltre, stabilisce disposizioni in materia di monitoraggio e prevede un’approfondita formazione dei cittadini, nonché misure globali di gestione. Quanto al monitoraggio, in particolare, l’articolo 3 dispone che, secondo una tempistica ben definita, vengano individuati le acque di balneazio- ne, la rispettiva stagione balneare, il punto ed il relativo calendario di monitoraggio. Una volta avviate le nuove procedure, incentrate su due soli parametri, decadrà l’onere di registrarne i 19 previsti dalla vigente direttiva del 1976, con evidenti vantaggi economici. Va rilevato, in proposito, che lo stretto coordinamento previsto con la direttiva quadro sulle acque del Parlamento europeo e del Consiglio (2000/60/CEE), assicura il raggiungimento del “buono stato ecologico” anche per le acque di balneazione, in quanto i parametri qualitativi, diversi da quelli microbiologici, sono monitorati e gestiti in forza della direttiva quadro sulle acque (2000/60/CE). Il documento della Commissione, inoltre, intende alleviare l'onere del monitoraggio affidato agli Stati membri, prevedendo che l’intervallo di tempo entro cui effettuare il riesame del profilo delle acque di balneazione possa essere correlato alla qualità delle acque. La Commissione ha accettato il progetto di testo proposto dalla Presidenza e ha fatto verbalizzare una dichiarazione con la quale s'impegna ad avviare uno studio scientifico al fine di migliorare la comprensione dei rischi per la salute connessi alle acque di balneazione, e a riferire in merito entro il 2008. Paesi UE “distratti” in materia di acque Due procedure di infrazione, non più tardi dello scorso 8 luglio, sono state avviate dalla Commissione europea nei confronti di numerosi Stati membri, tra cui l’Italia, per la non completa attuazione della normativa del settore idrico. Fatto che suscita una certa preoccupazione per l’impatto sulla qualità delle risorse. In un caso, l’avvio della procedura è motivato dal mancato recepimento della direttiva quadro sulle acque nella legislazione nazionale entro la scadenza del 31 dicembre 2003; nell’altro per i casi rilevati di mancata realizzazione del “trattamento secondario” delle acque reflue urbane entro il termine ultimo del 31 dicembre 2000, così come previsto dalla specifica normativa comunitaria. 30 www.qcs.tesoro.it Stampa Primaprint snc - Via dell’Industria, 71 - VITERBO