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Tecnica delle autopsie e diagnostica cadaverica
Tecnica delle autopsie e diagnostica cadaverica Medicina Veterinaria CHE COSA È UNA AUTOPSIA? PERCHÉ SI ESEGUE UNA AUTOPSIA? L’autopsia è un libro che può essere letto una volta sola……….. Perché eseguire un’autopsia? • Per il proprietario o per l’allevatore • Per il veterinario • Per la salute degli altri animali e dell’uomo • Per i patologi ed ispettori di derrate di origine animale • Per la ricerca Vantaggi per il proprietario e per l’allevatore • Rimozione di eventuali sensi di colpa • Rilievo di eventuali malattie infettive trasmissibili ad altri animali • Informazioni di tipo genetico • Consulenza per eventuali risarcimenti di danni • Consulenza per eventuali risvolti di tipo legale • Garanzia dell’attività diagnostica e terapeutica eseguita dal clinico Vantaggi per il clinico veterinario • Scoperta di malattie nuove • Scoperta di manifestazioni insolite di malattie note • Valutazione dei presidi terapeutici effettuati • Acquisizione di nuovi dati sull’eziopatogenesi e sui quadri anatomopatologici. Vantaggi la salute degli altri animali e dell’uomo • Identificazione di nuovi focolai di malattie o di epidemie • Miglioramento della qualità dei dati statistici Vantaggi per i patologi ed ispettori di derrate di origine animale • Ridurre l’uso preventivo e non mirato di farmaci con riduzione del rischio di presenza di residui nelle carni • Individuare precocemente patologie emergenti o nuove • Valutare l’efficacia dei piani di profilassi Vantaggi per la ricerca • Acquisizione di materiale fresco per studi istologici, tossicologici, parassitologici. • Registrazione di tumori • Esecuzione di fotografie di tessuti ed organi patologici per fini didattici e scientifici. 2 Tempi dell’autopsia • Anamnesi • Identificazione del soggetto • Cronologia della morte • Esecuzione dell’autopsia • Esecuzione di prelievi per ulteriori esami • Redazione certificato di morte E’ bene approcciarsi all’esame necroscopico seguendo lo stesso iter di un esame clinico…. Anamnesi La raccolta dei dati anamnestici è fondamentale. 3 Identificazione del soggetto Identificazione di: • Specie • Razza • Sesso • Età • Segni particolari Valutazione delle condizioni del cadavere • Esame del mantello • Esame delle condizioni del cadavere • Valutazione dei segni di morte Cronologia della morte La morte non rappresenta la fine della vita nella sua totalità ma solo la fine di un singolo vivente come struttura unitaria. E per quell’essere vivente la morte è semplicemente un ritorno al mondo privo di vita, soggetto a modificazioni molto più lente….. 4 Pallore cadaverico E’ dovuto alla contrazione delle piccole arterie che precede o inizia subito dopo la morte. Negli animali è apprezzabile soprattutto sulle zone glabre (logge ascellare ed inguinale, regioni prepubica, ombelicale e sternale) e sulle mucose. Con l’arresto cardiaco e della circolazione il sangue scompare dai vasi superficiali, inducendo un caratteristico pallore al corpo. La cute e le mucose appaiono di colorito pallido, fino al bianco-cereo, che diventa ancor più evidente se l’animale è morto per emorragie esterne o interne. Nel caso invece di morte per fenomeni infettivi o tossici, si può osservare un colorito rosso-violaceo dovuto ad alterazioni delle pareti vasali. In alcune malattie (ittero o patologie epatiche) può comparire una colorazione giallastra o gialloverdastra di cute e mucose. Evaporazione Il fenomeno dell’evaporazione è dovuto al mancato flusso di sangue nei tessuti, per cui non si hanno più produzioni di umori e di liquidi o secreti. Le parti più esposte vanno quindi in essiccamento, ben visibile soprattutto in vicinanza delle macchie ipostatiche. Il fenomeno dell’evaporazione è inoltre responsabile delle modificazioni cadaveriche dell’occhio. 5 Modificazioni cadaveriche dell’occhio - rilasciamento dell’iride (per cessazione attività nervi) - opacamento della cornea (6-7 ore dopo la morte, conseguenza dell’autolisi enzimatica) - avvizzimento del globo oculare (per evaporazione dei liquidi dell’occhio; l’occhio rimpicciolisce e si infossa nella cavità orbitale) - macchie nerastre sulla sclera. La mancanza del flusso sanguigno e quindi l’evaporazione determinano un infossamento dei bulbi oculari. Poco dopo la morte compaiono sulla cornea delle sottilissime pliche dovute alla diminuzione del tono del bulbo oculare; segue un essiccamento della cornea e un intorbidamento dei mezzi oculari che impediscono l’esame del fondo dell’occhio. Progredendo l’evaporazione, la cornea si ricopre di uno strato biancastro dovuta ad una desquamazione dell’epitelio corneale. L’essiccamento si estende poi alle parti laterali della cornea. La sclera diviene più trasparente per cui si intravede la coroide sottostante evidenziabile come una macchia scura (macchia sclerotica del Sommer) Raffreddamento (Algor mortis) • Lieve rialzo termico di mezzo grado circa subito dopo la morte • Periodo di 3 ore in cui la temperatura si abbassa di mezzo grado per ora (abbassamento termico di un grado e mezzo) • Periodo di 8 ore in cui la temperatura si abbassa di un grado per ora (abbassamento termico di 8 gradi) • Periodo di 12 ore circa in cui la temperatura tende ad eguagliare quella ambientale • Momento terminale, brevissimo, in cui la temperatura scende ancora di mezzo grado al d sotto di quella ambientale, per poi riequilibrarsi. La cessazione di tutti i processi metabolici e dell’attività dei centri termoregolatori comporta il raffreddamento del cadavere. La diminuzione della temperatura è di circa 1°C all’ora a temperatura ambiente, valore influenzato da diversi fattori, quali la temperatura esterna, l’umidità, l’aerazione, lo stato di nutrizione dell’animale, ecc. In genere nei grossi animali si arriva al raffreddamento completo dopo circa 15-24 ore, nei piccoli animali dopo 6-12 ore. La temperatura decresce più rapidamente in caso di animali molto magri, anemici, con epatiti o paralisi. Viceversa il raffreddamento è più lento in animali in buone condizioni di nutrizione, in caso di morte improvvisa per malattie acute. Nel caso di malattie infettive accompagnate da stati febbrili (tetano, carbonchio ematico, meningiti) si può verificare un aumento della temperatura di alcuni gradi nelle prime ore dopo la morte (nel tetano si possono raggiungere i 45°C). Macchie ipostatiche (Livor mortis) • Insorgono 3 ore dopo la morte • Si completano in 13 ore • Si fissano alla 14ma ora Le macchie ipostatiche sono dovute al ristagno di sangue che, non essendo più spinto dalla pressione arteriosa, va ad accumularsi nelle zone declivi del corpo, in un primo tempo 6 all’interno dei vasi, poi diffondendo nei tessuti. Il fenomeno avviene in tutti gli organi ma è particolarmente evidente a livello sottocutaneo. Non viene riscontrata nelle parti sottoposte a pressione. Le macchie ipostatiche possono presentare varie forme ed un colorito dal rosa al violaceo, si riscontrano sia sulla cute sia sugli organi interni, non deformano la parte, non colorano i tessuti e scompaiono alla compressione. Possono essere differenziate dalle emorragie verificatesi durante la vita dell’animale, in cui la parte si presenterà deformata, il tessuto rosso-violaceo ed alla compressione la macchia non si attenuerà. Nella formazione delle macchie ipostatiche si distinguono 2 fasi: 1 fase: compare 2-3 ore dopo la morte e si protrae per 12 ore. In questa fase il sangue è ancora fluido per cui se sottoposta a pressione la macchia scompare per poi ricomparire lentamente. In questa fase se il cadavere viene spostato o cambiato di posizione l’ipostasi si riforma nelle parti che si vengono a trovare in posizione declive (migrazione delle macchie). 2 fase: dopo 12 ore non viene più conservata l’integrità delle pareti vasali, per cui il sangue imbibisce e si addensa nei tessuti. Si verifica inoltre emolisi dei globuli rossi per cui il pigmento emoglobinico diffonde nei tessuti. Per tali ragioni la macchia non è più spostabile e viene definita macchia da diffusione. Le macchie ipostatiche si dividono in : - macchie di I grado, prima delle 8-12 ore dalla morte; sono causate dal riempimento dei vasi sanguigni superficiali, e tendono a “migrare” verso la parte declive se il cadavere viene spostato o girato o se si applica una forza compressiva. - macchie di II grado, dovute alla coagulazione del sangue nei vasi declivi; lo spostamento del cadavere o la loro compressione, non comporta una scomparsa. L’ipostasi ante-mortem è invece un fenomeno che si verifica quando, per compromissione cardiaca, l’agonia dell’animale è particolarmente prolungata. Diagnosi differenziale tra: Macchia ipostatica Macchia da diffusione Macchie intra vitam (Emorragie, Ematomi) Rigidità cadaverica (Rigor mortis) • Inizia 2-3 ore dopo la morte • Si completa entro 10-12 ore • E’ stabile per 36-48 ore • Scompare dopo 3-4 giorni La perdita dell’eccitabilità muscolare dopo la morte determina la rigidità cadaverica. Nell’animale appena morto le masse muscolari sono molli e cedevoli e sono presenti contrazioni spontanee che perdurano per circa 3 ore. In seguito, a causa della scomparsa del 7 glicogeno muscolare e dell’acidificazione del pH (da 7 a 5,4) dovuta all’aumento dell’acido lattico, actina e miosina si legano andando a formare il complesso actomiosina; le fibre perdono acqua e tendono ad accorciarsi. La muscolatura appare quindi dura, inestensibile e contratta. La rigidità cadaverica segue la “Legge di Nysten”. Alcune patologie possono allungare la durata del rigor mortis (tetano, avvelenamenti), altre lo accorciano (folgorazione, setticemie). Esso compare precocemente in caso di emorragie acute, annegamento ed a temperature ambientali elevate, è più tardivo se la temperatura ambientale è bassa. Leggi del Nyesten 1. La rigidità inizia dalla mandibola e si estende progressivamente in senso cranio caudale e scompare nel medesimo ordine. 2. La rigidità dura tanto più a lungo quanto più tardi compare, essendo essa dovuta alla vita residua del muscolo. 3. La rigidità è tanto più intensa quanto maggiore è la forza del muscolo. “La rigidità cadaverica è l’ultimo sforzo della vita contro la morte.” Nyesten, 1812 Coagulazione del sangue Si verifica nei vasi di grosso calibro e nelle cavità cardiache a causa della trasformazione del fibrinogeno in fibrina. Di norma si trovano coaguli dopo 4-5 ore dalla morte. La coagulazione è incompleta in casi di deperimento organico, shock anafilattico, avvelenamenti, leucemie, carbonchio ematico. I coaguli possono essere di due tipi: 8 9 10 “Un’ora d’estate equivale ad un giorno di inverno.” Devergie. “Un giorno di esposizione all’aria equivale a due giorni di permanenza nell’acqua e a quattro di permanenza nella terra”. Casper. a) Temperatura b) Evaporazione c) Macchie ipostatiche d) Rigor mortis e) putrefazione Fenomeni abiotici consectivi trasformativi conservativi • Mummificazione • Macerazione • Saponificazione • Corificazione 911 Mummificazione • Compare dopo 1 anno • Rimane costante Saponificazione • Inizia dopo 6 settimane • Completa dopo 1 anno Corificazione • Compare dopo 1 anno • Rimane costante 12 NORME PER IL PRELIEVO, LA CONSERVAZIONE E L’INVIO DI CAMPIONI AI LABORATORI 2.1 INTRODUZIONE I risultati dell’esame clinico ed anatomo-patologico di molte malattie degli animali sono così simili che per ottenere una diagnosi esatta sono necessarie indagini di laboratorio. La validità di tali esami dipende da: - scelta accurata del campione - preparazione - confezionamento - spedizione I campioni possono essere prelevati dal tessuto animale o dall’ambiente; gli scopi, oltre alla diagnosi corretta, possono essere vigilanza sanitaria, ricerche epidemiologiche, controlli di trattamenti vaccinali. Le regole generali da seguire sono: - i campioni ottenuti da animali vivi devono essere raccolti con cura, evitando stress per l’animale e pericolo per l’operatore - i campioni ottenuti da animali morti vanno prelevati subito dopo la morte dell’animale - adottare misure igieniche idonee al fine di evitare contaminazioni crociate tra i campioni - conservare in modo appropriato ed inviare al laboratorio il prima possibile - ogni campione va accompagnato da una scheda che riporti tutte le informazioni raccolte, dall’anamnesi ai dati anatomo-patologici. 2.2 ESAMI BATTERIOLOGICI Il materiale per gli esami batteriologici deve essere ottenuto in modo da evitare le contaminazioni esterne. Gli strumenti utilizzati (bisturi, coltelli, forbici o pinzette) devono essere sterili e comunque sterilizzati dopo ogni procedura con acqua bollente per 15 minuti oppure sostanze chimiche o ancora vapore; in seguito vanno conservati in contenitori in metallo (pure sterile). Se il materiale prelevato è solido (fegato, rene, cervello), si dovrebbe evitare la superficie esterna; meglio prelevare in profondità dopo aver sterilizzato la superficie con un ferro arroventato. 13 Nel caso di un sospetto di setticemia si consiglia il prelievo di porzioni di fegato, rene milza, linfonodi, polmone, cervello ed osso lungo (femore o tibia), posti in buste di plastica ben chiuse. Se si prospetta la possibilità di fuoriuscita di liquido dalla busta, meglio utilizzare più buste, una dentro l’altra. I liquidi (essudati o trasudati) vanno prelevati con siringa sterile e raccolti in provette pure sterili a chiusura ermetica. Il contenuto intestinale va conservato in barattoli a bocca larga, chiusi ermeticamente. Sono inoltre disponibili tamponi per batteriologia contenenti terreni di trasporto. Ogni contenitore va poi etichettato e siglato. Per la conservazione dei campioni è richiesta la temperatura di refrigerazione (2-8°C). 2.3 ESAMI VIROLOGICI La maggior parte di virus che colpiscono gli animali dimostrano preferenza per determinati tessuti o organi (tropismo virale). Si consiglia pertanto un’accurata selezione dei campioni, evitando sempre la contaminazione batterica. Per i prelievi valgono le stesse regole degli esami batteriologici; per la conservazione ed il trasporto è preferibile il congelamento. Se si sospetta la rabbia va inviata al laboratorio l’intera testa dell’animale, in contenitori a tenuta ermetica. 2.4 ESAMI ISTOLOGICI I tessuti prelevati dovrebbero essere fissati immediatamente, per evitare processi autolitici e putrefattivi che altererebbero la morfologia dei tessuti stessi. Le regole generali sono: - utilizzare coltelli o lame molto affilati (si evitano dentellature nei tessuti) - eseguire incisioni accurate - preparare blocchetti di dimensioni appropriate (1-2 cm) con superfici di taglio parallele - comprendere nel prelievo parte di tessuto patologico e parte di tessuto sano - porre i campioni in formalina tamponata (in un volume che sia almeno 10 volte superiore al volume del prelievo). - conservare a temperatura ambiente Formalina tamponata: formalina acqua distillata NaH2PO4 Na2HPO4 100 ml 900 ml 4 gr 6,5 gr I campioni che tendono a galleggiare (polmone e midollo osseo) vengono sommersi mediante cotone o garza. Incidere gli organi cavi (intestino) così da facilitare l’ingresso del fissativo. Utilizzare sempre barattoli a bocca larga (il pezzo una volta fissato non mantiene la caratteristica “morbidezza” del fresco e tende, se voluminoso, a non uscire più dal barattolo). Etichettare i barattoli ed inviarli sempre accompagnati dalla scheda. 14 2.5 ESAMI EMATOLOGICI E SIEROLOGICI Per gli esami ematologici (ricerca di batteri, virus, protozoi) il sangue va addizionato ad anticoagulanti (eparina); nel caso invece di esami sierologici (ricerca dei soli anticorpi) il sangue va lasciato sierare. Prelevare i campioni per via endovenosa (in asepsi!!), dalla vena giugulare o caudale nei grossi animali, dalla brachiale nei piccoli animali e negli uccelli (vena alare). NB: Lavare, rasare e sterilizzare con cura la zona! I campioni vanno poi conservati in provette a 4°C se sangue intero, congelati nel caso si tratti di sieri. 2.6 ESAMI CHIMICI E TOSSICOLOGICI Se si sospetta la morte per avvelenamento. Il materiale da inviare comprende gli organi filtro (fegato e rene) oltre a sangue, contenuto gastrico ed intestinale ed urine. Quantità da prelevare: - sangue 10 ml - urina 50 ml - fegato 100 gr - rene 100 gr - grasso 100 gr - cervello 100 gr - contenuto gastrico 500 gr - alimenti 500 gr Porre i materiali in contenitori separati, puliti ed ermetici. Congelare o refrigerare per evitare i fenomeni putrefattivi. 15 Esecuzione dell’autopsia LO STRUMENTARIO PER LA NECROSCOPIA Gli strumenti necessari per la necroscopia sono pochi, semplici e consistono in: -coltelli (affilati) -Forbici (di varie dimensioni) -Pinze (di varie dimensioni) -Costotomo -Sega -Per l’apertura della scatola cranica sono necessari morsa, martello, scalpello a cuneo e un uncino -Altro materiale utile è rappresentato da sacchetti in polietilene per il prelievo di organi in toto, siringhe (prelievo di liquidi), tamponi (per esami virologici e batteriologici), vasetti/provette/sacchetti (sterili quando necessario) per prelievi da sottoporre a esami virologici, batteriologici, chimici, tossicologici, parassitologici), vetrini per esami citologici,vasetti a chiusura ermetica e stagna contenenti formalina per l’esame istologico. FASI DELL'AUTOPSIA • Scuoiamento • Esame del sottocute • Apertura della cavità addominale ed esame degli organi • Estrazione di lingua, esofago, trachea • Apertura della cavità toracica ed esame degli organi • Apertura della cavità pelvica ed esame degli organi • Apertura del cranio TECNICA DI ESECUZIONE Incidere la cute partendo dalla sinfisi del mento e, seguendo la linea mediana, arrivando fino al pube (spostandosi lateralmente al pene se si tratta di un maschio). Nelle femmine la linea mediana si segue per cani, gatti e suini mentre si sdoppia ai lati delle mammelle in bovini ed equini. Seguendo l’incisione cutanea, si disseca la cute dal tessuto sottocutaneo (scuoiamento) di torace e addome. Se l’animale è in buono stato di nutrizione si può assieme alla cute asportare il grasso. In questa fase si asportano i genitali esterni. Durante lo scuoiamento si esamina il tessuto sottocutaneo (es. emorragie, ittero, edema da stasi, ipodermoclisi,ecc.) Apertura della Cavità Addominale ed Esame Visceri Addominali:Se si sceglie il decubito laterale si incide la parete seguendo la linea descritta dall’arcata costale. Se si opta per ildecubito dorsale si incide la parete addominale presso la cartilagine xifoidea dello sterno e, inserite le pinze o un poco divaricate, si usano come guida al coltello (per evitare di perforare i visceri addominali) per il taglio che va dallo sterno fino al pube, lungo la linea alba in alternativa dopo aver praticato un foro d’accesso alla cavità addominale si può introdurre indice e medio nella cavità, agganciando la 16 parete e divaricando le dita si può sollevare e tendere la parete, a questo punto inserendo una branca delle forbici all’interno della cavità si può eseguire con queste, un taglio sicuro. Per completare l’apertura del cavo addominale, si effettua un taglio seguendo l’arcata costale da entrambi i lati, dall’apofisi xifoidea sino alla metà dell’arco costale stesso. -Valutare l’eventuale presenza di versamento -Valutare la topografia e dimensione dei visceri (es. dislocazioni) -Esame dei visceri Milza: E’ in posizione retroperitoneale sulla grande curvatura dello stomaco. Nel cavallo si estrae solo dopo aver asportato tutto l’intestino. L’organo deve essere liberato dai legamenti (gastro-splenico, nefrosplenico e spleno-colico) e dai collegamenti con il mesentere (ilo). Per valutare l’organo si effettua un taglio longitudinale ed eventuali tagli trasversali. Apparato Gastroenterico: nei piccoli animali prima di accedere agli organi dell’apparato digerente è necessario ribaltare il mesentere, appoggiandolo sopra la parete toracica, a questo punto si estraggono il piccolo e grosso intestino in toto recidendo a livello di tenue (in corrispondenza della coda del pancreas) e il colon fluttuante dove si continua col retto. Quindi si cerca l’inserzione del mesentere alla volta addominale e si incide asportando tutto l’intestino. Segue l’estrazione dello stomaco tirandolo il più possibile verso il centro della cavità addominale e incidendo l’esofago all’uscita dal diaframma.(alcuni patologi preferiscono asportare lo stomaco e l’intestino senza effettuare il taglio a livello duodenale.) Si separa la matassa dell’intestino dal mesentere e si dispone l’intestino, ripiegato in anse, sul tavolo. Intestino e stomaco. Una volta disteso sul tavolo, si apre tutto l’intestino in senso longitudinale sul lato dell’inserzione del mesentere per valutarne contenuto (feci, sangue, essudato, parassiti ecc.) e stato della mucosa. Lo stomaco si incide con le forbici dal cardias al piloro lungo la grande curvatura e si valutano contenuto e stato della mucosa. Duodeno e pancreas devono essere esaminati in questa fase. Se necessario si può incidere il pancreas nella sua lunghezza. Fegato: Si introduce la mano tra fegato e diaframma, si tira in alto, in dietro e si tagliano vasi e legamenti in modo da isolare il fegato. Valutare capsula, presenza di fibrina, colore, consistenza, irregolarità. Eseguire tagli in ciascun lobo. Rene: Si afferrano i reni con le mani e si tirano caudalmente lacerando il connettivo, ma risparmiando gli ureteri (si tagliano dopo averne valutato la pervietà e il corretto decorso). Si appoggia ciascun rene sul tavolo e si valutano colore,consistenza alterazioni della superficie. Si afferra ciascun rene tra le mani o lo si comprime sul tavolo con una mano e si incide a tutto spessore il parenchima, in senso longitudinale, dal margine esterno verso l’ilo interessando la pelvi. Si scolla la capsula fibrosa con le pinze, operazione che in condizioni normali deve essere di facile riuscita. Vescica: Si incide lasciandola in loco. Si esamina il contenuto, si taglia poi a livello del collo ed si apre sul tavolo anatomico per valutare la mucosa. 17 Apertura della cavità toracica e esame degli organi: Si segna con il coltello una linea un paio di centimetri al di sopra delle cartilagini costali seguendo l’arco costale. Utilizzando il costotomo si tagliano le coste da entrambi i lati. Per farlo si segue la linea tracciata con il coltello lacerando i muscoli intercostali e la pleura parietale.Si tira verso l’alto la piastra triangolare costituita dallo sterno, dalle costole resecate e dai muscoli intercostali e si recidono tutti i collegamenti residui. Nei grossi animali è possibile passare alla cavità toracica, senza resecare le coste) attraverso il diaframma che va incisone nelle vicinanze dell’inserzione costale. Questa tecnica si applica soprattutto se si è in campo e senza la possibilità di utilizzate un costotomo di dimensioni adatte (ovviamente dopo aver svuotato la cavità addominale). -Valutare il contenuto della cavità toracica in sede. -Ispezionare le pleure e lo spazio mediastinico anteriore e posteriore. -Estrarre degli organi della cavità toracica con un taglio trasversale degli organi all’entrata del petto (masse muscolari brachicefaliche, esofago, trachea, fasci vascolari e nervosi sino a raggiungere i muscoli sottostanti (lungo del collo ed intertrasvesale). Quindi, si afferra la trachea con le pinze, o con la mano sinistra, si tira in alto e indietro in modo da tendere e poi tagliare le inserzioni lungo la colonna vertebrale ed il mediastino. -Esame dei visceri: Cuore: Si valuta il pericardio (raccolte di liquidi, aderenze, fibrina ecc.) che si apre afferrandolo con una pinza a livello di porzione craniale (in corrispondenza della punta del cuore) ed effettuando un’incisione a “V” con le forbici. Quindi si afferra il cuore, lo si tira in alto e con un coltello si recidono i grossi vasi il più lontano possibile dal loro punto di inserzione nel cuore stesso. Si appoggia il cuore sul tavolo e se ne valutano volume, forma, presenza di tessuto adiposo, emorragie, depositi anomali, vasi ecc. L’ipertrofia o la dilatazione del ventricolo destro inducono una deformazione globosa del cuore, mentre la dilatazione del ventricolo sinistro dà al cuore una forma cilindrica con la punta tutta formata dal ventricolo sinistro. Apertura del cuore: si dispone il cuore con la punta verso di sé (porzione sinistra a destra di chi esamina il viscere). Si preme il cuore sul tavolo e si incide, con il coltello parallelo rispetto al piano d’appoggio, il ventricolo sinistro penetrando in cavità ventricolare. Un secondo taglio viene fatto con il coltello perpendicolare rispetto al piano di appoggio e parallelo rispetto al setto interventricolare. Questo secondo taglio incontra il primo in modo che ne risulti la possibilità di sollevare un lembo di miocardio ventricolare che permette di ispezionare tutto il ventricolo sinistro. Si ruota il cuore di 90 gradi e si taglia il ventricolo destro con tagli simili ai precedenti. Quindi, con le forbici si penetra nel ventricolo destro e si continuano i due tagli verso atrio e arteria polmonare. La stessa cosa viene eseguita a sinistra. Di ciascuna cavità si devono valutare: contenuto, stato dell’endocardio, valvole e miocardio. Polmoni e Bronchi: Valutare il volume dei polmoni (aumento totale per enfisema, negli animali da macello insufflazione, disturbi generalizzati di circolo), colore (uno dei due polmoni è spesso più scuro, ipostasi cadaverica), consistenza ecc. Si incidono 18 i polmoni dei piccoli animali lungo l’asse longitudinale mentre nei grossi animali si fanno più tagli traversali dei lobi principali ed uno longitudinale dei lobi craniali. Altri tagli saranno mirati alle lesioni presenti. Per esaminare i bronchi si taglia longitudinalmente la trachea e con le forbici seguendone poi la biforcazione e le principali diramazioni bronchiali. Esame degli Organi del Collo:Le porzioni di trachea ed esofago (rimaste dopo il distacco degli organi del torace) sono tirate verso la testa, fino ad arrivare alle branche della mandibola, tagliando muscolatura e connettivo di sostegno con il coltello. Quindi si effettuano due tagli paralleli della muscolatura seguendo il perimetro delle mandibole. Il tagli vanno dagli angoli alla sinfisi. In questa operazione si incontra lo ioide che deve essere disarticolato dall’osso stilo-ioideo. Si incide con un taglio trasversale la linea di delimitazione tra palato duro e molle e si estrae la lingua tirandola indietro utilizzando le dita. Si disseca il connettivo che tiene unito il faringe alla base del cranio e si liberano gli organi del collo. Esofago e trachea devono essere incisi longitudinalmente per esaminarne il lume. Apertura della teca cranica con asportazione del cervello (apertura del rachide con asportazione del midollo spinale): Queste operazioni vengono eseguite con seghe (preferibilmente elettriche) Tecnica di autopsia degli equini 19 Cavità addominale • Sezionamento del grosso colon a livello della flessura pelvica e posizionamento ventrale fuori dalla cavità addominale di cieco e grosso colon. • Estrazione della milza • Estrazione del colon fluttuante • Estrazione del rene sinistro • Estrazione del piccolo intestino • Estrazione dello stomaco • Estrazione del grosso colon e del cieco • Estrazione del fegato • Estrazione del rene destro 20 •Estrazione della milza •Estrazione del colon fluttuante Il piccolo colon o colon fluttuante è facilmente riconoscibile per le sue sacculazioni e per la presenza di due grosse bande muscolari opposte al suo attacco al mesentere. La tecnica migliore consiste nel tirare fuori questo tratto e stenderlo al di fuori della cavità addominale per poterlo bene osservare. Tirare e stirare l’intestino, praticare una legatura e recidere. Tagliare il mesentere lungo la linea di inserzione. •Estrazione del rene sinistro 21 •Localizzazione ed estrazione del piccolo intestino. Il duodeno parte dal piloro formando una S e si estende posteriormente, dorsalmente e sulla destra fino alla regione del rene destro a livello della quale si porta in posizione mediana. Nel suo decorso è sempre contenuto nelle pieghe del mesentere. Esso viene localizzato tastando la parte ventrale della colonna vertebrale dalla quale origina il peduncolo del mesentere, e lo si sente come una massa solida al di sotto della lamina sierosa. Poiché l’animale è in decubito laterale destro il duodeno fuoriuscirà dal basso della cavità contenuto nella tasca mesenteriale. Non bisogna fare altro che tirare fuori tale tasca evitando di romperla. Dopo di ciò si effettua una legatura e si asporta. L’asportazione può essere fatta in toto o slegando via il tratto intestinale dalle connessioni mesenteriali. •Estrazione del grosso colon e del cieco Per una corretta estrazione di questi visceri è bene prima isolarli dalle rispettive strutture arteriose che li irrorano. Aprendo longitudinalmente l’aorta è facile distinguere l’origine di tali strutture. L’arteria celiaca origina vicino alla crura del diaframma e 10 cm posteriormente ad essa origina la mesenterica craniale. Si rimuove lo stomaco tagliando il suo attacco includendo l’esofago. Si asporta infine il fegato e il rene destro. Prima di ciò è bene osservare prima la cavità toracica. 22 Cavità toracica • Apertura ed estrazione degli organi • Esame di pleure, mediastino • Estrazione ed esame di cuore e polmoni con esofago, vasi ematici e linfatici, strutture nervose Apertura della cavità toracica La cavità toracica può essere aperta previa estrazione della lingua con asportazione di esofago e trachea fino all’entrata del petto o più semplicemente si possono tagliare trachea ed esofago all’altezza dell’entrata nel torace e disconnettere i grossi vasi e nervi asportando gli organi, senza incidere le coste. Esame esterno dei singoli organi • Disposizione dell’organo inizialmente con faccia ilare aderente a tavolo • Valutazione della forma, del volume e del colore • Valutazione della sierosa • Valutazione di eventuali soluzioni di continuo, lacerazioni o altre lesioni • Palpazione dell’organo TECNICA DI APERTURA DEL CUORE Posizionare il cuore sul tavolo con la parte destra alla propria destra. Praticare un taglio nel ventricolo destro che coinvolga anche l’atrio e lo sbocco delle vene cave. Si osserveranno così i tre lembi della valvola tricuspide. Dirigere il coltello fino all’origine della arteria polmonare, ed esaminare le tre valvole semilunari. Praticare un taglio nel ventricolo sinistro dirigendo la punta del coltello nell’atrio, tagliare allo sbocco delle vene polmonari. Una volta aperto l’atrio si prenedrà visione della valvola mitrale. 23 Dirigere il coltello al di sotto della mitrale e portarlo all’origine dell’aorta e tagliare. Si osserveranno le valvole semilunari e lo sbocco delle arterie coronarie. Cavità pelvica • Estrazione ed esame della vescica • Estrazione ed esame di ovaie, salpingi, utero e vagina nella femmina • Estrazione ed esame di prostata e vescichette seminali nel maschio Cavità cranica • Esame delle meningi • Prelievo di liquido cefalo-rachidiano • Estrazione ed esame dell’encefalo • Asportazione dell’ipofisi 24 TECNICA DI AUTOPSIA DEI BOVINI Apertura della cavità addominale 25 Prima di estrarre i prestomaci è consigliabile asportare la milza, che è situata sulla grande curvatura del rumine, in modo da non lesionarla accidentalmente durante l’asportazione dei prestomaci. Estrazione ed esame degli organi cervicali Tenendo sempre la testa del bovino distesa lateralmente si pratica un taglio all’altezza della mandibola sollevando la cute e i fasci muscolari, si osservano le parotidi e i linfonodi laterocervicali. 26 Si incide profondamente con un taglio tangenziale alla faccia interna della branca mandibolare e si tira con forza la laringe scollando man mano con il coltello. Con il costotomo si recide l’osso ioide. Verranno così estratti lingua, laringe, trachea con la tiroide e l’esofago. Si passa quindi al taglio delle coste. •Estrazione del fegato, delle ghiandole surrenali e dei reni. Il fegato viene estratto rimuovendolo dal diaframma insieme con la cistifellea. Le ghiandole surrenali vanno localizzate e asportate prima dei reni per evitare di danneggiarle. I reni vengono tirati caudalmente stirando gli ureteri e valutando la presenza di calcoli. •Apertura della cavità pelvica La cavità pelvica viene aperta praticendo un taglio sull’anello inguinale all’interno del quale viene inserita una branca del costotomo recidendo l’osso pubico. Si asportano gli organi genitali 27 TECNICA DI AUTOPSIA DEI SUINI Nell’apprestarsi ad eseguire una necroscopia su un suino è buona norma eseguire un esame estremamente attento della cute perché •essa lascia facilmente vedere eventuali lesioni e •numerose malattie infettive del suino si manifestano lesioni cutanee caratteristiche. Il suino viene posizionato in decubito dorsale e gli arti vengono tirati lateralmente. Se si tratta di animali molto grossi e pesanti si può effettuare un posizionamento in decubito laterale. Si pratica un unico taglio mediano che parte dalla sinfisi mentoniera e giunge al perineo. Altra modalità di scuoiamento consiste nel praticare due tagli paralleli che partono dalla mandibola e giungono al cavo ascellare e altri due tagli che vanno dalle regioni inguinali al perineo. L’apertura delle cavità addominale avviene con la stessa modalità e cronologia descritte per i carnivori. Per quanto riguarda la cavità toracica l’unica differenza è che nel suino il numero di coste da tagliare per l’apertura di detta cavità è di 6. 28 TECNICA DI AUTOPSIA DEI CARNIVORI •Scuoiamento •Esame del sottocute Cavità addominale • Valutazione dell’assetto degli organi e rilevamento di eventuali versamenti • Estrazione ed esame di intestino e linfonodi meseraici • Estrazione ed esame di milza e mesentere • Estrazione ed esame di reni ed ureteri • Prova di pervietà del coledoco • Estrazione ed esame di stomaco, pancreas e prima parte del duodeno • Estrazione ed esame delle ghiandole surrenali • Estrazione ed esame del fegato Estrazione dell’intestino Stando alla destra dell’animale, si prende l’intero pacchetto intestinale e lo si ribalta sul lato sinistro, fuori dalla cavità. Si reperisce il legamento triangolare e all’altezza di tale legamento si effettuano una doppie legatura dell’intestino. Quindi si taglia nel mezzo: Si prende il moncone distale dell’intestino con la mano destra e lo si tiene saldamente quindi si afferra tutto il pacchetto che era stato ribaltato e lo si riporta sulla destra dell’animale facendolo passare sulla propria mano destra. Si passa il moncone distale nella mano sinistra e con la destra munita di forbici si comincia ad incidere il mesentere. L’intestino si slegherà fino ad arrivare al retto dove si effettua un’altra legatura. Dopo l’asportazione dell’intestino si esegue la prova del coledoco (per valutare la pervietà delle vie biliari). Si esegue un taglio trasversale sul moncone prossimale dell’intestino (prossimale allo stomaco) dal lato opposto all’inserzione del mesentere, e si prosegue tagliandolo poi in senso longitudinale. Col dito si cerca l’ampolla di Vater , percepibile al tatto lungo la parte interna della parete intestinale (sul lato del mesentere), individuata la quale, si procede alla compressione manuale della cistifellea, in condizioni normali assisteremo alla fuoriuscita di bile dall’ampolla di vater, nel caso in cui ciò non avvenga ciò è riconducibile al un’ostruzione delle via biliari. 29 •Estrazione di lingua, esofago, trachea Cavità toracica • Esame di pleure, mediastino • Estrazione ed esame di cuore e polmoni con esofago, vasi ematici e linfatici, strutture nervose Cavità pelvica • Estrazione ed esame della vescica • Estrazione ed esame di ovaie, salpingi, utero e vagina nella femmina • Estrazione ed esame di prostata e vescichette seminali nel maschio Cavità cranica • Esame delle meningi • Prelievo di liquido cefalo-rachidiano • Estrazione ed esame dell’encefalo • Asportazione dell’ipofisi Esame esterno dei singoli organi • Disposizione dell’organo inizialmente con faccia ilare aderente a tavolo • Valutazione della forma, del volume e del colore • Valutazione della sierosa • Valutazione di eventuali soluzioni di continuo, lacerazioni o altre lesioni • Palpazione dell’organo 30 Esecuzione di prelievi per ulteriori esami • Prelievo di sangue • Prelievo di urina dalla vescica • Prelievo di liquido cefalo-rachidiano • Prelievo da versamenti • Prelievo di contenuto gastrico • Prelievi tissutali per esami citologici • Prelievi tissutali per esami istologici Prelievi di sangue, urina, versamenti e liquido cefalorachidiano • Effettuare i prelievi con una siringa munita di ago sottile. • Versare il contenuto in provette sterili, addizionate con EDTA per i prelievi di sangue. Prelievo di contenuto gastrico • Effettuare il prelievo del contenuto gastrico se si sospetta un avvelenamento o una intossicazione alimentare. • Raccogliere il contenuto gastrico, se presente, in sacchetti e, se è possibile, congelarlo. • Invio al laboratorio tossicologico insieme a campioni congelati di fegato e rene Prelievi tissutali per esami citologici • Prelevare un cubetto di tessuto e strisciarlo su un vetrino portaoggetti • Aspirare con una siringa infissa nel parenchima dell’organo, spruzzare il contenuto su un vetrino e strisciarlo. • Lasciare asciugare all’aria Prelievi per esami istologici • Prelevare più campioni da ciascun organo • Prelevare campioni di circa 10 cm • Scegliere sempre le parti meglio conservate di un organo • Se sono presenti lesioni circoscritte, eseguire prelievi ai margini delle stesse avendo cura di prendere anche parte di tessuto sano. • Fissare i campioni in formalina al 10% o eventualmente in alcool Invio dei campioni al laboratorio per gli esami istologici • Utilizzare contenitori capienti e a chiusura ermetica • Allegare il certificato di morte o schede informative dettagliate in cui siano specificati: • Nome, cognome, indirizzo del proprietario • Specie, razza, sesso, età e peso dell’animale • Anamnesi ambientale e soggettiva • Descrizione delle lesioni anatomopatologiche riscontrate 31 Invio dei campioni al laboratorio per gli esami tossicologici • Prelevare contenuto dello stomaco, fegato e rene • Utilizzare contenitori singoli per ogni campione e sigillarli • Allegare il certificato di morte con diagnosi di “sospetto avvelenamento” indicando il tipo di tossico sospettato • Inviare tempestivamente i campioni al laboratorio se ciò non è possibile, congelarli. Redazione del certificato di morte • Dati relativi all’animale • Dati relativi al proprietario • Data esatta della morte • Anamnesi • Diagnosi clinica • Descrizione anatomopatologica degli organi • Diagnosi 32 Diagnostica cadaverica Valutazione delle lesioni anatomopatologiche fatta su cadavere per risalire alla causa di morte. Osservazione di tutte le lesioni presenti in un cadavere e formulazione di una diagnosi di morte. Causa definitiva o immediata: causa che ha determinato la morte. Causa predisponente: causa che ha portato a morte il soggetto. La diagnostica cadaverica è il frutto di una attenta e scrupolosa osservazione di tutto ciò che il cadavere può mostrare. Esame esterno del cadavere • Sviluppo scheletrico e muscolare • Stato di nutrizione • Mucose apparenti • Cute e peli Alterazioni delle mucose • Alterazioni del colore: anemie o avvelenamenti • Pigmentazioni patologiche: ittero o melanosi • Presenza di lesioni: traumi, ulcere, tumori 33 34 Esame e lesioni della cute e dei peli Lesioni elementari della cute 35 Lesioni in corso di Leishmaniosi •Eczema furfuraceo o dermatite secca esfoliativa, con forfora a scaglie biancastre diffusa a tutto il corpo, in particolare alla testa, padiglioni auricolari, estremità, associata a ipercheratosi con ispessimento della cute alle labbra, palpebre, padiglioni auricolari, al tartufo, ai cuscinetti plantari, alopecia perioculare. Lesione più comune 60-90% dei casi. •Dermatite ulcerativa con ulcere su varie parti del corpo che non tendono a cicatrizzare , in particolare sul costato e sul piatto delle cosce, onicogrifosi. 23-63% dei casi. •Noduli multipli, costituiti da granulomi macrofagici. 12% dei casi. •Dermatite pustolosa sterile, associata a depigmentazione nasale dorsale con desquamazioni erosioni e ulcerazioni. 5-12% dei casi Linfonodi: sono interessati sia i linfonodi superficiali che quelli profondi, che si presentano aumentati di volume in maniera armonica, lisci e mobili. In superficie di taglio si può osservare un ispessimento della corticale e una colorazione grigio brunastra della midollare. Milza: Si presenta aumentata di volume, con capsula tesa, margini arrotondati. Al taglio si ha colio di sangue e la superficie presenta i segni di una iperplasia follicolare. Segni di iperplasia si evidenziano in tutte le strutture linfoidi. Reni: Si osservano due tipi di lesioni: Glomerulonefrite mesangio- e membrano proliferativa, legata al deposito di IC circolanti. Nefrite interstiziale, per cui il rene assume l’aspetto di “rene grinzo granuloso”, con asportazione difficoltosa della capsula, aspetto grinzoso della superficie esterna e striature biancastre corticali in sezione di taglio. Fegato: Si evidenzia un aumento di volume e un disegno lobulare pronunciato con presenza di focolaietti di colore bianco grigiastro, corrispondenti istologicamente a microgranulomi in cui è possibile evidenziare gli amastigoti all’interno delle cellule di Kupffer. 36 Poliatrtrite non purulenta e non erosiva caratterizzata da proliferazioni periostali. Miocardite interstiziale nodulare Pancreatite acuta emorragica Granuloma penieno Lesioni cutanee nella diagnostica cadaverica dei suini • Malrosso • Peste suina MAL ROSSO •FORMA CUTANEA •FORMA SETTICEMICA •FORMA CRONICA FORMA SETTICEMICA Altamente e rapidamente mortale, si manifesta con febbre elevata, vomito e diarrea, e comparsa di •eritemi cutanei diffusi •emorragie petecchiali sulle sierose e in vari parenchimi, iperemia renale, •infarcimento emorragico della parete gastrica, •splenite congestizio-emorragica. FORMA CUTANEA Rappresenta la forma più lieve ed è facilmente diagnosticabile alla visita ante mortem per la presenza di lesioni cutanee estremamente caratteristiche, i pomfi romboidali (esantema a mattone). FORMA CRONICA •ENDOCARDITE ULCEROSA SETTICA •ARTRITI SIEROFIBRINOSE Le lesioni endocardiche compaiono nei suini meno giovani e sono quasi sempre localizzate a sinistra. L’endocardite è di tipo ulcero poliposa caratterizzata nella fase acuta da masse fribili di pochi mm che vanno organizzandosi in forma di vegetazioni più grossolane (1 cm), di colore giallo-rossastro e poi giallo-grigiastro, ricoperte spesso da sottili coaguli di sangue. Con l’ulteriore cronicizzazione le masse assumono forma di poliposità, granulose in superficie e saldamente ancorate al lembo valvolare. 37 La presenza di masse trombotiche valvolari determina la comparsa di fenomeni di stasi venosa e l’eventuale distacco ed embolizzazione di frammenti può determinare la comparsa di lesioni infartuali in vari organi. Le lesioni articolari sono tipiche dei soggetti adulti in aree endemiche di inefzione e sono rappresentate da artriti sierofibrinose localizzate preferenzialmente alle articolazioni coxofemorale, femoro tibio rotulea carpiche e tarsiche. Si manifestano con ispessimento capsulosinoviale ed essudazione sierofibrinosa in cavità articolare. Nell’evoluzione cronica si sviluppano osteoartrosi e fibrosi periarticolare ed erosioni della capsula articolare Nell’uomo il mal rosso evolve come forma localizzata caratterizzata da un eritema localizzato al braccio o alla mano, lesione denominata erisipeloide, con linfoadenopatia regionale. Rarissime una forma setticemica e una forma generalizzata con lesioni cutanee multiple. PESTE SUINA CLASSICA Il meccanismo patogenetico con cui il virus esplica la propria azione patogena consiste: •In un danno primitivo alle cellule endoteliali dei piccoli vasi a carico dei quali si manifesta necrosi fibrinoide. Tali arteriolopatie determinano alterazioni della permeabilità vasale e comparsa di trombi. •In un danno di tipo regressivo a carico dei macrofagi seguito da apoptosi e necrosi dei linfociti che determina un grave stato di defcit immunologico. Lesioni: •Linfonodi a fragola •Rene a uovo di tacchino •Infarti splenici •Broncopolmonite acuta •Gastrite emorragica – difteroide •Enterite difteroide a focolai - “bottoni” •Meningo encefalite non purulenta disseminata 38 Il quadro anatomopatologico è quello di una setticemia emorragica ed è caratterizzato, in primo luogo, da ecchimosi e petecchie a livello cutaneo, linfonodale, gastrico, renale, vescicale, polmonare e nelle sierose. Caratteristiche le emorragie sulla mucosa della laringe. I linfonodi appaiono tumefatti, succosi, cosparsi di petecchie o più spesso diffusamente arrossati, con aspetto marmorizzato (linfonodo a fragola). I reni presentano un aspetto estremamente caratteristico, deterinato da un insieme di fenomeni degenerativi che conferiscono all’organo un colore più pallido e di fenomeni emorragici con piccole emorragie di colore rosso scuro che spiccano sul fondo degenerato del rene. Aspetto definito a uovo di tacchino. La milza in genere è aumentata di volume, con infarti emorragici marginali in rilievo. Tale lesione è patognomonica di peste ma compare solo nel 30% dei casi. Lo stomaco presenta fenomeni di gastrite emorragica a volte confinati lungo la grande curvatura ma più spesso diffusi a tutta la superficie. A carico dell’intestino le lesioni sono rappresentate da emorragie puntiformi disseminate lungo tutto il tratto, seguite da enterite francamente emorragica. 39 Le lesioni più comuni sono principalmente a carico delle stazioni linfatiche (follicoli linfatici, placche del Peyer) che appaiono tumefatte e con piccoli focolai rotondeggianti di necrosi gialli e asciutti. Successivamente tali focolai vengono accerchiati da lesioni difteroidi concentriche e poi sollevati da tessuto di granulazione situato nella sottomucosa. Si vengono così a formare le caratteristiche lesioni a “bottone”. Lesioni traumatiche della cute • Contusioni • Ferite • Abrasioni • Ustioni Contusioni Le contusioni si presentano con aumenti di spessore della cute che in genere è integra e la lesione è visibile nel sottocute con spandimenti emorragici o con ematomi. Differenziare da una macchia ipostatica o da diffusione!!!! Ferite intra vitam e post mortem Vengono differenziate osservando i margini che saranno edematosi e imbevuti di sangue nelle ferite contratte durante la vita mentre saranno sottili e privi di qualsiasi fenomeno di reattività nelle ferite post mortali. Di una ferita si valuta: Margini Profondità Sepsi Le ferite da morso sono in genere multiple, hanno margini frastagliati e sono sempre infette. 40 Ferite chirurgiche: valutare attentamente!!!!! Lesioni neoplastiche • Tumori cutanei epiteliali • Tumori cutanei mesenchimali • Tumori dei peli • Tumori ghiandole perianali • Tumori mammari • Tumore venereo trasmissibile Tumori cutanei epiteliali • Tumori benigni papillomi adenomi • Tumori maligni carcinomi adenocarcinomi • Melanomi 41 Tumori cutanei mesenchimali • Tumori benigni mesenchima non emopoietico fibromi mixomi lipomi angiomi neurinomi rabdomiomi istiocitomi • Tumori mesenchima emopoietico linfomi plasmocitomi mielomi mastocitomi * Tumori maligni suffisso sarcoma Tumori delle ghiandole perianali • Adenomi • Adenocarcinomi 42 Esame delle mammelle Presenza di neoplasie Cane Gatto Mastiti Grossi e piccoli animali Tumori mammari • Importante valutare: • Dimensioni • Aderenza • Condizioni della cute • Linfonodi satelliti 43 La presenza di più noduli mammari su entrambe le linee mammarie ha un indice prognostico nettamente più infausto nella gatta data la unicentricità delle neoplasie mammarie in tale specie. Condizioni ricorrenti nella diagnostica cadaverica dei piccoli animali INSUFFICIENZA RENALE =>UREMIA L’uremia è lo stato tossico o che si viene ad instaurare quando il rene non è in grado di eliminare i metaboliti tossici derivati dal catabolismo delle varie sostanze glucidiche , lipidiche e soprattutto proteiche. Il quadro uremico è l’insieme delle lesioni che si instaurano a carico dei vari organi in corso di uremia. L’alterazione, più frequente e importante, è senza dubbio l’ipertensione dovuta alla ritenzione da parte del rene di acqua e sali, con aumento del volume plasmatico che viene immediatamente percepito dai barocettori con attivazione del sistema reninaangiotensina e conseguente iperproduzione di aldosterone che aggrava la ritenzione. La conseguenza di tale ritenzione è un edema generalizzato. Altra causa di edema è la ipoproteinemia dovuta ad una minore sintesi di albumine a livello epatico sia ad una minore increzione proteica con la dieta. Di conseguenza si ha una diminuzione della pressione oncotica a livello capillare con fuoriuscita di liquidi. L’alterata filtrazione renale porta a squilibri elettrolitici in particolare iperkaliemia con conseguenti aritmie cardiache per alterazione della contrattilità miocardica. Altra alterazione fondamentale è l’acidosi metabolica dovuta ad un calo delle riserve di bicarbonati in seguito al loro diminuito o mancato riassorbimento a livello dei tubuli contorti distali del rene. Concorrono all’instaurarsi dello stato di acidosi una diminuita capacità da parte del rene a produrre NH4 e una maggiore ritenzione di ioni H+. 44 Le lesioni fondamentali che caratterizzano il quadro uremico sono oltre all’edema generalizzato, lesioni specifiche a carico degli altri organi emuntori che cercano di eliminare al posto del rene i cataboliti tossici. •Polmone (urea) •Intestino (ammoniaca) •Cute A carico di tali organi si manifestano i danni più importanti da parte di tali metaboliti. In condizioni normali, durante il catabolismo delle proteine, il gruppo NH2 viene rimosso dagli aminoacidi grazie agli enzimi epatici transaminasi e deaminasi, quindi viene in parte riutilizzato per costituire nuove molecole aminoacidiche in parte viene liberato sotto forma di NH3. Tale metabolita è altamente tossico per cui viene in parte eliminato come tale a livello renale in parte viene incorporato in componenti organici meno tossici quali l’urea che viene eliminata sempre a livello renale ma più lentamente. 45 In corso di insufficienza renale il rene non riesce più ad eliminare i metaboliti tossici quali urea e ammoniaca, fosfati, solfati, cloridri, sodio, potassio, fosforo e ciò determina uno stato di intossicazione che costituisce l’uremia. POLMONI La lesione fondamentale è l’edema polmonare che riconosce due meccanismi patogenetici: • Edema da stasi che consegue ad una condizione di ispessimento edematoso delle valvole cardiache in particolare della mitrale, per cui si viene ad avere stenosi valvolare con stasi nel piccolo circolo. • Edema tossico per l’aggressione diretta da parte dell’urea alle pareti dei vasi capillari con conseguente disendotelizzazzione e formazione di piccoli trombi cui conseguono fenomeni di stasi capillari. INTESTINO Le lesioni a carico dell’intestino e di tutto il canale alimentare sono dovute all’ammoniaca che, quando è presente in concentrazioni elevate, subisce un passaggio di stato trasformandosi da ammoniaca gassosa che ha azione irritante ad ammoniaca liquida che svolge una vera e propria azione caustica sulle superfici con le quali viene a contatto. Di conseguenza le lesioni che caratterizzano il quadro uremico a livello del canale alimentare sono erosioni e ulcere, presenti su tutto il tratto. 46 Lesioni ossee - Osteodistrofia fibrosa Il danno renale cronico determina la ritenzione di fosfati con conseguente iperfosforemia. A ciò si aggiunge una diminuzione nell’assorbimento intestinale del calcio dalla dieta per diminuzione di vitamina D e conseguente ipocalcemia. L’ipocalcemia determina la sintesi di paratormone che, per aumentare il livello del calcio ematico, ne determina la mobilitazione dalle ossa (iperparatiroidismo II). La conseguenza di tutto ciò è: •Rimaneggiamento osseo •Alterazione del rapporto Ca/P Sostituzione della matrice osteoide con tessuto fibroso per cui le ossa divengono molli, elastiche. Le lesioni più evidenti sono a carico delle ossa piatte in particolare quelle facciali con deviazioni delle ossa mascellari e alterazioni delle cavità alveolari dentarie. Anemia ipocromica iporigenerativa Lo stato anemico si viene a determinare per: Diminuzione sintesi di eritropoietina a livello renale Diminuzione di fattori della coagulazione a livello epatico Aplasia a livello midollare Lesioni cardiache Miocardosi tossica Focolai di necrosi delle fibre miocardiche Pericardite uremica fibrinosa 47 Un animale morto per sindrome uremica si presenta: Sviluppo scheletrico e muscolare: normale Stato di nutrizione: normale o scadente Mucose apparenti: anemiche con erosioni 48 Cute e sottocute: possibili ulcere cutanee Cavità addominale: presenza di versamento in peritoneo Stomaco e intestino: presenza di ulcere ed emorragie Milza e fegato: ingrossati Rene: degenerato con lesioni di varia natura Cavità toracica Organi in situ versamento sierofibrinoso Polmoni: edema polmonare Cuore: ispessimento edematoso dei pizzi valvolari segni di degenerazione miocardica INSUFFICIENZA EPATICA L’insufficienza epatica è la condizione clinica più severa che si può verificare in seguito ad una malattia epatica, a molte sono anche le cause extraepatiche che la determinano. Può verificarsi in seguito a malattie a decorso cronico progressivo, dopo danni parenchimali discreti e ripetitivi o improvvisamente, con andamento fulminante, in seguito ad intossicazioni acute. Qualunque sia la sequenza degli avvenimenti che la determinano, la perdita della capacità funzionante epatica deve essere pari al 80%-90%, prima che si instauri una insufficienza. Manifestazioni cliniche di insufficienza epatica •Ittero •Ascite •Iperammoniemia •Encefalopatia epatica •Diatesi emorragiche •Alterazioni ormonali Ittero La colorazione itterica giallastra rilevabile sulle mucose apparenti e nei casi più gravi anche nel grasso sottocutaneo e in quello parenchimale, è dovuta in primo luogo ad una incapacità da parte del fegato a coniugare la bilirubina con l’acido glucuronico, passaggio fondamentale per un corretto catabolismo dell’emoglobina. Possono verificarsi anche casi di ittero da stasi per compressione e strozzamento dei dotti biliari in seguito a modificazioni sclerotiche o cirrotiche del fegato. Ascite L’ascite è la manifestazione clinica più evidente nel soggetto con insufficienza epatica. E’ dovuta a diversi fattori: 49 •Ipoalbuminemia •Ipertensione portale (in seguito a cirrosi) •Aumentata permeabilità capillare •Stasi linfatica •Mancata inattivazione epatica dell’ADH e dell’aldosterone L’ipoalbuminemia è direttamente legata ad una diminuzione di sintesi epatica. L’ipertensione portale è la conseguenza primaria del sovvertimento strutturale epatico che si viene a creare in seguito a processi sclerotici e soprattuto cirrotici. Essa è dovuta ad una diminuzione della rete portale capillare intraepatica, a cui si associano l’obliterazione di numerose vene centrolobulari e la compressione delle vene intralobulari. Un meccanismo di compenso che cerca di ridurre il flusso ematico attraverso il fegato consiste nella neoformazione di setti vascolo connettivali intraepatici che uniscono gli spazi portali direttamente alle vene centrolobulari saltando i sinusoidi epatici (shunt arterovenosi intraepatici). Nei casi più gravi si arriva all’80% di sangue che giunge direttamente alla circolazione senza passare per il circolo sinusoidale epatico. Le conseguenze di ciò possono essere molto gravi in quanto tutti i metaboliti,le sostanze tossiche e i batteri gastrointestinali, giungono al circolo generale senza prima subire la detossicazione epatica. Si viene inoltre a creare uno stato di ipossia a livello del parenchima epatico che aggrava ancora di più il quadro morfofisiologico del fegato. Encefalopatia epatica E’ una encefalopatia su base tossica per la presenza in circolo di metaboliti non detossicati dal fegato che giungono e superano la barriera ematoencefalica. Altre conseguenze dell’ipertensione portale sono: Creazione di circoli venosi collaterali extraepatici tra sistema portale e sistema venoso generale, in particolare a livello di cardias, retto e peritoneo. Anastomosi gastroesofagee con creazioni di varici gastroesofagee responsabili di ematemesi. Anastomosi rettali tra le vene emorroidali e la vena ipogastrica. Emorragie •Stasi venosa •Fragilità capillare •Difetto di fattori della coagulazione •Diminuzione di fibrinogeno •Deficit piastrinico Lesioni in corso di insufficienza epatica •Versamenti cavitari •Splenomegalia •Stasi intestinale 50 •Sclerosi pancreatica •Nefrosi colemica •Miocardosi •Edema polmonare •Anemia Cause di insufficienza epatica Epatiche •Sclerosi diffuse •Cirrosi •Necrosi e distrofie •Tumori La cirrosi epatica è un’affezione a decorso cronico, di regola irreversibile che interessa in maniera diffusa il parenchima epatico, nella quale si verificano fenomeni regressivo-necrotici, epatocellulari, fibrosi e rigenerazione nodulare, comportanti un profondo sconvolgimento strutturale dell’architettura lobulare con conseguente ipertensione portale, formazione di circoli collaterali, ascite ed insufficienza epatica progressiva. 51 Cause extraepatiche di insufficienza epatica •Shunt portosistemico congenito •Insufficienza cardiaca destra •Diete ipoproteiche protratte •Enteriti •Pancreatiti acute •Shock •Ipercorticosurrenalismo (Sindrome di Cushing) 52 Cause di pancreatite Diete iperlipidiche Iperlipoproteinemia Ipotiroidismo Farmaci (corticosteroidi – tetracicline) Infezioni virali (FIP) Toxoplasmosi ANAMNESI Sintomatologia •Dolore •Vomito (spesso ematico) •Diarrea (steatorrea) •Coma 53 Esame necroscopico: Stato di nutrizione: buono (anche più!!!) Mucose apparenti: rosse- iperemiche Cavità addominale: versamenti Intestino: enterite acuta emorragica- presenza di feci steatosiche Fegato: atrofia gialla Milza e linfonodi: in genere nulla di rilevante Pancreas: pancreatite necrotico-emorragica SHOCK Lo shock è la manifestazione di un grave danno emodinamico e circolatorio, tale da non assicurare un’efficiente circolazione ematica sistemica per un’adeguata perfusione di tessuti e organi vitali. 1. Shock cardiogeno 2. Shock ipovolemico 3. Shock neurogeno 4. Shock anafilattico 5. Shock settico Insufficiena acuta della pompa cardiaca Perdita di sangue Vasoparalisi Vasodilatazione generalizzata Mancato controllo risposta flogistica Shock cardiogeno Infarto del miocardio, miocardipatie dilatative, miocarditi acute, versamenti pericardici, Diminuzione della gittata cardiaca Shock ipovolemico 1. Emorragie esterne 2. Emorragie interne 3. Perdite di liquidi 54 Shock anafilattico Anafilassi, ustioni Liberazione di mediatori chimici Vasodilatazione sistemica Abbassamento delle resistenze periferiche Vasopermeabilizzazione Fuoriuscita proteine plasmatiche Shock neurogeno Prevalenza attività sistema parasimatico Vasodilatazione sistemica Vasoparalisi Riduzione frequenza cardiaca 55 Shock settico Vasodilatazione periferica con danni vasali Danni secondari alla pompa cardiaca Attivazione meccanismi antinfiammatori Che lesioni troviamo in un animale morto dopo shock??? • Congestione venosa (in particolare stomaco e intestino) • Edema polmonare • Lesioni agli organi di shock 56