L`obesità può essere un fattore di rischio, ma esagerare con le diete
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L`obesità può essere un fattore di rischio, ma esagerare con le diete
[COSTUME] DI ELENA GIORDANO - FOTO SAVERIO MERONE L’obesità può essere un fattore di rischio, ma esagerare con le diete a volte mette a nudo l’incapacità di accettarsi GRASSE, MAGRE BELLE ESAGERATE D 75% della mortalità è dovuto alle malattie da dismetabolismo: il 50% di queste sono originate dall’obesità a una parte ci sono le conformate, ben messe, morbide, “in carne”. Dall’altra ci sono le magrette, i “grissini”, le slanciate, le modelle. È possibile che il mondo, che ama le contrapposizioni, veda anche le donne confrontarsi e opporsi, sul terreno della taglia? Ed è possibile che loro ci caschino, lasciandosi trasportare in una battaglia infinita, con tanto di bilancia? A quanto pare sì. La Tv trasmette ossessivamente l’immagine di corpi magri, perfetti, dal capello senza doppia punta al piede con lo smalto sul mignolino: niente è lasciato al caso. E così, la signora che osserva la pagina pubblicitaria sulla rivista di moda, fa «Il binomio magri e felici o grassi e infelici resta sempre valido per la gran parte delle persone», dice Giorgio Calabrese nel suo libro (L’inganno delle diete, Piemme). Ma se è corretto interpretare i chili in più come un primo segno di disagio metabolico, è sbagliato dimagrire a qualunque costo, magari inseguendo modelli impossibili. Come in tutte le cose, ci vuole un po’ di buon senso. E occhio alle diete strane. 16 FEBBRAIO 2009 CLUB3 un esamino di coscienza e ne esce distrutta: dopo una giornata di lavoro, le faccende di casa, l’arrosto, è impossibile essere splendide. Occorre migliorare. Proprio a questo punto le donne iniziano a ragionare per opposti: le signore “morbide” si sentono eccedere. Quelle filiformi si sentono insufficienti. È come se mancasse qualcosa, come se, accidenti, la condizione di vita fosse sempre sbagliata. Un modo per correre ai ripari, e sentirsi belle e apprezzate, pare sia quello di consultare alcuni “guru”. Nell’ordine: le amiche e le riviste di bellezza. Le amiche consigliano rimedi di solito assurdi (la tisana sgonfiante, la dieta del limone, la dieta “del nulla”, ossia dell’assenza di cibo). Le riviste propongono diete dimagranti che, se affrontate senza il supporto del medico di famiglia, possono arrecare più danni che benefici. Le donne filiformi non hanno necessità di dimagrire. Nonostante qualcuna si senta comunque “con qualche etto in più addosso”, la maggioranza vorrebbe tonificare, irrobustire, fermare il tempo. Da qui la richiesta di aiuto rivolta a massaggi, oli, linfodrenaggi, e ogni genere di trattamento estetico. Sì, mi piaci come sei Sarà vero che le donne difficilmente si piacciono come sono, e che lo stereotipo della “bellezza-magrezza” risulta vincente, da cinquant’anni a questa parte. Ma forse è il caso di iniziare a smettere di ragionare per idee rinchiuse in scatoline: le due signore che gentilmente hanno chiacchierato con noi (vedi box) testimoniano che i chili in più, o in difetto, di per sé, non portano né la felicità né l’infelicità. Che lo specchio, il più potente mezzo di distruzione del- l’autostima mai inventato, ha così tanto potere solo perché le persone glielo concedono. Antonella Clerici è bella tanto quanto Francesca Neri. Marisa Laurito sprizza felicità da tutti i pori, ma anche Raffaella Carrà. Il segreto di questi personaggi? Si accettano per come sono, o almeno non fanno un dramma dei chili di troppo. La solarità esplosiva forse si annida bene tra gli etti in eccesso? Chissà. Ma anche questa non è una regola scritta. La bellezza nasce dal cuore, così come la sensazione di essere piacenti, indipendente왎 mente dalle rughe o dalla taglia. FELICE E MALINCONICA Wilma e Simona, due modelli di donna che si confrontano e spesso di scontrano TRE DOMANDE... ILMA, responsabile dell’ufficio fornitori di un’azienda milanese, è solare e ottimista. Vede il lato positivo in ogni cosa. Per la bilancia ha qualche chilo di troppo: le piace mangiare, magari in quantità. Crede che nella vita l’unico modo per essere felici (e senza badare ai chili) sia stare bene con sé stesse. Quando guarda lo specchio prima di uscire di casa pensa… «Quanto sono bella stamattina!» Qual è il suo piatto preferito? «I primi (soprattutto i risotti)». Un messaggio che vuole lasciare alle magre? «Divertitevi un po’ di più». W IMONA, segretaria del direttore dell’ufficio del personale di una media azienda, è magra. Mangia tanto, alimenti salati in special modo, ma brucia ogni cosa, dunque non ingrassa. Portata a vedere il bicchiere mezzo vuoto, non ha problemi con il suo peso. Sta bene nel suo corpo, a renderla un filo ombrosa sono le situazioni della vita. Quando guarda lo specchio prima di uscire di casa pensa… «Non mi guardo, non mi interessa». Qual è il suo piatto preferito? «La pasta con il tonno». Un messaggio che vuole lasciare alle magre? «Non fatevi troppi problemi, non ascoltate i commenti degli altri». e.g. S CLUB3 17 FEBBRAIO 2009 [COSTUME] DI MONICA MELOTTI S nobbati, maltrattati e talvolta anche sottopagati. I grassi spesso vivono una condizione di questo tipo, ma adesso una ricerca, pubblicata sul quotidiano tedesco Bild, risposta l’ago della bilancia. Sembrerebbe che i grassi siano più felici e allegri dei magri. La conferma viene da una ricerca condot- zionali, cognitivi, relazionali che sono coinvolti. Essere magri, per molti, richiede sacrifici: sottoporsi a diete forzate, esercizi ginnici d’ogni genere, farmaci e integratori, elettrostimolatori, pur di essere sempre “n forma”, e apparire “magri e belli”. Significa gestire la paura di non piacere abbastanza, il rischio di Le persone con qualche chilo in più soffrono meno la blema di metabolismo, per altri è inspiegabile perché l’impressione è di mangiare poco, per altri è genetico, oppure è un problema endocrino». C’è una sostanziale differenza tra l’essere in sovrappeso e obesi. Come vive l’obeso questa sua condizione in una società depressione. La relazione tra psiche e aspetto esteriore ROTOLONI FELICI PAROLA DI ESPERTO Barbara Rossi, picoterapeuta, dice che i grassi sono tendenzialmente più felici “ ” Nell’amore per la propria immagine, Narciso perde di vista, un po’ alla volta, tutti i valori, gli interessi, il confronto con l’altro 18 FEBBRAIO 2009 CLUB3 ta dal Karolinska Institut di Stoccolma, che ha preso in esame un campione di 1,3 milioni di uomini. Il risultato? Le persone di sesso maschile con qualche chilogrammo di troppo soffrono molto meno di depressione rispetto alle persone magre. Minore è anche la propensione al suicidio. Club3 ha voluto approfondire l’argomento con la psicoterapeuta Barbara Rossi, presidente onorario del Cisp (Centro italiano sviluppo psicologia). Dottoressa Rossi, che cosa ne pensa di questo studio? «Benché la ricerca sia giunta a noi con una formulazione non molto chiara, e benché il peso ideale resti un concetto relativo, possiamo certo condividere il pensiero che le persone con qualche chilogrammo in più possano essere più felici dei magri. Sono veramente poche infatti le persone che naturalmente hanno un metabolismo che consente loro un peso ideale e una forma “magra”, che nella nostra società significa da modelli. La ricerca riconduce le motivazioni alla produzione di serotonina, un ormone che provoca buon umore. Io ritengo invece che ridurre l’essere felici a un mero fattore ormonale consideri poco gli aspetti emo- perdere l’amato, di uscire dal giro. Significa quindi anche dirottare molte energie e pensieri su questo obiettivo, a scapito di altri aspetti, valori e piaceri. Al contrario, chi si mostra più clemente con sé stesso, concedendosi qualche piacere per la buona cucina, per un buon bicchiere di vino, potrebbe essere più disponibile ad accogliere anche le sorprese e gli imprevisti che la vita ci presenta. Se ci pensiamo, già la mitologia, con la vicenda di Narciso, giovane di bellissimo aspetto follemente innamorato della propria immagine, metteva in guardia dall’eccesso di culto per il proprio aspetto. In questo amore per la propria immagine Narciso perde di vista un po’ alla volta tutto: i valori, gli interessi, il confronto con l’altro. Non può separarsi dalla propria immagine vissuta come perfetta, fino a perdere sé stesso nel desiderio di unirsi per sempre alla propria bellezza». Esiste la paura di essere grassi o magri? Come si manifesta nei due casi? «Più che paura, direi che i problemi legati al comportamento alimentare sono una certezza, se consideriamo le statistiche: in Italia solo il 53 per cento della popolazione può rientrare nel cosiddetto “normopeso”. Rispetto alla percezione di sé, chi soffre di anoressia solitamente pensa di essere grasso e si sforza di dimagrire; non parliamo quindi di paura, perché la persona è certa di essere in sovrappeso. Chi è obeso, all’opposto, tende a banalizzare il problema attribuendolo a cause esterne o casuali: per alcuni è un pro- che guarda molto all’estetica? «Difficile generalizzare. Certamente la distanza tra peso ideale e peso reale provoca un po’ di dispiacere e sofferenza, ma basta circondarsi di persone giuste, pure loro obese, oppure che capiscono gli aspetti positivi più interiori, per colmare il gap e non pensarci. Va co- munque precisato che sovrappeso e obesità nascondono aspetti psichici importanti, che vanno compresi nel rispetto delle singole identità. Ricordo, ad esempio, una signora che, durante il percorso terapeutico, si rese conto che la sua improvvisa obesità non era casuale: disturbata dai corteggiatori, aveva deciso inconsciamente di proteggersi diventando grassa. Un’altra signora, in dieta perenne, ma inutilmente, si rese conto di quanto il suo “ammasso di grasso” la facesse assomigliare fortemente alla madre che aveva perso. Un modo come un altro per tenerla vicina?». 왎 C 53% degli italiani può rientrare nel cosiddetto normopeso, gli altri sono grassi NEL TEMPO DELLA “GLOBESITY” he cosa accomuna McDonald’s e Slow Food, i banchetti dei romani e i menù del commissario Montalbano, cristiani e pagani di tutti i tempi? L’attrazione irresistibile, incontrollabile per il cibo. Talmente irresistibile e incontrollabile da diventare peccato, colpa, vizio, anzi, uno dei sette vizi capitali, come ricorda un piacevole e intelligente libro, Gola (il Mulino, pp. 122, 12,00 euro) scritto dalla professoressa Francesca Rigotti. Caratteristica specifica di questo vizio, è il fatto che si rende visibile, perché inscritto nella carne, non solo nell’anima. Certo è che la diffusione della “passione dell’ingordigia” – come recita il sottotitolo del libro – è oggi planetaria, come dimostra il fenomeno dell’obesità globale o globesity. Ed è allora divertente, ma insieme un po’ inquietante, ritrovare i segni dell’epidemia del sovrappeso in un itinerario che parte dall’antichità per arrivare a oggi. Paolo Perazzolo CLUB3 19 FEBBRAIO 2009 [COSTUME] DI EMANUELE PICCARI C’È PURE LA DIETA DEI SALAMI Chi volesse proprio dimagrire deve fare attenzione C’ è anche la dieta secondo la quale si dimagrisce mangiando salami grassi, lardo, strutto e cose del genere. Si chiama “dieta punti” e ogni tanto riappare su Internet e su qualche rivista di secondo ordine. Si tratta della riesumazione di una vecchia teoria contestata da quasi tutti i nutrizionisti secondo la quale sarebbero soltanto i carboidrati (pane, pasta, riso, eccetera) e gli zuccheri i responsabili del grasso superfluo. Quindi - si dice - bisogna fornire all’organismo una quantità trascurabi- 20 FEBBRAIO 2009 CLUB3 le di carboidrati e non preoccuparsi invece dei grassi e delle proteine. La spiegazione di questa teoria è piuttosto confusa. Si afferma che tutti i carboidrati e gli zuccheri sono trasformati in glucosio da un ormone secreto dal pancreas, l’insulina (ed è vero), dopo di che il glucosio è speso in energia, se in quantità corretta; ma secondo la teoria in alcuni casi, peraltro non indicati, viene secreta più insulina di quella necessaria, che non solo brucia il glucosio troppo in fretta, ma rimane poi in buona parte in circolo generando gli indesiderabili pannicoli adiposi, perché trasforma in grassi di accumulo le sostanze derivanti dalla demolizione del glucosio. I grassi accumulati, precisa ancora la teoria, sono soltanto quelli prodotti con questa reazione, mentre i grassi ingeriti con gli alimenti non formano pannicoli adiposi e, quindi, non c’è ragione di limitarne il consumo: il vero pericolo sarebbero i carboidrati, che richiamano l’insulina e innestano il perverso ciclo descritto. Non risulta che vi siano supporti scientifici a questa teoria, che fra l’altro non prende neanche in considerazione il rapporto fra entrata e spesa calorica nella dieta suggerita, lasciando anche intendere che l’aterosclerosi è da attribuire ai carboidrati. È appena il caso alle scorciatoie e a certi consigli davvero bizzarri... di notare che, se soltanto i carboidrati fossero responsabili del grasso superfluo e dell’aterosclerosi, le popolazioni del terzo mondo che si nutrono prevalentemente di carboidrati sarebbero formate da obesi ammalati e infartuati. Si chiama “dieta punti” perché viene attribuito un punteggio ai vari cibi, ovvero molto basso per salsicce, salumi, formaggi, eccetera, che favorirebbero il dimagrimento, e molto alto per quelli a base di carboidrati, con criteri anche strambi: a una zolletta di zucchero, per esempio, sono assegnati 7 punti e a una cipolla lessa 9 punti, per cui la cipolla lessa risulterebbe molto più “ingrassante” di mezzo chilo di anatra farcita con 250 grammi di strutto, che hanno zero punti. Né vengono presi in considerazione vitamine e minerali. Ma non è la sola dieta strampalata in circolazione, ce ne sono tante altre, per esempio quella che consiglia di mangiare solo carboidrati (dieta Pritikin, il contrario di quella precedente), oppure la dieta Scarsdale, ricca in proteine (an- Ecco la formula metabolica della vita La quantità ideale di elementi nel rispetto della regola nutrizionale della cosiddetta dieta mediterranea. Ecco come: 쎲 proteine = 10-15% 쎲 grassi = 25-30% 쎲 carboidrati = 55-60%. Per proteine si intendono: 쎲 proteine vegetali: ortaggi, verdure in genere, cereali, legumi, frutta fresca, oleosa e secca, alghe; 쎲 proteine animali: carne, pesce, uova, latte e formaggi, yogurt. Per grassi si intendono: 쎲 grassi saturi: burro, strutto, lardo, panna, margarina; 쎲 grasssi insaturi: olio extravergine di oliva e oli vegetali in genere; grasso di pesce. Per carboidrati si intendono quelli: 쎲 semplici: glucosio, fruttosio, maltosio, zucchero da cucina; 쎲 complessi: amidi (come la pasta e i prodotti della farina; il riso, i legumi, i cereali) e il glicogeno. CLUB3 21 FEBBRAIO 2009 [COSTUME] Il peso ideale 씰 Per conoscere il proprio peso ideale, si segue la regola del calcolo del Body mass index (Bmi) o Indice di massa corporea (Imc). Con questa formula si calcola il Bmi dividendo il peso in kg per l’altezza della persona (in metri) al quadrato. Bmi = peso corporeo diviso l’altezza X l’altezza. Tra i 45 e i 54 anni, per essere normopeso, il risultato ottenuto deve essere compreso tra 22 e 27, tra i 55 e i 64 anni tra 23 e 28, sopra i 65 tra 24 e 29. Per mantenersi in forma basta seguire alcuni semplici regole a costo zero cora il contrario della Pritikin), oppure quella del pompelmo prima dei pasti per “bruciare” i grassi (?), eccetera, eccetera. Eppure per dimagrire non c’è da lambiccarsi il cervello con conti di calorie e dissanguando il portafoglio in centri dietetici, palestre, saune, bibitoni dimagranti e istituti anticellulite con apparecchi-bidone. La prima regola, che non costa niente, è che non bisogna avere fretta e che occorre sempre mantenere un’alimentazione variata ed evitare una vita sedentaria. Per il resto, vi sono alcuni consigli pratici dei nutrizionisti seri che pure non costano niente. 쎲 Iniziare i pasti con un’abbondante insalata mista, condita moderatamente, che sostituirà il contorno. Dà un senso di sazietà, riduce “le pretese” alimentari successive e fornisce importanti principi nutritivi. 쎲 Usare esclusivamente la pasta finissima non I consigli del dietologo all’uovo (capellini, tagliolini, nidi di rondine, ecc.) condita con semplice pomodoro. Durante la cottura assorbe più acqua e la porzione nel piatto risulterà uguale a quella degli spaghetti o dei bucatini, ma solo in volume: in quantità sarà il 30 per cento in meno, il resto è acqua che non ingrassa. 쎲 Alternare la pasta con minestroni freschi o surgelati che, come l’insalata, danno un senso di sazietà e poche calorie. OCCHIO ALLE PILLOLE MIRACOLOSE C che cosa ha mangiato oggi professore? «A pranzo un’insalatona, a cena un piatto di pasta e ceci e un po’ di formaggio». In Tv, sui giornali e ai pazienti che vanno nei suoi tre studi sparsi per l’Italia, il nutrizionista Giorgio Calabrese dà sempre lo stesso semplice consiglio per restare in forma: mangiare di tutto, mangiare di meno. «Una dieta equilibrata consiste nell’alternare a pranzo un piatto unico come pasta e fagioli o riso con i piselli e a cena una porzione di carne, di formaggio o di pesce. Ma la cosa più importante è consumare almeno cinque o sei porzioni 22 FEBBRAIO 2009 CLUB3 di frutta e verdura al giorno. Così ci sente sazi e non si ha voglia di abbuffarsi». Salute e buona tavola possono andare d’accordo senza troppi sforzi, quindi. Eppure, basta farsi un giro fra i canali televisivi per trovare a tutte le ore uomini e donne che, dopo aver mostrato foto del loro passato che li ritraggono decisamente “in carne”, spiegano soddisfatti che la loro vita è cambiata dopo aver seguito una dieta innovativa o dopo aver preso per un certo periodo delle pillole miracolose. «L’influenza dei mass media su questa moda imperante delle diete è devastante», commenta il professore. «Tutti dobbiamo essere belli e per essere belli dobbiamo essere magri. Poco tempo fa una paziente si è presentata con una foto di una donna dello spettacolo. Mi ha 쎲 Al posto del primo, si può ricorrere qualche volta alle patate lesse, anche condite. 쎲 Consumare poco pane, preferibilmente quello casareccio. 쎲 Sostituire vino, birra e bibite con semplice acqua di rubinetto. Se proprio non se ne può fare a meno consumare non più di due bicchieri al giorno di vino o di birra. 쎲 In ciascuno dei due intervalli del mattino e del pomeriggio, se si ha appetito, mangiare almeno uno o due frutti. 쎲 Se eccessivo, ridurre il consumo di formaggi e scegliere sempre latte o yogurt scremati. 쎲 Eliminare i detto solo: «Voglio essere come lei». Io le ho risposto che non sono un parrucchiere e che fare una dieta non è come scegliere un’acconciatura». Nell’esperienza quotidiana di Calabrese, casi come questo sono sempre più numerosi. «Riguardano in misura sempre maggiore uomini sui trent’anni che vorrebbero dimagrire pur non avendone assolutamente bisogno. Ci sono poi i pazienti che presentano evidenti tendenze anoressiche. Quando capitano, consiglio di andare prima da uno psicoterapeuta e poi, al massimo, di tornare da me. Oppure ci sono persone che effettivamente sono in sovrappeso, ma la loro condizione dipende da fattori ormonali, non dalla dolci o consumarli in sostituzione del primo o del secondo, ma non frequentemente. 쎲 Cuocere la carne alla piastra (perde più grassi) e condirla con molto succo di limone. Anche il pollo cotto al grill, privato della pelle, ha poco grasso, che è scolato durante la cottura. Vanno bene anche prosciutto e bresaola. 쎲 Alternare la carne con pesci alla griglia o lessi, sempre conditi con solo limone o, comunque, con poco olio: merluzzo, melù, nasello, trota, palombo, sogliola, rombo, cernia, calamaro, orata o spigola. Vanno benissimo anche le alici o le seppie al pomodoro. 쎲 Cuocere le uova solo in camicia. 쎲 Evitare salse, maionese, senape e intingoli complicati al lardo, pancetta, guanciale, burro, eccetera. 쎲 Per il resto, darsi una regolata con le dosi. 왎 dieta». I pazienti “migliori”, aggiunge il professore, sono gli anziani. «Vengono da me solo se hanno davvero bisogno e sono molto scrupolosi nel seguire le mie indicazioni». Un’altra bufala che si sente spesso ripetere è quella sull’esistenza di “cibi dietetici”. «Non esistono alimenti che fanno dimagrire, al massimo ci sono tecniche di cottura più salutiste di altre: la griglia, per esempio, è preferibile alla frittura». Il professore promuove invece i centri benessere. «Anziché spendere soldi per pillole inutili o addirittura dannose, è molto meglio andare in un posto dove ti coccolano tutto il giorno e magari ti insegnano a mangiare in modo più sano». Dal canto suo, Calabrese non si può certo definire un buongustaio: «Per me il cibo è prima di tutto una fonte di sostentamento e poi un piacere. Quando vado in pizzeria, prendo sempre una margherita con rucola e se sono invitato a cena 씰 Per saperne di più, i libri di Giorgio Calabrese e della moglie Caterina 88 centimetri la misura massima del girovita nella donna; 102 nell’uomo cerco sempre di privilegiare le verdure. In ogni caso, quando non sono a casa mia, di solito lascio sempre la metà di un piatto. Un’altra buona regola da seguire è alzarsi da tavola quando ancora non si è completamente sazi». A casa, invece, Calabrese adora alcuni piatti preparati dalla moglie: «Spaghetti cucinati con una salsa di pomodoro molto particolare, con l’aggiunta di una spolverata di parmigiano e le alici marinate o al forno. In generale, preferisco cibi semplici e di stagione: sono i più genuini e anche i più buoni». Possibile che non trasgredisca mai? Il professore ci pensa. «Beh, di fronte a una barretta di cioccolato fondente...». Eugenio Arcidiacono CLUB3 23 FEBBRAIO 2009 [COSTUME] DI ALFREDO TRADIGO L’ arte ha sempre dettato un modello ideale di donna: pensiamo alla Venere di Botticelli che nasce dall’acqua e da una conchiglia come una dea, una figura diversa dalla più carnale Venere di Tiziano. Se la storia della bellezza femminile è anche la storia del costume e dei suoi cambia- menti, se arte e moda sono sempre andate a braccetto, contano i valori che il legame corpovestito esprimono: donna simbolo di fecondità e maternità; di tenerezza e protezione; di bellezza ideale, di fascino e seduzione mondana; oppure di emancipazione e autonomia. Sfogliando le pagine della storia dell’arte classica - quasi il pittore avesse sparso sul suo corpo un’ombra di fard - ma c’è anche la storia concreta di un dono di nozze per il duca di Camerino, futuro duca di Urbino. Con il pittore fiammingo Paul Rubens entriamo in pieno barocco, l’opulenta formosità delle sue Tre grazie sopravviverà al perio- CICCIONE FATTE AD ARTE Così gli artisti hanno sempre valorizzato un certo BELLEZZE FORMALI Sopra: la Venere di Tiziano. A sinistra: la Danzatrice di Canova. A destra: una donna di Renoir. Sotto: le Tre grazie di Rubens 24 FEBBRAIO 2009 CLUB3 scopriamo che il posto d’onore spetta ad Antonio Canova, di cui sta per aprire la mostra "Canova, L’ideale classico tra scultura a pittura" (25 gennaio - 21 giugno, Forlì, Musei di san Domenico). Pienamente umani e pienamente cristiani i suoi ideali di uomo e di artista. Nella Venera italica o nella Danzatrice con le mani sui fianchi piuttosto che nella famosissima Maddalena penitente è lo stesso eterno femminino che si esprime nella gioia, nella sensualità e insieme nella pietà e nella penitenza di un corpo che - modellato e levigato nel marmo - si fa tutt’uno con i panneggi sottilissimi che lo velano. Marmo come seta e marmo come pelle. L’anatomia del corpo nudo e formoso della Danzatrice trova il suo slancio nel movimento che dalla punta dei piedi risale al panneggio dei fianchi, alla curva del seno, per assottigliarsi nel collo, lievitare nell’ovale del volto, raccogliersi nei capelli sulla nuca, fissarsi infine nell’incanto di due occhi che sollevano l’animo a sublimi affetti e pensieri. Non così la languida e sensuale Venere di Urbino di Tiziano Vecellio, il cui corpo è colore fatto carne, sguardo e attesa di un incontro d’amore. Il corpo che Tiziano dipinge è concreto e desiderabile, rispecchia la cronaca della vita di una corte italiana del primo Cinquecento... In questa donna c’è sì la perfezione modello femminile do più idealista Settecento per rivivere poi nella pittura borghese dei maestri dell’Ottocento come la Donna nuda seduta di Pierre Auguste Renoir, che quelle carni flaccide sublimerà nella materia pura dell’impressionismo. Per contro Silvesto Lega, pittore toscano, nel Canto dello stornello offre una silhouette femminile in cui ampie gonne fruscianti si stringono nel punto vita per poi rigonfiarsi in ampie e pudiche camicie ricamate e chiome raccolte di tranquille, rassicuranti figlie della buona borghesia toscana. Sul finire dell’Ottocento l’art nouveau in Francia, lo stile liberty in Inghilterra e lo stile floreale in Italia fasceranno i corpi femminili in sinuose, seducenti sete, conturbanti boa, piume di struzzo e spirali di fumo da lunghi bocchini. È la donna fatale, la bambola languida e suadente che negli Anni Venti e Trenta del secolo breve, gettati boccoli e gioielli, si taglierà i capelli a caschetto e indosserà i panni della modernità. Una mostra a Rovigo è dedicata a quel periodo: “Déco. Arte in Italia”, Palazzo Roverella, (31 gennaio - 28 giugno. Dai ritratti inquieti e conturbanti di Tamara de Lempicka si passa così a un’immagine di donna più borghese e rassicurante che attraversa il Novecento stretta nei suoi tailleur “fumo di Londra”: è un’immagine così classica che qualche volta ci è dato di vederla anche nelle nostre figlie quando per una sera si liberano dal guanto di calzamaglie e blue jeans. A questa immagine si oppongono le donne di Botero, gonfiate a dismisura fino al limite della bulima. I grandi scultori del Novecento sognano nella pietra un ritorno al primitivismo, alle forme arrotondate delle divinità madri: Figura giacente di Henry Moore è un esempio di femminilità ancestrale fatta di pieni e di vuoti, di linee morbide, accoglienti, materne; mentre, per contro, Amedeo Modigliani rincorre le forme affusolate delle sculture tribali. Non ci resta dunque, per tirare le conclusioni, che metterci davanti al quadromanifesto che ha segnato una svolta epocale nella storia dell’arte e della bellezza femminile: Le demoiselles d’Avignon di Pablo Picasso parlano da sole. Ogni commento 왎 è inutile. GONFIATE Una donna di Botero CLUB3 25 FEBBRAIO 2009