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Tecnica delle autopsie e diagnostica cadaverica

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Tecnica delle autopsie e diagnostica cadaverica
 Tecnica delle autopsie e
diagnostica cadaverica
Medicina Veterinaria
CHE COSA È UNA AUTOPSIA?
PERCHÉ SI ESEGUE UNA AUTOPSIA?
L’autopsia è un libro che può essere letto una volta sola………..
Perché eseguire un’autopsia?
• Per il proprietario o per l’allevatore
• Per il veterinario
• Per la salute degli altri animali e dell’uomo
• Per i patologi ed ispettori di derrate di origine animale
• Per la ricerca
Vantaggi per il proprietario e per l’allevatore
• Rimozione di eventuali sensi di colpa
• Rilievo di eventuali malattie infettive trasmissibili ad altri animali
• Informazioni di tipo genetico
• Consulenza per eventuali risarcimenti di danni
• Consulenza per eventuali risvolti di tipo legale
• Garanzia dell’attività diagnostica e terapeutica eseguita dal clinico
Vantaggi per il clinico veterinario
• Scoperta di malattie nuove
• Scoperta di manifestazioni insolite di malattie note
• Valutazione dei presidi terapeutici effettuati
• Acquisizione di nuovi dati sull’eziopatogenesi e sui quadri
anatomopatologici.
Vantaggi la salute degli altri animali e dell’uomo
• Identificazione di nuovi focolai di malattie o di epidemie
• Miglioramento della qualità dei dati statistici
Vantaggi per i patologi ed ispettori di derrate di origine animale
• Ridurre l’uso preventivo e non mirato di farmaci con riduzione del rischio di
presenza di residui nelle carni
• Individuare precocemente patologie emergenti o nuove
• Valutare l’efficacia dei piani di profilassi
Vantaggi per la ricerca
• Acquisizione di materiale fresco per studi istologici, tossicologici,
parassitologici.
• Registrazione di tumori
• Esecuzione di fotografie di tessuti ed organi patologici per fini didattici e
scientifici.
2 Tempi dell’autopsia
• Anamnesi
• Identificazione del soggetto
• Cronologia della morte
• Esecuzione dell’autopsia
• Esecuzione di prelievi per ulteriori esami
• Redazione certificato di morte
E’ bene approcciarsi all’esame necroscopico seguendo lo stesso iter di un esame
clinico….
Anamnesi
La raccolta dei dati anamnestici è fondamentale.
3 Identificazione del soggetto
Identificazione di:
• Specie
• Razza
• Sesso
• Età
• Segni particolari
Valutazione delle condizioni del cadavere
• Esame del mantello
• Esame delle condizioni del cadavere
• Valutazione dei segni di morte
Cronologia della morte
La morte non rappresenta la fine della vita nella sua totalità ma solo la fine di un
singolo vivente come struttura unitaria.
E per quell’essere vivente la morte è semplicemente un ritorno al mondo privo di
vita, soggetto a modificazioni molto più lente…..
4 Pallore cadaverico
E’ dovuto alla contrazione delle piccole arterie che precede o inizia subito dopo la morte.
Negli animali è apprezzabile soprattutto sulle zone glabre (logge ascellare ed inguinale,
regioni prepubica, ombelicale e sternale) e sulle mucose.
Con l’arresto cardiaco e della circolazione il sangue scompare dai vasi superficiali,
inducendo un caratteristico pallore al corpo. La cute e le mucose appaiono di colorito
pallido, fino al bianco-cereo, che diventa ancor più evidente se l’animale è morto per
emorragie esterne o interne. Nel caso invece di morte per fenomeni infettivi o tossici, si può
osservare un colorito rosso-violaceo dovuto ad alterazioni delle pareti vasali. In alcune
malattie (ittero o patologie epatiche) può comparire una colorazione giallastra o gialloverdastra di cute e mucose.
Evaporazione
Il fenomeno dell’evaporazione è dovuto al mancato flusso di sangue nei tessuti, per cui non
si hanno più produzioni di umori e di liquidi o secreti. Le parti più esposte vanno quindi in
essiccamento, ben visibile soprattutto in vicinanza delle macchie ipostatiche. Il fenomeno
dell’evaporazione è inoltre responsabile delle modificazioni cadaveriche dell’occhio.
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Modificazioni cadaveriche dell’occhio
- rilasciamento dell’iride (per cessazione attività nervi)
- opacamento della cornea (6-7 ore dopo la morte, conseguenza dell’autolisi enzimatica)
- avvizzimento del globo oculare (per evaporazione dei liquidi dell’occhio; l’occhio rimpicciolisce e
si infossa nella cavità orbitale)
- macchie nerastre sulla sclera.
La mancanza del flusso sanguigno e quindi l’evaporazione determinano un infossamento dei
bulbi oculari. Poco dopo la morte compaiono sulla cornea delle sottilissime pliche dovute
alla diminuzione del tono del bulbo oculare; segue un essiccamento della cornea e un
intorbidamento dei mezzi oculari che impediscono l’esame del fondo dell’occhio.
Progredendo l’evaporazione, la cornea si ricopre di uno strato biancastro dovuta ad una
desquamazione dell’epitelio corneale. L’essiccamento si estende poi alle parti laterali della
cornea. La sclera diviene più trasparente per cui si intravede la coroide sottostante
evidenziabile come una macchia scura (macchia sclerotica del Sommer)
Raffreddamento (Algor mortis)
• Lieve rialzo termico di mezzo grado circa subito dopo la morte
• Periodo di 3 ore in cui la temperatura si abbassa di mezzo grado per ora (abbassamento termico di
un grado e mezzo)
• Periodo di 8 ore in cui la temperatura si abbassa di un grado per ora (abbassamento termico di 8
gradi)
• Periodo di 12 ore circa in cui la temperatura tende ad eguagliare quella ambientale
• Momento terminale, brevissimo, in cui la temperatura scende ancora di mezzo grado al d sotto di
quella ambientale, per poi riequilibrarsi.
La cessazione di tutti i processi metabolici e dell’attività dei centri termoregolatori comporta
il raffreddamento del cadavere. La diminuzione della temperatura è di circa 1°C all’ora a
temperatura ambiente, valore influenzato da diversi fattori, quali la temperatura esterna,
l’umidità, l’aerazione, lo stato di nutrizione dell’animale, ecc. In genere nei grossi animali si
arriva al raffreddamento completo dopo circa 15-24 ore, nei piccoli animali dopo 6-12 ore.
La temperatura decresce più rapidamente in caso di animali molto magri, anemici, con
epatiti o paralisi. Viceversa il raffreddamento è più lento in animali in buone condizioni di
nutrizione, in caso di morte improvvisa per malattie acute. Nel caso di malattie infettive
accompagnate da stati febbrili (tetano, carbonchio ematico, meningiti) si può verificare un
aumento della temperatura di alcuni gradi nelle prime ore dopo la morte (nel tetano si
possono raggiungere i 45°C).
Macchie ipostatiche (Livor mortis)
• Insorgono 3 ore dopo la morte
• Si completano in 13 ore
• Si fissano alla 14ma ora
Le macchie ipostatiche sono dovute al ristagno di sangue che, non essendo più spinto dalla
pressione arteriosa, va ad accumularsi nelle zone declivi del corpo, in un primo tempo
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all’interno dei vasi, poi diffondendo nei tessuti. Il fenomeno avviene in tutti gli organi ma è
particolarmente evidente a livello sottocutaneo. Non viene riscontrata nelle parti sottoposte
a pressione.
Le macchie ipostatiche possono presentare varie forme ed un colorito dal rosa al violaceo, si
riscontrano sia sulla cute sia sugli organi interni, non deformano la parte, non colorano i
tessuti e scompaiono alla compressione. Possono essere differenziate dalle emorragie
verificatesi durante la vita dell’animale, in cui la parte si presenterà deformata, il tessuto
rosso-violaceo ed alla compressione la macchia non si attenuerà.
Nella formazione delle macchie ipostatiche si distinguono 2 fasi:
1 fase: compare 2-3 ore dopo la morte e si protrae per 12 ore. In questa fase il sangue è
ancora fluido per cui se sottoposta a pressione la macchia scompare per poi ricomparire
lentamente. In questa fase se il cadavere viene spostato o cambiato di posizione l’ipostasi si
riforma nelle parti che si vengono a trovare in posizione declive (migrazione delle macchie).
2 fase: dopo 12 ore non viene più conservata l’integrità delle pareti vasali, per cui il sangue
imbibisce e si addensa nei tessuti. Si verifica inoltre emolisi dei globuli rossi per cui il
pigmento emoglobinico diffonde nei tessuti. Per tali ragioni la macchia non è più spostabile
e viene definita macchia da diffusione.
Le macchie ipostatiche si dividono in :
- macchie di I grado, prima delle 8-12 ore dalla morte; sono causate dal riempimento
dei vasi sanguigni superficiali, e tendono a “migrare” verso la parte declive se il
cadavere viene spostato o girato o se si applica una forza compressiva.
- macchie di II grado, dovute alla coagulazione del sangue nei vasi declivi; lo
spostamento del cadavere o la loro compressione, non comporta una scomparsa.
L’ipostasi ante-mortem è invece un fenomeno che si verifica quando, per compromissione
cardiaca, l’agonia dell’animale è particolarmente prolungata.
Diagnosi differenziale tra:
Macchia ipostatica
Macchia da diffusione
Macchie intra vitam (Emorragie, Ematomi)
Rigidità cadaverica (Rigor mortis)
• Inizia 2-3 ore dopo la morte
• Si completa entro 10-12 ore
• E’ stabile per 36-48 ore
• Scompare dopo 3-4 giorni
La perdita dell’eccitabilità muscolare dopo la morte determina la rigidità cadaverica.
Nell’animale appena morto le masse muscolari sono molli e cedevoli e sono presenti
contrazioni spontanee che perdurano per circa 3 ore. In seguito, a causa della scomparsa del
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glicogeno muscolare e dell’acidificazione del pH (da 7 a 5,4) dovuta all’aumento
dell’acido lattico, actina e miosina si legano andando a formare il complesso
actomiosina; le fibre perdono acqua e tendono ad accorciarsi. La muscolatura appare
quindi dura, inestensibile e contratta. La rigidità cadaverica segue la “Legge di
Nysten”. Alcune patologie possono allungare la durata del rigor mortis (tetano,
avvelenamenti), altre lo accorciano (folgorazione, setticemie). Esso compare
precocemente in caso di emorragie acute, annegamento ed a temperature ambientali
elevate, è più tardivo se la temperatura ambientale è bassa.
Leggi del Nyesten
1. La rigidità inizia dalla mandibola e si estende progressivamente in senso cranio
caudale e scompare nel medesimo ordine.
2. La rigidità dura tanto più a lungo quanto più tardi compare, essendo essa dovuta
alla vita residua del muscolo.
3. La rigidità è tanto più intensa quanto maggiore è la forza del muscolo.
“La rigidità cadaverica è l’ultimo sforzo della vita contro la morte.” Nyesten, 1812
Coagulazione del sangue
Si verifica nei vasi di grosso calibro e nelle cavità cardiache a causa della
trasformazione del fibrinogeno in fibrina. Di norma si trovano coaguli dopo 4-5 ore
dalla morte. La coagulazione è incompleta in casi di deperimento organico, shock
anafilattico, avvelenamenti, leucemie, carbonchio ematico.
I coaguli possono essere di due tipi:
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9 10 “Un’ora d’estate equivale ad un giorno di inverno.”
Devergie.
“Un giorno di esposizione all’aria equivale a due giorni di permanenza nell’acqua e
a quattro di permanenza nella terra”.
Casper.
a) Temperatura
b) Evaporazione
c) Macchie ipostatiche
d) Rigor mortis
e) putrefazione
Fenomeni abiotici consectivi trasformativi conservativi
• Mummificazione
• Macerazione
• Saponificazione
• Corificazione
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Mummificazione
• Compare dopo 1 anno
• Rimane costante
Saponificazione
• Inizia dopo 6 settimane
• Completa dopo 1 anno
Corificazione
• Compare dopo 1 anno
• Rimane costante
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NORME PER IL PRELIEVO, LA CONSERVAZIONE E L’INVIO DI CAMPIONI AI
LABORATORI
2.1 INTRODUZIONE
I risultati dell’esame clinico ed anatomo-patologico di molte malattie degli animali sono
così simili che per ottenere una diagnosi esatta sono necessarie indagini di laboratorio.
La validità di tali esami dipende da:
- scelta accurata del campione
- preparazione
- confezionamento
- spedizione
I campioni possono essere prelevati dal tessuto animale o dall’ambiente; gli scopi, oltre
alla diagnosi corretta, possono essere vigilanza sanitaria, ricerche epidemiologiche,
controlli di trattamenti vaccinali.
Le regole generali da seguire sono:
- i campioni ottenuti da animali vivi devono essere raccolti con cura, evitando stress
per l’animale e pericolo per l’operatore
- i campioni ottenuti da animali morti vanno prelevati subito dopo la morte
dell’animale
- adottare misure igieniche idonee al fine di evitare contaminazioni crociate tra i
campioni
- conservare in modo appropriato ed inviare al laboratorio il prima possibile
- ogni campione va accompagnato da una scheda che riporti tutte le informazioni
raccolte, dall’anamnesi ai dati anatomo-patologici.
2.2 ESAMI BATTERIOLOGICI
Il materiale per gli esami batteriologici deve essere ottenuto in modo da evitare le
contaminazioni esterne.
Gli strumenti utilizzati (bisturi, coltelli, forbici o pinzette) devono essere sterili e comunque
sterilizzati dopo ogni procedura con acqua bollente per 15 minuti oppure sostanze
chimiche o ancora vapore; in seguito vanno conservati in contenitori in metallo (pure
sterile).
Se il materiale prelevato è solido (fegato, rene, cervello), si dovrebbe evitare la superficie
esterna; meglio prelevare in profondità dopo aver sterilizzato la superficie con un ferro
arroventato.
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Nel caso di un sospetto di setticemia si consiglia il prelievo di porzioni di fegato, rene
milza, linfonodi, polmone, cervello ed osso lungo (femore o tibia), posti in buste di plastica
ben chiuse. Se si prospetta la possibilità di fuoriuscita di liquido dalla busta, meglio
utilizzare più buste, una dentro l’altra.
I liquidi (essudati o trasudati) vanno prelevati con siringa sterile e raccolti in provette pure
sterili a chiusura ermetica.
Il contenuto intestinale va conservato in barattoli a bocca larga, chiusi ermeticamente.
Sono inoltre disponibili tamponi per batteriologia contenenti terreni di trasporto.
Ogni contenitore va poi etichettato e siglato.
Per la conservazione dei campioni è richiesta la temperatura di refrigerazione (2-8°C).
2.3 ESAMI VIROLOGICI
La maggior parte di virus che colpiscono gli animali dimostrano preferenza per determinati
tessuti o organi (tropismo virale). Si consiglia pertanto un’accurata selezione dei campioni,
evitando sempre la contaminazione batterica.
Per i prelievi valgono le stesse regole degli esami batteriologici; per la conservazione ed il
trasporto è preferibile il congelamento.
Se si sospetta la rabbia va inviata al laboratorio l’intera testa dell’animale, in contenitori a
tenuta ermetica.
2.4 ESAMI ISTOLOGICI
I tessuti prelevati dovrebbero essere fissati immediatamente, per evitare processi autolitici
e putrefattivi che altererebbero la morfologia dei tessuti stessi.
Le regole generali sono:
- utilizzare coltelli o lame molto affilati (si evitano dentellature nei tessuti)
- eseguire incisioni accurate
- preparare blocchetti di dimensioni appropriate (1-2 cm) con superfici di taglio
parallele
- comprendere nel prelievo parte di tessuto patologico e parte di tessuto sano
- porre i campioni in formalina tamponata (in un volume che sia almeno 10 volte
superiore al volume del prelievo).
- conservare a temperatura ambiente
Formalina tamponata:
formalina
acqua distillata
NaH2PO4
Na2HPO4
100 ml
900 ml
4 gr
6,5 gr
I campioni che tendono a galleggiare (polmone e midollo osseo) vengono sommersi
mediante cotone o garza.
Incidere gli organi cavi (intestino) così da facilitare l’ingresso del fissativo.
Utilizzare sempre barattoli a bocca larga (il pezzo una volta fissato non mantiene la
caratteristica “morbidezza” del fresco e tende, se voluminoso, a non uscire più dal
barattolo).
Etichettare i barattoli ed inviarli sempre accompagnati dalla scheda.
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2.5 ESAMI EMATOLOGICI E SIEROLOGICI
Per gli esami ematologici (ricerca di batteri, virus, protozoi) il sangue va addizionato ad
anticoagulanti (eparina); nel caso invece di esami sierologici (ricerca dei soli anticorpi) il
sangue va lasciato sierare.
Prelevare i campioni per via endovenosa (in asepsi!!), dalla vena giugulare o caudale nei
grossi animali, dalla brachiale nei piccoli animali e negli uccelli (vena alare).
NB: Lavare, rasare e sterilizzare con cura la zona!
I campioni vanno poi conservati in provette a 4°C se sangue intero, congelati nel caso si
tratti di sieri.
2.6 ESAMI CHIMICI E TOSSICOLOGICI
Se si sospetta la morte per avvelenamento.
Il materiale da inviare comprende gli organi filtro (fegato e rene) oltre a sangue, contenuto
gastrico ed intestinale ed urine.
Quantità da prelevare:
- sangue
10 ml
- urina
50 ml
- fegato
100 gr
- rene
100 gr
- grasso
100 gr
- cervello
100 gr
- contenuto gastrico
500 gr
- alimenti
500 gr
Porre i materiali in contenitori separati, puliti ed ermetici. Congelare o refrigerare per
evitare i fenomeni putrefattivi.
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Esecuzione dell’autopsia
LO STRUMENTARIO PER LA NECROSCOPIA
Gli strumenti necessari per la necroscopia sono pochi, semplici e consistono in:
-coltelli (affilati)
-Forbici (di varie dimensioni)
-Pinze (di varie dimensioni)
-Costotomo
-Sega
-Per l’apertura della scatola cranica sono necessari morsa, martello, scalpello a cuneo
e un uncino
-Altro materiale utile è rappresentato da sacchetti in polietilene per il prelievo di
organi in toto, siringhe (prelievo di liquidi), tamponi (per esami virologici e
batteriologici), vasetti/provette/sacchetti (sterili quando necessario) per prelievi da
sottoporre a esami virologici, batteriologici, chimici, tossicologici, parassitologici),
vetrini per esami citologici,vasetti a chiusura ermetica e stagna contenenti formalina
per l’esame istologico.
FASI DELL'AUTOPSIA
• Scuoiamento
• Esame del sottocute
• Apertura della cavità addominale ed esame degli organi
• Estrazione di lingua, esofago, trachea
• Apertura della cavità toracica ed esame degli organi
• Apertura della cavità pelvica ed esame degli organi
• Apertura del cranio
TECNICA DI ESECUZIONE
Incidere la cute partendo dalla sinfisi del mento e, seguendo la linea mediana,
arrivando fino al pube (spostandosi lateralmente al pene se si tratta di un maschio).
Nelle femmine la linea mediana si segue per cani, gatti e suini mentre si sdoppia ai
lati delle mammelle in bovini ed equini.
Seguendo l’incisione cutanea, si disseca la cute dal tessuto sottocutaneo
(scuoiamento) di torace e addome. Se l’animale è in buono stato di nutrizione si può
assieme alla cute asportare il grasso. In questa fase si asportano i genitali esterni.
Durante lo scuoiamento si esamina il tessuto sottocutaneo (es. emorragie, ittero,
edema da stasi, ipodermoclisi,ecc.)
Apertura della Cavità Addominale ed Esame Visceri Addominali:Se si sceglie il
decubito laterale si incide la parete seguendo la linea descritta dall’arcata costale. Se
si opta per ildecubito dorsale si incide la parete addominale presso la cartilagine
xifoidea dello sterno e, inserite le pinze o un poco divaricate, si usano come guida al
coltello (per evitare di perforare i visceri addominali) per il taglio che va dallo sterno
fino al pube, lungo la linea alba in alternativa dopo aver praticato un foro d’accesso
alla cavità addominale si può introdurre indice e medio nella cavità, agganciando la
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parete e divaricando le dita si può sollevare e tendere la parete, a questo punto
inserendo una branca delle forbici all’interno della cavità si può eseguire con queste,
un taglio sicuro. Per completare l’apertura del cavo addominale, si effettua un taglio
seguendo l’arcata costale da entrambi i lati, dall’apofisi xifoidea sino alla metà
dell’arco costale stesso.
-Valutare l’eventuale presenza di versamento
-Valutare la topografia e dimensione dei visceri (es. dislocazioni)
-Esame dei visceri
Milza: E’ in posizione retroperitoneale sulla grande curvatura dello stomaco. Nel
cavallo si estrae solo dopo aver asportato tutto l’intestino. L’organo deve essere
liberato dai legamenti (gastro-splenico, nefrosplenico e spleno-colico) e dai
collegamenti con il mesentere (ilo). Per valutare l’organo si effettua un taglio
longitudinale ed eventuali tagli trasversali.
Apparato Gastroenterico: nei piccoli animali prima di accedere agli organi
dell’apparato digerente è necessario ribaltare il mesentere, appoggiandolo sopra la
parete toracica, a questo punto si estraggono il piccolo e grosso intestino in toto
recidendo a livello di tenue (in corrispondenza della coda del pancreas) e il colon
fluttuante dove si continua col retto. Quindi si cerca l’inserzione del mesentere alla
volta addominale e si incide asportando tutto l’intestino. Segue l’estrazione dello
stomaco tirandolo il più possibile verso il centro della cavità addominale e incidendo
l’esofago all’uscita dal diaframma.(alcuni patologi preferiscono asportare lo stomaco
e l’intestino senza effettuare il taglio a livello duodenale.) Si separa la matassa
dell’intestino dal mesentere e si dispone l’intestino, ripiegato in anse, sul tavolo.
Intestino e stomaco. Una volta disteso sul tavolo, si apre tutto l’intestino in senso
longitudinale sul lato dell’inserzione del mesentere per valutarne contenuto (feci,
sangue, essudato, parassiti ecc.) e stato della mucosa. Lo stomaco si incide con le
forbici dal cardias al piloro lungo la grande curvatura e si valutano contenuto e stato
della mucosa. Duodeno e pancreas devono essere esaminati in questa fase. Se
necessario si può incidere il pancreas nella sua lunghezza.
Fegato: Si introduce la mano tra fegato e diaframma, si tira in alto, in dietro e si
tagliano vasi e legamenti in modo da isolare il fegato. Valutare capsula, presenza di
fibrina, colore, consistenza, irregolarità. Eseguire tagli in ciascun lobo.
Rene: Si afferrano i reni con le mani e si tirano caudalmente lacerando il connettivo,
ma risparmiando gli ureteri (si tagliano dopo averne valutato la pervietà e il corretto
decorso). Si appoggia ciascun rene sul tavolo e si valutano colore,consistenza
alterazioni della superficie. Si afferra ciascun rene tra le mani o lo si comprime sul
tavolo con una mano e si incide a tutto spessore il parenchima, in senso longitudinale,
dal margine esterno verso l’ilo interessando la pelvi. Si scolla la capsula fibrosa con
le pinze, operazione che in condizioni normali deve essere di facile riuscita.
Vescica: Si incide lasciandola in loco. Si esamina il contenuto, si taglia poi a livello
del collo ed si apre sul tavolo anatomico per valutare la mucosa.
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Apertura della cavità toracica e esame degli organi:
Si segna con il coltello una linea un paio di centimetri al di sopra delle cartilagini
costali seguendo l’arco costale. Utilizzando il costotomo si tagliano le coste da
entrambi i lati. Per farlo si segue la linea tracciata con il coltello lacerando i muscoli
intercostali e la pleura parietale.Si tira verso l’alto la piastra triangolare costituita
dallo sterno, dalle costole resecate e dai muscoli intercostali e si recidono tutti i
collegamenti residui. Nei grossi animali è possibile passare alla cavità toracica, senza
resecare le coste) attraverso il diaframma che va incisone nelle vicinanze
dell’inserzione costale. Questa tecnica si applica soprattutto se si è in campo e senza
la possibilità di utilizzate un costotomo di dimensioni adatte (ovviamente dopo aver
svuotato la cavità addominale).
-Valutare il contenuto della cavità toracica in sede.
-Ispezionare le pleure e lo spazio mediastinico anteriore e posteriore.
-Estrarre degli organi della cavità toracica con un taglio trasversale degli organi
all’entrata del petto (masse muscolari brachicefaliche, esofago, trachea, fasci
vascolari e nervosi sino a raggiungere i muscoli sottostanti (lungo del collo ed
intertrasvesale). Quindi, si afferra la trachea con le pinze, o con la mano sinistra, si
tira in alto e indietro in modo da tendere e poi tagliare le inserzioni lungo la colonna
vertebrale ed il mediastino.
-Esame dei visceri:
Cuore: Si valuta il pericardio (raccolte di liquidi, aderenze, fibrina ecc.) che si apre
afferrandolo con una pinza a livello di porzione craniale (in corrispondenza della
punta del cuore) ed effettuando un’incisione a “V” con le forbici. Quindi si afferra il
cuore, lo si tira in alto e con un coltello si recidono i grossi vasi il più lontano
possibile dal loro punto di inserzione nel cuore stesso. Si appoggia il cuore sul tavolo
e se ne valutano volume, forma, presenza di tessuto adiposo, emorragie, depositi
anomali, vasi ecc. L’ipertrofia o la dilatazione del ventricolo destro inducono una
deformazione globosa del cuore, mentre la dilatazione del ventricolo sinistro dà al
cuore una forma cilindrica con la punta tutta formata dal ventricolo sinistro.
Apertura del cuore: si dispone il cuore con la punta verso di sé (porzione sinistra a
destra di chi esamina il viscere). Si preme il cuore sul tavolo e si incide, con il
coltello parallelo rispetto al piano d’appoggio, il ventricolo sinistro penetrando in
cavità ventricolare. Un secondo taglio viene fatto con il coltello perpendicolare
rispetto al piano di appoggio e parallelo rispetto al setto interventricolare. Questo
secondo taglio incontra il primo in modo che ne risulti la possibilità di sollevare un
lembo di miocardio ventricolare che permette di ispezionare tutto il ventricolo
sinistro. Si ruota il cuore di 90 gradi e si taglia il ventricolo destro con tagli simili ai
precedenti. Quindi, con le forbici si penetra nel ventricolo destro e si continuano i due
tagli verso atrio e arteria polmonare. La stessa cosa viene eseguita a sinistra.
Di ciascuna cavità si devono valutare: contenuto, stato dell’endocardio, valvole e
miocardio.
Polmoni e Bronchi: Valutare il volume dei polmoni (aumento totale per enfisema,
negli animali da macello insufflazione, disturbi generalizzati di circolo), colore (uno
dei due polmoni è spesso più scuro, ipostasi cadaverica), consistenza ecc. Si incidono
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i polmoni dei piccoli animali lungo l’asse longitudinale mentre nei grossi animali si
fanno più tagli traversali dei lobi principali ed uno longitudinale dei lobi craniali.
Altri tagli saranno mirati alle lesioni presenti. Per esaminare i bronchi si taglia
longitudinalmente la trachea e con le forbici seguendone poi la biforcazione e le
principali diramazioni bronchiali.
Esame degli Organi del Collo:Le porzioni di trachea ed esofago (rimaste dopo il
distacco degli organi del torace) sono tirate verso la testa, fino ad arrivare alle
branche della mandibola, tagliando muscolatura e connettivo di sostegno con il
coltello. Quindi si effettuano due tagli paralleli della muscolatura seguendo il
perimetro delle mandibole. Il tagli vanno dagli angoli alla sinfisi. In questa
operazione si incontra lo ioide che deve essere disarticolato dall’osso stilo-ioideo. Si
incide con un taglio trasversale la linea di delimitazione tra palato duro e molle e si
estrae la lingua tirandola indietro utilizzando le dita. Si disseca il connettivo che tiene
unito il faringe alla base del cranio e si liberano gli organi del collo. Esofago e
trachea devono essere incisi longitudinalmente per esaminarne il lume.
Apertura della teca cranica con asportazione del cervello (apertura del rachide con
asportazione del midollo spinale):
Queste operazioni vengono eseguite con seghe (preferibilmente elettriche)
Tecnica di autopsia degli equini
19 Cavità addominale
• Sezionamento del grosso colon a livello della flessura pelvica e posizionamento
ventrale fuori dalla cavità addominale di cieco e grosso colon.
• Estrazione della milza
• Estrazione del colon fluttuante
• Estrazione del rene sinistro
• Estrazione del piccolo intestino
• Estrazione dello stomaco
• Estrazione del grosso colon e del cieco
• Estrazione del fegato
• Estrazione del rene destro
20 •Estrazione della milza
•Estrazione del colon fluttuante
Il piccolo colon o colon fluttuante è facilmente riconoscibile per le sue sacculazioni e
per la presenza di due grosse bande muscolari opposte al suo attacco al mesentere. La
tecnica migliore consiste nel tirare fuori questo tratto e stenderlo al di fuori della
cavità addominale per poterlo bene osservare.
Tirare e stirare l’intestino, praticare una legatura e recidere. Tagliare il mesentere
lungo la linea di inserzione.
•Estrazione del rene sinistro
21 •Localizzazione ed estrazione del piccolo intestino.
Il duodeno parte dal piloro formando una S e si estende posteriormente, dorsalmente
e sulla destra fino alla regione del rene destro a livello della quale si porta in
posizione mediana. Nel suo decorso è sempre contenuto nelle pieghe del mesentere.
Esso viene localizzato tastando la parte ventrale della colonna vertebrale dalla quale
origina il peduncolo del mesentere, e lo si sente come una massa solida al di sotto
della lamina sierosa.
Poiché l’animale è in decubito laterale destro il duodeno fuoriuscirà dal basso della
cavità contenuto nella tasca mesenteriale. Non bisogna fare altro che tirare fuori tale
tasca evitando di romperla. Dopo di ciò si effettua una legatura e si asporta.
L’asportazione può essere fatta in toto o slegando via il tratto intestinale dalle
connessioni mesenteriali.
•Estrazione del grosso colon e del cieco
Per una corretta estrazione di questi visceri è bene prima isolarli dalle rispettive
strutture arteriose che li irrorano. Aprendo longitudinalmente l’aorta è facile
distinguere l’origine di tali strutture.
L’arteria celiaca origina vicino alla crura del diaframma e 10 cm posteriormente ad
essa origina la mesenterica craniale.
Si rimuove lo stomaco tagliando il suo attacco includendo l’esofago. Si asporta infine
il fegato e il rene destro. Prima di ciò è bene osservare prima la cavità toracica.
22 Cavità toracica
• Apertura ed estrazione degli organi
• Esame di pleure, mediastino
• Estrazione ed esame di cuore e polmoni con esofago, vasi ematici e linfatici,
strutture nervose
Apertura della cavità toracica
La cavità toracica può essere aperta previa estrazione della lingua con asportazione di
esofago e trachea fino all’entrata del petto o più semplicemente si possono tagliare
trachea ed esofago all’altezza dell’entrata nel torace e disconnettere i grossi vasi e
nervi asportando gli organi, senza incidere le coste.
Esame esterno dei singoli organi
• Disposizione dell’organo inizialmente con faccia ilare aderente a tavolo
• Valutazione della forma, del volume e del colore
• Valutazione della sierosa
• Valutazione di eventuali soluzioni di continuo, lacerazioni o altre lesioni
• Palpazione dell’organo
TECNICA DI APERTURA DEL CUORE
Posizionare il cuore sul tavolo con la parte destra alla propria destra. Praticare
un taglio nel ventricolo destro che coinvolga anche l’atrio e lo sbocco delle
vene cave. Si osserveranno così i tre lembi della valvola tricuspide.
Dirigere il coltello fino all’origine della arteria polmonare, ed esaminare le tre valvole
semilunari.
Praticare un taglio nel ventricolo sinistro dirigendo la punta del coltello nell’atrio,
tagliare allo sbocco delle vene polmonari. Una volta aperto l’atrio si prenedrà visione
della valvola mitrale.
23 Dirigere il coltello al di sotto della mitrale e portarlo all’origine dell’aorta e tagliare.
Si osserveranno le valvole semilunari e lo sbocco delle arterie coronarie.
Cavità pelvica
• Estrazione ed esame della vescica
• Estrazione ed esame di ovaie, salpingi, utero e vagina nella femmina
• Estrazione ed esame di prostata e vescichette seminali nel maschio
Cavità cranica
• Esame delle meningi
• Prelievo di liquido cefalo-rachidiano
• Estrazione ed esame dell’encefalo
• Asportazione dell’ipofisi
24 TECNICA DI AUTOPSIA DEI BOVINI
Apertura della cavità addominale
25 Prima di estrarre i prestomaci è consigliabile asportare la milza, che è situata sulla
grande curvatura del rumine, in modo da non lesionarla accidentalmente durante
l’asportazione dei prestomaci.
Estrazione ed esame degli organi cervicali
Tenendo sempre la testa del bovino distesa lateralmente si pratica un taglio all’altezza
della mandibola sollevando la cute e i fasci muscolari, si osservano le parotidi e i
linfonodi laterocervicali.
26 Si incide profondamente con un taglio tangenziale alla faccia interna della branca
mandibolare e si tira con forza la laringe scollando man mano con il coltello.
Con il costotomo si recide l’osso ioide.
Verranno così estratti lingua, laringe, trachea con la tiroide e l’esofago. Si passa
quindi al taglio delle coste.
•Estrazione del fegato, delle ghiandole surrenali e dei reni. Il fegato viene estratto
rimuovendolo dal diaframma insieme con la cistifellea.
Le ghiandole surrenali vanno localizzate e asportate prima dei reni per evitare di
danneggiarle. I reni vengono tirati caudalmente stirando gli ureteri e valutando la
presenza di calcoli.
•Apertura della cavità pelvica
La cavità pelvica viene aperta praticendo un taglio sull’anello inguinale all’interno
del quale viene inserita una branca del costotomo recidendo l’osso pubico.
Si asportano gli organi genitali
27 TECNICA DI AUTOPSIA DEI SUINI
Nell’apprestarsi ad eseguire una necroscopia su un suino è buona norma eseguire un
esame estremamente attento della cute perché
•essa lascia facilmente vedere eventuali lesioni e
•numerose malattie infettive del suino si manifestano lesioni cutanee caratteristiche.
Il suino viene posizionato in decubito dorsale e gli arti vengono tirati lateralmente. Se
si tratta di animali molto grossi e pesanti si può effettuare un posizionamento in
decubito laterale.
Si pratica un unico taglio mediano che parte dalla sinfisi mentoniera e giunge al
perineo.
Altra modalità di scuoiamento consiste nel praticare due tagli paralleli che partono
dalla mandibola e giungono al cavo ascellare e altri due tagli che vanno dalle regioni
inguinali al perineo.
L’apertura delle cavità addominale avviene con la stessa modalità e cronologia
descritte per i carnivori. Per quanto riguarda la cavità toracica l’unica differenza è
che nel suino il numero di coste da tagliare per l’apertura di detta cavità è di 6.
28 TECNICA DI AUTOPSIA DEI CARNIVORI
•Scuoiamento
•Esame del sottocute
Cavità addominale
• Valutazione dell’assetto degli organi e rilevamento di eventuali versamenti
• Estrazione ed esame di intestino e linfonodi meseraici
• Estrazione ed esame di milza e mesentere
• Estrazione ed esame di reni ed ureteri
• Prova di pervietà del coledoco
• Estrazione ed esame di stomaco, pancreas e prima parte del duodeno
• Estrazione ed esame delle ghiandole surrenali
• Estrazione ed esame del fegato
Estrazione dell’intestino
Stando alla destra dell’animale, si prende l’intero pacchetto intestinale e lo si ribalta
sul lato sinistro, fuori dalla cavità. Si reperisce il legamento triangolare e all’altezza
di tale legamento si effettuano una doppie legatura dell’intestino.
Quindi si taglia nel mezzo: Si prende il moncone distale dell’intestino con la mano
destra e lo si tiene saldamente quindi si afferra tutto il pacchetto che era stato ribaltato
e lo si riporta sulla destra dell’animale facendolo passare sulla propria mano destra.
Si passa il moncone distale nella mano sinistra e con la destra munita di forbici si
comincia ad incidere il mesentere. L’intestino si slegherà fino ad arrivare al retto
dove si effettua un’altra legatura. Dopo l’asportazione dell’intestino si esegue la
prova del coledoco (per valutare la pervietà delle vie biliari). Si esegue un taglio
trasversale sul moncone prossimale dell’intestino (prossimale allo stomaco) dal lato
opposto all’inserzione del mesentere, e si prosegue tagliandolo poi in senso
longitudinale. Col dito si cerca l’ampolla di Vater , percepibile al tatto lungo la parte
interna della parete intestinale (sul lato del mesentere), individuata la quale, si
procede alla compressione manuale della cistifellea, in condizioni normali
assisteremo alla fuoriuscita di bile dall’ampolla di vater, nel caso in cui ciò non
avvenga ciò è riconducibile al un’ostruzione delle via biliari.
29 •Estrazione di lingua, esofago, trachea
Cavità toracica
• Esame di pleure, mediastino
• Estrazione ed esame di cuore e polmoni con esofago, vasi ematici e linfatici,
strutture nervose
Cavità pelvica
• Estrazione ed esame della vescica
• Estrazione ed esame di ovaie, salpingi, utero e vagina nella femmina
• Estrazione ed esame di prostata e vescichette seminali nel maschio
Cavità cranica
• Esame delle meningi
• Prelievo di liquido cefalo-rachidiano
• Estrazione ed esame dell’encefalo
• Asportazione dell’ipofisi
Esame esterno dei singoli organi
• Disposizione dell’organo inizialmente con faccia ilare aderente a tavolo
• Valutazione della forma, del volume e del colore
• Valutazione della sierosa
• Valutazione di eventuali soluzioni di continuo, lacerazioni o altre lesioni
• Palpazione dell’organo
30 Esecuzione di prelievi per ulteriori esami
• Prelievo di sangue
• Prelievo di urina dalla vescica
• Prelievo di liquido cefalo-rachidiano
• Prelievo da versamenti
• Prelievo di contenuto gastrico
• Prelievi tissutali per esami citologici
• Prelievi tissutali per esami istologici
Prelievi di sangue, urina, versamenti e liquido cefalorachidiano
• Effettuare i prelievi con una siringa munita di ago sottile.
• Versare il contenuto in provette sterili, addizionate con EDTA per i prelievi di
sangue.
Prelievo di contenuto gastrico
• Effettuare il prelievo del contenuto gastrico se si sospetta un avvelenamento o una
intossicazione alimentare.
• Raccogliere il contenuto gastrico, se presente, in sacchetti e, se è possibile,
congelarlo.
• Invio al laboratorio tossicologico insieme a campioni congelati di fegato e rene
Prelievi tissutali per esami citologici
• Prelevare un cubetto di tessuto e strisciarlo su un vetrino portaoggetti
• Aspirare con una siringa infissa nel parenchima dell’organo, spruzzare il contenuto
su un vetrino e strisciarlo.
• Lasciare asciugare all’aria
Prelievi per esami istologici
• Prelevare più campioni da ciascun organo
• Prelevare campioni di circa 10 cm
• Scegliere sempre le parti meglio conservate di un organo
• Se sono presenti lesioni circoscritte, eseguire prelievi ai margini delle stesse avendo
cura di prendere anche parte di tessuto sano.
• Fissare i campioni in formalina al 10% o eventualmente in alcool
Invio dei campioni al laboratorio per gli esami istologici
• Utilizzare contenitori capienti e a chiusura ermetica
• Allegare il certificato di morte o schede informative dettagliate in cui siano
specificati:
• Nome, cognome, indirizzo del proprietario
• Specie, razza, sesso, età e peso dell’animale
• Anamnesi ambientale e soggettiva
• Descrizione delle lesioni anatomopatologiche riscontrate
31 Invio dei campioni al laboratorio per gli esami tossicologici
• Prelevare contenuto dello stomaco, fegato e rene
• Utilizzare contenitori singoli per ogni campione e sigillarli
• Allegare il certificato di morte con diagnosi di “sospetto avvelenamento” indicando
il tipo di tossico sospettato
• Inviare tempestivamente i campioni al laboratorio se ciò non è possibile, congelarli.
Redazione del certificato di morte
• Dati relativi all’animale
• Dati relativi al proprietario
• Data esatta della morte
• Anamnesi
• Diagnosi clinica
• Descrizione anatomopatologica degli organi
• Diagnosi
32 Diagnostica cadaverica
Valutazione delle lesioni anatomopatologiche fatta su cadavere per risalire alla causa
di morte.
Osservazione di tutte le lesioni presenti in un cadavere e formulazione di una
diagnosi di morte.
Causa definitiva o immediata: causa che ha determinato la morte.
Causa predisponente: causa che ha portato a morte il soggetto.
La diagnostica cadaverica è il frutto di una attenta e scrupolosa osservazione di tutto
ciò che il cadavere può mostrare.
Esame esterno del cadavere
• Sviluppo scheletrico e muscolare
• Stato di nutrizione
• Mucose apparenti
• Cute e peli
Alterazioni delle mucose
• Alterazioni del colore: anemie o avvelenamenti
• Pigmentazioni patologiche: ittero o melanosi
• Presenza di lesioni: traumi, ulcere, tumori
33
34 Esame e lesioni della cute e dei peli
Lesioni elementari della cute
35 Lesioni in corso di Leishmaniosi
•Eczema furfuraceo o dermatite secca esfoliativa, con forfora a scaglie biancastre diffusa a tutto il
corpo, in particolare alla testa, padiglioni auricolari, estremità,
associata a ipercheratosi con ispessimento della cute alle labbra, palpebre, padiglioni auricolari,
al tartufo, ai cuscinetti plantari, alopecia perioculare.
Lesione più comune 60-90% dei casi.
•Dermatite ulcerativa con ulcere su varie parti del corpo che non tendono a cicatrizzare , in
particolare sul costato e sul piatto delle cosce, onicogrifosi.
23-63% dei casi.
•Noduli multipli, costituiti da granulomi macrofagici.
12% dei casi.
•Dermatite pustolosa sterile, associata a depigmentazione nasale dorsale con desquamazioni
erosioni e ulcerazioni.
5-12% dei casi
Linfonodi: sono interessati sia i linfonodi superficiali che quelli profondi, che si presentano
aumentati di volume in maniera armonica, lisci e mobili. In superficie di taglio si può osservare un
ispessimento della corticale e una colorazione grigio brunastra della midollare.
Milza: Si presenta aumentata di volume, con capsula tesa, margini arrotondati. Al taglio si ha colio
di sangue e la superficie presenta i segni di una iperplasia
follicolare.
Segni di iperplasia si evidenziano in tutte le strutture linfoidi.
Reni: Si osservano due tipi di lesioni:
Glomerulonefrite mesangio- e membrano proliferativa, legata al deposito di IC circolanti.
Nefrite interstiziale, per cui il rene assume l’aspetto di “rene grinzo granuloso”, con asportazione
difficoltosa della capsula, aspetto grinzoso della superficie esterna e
striature biancastre corticali in sezione di taglio.
Fegato: Si evidenzia un aumento di volume e un disegno lobulare pronunciato con presenza di
focolaietti di colore bianco grigiastro, corrispondenti istologicamente a
microgranulomi in cui è possibile evidenziare gli amastigoti all’interno delle cellule di Kupffer.
36 Poliatrtrite non purulenta e non erosiva caratterizzata da proliferazioni periostali.
Miocardite interstiziale nodulare Pancreatite acuta emorragica Granuloma penieno
Lesioni cutanee nella diagnostica cadaverica dei suini
• Malrosso
• Peste suina
MAL ROSSO
•FORMA CUTANEA
•FORMA SETTICEMICA
•FORMA CRONICA
FORMA SETTICEMICA
Altamente e rapidamente mortale, si manifesta con febbre elevata, vomito e diarrea, e
comparsa di
•eritemi cutanei diffusi
•emorragie petecchiali sulle sierose e in vari parenchimi, iperemia renale,
•infarcimento emorragico della parete gastrica,
•splenite congestizio-emorragica.
FORMA CUTANEA
Rappresenta la forma più lieve ed è facilmente diagnosticabile alla visita ante mortem
per la presenza di lesioni cutanee estremamente caratteristiche, i pomfi romboidali
(esantema a mattone).
FORMA CRONICA
•ENDOCARDITE ULCEROSA SETTICA
•ARTRITI SIEROFIBRINOSE
Le lesioni endocardiche compaiono nei suini meno giovani e sono quasi sempre
localizzate a sinistra. L’endocardite è di tipo ulcero poliposa caratterizzata nella fase
acuta da masse fribili di pochi mm che vanno organizzandosi in forma di vegetazioni
più grossolane (1 cm), di colore giallo-rossastro e poi giallo-grigiastro, ricoperte
spesso da sottili coaguli di sangue.
Con l’ulteriore cronicizzazione le masse assumono forma di poliposità, granulose in
superficie e saldamente ancorate al lembo valvolare.
37 La presenza di masse trombotiche valvolari determina la comparsa di fenomeni di
stasi venosa e l’eventuale distacco ed embolizzazione di frammenti può determinare
la comparsa di lesioni infartuali in vari organi.
Le lesioni articolari sono tipiche dei soggetti adulti in aree endemiche di inefzione e
sono rappresentate da artriti sierofibrinose localizzate preferenzialmente alle
articolazioni coxofemorale, femoro tibio rotulea carpiche e tarsiche. Si manifestano
con ispessimento capsulosinoviale ed essudazione sierofibrinosa in cavità articolare.
Nell’evoluzione cronica si sviluppano osteoartrosi e fibrosi periarticolare ed erosioni
della capsula articolare
Nell’uomo il mal rosso evolve come forma localizzata caratterizzata da un eritema
localizzato al braccio o alla mano, lesione denominata erisipeloide, con
linfoadenopatia regionale.
Rarissime una forma setticemica e una forma generalizzata con lesioni cutanee
multiple.
PESTE SUINA CLASSICA
Il meccanismo patogenetico con cui il virus esplica la propria azione patogena
consiste:
•In un danno primitivo alle cellule endoteliali dei piccoli vasi a carico dei quali si
manifesta necrosi fibrinoide. Tali arteriolopatie determinano alterazioni della
permeabilità vasale e comparsa di trombi.
•In un danno di tipo regressivo a carico dei macrofagi seguito da apoptosi e necrosi
dei linfociti che determina un grave stato di defcit immunologico.
Lesioni:
•Linfonodi a fragola
•Rene a uovo di tacchino
•Infarti splenici
•Broncopolmonite acuta
•Gastrite emorragica – difteroide
•Enterite difteroide a focolai - “bottoni”
•Meningo encefalite non purulenta disseminata
38 Il quadro anatomopatologico è quello di una setticemia emorragica ed è
caratterizzato, in primo luogo, da ecchimosi e petecchie a livello cutaneo,
linfonodale, gastrico, renale, vescicale, polmonare e nelle sierose.
Caratteristiche le emorragie sulla mucosa della laringe.
I linfonodi appaiono tumefatti, succosi, cosparsi di petecchie o più spesso
diffusamente arrossati, con aspetto marmorizzato (linfonodo a fragola).
I reni presentano un aspetto estremamente caratteristico, deterinato da un insieme di
fenomeni degenerativi che conferiscono all’organo un colore più pallido e di
fenomeni emorragici con piccole emorragie di colore rosso scuro che spiccano sul
fondo degenerato del rene.
Aspetto definito a uovo di tacchino.
La milza in genere è aumentata di volume, con infarti emorragici marginali in rilievo.
Tale lesione è patognomonica di peste ma compare solo nel 30% dei casi.
Lo stomaco presenta fenomeni di gastrite emorragica a volte confinati lungo la
grande curvatura ma più spesso diffusi a tutta la superficie.
A carico dell’intestino le lesioni sono rappresentate da emorragie puntiformi
disseminate lungo tutto il tratto, seguite da enterite francamente emorragica.
39 Le lesioni più comuni sono principalmente a carico delle stazioni linfatiche (follicoli
linfatici, placche del Peyer) che appaiono tumefatte e con piccoli focolai
rotondeggianti di necrosi gialli e asciutti. Successivamente tali focolai vengono
accerchiati da lesioni difteroidi concentriche e poi sollevati da tessuto di granulazione
situato nella sottomucosa.
Si vengono così a formare le caratteristiche lesioni a “bottone”.
Lesioni traumatiche della cute
• Contusioni
• Ferite
• Abrasioni
• Ustioni
Contusioni
Le contusioni si presentano con aumenti di spessore della cute che in genere è integra
e la lesione è visibile nel sottocute con spandimenti emorragici o con ematomi.
Differenziare da una macchia ipostatica o da diffusione!!!!
Ferite intra vitam e post mortem
Vengono differenziate osservando i margini che saranno edematosi e imbevuti di
sangue nelle ferite contratte durante la vita mentre saranno sottili e privi di qualsiasi
fenomeno di reattività nelle ferite post mortali.
Di una ferita si valuta:
Margini
Profondità
Sepsi
Le ferite da morso sono in genere multiple, hanno margini frastagliati e sono sempre
infette.
40 Ferite chirurgiche: valutare attentamente!!!!!
Lesioni neoplastiche
• Tumori cutanei epiteliali
• Tumori cutanei mesenchimali
• Tumori dei peli
• Tumori ghiandole perianali
• Tumori mammari
• Tumore venereo trasmissibile
Tumori cutanei epiteliali
• Tumori benigni
papillomi
adenomi
• Tumori maligni
carcinomi
adenocarcinomi
• Melanomi
41 Tumori cutanei mesenchimali
• Tumori benigni mesenchima non emopoietico
fibromi
mixomi
lipomi
angiomi
neurinomi
rabdomiomi
istiocitomi
• Tumori mesenchima emopoietico
linfomi
plasmocitomi mielomi
mastocitomi
* Tumori maligni suffisso sarcoma
Tumori delle ghiandole perianali
• Adenomi
• Adenocarcinomi
42
Esame delle mammelle
Presenza di neoplasie
Cane
Gatto
Mastiti
Grossi e piccoli animali
Tumori mammari
• Importante valutare:
• Dimensioni
• Aderenza
• Condizioni della cute
• Linfonodi satelliti
43 La presenza di più noduli mammari su entrambe le linee mammarie ha un indice
prognostico nettamente più infausto nella gatta data la unicentricità delle neoplasie
mammarie in tale specie.
Condizioni ricorrenti nella diagnostica cadaverica dei piccoli animali
INSUFFICIENZA RENALE =>UREMIA
L’uremia è lo stato tossico o che si viene ad instaurare quando il rene non è in grado
di eliminare i metaboliti tossici derivati dal catabolismo delle varie sostanze
glucidiche , lipidiche e soprattutto proteiche.
Il quadro uremico è l’insieme delle lesioni che si instaurano a carico dei vari organi in
corso di uremia.
L’alterazione, più frequente e importante, è senza dubbio l’ipertensione dovuta alla
ritenzione da parte del rene di acqua e sali, con aumento del volume plasmatico che
viene immediatamente percepito dai barocettori con attivazione del sistema reninaangiotensina e conseguente iperproduzione di aldosterone che aggrava la ritenzione.
La conseguenza di tale ritenzione è un edema generalizzato.
Altra causa di edema è la ipoproteinemia dovuta ad una minore sintesi di albumine a
livello epatico sia ad una minore increzione proteica con la dieta.
Di conseguenza si ha una diminuzione della pressione oncotica a livello capillare con
fuoriuscita di liquidi.
L’alterata filtrazione renale porta a squilibri elettrolitici in particolare iperkaliemia
con conseguenti aritmie cardiache per alterazione della contrattilità miocardica.
Altra alterazione fondamentale è l’acidosi metabolica dovuta ad un calo delle riserve
di bicarbonati in seguito al loro diminuito o mancato riassorbimento a livello dei
tubuli contorti distali del rene.
Concorrono all’instaurarsi dello stato di acidosi una diminuita capacità da parte del
rene a produrre NH4 e una maggiore ritenzione di ioni H+.
44
Le lesioni fondamentali che caratterizzano il quadro uremico sono oltre all’edema
generalizzato, lesioni specifiche a carico degli altri organi emuntori che cercano di
eliminare al posto del rene i cataboliti tossici.
•Polmone (urea)
•Intestino (ammoniaca)
•Cute
A carico di tali organi si manifestano i danni più importanti da parte di tali metaboliti.
In condizioni normali, durante il catabolismo delle proteine, il gruppo NH2 viene
rimosso dagli aminoacidi grazie agli enzimi epatici transaminasi e deaminasi, quindi
viene in parte riutilizzato per costituire nuove molecole aminoacidiche in parte viene
liberato sotto forma di NH3.
Tale metabolita è altamente tossico per cui viene in parte eliminato come tale a
livello renale in parte viene incorporato in componenti organici meno tossici quali
l’urea che viene eliminata sempre a livello renale ma più lentamente.
45 In corso di insufficienza renale il rene non riesce più ad eliminare i metaboliti tossici
quali urea e ammoniaca, fosfati, solfati, cloridri, sodio, potassio, fosforo e ciò
determina uno stato di intossicazione che costituisce l’uremia.
POLMONI
La lesione fondamentale è l’edema polmonare che riconosce due meccanismi
patogenetici:
• Edema da stasi che consegue ad una condizione di ispessimento edematoso
delle valvole cardiache in particolare della mitrale, per cui si viene ad avere
stenosi valvolare con stasi nel piccolo circolo.
• Edema tossico per l’aggressione diretta da parte dell’urea alle pareti dei vasi
capillari con conseguente disendotelizzazzione e formazione di piccoli trombi
cui conseguono fenomeni di stasi capillari.
INTESTINO
Le lesioni a carico dell’intestino e di tutto il canale alimentare sono dovute
all’ammoniaca che, quando è presente in concentrazioni elevate, subisce un
passaggio di stato trasformandosi da ammoniaca gassosa che ha azione irritante ad
ammoniaca liquida che svolge una vera e propria azione caustica sulle superfici con
le quali viene a contatto.
Di conseguenza le lesioni che caratterizzano il quadro uremico a livello del canale
alimentare sono erosioni e ulcere, presenti su tutto il tratto.
46 Lesioni ossee - Osteodistrofia fibrosa
Il danno renale cronico determina la ritenzione di fosfati con conseguente
iperfosforemia. A ciò si aggiunge una diminuzione nell’assorbimento intestinale del
calcio dalla dieta per diminuzione di vitamina D e conseguente ipocalcemia.
L’ipocalcemia determina la sintesi di paratormone che, per aumentare il livello del
calcio ematico, ne determina la mobilitazione dalle ossa (iperparatiroidismo II).
La conseguenza di tutto ciò è:
•Rimaneggiamento osseo
•Alterazione del rapporto Ca/P
Sostituzione della matrice osteoide con tessuto fibroso per cui le ossa divengono
molli, elastiche. Le lesioni più evidenti sono a carico delle ossa piatte in particolare
quelle facciali con deviazioni delle ossa mascellari e alterazioni delle cavità alveolari
dentarie.
Anemia ipocromica iporigenerativa
Lo stato anemico si viene a determinare per:
Diminuzione sintesi di eritropoietina a livello renale
Diminuzione di fattori della coagulazione a livello epatico
Aplasia a livello midollare
Lesioni cardiache
Miocardosi tossica
Focolai di necrosi delle fibre miocardiche
Pericardite uremica fibrinosa
47 Un animale morto per sindrome uremica si presenta:
Sviluppo scheletrico e muscolare: normale
Stato di nutrizione: normale o scadente
Mucose apparenti: anemiche con erosioni
48
Cute e sottocute: possibili ulcere cutanee
Cavità addominale: presenza di versamento in peritoneo
Stomaco e intestino: presenza di ulcere ed emorragie
Milza e fegato: ingrossati
Rene: degenerato con lesioni di varia natura
Cavità toracica
Organi in situ versamento sierofibrinoso
Polmoni: edema polmonare
Cuore: ispessimento edematoso dei pizzi valvolari segni di
degenerazione miocardica
INSUFFICIENZA EPATICA
L’insufficienza epatica è la condizione clinica più severa che si può verificare in
seguito ad una malattia epatica, a molte sono anche le cause extraepatiche che la
determinano.
Può verificarsi in seguito a malattie a decorso cronico progressivo, dopo danni
parenchimali discreti e ripetitivi o improvvisamente, con andamento fulminante, in
seguito ad intossicazioni acute.
Qualunque sia la sequenza degli avvenimenti che la determinano, la perdita della
capacità funzionante epatica deve essere pari al 80%-90%, prima che si instauri una
insufficienza.
Manifestazioni cliniche di insufficienza epatica
•Ittero
•Ascite
•Iperammoniemia
•Encefalopatia epatica
•Diatesi emorragiche
•Alterazioni ormonali
Ittero
La colorazione itterica giallastra rilevabile sulle mucose apparenti e nei casi più gravi
anche nel grasso sottocutaneo e in quello parenchimale, è dovuta in primo luogo ad
una incapacità da parte del fegato a coniugare la bilirubina con l’acido glucuronico,
passaggio fondamentale per un corretto catabolismo dell’emoglobina.
Possono verificarsi anche casi di ittero da stasi per compressione e strozzamento dei
dotti biliari in seguito a modificazioni sclerotiche o cirrotiche del fegato.
Ascite
L’ascite è la manifestazione clinica più evidente nel soggetto con insufficienza
epatica.
E’ dovuta a diversi fattori:
49 •Ipoalbuminemia
•Ipertensione portale (in seguito a cirrosi)
•Aumentata permeabilità capillare
•Stasi linfatica
•Mancata inattivazione epatica dell’ADH e dell’aldosterone
L’ipoalbuminemia è direttamente legata ad una diminuzione di sintesi epatica.
L’ipertensione portale è la conseguenza primaria del sovvertimento strutturale epatico
che si viene a creare in seguito a processi sclerotici e soprattuto cirrotici. Essa è
dovuta ad una diminuzione della rete portale capillare intraepatica, a cui si associano
l’obliterazione di numerose vene centrolobulari e la compressione delle
vene intralobulari.
Un meccanismo di compenso che cerca di ridurre il flusso ematico attraverso il fegato
consiste nella neoformazione di setti vascolo connettivali intraepatici che uniscono
gli spazi portali direttamente alle vene centrolobulari saltando i sinusoidi epatici
(shunt arterovenosi intraepatici).
Nei casi più gravi si arriva all’80% di sangue che giunge direttamente alla
circolazione senza passare per il circolo sinusoidale epatico.
Le conseguenze di ciò possono essere molto gravi in quanto tutti i metaboliti,le
sostanze tossiche e i batteri gastrointestinali, giungono al circolo generale senza
prima subire la detossicazione epatica.
Si viene inoltre a creare uno stato di ipossia a livello del parenchima epatico che
aggrava ancora di più il quadro morfofisiologico del fegato.
Encefalopatia epatica
E’ una encefalopatia su base tossica per la presenza in circolo di metaboliti non
detossicati dal fegato che giungono e superano la barriera ematoencefalica.
Altre conseguenze dell’ipertensione portale sono:
Creazione di circoli venosi collaterali extraepatici tra sistema portale e sistema
venoso generale, in particolare a livello di cardias, retto e peritoneo.
Anastomosi gastroesofagee con creazioni di varici gastroesofagee responsabili di
ematemesi.
Anastomosi rettali tra le vene emorroidali e la vena ipogastrica.
Emorragie
•Stasi venosa
•Fragilità capillare
•Difetto di fattori della coagulazione
•Diminuzione di fibrinogeno
•Deficit piastrinico
Lesioni in corso di insufficienza epatica
•Versamenti cavitari
•Splenomegalia
•Stasi intestinale
50 •Sclerosi pancreatica
•Nefrosi colemica
•Miocardosi
•Edema polmonare
•Anemia
Cause di insufficienza epatica
Epatiche
•Sclerosi diffuse
•Cirrosi
•Necrosi e distrofie
•Tumori
La cirrosi epatica è un’affezione a decorso cronico, di regola irreversibile che
interessa in maniera diffusa il parenchima epatico, nella quale si verificano fenomeni
regressivo-necrotici, epatocellulari, fibrosi e rigenerazione nodulare, comportanti
un profondo sconvolgimento strutturale dell’architettura lobulare con conseguente
ipertensione portale, formazione di circoli collaterali, ascite ed insufficienza epatica
progressiva.
51 Cause extraepatiche di insufficienza epatica
•Shunt portosistemico congenito
•Insufficienza cardiaca destra
•Diete ipoproteiche protratte
•Enteriti
•Pancreatiti acute
•Shock
•Ipercorticosurrenalismo (Sindrome di Cushing)
52
Cause di pancreatite
Diete iperlipidiche
Iperlipoproteinemia
Ipotiroidismo
Farmaci (corticosteroidi – tetracicline)
Infezioni virali (FIP)
Toxoplasmosi
ANAMNESI Sintomatologia
•Dolore
•Vomito (spesso ematico)
•Diarrea (steatorrea)
•Coma
53 Esame necroscopico:
Stato di nutrizione: buono (anche più!!!)
Mucose apparenti: rosse- iperemiche
Cavità addominale: versamenti
Intestino: enterite acuta emorragica- presenza di feci steatosiche
Fegato: atrofia gialla
Milza e linfonodi: in genere nulla di rilevante
Pancreas: pancreatite necrotico-emorragica
SHOCK
Lo shock è la manifestazione di un grave danno emodinamico e circolatorio, tale da
non assicurare un’efficiente circolazione ematica sistemica per un’adeguata
perfusione di tessuti e organi vitali.
1. Shock cardiogeno
2. Shock ipovolemico
3. Shock neurogeno
4. Shock anafilattico
5. Shock settico
Insufficiena acuta della pompa cardiaca
Perdita di sangue
Vasoparalisi
Vasodilatazione generalizzata
Mancato controllo risposta flogistica
Shock cardiogeno
Infarto del miocardio, miocardipatie dilatative, miocarditi acute, versamenti
pericardici, Diminuzione della gittata cardiaca
Shock ipovolemico
1. Emorragie esterne
2. Emorragie interne
3. Perdite di liquidi
54 Shock anafilattico
Anafilassi, ustioni
Liberazione di mediatori chimici
Vasodilatazione sistemica
Abbassamento delle resistenze periferiche
Vasopermeabilizzazione
Fuoriuscita proteine plasmatiche
Shock neurogeno
Prevalenza attività sistema parasimatico
Vasodilatazione sistemica
Vasoparalisi
Riduzione frequenza cardiaca
55 Shock settico
Vasodilatazione periferica con danni vasali
Danni secondari alla pompa cardiaca
Attivazione meccanismi antinfiammatori
Che lesioni troviamo in un animale morto dopo shock???
• Congestione venosa (in particolare stomaco e intestino)
• Edema polmonare
• Lesioni agli organi di shock
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