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Marta e la febbre di vivere «Così ci ha cambiati tutti»

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Marta e la febbre di vivere «Così ci ha cambiati tutti»
Catania.
Il neonato abbandonato
Domenica
ieri mattina
nella
5 Aprile 2015
struttura apposita creata
nella parrocchia di Gesù
Lavoratore, a Giarre
Sarà dato in adozione
Pasquale, nato all’alba e salvato dalla Culla della vita
Catania. È stato chiamato Pasqualino il bimbo che
ieri notte, intorno alle 4, è stato deposto dentro la culla per la vita di Giarre, la seconda della Sicilia e una delle 50 attive in Italia, realizzata accanto alla chiesa di Gesù Lavoratore.
Dentro, alcuni parrocchiani si erano attardati per i preparativi della Pasqua. Quando tutti sono andati via, qualcuno ha lasciato il neonato. Da quel momento, tutto ha
funzionato così come da tre anni era stato previsto: i
sensori hanno allertato la centrale del 118 e attraverso
una telecamera gli operatori hanno verificato che all’interno si trovava un bambino. È partita l’ambulanza.
Gli operatori hanno trovato il piccolo, che poteva avere
un paio di ore di vita, con ancora attaccato il cordone
ombelicale, con adosso vestiti di taglia più grande e che
non piangeva. Hanno cercato di farlo reagire, era infreddolito e ha iniziato a piangere. È stato portato quindi al più vicino ospedale e poi al Policlinico di Catania.
Medici e infermieri si sono offerti di adottarlo e lo hanno chiamato Pasquale. Il piccolo sta bene.
Chi tre anni fa ha creato la culla ha saputo tutto ore dopo: il parroco don Nino Russo e il presidente del Centro
di aiuto alla vita, Cesare Scuderi. Quando fu creata questa culla c’era anche chi dubitava. Il bimbo adesso è sot-
to la tutela del Tribunale per i minori. Se entro i prossimi giorni la madre non si farà viva, sarà dato in adozione. Sei mesi fa, a seguito della morte di un bimbo abbandonato a Palermo in un cassonetto dei rifiuti, Cesare Scuderi aveva lanciato sui media un appello per ricordare alle mamme disperate la possibilità di lasciare
il loro bimbo in questa culla.
«È una grande gioia – ci dice – sapere che il nostro
messaggio è stato recepito ed è l’occasione per ricordare
di nuovo che le mamme possono trovare, con
discrezione, in tutti i Centri di aiuto alla vita, ciò di cui
hanno bisogno». (M. G. L.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Catania. È stato chiamato Pasqualino il bimbo che
ieri notte, intorno alle 4, è stato deposto dentro la culla per la vita di Giarre, la seconda della Sicilia e una delle 50 attive in Italia, realizzata accanto alla chiesa di Gesù Lavoratore.
Dentro, alcuni parrocchiani si erano attardati per i preparativi della Pasqua. Quando tutti sono andati via, qualcuno ha lasciato il neonato. Da quel momento, tutto ha
funzionato così come da tre anni era stato previsto: i
sensori hanno allertato la centrale del 118 e attraverso
una telecamera gli operatori hanno verificato che all’interno si trovava un bambino. È partita l’ambulanza.
Gli operatori hanno trovato il piccolo, che poteva avere
un paio di ore di vita, con ancora attaccato il cordone
ombelicale, con adosso vestiti di taglia più grande e che
non piangeva. Hanno cercato di farlo reagire, era infreddolito e ha iniziato a piangere. È stato portato quindi al più vicino ospedale e poi al Policlinico di Catania.
Medici e infermieri si sono offerti di adottarlo e lo hanno chiamato Pasquale. Il piccolo sta bene.
Chi tre anni fa ha creato la culla ha saputo tutto ore dopo: il parroco don Nino Russo e il presidente del Centro
di aiuto alla vita, Cesare Scuderi. Quando fu creata questa culla c’era anche chi dubitava. Il bimbo adesso è sot-
to la tutela del Tribunale per i minori. Se entro i prossimi giorni la madre non si farà viva, sarà dato in adozione. Sei mesi fa, a seguito della morte di un bimbo abbandonato a Palermo in un cassonetto dei rifiuti, Cesare Scuderi aveva lanciato sui media un appello per ricordare alle mamme disperate la possibilità di lasciare
il loro bimbo in questa culla.
«È una grande gioia – ci dice – sapere che il nostro
messaggio è stato recepito ed è l’occasione per ricordare
di nuovo che le mamme possono trovare, con
discrezione, in tutti i Centri di aiuto alla vita, ciò di cui
hanno bisogno». (M. G. L.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Catania.
Pasquale, nato all’alba e salvato dalla Culla della vita
Marta e la febbre di vivere
«Così ci ha cambiati tutti»
Morta a 27 anni, ora è un faro per i più giovani
Marta e la febbre di vivere
C
«Così
ci ha cambiati tutti»
Il neonato abbandonato
ieri mattina nella
struttura apposita creata
nella parrocchia di Gesù
Lavoratore, a Giarre
Sarà dato in adozione
9
ATTUALITÀ
GIORGIO PAOLUCCI
studi alla Cattolica e poi collega
questo ha colpito anche i medici.
covero in ospedale, la scoperta di
nella scuola dove insegnavano, riC’erano persone che andavano a
un tumore al rene, l’intervento chicorda: «Quello che colpiva di Martrovarla semplicemente perché
rurgico. Poi una guarigione e un
i sono le malattie contagiota era il fatto che lei fosse sempre
altri erano andati e avevano racrecupero che stupiscono gli stessi
se. E ci sono le testimolieta. Come se avesse sempre dacontato della sua faccia lieta. Si
medici, il ritorno agli studi per la
nianze contagiose. Quelle
vanti un regalo da scartare: tutta la
andava a vedere cosa stava sucspecialistica, una tesi sulla Mache lasciano un segno nel cuore di
L’ESEMPIO Marta Bellavista in gita sulle Alpi. La giovane è morta di cancro nel 2011
realtà, ogni incontro, ogni circocedendo in quella stanza d’ospedonna di Guadalupe che le frutta
chi le incontra sulla sua strada. Sostanza, era come un regalo. Certa
dale. Le infermiere venivano a
una laurea con 110/110. Comincia
no come una febbre di vita, un’eche c’era Gesù che le voleva bene».
sbirciare e avevano una faccia coa insegnare a Gallarate, presso la
nergia che accende l’esistenza e la
il libro è nata quando una dottoSilvia, un’amica che le è stata acme di chi si chiedesse: "Ma quescuola Don Carlo Costamagna, la
rilancia. In questi giorni si fa meressa, leggendo l’articolo di una ricanto fino agli ultimi istanti, comsta chi è, che muove mari e monmalattia riaffiora, aggredendo femoria di una testimonianza che ha
vista che riportava il dialogo di
menta: «Aveva una sete di felicità
ti?". Forse avevano capito che stagato e intestino, i medici provano
segnato la Storia del mondo, e inMarta con il padre, gli scrisse: «Fache le cose materiali non potevava accadendo qualcosa».
la strada del trapianto di midollo
sieme la storia di milioni di persote conoscere la storia di questa rano colmare. Era la sete di Cristo.
osseo, donato dalla madre, ma l’efne: quella di Gesù. Ce ne sono tangazza a tutti. Può aiutare i nostri fiUna delle sue compagne più care
Nel libro "Voglio tutto" e in un blog le
GIORGIO PAOLUCCI
studi
Cattolica
e poi
collega
questo
hacosì
colpito
anche
covero
in ospedale,
la scoperta
di
Martaalla
voleva
Lui, la Sua
presenza,
fetto non
è quello sperato.
Nella
te altre che di quella sono imitagli a vivere». Ma conoscere grazie
racconta
il giorno
deli medici.
funeranella
scuola
dove
insegnavano,
riC’erano
persone
che
andavano
a
un
tumore
al
rene,
l’intervento
chitestimonianze di chi ha incontrato la
fisicamente, realmente. Era lieta
notte dell’8 ottobre 2010 il suo corzione e che rappresentano la moa questo diario dell’anima la feble: «Ci siamo accorte che non eracorda:
che
colpiva
diin
Martrovarla
perché
rurgico.
Poi una
guarigione della
e un
sono le malattie
contagioma
mai«Quello
appagata
nelle
forme
cui
po
si spegne
nell’abbraccio
dalità imisteriosa
con cui
Cristo
bre di vita che bruciava nelle vene
vamo lì asemplicemente
ricordare un’amica
che
giovane di Rimini, scomparsa nel
ta
era il fattoQuesto,
che lei dentro
fosse sempre
altri
erano
andati
e avevano
recupero
che stupiscono gli stessi
se. aErendersi
ci sonopresente
le testimosi palesava.
la masua famiglia.
continua
agli
e nel cuore di Marta è una scossa
non c’era
più.
Non so
spiegarlo,racma
lieta. Come
se avesse
contato
della di
sua
faccia
lieta.
Si
medici,
il del
ritorno
studi per
la
Quelle
2011. E grazie alla sua testimonianza
lattia,
ha cambiato
leisempre
e i suoidaLe
pagine
libroagli
traboccano
deluomininianze
di oggi.contagiose.
Li raggiunge,
li inper tutti. Aiuta a capire quello che
non si trattava
una
fine: lo
si peravanti
un
regalo
da
scartare:
tutta
la
andava
a
vedere
cosa
stava
sucspecialistica,
una
tesi
sulla
Mache
lasciano
un
segno
nel
cuore
di
L’ESEMPIO
Marta
Bellavista
in
gita
sulle
Alpi.
La giovane è morta di cancro nel 2011
lo stupore di chi è rimasto segnaterpella, li fa vibrare, e spesso li
va ripetendo Papa Francesco: l’incepiva nelle parole, negli sguardi,
mici. La sua stanza di ospedale eha riscoperto il gusto di vivere
realtà,
ogni di
incontro,
ogni circocedendo
in quella
stanza
donna
di Guadalupe
le frutta
chi
le incontra
sua strada.
Soto dall’incontro
con la che
sua umanità
conquista.
Cosìsulla
è accaduto
a tanti
contro con Gesù cambia la vita.
nelle sensazioni.
Marta
era d’ospeviva cora
un porto
mare, sempre
piestanza,
era come
Certa
dale.
Lemai».
infermiere
a
una laurea con
110/110.
Comincia
no come
una
febbre diMarta
vita, un’estraripante.
Arianna,
compagna
di
che
hanno
incontrato
Belme non
L’idea divenivano
pubblicare
na
di gente.
Nonun
eraregalo.
mai sola,
e
© RIPRODUZIONE RISERVATA
che c’era Gesù che le voleva bene».
sbirciare e avevano una faccia coa insegnare a Gallarate, presso la
nergia
accendeverace,
l’esistenza
e la
il libro è nata quando una dottolavista,che
romagnola
morta
a
Silvia, un’amica che le è stata acme di chi si chiedesse: "Ma quescuola Don Carlo Costamagna, la
rilancia.
giorni
si fa meressa, leggendo l’articolo di una ri27
anni, In
chequesti
con la
sua febbre
di
canto fino agli ultimi istanti, comsta chi è, che muove mari e monmalattia riaffiora, aggredendo femoria
una testimonianza
cheche
ha
vista che riportava il dialogo di
vita
hadisegnato
tanta gente
menta: «Aveva una sete di felicità
ti?". Forse avevano capito che stagato e intestino, i medici provano
segnato
deldimondo,
e inMarta con il padre, gli scrisse: «FacontinualaaStoria
parlare
lei come
se
che le cose materiali non potevava accadendo qualcosa».
la strada del trapianto di midollo
siemeancora
la storia
di milioni
di persote conoscere la storia di questa rafosse
viva.
Basta leggere
le
no
colmare.
Era
la
sete
di
Cristo.
osseo,
donato
dalla
madre,
ma
l’efne:
quella
di
Gesù.
Ce
ne
sono
tangazza a tutti. Può aiutare i nostri fiUna
delle
sue
compagne
più
care
pagine intense che raccolgono i
Nel libro "Voglio tutto" e in un blog le
Marta voleva Lui, la Sua presenza,
fetto non è quello sperato. Nella
te
altre
cheedi
sono imitagli a vivere». Ma conoscere grazie
racconta così il giorno del funerasuoi
scritti
le quella
testimonianze
detestimonianze di chi ha incontrato la
fisicamente, realmente. Era lieta
notte dell’8 ottobre 2010 il suo corzione
e che
rappresentano
la moa questo diario dell’anima la feble: «Ci siamo accorte che non eragli
amici
e dei
familiari, raccolte
e
ma
mai
appagata
nelle
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in
cui
po
si
spegne
nell’abbraccio
della
dalità
misteriosa
con
cui
Cristo
bre
di
vita
che
bruciava
nelle
vene
vamo
lì
a
ricordare
un’amica
che
giovane di Rimini, scomparsa nel
rielaborate con pazienza e sapiensi palesava. Questo, dentro la masua famiglia.
continua
a rendersi
presente
agli
e nel cuore di Marta è una scossa
non c’era più. Non so spiegarlo, ma
za
da Emanuele
Poverelli
nel libro
2011. E grazie alla sua testimonianza
lattia, ha cambiato lei e i suoi aLe pagine del libro traboccano deluomini
di oggi.pubblicato
Li raggiunge,
li inper tutti. Aiuta a capire quello che
non si trattava di una fine: lo si per"Voglio tutto",
nei giorlo
stupore
di
chi
è
rimasto
segnaterpella,
li
fa
vibrare,
e
spesso
li
va
ripetendo
Papa
Francesco:
l’incepiva
nelle
parole,
negli
sguardi,
mici.
La
sua
stanza
di
ospedale
ehalariscoperto
il della
gustodetenzione
di viveresenza
ALESSIA GUERRIERI
passare
maggior parte
– sorride, quando si paragona ad un criceto in
ni scorsi da Itaca, a quattro anni
to dall’incontro con la sua umanità
conquista.
Così
accaduto
a tanti
contro
con Gesù
cambia
la vita. menelle sensazioni. Marta era viva
co- – perché
ra un porto di mare, sempre pierimuginare sul passato, pensando invece a guagabbia
questo
mi aiutava
a pensare
dalla morte.
Un èdiario
dell’anima
straripante. Arianna, compagna di
che
Marta
Belme non
mai».
L’idea
na di gente. Non eraella
maivita
sola,
© RIPRODUZIONE RISERVATA
dagnarmi con il mio lavoro la stima degli altri».
glio». In quei quarantotto mesi «continuavo
a riche hanno
aiuta aincontrato
capire cosa
significa
nonecontano
tanto
i passi
che di
fai,pubblicare
lavista,
romagnola
verace,feconda,
morta a
Così è riuscito a ricambiare la fiducia degli opepetermi che ero lì per un’ingiustizia - è il suo racche la morte
può essere
ma le scarpe usate e le impronte che lasci.
27
anni, chevita.
conAlasuo
suamodo,
febbreun
di
ratori. Da qui ha imparato a guardare i suoi comconto a bocce ferme - e che dovevo orientare tute generare
«Anche se si cade, l’importante è come ti
vita
segnatoatanta
gente
che
pagni d’internamento come esseri umani sforta la mia rabbia in qualcosa di positivo, come lo
libroha
pasquale,
cui sono
collerialzi e vai avanti». Andare oltre, per Domenico,
continua
a parlare
di lei come se
tunati, non come pazienti da curare. E questa è
sport e la cucina». Lo avevano infatti fatto passagati un blog
(www.scrittidimarsignifica provare a buttarsi dietro la spalle quelfosse
ancora
viva.
Basta
leggere
le
stata la sua fortuna.
re come un patricida, quando invece la sua reata.it) e una pagina Facebook che
la conflittualità in famiglia che lo ha portato nel
pagine
intense che raccolgono
Libri, sport, la nuova avventura da studente d’inzione «comunque esagerata» – ammette Domestanno raccogliendo
i contributii
2004 ad aggredire suo padre e a finire per quatsuoi
scrittilettori.
e le testimonianze defermieristica e la fede, poi, hanno fatto il resto. Per
nico – alle parole di un padre padrone «violento
dei primi
tro anni nell’ospedale psichiatrico giudiziario di
gli
amici
e
dei
familiari,
raccolte
e
con tutti in famiglia», era solo la sua ribellione ad
Montelupo fiorentino. Indosso una diagnosi di
È un’esistenza tanto breve quanto
gli psichiatri «il merito è stato solo mio», ma
rielaborate
con pazienza
sapienanni di umiliazioni e bugie.
paranoico con deliri. «Quando dalla libertà, ti trointensa, quella
di Marta,e ragazza
continua a credere che «è stata la mano divina
za
da Emanuele
Poverelli
nel libro
Oggi tutto è ancora scolpito nella mente, anche
vi a vivere in cinque metri quadri con quattro
piena
di passioni,
soprattutto
la
a guidarmi, perché dall’opg altrimenti non si e"Voglio
nei
se quella pagina è ormai superata grazie a un propersone impari ad adattarti, a rispettare il prosdanza etutto",
l’arte, epubblicato
attraversata
dagiormilsce». La sua è una religiosità vissuta in solituALESSIA GUERRIERI
passare
maggior
parte della
detenzione
senza
– sorride,
quando
si paragona
criceto in
ni domande.
scorsi da Itaca,
a quattro
anni
getto
alternativo
messo
in piedi ad
dalun
Dipartimensimo – racconta oggi che ha ripreso in mano la
le
Non riesce
a tenerle
dine
chela«mi
ha aiutato
ad andare
oltre la
sofrimuginareoggi
sul passato,
pensando
a guagabbia
–
perché
questo
mi
aiutava
a
pensare
medalla
morte.
Un
diario
dell’anima
to di salute mentale di Pistoia; un percorso terapropria vita – ma il momento in cui, alla sera,
per sé, le condivide con gli amici,
ferenza»;
Domenico
così èinvece
in grado
di
dagnarmi con
il mio lavoro
la stima
deglie altri».
glio». In «che
quei ti
quarantotto
«continuavo
a riche aiuta
a capire del
cosaliceo
significa
ella vita
nonmandate
contanola
tanto
passi che
fai,
peutico
limita nellemesi
scelte,
ma porta a scasenti serrare
a più
cellai dietro
di te
ti
prima
i compagni
a Ri«guardare
il mondo
con occhi
diversi»
di riCosì è riuscito
a ricambiare
la fiducia
opepetermi
che ero
lì per
un’ingiustizia
è il suo racche laemorte
può essere feconda,
ma le scarpe
usate
e le impronte
che lasci.
varti dentro»,
con
tutto
il dolore che -implica.
Cosenti morire».
Da uno
spazio
d’annullamento
mini
poi dell’Università
Cattolifugiarsi
nel «santuario
dei veri
valori».degli
La menratori.
Da
qui
ha
imparato
a
guardare
i
suoi
comconto
a
bocce
ferme
e
che
dovevo
orientare
tute
generare
vita.
A
suo
modo,
un
«Anche
se
si
cade,
l’importante
è
come
ti
munque, «ringrazio Dio di aver avuto un mestiere
però Domenico, fiorentino oggi 57enne con una
ca a Milano, dove nel 2002 si iscrite va agli anni in opg senza nemmeno una vipagni
d’internamento
come
esseri
umani
sforta lalemia
rabbia
in ha
qualcosa
lo
libro
pasquale,
a cui esono
collerialzi e vai avanti».
oltre,èper
Domenico,
tra
mani
che mi
aiutatodia positivo,
reagire», come
fa mencompagna
e lavoroAndare
recuperato,
riuscito
a tirave
a Lettere
moderne
diventa
usita
degli
amici e i pochi
colloqui
con
la madre,
tunati, non
pazienti
da curare.
E questa
sport
e la cucina».
Lo avevano
infatti
passagatidei
unpunti
blogvivi
(www.scrittidimarbuttarsi
dietro la
quelL’aggressione al padre, poi anni di significa
tre continua
a ripetere
che anche
se fatto
adesso
ci ire fuori ilprovare
buono aper
trasformare
unspalle
incubo
in
no
della comunità di
eppure
«nelcome
Vangelo
il Signore
dice: Ero
carce-è
stataelasiete
sua fortuna.
re comesu,
un sono
patricida,
quando
invece
ladella
sua reata.it) e una pagina
FacebookÈche
la conflittualità
in
famiglia
che lo ha
portato nel
ronizza
stati
i
giorni
più
duri
sua
un’occasione
di
riscatto.
A
mettere,
insomma,
uComunione
e liberazione.
su
rato
venuti
a
trovarmi».
solitudine senza una visita
Libri, sport,ci
laha
nuova
avventura
da studente
d’inzione
«comunque
esagerata»
ammette
Domestanno percorso
raccogliendo
i contributi
2004
ad aggredire
suo padre
finire di
percorsa.
quatvita. Pensava
addirittura
che–non
sarebbe
mai
no dopo
l’altro i tasselli
giusti,e aa passo
questo
intenso,
di ricerDomenico
messo
una pietra
sopra, ha
difermieristica
la fede,epoi,
hannoche
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resto. Per
nico
– alle parole
diimmaginavo
un padre padrone
«violento
deipersonale
primi lettori.
tro
anni nell’ospedale
psichiatrico
di
La reazione con la preghiera, la
più uscito:
«Già mi
vecchio
lì denLe scarpe
da running che
in questigiudiziario
anni ha conca
e di mille amicizie,
mostrato
a seestesso
al mondo
da
con tutti
in famiglia»,
era soloparte
la suaproprio
ribellione
ad
Montelupo
fiorentino.
Indosso
una
diagnosi
di
È un’esistenza
tanto breve
quanto
gli psichiatri
«il merito
èsua
stato
solo mio»,
ma
tro».
E
invece
la
sua
rinascita
dalla
sumato
non
si
contano
più,
tanto
che
in
opg
per
che
nel 2006, pochi
mesi dopo
la
quel
che
si
leggeva
sulla
cartella
clinica.
E
corsa e la cucina, il suo mestiere
anni
di
umiliazioni
e
bugie.
paranoico
con
deliri.
«Quando
dalla
libertà,
ti
trointensa,
quella
di
Marta,
ragazza
continua
a
credere
che
«è
stata
la
mano
divina
cucina dell’opg dove, visto il suo impiego in una
tutti lui era il podista. «Nell’ora d’aria correvo nel
laurea triennale, cade come un fulquesto basta.
Oggi tutto
è ancora
scolpito
nella mente,
anche
vi a vivere
in cinque
connell’altro
quattro
pienaladimalattia:
passioni,una
soprattutto
la
a guidarmi, perché dall’opg altrimenti
non si emensa
aziendale
prima
dell’arresto,
«ho potuto
cortile
mezz’ora
in un metri
verso equadri
mezz’ora
mine
colica, il ri© RIPRODUZIONE RISERVATA
se quella pagina è ormai superata grazie a un propersone impari ad adattarti, a rispettare il prosdanza e l’arte, e attraversata da milsce». La sua è una religiosità vissuta in solitugetto alternativo messo in piedi dal Dipartimensimo – racconta oggi che ha ripreso in mano la
le domande. Non riesce a tenerle
dine che «mi ha aiutato ad andare oltre la softo di salute mentale di Pistoia; un percorso terapropria vita – ma il momento in cui, alla sera,
per sé, le condivide con gli amici,
ferenza»; oggi Domenico così è in grado di
peutico «che ti limita nelle scelte, ma porta a scasenti serrare a più mandate la cella dietro di te ti
prima i compagni del liceo a Ri«guardare il mondo con occhi diversi» e di rivarti dentro», con tutto il dolore che implica. Cosenti morire». Da uno spazio d’annullamento
mini e poi dell’Università Cattolifugiarsi nel «santuario dei veri valori». La menmunque, «ringrazio Dio di aver avuto un mestiere
però Domenico, fiorentino oggi 57enne con una
ca a Milano, dove nel 2002 si iscrite va agli anni in opg senza nemmeno una vimani per
che ripensare
mi ha aiutato
a reagire», fa mencompagna
lavoro recuperato,
è riuscito
a tira- atra lesibile"
ve a Lettere moderne e diventa usita
degli
amici e i pochi
gli spazi.
cella.eSperimentazione
che
si sta replicando
blemi cristallizzati dal tempo e dalle urgenze,
pie
di contenuti,
di colloqui con la madre,
L’aggressione
al
padre,
poi
anni
di
a ripeteread
che
anchedetentiva
se adessodiverci ire fuori
il buono per
un incubo
no dei punti vivi della comunità di
eppure
«nel Vangelodiil Signore dice: Ero carce«Scelte collegate
Poggioreale,
che,trasformare
racconta il direttore,
«hainsem-tre continua
«si sta cercando di costruire la normalità», diinsegnamento,
un’idea
ronizza
su,
sono
stati
i
giorni
più
duri
della
sua
un’occasione
di
riscatto.
A
mettere,
insomma,
uComunione e liberazione. È su
rato
e
siete
venuti
a
trovarmi».
solitudine
una
visita
pre vissuto in emergenza e aveva bisogno di
ce il direttoresenza
Antonio
Fullone.
doveri, di compesa, dove aumentare le chance di cambiavita.mento
Pensava
addirittura che non
sarebbeil mai
no dopo
l’altro i tasselli giusti, a passo di corsa.
questo percorso intenso, di ricerha messo una pietra sopra, ha diserenità».
Da otto mesi
allala
Casa
Circondariale
tenze, diciservizio»,
e consapevolezza»,
ribadisce
diret- Domenico
La reazione
con
preghiera,
la napole«Giàsono
mi immaginavo
vecchio
lìattività,
denLe
scarpe
da grado
running
che in questi
anni
ha con- deipiù uscito:
ca personale e di mille amicizie,
mostrato
a se
stesso e al mondo che è diverso da
Primo
raggiunto
con
la
diminuzione
tana,
di
consolidata
esperienza,
dinamico
e
conclude
Fullone.
tore.
Così
state
intensificate
le
Un direttore arrivato 8 mesi fa
E invece
la sua rinascita
partedagli
proprio
dalla
sumato
non si contano
più, tanto
chedei
in opg
perdi untro».dai
che nel 2006, pochi mesi dopo la
quel
che sil’area
leggeva
sulla sua cartella clinica. E
corsa
e la cucina,
mestiere
detenuti
- 1900 adesso
invece
3mila
sensibile,
Fulloneilhasuo
l’idea
di carcere come
Dentro,
verde
laboratori
alla scuola,
appuntavuole
ridare
dignità
all’istituto
dell’opg
dove, visto
il suo impiego
una
tutti luianno
era ilfa
podista.
«Nell’ora
d’aria correvo
nel e aicucina
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triennale,
cade
come un
fulbasta.
- grazie
agli interventi
legislativi
«servizio pubblico e luogo della città», in grae la ludoteca
per i
menti
di carattere
culturale
ai corsiindi
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aziendale
prima
dell’arresto,
«ho
potuto
cortile
mezz’ora
in
un
verso
e
mezz’ora
nell’altro
mine la
malattia:
una
colica,
il
ri© RIPRODUZIONE RISERVATA
trasferimenti in altre carceri di quelli con condo di ridare dignità a chi ha sbagliato. E lui pabambini, «perché
mazione. Otto dei quali con la Regione per
di pena più grande d’Italia
Morta a 27 anni, ora è un faro per i più giovani
Storie di Pasqua/1
C
Fede e fornelli: c’è una ricetta contro la follia
Storie di Pasqua/1
Dopo quattro anni di internamento nell’opg di Montelupo l’incubo diventa riscatto
N
Fede e fornelli: c’è una ricetta contro la follia
Dopo quattro anni di internamento nell’opg di Montelupo l’incubo diventa riscatto
Storie di Pasqua/2
N
La svolta di Poggioreale,
Storie di Pasqua/2da girone infernale a carcere laboratorio
Storie di Pasqua/3
re essere una sorta di taumaturgo delle prigioni, ferita sempre aperta nella società.
«Noi gestiamo vite, storie di emarginazione,
di indigenza – replica il direttore–, siamo un
laboratorio che anticipa le dinamiche sociali:
per primi abbiamo conosciuto l’immigrazioblemi
cristallizzati
dal tempo e delle
dalle relazioni
urgenze,
ne,
le povertà,
lo sfaldamento
«si
sta cercando di costruire la normalità», difamiliari».
ceLecce
il direttore
Antonio
A
ha rimesso
in Fullone.
ordine il carcere, dove
Da otto mesi alla
Casa Circondariale
napolemaltrattamenti
e carenze
di offerte erano
cotana,
di consolidata esperienza,
dinamico
e
stati all’amministrazione
penitenziaria
una
sensibile, Fullone
ha l’idea
carcere come
condanna,
e dove insieme
addi
interessanti
ini«servizio
pubblico
e
luogo
della
città»,
in
graziative ora si applica il regime aperto e, dudo
di ridare
dignità
a chi hanon
sbagliato.
E lui parante
il giorno,
i detenuti
sono chiusi
in
re essere una sorta di taumaturgo delle prigioni, ferita sempre aperta nella società.
«Noi gestiamo vite, storie di emarginazione,
di indigenza – replica il direttore–, siamo un
laboratorio che anticipa le dinamiche sociali:
per primi abbiamo conosciuto l’immigrazione, le povertà, lo sfaldamento delle relazioni
familiari».
A Lecce ha rimesso in ordine il carcere, dove
maltrattamenti e carenze di offerte erano costati all’amministrazione penitenziaria una
condanna, e dove insieme ad interessanti iniziative ora si applica il regime aperto e, durante il giorno, i detenuti non sono chiusi in
danna definitiva. Poggioreale è infatti carcere
d’ingresso - 10mila all’anno il dato più basso
- che raccoglie tutte le tipologie di reato e chi
è in attesa di condanna definitiva o sconta una pena breve. Meno calca significa più spazio, tra i 3 e i 4 metri quadrati a persona, «ma
cella. Sperimentazione
che
stadato
replicando
a
legare
la qualità della vita
adsiun
numeriPoggioreale,
che,
racconta
il direttore,
«hamansemco è riduttivo
– precisa
Fullone
– e qui
pre vissuto
in socialità
emergenza
e avevaebisogno
di
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e comuni
l’organizserenità».
zazione del tempo è complicata dalla vetustà
Primo
grado raggiunto con la diminuzione dei
della struttura».
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- 1900
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Per
renderla
piùadesso
moderna
si è dei
chiesto
aiuto
a
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fa
- grazie
interventi
legislativi
e di
ai
professionisti:
unagli
protocollo
con
la Facoltà
trasferimenti
altre
carceri di quelli
con conarchitettura e in
con
l’associazione
"Carcere
posdanna definitiva. Poggioreale è infatti carcere
d’ingresso - 10mila all’anno il dato più basso
- che raccoglie tutte le tipologie di reato e chi
è in attesa di condanna definitiva o sconta una pena breve. Meno calca significa più spazio, tra i 3 e i 4 metri quadrati a persona, «ma
legare la qualità della vita ad un dato numerico è riduttivo – precisa Fullone – e qui mancano spazi di socialità e comuni e l’organizzazione del tempo è complicata dalla vetustà
della struttura».
Per renderla più moderna si è chiesto aiuto a
professionisti: un protocollo con la Facoltà di
architettura e con l’associazione "Carcere pos-
imparare i mestieri più semplici: muratore,
idraulico, aiuto cuoco, elettricista. Risorse
utilizzate nella ristrutturazione degli ambienti del carcere stesso, così da impegnare
le persone, accelerare i tempi, responsabilizzare, e da sfruttare a fine pena.
sibile" per
gli spazi.
«Anche
se ilripensare
carcere lavora
per il ’dopo’, ma non
«Scelte
collegate
ad un’idea
diversi occupa
del ’dopo’
– annotadetentiva
– cerchiamo
di
sa, dove aumentare
le chance di
cambiacostruire
un accompagnamento
dopo
la dimento e consapevolezza»,
ribadisce il diretmissione.
Perciò curiamo i collegamenti
con
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Così
sono
state
intensificate
le
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i servizi sociali, con il volontariato e sopratdai laboratori
alla
scuola,
dagliper
appuntatutto
la relazione
con
le famiglie
recupementi
di carattere culturale
ai corsi
di forrare
la responsabilità
degli affetti
e la genitomazione.
Otto
dei quali con
la Regione
per
rialità».
Così
il «passaggio
in carcere
si riemimparare i mestieri più semplici: muratore,
idraulico, aiuto cuoco, elettricista. Risorse
utilizzate nella ristrutturazione degli ambienti del carcere stesso, così da impegnare
le persone, accelerare i tempi, responsabilizzare, e da sfruttare a fine pena.
«Anche se il carcere lavora per il ’dopo’, ma non
si occupa del ’dopo’ – annota – cerchiamo di
costruire un accompagnamento dopo la dimissione. Perciò curiamo i collegamenti con
i servizi sociali, con il volontariato e soprattutto la relazione con le famiglie per recuperare la responsabilità degli affetti e la genitorialità». Così il «passaggio in carcere si riem-
non deve pagare chi
è innocente», spazi
per stare in momenti diversi con i familiari.
Fuori, i marciapiedi sono senza le file di donne e bambini in attesa di entrare per un colloquio, in cerca di sole nelle giornate fredde,
pieun
diriparo
contenuti,
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pioggia, di ombra nella cainsegnamento,
diviavai di donne, con il lolura. È tranquillo il
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rassicurate
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riconversione
delle anime. Lentae
la ludoteca
per i
mente,
con costanza.
bambini, «perché
© RIPRODUZIONE RISERVATA
non deve pagare chi
è innocente», spazi
per stare in momenti diversi con i familiari.
Fuori, i marciapiedi sono senza le file di donne e bambini in attesa di entrare per un colloquio, in cerca di sole nelle giornate fredde,
di un riparo dalla pioggia, di ombra nella calura. È tranquillo il viavai di donne, con il loro carico di buste e di problemi: paiono se non
serene, rassicurate e qualcuna anche sorride.
Come se la ristrutturazione delle mura anticipasse la riconversione delle anime. Lentamente, con costanza.
La svolta di Poggioreale, da girone infernale a carcere laboratorio
VALERIA CHIANESE
NAPOLI
AStorie di Pasqua/3
ria nuova vibra intorno al carcere di
Poggioreale, benché il massiccio bugnato ottocentesco sia uguale, grigia isola tra traffico e palazzi. Fino all’anno scorso marchiato come ’il carcere più affollato
Un direttore
arrivato
8 mesi
fa
d’Europa’
e con la fama
di "girone
infernale",
l’istituto
di pena
piùdignità
grande d’Italia
sta lentavuole
ridare
all’istituto
mente cambiando e questa Pasqua significa
pena più grande
d’Italiadi proanchedi
rinnovamento.
Nel miscuglio
VALERIA CHIANESE
NAPOLI
A
ria nuova vibra intorno al carcere di
Poggioreale, benché il massiccio bugnato ottocentesco sia uguale, grigia isola tra traffico e palazzi. Fino all’anno scorso marchiato come ’il carcere più affollato
d’Europa’ e con la fama di "girone infernale",
l’istituto di pena più grande d’Italia sta lentamente cambiando e questa Pasqua significa
anche rinnovamento. Nel miscuglio di pro-
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