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indizi di una produzione di olle nel comasco
Fulvia Butti Ronchetti, Isabella Nobile De Agostini
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INDIZI DI UNA PRODUZIONE DI OLLE
NEL COMASCO
Fulvia Butti Ronchetti, Isabella Nobile De Agostini
Sono estremamente scarse nel territorio lariano le notizie riferentisi all’individuazione di reperti connessi alla produzione in loco di ceramica,
sebbene questa sia stata più volte supposta ed
appaia molto probabile. Per la fabbricazione di
laterizi, invece, nella zona orientale sono state
localizzate e indagate tre strutture1, a Brivio ed a
Garlate, loc. Figina2.
Tuttavia, recentemente sono emerse nel Comasco alcune testimonianze o tracce che vale la pena
ricordare. Nel 1990 a Mariano Comense è stata
rinvenuta una piccola fornace di soli 0,80 x 0,80 m,
foderata in materiale refrattario, posta nell’angolo
nord-orientale di una struttura a pianta rettangolare di14 x 7 m2, divisa al suo interno in tre vani.
Le sue piccole dimensioni fanno supporre che la
fornace avesse un “uso quasi domestico”, anche se
dallo scavo non sono emersi dati che indichino
quale materiale vi venisse prodotto. È stata
costruita successivamente al primo impianto
dell’edificio, ed è rimasta “in funzione fino all’ultima fase (…), come testimoniano gli abbondanti
resti carboniosi rinvenuti nelle sue vicinanze”. La
scarsa ceramica reperita non fornisce molti elementi utili all’indagine, ma comunque la struttura
a cui era connessa è collocabile a partire dal III
secolo3.
Altri indizi provengono da uno scavo effettuato
a Como, in via Carloni (ex Tintoria Pessina).
L’area, che ha rivelato la presenza di una necropoli risalente al II - inizi del III sec. d.C., mutò successivamente utilizzo e venne adibita a scopo artigianale con la costruzione di una vasca con canaletta e di un muro, che in parte si sovrapponeva ad
una sepoltura. Esso era costituito “da trovanti
locali e materiale di recupero provenienti da una
fornace (blocchi di pietra con la superficie alterata
1 SFREDDA, TASSINARI 1998, p. 269.
2 Il toponimo compare anche in altre zone del Comasco, come
ad esempio a Figino Serenza.
3 DE ANGELIS D’OSSAT 1999, p. 80.
4 CAPORUSSO 1998, p. 196.
5 Si vedano ad esempio alcune olle da Reggio Emilia che pre-
sentano analogie morfologiche con il nostro recipiente (Lepido regio 1996, tav. LIX, n. 11, tav. LXV, n. 1). Non considerati
dalle alte temperature e frammenti di argilla
cotta)”4. Muro e canaletta sono databili verosimilmente in età tardoantica.
Pertanto, in assenza di altri elementi probanti,
ci siamo soffermate a considerare un tipo di olla,
testimoniata in più siti lariani (tav. 1, 1), che può
essere ritenuta di produzione locale in quanto non
si conoscono confronti se non generici nei territori
limitrofi5.
Si tratta di un recipiente troncoconico o quasi
cilindrico, con fondo generalmente convesso e brevissimo bordo verticale arrotondato; siccome la
spalla è decisamente obliqua, talvolta pressoché
orizzontale, l’imboccatura è di diametro inferiore
al corpo. L’impasto è sempre molto grossolano, ricchissimo di piccoli inclusi, mentre la colorazione,
mai uniforme, è prevalentemente grigio-nerastra
o brunastra, ma esistono anche pezzi chiazzati di
rosso e beige. Sono documentati inoltre esemplari
muniti di presette, collocate all’altezza del diametro massimo. Talvolta le pareti conservano serie di
striature dovute a lisciatura; le uniche decorazioni
si trovano sulla spalla, e sono costituite da alcune
solcature poco profonde e talvolta da tacche incise
disposte obliquamente.
Il formato varia: sono documentati recipienti il
cui diametro massimo è di soli 13 cm, ma anche
olle di 44 cm, e diversi altri formati con misure
comprese tra questi due estremi.
La fattura è spesso scadente, alcune olle non
sono simmetriche o sono parzialmente deformate;
alcune sembrano plasmate a mano.
Costanti appaiono comunque, nonostante le
dimensioni e gli altri elementi citati, due caratteristiche che potremmo perciò definire peculiari di
questo recipiente: la grossolanità dell’impasto e la
nella nostra tav. 1, ma secondo noi di produzione comasca, sono
invece un piccolo frammento di orlo rinvenuto a Milano, nel
corso degli scavi per la Metropolitana, in un territorio quindi
confinante con quello comasco (GUGLIELMETTI, LECCA
BISHOP, RAGAZZI 1991, tav. XCVII, n. 10), e i frammenti rinvenuti a Coira (HOCHULI GYSEL 1986, p. 108, tav. 30, nn. 2 4; HOCHULI GYSEL 1991, p. 114, tav. 36, n. 1; si ringrazia l’A.
per il cortese scambio di informazioni).
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PRODUZIONE CERAMICA IN AREA PADANA TRA IL II SECOLO a.C. E IL VII SECOLO d.C.: NUOVI DATI E PROSPETTIVE DI RICERCA
conformazione della parte alta del vaso (spalla
obliqua e brevissimo bordo diritto)6.
Tuttavia, analizzando gli esemplari meglio
conservati7, benché tutti presentino le caratteristiche che abbiamo definito peculiari e che ci inducono ad attribuirli ad un’unica produzione, sembra
di poter riconoscere una certa diversificazione
nella morfologia del corpo.
È possibile infatti individuare un tipo (tav. 1,
nn. 2 - 3) più decisamente troncoconico (in alcuni
casi piuttosto schiacciato, come l’esemplare da
Breccia, loc. Roncaccio: tav. 1, n. 3), di fattura di
solito relativamente più accurata e quasi sempre
con le solcature sulla breve spalla; il rapporto fra
l’altezza e il diametro all’orlo è sempre a vantaggio
di quest’ultimo.
Un secondo tipo ha corpo quasi cilindrico, è eseguito con minor regolarità e cura e di solito non
presenta le solcature sulla spalla. Molti esemplari
superano il mezzo metro di altezza (si vedano i
cinerari della necropoli di Mariano Comense, come
quello riprodotto alla tav. 2, n. 1), ma sono attestate anche ollette di piccole dimensioni (tav. 2, n. 2):
tutti comunque presentano il diametro dell’orlo
inferiore all’altezza.
In calce si elencano tutti gli esemplari noti con
bibliografia relativa, alla quale si rimanda; sono
stati riprodotti graficamente, invece, quelli finora
inediti (tav. 1, nn. 2 - 3; tav. 2, nn. 2 - 4) ed alcuni
altri recipienti interi a scopo esemplificativo (tav.
2, n. 1).
Sulla scorta del materiale rinvenuto nell’insediamento del Fontanone di Mariano Comense 8 si
può supporre, in via del tutto ipotetica, che a queste olle fosse collegato un tipo di coperchio provvisto di bordo che si incurva formando una sorta di
scanalatura, che ben si adatta all’inserimento del
sottile e basso orlo del recipiente.
La funzione di quest’olla doveva essere, oltre
che ovviamente quella di contenitore, di recipiente per il fuoco, come testimoniano le tracce di bruciato aderenti alle pareti, resti dei cibi cotti, restituiteci ad esempio da un esemplare di Lurate
Caccivio (esame del dott. L. Castelletti). È molto
interessante perciò che il medesimo recipiente,
utilizzato per la cottura di vivande, sia stato
usato successivamente come urna cineraria, fatto
che può essere variamente interpretato: ipoteticamente si potrebbe pensare che fosse la “pentola” usata per il banchetto funebre e sarebbe in
questo caso testimonianza di usanze funerarie
6 Proprio in considerazione di questi elementi, che abbiamo
ritenuto particolarmente caratteristici insieme alla concentrazione quasi esclusiva nel territorio comasco, pensiamo che questo tipo di olla, nonostante alcune differenziazioni formali,
possa essere riferita ad un’unica produzione, che comprende
quindi gli esemplari comensi presenti nelle forme 58 e 60 di
TASSINARI, DELLA PORTA 1998, p. 153.
7 Non è possibile evidentemente pronunciarsi sulla conforma-
locali; viceversa potrebbe essere indizio del
modesto tenore di vita diffuso nel Comasco, in cui
ai defunti non solo non si destina della ceramica
specificatamente fabbricata allo scopo, ma si riutilizza il pentolame domestico, ancora incrostato
di cibo carbonizzato.
Recipienti con incrostazioni di cibi sono frequenti in ambito transalpino: gli oltre trecento
frammenti di Augusta Raurica hanno testimoniato l’ampio uso di “pappe” di cereali (puls) usate non
solo come alimento quotidiano, ma anche nel culto
dei morti, ad esempio nella necropoli di WederathBelginum9.
La sua presenza pertanto, come abbiamo già
detto, risulta ben distribuita nel territorio ed è
attestata sia in siti funerari che in contesti abitativi, sia in centri della campagna che urbani (cfr.
cartina diffusione). In particolare, è da rilevare
che l’analisi del materiale di uno scavo stratigrafico urbano condotto all’esterno delle mura romane di Como10 ha messo in luce l’alta concentrazione di questa forma, che risulta essere la più documentata.
L’impressione che fosse di fabbricazione locale,
basata come detto essenzialmente su tre fattori
(l’alta frequenza e l’ampia diffusione nel territorio
lariano, nonché la mancanza di confronti precisi al
di fuori di esso), ha poi trovato conferma nelle analisi minero-petrografiche effettuate presso il Laboratorio L.A.R.A. di Genova (dott. G. Predieri e S.
Sfrecola). Sono stati analizzati tre frammenti: uno
proveniente dalla necropoli di Lurate Caccivio e gli
altri da due diversi punti lungo le mura romane di
Como, uno da via Cinque Giornate ed uno da uno
scavo presso la Porta Pretoria. Essi risultano
“caratterizzati da un dimagrante angoloso di
dimensioni comprese tra 0,40 e 0,60 mm, costituito da granuli di origine metamorfica, scisti cristallini acidi, quarzo talora anche policristallino, feldspati, minerali opachi ed abbondanti lamine di
muscovite”. In essi “sono state rilevate composizioni mineralogiche che trovano corrispondenze con i
materiali derivanti dalle metamorfiti prealpine di
vario grado poste a monte della città di Como e
probabilmente nei depositi morenici, anch’essi
presenti intorno alla città”.
Per quanto concerne la datazione possiamo
affermare sia un’olla esclusivamente romana, poichè la sua presenza è documentata a partire dalla
seconda metà del I secolo, mentre la sua scomparsa avviene attorno alla metà del II secolo.
zione del corpo nel caso in cui si conservino solo frammenti di
orlo.
8 BUTTI RONCHETTI 1987, tav. XI, n. 108.
9 WÄHREN et al. 1995, pp. 21 - 22. Sulla puls si veda anche
MUFFATTI MUSSELLI 1988.
10 Le olle sono attualmente in corso di studio da parte della
dr.ssa T. Medici che ha confermato il dato sull’alta percentuale
di presenza e ha condiviso le nostre considerazioni al riguardo.
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Fulvia Butti Ronchetti, Isabella Nobile De Agostini
LUOGHI DI RINVENIMENTO DELLE OLLE
(tav. 1. 1)
1- Lurate Caccivio (BUTTI RONCHETTI 1985,
pp. 83-84).
2- Como città: via Cinque Giornate - viale Varese
(scavo: GIANONCELLI 1974, pp. 83 - 86; materiale inedito, n. inv. E 7077, tav. 2, n. 4); cortile exScuola Parini (scavo: NOBILE, SCHÖLER,
STAUBLE 1984; materiale in corso di studio).
3- Dintorni di Como: Breccia, loc. Roncaccio (inedito, n. inv. E 7352, tav. 1, n. 3); località imprecisata
(inedito, n. inv. E 1993, tav. 1, n. 2); loc. Cà Morta
(RITTATORE VONWILLER 1961-65, tav. 53, n.
21); loc. Camerlata (BASERGA 1930, p. 90, figg. 34, il primo dei quali corrisponde forse all’esemplare inedito E 7065 qui riprodotto alla tav. 2, n. 3).
4- Mariano Comense (necropoli: SAPELLI 1980, p.
87; edificio: BUTTI RONCHETTI 1987, p. 91).
5- Ponte Lambro (FORTUNATI ZUCCALA 1991).
6 - Cassago Brianza, loc. Pieguzza (FORTUNATI
ZUCCALA 1994, p. 191, fig. 123, n. 6; NOBILE DE
AGOSTINI 1995, p. 159, B8).
1
7- Valmadrera (NOBILE DE AGOSTINI 1994, p.
216, fig. 143, n. 7).
8- Oliveto Lario, fraz. Onno (NOBILE DE AGOSTINI 1994, p. 215, note 30, 42).
9- Chiavenna (MARIOTTI 1989, p. 31, fig. a).
3
2
Tav. 1. 1. Luoghi di rinvenimento delle olle nel territorio lariano; 2. Olla da località imprecisata nei dintorni di Como;
3. Olla da Como, loc. Breccia. (I disegni sono in scala 1:3)
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PRODUZIONE CERAMICA IN AREA PADANA TRA IL II SECOLO a.C. E IL VII SECOLO d.C.: NUOVI DATI E PROSPETTIVE DI RICERCA
Tav. 2. 1. Olla dalla tomba n. 90 della necropoli di Mariano Comense; 2. Olla da località imprecisata; 3. Olla da Como,
loc. Camerlata; 4. Olla da Como, scavo di via Cinque Giornate. (I disegni sono in scala 1:3)
Fulvia Butti Ronchetti, Isabella Nobile De Agostini
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