Italiani in Australia - Federazione Acli Internazionali
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Italiani in Australia - Federazione Acli Internazionali
GLI ITALIANI IN AUSTRALIA Ministero degli Affari Esteri Osservatorio sulla Formazione sul Lavoro degli Italiani all’Estero Maggio 2008 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” Sommario 1. Cenni storici e politiche migratorie 2. Quadro socio-demografico attuale 3. Profilo socio-economico 3.1. L’interscambio Italia – Australia e la presenza di investimenti diretti di imprese italiane in Australia 3.2. Le politiche per il lavoro e la rete degli Uffici per l’impiego 4. La formazione degli italiani in in Australia 4.1. Legislazione in tema di formazione ed educazione in Australia 4.2 La struttura del sistema scolastico 4.2.1. L’educazione terziaria a. La formazione tecnico professionale (Vocational and Educational Training - VET): i college b. la formazione universitaria 4.3. Il livello di istruzione 4.4 La cooperazione italo-australiana in ambito formativo 5. Progetti attuati per gli italiani in Australia 6. La realtà associativa 6.1. Descrizione del fenomeno 6.2. Associazioni assistenziali 6.3. Associazioni culturali 6.4. Associazioni ricreative 7. L’informazione 7.1. La stampa 8. Tematiche correnti Appendice 1: Le statistiche o Tab. 1 - Cittadini italiani residenti in Australia per regione italiana di provenienza (21.03.2003) o Tab. 2 - Cittadini italiani residenti in Australia per circoscrizione consolare di appartenenza (03.12.2007) o Tab. 3-Cittadini italiani iscritti per trasferimento di residenza dall'Australia. 1990 - 2002 Tab.4-Cittadini italiani cancellati per trasferimento di residenza per l'Australia. 1990 - 2002 o Tab. 5° - Province. Italiani iscritti e cancellati per trasferimento di residenza da e per l'Australia. 1996 – 2002 Appendice 2: La rete istituzionale e la società civile o Rete diplomatico consolare italiana o Istituti Italiani di Cultura 2 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” o Ufficio Addetto Scientifico e Tecnologico o CGIE – Consiglio Generale Italiani all’Estero o Comitati per gli italiani all'estero - Comites o Enit Appendice 3: La rete economico imprenditoriale e dell’impiego o Rete camerale - www.assocamerestero.it o Istituto Commercio Estero o Elenco principali ditte italiane presenti in Argentina o Rete degli uffici per l’impiego Appendice 4: La rete del sistema educativo – formativo o Lettorati o Scuole Italiane in Australia o Università o Ricercatori Iscritti alla Banca dati Davinci Appendice 5: I progetti o Progetti attuati per gli italiani in Australia o Enti attuatori Appendice 6: Le associazioni, i circoli e i patronati italiani all’estero o Le associazioni, i circoli e i patronati italiani all’estero Appendice 7: I Media o Radio o Stampa o Televisione 3 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” 1. Cenni storici e politiche migratorie Il 1788, anno dell’annessione alla Corona inglese, è la data d’inizio della colonizzazione in terra d’Australia. Il “nuovissimo” continente risolve da subito un problema pressante per il Governo britannico a seguito della perdita della colonia americana con la dichiarazione d’indipendenza del 1776: quello della deportazione dei sudditi condannati all’ergastolo. Fu proprio ad opera dei galeotti che terminavano di scontare il periodo di pena, e dei soldati e marinai al termine del periodo di ferma, che furono creati i primi insediamenti di tipo stabile. Esistono tracce di una presenza italiana in questa fase: a Nicola Rossi, capo della polizia, che portò ordine nella non facile situazione di convivenza civile, fu dedicata la città di Rossiville. Il medico dei galeotti a Port Macquarie, l’italiano Carlo Fattorini, lottò con successo per il riconoscimento professionale dei dottori con laurea non inglese. 1 Bisogna aspettare il secolo seguente (1831-1850) per registrare la prima migrazione assistita “di massa” per oltre 200.000 lavoratori britannici, soprattutto cattolici irlandesi. In questa epoca arrivano anche i missionari, inviati per convertire gli autoctoni. Don Angelo Confalonieri visse tra gli aborigeni nel Nord del Paese, imparò e compilò un piccolo glossario delle lingue indigene locali. Insieme a lui erano arrivati due spagnoli membri di una comunità benedettina italiana, che pubblicarono nel 1851 il primo libro in lingua italiana sulle nuove colonie in Australia. Proprio in questi tempi, stava iniziando il periodo post-penale o della “Gold Rush”, una fase di rapida trasformazione a seguito della scoperta dei giacimenti d’oro. Arrivano contingenti di svizzero-italiani e italiani in numero imprecisato, soprattutto nella zona del Victoria. Oltre ai minatori, si registrano personalità come il farmacista Giuseppe Bosisto, che intraprese una brillante carriera politica e fondò una fiorente fabbrica che esportò olio di eucalipto in tutto il mondo. Nacque una fabbrica di maccheroni, ad opera di Cos Lucini, mentre la famiglia Rolleri fece affari con le sorgenti di acqua minerale e gestiva un albergo. 2 Al 1881, risale la fondazione, nella parte settentrionale del Nuovo Galles del Sud di un villaggio chiamato “New Italy” (1881): su un terreno povero e già scartato da altri, sorsero vigneti e piantagioni di verdura, frutta, frumento, tabacco, zucchero, granoturco. 3 Nell’ultimo decennio dell’Ottocento, inizia un flusso di immigrazione pianificata con lo scopo di rimpiazzare i braccianti provenienti dalla regione del Pacifico 4 nella coltivazione della canna da zucchero: vengono reclutati contingenti dall’Europa in ottemperanza alla politica migratoria denominata “Australia bianca” tendente ad escludere popolazioni di altre razze. 1 Lorigiola T., Australia contemporanea: multiculturalismo e immigrazione (1788-1993), Edizioni Eurograf, 1997. p. 43. 2 Co.As.It., Australia’s Italians, Italian Historical Society. pp. 8-11. 3 I discendenti della comunità di New Italy, nel corso del tempo, lasciarono la zona per terreni migliori e occupazioni diverse. L’ultimo residente morì nel 1955, e la località di “Nuova Italia” esiste oggi solo a monumento di una comunità di pionieri. 4 L’esclusione di immigrati asiatici iniziò a metà ottocento, quando vennero esclusi i minatori cinesi nel Victoria e nel New South Wales. I kanakas, “importati” dalle isole del Pacifico, furono esclusi dal Queensland come condizione per poter essere ammesso alla Federazione che venne stabilita nel 1888. 4 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” Trecento contadini italiani (da Piemonte, Lombardia, Veneto e Sicilia) si insediano nel Queensland, regione che comincia a caratterizzarsi fortemente con questa presenza, destinata a crescere rapidamente. Il passaggio al nuovo secolo segna una cesura importante nella storia dell’Australia che, nel 1901, diventa uno Stato Federale – il Commonwealth dell’Australia, inserito nel Commonwealth britannico. In questi primi anni del ‘900 sono oltre 5.000 gli italiani, impiegati prevalentemente in agricoltura e nel settore minerario. 5 Paradossalmente, la dedizione al lavoro e la resistenza a ritmi durissimi tanto nelle piantagioni quanto in miniera fanno sì che gli italiani diventino bersaglio del movimento sindacale australiano, timoroso del fatto che il non rispetto di direttive e restrizioni potesse causare un peggioramento delle condizioni di lavoro ed un abbassamento dei livelli salariali. Si riporta che il neonato Parlamento Federale, nel 1902, manifestò la preoccupazione che gli immigrati italiani diventassero “una piaga sociale peggiore delle persone di colore, come già lo erano negli Stati Uniti”. 6 Venne approvato e inserito nello Sugar Act che il 75% dei posti di lavoro nel taglio della canna fosse riservato ai britannici. Nella regione del Western Australia, presso le miniere d’oro di Kalgoorlie, si verificarono scontri ed episodi di violenza. Dal 1921, in corrispondenza con l’introduzione di un sistema di quote per l’immigrazione da parte degli Stati Uniti, aumenta il numero di coloro che optano per l’Australia come propria destinazione. Il censimento del 1921 registra 8.135 italiani: lo stesso dato sale a 26.756 nel 1933, con una presenza sempre maggiore di donne in virtù dei ricongiungimenti familiari. Da questo anno in poi, le persone nate in Italia rappresenteranno sempre il primo gruppo etnico non di lingua inglese in Australia. Nonostante le difficoltà iniziali (dovute, come accennato, all’insediamento in un ambiente ostile da un punto di vista sociale e anche naturale), e nonostante si sentissero gli effetti della Grande Depressione, gli italiani d’Australia riescono a trovare efficaci strategie di integrazione, anche grazie alla coesione della propria comunità d’origine. I mestieri si diversificano, sono particolarmente fiorenti le attività nel settore della produzione alimentare e nella ristorazione. Ma proprio quando gli italiani cominciano ad affluire in numero significativo e a raggiungere un discreto livello di benessere, con lo scoppio della seconda guerra mondiale vengono identificati come “enemy aliens”, soggetti potenzialmente pericolosi, in quanto cittadini di uno Stato belligerante con l’Australia. Il consolato ed i circoli italiani vengono chiusi, così come molte attività commerciali. Inizia la deportazione nei campi di internamento, e non solo per attivisti fascisti “dichiarati”, ma anche come misura in qualche modo preventiva, rivolta a interi nuclei familiari, che rischiavano di essere vittima della violenza scatenata dalla paura da parte della collettività australiana. La situazione appariva tanto più paradossale, in quanto gran parte degli internati risultavano essere cittadini naturalizzati, con figli arruolati nell’esercito australiano. La pratica dell’internamento, dunque, più che essere effettivamente 5 Il censimento del 1911 registra 6.719 residenti nel Paese nati in Italia: di questi, 5.543 maschi, 2.683 naturalizzati. D. O’Connor, No need to be afraid – Italian settlers in South Australia between 1839 and the Second World War. Kent Town (Australia), Wakefield Press, 1996, p. 62. 6 5 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” motivata dalla necessità di contrastare l’ideologia fascista, sembrava costituire una sorta di estensione delle tradizionali politiche di difesa e di sicurezza dell’”Australia bianca”. Intanto, arrivano nel continente anche i prigionieri di guerra italiani, catturati dalle truppe inglesi nel Nord Africa o in India, “eccedenze” che non trovavano posto nei campi di prigionia inglesi. Il Governo decide di impiegarli come braccianti, e nelle mansioni più sgradevoli e pericolose dell’industria manifatturiera, dislocandoli ove vi fosse bisogno. Significativamente, questa manodopera forzata seppe farsi apprezzare per impegno e capacità dai temporanei datori di lavoro, e dalla popolazione locale. In definitiva, se da un lato la contrapposizione bellica creò un clima favorevole al prosperare del razzismo anti-italiano, dall’altra la “positiva” esperienza con i prigionieri di guerra dimostrò quanto utile potesse essere la forza-lavoro immigrata (in questo caso, italiana) per garantire, paradossalmente, il sostentamento e lo sviluppo dell’”Australia bianca”. Così, nel 1945, il Governo istituisce il primo Ministero per l’Immigrazione, e comincia un programma di flussi in entrata mirante ad assicurare una crescita demografica annua del 2% (da ottenere con una media di 70.000 nuovi arrivi all’anno), secondo il motto “Populate or perish”. A questa politica di apertura (almeno in termini numerici, se non di accoglienza effettiva, come si è visto) corrispondeva la spinta dell’Italia verso l’emigrazione, originata dall’impoverimento generalizzato, la disoccupazione e la forte pressione demografica del periodo post-bellico. In questo contesto si colloca la firma, nel marzo 1951, di un accordo bilaterale che, con l’obiettivo di perseguire “il comune interesse ad incoraggiare l’immigrazione italiana in Australia”, definiva i dettagli delle operazioni di reclutamento, viaggio, sbarco e insediamento nel Paese di accoglimento. Tuttavia, l’accordo non fa alcun riferimento alle condizioni di impiego, al riconoscimento delle qualifiche professionali, al trattamento pensionistico. Si delinea ben presto una immigrazione di serie A (i britannici, assistiti totalmente), di serie B (i profughi, assistiti in parte) e di serie C (i “dagos”, sud-europei, poco o niente assistiti). E così, nel decennio 1951-61, mentre si verifica il flusso più consistente di arrivi dall’Italia (170.420, il 20% del numero totale degli immigrati, la seconda nazionalità dopo i britannici), le condizioni di insediamento si rivelano affatto favorevoli: si rimaneva per lunghi mesi, disoccupati, in campi di transito, per poi finire, nella maggior parte dei casi, come “carne da fabbrica” nel settore del boom edilizio postbellico. Nel 1967 viene stipulato un nuovo Accordo intergovernativo, che finalmente prevede la costituzione di un ente di assistenza per gli immigrati italiani in Australia, il COASIT. Ma 6 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” bisogna attendere il 1975 per un Accordo a carattere culturale, 7 il 1982 per un Accordo fiscale, 8 e il 1986 per un Accordo di sicurezza sociale. 9 Osservando il flusso di emigrazione netta in serie storica, si vede come, dagli anni ’60, i numeri calano considerevolmente, fino a raggiungere un saldo negativo dopo il 1971 (vedi Tab. 1.1.). Di fatto, l’approccio al fenomeno migratorio in Australia cambia aspetto dopo il 1973, quando si può considerare concluso il movimento emigratorio “di massa” e si sviluppa una politica orientata da una parte alla costruzione di legami con le seconde e terze generazioni, dall’altra alla gestione dell’emigrazione di ritorno. Negli corso degli anni, si consolida in Australia soprattutto la presenza di comunità provenienti dalla vicina Asia. 10 Tab. 1.1 -Emigrazione netta dall’Italia all’Australia, 1947-76 Emigraz. netta tot. Media annuale 1947-51 1951-61 1961-71 1971-76 Tot. 1947-76 33.280 179.420 72.333 -4.463 280.570 8.320 17.942 7.233 -892 9.675 Fonte: Tania Lorigiola, 1997, p. 63 Attualmente, la politica migratoria australiana è orientata a rafforzare i controlli sui flussi “clandestini” in entrata 11 , e attrarre “cervelli” e manodopera specializzata, 12 in corrispondenza con le esigenze di una economia in crescita per il nono anno consecutivo (si tratta dell’espansione più duratura, dopo quella registrata negli anni ’60). In sintesi (vedi Tab. 1.2), possiamo così periodizzare le fasi della presenza italiana in Australia dalla prima comparsa nella rilevazione censuaria del 1881 ad oggi: - fase “individualista” (ultimo decennio del ‘900): missionari, ex galeotti e pionieri - fase di “migrazione proletaria”, a cavallo dei due secoli e fino alla I Guerra Mondiale - fase tra le due Guerre Mondiali: presenza triplicata tra il 1921 e il ’33 (anche in corrispondenza con il regime restrittivo degli ingressi introdotto dal Governo statunitense) - fase di “immigrazione massiccia” dal II dopoguerra agli anni ’70 - fase di progressiva diminuzione del flusso, che si attesta su valori sostanzialmente costanti nel decennio 1991-2006. 7 Si tratta di un accordo mirante alla collaborazione tra Italia e Australia quanto a manifestazioni artistiche e culturali, scambi di personale a livello accademico-scientifico, istituzione di enti culturali nei rispettivi Paesi. Fabrizio Scopinaro, Multiculturalismo e comunità italiana in Australia: la politica di Canberra e l’azione del governo e delle associazioni italiane (tesi di laurea), A.A. 1993-94, p. 372. 8 Peraltro giudicato insoddisfacente dalla comunità italiana: infatti, per evitare la doppia imposizione, gli emigranti furono costretti ad assoggettarsi al regime fiscale australiano, molto più “pesante”, in termini di aliquota, di quello della madrepatria. Scopinaro, op. cit., pag. 371. 9 Accordo che consentiva di sommare i periodi di residenza in Australia con i periodi di contribuzione in Italia, al fine di raggiungere il tetto minimo per il conseguimento della pensione. A questo è seguito un secondo Accordo della stessa natura nel 1999 (legge 24 marzo, n° 101). 10 L. Favero, G. Tassello, “Caratteristiche demografiche e sociali della Comunità Italiana in Australia e della seconda generazione”, in Studi Emigrazione, XX, 69, 1983, p. 59 11 Da settembre 2001, vige una legislazione restrittiva mirante a punire i “trafficanti di uomini” e prevenire gli arrivi non autorizzati soprattutto via mare. SOPEMI, Trends in International Migration. Annual Report 2002 (OECD, Organisation for Economic Co-operation and Development), p. 133. 12 Più del 55% dei visti nel 2000-01 sono stati rilasciati in base allo “Skill Stream of the Permanent Migration Programme”. 7 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” Tab. 1.2. - Individui nati in Italia, residenti in Australia Anno di censimento Popolazione nata in Italia % sulla pop. tot. - - 1871 1881 1.880 0.1 1891 3.890 0.1 1901 5.678 0.2 1911 6.789 0.2 1921 8.135 0.2 1933 26.756 0.4 1947 33.632 0.4 1954 119.897 1.3 1961 228.296 2.2 1966 267.325 2.3 1971 289.476 2.3 1976 280.154 2.1 1981 275.883 1.9 1986 262.435 1.7 1991 253.332 1.4 1996 238.246 1.3 2001 218.718 1.2 2006 199.122 1.0 Fonte: Australian Censuses Grafico 1.1. – Andamento della popolazione italiana in Australia secondo i vari censimenti nazionali 350.000 300.000 250.000 200.000 150.000 100.000 50.000 18 81 18 91 19 01 19 11 19 21 19 33 19 47 19 54 19 61 19 66 19 71 19 76 19 81 19 86 19 91 19 96 20 01 20 06 0 Fonte: Australian Censuses Anche le fonti italiane (Tab. 1.3.) confermano che nel 2006, rispetto al 2001, vi è stato un calo della popolazione italiana in Australia. 8 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” Se, però, si considerano i singoli anni, dal 2000 al 2007, si evidenzia che dal 2000 al 2004 vi è stato un aumento, pur se altalenante, della popolazione italiana residente in Australia; nel 2005 si è registrato un arresto e, a partire dal 2006, un nuovo aumento. Tale andamento riveste l’intero territorio australiano (graf. 1.2) Tab. 1.3 – Italiani residenti in Australia (2000 – 2007) RESIDENTI SEDE 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Cons.ADELAIDE 14.834 15.066 15.151 15.187 15.120 12.694 13.573 13.863 Cons. BRISBANE 10.638 11.706 11.562 11.985 12.453 11.773 12.413 13.154 Amb. CANBERRA 2.558 2.669 2.454 389 2.456 2.147 2.368 2.518 Cons. Gen. MELBOURNE 49.054 50.043 52.203 53.502 52.909 36.361 39.621 42.343 Cons. PERTH 12.722 13.433 13.150 13.324 13.604 12.031 12.403 13.116 Cons. Gen. SYDNEY 33.037 35.102 34.932 34.224 35.137 31.490 32.667 33.963 122.843 128.019 129.452 128.611 131.679 106.496 113.045 118.957 AUSTRALIA Fonte: Ministero degli Affari Esteri, Anagrafi consolari. Grafico 1.2. – Andamento della popolazione italiana in Australia secondo i dati delle Anagrafi consolari 140.000 120.000 ADELAIDE 100.000 BRISBANE CANBERRA 80.000 MELBOURNE 60.000 PERTH SYDNEY 40.000 AUSTRALIA 20.000 0 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Fonte: Ministero degli Affari Esteri, Anagrafi consolari. Le fonti italiane confermano la riduzione al limite della soglia “fisiologica” degli scambi migratori della popolazione italiana verso l’Australia. Dal 1990 al 2002 hanno trasferito la residenza anagrafica in Australia 7.919 italiani, mentre 5.585 connazionali hanno effettuato il percorso in direzione opposta come fine di un progetto migratorio. Per tutto il periodo preso in considerazione, ad eccezione del 2002, la quota degli espatri è stata superiore ai rimpatri. Il 1990 è stato l’anno con il maggior numero di cancellazioni anagrafiche (1.066) ed anche il 9 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” maggior numero di rimpatri (698). Il 1993 è stato l’anno che ha visto il maggior numero di emigrati al netto dei rimpatri (444), nel 1998 c’è stato lo scarto minimo (66), mentre nel 2002 i rimpatri hanno superato gli espatri (-82). (cfr. graf. 1.3; Appendice 1, tabb. 3-5) Grafico 1.3. – Andamento degli espatri e dei rimpatri dall’Australia verso l’Italia 1.200 1.000 800 600 400 200 0 1990 1991 1992 1993 1994 1995 Espatri 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 Rimpatri Fonte: Istat La Sicilia è la regione che ha avuto più espatri nel periodo 1990 - 2002 (1.479) seguita dal Lazio (1.112) e dalla Campania (909). I rimpatri hanno caratterizzato particolarmente la Sicilia (881), il Lazio (633) e la Lombardia (520). L’analisi per province, possibile soltanto per il periodo 1996 – 2002, vede Roma con il maggior numero di espatri (230), seguita da Milano (204), da Agrigento (155), da Cosenza (125) e da Catania (114). I rimpatri sono stati più numerosi a Milano (144), Roma (134), Torino (79) e Lecce (70). (Cfr. Appendice 1) 10 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” 2. Quadro socio-demografico attuale La consistenza e le caratteristiche della comunità italiana in Australia emergono soprattutto dai dati del censimento australiano. Prima di presentare quei dati, però, è opportuno riportare alcuni risultati che emergono da fonti italiane sia per avere una indicazione sulla regione italiana di origine, sia per conoscere la distribuzione degli italiani all’estero in base alla circoscrizione consolare di appartenenza. In particolare, dalla rilevazione degli italiani all’estero al 21 marzo 2003 a cura della Direzione Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie del Ministero degli Affari Esteri in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), gli italiani residenti in Australia risultano 126.309, ovvero il 3,3% del totale degli italiani residenti all’estero. Dall’analisi della ripartizione per area geografica italiana di provenienza (graf. 2.1.) , emerge che il 69,3% degli italiani residenti in Australia è originario delle regioni meridionali, il 20,9% proviene dall’Italia settentrionale ed il restante 9,7% dalle regioni centrali. Grafico 2.1. – Distribuzione degli italiani residenti in Australia per area geografica italiana di provenienza Regioni settentrionali 20,9% Regioni meridionali 69,3% Regioni centrali 9,7% Fonte: Istat 2003 11 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” Se si considerano le regioni italiane di provenienza (graf. 2.2.), la Calabria con 27.762 residenti è la regione più rappresentata (22% del totale) seguita dalla Sicilia (17,8%) e dalla Campania (12%). Grafico 2.2. – Distribuzione degli italiani residenti in Australia per regione italiana di provenienza Sardegna Sicilia Calabria Puglia Basilicata Molise Campania Abruzzo Lazio Umbria Marche Toscana Emilia Romagna Friuli Venezia Giulia Veneto Trentino Alto Adige Liguria Lombardia Piemonte Valle d'Aosta - 5.000 10.000 15.000 M 20.000 25.000 30.000 F Fonte: Istat 2003 Gli italiani iscritti alle Anagrafi Consolari, a dicembre 2007, sono 118.957, ovvero il 3% del totale degli italiani residenti all’estero. Il 35,6% degli italiani che vive in Australia risiede nella circoscrizione consolare di Melbourne, il 28,6% in quella di Sydney, l’11,7% in quella di Adelaide, l’11,1% in quella di Brisbane, l’11% in quella di Perth e il 2,1% in quella di Canberra (cfr. Appendice 1; graf. 2.3.). 12 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” Grafico 2.3. – Distribuzione degli italiani residenti in Australia per circoscrizione consolare SYDNEY 33.963 PERTH 13.116 42.343 MELBOURNE CANBERRA 2.518 BRISBANE 13.154 13.863 ADELAIDE 0 5.000 10.000 15.000 20.000 25.000 30.000 35.000 40.000 45.000 Fonte: Ministero degli Affari Esteri – Anagrafi consolari. Rilevazione al 03/12/2007 L’11,2% degli italiani residenti in Australia ha una età inferiore ai 18 anni, l’88,3% un’età compresa tra i 18 e i 90 anni ed il restante 0,5% un’età superiore ai 90 anni (graf. 2.4.). Grafico 2.4. – Distribuzione degli italiani residenti in Australia per età residenti ultranovantenni 0,5% residenti minorenni 11,2% residenti dai 18 ai 90 anni 88,3% Fonte: Ministero degli Affari Esteri – Anagrafi consolari. Rilevazione al 03/12/2007 Grafico 2.5. – Distribuzione degli italiani residenti in Australia per circoscrizione consolare e per età AUSTRALIA SYDNEY PERTH MELBOURNE CANBERRA BRISBANE ADELAIDE 0 20.000 residenti minorenni 40.000 60.000 residenti dai 18 ai 90 anni 80.000 100.000 120.000 140.000 residenti ultranovantenni Fonte: Ministero degli Affari Esteri – Anagrafi consolari. Rilevazione al 03/12/2007 13 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” Passando all’analisi del censimento australiano (l’ultimo è del 2006), risultano 199.122 nati in Italia, di cui 103.027 uomini e 96.095 donne (graf. 2.6.); per entrambi, la classe d’età più rappresentata è quella che va dai 65 ai 74 anni (graf. 2.7.). Questa “anzianità” che contraddistingue il gruppo è dovuta al fatto che gran parte degli individui considerati sono giunti in Australia da giovani adulti, ventenni o trentenni, durante gli anni di maggior afflusso, 1950-60. Grafico 2.6. - Australia, individui nati in Italia, per età 200.000 180.000 160.000 140.000 120.000 100.000 80.000 60.000 40.000 20.000 0 Totale 0-4 5-14 15-24 25-44 45-54 55-64 65-74 75-84 85 e più Totale 184 744 1.255 15.353 28.244 50.068 56.331 39.120 7.823 199.122 Fonte: Censimento 2006, Australian Bureau of Statistics Grafico 2.7. - Australia, individui nati in Italia, per età e genere 120.000 100.000 80.000 60.000 40.000 20.000 0 55-64 65-74 75-84 85 e più 0-4 5-14 15-24 25-44 45-54 Uomini 106 393 677 8.372 14.660 26.244 29.065 20.290 3.220 103.027 Donne 78 351 578 6.981 13.584 23.824 27.266 18.830 4.603 Totale 96.095 Fonte: Censimento 2006, Australian Bureau of Statistics 14 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” In effetti, sul totale delle persone di nascita italiana censite al 2006 (199.122), solo 4.263 individui dichiarano di essere arrivati nell’ultimo decennio (1996-2006, vedi Tab. 2.1.). Tab. 2.1. - Australia, individui nati in Italia, per anno di arrivo Prima del 1991 1991 – 1995 1996 – 2000 2001 2002 2003 181.190 1.246 1.685 419 317 385 Fonte: Censimento 2006, Australian Bureau of Statistics 2004 2005 2006 Anno di arrivo non dichiarato Totale 486 601 370 12.433 199.132 Grafico 2.8. – Andamento della popolazione nata in Italia ed arrivata in Australia dal 2001 al 2006 700 600 500 400 300 200 100 0 2001 2002 2003 2004 2005 2006 Fonte: Censimento 2006, Australian Bureau of Statistics Negli ultimi quattro censimenti (1991, 1996, 2001 e 2006), l’Italia - sebbene con un trend in diminuzione (Tab. 2.2.) - risulta sempre tra le nazionalità più rappresentate per quanto riguarda la popolazione dei nati all’estero. In particolare, nei primi tre censimenti considerati (1991, 1996, 2001) l’Italia si attesta al terzo posto, mentre nel 2006 si posiziona al quarto, superata dalla Cina. Tab. 2.2. - Australia. Individui nati all’estero, censimenti del 1991-1996-2001-2006. Prime quattro nazionalità rappresentate Primi 4 Paesi di provenienza 1991 1996 Regno Unito 1.107.337 1° Nuova Zelanda 264.123 Italia 3° 253.417 Vietnam 4° 121.809 Fonte: Censimento 2006, Australian Bureau of Statistics 2° Regno Unito 1.072.562 Nuova Zelanda 291.388 Italia 238.246 Vietnam 151.053 2001 2006 Regno Unito 1.036.245 Regno Unito 1.038.161 Nuova Zelanda 355.765 Italia 218.718 Cina 142.780 Nuova Zelanda 389.465 Cina 206.589 Italia 199.122 Se si guarda la graduatoria per nazioni nei diversi Stati, gli italiani figurano tra le prime tre nazioni nel Victoria e nel South Australia. Soprattutto nel dopoguerra, epoca della grande industrializzazione, città come Melbourne, Adelaide e anche Perth si sono andate 15 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” caratterizzando per la creazione di uno “spazio italiano”, reso visibile anche nell’edilizia urbana. 13 Tab. 2.3. - Australia, prime tre nazionalità di nati all’estero, per Stato, rispetto al totale dei nati all’estero in quello Stato (%) Stati/Territori australiani Nazionalità 1 Nazionalità 2 Cina Inghilterra 218.834 (3.3%) 114.041 (1.7%) Italia Inghilterra Victoria 163.959 (3.3%) 82.849 (1.7%) Nuova Zelanda Inghilterra Queensland 161.425 (4.1%) 148.762 (3.8%) Italia Inghilterra South Australia 101.497 (6.7%) 22.485 (1.5%) Nuova Zelanda Inghilterra Western Australia 174.186 (8.9%) 47.332 (2.4%) Nuova Zelanda Inghilterra Tasmania 18.918 (4.0%) 4.158 (0.9%) Australian Capital Inghilterra Nuova Zelanda Territory 12.991 (4.0%) 3.916 (1.2%) Inghilterra Northern territories Nuova Zelanda (1.8) 5.079 (2.6%) Inghilterra Malesia Other Territories 439 (18.9%) 50 (2.2%) Fonte: Censimento 2006, Australian Bureau of Statistics New South Wales Nazionalità 3 Nuova Zelanda 106.618 (1.6%) Nuova Zelanda 63.995 (1.3%) Sud Africa 22.711 (0.6%) Scozia 14.290 (0.9%) Scozia 24.415 (1.2%) Scozia 2.697 (0.6%) Cina 3.543 (1.1%) Filippine 1.872 (1.0%) Singapore 49 (2.1%) Tot. nati all’estero 2.028.025 (31.0%) 1.497.952 (30.4%) 969.272 (24.8%) 394.257 (26.0%) 679.864 (34.7%) 79.826 (16.8%) 87.575 (27.0%) 44.732 (23.2%) 840 (36.2%) Dal censimento del 1986 si è cominciato a raccogliere dati, relativamente alle persone nate all’estero, sulla lingua usata e la conoscenza della lingua inglese. Dall’incrocio dei dati, nell’ultimo censimento 2006 risulta che la maggior parte (il 60%) dei registrati come nati in Italia ed emigrati in Australia parlano entrambe le lingue (italiano e inglese) a un livello buono. Tab. 2.4 -Australia, individui nati in Italia, livello di abilità nell’inglese parlato (da solo o in aggiunta alla lingua nativa) Solo inglese bene Italiano e inglese discretamente o inglese non per niente dichiarato 34.487 119.636 42.800 Fonte: Censimento 2006, Australian Bureau of Statistics 1.585 Non dichiarato Totale 611 199.119 L’italiano è una delle tre lingue più parlate nel Paese, dopo il cinese (evidentemente, in relazione all’incremento di arrivi da Hong Kong che ha preceduto il ritorno dell’ex colonia britannica alla Cina) e prima dell’altra provenienza sud-europea tradizionalmente presente in Australia, quella greca (Tab. 2.5). Tab. 2.5 - Australia, prime tre lingue (diverse dall’inglese) parlate nei nuclei familiari. Lingua 1991 1996 2001 Cinese Italiano Greco 2006 261.654 344.319 401.357 500.471 418.801 375.754 353.605 316.894 285.702 269.775 263.717 252.231 Fonte: Censimento 2006, Australian Bureau of Statistics 13 Pascoe, R., “Luogo e comunità: la costruzione di uno spazio italo-australiano”, in Castles et al. (a cura di), Italoaustraliani. La popolazione di origine italiana in Australia, Edizioni della Fondazione Giovanni Agnelli Torino, pp. 173186. 16 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” Quanto all’affiliazione religiosa la grande maggioranza di Italiani si dice appartenente alla confessione cattolica (Tab. 2.6). Tab. 2.6 - Australia, individui di lingua italiana, affiliazione religiosa Cattolici Nessuna religione 95% Fonte: Australian Bureau of Statistics 2007 Non dichiarato 2% 2% Fin qui il prospetto delle principali caratteristiche socio-demografiche dei 199.122 nati in Italia censiti in Australia nel 2006. Nel porre attenzione all’appartenenza etnico-culturale intesa in senso più ampio, occorre tuttavia includere il dato sulla discendenza etnica (ancestry). Questa variabile viene mappata per la prima volta in occasione del Censimento 1986 14 , poi esclusa dalle rilevazioni successive (1991, 1996) 15 e nuovamente ripresa nel 2001. Il dato sulla discendenza etnica va considerato con cautela, in quanto essa viene dichiarata in base al Paese di nascita dei propri genitori, senza che ciò implichi necessariamente l’esistenza di un reale senso di appartenenza a quel modo di vivere o a quella cultura. Inoltre, il questionario prevede la possibilità di risposte multiple (pertanto, il totale delle risposte è maggiore rispetto al totale delle persone). Tuttavia, a livello indicativo, è opportuno sapere che, ai 199.122 italiani nati in Italia emigrati in Australia, vanno aggiunti gli oltre 500.000 che hanno dichiarato essere di discendenza italiana da parte di uno o entrambi i genitori. Tab. 2.7 - “Ancestry” italiana, per luogo di nascita dei genitori, per Stato. Censimento 2006 Western Australia Queensland Australian Capital Territory South Australia Tasmania New South Wales Victoria Northern Territory Other Territories TOT. Entrambi i genitori nati in Australia Discendenza italiana da ramo paterno Discendenza italiana da ramo materno Discendenza italiana dai 2 genitori Paese di nascita non dichiarato* Totale risposte 47.792 13.868 5.440 32.601 2.318 102.019 36.631 13.866 4.930 46.038 2.248 103.713 5.050 1.375 579 3.391 205 10.600 47.947 2.195 10.128 994 3.697 251 23.249 2.491 2.001 154 87.022 6.085 120.863 28.714 10.471 65.486 5.533 231.067 173.667 33.852 12.922 80.574 7.586 308.601 1.190 468 177 1.382 91 3.308 5 3 3 15 0 26 255.227 20.136 852.441 435.340 103.268 38.470 Fonte: Censimento 2006, Australian Bureau of Statistics * Include luogo di nascita di uno o entrambi i genitori non dichiarato La maggior parte delle risposte sono localizzate nel Victoria (Stato dove è risultata sempre sovrarappresentata la popolazione “storica” dei nati in Italia; vedi Tab. 2.7) e nel New 14 Al tempo, 620.200 australiani si dichiararono discendenti di italiani. Fonte: Australian Bureau of Statistics http://www.abs.gov.au/ 15 A causa della modalità di rilevazione, i dati del 1986 fornirono risultati non utili in quanto viziati da un alto grado di soggettività e una certa confusione sul significato del quesito in sé. Pertanto, la rilevazione in base a questa variabile non fu riproposta nel 1991 e 1996. Per il 2001, si è proceduto a raffinare il questionario, arrivando così ad ottenere un dato che, specie se incrociato con quelli sul luogo di nascita, la lingua e l’affiliazione religiosa, può effettivamente aiutare a distinguere gruppi di popolazione su base etnico-culturale e meglio concepire i servizi destinati a queste comunità. 17 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” South Wales. In generale, nelle città, si registra una tendenza outward, di dispersione e diffusione sul territorio, rispetto al concentramento spaziale nei quartieri tradizionali di insediamento della comunità italiana sviluppatisi in passato grazie alla catena migratoria. 16 Altrettanto interessanti risultano i fattori di somiglianza e di differenza tra generazioni. Mentre i membri della prima, tra i motivi che li spingono a sentirsi più legati all’Italia, assegnano maggiore importanza alla lingua (83.5%, rispetto al 58.8% della seconda generazione), e al legame con i parenti (70,7%, rispetto al 56.7%), gli italiani di seconda generazione danno più peso alle abitudini alimentari (71.9% rispetto al 65.9%), e alla concezione della famiglia (70.3%, rispetto al 61.4%). Questo dato sembra indicare che il sentimento di italianità è connesso al campo della scelta oltre che a quello dell’ascrizione. In generale, all’interno del network è maggiore il numero delle donne portatrici di un senso di italianità (dichiarano di sentirsi italiane o italo-australiane l’87.5% delle donne a fronte del 79.6% degli uomini). La componente femminile sembra essere anche più attiva: frequentano corsi di italiano (33.8%, a fronte del 14.3%), seguono conferenze sull’Italia (46.3% a fronte del 36.7%), leggono libri (80.6% rispetto al 64.6%), viaggiano di più verso il Paese d’origine (86.1%, a fronte dell’80.3%). 17 Basti ricordare che qui è nato il primo sito internet interamente dedicato alle donne italiane emigrate. 18 16 Si veda G. Hugo, “Italian Migration and Settlement to Australia in the Postwar Period”, paper presentato in occasione del simposio promosso dal CGIE – Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, Sydney, maggio 2002. 17 Iniziativa realizzata dal CERFE nell’ambito del progetto “Umanesimo italiano. Il contributo delle comunità di origine italiana allo sviluppo delle nuove patrie” (1999-2002), vedi http://www.gruppo-cerfe.org/pubblicazioni_main.htm 18 Australiadonna, sito bilingue: http://www.australiadonna.on.net/ 18 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” 3. Profilo socio-economico Dal punto di vista lavorativo, secondo il censo 2006 gli italiani occupati sono 64.466, con gli uomini in percentuale quasi doppia rispetto alle donne (Tab. 3.1). Questo dato, confrontato con gli oltre 123.000 individui registrati come “non in forza-lavoro”, conferma la presenza di una popolazione “anziana”. Tab. 3.1 – Australia. Individui nati in Italia. Forza-lavoro (15 anni ed oltre), per status occupazionale e genere occupati disoccupati Non in Dato non Totale forza-lavoro dichiarato uomini donne uomini donne Popolazione 3.547.135 3.098.874 185.794 Australiana Italiani 42.000 22.466 1.407 Fonte: Censimento 2006, Australian Bureau of Statistics 156.960 3.427.468 167.373 10.583.604 757 123.603 7.964 198.197 Grafico 3.1. Australia. Individui nati in Italia. Forzalavoro (15 anni ed oltre), per status occupazionale e genere Dato non dichiarato 2% Non in forza lavoro 32% Non dichiarato 4% Occupati 33% Occupati 63% Disoccupati 3% Disoccupati 1% Non in forzalavoro 62% Fonte: Censo 2006, Australian Bureau of Statistics Fonte: Censo 2006, Australian Bureau of Statistics Grafico 3.2. Popolazione australiana:. Forza-lavoro (15 anni ed oltre), per status occupazionale e genere La distribuzione occupazionale (Tab. 3.2.) vede gli italiani inseriti anzitutto nel settore impiegatizio, che considerato nel suo insieme ai vari livelli di inquadramento totalizza il maggior numero di lavoratori (37.832). Seguono i manager titolari di società di capitali (incorporated entreprises - 10.321), e i manager titolari di imprese individuali (9.571). In particolare, sono le donne a prediligere l’impiego come lavoratore dipendente: secondo il censo 2006 il 73% delle donne italiane in Australia è impiegata in un’impresa di cui non è titolare, contro il 56% degli uomini. I dati sono comunque inferiori a quanto rilevato per l’intera popolazione australiana, impiegata per oltre l’80% in un’impresa di cui non è titolare (86% delle donne e 77% degli uomini). Tabella 3.2. Australia. Tipo di impiego dei nati in Italia per genere Tipo d’impiego Maschi Lavoratore non titolare d’impresa Manager titolari di imprese individuali e società di persone Manager titolari di società di capitali Persone occupate economiche domestiche Dato non dichiarato in Maschi % Donne Donne % v.a. 22.270 56,4% 15.562 73% 37.832 7.393 18,7% 2.178 10,3% 9.571 7.996 20,2% 2.325 11% 10.321 3,7% 879 4,1% 0,9% 243 1,1% imprese 1.455 360 2.334 603 19 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” Totale 39.474 100% 21.187 100% 60.661 Grafico 3.3. Australia. Settori di impiego dei nati in Italia 4% Lavoratore non titolare d’impresa 1% Manager titolari di imprese individuali e società di persone 17% Manager titolari di società di capitali Persone occupate in imprese domestiche 16% 62% Dato non dichiarato Questa distribuzione corrisponde all’evoluzione storica più recente: con la crisi industriale che ha caratterizzato l’Australia durante la metà degli anni ’70, l’occupazione italiana si è orientata maggiormente verso il terziario e l’attività in proprio. 19 Pur rimanendo tradizionalmente legati ad una presenza nei vasti agglomerati urbani, gli italiani hanno cominciato a popolare anche le località limitrofe, aprendo attività nel settore della ristorazione, dell’edilizia e del commercio. Al significativo numero di proprietari di aziende fa riscontro un’ampia stabilità occupazionale. Inoltre, l’alta percentuale di proprietà immobiliare conferma che la maggior parte della popolazione italiana si è ben inserita da un punto di vista economico. 20 Il gruppo etnico italiano è stato caratterizzato da una bassa percentuale di disoccupati, che nel 1985 ha toccato la quota massima dell’11% della forza lavoro. Nell’agosto 1987 si rilevava che era disoccupato il 4,8% degli italiani, contro il 10,1% degli jugoslavi, il 7,5% dei greci e il 7,3% della media nazionale. Nel 1987, delle 85.000 persone disoccupate della comunità tra i 15 e i 64 anni, 22.100 erano maschi e 63.400 femmine, con una consistente presenza di anziani. Con riferimento alla situazione professionale, da una prospettiva storica, si nota che gli italiani hanno avuto all’inizio (censimento del 1947) una notevole proporzione di lavoratori indipendenti (37%), percentuale ridotta fino al 14,5% nel censimento del 1976 - analogamente a quanto riscontrato per tutti gli immigrati originari dell’Europa meridionale. Negli anni ’70 le categorie professionali più rappresentate erano quelle di operai e artigiani (industria, edilizia e artigianato). Venendo ai tempi più recenti, il quadro lavorativo degli italo-australiani disegnato dal Census of Population and Housing Occupation for Language and Employed Person condotto nel 2001 dall’Australian Bureau of Statistics, evidenzia una redistribuzione prevalentemente su attività di medio-alto profilo professionale (Tab. 3.3). 21 19 20 21 Gianfranco Rosoli, Le popolazioni di origine italiana oltreoceano, «Altreitalie», 2, 1989. pp. 2-35 Ibid. Attualmente non sono disponibili i dati sull’occupazione degli italiani in Australia relativi al censimento 2006 20 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” Tab. 3.3. – Australia. Occupazione dei nati in Italia per alcuni dei più significativi settori di impiego e livello professionale (68.773 occupati su 71.711) Managers e amministratori Managers Generalisti Managers Specialisti Agricoltori e Gestori di Aziende Agricole A 16 13 B 136 C 62 D 65 E 82 F 40 G 21 H 10 I 64 J 13 K 5 L 17 656 1240 431 176 18 47 25 162 54 9 29 7 679 83 275 259 28 114 117 258 83 159 90 2952 90 6 238 55 3 3 0 6 0 4 0 Professionisti 0 7 0 5 0 0 0 0 14 10 32 7 Professionisti Scienza, Costruzioni e Ingegneria 6 150 70 20 14 3 11 4 365 56 28 50 Professionisti dell'Informazione 7 197 74 159 87 13 53 115 799 128 64 40 Professionisti della Sanità 0 8 0 3 67 0 0 0 7 3 4 634 Professionisti dell'Istruzione 0 3 3 3 7 3 3 3 18 11 160 17 15 26 18 33 8 396 99 36 237 Professionisti Associati 0 4 3 0 0 4 0 3 3 3 0 3 Professionisti Associati Scienza e Ingegneria 4 130 340 23 30 0 15 3 191 47 43 49 Professionisti Associati Gestione Aziendale 9 154 168 80 106 61 60 397 769 137 87 120 232 2309 1661 Professionisti in campo sociale e artistico Supervisori Esecutivi (Vendita e Servizi) 28 1816 22 21 148 31 183 14 80 21 15 87 Professionisti Associati Sanità e Servizi Sociali 0 20 0 0 0 0 0 0 5 9 3 111 Altri Professionisti Associati 0 13 10 14 31 3 5 5 21 29 22 6 Commercio 0 55 15 11 17 3 3 0 7 0 4 0 12 1429 130 66 64 0 64 0 57 10 0 6 50 1353 0 42 4 20 10 0 0 Commercio Ingegneria Meccanica Commercio Automobili 3 137 25 Commercio Elettronicva e Elettricità 0 179 438 67 115 7 21 0 39 5 4 7 Commercio Costruzioni 3 357 4204 26 46 8 9 5 36 21 12 13 Commercio Alimentari 5 241 0 116 420 385 4 0 8 0 7 147 59 Lavoratori Specializzati Agricoltura e Orticoltura 16 48 28 25 12 6 0 10 43 53 27 Altri Lavoratori Specializzati 0 1251 54 39 321 3 6 0 15 10 3 27 Impiegati e lavoratori di alto livello 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 Segretari e Assistenti Personali 11 207 345 114 142 18 41 71 379 75 66 78 Altri Impiegati 22 83 153 51 122 23 68 191 215 18 22 19 0 9 3 3 0 0 3 0 0 0 0 0 13 555 248 390 382 77 220 657 452 469 180 555 Addetti alla vendita 8 196 11 595 515 12 25 6 44 0 3 3 Addetti ai servizi 8 17 8 6 48 576 162 5 50 49 0 156 11 6 5 0 8 0 3 3 0 0 40 639 485 102 17 7 134 0 41 39 3 4 0 Impiegati e lavoratori di media qualifica Impiegati Addetti alla produzione e al trasporto Lavoratori in Stabilimenti Addetti ai macchinari 5 1366 284 1103 59 49 56 4 0 15 6 3 5 Autisti 19 241 150 239 127 24 1132 3 28 61 11 39 Altri lavoratori dei trasporti e produzione 67 468 191 292 318 15 53 3 42 11 16 19 Lavoratori con bassa qualifica 0 5 0 0 3 0 3 0 0 0 0 0 Impiegati di basso livello 3 23 17 8 19 3 11 15 45 48 8 19 Addetti alla vendita 6 142 28 219 3705 185 76 18 71 11 13 21 Addetti ai servizi 3 61 25 11 78 56 5 249 52 39 106 6 78 43 16 8 8 5 0 10 21 0 6 12 136 26 47 146 135 51 4 1067 38 116 345 60 1411 23 211 92 6 9 3 24 3 3 7 320 2327 74 300 634 66 8 88 110 57 368 19 Operai Addetti Pulizia Lavoratori in Fabbrica Altri Lavoratori 384 33 Non indicato 31 82 62 30 64 26 7 7 29 6 3 Non descritto chiaramente 19 233 104 35 72 24 28 51 127 41 12 40 384 126 113 446 117 412 286 176 632 188 324 5 48 40 4 84 4 5 0 9 0 9 Legenda: A Agricoltura, Foresta e Pesca; B Manifattura; C Costruzione; D Commercio all'ingrosso; E Commercio al dettaglio ; F Hotel, Bar e Ristoranti; G Trasporti e Stoccaggio; H Finanza e assicurazioni; I Servizi alla proprietà; J Amministrazione Governativa e Difesa; K Istruzione; L Servizi Sanitari e Comunitari; Fonte: Australian Bureau of Statistics, 2001, Census of Population and Housing Occupation for Language and Employed Person. 448 5 Totale 21 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” Il settore d’impiego preferito dagli italiani in Australia è quello manifatturiero, seguito dal commercio al dettaglio, dalle costruzioni e dai servizi. Grafico 3.4. Occupazione dei nati in Italia per alcuni dei più significativi settori di impiego (2001) Servizi Sanitari e Comunitari Istruzione Amministrazione Governativa Servizi alla proprietà Finanza/assicurazioni Trasporti Hotel/ Ristorazione Commercio al dettaglio Commercio all'ingrosso Costruzione Manifattura Agricoltura/Pesca 0 2000 4000 6000 8000 10000 12000 14000 Una particolare attenzione merita la generazione di italo-australiani di immigrazione più recente: una prima generazione “contemporanea”, giunta prevalentemente dopo gli anni Settanta/Ottanta, composta in quote rilevanti da professionisti e soggetti qualificati, emigrati per motivi connessi alla volontà di migliorare la propria formazione professionale o nel quadro di programmi di sviluppo industriale e commerciale con l’Australia. Tali flussi sono stati stimolati anche dalla politica australiana di “head hunting” degli skilled immigrants, interessata non “alle mani degli immigrati ma ai loro cervelli”. Questa migrazione “contemporanea” risulta ancora più qualificata della seconda generazione nata in Australia, che pure ha raggiunto un notevole upgrading del proprio capitale cognitivo e che è stata protagonista di una repentina ascesa sociale dalla working class alla middle class. Per raffigurare in un quadro unitario e più organico i dati socio-economici della comunità italiana in Australia, ci sembra utile riportare brevemente i risultati (non pubblicati) di una ricerca-azione sui fabbisogni formativi e sulle opportunità occupazionali degli italo- australiani. 22 La realizzazione di interviste a 365 italo-australiani 23 e a 29 key-persons (informatori qualificati), pur non essendo rappresentativa da un punto di vista statistico rispetto all’intera comunità, ha comunque reso possibile l’individuazione di una “rete” di 22 Iniziativa realizzata dal CERFE nell’ambito del progetto “Umanesimo italiano. Il contributo delle comunità di origine italiana allo sviluppo delle nuove patrie” (1999-2002), vedi http://www.gruppo-cerfe.org/pubblicazioni_main.htm 23 Campione rintracciato attraverso una procedura di snowball (contattando individui appartenenti a varie organizzazioni, che a loro volta davano indicazione di altre persone); composto da 40% uomini e 60% donne, di età compresa tra 18 e 55 anni. Il 43.3% appartiene alla prima generazione (persone nate in Italia), il 52.6% alla seconda (persone con almeno uno dei genitori nato in Italia), mentre il restante 4.1% è composto da persone aventi caratteristiche diverse (ad esempio, persone di cui non è stato possibile individuare la generazione, oppure persone di terza generazione). 22 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” persone interessate ai settori della formazione e del lavoro, e quindi ha rappresentato un’occasione per approfondire la conoscenza sulle caratteristiche socio-lavorative di un gruppo significativo dell’attuale comunità di origine italiana presente in Australia. La ricerca ha individuato: - una prima generazione “storica” di emigranti giunti negli anni ’50, composta prevalentemente da persone dequalificate, disoccupate nel Paese di origine, accolte da un’Australia più “chiusa” rispetto a quella attuale; - una prima generazione “contemporanea”, insediatasi negli anni ‘70 e ‘80, composta piuttosto da skilled immigrants attratti dalle opportunità offerte dalla nuova politica australiana di “caccia ai cervelli”; - una seconda generazione, di nati in Australia da genitori italiani. Ebbene, a fronte di una situazione al momento dell’arrivo non favorevole, i dati che emergono fanno rilevare un rapido processo di crescita culturale e sociale realizzato nell’arco di una sola generazione (dalla prima alla seconda), con una repentina ascesa sociale dalla working class alla middle class. Quanto alla “prima generazione contemporanea” questa risulta ancora più qualificata della seconda generazione nata in Australia e, come appena visto, si origina in risposta ad una deliberata politica di incentivazione della skilled migration. Alto l’indice dei legami stabili e forti con l’Italia, per tutte e tre le tipologie. Il dato sul “sentimento di italianità” 24 , come ci si può aspettare risulta più alto per la prima generazione, ma con uno scarto tutto sommato non profondo rispetto alla seconda. La definizione data dagli autori della ricerca alla comunità italo-australiana è “diaspora option”: pur conservando la residenza australiana, i migranti mantengono con l’Italia rapporti di tipo sociale, culturale ed economico, in gran parte proprio attraverso le “reti” sviluppate a livello parentale e amicale (71%). Tale processo di rafforzamento del capitale cognitivo della comunità italo-australiana e di propensione all’inserimento nella cosiddetta knowledge society, si riflette anche sul versante occupazionale: prevalgono, infatti, i lavori di concetto (64,4%), le attività imprenditoriali e le occupazioni intellettuali (architetti, avvocati, professori universitari, scienziati, ricercatori, ingegneri, insegnanti, manager, consulenti aziendali, medici, psicologi) rispetto ai lavori manuali (cuochi, operai, tecnici, ristoratori, artigiani). 25 Questa “professionalità intellettuale” risulta più accentuata (68,4%) tra gli italo-australiani dell’immigrazione “contemporanea”, rispetto a quelli di seconda generazione (61,5%). Negli ambienti lavorativi in cui operano è comune l’utilizzo di tecnologie informatiche e telematiche, con collegamenti internet e web-site (il 62%), banche dati informatiche, sia interne (il 66%) che esterne (43%). 24 Misurato attraverso un apposito indice di identità italiana (IID), calcolato utilizzando item di questa natura: l’uso della lingua, l’appartenenza a reti associative, l’aver viaggiato in Italia, l’aver realizzato attività culturali o lavorative connesse all’Italia. Vedi CERFE, “I principali risultati della ricerca”, p. 18. 25 Ibid. 23 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” Nella società australiana, la presenza del fenomeno delle migrazioni qualificate di origine italiana è significativo e denota una tendenza a tradursi in trasferimento stabile: risulta infatti che il 71,5% di questa “prima generazione” ha richiesto la cittadinanza australiana. Comunque, il 58,9% della cosiddetta knowledge class (professori universitari, ricercatori, insegnanti, architetti, manager specializzati) mantiene rapporti con l’Italia per le proprie attività lavorative, percentuale più elevata tra gli italiani di “prima generazione” (79,7%) rispetto a quelli di seconda (44,3%). Si può notare, peraltro, una tendenza a lavorare con persone della stessa origine anche in Australia. Infatti, tra coloro che lavorano in un’impresa, il 32% ha prevalentemente clienti italo-australiani e il 19,1% utilizza preferibilmente fornitori italo-australiani. 3.1. L’interscambio Italia – Australia e la presenza di investimenti diretti di imprese italiane in Australia L’Italia si trova al dodicesimo posto quale Paese fornitore dell’Australia (preceduto da due Stati europei, Germania e Regno Unito) e al ventesimo tra i partner importatori (dopo Regno Unito, Olanda e Svizzera). L’Australia favorisce gli investimenti stranieri soprattutto nel settore manifatturiero e ad alto contenuto tecnologico. Le importazioni di prodotti italiani hanno registrato una crescita negli ultimi anni, soprattutto in relazione a medicamenti, beni strumentali e beni di consumo del Made in Italy. 26 L’Istituto per il Commercio Estero (ICE) è presente nel Paese con una sede centrale a Sydney ed un punto di corrispondenza a Melbourne. Le camere di commercio italiane sono cinque ed hanno sede nelle città di Adelaide, Brisbane, Melbourne, Perth e Sydney. Diverse grandi aziende italiane sono rappresentate in Australia: secondo i dati ICE, si sono stabilite nel Paese oltre 100 ditte italiane, presenti nel mercato con impianti di produzione, filiali commerciali, o uffici di rappresentanza; pressoché nulla la presenza di società di servizi. Gli investimenti italiani in Australia sono in generale deboli, sia in ragione della distanza, sia delle dimensioni ridotte del mercato australiano, e sono stati mirati alla creazione di nuove strutture per la produzione e/o la commercializzazione di prodotti con marchio italiano. In passato, hanno investito nel Paese aziende quali Parmalat, Versace, Tecsid, FIAT, Iveco, Luxottica Group, Parmasteelisa, Pirelli, Ferrero, Finmeccanica, Ansaldo, Telecom Italia. Negli ultimi anni vi sono state iniziative di rilievo da parte di alcune grandi imprese italiane: tra queste l’acquisizione da parte di Luxottica di OPSM Group, la più importante catena australiana di negozi di ottica; la joint-venture tra Technint Spa e la SEMFS Australia per la realizzazione di impianti di accatastamento e trasporto di minerali; la firma a parte dell’ENI con la OMV Australia Limited e la Abers Group per indagini diagnostiche e lo sfruttamento di uno dei maggiori giacimenti australiani di gas naturale, l’Exmouth Plateau. Le attività esplorative dell’ENI nel Western Australia sono in continuo sviluppo e prevedono la perforazione di un pozzo nel 2008 e una produzione di idrocarburi in crescita nel medio termine. 26 Rapporto Congiunto MAE-ICE, 1° semestre 2007, www.esteri.it/congiunto 24 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” Le esportazioni italiane in Australia sono raddoppiate nell’ultimo decennio grazie alla forte espansione economica del Paese e alla crescita dei consumi privati. In passato, la comunità degli italiani all’estero ha svolto un importante ruolo in riferimento alla valorizzazione dello stile italiano, ma oggi si ritiene che tale spinta sia esaurita e i prodotti vengono apprezzati prevalentemente per la loro intrinseca qualità. Da tempo è in corso un processo di sostituzione delle importazioni: imprenditori di origine italiana realizzano prodotti del Made in Italy localmente - utilizzando marchi e nomi italiani. Le aziende italiane si limitano a fornire semilavorati e componentistica; di conseguenza, le esportazioni dall’Italia verso l’Australia, precedentemente inerenti principalmente i prodotti tradizionali del Made in Italy, oggi stanno mutando la loro composizione, ricadendo maggiormente su beni strumentali. Fra le iniziative regionali di marketing territoriale e di sviluppo dell’export verso il mercato australiano, va menzionato il Protocollo d’intesa siglato dalla Regione Puglia con la Camera di Commercio Italiana (CCIE) di Adelaide che permetterà l’istituzione di un Desk Puglia presso le 5 CCIE presenti nel Paese. 3.2. Le politiche per il lavoro e la rete degli Uffici per l’impiego La Costituzione australiana non fa alcun riferimento alla normativa sul lavoro, regolamentata dal Workplace Relations Act 1996 (WR Act) (http://www.workplace.gov.au ), emendato dal Workplace Relations Amendments (Work Choices) Act 2005. Il WR Act 1996 sostituisce il precedente Industrial Relations Act 1988. L’obiettivo del sistema incluso nel nuovo atto è dare priorità alle relazioni industriali e conciliare le esigenze del datore di lavoro e del dipendente a livello aziendale e sul posto di lavoro, con il ruolo di un “award system”, ovvero una giurisdizione competente a proteggere il minimo salariale e le condizioni di lavoro; assicurare la libertà di associazione; evitare la discriminazione; assistere i dipendenti nel bilanciamento del lavoro e famiglia; e uniformare il sistema australiano rispetto agli standard internazionali richiesti. I lavoratori Australiani godono di condizioni minime d’impiego paragonabili a quelle dell’Unione Europea e più ampie rispetto a quelle degli Stati Uniti o del Canada. Gli standard minimi sono per la maggior parte uniformi tra i diversi stati e presentano delle specificità nelle diverse giurisdizioni. La legge del 1996 ha creato l’Office of Employment Advocate, successivamente chiamato Workplace Authority, ufficio incaricato di fornire consulenza e assistenza a lavoratori e datori di lavoro (soprattutto nelle piccole imprese) circa i diritti, responsabilità e opportunità derivanti dal Workplace Relations Act 1996, in modo particolare per quanto riguarda i contratti di lavoro (Australian Workplace Agreements - AWAs) 27 . Un ruolo essenziale per la protezione del minimo salariale e le condizioni di lavoro è stato assegnato dal WR Act 1996 alla Commissione Australiana delle Relazioni Industriali (AIRC’s) 28 . 27 28 Per maggiori informazioni http://www.workplaceauthority.gov.au/ Per maggiori informazioni http://www.airc.gov.au 25 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” L’Australia ha un’ampia rete di statuti sui diritti umani che proibiscono la discriminazione per ragione di razza, sesso, stato civile, maternità e disabilità, con riferimento anche alla discriminazione sul lavoro (vedi Racial Discrimination Act 1975; Sex Discrimination Act 1984 e Disability Discrimination Act 1992). Nel 2005, il WR Act è stato emendato con l’approvazione del Workplace Relations Amendments (Work Choices) Act 2005, entrato in vigore a partire dal marzo 2006. Tale legge ha lo scopo di migliorare i livelli di impiego e le performance economiche nazionali. Fra le novità introdotte vi è l’istituzione della Australian Fair Pay Commission (AFPC) incaricata di regolamentare i salari 29 , al posto della National Wage Cases dell’AIRC. La riforma del mercato del lavoro del Governo conservatore di Howard ha sancito la prevalenza del principio della libera contrattazione individuale in luogo di quella collettiva, con una significativa riduzione del ruolo dei sindacati sui posti di lavoro. Inoltre, ha introdotto il licenziamento senza giusta causa per le aziende con non più di cento dipendenti e la possibilità che il Governo dichiari illegale uno sciopero se questo "comporta un danno all'economia". Il nuovo Governo laburista eletto nel 2007 ha annunciato la sua intenzione di modificare la riforma. A partire dal dicembre 2007, con l’insediamento del Governo laburista, il DEEWR Department of Education, Employment and Workplace Relations - ha preso il posto del Department of Employment and Workplace Relations (www.dewr.gov.au), e a tale istituzione spetta da allora l’esecuzione delle politiche e dei programmi per la formazione ed il lavoro degli australiani 30 Attualmente, l’Australia è dotata di una rete dei servizi per l’impiego (Job Placement Services) composta da 400 organizzazioni (Job Placement Organisations) operanti in 2500 uffici. Le Job Placement Organizations sono servizi per l’impiego finanziati dal Governo australiano e incaricati di fornire informazioni a chi offre e cerca lavoro: sono costituite da società private e provider licenziate dal Governo Australiano. Gli australiani in cerca di lavoro possono contare su di un portale in cui i diversi provider inseriscono le informazioni relative alla domanda e offerta di lavoro nel settore privato e pubblico: https://jobsearch.gov.au 32 . Interessante anche la funzione dei Job Network Members, incaricati di fornire assistenza ai disoccupati in cerca di lavoro in condizioni particolarmente svantaggiate. 29 http://www.fairpay.gov.au/ Per maggiori informazioni http://www.deewr.gov.au; http://www.australia.gov.au/Employment_&_Workplace 31 Informazioni sul sistema occupazionale australiano sono inoltre presenti sul sito governativo http://www.workplace.gov.au/ in cui è possibile per i lavoratori stranieri reperire nel dettaglio istruzioni sul riconoscimento dei titoli professionali e certificati formativi esteri. 32 Informazioni sul sistema occupazionale australiano sono inoltre presenti sul sito governativo http://www.workplace.gov.au/ in cui è possibile per i lavoratori stranieri reperire nel dettaglio istruzioni sul riconoscimento dei titoli professionali e certificati formativi esteri. 30 26 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” 4. La formazione degli italiani in in Australia 4.1. Legislazione in tema di formazione ed educazione in Australia La Costituzione Australiana non fa nessun riferimento alla formazione del cittadino, bensì, l’ istruzione è di competenza di ogni Stato. In base al sistema di Governo federativo i Territori e gli Stati sono competenti in materia di istruzione pubblica, sia in relazione all’organizzazione che ai finanziamenti. Anche se la principale responsabilità finanziaria per l'istruzione scolastica ricade sugli Stati e sui Territori, il Governo federale concede fondi per le università in tutti gli Stati, fornisce finanziamenti aggiuntivi alle scuole statali ed è la principale fonte di finanziamento pubblico per le scuole private. Le scuole private sono presenti in quasi tutti gli Stati e sono generalmente di carattere religioso (oltre il 60% delle scuole private sono cattoliche). Il Department of Education, Science and Training, in collaborazione con gli Stati ed i Territori, e altre agenzie governative, è l’organo incaricato dello sviluppo e dell’attuazione di politiche e programmi finalizzati al mantenimento di un elevato standard qualitativo del sistema dell’educazione, della ricerca e della formazione in accordo con gli obiettivi governativi. 33 La base normativa dell’attività del Governo australiano in campo educativo è il National Goals for Schooling in the 21st Century 34 , siglato il 22/23 aprile 1999 a conclusione dell’incontro fra lo Stato, i Territori ed il Governo australiano riuniti nel decimo Ministerial Council on Education, Employment, Training and Youth Affairs (MCEETYA) di Adelaide. Consapevole dell’importanza della formazione per il futuro del Paese, il MCEETYA si è impegnato a perfezionare il sistema scolastico, in un quadro di unità nazionale, e a monitorare le performance del sistema stesso attraverso la MCEETYA Performance Measurement and Reporting Taskforce. I finanziamenti delle scuole private e statali sono regolati, invece, dal Schools Assistence (Learning Together – Achievement Throught Choice and Opportunity) Act 2004 e dai relativi accordi per il 2005-2008. 4.2 La struttura del sistema scolastico Il sistema scolastico australiano è diviso in tre livelli: educazione primaria (primary schools dai 6 ai 12/13 anni), educazione secondaria (secondary schools/high schools –dai 12/13 ai 17/18 anni) ed educazione terziaria (università e/o TAFE, Technical and Further Education Collages – Istituti di formazione tecnica e superiore). L’obbligatorietà scolastica varia da Stato a Stato, ma generalmente arriva fino ai 15-17 anni. La formazione non obbligatoria è regolata nell’ambito dell’Australian Qualification Framework, un sistema unificato per le qualifiche nazionali scolastiche, di formazione ed educazione professionale e universitaria. La 33 Per maggiori informazioni www.dest.gov.au Per la dichiarazione di Adelaide sui National Goals for Schooling in the 21st Century consultare la pagina http://www.dest.gov.au/sectors/school_education/policy_initiatives_reviews/national_goals_for_schooling_in_the_twe nty_first_century.htm 34 27 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” scuola materna non è obbligatoria, e generalmente viene frequentata nell’ultimo anno di preparazione alla scuola elementare. L’anno accademico varia nei diversi Stati ed istituzioni, ma in linea di massima inizia a gennaio e si conclude a dicembre nelle scuole primarie e secondarie, mentre nelle università le lezioni cominciano a febbraio e hanno termine a novembre. La maggior parte degli studenti sceglie di studiare nelle scuole pubbliche, dove l'istruzione è gratuita e libera; solo in alcuni Stati sono presenti scuole a numero chiuso. 4.2.1. L’educazione terziaria Il terziario include gli studi successivi al 12º anno (al conseguimento dell'High School diploma, equivalente al nostro diploma di maturità) e comprende i corsi universitari e quelli tecnico-professionali. In Australia ci sono circa 270 istituti per l'istruzione tecnica e superiore, la maggior parte dei quali sovvenzionata dal Governo, anche se i finanziatori privati stanno assumendo un ruolo sempre più rilevante nel mercato dell'istruzione professionale. Tutti gli istituti australiani di istruzione superiore dispongono di meccanismi per assicurare un alto standard qualitativo dei corsi e dei servizi. Le università australiane sono costituite in enti autonomi e la responsabilità di gestione è affidata a un consiglio o senato che risponde al Governo Federale o a quello dello Stato o Territorio. Le istituzioni non universitarie devono essere registrate e devono far accreditare i loro corsi dall’ente governativo di competente dello Stato o Territorio in cui operano. Il sistema nazionale di qualificazioni - Australian Qualifications Framework (AQF) 35 offre una varietà di opzioni fra qualifiche, flessibilità, scelta, semplificazione del riconoscimento e assicurazione di qualità che non ha eguali in molti altri paesi. L’AQF unisce qualifiche lavorative e titoli accademici in un unico sistema, permettendo la massima flessibilità nella pianificazione della carriera e nella formazione permanente. Inoltre, conserva un registro pubblico di tutte le istituzioni di istruzione superiore e delle autorità accreditanti autorizzate. I programmi di istruzione terziaria si possono dividere in due tipi principali: • quelli offerti da istituti e dall’industria nell’ambito della formazione professionale e addestramento (VET – Vocational and Educational Training). Il VET è basato sulle competenze specifiche e presenta una grande varietà di programmi disciplinati da direttive governative a livello nazionale. Gli studi tecnico-professionali possono essere intrapresi presso college pubblici o privati, specializzati in settori diversi: design, turismo, strutture alberghiere, economia, aviazione e altro. • i programmi d’istruzione superiore che portano all’ottenimento della laurea Bachelor e ad una serie di titoli post-laurea. Le università possono anche svolgere dei corsi più brevi per non laureati. I titoli di studio rilasciati dall'università si dividono in due gruppi principali: laurea (Diplomi e Bachelor degrees) e post-laurea (diplomi Graduate, Master, e PhD) 35 Per maggiori informazioni www.aqf.edu.au 28 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” a. La formazione tecnico professionale (Vocational and Educational Training - VET): i college La formazione tecnico-professionale (VET) si svolge principalmente nei college, istituti di istruzione tecnica e superiore - distinti dalle università - che contemplano vari corsi professionali e non. Solo un numero molto ridotto di college rilascia la laurea: questi comprendono istituti di formazione terziaria cosiddetti “college”, come ad esempio alcune scuole di medicina e accademie d’arte. Il termine “college” è altresì usato da alcune scuole secondarie. Molti “College”, infatti, utilizzano il nome “Insitute” per differenziarti dalle scuole di livello secondario. In generale, i college sono istituti di formazione post-secondaria che rilasciano qualifiche non universitarie. I programmi offerti sono di formazione professionale o preuniversitari. La maggior parte dei college sono sotto il diretto controllo degli Stati federati, che amministrano il settore TAFE – Technical and Further Education (Formazione tecnica e superiore). La TAFE ha subito una forte espansione negli ultimi anni, in virtù della sua capacità di fornire una formazione professionale in grado, tra l’altro, di preparare all’università. Dopo il Diploma o l’Advanced Diploma, gli studenti possono scegliere di frequentare l’università o entrare nel mondo del lavoro, avendo riconosciuti i titoli e l’esperienza professionale maturata nel periodo di studio. La qualifica professionale conseguita dipende dal periodo di frequenza. Qualifica Certificate I Certificate II Certificate III Certificate IV Diploma Advanced Diploma Durata 4-6 mesi 6-8 mesi about 12 mesi 12-18 mesi 18-24 mesi 24-36 mesi Livello professionale competent operator advanced operator qualified tradesperson or technician supervisor para-professional junior manager (Fonte: DEST 2004) b. la formazione universitaria In Australia ci sono 37 università pubbliche, 2 università private, un’università straniera riconosciuta, 4 istituti di formazione superiore privati accreditati all’AQF e circa 150 istituti non accreditati all’AQF ma riconosciuti da altre istituzioni degli Stati federati. 36 Tali strutture sono tutte multidisciplinari e offrono un'ampia gamma di corsi. Oltre ai "classici" quali lettere, scienze, agricoltura, medicina, legge, pedagogia ed ingegneria, gli studenti possono studiare arte, comunicazione, economia e tutte le discipline per cui l'Australia è stimata: studi asiatici, scienze ambientali, viticultura, studi culturali, multimedia, biologia marina, veterinaria, MBA e altro. Un apposito organismo è stato creato per l’internazionalizzazione del sistema scolastico australiano: l’Australian Education International è l’ufficio internazionale del DEEWR – Australian Government, Department of Education, Science and training, Annual Report 2006-2007. Si veda inoltre www.aqf.edu.au 36 29 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” Departement for Education, Employment and Workplace Relations – che lavora fianco a fianco con il Governo e le aziende per sostenere l’industria della formazione internazionale. 37 Per promuovere il sistema educativo e formativo australiano, il Governo ha creato, inoltre, Study in Australia (www.studyinaustralia.gov.au), uno strumento che a partire dal 2002 ha permesso di raggiungere attraverso seminari, eventi e un’attenta campagna di comunicazione migliaia di studenti interessati a studiare in Australia. 4.3. Il livello di istruzione La scuola australiana conta 3,4 milioni di iscritti ed impiega oltre 270.000 docenti. 38 Il livello di scolarizzazione degli australiani è uno dei migliori al mondo. Nel 2006, in base ai dati dell’UNESCO, il 96% dei bambini risultava iscritto alla scuola elementare, l’88% dei ragazzi ricevevano l’istruzione secondaria ed il 73% dei giovani australiani frequentava l’università. I dati sono ben superiori alla media regionale che registra un 70% per la scolarizzazione secondaria e un 25% relativo alle immatricolazioni universitarie 39 . Anche la media europea risulta essere inferiore a quella australiana, registrando una percentuale pari a 91% per la scolarizzazione secondaria, e 70% per quella terziaria. Anche in base alle rilevazioni del PISA 2006 - Programme for International Student Assessment - dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), gli studenti australiani hanno un livello d’istruzione superiore alla media. Per quanto riguarda lo specifico gli italo-australiani di seconda generazione con più di 15 anni di età, sul versante dell’istruzione e della qualificazione professionale, negli anni ’90 essi presentavano un livello superiore a quello della media degli australiani (43% contro il 41,9%) e di altri gruppi di immigrati di seconda generazione (40,7%). 40 La propensione degli italo-australiani alla crescita sul versante formativo e professionale è evidente anche in confronto con la prima generazione di italo-australiani, che presentava solo il 26% di persone per la stessa fascia di età con qualche grado di qualificazione. Una ricerca campionaria - realizzata dal CERFE nel 2001 41 - relativamente al possesso di un titolo di studio superiore gli italiani di seconda generazione, ha rilevato per i nostri emigrati una media più elevata rispetto sia agli australiani, sia alla prima generazione “storica”: il 17,6% degli italo-australiani di seconda generazione ha un titolo di studio superiore, a fronte della media australiana che è del 16,5% e della media degli italo-australiani di prima generazione, del 4,7%. 37 Australian Education International : http://aei.dest.gov.au/ Australian Government, Department of Education, Science and training, Annual Report 2006-2007 39 Per maggiori informazioni: http://stats.uis.unesco.org – Australia - NER: Net Enrolement Rates 40 McDonald, P., Community Profiles. 1996 Census. Italy Born. Commonwealth of Australia, Canberra, 1999. p. 36. Vedi anche Seconda edizione del Census of Population and Housing Occupation for Language and Employed Person, condotto nel 2001 dall’Australian Bureau of Statistics 41 CERFE, Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, Rapporto Finale del Progetto Ricerca azione sui fabbisogni formativi e sulle opportunità occupazionali degli italo-australiani, parte I. I principali risultati della ricerca. Novembre 2001. Il progetto ha previsto la creazione di una banca dati sulle opportunità di occupazione e sulle imprese per gli italiani in Australia. L’indagine alla quale si fa riferimento si è basata su un campione (definito come network) costituito da 365 italo-australiani, di cui il 43,3% rappresentato da immigrati di prima generazione e il 52,6% da quelli di seconda generazione. 38 30 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” Infine, gli italo-australiani intervistati hanno dimostrato di avere un deciso orientamento alla conoscenza (il 57% ha un titolo di studio superiore e oltre il 75% considera la formazione continua una precisa responsabilità di chi è impegnato nel mondo del lavoro). La ricerca auspica, infine, la realizzazione di “iniziative formative volte a promuovere un modello attitudinale fondato sul primato della conoscenza e orientate a trasmettere elementi di cultura scientifica per sviluppare le competenze connesse alle capacità di produrre, gestire e trasformare la conoscenza in informazione e, quindi, di saper comunicare e di saper applicare la conoscenza ai procedimenti produttivi (in senso lato, quindi, anche quelli tipici del settore dei servizi)”. 42 4.4 La cooperazione italo-australiana in ambito formativo La cooperazione italo-australiana in campo formativo e scientifico va inquadrata nell’ambito della Dichiarazione Congiunta per la Cooperazione nel campo della Ricerca Scientifica e della Tecnologia firmata dai due governi il 25 marzo 2002, con l’obiettivo di incoraggiare la cooperazione scientifica e tecnologica fra i due Paesi in alcuni settori ritenuti prioritari (l’agroindustria; l’automazione; la sanità; la tecnologia dell’informazione e della comunicazione; le biotecnologie; i nuovi materiali; le tecnologie ambientali; le tecnologie per fonti pulite di energia; l’oceanografia). Inoltre, tale dichiarazione incoraggia l’attività di cooperazione nell’ambito dei temi prioritari definiti dal Sesto Programma Quadro dell’Unione Europea. E’ da sottolineare, purtroppo, che tale Dichiarazione non prevede alcun budget, progetto comune cofinanziato e scambio di ricercatori o studenti. A supporto della mobilità dei ricercatori, è stato firmato l’Accordo Bilaterale di Cooperazione Scientifica e Tecnologica tra il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e il CSIRO (l’Organizzazione della Ricerca Scientifica e Tecnologica del Commonwealth) australiano. L’accordo, siglato nel 2004, finanzia congiuntamente lo scambio di ricercatori proposto dalle due parti, con un contributo alle spese di viaggio e al soggiorno dei partecipanti. La cooperazione tra i due enti è prevalentemente orientata su "progetti comuni di ricerca" di durata triennale - fra gruppi di ricerca italiani ed australiani con un responsabile italiano ed uno australiano - definiti nell’ambito di uno specifico Addendum all'Accordo. Nel corso degli ultimi anni, l’Ambasciata italiana a Canberra ha promosso il sistema di ricerca scientifica e tecnologica italiano in Australia, attraverso un’azione di valorizzazione delle competenze e dei campi in cui l’Italia eccelle. Pertanto, sono state realizzate una serie di iniziative e una promozione sistematica su tutto il territorio e in tutte le discipline tecnicoscientifiche di interesse per i due Paesi, attraverso un approccio integrato composto da quattro fondamentali iniziative. In primo luogo, in ciascuno Stato australiano sono state costituite Associazioni no profit di scienziati e ricercatori australiani di origine italiana, italiani ed australiani che operano in 42 Vedi CERFE, Rapporto finale del progetto “Ricerca-azione sui fabbisogni formativi e sulle opportunità occupazionali degli italo-australiani”, parte I, “I principali risultati della ricerca”, p. 16. 31 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” Australia finalizzate alla promozione della ricerca fra i due Paesi. Al momento la rete delle Associazioni ARIA (Associazione per la Ricerca fra Italia e Australia) è costituita da 6 Associazioni con circa 200 membri. Tra i membri di ARIA figurano sia ricercatori di origine italiana residenti in Australia da lunghissimo tempo, o addirittura nati in Australia, sia giovani ricercatori italiani, in genere dottorandi, borsisti o post-dottorati, che svolgono periodi di ricerca a tempo determinato. La seconda iniziativa si concretizza nella redazione di un sito - http://www.scientificambitalia.org.au/ - interamente dedicato al tema e di una rivista elettronica tecnico scientifica quadrimestrale - il Bollettino della comunità scientifica in Australasia. In terzo luogo, sono state incentivate visite di esperti e scambi di ricercatori: nel corso degli ultimi anni sono stati promossi circa 50 scambi di ricercatori in diverse aree tematiche (ambiente, ICT, fisica, elettronica) fra le università australiane ed italiane grazie soprattutto a finanziamenti regionali. Infine, per promuovere un confronto fra i due Paesi nel campo della scienza, dell’innovazione tecnologica, del trasferimento tecnologico e della commercializzazione dei risultati di ricerca sono stati realizzate mostre convegno, workshop, eventi, e visite a centri di ricerca australiani. Le Regioni italiane hanno, altresì, avuto un ruolo notevole nel potenziamento della cooperazione scientifica e tecnologica bilaterale con l’Australia. Soprattutto le Regioni Campania, Lombardia, Puglia e Veneto hanno avviato, congiuntamente con l’Ufficio Scientifico dell’Ambasciata, una serie di attività di collaborazione con università e centri di ricerca australiani, inquadrabili come operazioni di marketing territoriale teso a promuovere sia le strutture regionali (università, centri pubblici e privati di ricerca, parchi scientifici e tecnologici) che l’indotto delle imprese high tech. 43 Proprio all’inizio del 2008, la Puglia ha finanziato in collaborazione con lo Stato del South Australia numerose borse di studio per un ammontare di 1.500.000 di euro da destinare a scambi fra i due territori per i prossimi tre anni. 44 Tale iniziativa va inquadrata nell’ambito dell’accordo tra Regione Puglia e Stato del South Australia firmato nel maggio 2007 a Bari. Il compito di promuovere la cultura italiana in Australia ricade principalmente sui due Istituti di Cultura Italiana a Melbourne e Sydney. Nel corso del 2006 i corsi di lingua organizzati dagli Istituti di Cultura Italiana sono stati 122 (cinque in più rispetto all’anno precedente) per un totale di 1.037 iscritti, un numero inferiore nell’area Asia-Oceania solo al Giappone (che conta ben 4.802 iscritti). 43 Per maggiori informazioni: Ambasciata d’Italia a Canberra – Ufficio dell’Addetto Scientifico – a cura di Nicola Santinelli, La ricerca in Australia. Cooperazione S&T con l’Italia, Agosto 2005 44 Bollettino della Comunità Scientifica in Australiasia – aprile 2008 - http://www.scientificambitalia.org.au/ 32 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” Tab. 4.1. Corsi di lingua italiana organizzati dagli Istituti di Cultura Istituti di Italiani di Cultura Melbourne Sydney Totale Iscritti 2003 Corsi 526 312 838 Iscritti 53 24 77 2004 Corsi 304 437 741 Iscritti 49 35 84 2005 Corsi 594 556 1.150 67 50 117 Iscritti 2006 Corsi 551 486 1.037 72 50 122 Inoltre, il Ministero degli Affari Esteri ha finanziato nel 2006 un totale di 5.208 corsi di lingua integrati nell’insegnamento in scuole pubbliche e 422 corsi svolti in orario extrascolastico, per un totale di 136.668 iscritti. Tale cifra rappresenta la quasi totalità dell’area Asia-Oceania, che con 136.761 studenti segue l’area Americhe (323.047 iscritti), e precede l’Europa con 104.883 unità. Tab. 4.2. Corsi di lingua e cultura italiana in Australia e raffronto con il totale Asia-Oceania Istituti di Italiani di Cultura Australia Asia /Oceania 2003/2004 2004/2005 2005/2006 2005/2006 Corsi di lingua 427 413 422 433 ISTITUZIONI Insegnamenti in scuole pubbliche 5.174 5.208 5.208 5.208 Totale 5.601 5.621 5.630 5.641 Corsi di lingua 8.448 8.408 8.508 8.601 ALUNNI Insegnamenti in scuole pubbliche 124.386 128.160 128.160 128.160 Totale 132.834 136.668 136.761 In relazione all’istruzione scolastica, in Australia è presente una sola scuola italiana con sede a Sydney, il Complesso Scolastico Privato "SCUOLA ITALIANA BILINGUE DI SIDNEY", comprensivo di scuola per l’infanzia ed educazione primaria 45 . La Direzione Generale per la Promozione e la Cooperazione Culturale, attraverso il sito del Ministero degli Affari Esteri, fornisce i dati dei lettori universitari gestiti in Australia. Essi sono presenti in 19 città universitarie: Adelaide, Armidale, Canberra, Clayton, Magill, Melbourne (3 lettori), Perth, Sydney, e Wollongong. 46 Infine, la stessa (www.esteri.it/davinci), il Direzione database Generale, in cui i attraverso ricercatori la italiani Banca dati all’estero Davinci registrano volontariamente i loro dati, informa che sono attualmente 65 i ricercatori italiani in Australia, ripartiti come segue nelle diverse categorie di ricerca: 45 46 Veterinary Categorie Medicine 1 Unità Agricultural Sciences 5 Architecture Biology 2 12 Chemistry 8 Earth Sciences Engineering 5 13 Humanities and Art Mathematics and Computer Science 9 5 Medicine Physics 15 12 Science Policy Social Science 4 16 www.ibs.nsw.edu.au http://www.esteri.it/MAE/IT/Politica_Estera/Cultura/PromozioneLinguaItaliana/LettoratiUniStraniere.htm 33 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” 5. Progetti attuati per gli italiani in Australia Tra il 1998 e il 2004 47 sono stati finanziati 13 progetti a favore degli italiani residenti in Australia, affidati con bandi del Ministero del Lavoro, Direzione Generale per le Politiche per l’Orientamento e la Formazione, relativi ad interventi per la formazione professionale degli italiani residenti nei Paesi non appartenenti all’Unione Europea 48 e del Ministero degli Affari Esteri nell’ambito del PON di Assistenza Tecnica e Azioni di Sistema del QCS ob.1, 2000-2006, Misura II, 1 Azione D 49 . La maggior parte ha riguardato lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle attività imprenditoriali (3 progetti) e la formazione e reinserimento professionale (3 progetti). (cfr. Appendice 5) Tab. 5.1. – Progetti proposti e attuati anno 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 Totale n. progetti 1 2 1 3 5 1 13 Nell’annualità 1998 è stato realizzato il progetto “Operatori di sviluppo”, collocabile all’interno dell’area di intervento Formazione, realizzato dal Gruppo Cerfe, su Brisbane. Nel 1999 i progetti formativi finanziati sono stati due: quello del Consorzio Lecole, nella circoscrizione consolare di Perth (Addetto al turismo incoming e outcoming) e quello del Gruppo Cerfe, sempre a Brisbane (Creazione banca dati sulle opportunità di occupazioni e sulle imprese per gli italiani all'estero). A questo secondo progetto, strutturalmente pluriennale, sono collegabili attività che si attuano negli anni successivi, in particolare, con la realizzazione di una ricerca dei corsi fi formazione per l’attivazione e la gestione della banca dati sull’occupazione e le imprese degli italiani in Australia. 47 L’ultimo Avviso pubblico del Ministero del Lavoro rivolto a finanziare interventi per la formazione degli Italiani residenti in Paesi non appartenenti all’Unione Europea, (n.01/2007 del 30.07.2007) è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 180 del 4 agosto 2007 - Supplemento ordinario n. 177, ma non ha ancora condotto all’assegnazione di nuovi finanziamenti. 48 I finanziamenti dei progetti di formazione per italiani residenti in Paesi non appartenenti all’Unione Europea vengono garantiti dal contributo proveniente dallo 0,30% del gettito INPS, annualmente attribuito al Ministero del Lavoro (Ufficio Centrale per l’Orientamento e la Formazione Professionale dei Lavoratori - UCOFPL). A quest’ultimo e, in particolar modo, alla Divisione V “Gestione e coordinamento di forme di intervento nazionale”, viene assegnato il compito di promuovere interventi formativi per gli italiani e le loro famiglie residenti nei paesi non appartenenti all’Unione Europea. I finanziamenti concessi vengono erogati con le seguenti modalità: • Il 50% all’avvio dell’attività; • Il 30% alla certificazione da parte dell’ente attuatore dell’avvenuta spesa di almeno il 50% del primo anticipo e del regolare svolgimento dell’attività; Il restante 20% dopo la presentazione di una relazione finale sulle attività svolte 49 Ministero degli Affari Esteri, Direzione Generale per gli Italiani all'Estero e le Politiche Migratorie, Avviso Pubblico del 23 agosto 2002 34 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” Nel 2000 è stato finanziato un progetto Italiane Cusine, nell’ambito dell’area di intervento “Ristorazione”, realizzato da Euroform r.f.s., a Melbourne, poi ripetuto, nella stessa circoscrizione, nel 2001. Nel 2001 il numero dei progetti per gli italo-australiani sono 3. Oltre a “Italian Cusine2”, vengono attuati due progetti del Gruppo Cerfe, collegabili a quello del 1999, dal titolo “Ricerca azione sui fabbisogni formativi, sulle opportunità occupazionali e sulle imprese per gli italo-australiani” e “Corsi di formazione per la gestione della banca dati sulle opportunità occupazionali e sulle imprese”. L’ambito di intervento è quello del “Fare impresa” e della “Formazione”. Nel 2004, nell’ambito dell’Avviso 1/2004 del Ministero del lavoro 50 sono stati finanziati 38 progetti, uno dei quali riguardante l’Australia. Il progetto selezionato, dal titolo “Philanthropy”, ha mirato a realizzare un percorso formativo individuale, rivolto ad italiani residenti in Australia e nello specifico nel territorio del New South Wales, nel rispetto delle pari opportunità di genere, al fine di favorire l’acquisizione delle competenze necessarie per erogare servizi a favore della popolazione anziana di origine italiana residente in Australia. Per quanto riguarda i progetti approvati dal MAE a seguito dell’avviso pubblicato sulla G.U.R.I. n° 197 del 23 Agosto 2002, due rientrano nell’Ambito di Intervento 1, (Promozione di reti imprenditoriali tra soggetti economici delle Regioni Ob. 1 e soggetti economici espressioni delle comunità di italiani all’estero); uno nell’Ambito di Intervento 2b, (Realizzazione di azioni di orientamento e di accompagnamento rivolte a soggetti associativi o imprenditoriali, promotori o partner di progetti di sviluppo integrato, finalizzate all’acquisizione di competenze necessarie al coinvolgimento di italiani residenti all’estero), uno nell’Ambito di Intervento 2c, (Sviluppo di professionalità nell’area della mediazione culturale ed economica capaci di attivare servizi reali per l’internazionalizzazione delle imprese delle regioni, attraverso la promozione di partnership con le comunità di italiani all’estero) ed uno nell’Ambito di Intervento 2d (Formazione dei formatori regionali finalizzata allo sviluppo della cooperazione con i Paesi di emigrazione, ed all’applicazione di tecniche e di metodologie di formazione continua a distanza). I soggetti attuatori - così come le aree di intervento - sono diversificati, mentre i progetti privilegiano i settori della formazione, dello sviluppo e dell’internazionalizzazione delle attività produttive. 50 Avviso 1/2004 del 5 marzo 2004 il ministero del Lavoro ha pubblicato Interventi per la formazione degli Italiani residenti in Paesi non appartenenti all'Unione Europea (Decreto Legislativo n. 112 del 31.03.1998, art. 142 lett. h) pubblicato sulla GURI n°70 del 24/03/2004, supl. ord.n°50. 35 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” Tab. 5.2 – Numero di progetti per aree di intervento Formazione- orientamento professionale Comunicazione Commercio Turismo Nuove tecnologie informatiche e multimediali Informatica Moda Sviluppo e internazionalizzazione delle attività imprenditoriali Costruzioni Ristorazione Ricerca tecnologica e scientifica Reti di collegamento Industria-artigianato Commercio-turismo-industria Totale 4 1 3 2 1 1 1 13 Gli enti attuatori che nel corso del periodo considerato sono presenti con il maggior numero di progetti sono il Gruppo Cerfe (4 progetti) e Euroform r.f.s. (2 progetti). Tab. 5.3. – Numero di progetti per ente attuatore Gruppo Cerfe Consorzio Lecole Euroform r.f.s. Unione Reg. Camere di Commercio Calabria Formez ISAS Università degli studi di Catania CNR Napoli Intexa s.r.l. Totale 4 1 2 1 1 1 1 1 1 13 Non è sempre possibile, dalla documentazione disponibile, individuare la copertura geografica delle azioni formative o promozionali, che tendono comunque ad essere realizzate ove tradizionalmente è più consistente la presenza delle comunità italo-australiane. Tab. 5.4. – Distribuzione geografica dei progetti Sydney Brisbane Perth Melbourne Non indicata Totale 1 2 1 2 7 13 I progetti per i quali non è possibile individuare la circoscrizione consolare di realizzazione sono in particolare quelli finanziati nel quadro del PON di Assistenza Tecnica e Azioni di Sistema del QCS ob.1 2000-2006; per questi è invece possibile individuare la Regione italiana che sostiene il progetto. La Sicilia è la più presente, con due progetti su cinque, mentre non compaiono la Basilicata e la Puglia 36 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” Tab. 5.5. – Numero di progetti presentati nel 2002 per Regione italiana ob. 1 Puglia Basilicata Calabria Campania Sicilia Sardegna Totale 1 1 2 1 5 37 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” 6. La realtà associativa 6.1. Descrizione del fenomeno La rilevazione “censuaria”, realizzata dal MAE nel 2007 segnala in Australia la presenza di 580 associazioni 51 , con un dato di 127.595 soci iscritti dichiarati, di cui 32.197 risultano essere soci italiani. Nel 1881 nacque in Australia la prima associazione italiana: si chiamava Società di Mutuo Soccorso e fu costituita per aiutare le vittime di alcuni progetti economici fallimentari. Negli anni Trenta la Eolian Society, nata a Sydney nel 1903, contava più di 8 mila soci; con finalità sociali, ricreative e assistenziali offriva un ventaglio di attività diverse, che andavano dai programmi radiofonici in lingua italiana alle partite di calcio, fino alle conferenze culturali in italiano. 52 Il movimento associazionistico italiano in Australia si è sviluppato negli anni cinquanta e sessanta, quando la comunità italiana si è estesa in maniera considerevole nel paese arrivando a diventare la presenza straniera quantitativamente più importante di origine non anglosassone.Lo sviluppo dell’associazionismo ha immediatamente seguito una precisa direttiva di matrice culturale e ricreativa, intensificando queste caratteristiche anche nelle associazioni meno legate all’attivismo culturale, come quelle di tipo assistenziale. Una peculiarità molto importante dell’associazionismo italiano in Australia è il rapporto con le istituzioni australiane, che hanno favorito, dall’inizio degli anni settanta, percorsi di integrazione che prevedevano un ruolo centrale delle strutture associative. Soprattutto nel secondo dopoguerra si diffusero i club, sul modello di analoghe associazioni locali: a Sydney nel 1954 nasceva l'Apia club, non più operativo da tempo, e nel 1958 il Marconi club, tuttora molto attivo; a Wollongong il Fraternity club fu fondato nel 1959, mentre si andavano moltiplicando in tutta l'Australia anche le associazioni religiose, per anziani, ex combattenti, pensionati, che si diffusero soprattutto nei centri rurali: Griffith, Newcastle, Lismore e Queanbeyan. L’associazionismo politico e sindacale si è andato riducendo negli ultimi anni, dopo alcune battaglie importanti degli anni ottanta, culminate nel 1986 con la firma dell’accordo di sicurezza sociale tra Italia e Australia, che ha permesso a migliaia di italiani rimpatriati di poter usufruire in Italia dei benefici previdenziali. A partire dai primi anni novanta si è invece rapidamente moltiplicato l’attivismo delle associazioni locali e regionali, legato a meccanismi di scambio economico tra zone di partenza e zone di destinazione, soprattutto nei settori della gastronomia e del turismo. 51 Cfr. tabelle a fine sezione pag. 41 Lorigiola, Tania, Australia contemporanea: multiculturalismo e immigrazione (1788-1993), Padova, EUROGRAF, 1997; O'Connor, Desmond; Comin, Antonio (Eds.) ; The first conference on the impact of Italians in South Australia, 16-17 July 1993. Adelaide, Italian Discipline, The Flinders University of South Australia, 1993; Bosi, Pino, On God's command. Italian missionaries in Australia. Mandati da Dio. Missionari italiani in Australia.Sydney, NSW, CIRC, 1989; Castles, Stephen; Alcorso, Caroline; Rando, Gaetano; Vasta, Ellie (a cura di) , Italo-australiani. La popolazione di origine italiana in Australia . Torino, Fondazione Giovanni Agnelli, 1992 52 38 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” 6.2. Associazioni assistenziali La prima associazione, sovvenzionata sia dal Governo australiano che da quello italiano, è stata il Co.as.it (Comitato di Assistenza Italiano), sorta grazie a una legge italiana del 1967, che conferiva ai consoli d'oltreoceano la possibilità di istituire comitati educativi e assistenziali per i connazionali emigrati. La sua attività iniziò subito con l'assistenza sociale e la consulenza specifica per casi individuali, quindi con l'avvio di corsi pomeridiani di lingua italiana per ragazzi in età scolare. In quei primi anni, i finanziamenti del Coasit arrivavano per il 50% dal Governo italiano, per il 25% da quello australiano e per il restante 25% da sottoscrizioni private da parte della comunità italiana. In seguito, con aiuti statali e federali, il Coasit potè rivolgersi ad altre specifiche attività: negli anni Settanta aprì a Melbourne una casa per le donne e due centri per l'infanzia; fondò una biblioteca, avviò servizi informativi, promosse progetti d'indagine sociale sulla collettività, quindi assunse operatori sanitari per l'assistenza agli anziani. La necessità di andare incontro ai problemi dei connazionali che in Australia invecchiano spesso soli, in luoghi isolati, restando privi di informazioni e assistenza, è sempre stata al centro delle attività del Coasit, che negli ultimi decenni ha assunto assistenti sociali, avviato centri diurni e programmi di assistenza domiciliare sia a Sydney che a Melbourne. Per far fronte alle numerose richieste dei connazionali, ha anche fondato alcune organizzazioni distribuite in vari stati: i Pensioners Club e le Italian Historical Societies sono sorti infatti nel Victoria, nel Queesland, nel New South Wales e nel Western Australia. Appoggiando in pieno la politica multiculturale del Governo australiano, oggi il Coasit si occupa soprattutto di fornire servizi sociali agli anziani e corsi di lingua ai giovani. Oltre ai corsi pomeridiani di lingua italiana per i figli dei connazionali, organizza corsi di apprendimento di lingua etnica per stranieri immigrati non italiani. L’associazionismo di taglio assistenziale ha svolto un ruolo importante fino alla fine degli anni settanta; ora è rivolto prevalentemente agli anziani della comunità, mentre le altre emergenze sociali vengono affrontate dal sistema di welfare australiano. Il censimento effettuato dal Ministero degli Affari Esteri nel 2007 segnala 123 associazioni italiane in Australia dichiaratesi con finalità assistenziali, pari al 10% del totale. E’ tuttavia importante ricordare che il coinvolgimento degli italiani – al pari delle altre comunità di immigrati – all’interno del circuito istituzionale di assistenza sociale è avvenuto grazie al ruolo cruciale di mediazione da parte dell’associazionismo. Il caso australiano segnala effettivamente la permeabilità delle istituzioni locali – passati i primi anni – nei confronti delle rivendicazioni e delle proposte dei rappresentanti delle comunità straniere. Un modello ancora una volta distinto dal caso europeo e da quello americano, dove, soprattutto nei periodi di crisi, hanno prevalso da un lato (in Europa) gli episodi di conflittualità aperta tra istituzioni dei paesi di arrivo e comunità straniere e dall’altra parte dell’Oceano (in America settentrionale e centro- 39 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” meridionale) le azioni di mediazione di tipo lobbystico da parte di elite della comunità, non sempre rappresentanti di tutte le comunità nel loro insieme. 6.3. Associazioni culturali L’associazionismo culturale è particolarmente attivo in Australia. Il censimento effettuato nel 2007 dal Ministero degli Affari Esteri rivela la presenza di 220 associazioni culturali, pari al 18 % del totale. La rete dell’associazionismo culturale è orientata oggi principalmente su due filoni di attività. Il primo è rappresentato dalle associazioni di tipo locale e regionale, che si definiscono nella maggior parte dei casi associazioni con finalità culturali. Nate a partire dagli inizi degli anni Sessanta e letteralmente moltiplicatesi a partire dalla metà degli anni Ottanta, queste associazioni portano avanti i percorsi della memoria con i rispettivi territori di origine e sono quindi particolarmente coinvolte nell’organizzazione delle feste annuali dei santi patroni e nell’organizzazione delle festività religiose. Negli ultimi anni si sono registrate diverse novità nella pratica di queste associazioni. Innanzitutto hanno saputo cogliere gli stimoli provenienti dalle istituzioni australiane in tema di promozione del multiculturalismo, per cui hanno avviato – spesso col sostegno finanziario dei governi locali – programmi di recupero delle tradizioni dei luoghi di origine e percorsi di diffusione pubblica della propria identità culturale. In secondo luogo le associazioni regionali hanno via via assunto un ruolo sempre più importante nei legami di tipo economico e commerciale tra Italia e Australia. Intensificando i rapporti con le amministrazioni dei paesi di origine, hanno effettivamente contribuito a diffondere, a fianco della cultura italiana, anche progetti commerciali di promozione del made in Italy e si avviano a svolgere questo ruolo con professionalità e competenze sempre maggiori. Il secondo filone è rappresentato dall’associazionismo culturale interessato alla lingua, alla storia e alla letteratura italiane. Particolarmente diffuso negli ultimi anni, questa forma associativa si caratterizza per la presenza mista di italiani e australiani. 6.4. Associazioni ricreative L’associazionismo ricreativo è ancora presente in Australia, ma tende a essere rivolto esclusivamente verso la generazione più anziana di italiani. Se le politiche sociali e culturali australiane hanno infatti relativamente favorito i circuiti di associazionismo delle comunità immigrate, in materia di giovani generazioni la scelta è stata di incoraggiare il più possibile la convivenza con la coetanea popolazione locale, favorendo quindi nei settori scolastici, formativi, sportivi e del tempo libero una partecipazione dei giovani slegata dalle reciproche appartenenze nazionali. In questo modo, se è stato raggiunto l’obiettivo di una integrazione delle giovani generazioni, è stata anche trascurata la possibilità di mantenere un legame profondo – che andasse oltre la famiglia e le relazioni di parentela e vicinato - con le proprie comunità. Il censimento del 2007 (dato MAE) segna 237 associazioni dichiaratesi con finalità ricreative, pari al 19% del totale. 40 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” La situazione attuale vede quindi una grande partecipazione degli anziani all’associazionsimo ricreativo, sulla base delle forme tradizionali di uso del tempo libero: dal gioco delle bocce alle carte. Le sedi delle associazioni ricreative italiane in Australia riproducono fedelmente, anche nell’architettura, il modello dei paesi di provenienza. Un settore in cui è particolarmente attiva la presenza giovanile è quello sportivo, in cui si è venuta a creare una situazione rovesciata rispetto al modello associativo dominante. I gruppi sportivi italiani infatti (soprattutto di calcio e ciclismo), nati e gestiti inizialmente solo da italiani, sono stati progressivamente interessati dalla partecipazione della popolazione locale e negli ultimi anni, pur mantenendo nomi italiani, rappresentano in realtà un esempio interessante di convivenza multinazionale e multirazziale. Il censimento del 2007 dichiara 83 associazioni sportive, pari al 7% del totale. 41 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” Tab. 6.1. Associazioni - Tabelle riassuntive ASSOCIAZIONI –Tabella Riassuntiva sul NUMERO TOTALE e sul tipo di FINALITA’ dichiarate per circoscrizione consolare Adelaide Brisbane Melbourne Perth Sydney Canberra (Australia Meridionale) (Queensland) (Victoria) (Australia Occidental) (Nuovo Galles del Sud) 56 53 226 580 23 5 44 2 4 5 4 9 2 31 1 1 0 0 48 15 77 15 7 4 4 123 24 220 19 13 10 11 11 18 2 39 72 1 0 1 15 38 0 0 5 1 1 9 29 3 0 33 2 3 17 43 2 4 3 0 2 6 32 0 1 25 6 14 24 69 7 3 77 9 21 94 237 13 8 11 13 5 16 8 30 83 0 0 8 22 3 32 44 65 137 121 75 36 21 1 14 0 0 0 0 7 1 29 0 0 0 1 15 0 25 1 1 1 2 2 0 Sindacali 10 0 0 23 26 1 0 Sportive TOTALE Associazioni Totale Associazioni Totale Soci Tot.Soci Italiani 66 127.595 32.197 FINALITA’ Assistenziali Commerciali Culturali Formazione Professionale Istruzione Media Istruzione Primaria Istruzione Superiore Linguistico Culturale Patriottiche Politiche Professionali Religiose Ricreative Sanitarie Turistiche Regionali 30 15 17 20 11 Fonte : Ministero degli Affari Esteri – Direzione Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie (DGIEPM) Censimento 2007 (CD “Associazioni italiane nel Mondo”, Edizione 2007) N.B.: Molte Associazioni risultano avere più finalità. Questo è il motivo per il quale i dati secondo la suddivisione per finalità NON risultano essere uguali al numero totale delle Associazioni per circoscrizione Consolare. 53 Le associazioni attive in Western Australia sono circa un centinaio, ma il numero di 56 corrisponde alle associazioni effettivamente attive, che partecipano a incontri, riunioni e organizzano eventi. 42 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” 6.2. Mappatura complessiva sulle finalità associazionistiche italiane presenti in Australia e relativa percentuale Assistenziali; 123; 10% Commerciali; 24; 2% Regionali; 137; 11% Culturali; 220; 18% Turistiche; 65; 5% Formazione Professionale; 19; 2% Sportive; 83; 7% Sindacali; 8; 1% Istruzione Media; 13; 1% Sanitarie; 13; 1% Istruzione Primaria; 10; 1% Ricreative; 237; 19% Istruzione Superiore; 11; 1% Religiose; 94; 8% Professionali; 21; 2% Politiche; 9; 1% Linguistico Culturale; 72; 6% Patriottiche; 77; 6% 6.3. Mappatura delle associazioni italiane in Australia per Circoscrizione Consolare 226 250 200 150 121 75 100 66 56 Melbourne (Victoria) Perth (Austr. Occ.) 36 50 0 Adelaide (Austr. Merid.) Brisbane (Queensland) Canberra Sydney (Nuovo Galles del Sud) Fonte : Ministero degli Affari Esteri – Direzione Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie (DGIEPM) - Censimento 2007 (CD “Associazioni italiane nel Mondo”, Edizione 2007) 43 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” 6.4. Adelaide (Australia Meridionale) – Finalità associazionistiche 35 30 30 25 26 23 21 20 14 15 11 10 10 5 1 0 0 0 0 2 0 1 0 0 0 A ss is te n C Fo om zia li rm m az er io c ia ne li P Cu ro ltu fe ra ss li Is tru io na zi Is o le tru ne zi M o Is ed tru ne ia P zi on rim ar e i S up a er io Li re ng ui st ic o C ul tu P at rale rio tti ch e P ol iti P c ro fe he ss io na R li el ig io se R ic re at iv e S an ita rie S in da ca li S po rti Tu v ris e tic he R eg io na li 0 6.5. Brisbane (Queensland) – Finalità associazionistiche 38 40 35 30 29 30 25 20 15 10 5 15 13 15 7 1 0 0 0 1 0 1 0 1 0 0 0 As si st en C Fo om zia rm li m az er io ci ne al Pr Cu i of ltu es ra Is t ru sio li na z Is le t ru ion e zi on Me Is t ru e di P a zi on rim e Su aria pe r Li iore ng ui st C ico ul t Pa ura le tri ot tic Po he li Pr of tich es e sio na R li el ig io R icr se ea ti Sa ve ni ta ri Si nd e ac Sp ali or Tu t ive ris ti R che eg io na li 0 Fonte : Ministero degli Affari Esteri – Direzione Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie (DGIEPM) - Censimento 2007 (CD “Associazioni italiane nel Mondo”, Edizione 2007) 44 As si st e C Fo om nzia rm li m az er ci io al ne i Pr Cu of ltu ra e Is t ru ssio li n z Is al t ru i o n e e zi on Me Is t ru e di a P zi on rim e Su aria pe r Li iore ng ui st C ico ul t Pa ura le tri ot tic he P Pr oliti c of e s he sio na R li el ig io R icr se ea ti Sa ve ni ta ri Si nd e ac a Sp li or t Tu ive ris ti R che eg io na li As si st en C Fo om zia li rm m er az c io ia ne li C Pr ul t of ur es a Is t ru sio li n z Is t ru ion ale e zi M o Is ed t ru ne ia Pr zi on im e a Su ria pe r Li iore ng ui st ic o C ul tu Pa r a le tri ot tic Po he lit Pr o f i ch e es sio na R li el ig io R se icr ea ti Sa ve ni ta rie Si nd ac a Sp l i or t Tu ive ris ti R che eg io na li Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” 6.6. Canberra – Finalità associazionistiche 35 30 25 10 5 29 25 25 20 15 17 15 11 10 9 5 5 0 50 45 1 5 2 1 4 1 5 2 35 20 4 5 1 44 18 2 3 8 1 3 0 0 6.7. Melbourne (Victoria) – Finalità associazionistiche 43 40 33 30 23 22 17 16 2 20 15 4 0 Fonte : Ministero degli Affari Esteri – Direzione Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie (DGIEPM) - Censimento 2007 (CD “Associazioni italiane nel Mondo”, Edizione 2007) 45 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” 6.8. Perth (Australia Occidentale) – Finalità associazionistiche 35 32 31 30 25 20 15 11 9 10 8 6 5 2 1 1 2 0 3 3 2 0 0 0 1 C Fo rm az io n As si st en om zia li m er ci al i e C Pr ul t of ur e a Is t ru ssio li z n Is t ru ion ale e zi M o Is ed t ru ne ia Pr zi on im e a Su ria pe r L i i o re ng ui st C ico ul tu Pa ra le tri ot tic Po he li Pr of tich es e sio na R li el ig io R se icr ea ti Sa ve ni ta ri Si nd e ac a Sp li or t Tu ive ris ti R che eg io na li 0 6.9. Sydney (Nuovo Galles del Sud) – Finalità associazionistiche 90 77 80 69 70 60 50 48 44 39 40 30 25 30 20 10 15 32 24 15 14 7 4 4 6 7 3 A ss is Fo C ten o rm m zia li az m er io ci ne al Pr C i of ult u e ss ra Is tru io li na Is z tru ion le Is zio e M n tr uz e P ed ia io ne rim S aria up er io Li ng re ui st C ico ul P tura at rio le tti c Po he Pr li of tich es e si on al R i el ig i o R ic se re at S ive an ita r S i n ie da c S ali po r Tu t ive ris t R iche eg io na li 0 Fonte : Ministero degli Affari Esteri – Direzione Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie (DGIEPM) - Censimento 2007 (CD “Associazioni italiane nel Mondo”, Edizione 2007) 46 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” 7. L’informazione 7.1. La stampa Come per altri Paesi di emigrazione storica, una caratteristica importante della stampa italiana in Australia (che insieme alle emittenti radio-televisive costituisce una vera e propria rete di informazione) è l’attenzione alle vicende di attualità del paese di arrivo, a sottolineare il livello di integrazione e partecipazione della comunità italiana alla società australiana. Delle 20 testate recensite (dati al 2007 54 ), suddivise principalmente in due macro categorie - la stampa periodica generalista e la stampa di settore (fogli, bollettini, riviste specializzate) - gli unici due quotidiani sono Il Globo e La Fiamma, appartenenti allo stesso editore, mentre la restante parte 55 è per lo più composta da mensili, bimestrali, trimestrali e semestrali. C’è da segnalare una realtà diversificata: accanto a testate forti, a metà tra il bollettino d’informazione e il foglio di comunicazione interno alla comunità, vi è un’informazione diffusa di giornali e periodici che si preoccupano di essere strumento culturale di realtà minori ma comunque significative. Una peculiarità del caso australiano quindi, che segnala la persistenza di una certa vivacità del settore. La maggior parte delle testate è edita in versione bilingue, la rimanente è parimenti distribuita tra testate in italiano e testate in inglese Le forme di distribuzione sono varie: nella maggior parte di casi la diffusione è gratuita - diretta o a mezzo posta - generalmente rivolta alla comunità italiana o mirata a gruppi, associazioni e circoli interni ad essa. Presenti anche l’invio per abbonamento o la vendita in edicola, soprattutto per le pubblicazioni maggiori. Ancora ristretta la diffusione on line. Dal punto di vista dell’utenza, la stampa italiana in Australia si rivolge principalmente alla comunità italo-australiana, variamente composta da emigrati di I e di II generazione. Trasversalmente ad essa, numerose testate individuano target mirati di utenti, appartenenti al mondo accademico, istituzionale, religioso, associativo e alle business community. 54 55 Fonte MAE 2007. Volume “L’Italia dell’informazione nel Mondo” Ad eccezione di 3 pubblicazioni per cui non risultano disponibili informazioni in merito alla periodicità. 47 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” Cartina 7.1. I media italiani in Australia STAMPA 20 (42,55%) RADIO 24 (51,06%) TV 3 (6,39%) TOTALE 47 Fonte- Ministero Affari Esteri Anno 2007. Volume: “L’Italia dell’Informazione nel Mondo” 48 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” 8. Tematiche correnti La comunità italiana in Australia (come in altri contesti di emigrazione “storica”, avente lontane radici nel passato) è interessata in maniera preminente da questioni che ruotano attorno a due tematiche speculari: quella dell’invecchiamento della popolazione immigrata di nascita, e quella della vitalità di un sentimento di appartenenza tra i giovani discendenti. Il primo aspetto (come si è visto nell’analisi fin qui svolta) è legato ad una dinamica per cui i nuovi arrivi sono ormai trascurabili, mentre la popolazione presente avanza sempre di più nella fascia d’età “anziana”. Si riscontra un significativo flusso di “retirement migration”, ossia una migrazione di ritorno dopo il raggiungimento dell’età pensionabile. Questo fenomeno, che riguarda soprattutto la generazione giunta durante il boom degli anni ’50-’60, si deve senz’altro anche alle disposizioni previdenziali (introdotte dal 1973) che prevedono la “portabilità” della pensione, indipendentemente dal requisito della residenza. La tabella che segue è esplicativa in tal senso, mostrando il notevole incremento nel numero di persone che, in Italia, sono titolari di pensione australiana. Tab. 8.1. -Numero di persone che in Italia ricevono pensione dall’Australia, 1976-2001 Anno Numero titolari 1.503 1976 3.662 1985 3.807 1986 4.120 1989 10.661 1992 24.675 2001 Fonte: Centrelink (dati non pubblicati), Hugo 1994 56 La particolarità della terza età in Australia, è stata evidenziata nella Conferenza tenutasi a Melbourne nell’ottobre 1999 sul tema “Un’età matura per l’età matura”. In tale occasione sono stati evidenziati degli obiettivi da perseguire: sostenere le associazioni senza fini di lucro per gestire progetti e iniziative; rafforzare il ruolo del volontariato e coinvolgere la comunità in settori dell’assistenza che non richiedono personale specializzato. Di fatto, è riscontrabile che gran parte delle associazioni attive nel terzo settore a contatto con la comunità italiana prestano servizi proprio nel campo della tutela previdenziale, nonché della cura di anziani e disabili, laddove questo target trova talvolta ostico rapportarsi ai servizi nel contesto del Paese di accoglienza senza qualcuno che agisca da “ponte” attraverso una mediazione linguisticoculturale. 57 Le problematiche relative all’invecchiamento sono dunque senz’altro molto sentite dai connazionali in Australia. Ma un’enfasi ancor maggiore da parte della stessa comunità italiana è posta sulle nuove generazioni e, in particolare, sulla componente femminile. Dai documenti elaborati in occasione degli incontri di Melbourne, in preparazione alla Prima Conferenza 56 G. J. Hugo, The Economic Implications of Emigration from Australia (Canberra: AGPS, 1994), p. 94. Per un elenco indicativo della natura e attività di alcune di queste organizzazioni, si vedano riferimenti più sotto, nella sezione “contatti”. 57 49 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” Italiani nel Mondo, emerge una vasta e convinta individuazione dei giovani in generale, e in particolare delle donne, come principali agenti di collegamento e sviluppo con le comunità di partenza. “Giovani 2000”, Leading Italian Australian Youth Organisation in Victoria, un collettivo visibile e operativo anche attraverso la presenza online con un ricco portale, 58 ha realizzato, nell’ottobre 2000 (sempre in vista della Prima Conferenza degli Italiani nel Mondo), una inchiesta, intervistando ragazzi appartenenti a diversi settori della comunità residente a Melbourne. 59 E’ emerso un quadro in cui questa fascia risulta ben integrata nella società ospite, e al contempo è espressione di una “italianità” che si diffonde sempre più anche tra i coetanei, attraverso richiami ad un certo lifestyle e modelli di consumo. Al contempo, gli stessi giovani mettono in guardia da un un approccio mirante a rafforzare gli scambi su una base meramente commerciale, di “consumo”. Viene esplicitamente sottolineata “l’importanza del trattino”: l’italo-australiano fa parte di una cultura che unisce due mondi, ma non appartiene né all’uno né all’altro. Ciò non significa avere un’identità debole, anzi, al contrario: si vive l’appartenenza ad una terra con un ricco patrimonio rappresentato dalle culture indigene e da una società multiculturale, al quale si aggiunge il patrimonio culturale italiano. L’indagine sui giovani italiani in Australia realizzata dal Ministero degli Esteri – Direzione Generale Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie e dal CGIE nel maggio 2004, descrive una seconda generazione integrata, istruita più della media nazionale e professionalmente inserita. I figli degli emigrati italiani non sembrano concentrarsi su professioni “tipicamente italiane” e molto ramente hanno intrapreso la carriera dei propri genitori. I nuovi emigrati di prima generazione, dal canto loro, mettono l’accento sulle opportunità offerte dal Paese: permeabilità del mercato del lavoro, correttezza ed equità dei rapporti professionali, flessibilità nello studio e nel lavoro. Nonostante il loro dinamismo, i giovani italiani in Australia rimangono lontani dal mondo associazionistico, frequentato prevalentemente dagli anziani e rappresentativo di un’Italia “che non esiste più”. Secondo i giovani, le associazioni dovrebbero diffondere l’immagine dell’Italia moderna e impegnarsi a creare forme di scambio culturale e commerciale con lo stivale avvicinando le nuove leve alla loro terra di origine: nell’intervista del 2004 un numero estremamente ridotto degli intervistati era informato su avvenimenti di cronaca e politica italiana. Il documento finale della Pre-Conferenza dei giovani italiani in Australia (Canberra 8/9 dicembre 2007), realizzato in vista della Prima Conferenza dei giovani italiani residenti all’estero, sottolinea la necessita di una maggiore rappresentazione dei giovani italo-australiani da parte dei vari strumenti mediatici - con particolar riferimento alla cultura moderna giovanile -; l’importanza della promozione dell’identita attraverso borse di studio e scambi culturali; il 58 http://www.giovani2000.org.au/whatwedo.html A 56 giovani italo-australiani tra i 16 e i 35 anni, è stata posta la domanda aperta "Come vedi il tuo legame con l’Italia?". Iniziativa riportata nel documento “Proposte per la Pre-conferenza di Melbourne presentate dai giovani del Sud Australia”, ad opera di Paola Niscioli (Membro del Comites South Australia ) e Serafina Maria Maiorano (Vice Presidente del Comites South Australia), GRTV Agenzia di Stampa Internazionale, 13 ottobre 2000. 59 50 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” potenziamto della promozione della lingua italiana con l’invio di “assistenti linguistici”; il riconoscimento dei titoli di studio e professionali; la realizzazione di gemellaggi gra gli enti territoriali; la creazione di un netwok di giovani emigrati. In sintesi, la fisionomia fin qui delineata degli italo-australiani presenta una comunità culturamente dinamica, economicamente stabile, inserita in tutti i campi (artistici, tecnico-scientifici, sportivi, economici, politici e amministrativi), “multiculturale” e “interculturale” (nel senso di riconoscersi parte di una società plurale). Lo sviluppo di un approccio collaborativo efficace dovrebbe partire da una presa di coscienza di tale complessità e, per riflettere le realtà e le aspirazioni reciproche, deve passare attraverso interventi diversificati, quali ad esempio: - partnership e scambi nel settore scientifico, economico, commerciale e industriale; - partnership culturali a livelli istituzionali e regionali (teatro, cinema, danza, belle arti, musica, architettura, design, moda, ecc.); - partnership e scambi a livello scolastico, universitario; - coordinamento e potenziamento delle iniziative promozionali del turismo, cultura e commercio intraprese dal Governo centrale italiano e dalle Regioni; - tutela e miglioramento dell’immagine degli italiani nel mondo e del "sistema Italia" attraverso tutti gli strumenti possibili, con particolare riferimento alla necessità di creare una vera informazione di ritorno non afflitta da stereotipi Questo ultimo punto è particolarmente sentito all’interno della comunità italiana. L’immagine dell’Italia che i giovani (ma anche i loro coetanei di origine non italiana) ricevono tramite i media (locali e non), viene giudicata datata e fuorviante. Si auspica pertanto una robusta ed articolata operazione di controinformazione rovolta a tutta la popolazione, non solo alla prima generazione, considerando le varie esigenze locali. 60 La lingua è cruciale, in questo passaggio di elementi che contribuiscono a creare una comune appartenenza culturale. Le seconde e terze generazioni, anche se non hanno una perfetta padronanza dell’italiano, lo praticano in occasione di viaggi, o per motivi di studio, o comunque per l’abitudine a comunicare in una lingua altra rispetto all’inglese (magari, piuttosto, un dialetto regionale) all’interno del nucleo familiare. Tuttavia, se l’italiano viene considerato prevalentemente una lingua comunitaria “d’uso” tra giovani di origine italiana, e non viene al contempo adeguatamente promosso anche a livello scolastico–educativo, si corre il rischio di una graduale ma inesorabile estinzione. Essendo l’italiano, a tutt’oggi, la seconda lingua straniera più parlata in Australia (pertanto, un patrimonio a disposizione dell’intera collettività), ci si attende un investimento per lo sviluppo ed il rafforzamento di corsi di lingua e cultura italiana – a livello universitario, ma anche di scuole medie inferiori e superiori. 60 Rapporto del gruppo di lavoro n° 3, conferenza preparatoria (Oceania) in vista della Prima Conferenza Italiani nel mondo. GRTV online, 13 ottobre 2000. 51 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” Oltre a quello della lingua, un altro settore cui prestare attenzione è quello degli artisti italiani in Australia: registi, scrittori, pittori, teatranti, 61 tutti nel loro lavoro hanno lasciato tracce dell’emigrazione, del "ritrovamento delle radici", senza rinnegare il passato, anche se proiettati sempre più al centro della cultura australiana. Hanno una prospettiva culturale unica da offrire sia all’Italia che all’Australia; appartengono ad una nuova cultura “globale”, non sono più destinatari passivi, ma attivi protagonisti di un nuovo dialogo interculturale. Nel complesso, l’istantanea scattata al momento attuale fotografa una comunità italoaustraliana il cui sentimento identitario, ben lungi dal rappresentare un elemento di debolezza e di esclusione, come avveniva in epoche passate, costituisce un fattore di integrazione all’interno della società di accoglienza, oltre che un potenziale canale di collegamento stabile con le società e i territori italiani di riferimento etnico-culturale. 61 Produttori cinematografici conosciuti a livello internazionale come Monica Pellizzari (vincitrice di numerosi premi al Festival del Cinema di Venezia) e Mario Andreacchio, pittori come Aldo Iacobelli, scrittrici come Melina Marchetta e Anna Maria Dell’Oso, attori di teatro come Dina Panozzo, Anthony La Paglia, Rosalba Clemente, organizzazioni come la Compagnia Teatrale Italo-Australiana. 52 Osservatorio sulla formazione e sul lavoro degli italiani all’estero Rapporto Paese “Gli italiani in Australia” Bibliografia: o o o o o o o o o o o o o o o o o o o o Australian Government, Department of Education, Science and training, Annual Report 2006-2007 Bosi P., On God's command. 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