Studio di impatto ambientale di una cava di granito in regime di
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Studio di impatto ambientale di una cava di granito in regime di
5 Studio di impatto ambientale di una cava di granito in regime di prosecuzione Committente: Virginio S.r.l. Località: “Saccheddu – Monti di L’Aglientu” Comune di: Luogosanto Provincia di: Olbia – Tempio Elaborato Studio di impatto ambientale Progettazione e Consulenza Il Committente Dott. Agr. Luigi Pintus Via F.lli Bandiera n° 23 07029 Tempio Pausania(Olbia-Tempio) e 079 671.183 Il Direttore dei Lavori D at a Dicembre 2011 STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE CAVA DI GRANITO LOCALITÀ “SACCHEDDU” COMUNE DI LUOGOSANTO PAGINA INDICE 2 1 – PREMESSA 5 1.1 - Momento “0” 6 1.2 - Individuazione delle Alternative 7 1.3 - Alternativa o “Opzione Zero” 7 1.4 - Momento “1” 8 1.5 - Ambito territoriale e dati catastali 8 1.6 - Descrizione della Geografia 11 1.7 - Descrizione del Comparto 11 1.8 - Caratteristiche della proposta progettuale (economiche - sociali - ambientali) 11 1.9 - Utilizzazione del suolo durante la fase di esercizio 12 1.10 - Analisi Costi Benefici 14 2 - IL QUADRO di RIFERIMENTO PROGRAMMATICO 17 2.1 – Normativa 17 3 - IL QUADRO di RIFERIMENTO PROGETTUALE 19 3.1 - Caratteristiche mineralogiche, petrografiche e tecniche 20 3.2 - Descrizione degli elementi essenziali di operatività 21 3.2.1 - Criteri informativi 21 3.3 - Descrizione del progetto di coltivazione 21 3.4 - Cubaggio e rese 22 3.5 - Durata presunta dell’attività e produzione annua 22 3.6 - Occupazione e impegno finanziario 23 2 3.7 - Verticalizzazione e sue prospettive 23 3.8 - Relazione sugli aspetti socio-economici collegati con l’iniziativa 24 3.9 - Relazione di Recupero e Ripristino Ambientale 25 3.10 - La scelta delle essenze vegetali per il ripristino 26 3.11 - Interventi di recupero e ripristino ambientale 27 3.11.1 - Interventi sul piano finale di cava 28 3.11.2 - Interventi sulla discarica 30 3.11.3 - Interventi sulle aree destinate alle attrezzature ed all'accantonamento materiali 31 3.12 - Costo delle operazioni di ripristino ed impegno finanziario 32 3.13 - Abbattimento dei fronti di cava per l’adeguamento alla morfologia del terreno 33 3.14 – Riepilogo costi Ripristino 34 4 - QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE 35 4.1 - Componenti e fattori ambientali 35 4.1.1 - Considerazioni Generali 35 4.2 - Componenti e fattori ambientali dell’area di interesse 38 4.2.1 - Atmosfera: Inquadramento climatico 38 4.2.2 – Temperatura 39 4.2.3 – Venti 39 4.2.4 – Piovosità 39 4.2.5 - Meteorologia locale controllare 40 4.2.6 - Suolo e Sottosuolo 41 4.3 – Ubicazione del progetto 42 4.4 – Aspetti geologici generali dei granitoidi 45 4.4.1 - Lineamenti geologici generali 45 4.4.2 - Strutture delle intrusioni granitiche 46 4.4.3 – Tettonica 47 3 4.5 – Geologia dell’area 47 4.5.1 - Il basamento intrusivo dell’area 47 4.5.2 - Aspetti geostrutturali e geomorfologici generali 48 4.6 – Caratteri geostrutturali di dettaglio della cava 50 4.7 – Conclusioni 58 4.8 - Aspetti eco sistemici 59 4.9 - Antroposfera ed Aspetti socio-economici 60 4.10 - Analisi del Paesaggio 61 4.11 - Valutazione delle implicazioni generali sulle componenti associabili all’attività 61 4.12 - Caratteristiche d’impatto potenziale 62 4.12.1 - Impatto visivo 62 4.12.2 - Sversamento di sostanze pericolose 62 4.13 – Valutazione impatti, misure di mitigazione e monitoraggio 62 4.14 - Metodologia di Valutazione degli Impatti Attesi – Matrici di relazione 64 4.15 - Stima degli Impatti attesi 65 4.16 – Alternativa o Opzione 0 66 4.17 – Alternativa 1 66 4.18 - Componenti ambientali specifiche 69 4.18.1 - Componente ambientale specifica: Atmosfera 69 4.18.2 - Componente ambientale specifica: Ambiente idrico 70 4.18.3 - Componente ambientale specifica: Suolo e Sottosuolo 71 4.18.4 - Componente ambientale specifica: Vegetazione, Flora e Fauna 72 4.18.5 - Componente ambientale specifica: Antroposfera ed Aspetti socio-economici 73 4.18.6 - Componente ambientale specifica: Paesaggio 76 4.19 - Azioni di monitoraggio ambientale 77 4.20 - Piano di gestione dei rifiuti 78 5 – CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE 79 4 1 - PREMESSA Il presente lavoro si configura come strumento di supporto decisionale finalizzato a individuare, descrivere e valutare gli effetti dell'attuazione o meno degli interventi relativi alla prosecuzione dell’attività estrattiva gestita dalla Società Virginio s.r.l. e analizzare l’impatto che la stessa ha, ai fini della conservazione degli habitat naturali presenti e del rispetto dei dettami imposti dall’impianto normativo vigente. A tal proposito si dedicherà una fase di descrizione generale dell’opera in progetto, accompagnata da un’analisi del Quadro di Riferimento Programmatico, allo scopo di fornire gli elementi conoscitivi sulle relazioni tra l’opera in esame e gli atti di pianificazione e programmazione territoriale e settoriale, preludio alla parte più tecnica del documento che introdurrà in maniera più esaustiva la procedura, il progetto di coltivazione e recupero ambientale, le analisi e la parte valutativa, culminante con gli elaborati tecnici di dettaglio e la definizione degli interventi ed azioni coordinate. La cava di Saccheddu in comune di Luogosanto della Virginio s.r.l. era storicamente,una delle cave di riferimento per la produzione e commercializzazione di Blocchi di granito “Rosa Beta” dell’area della Gallura. Già in attività dai primi anni ‘70 la produzione è aumentata nel tempo per soddisfare l’aumento della domanda di varie tipologie di prodotti piastrelle,architravi ecc, conseguente allo sviluppo edilizio nella regione in Italia e nel Mondo. Conoscendo negli ultimi anni un periodo di crisi, dal quale si sta cercando di uscire con presupposti di rilancio. Attualmente, per ottemperare alla richiesta contenuta nella delibera della Giunta Regionale n° 35/23 del 24-06-2008 la Ditta Virginio s.r.l. ha commissionato allo studio di Consulenza Ambientale condotto dal Dott. Agr. Luigi Pintus l’aggiornamento del Progetto di Coltivazione per i prossimi dieci anni. In quanto quello depositato ed inviato a VIA dalla delibera precedente non risulta più rispondente alle attuali condizioni del mercato e, ancora, per renderlo maggiormente conforme alle indicazioni ed alle proposte provenienti e contenute nella delibera precedente. Infatti nella delibera si fa riferimento al progetto presentato nel 2006, tale progetto aveva una previsione trentennale e pertanto le quantità estratte erano riferite al trentennio, le altezze medie di cavazione nella prima fase erano di 12 mt, nella seconda fase di 22 mt con un volume complessivo di 1.165.690 mc Nel progetto allegato alla presente richiesta, le quantità sono riferite ad un decennio, le altezze medie di cavazione sono di 6 mt nella prima fase, e di 7.50 nella seconda fase con un volume complessivo di estrazione decennale di mc 462.847 e riducendo di 10 mt la profondità di cavazione ritornando praticamente alle quantità presenti nel progetto presentato nel 2000. Tutto questo in conseguenza della profonda crisi di vendite che ha colpito il settore negli ultimi anni. In conseguenza di ciò si rinuncia al precedente progetto e si richiede la via per la nuova progettazione. Come ampiamente descritto negli elaborati progettuali, la Virginio s.r.l. ha avuto la necessità di provvedere alla riqualificazione del Progetto di Coltivazione esistente, al fine di renderlo maggiormente conforme alle attuali condizioni del mercato nonché alle indicazioni ed alle proposte provenienti dallo Studio di Impatto Ambientale e dalla Valutazione di Incidenza. Le alternative di progetto analizzate dal Gruppo di valutazione e le richieste contenute nella delibera G. R. 35/23 del 24-06-2008: - cessazione dell’attività e ripristino immediato secondo i dettami del progetto esistente (Alternativa o Opzione “0”); prosecuzione della coltivazione con soluzioni alternative al progetto esistente attualmente autorizzato e depositato presso l’Assessorato Industria della R.A.S. con il suo progetto di ripristino (Momento “1”); 5 1.1 - Momento “0” Per “momento 0” si intende la condizione temporale di partenza dei sistemi ambientali, economico e sociale sulla quale si innestano i successivi eventi di trasformazione e gli effetti conseguenti alla realizzazione dell’opera. La situazione preesistente all’intervento dovrebbe essere puntualmente analizzata, avvalendosi di tutte le informazioni disponibili, in quanto la stessa costituisce la base conoscitiva in riferimento alla quale possono essere definiti gli impatti derivanti da una trasformazione. Nel nostro caso appare evidente che le valutazioni dovrebbero essere riferite ad un approccio valutativo “anteoperam”, che a causa delle trasformazioni già avvenute nel territorio dal 1970 ad oggi, causano sicuramente una situazione di incertezza sulle valutazioni da effettuare nel breve, medio e lungo termine. Inoltre si precisa che attuando una chiusura dell’attività di cava, la ditta dovrebbe viste le richieste del mercato, aprire una nuova cava in zone sicuramente non compromesse. Tale alternativa, che prevede la cessazione dell’attività estrattiva e il recupero ambientale della cava, non può essere assolutamente congetturata in quanto è intenzione della Ditta proseguire completamente il ciclo produttivo anche se ridimensionato sulle superfici da utilizzare, in quanto le prospettive future vedono in campo numerosi appalti e lavori stradali per i quali la Virginio s.r.l. sta preparando gli appalti e l’inizio dei lavori. Si considerino inoltre le ricadute che l’immediata interruzione dei lavori potrebbe avere in termini di perdita dei posti di lavoro direttamente impiegati nel comparto e di tutto l’indotto che gravita, localmente, attorno al mercato delle cave, nonché il possibile effetto di aumento del prezzo del materiale a causa della minore quantità disponibile sul mercato locale e di area vasta. Si ritiene, inoltre, che un ipotetico immediato progetto di ripristino sarebbe di difficile attuazione in quanto non si sono raggiunte, ad oggi, condizioni morfologiche tali da permettere un completo e corretto recupero dell’area, con la presenza di numerosi fronti interni alla cava caratterizzati da forti pendenze ed elevata potenza. Per i diversi aspetti elencati, l’Alternativa “0” non è stata tenuta in considerazione come possibile evoluzione dell’opera in oggetto. 1.2 - Individuazione delle Alternative In questa fase si individuano le alternative da prendere in considerazione per la trattazione dello studio. Differenti scelte progettuali determinano, infatti, differenti implicazioni sia sulla sfera economica, che su quella sociale ed ambientale e, quindi, differenti problematiche con conseguenti azioni da intraprendere. L’alternativa “migliore” è quella ritenuta più valida dalla messa a sistema delle diverse componenti in gioco. Della stessa si valuteranno eventuali impatti e conseguenti misure compensative atte a rispondere alle criticità riscontrabili in ambito valutativo. Le alternative di progetto, come evidenziato dalla normativa sulla V.I.A., intese come analisi di scelte diverse, anche in termini di localizzazione dell’attività, finalizzate a valutare le diverse alternative, ha la limitazione del concentrare lo studio su una realtà già in essere dal 1970. Lo studio valuta lo sviluppo della cava secondo diverse ipotesi di avanzamento dei lavori, prendendo in considerazione anche la possibilità dell’interruzione. Sono state prese in considerazione le seguenti: − Alternativa o Opzione “zero”: Cessazione dell’attività e ripristino ambientale immediato; − Alternativa 1: Prosecuzione del progetto di coltivazione per fasi temporali con soluzioni alternative al progetto esistente attualmente autorizzato e depositato presso l’Assessorato Industria della R.A.S. con il suo progetto di ripristino (Momento “1”); 6 1.3 – Alternativa o “Opzione Zero” L’ Alternativa o Opzione zero si riferisce all’ipotesi di non intervento e, nel caso in esame, rappresenta l’evoluzione possibile dei sistemi ambientali a seguito dell’interruzione dell’attività e del ripristino ambientale immediato. L’opzione zero deve essere necessariamente confrontata con le diverse ipotesi di realizzazione dell’opera stessa, al fine di cogliere le motivazioni ed i vantaggi che la prosecuzione dell’attività determinerebbe a fronte della soluzione “zero”. Il giudizio di compatibilità ambientale in sede di verifica VIA, come del resto le valutazioni oggetto del presente documento, non possono prescindere dalle seguenti considerazioni: - L’impatto ambientale della prosecuzione dell’attività estrattiva è da valutare in un contesto di transizione tra area antropizzata e area naturale o seminaturale con un paesaggio già trasformato dall’attività estrattiva presente da oltre 40 anni; - La scelta di cessare una cava in attività, non concedendo l’autorizzazione alla prosecuzione della stessa, può determinare l’esigenza di apertura di una nuova cava; - La trasformazione di aree naturali o seminaturali non ancora interessate dall’attività ma ricomprese nell’area in disponibilità può essere compensata con adeguati interventi di recupero ambientale in altre aree estrattive dismesse o degradate; - La scelta di autorizzare la prosecuzione o far cessare l’attività estrattiva deve comunque assicurare il conseguimento della migliore situazione finale per il recupero ambientale o riqualificazione d’uso dell’area estrattiva. Si ritiene, inoltre, che un ipotetico immediato progetto di ripristino sarebbe di difficile attuazione in quanto non si sono raggiunte, ad oggi, condizioni morfologiche tali da permettere un completo e corretto rinverdimento dell’area, con la presenza di numerosi fronti interni alla cava caratterizzati da forti pendenze ed elevata potenza. Non è inoltre ipotizzabile l’utilizzo dello sterile accantonato, di granulometria tra l’altro non adeguata alla ripiena, per colmare le attuali “fosse” dovute alla coltivazione, sia per il tipo di materiale necessario, sia perché quest’ultimo risulterebbe insufficiente per tutte le porzioni d’area compromesse e permarrebbero comunque dei piani eccessivamente inclinati, esposti a rischio erosione. Al contempo si assisterebbe all’evoluzione delle dinamiche spontanee vegetazionali che proseguirebbero il loro processo evolutivo, condizionate soprattutto dalla scarsa fertilità e dall’esiguo spessore delle coltri pedogeniche presenti. A questi si contrappongono tuttavia zone in cui si manifesta una rigenerazione spontanea della copertura vegetale ed in cui si assiste anche alla presenza di numerose specie faunistiche, che si sono adattate alle condizioni del sito, creando un proprio habitat all’interno delle discariche dove trovano sicuro rifugio. Per quanto di limitata entità, non si può comunque non prendere in considerazione il probabile impatto visivo dei versanti più esposti, che, come detto, non hanno raggiunto una morfologia ottimale per il recupero ambientale. Si considerino inoltre le ricadute che l’immediata interruzione dei lavori potrebbe avere in termini di perdita dei posti di lavoro direttamente impiegati nel comparto e di tutto l’indotto che gravita, localmente, attorno al mercato degli inerti, nonché il possibile effetto di aumento del prezzo del materiale a causa della minore quantità disponibile sul mercato locale e di area vasta. Per i diversi aspetti, l’Alternativa “0” non è stata tenuta in considerazione come possibile evoluzione dell’opera in oggetto. 7 1.4 - Momento “1” Il progetto proposto come Momento “1” è frutto di rilievi ed osservazioni che il gruppo di valutazione ha effettuato dopo avere analizzato il progetto attualmente depositato presso l’Assessorato Industria della R.A.S. e regolarmente autorizzato e le osservazioni contenute nella delibera n° 35/33 del 24/06/2008 che ha inviato a VIA il progetto precedentemente presentato. In sintesi gli elementi che i valutatori hanno chiesto di sviluppare ai progettisti sono: - non ampliare gli spazi attualmente richiesti e destinati all’attività estrattiva; mantenere gli attuali livelli di produzione; cercare di ridurre le aree a media-elevata pendenza a favore di aree a pendenza medio-bassa più facilmente ripristinabili e riqualificabili; ripristinare da un punto di vista morfologico aree marginali o non interessate dalla coltivazione e riqualificarle da un punto di vista vegetazionale; descrivere e simulare planimetricamente il ripristino morfologico e la riqualificazione delle aree; Al fine di soddisfare le prime due osservazioni ed anche per rendere attuabile il progetto di coltivazione si è provveduto a ridefinire la coltivazione, procedendo dall’alto verso il basso, dopo l’eliminazione del cappellaccio, con piani di coltivazione orizzontali ed inclinati con pendenza massima del 25-30% e nelle zone con pendenze superiori verranno creati dei gradoni, soprattutto nel perimetro della zona di cavazione, onde attenuare le forti pendenze con pedate di 7-8 metri ed altezze finali di 8-10 metri. Questo è stato possibile per le particolari condizioni di stabilità della parete rocciosa che consente adeguati valori di sicurezza. I2noltre, si ottengono le cubature necessarie al mantenimento degli attuali livelli di produzione. La coltivazione della cava con questo metodo, comporta anche altri effetti. Non sarà più necessario arrivare ai limiti di coltivazione superiori precedentemente richiesti ma ci si fermerà a quota 170 m. anziché a quota 160 m. limitando, in tal modo, l’impatto dovuto alla creazione di una depressione morfologica nell’area di scavo ,da cui potrebbero derivare conseguenze significative per la regimazione delle acque,la cavazione avverrà al di sotto della quinta naturale di granito esistente che non verrà estratta. Si creerà, inoltre, un’ampia area sub-pianeggiante alla base del fronte estrattivo che sarà utilizzato temporaneamente per l’accantonamento degli sterili di coltivazione, e questi, al termine della coltivazione, risulteranno idonei per il ripristino morfologico delle aree di estrazione. 1.5 - Ambito territoriale e dati catastali Il territorio oggetto di cava, è situato sul versante Nord Nord-Ovest del Comune di Luogosanto e si estende verso i confini del Comune di Tempio Pausania, nella frazione di Bassacutena,nella zona sono presenti numerose cave di granito e la zona è indicata nella cartografia del piano cave come bacino estrattivo di “Bassacutena”. L'area di cava è raggiungibile percorrendo la strada statale Tempio – Palau, nel centro urbano di Bassacutena ci si immette sulla sinistra in una stradina comunale che percorsa per circa 2,300 Km, porta direttamente nella cava in oggetto sita in località “Saccheddu – Monti di L’Aglientu”. Inoltre analizzando la Carta d'Italia dell'I.G.M., questo territorio ricade nella Tavoletta, scala 1:25.000, al Foglio 427, sezione I, Bassacutena. La zona di cava è censita nel comune di Luogosanto ed è distinta in catasto al Foglio n° 2, mappali n° 121, 42, 128, 42c, 41b, 43b, 129b, 44b, 44c, 119 per una superficie di catastale di Ha 16.54.75 in disponibilità di cui effettivamente occupati dalla cava Ha 9.48.76, ed è pervenuta al committente mediante contratto di affitto stipulato con i proprietari del terreno. 8 Dati Catastali Comune Censuario di Foglio Mappale Superficie Catastale m2 Luogosanto 2 119 parte 48.675,56 Luogosanto 2 121 parte 63.241,25 Luogosanto 2 42 24.902,17 Luogosanto 2 128 14.439,96 Luogosanto 2 41 parte 4.594,83 Luogosanto 2 43 parte 1.795,98 Luogosanto 2 129 parte 2.565,39 Luogosanto 2 44 parte 5.260,18 Partita Superficie totale m2 165.475,32 Vista satellitare area di cava 9 Stralcio Carta di Italia I.G.M Stralcio C.T.R. Carta Tecnica Regionale 10 1.6 - Descrizione della Geografia L’area oggetto della nostra indagine è sita nel del Comune di Luogosanto, Provincia di Olbia - Tempio in località Saccheddu - ”Monti di L’Aglientu”. Cartograficamente, come già detto, la zona ricade nel Foglio 427 sezione I° della Carta d’Italia in scala 1:25.000 edita dall’I.G.M. e dal Servizio Geologico d’Italia, ed è ubicata nella tavoletta denominata “Bassacutena”. Le quote dell’area interessata dall’attività estrattiva sono comprese tra 200 e 238 m s.l.m. 1.7 - Descrizione del Comparto Il comparto delle pietre ornamentali in Sardegna sta vivendo dal 2002 un trend negativo, sia in funzione alla concorrenza dei mercati Cinesi che in funzione di una mancata programmazione Regionale che dia certezza di sviluppo del settore. I graniti sardi rappresentano il 95% del granito estratto in Italia (circa 160 €/mc) con un fatturato di 158.937.000 €. Circa il 3% del materiale estratto viene lavorato in Sardegna mentre tale percentuale, circa 3 anni fa era del 15%. Attualmente nel comparto della Gallura sono presenti pochissime cave attive contro le 75 cave attive anni fa, con una occupazione di circa 900 - 1.000 unità che erano presenti prima del 2002. Oggi purtroppo la crisi generale ed in particolare quella del settore lapideo ha ridotto a pochissime cave attive il settore e quella di “Saccheddu” è una delle poche che ancora resiste sia in termini di lavoro che di mercato. 1.8 - Caratteristiche della proposta progettuale (economiche - sociali - ambientali) La zona è accessibile immettendosi dall’abitato di Bassacutena in una strada camionabile che conduce verso il sito di cava lungo la direzione Stazzo Saccheddu, strada completamente asfalta e percorribile dai mezzi. Rispettivamente dal centro urbano di Bassacutena e non distanti da altre realtà estrattive, parte ancora in attività, come le cave di “Pulpuggia” e “Monti Latu”, facenti parte del bacino estrattivo di Bassacutena. Attualmente la portata dell’impatto complessivo dovuto alla coltivazione della cava viene stimata sulla base dell’estensione dell’area in cui si inserisce, ai flussi di veicoli transitanti lungo la viabilità limitrofa ed alla popolazione eventualmente insediata. Il territorio direttamente interessato non ricade in aree direttamente adatte ad ospitare luoghi di residenza, per quanto si assista alla presenza di qualche manifestazione edilizia nelle vicinanze (Stazzi) della Strada Statale 133 e del nucleo abitativo di Bassacutena. Per le caratteristiche di inserimento e localizzazione delle aree in gestione, si denota una limitata sussistenza di impatto visivo. Si può parlare pertanto di portata di ambito localizzato. Il consumo di spazio e di altre risorse è sicuramente modesto; lo stesso dicasi per la copertura vegetazionale e per i disturbi arrecati alla fauna, mentre l'impatto da rumore si può considerare di modesta portata. La cava, ad oggi, produce e fornisce blocchi per la lavorazione e trasformazione in piastrelle sia in Sardegna che all’estero utilizzati dalle imprese edili. L’attività attualmente impiega 10 posti di lavoro diretti e, data la sua integrazione nel tessuto produttivo locale, alimenta in certa misura l’indotto del settore dell’edilizia, del commercio e dei trasporti. L’esercizio della società Virginio S.r.l. in località “Saccheddu” risulta in attività ed ininterrotto dagli anni 70. Il progetto, come detto, prevede la coltivazione di una cava di granito per le produzione di blocchi. L’estrazione avviene per “trance” orizzontali discendenti mediante l’impiego di mezzi meccanici. Il presente SIA si propone di programmare e valutare lo sviluppo dell’area per un arco temporale di 10-15 anni, prospettandone la successiva prosecuzione spaziale e temporale delle attività. L’ipotesi progettuale fonda le sue basi sulla pianificazione e prosecuzione delle dinamiche estrattive temporalmente prefissate, accompagnate da interventi migliorativi sugli ambiti già esistenti su cui si sono 11 riscontrate delle potenziali problematiche e dalla messa a sistema di interventi di progressivo recupero delle aree in rilascio al procedere della coltivazione. L’obiettivo è quello di agevolare il recupero ambientale delle porzioni interessate dall’esercizio, sia da un punto di vista visivo che funzionale, finalizzato a renderle idonee a successivi utilizzi, nel rispetto della sostenibilità e della compatibilità nei confronti dell’ambiente e del contesto di riferimento. Con il procedere dei lavori l’abbassamento delle quote di estrazione porterà ad avere, una cava di tipo “in fossa”, difficilmente visibile dall’esterno. I fronti sono infatti mascherati dal fatto che si sviluppano in profondità e sono protette dalla quinta naturale lasciata sul posto. L’ area di cava risulta non distanti dall’abitato di Bassacutena ed appartiene ad una realtà in principio legata ad un’economia strettamente agro-pastorale si contrappone, da svariati decenni, una profonda trasformazione socio-economica dell’area vasta in generale che ha dinamicizzato l’intero settore edilizio, il cui rapido sviluppo è stato rafforzato sia dall’espansione urbana che turistica della zona, Bassacutena, San Pasquale, Palau, Santa Teresa Gallura. Anche se oggi possiamo dire che il settore attraversa un periodo di crisi dovuto soprattutto alla recessione mondiale e locale. 1.9 - Utilizzazione del suolo durante la fase di esercizio Durante le fasi lavorative si rende necessaria l’occupazione di diverse zone interne all’area di cava per la coltivazione. Le superfici che vengono di seguito riportate fanno parte dell’elaborato cartografico n° 7 denominato “Pianta delle Superfici”. L’area interessata attualmente alla coltivazione, che comprende anche le infrastrutture, è suddivisa in zone di estrazione, piazzali e discariche. Queste occupano complessivamente una superficie di circa ha 9.48.76, illustrate in maniera dettagliata nella apposita cartografia: Superfici catastali mappali Di cui: Area di scavo Area discarica Area piazzali depositi strade Area utilizzata per la cavazione Area residua in disponibilità mq 166.664 mq mq mq mq mq 34.285 39.835 20.756 94.876 71.788 Si tenga presente che le superfici di ingombro estrattive attuali, saranno quelle future, con un ciclo di estrazione decennale. Le produzioni attuali della cava si attestano in circa 2.103,85 mc/mese, corrispondenti a circa 23.142,38 mc/anno. 12 13 L’insieme del sito di cava è costituito da un fronte, localizzato a nord-est, sul quale si è svolta e si svolge l’attività di estrazione, e da un’ ampia zona nascosta alla vista destinata a discarica e piazzali di accumulo e di carico e manovra. Sotto l’aspetto visivo e paesaggistico è innegabile che la cava, durante i periodi di coltivazione, presenti lacerazioni visibili anche in virtù del diverso aspetto cromatico. Inoltre, operando con i metodi su esposti, serie di gradoni discendenti, si riuscirà sicuramente ad assicurare un buon intervento di recupero e ripristinare al meglio il sito di cava, anche perché con il procedere della cavazione, la stessa risulterà nascosta alla vista in quanto, come detto in precedenza, i piani di cavazione saranno al di sotto della quinta naturale lasciata intatta. L’area interessata alla coltivazione, che comprende anche le infrastrutture, sopra descritte, occupa complessivamente una superficie di mq 94.876: è illustrata in maniera dettagliata nella apposita cartografia e tabella allegati alla presente relazione. La Virginio s.r.l. è una delle ditte del settore che utilizza nelle sue cave le ultime tecnologie sia come macchinari di ultima generazione, come la perforazione ad acqua senza produzione di polveri e le macchine a filo diamantato, sia per tagli verticali che orizzontali e limita al massimo l’uso di esplosivo mediante l’utilizzo di malta ad espansione, che viene inserita nei fori, che attraverso un aumento di volume determina il distacco dei blocchi di granito. Il tutto naturalmente, comporta la mitigazione degli impatti, senza produzione di inquinanti solidi liquidi e gassosi. 1.10 - Analisi Costi Benefici Una Valutazione di Impatto Ambientale, per quanto rigorosa, fonda le proprie basi sull’analisi dei dati e dei parametri in ingresso; la loro completezza o carenza determinano rispettivamente il successo o l’insuccesso dello strumento in termini di attendibilità di risultato e, quindi, di risposta. L’analisi economica dei costi e dei benefici racchiude tutti gli elementi utili per compiere una valutazione sul progetto. L’analisi economica finanziaria consiste nella messa a sistema di studi ed analisi che consentano una valutazione preventiva della fattibilità del progetto. Essa è orientata prevalentemente a definire il profilo di rischio dell’operazione, i relativi tempi di attuazione e la dimensione della stessa al fine di renderla proponibile. Con tale strumento viene valutata la fattibilità del progetto in relazione ai ricavi che si attendono e che devono poter ripagare i costi di gestione e di ripristino ambientale. L’analisi economica dei costi e dei benefici deve essere finalizzata ad accertare la sussistenza di un duplice equilibrio economico e finanziario dell’opera. Ciò implica, per quanto riguarda il primo tipo di equilibrio, che il flusso attualizzato dei ricavi derivanti dalla vendita del materiale debba essere almeno sufficiente per la gestione del piano di coltivazione e per la realizzazione delle opere di ripristino ambientale. Il secondo equilibrio si raggiunge quando, nell’arco di tempo preso in esame dal proponente, per ogni periodo il flusso delle risorse finanziarie prodotte consentano di fronteggiare integralmente gli esborsi monetari connessi al funzionamento dell’opera. Ovviamente, propedeutici nella costruzione delle posizioni di equilibrio sono la determinazione del bacino di utenza (cioè del segmento di mercato) e la stima dei volumi di attività. Esaminando i fatti produttivi dell’intervento ipotizzato, conducendo una analisi delle spese, inerenti la movimentazione dei materiali necessari alla produzione della cava per i lavori di utilizzazione delle bancate e dei fronti che consentiranno un aumento delle produzioni e permetteranno un incremento occupazionale. I lavori di utilizzazione della cava come previsti in progetto partendo dalla quota più alta verso il confine sud permetterà di continuare la produzione per il prossimo decennio ed oltre. Partendo dalla parte più alta e procedendo a gradoni e piani inclinati verso il confine della cava. La futura produzione, prevede nei prossimi dieci anni la movimentazione di 462.847 mc totali, con produzioni commerciabili di 231.423 mc nei 10 anni, come riportato negli elaborati progettuali e nel calcolo dei materiali, produzione annua commerciabile di 23.142 mc e mensile di 2.103 mc. Nell’iniziativa in oggetto si prevede l’impiego di circa 8 addetti per un periodo di tempo di 12 mesi: La produzione decennale con movimentazione di mc 462.847 ed una produzione commerciabile di mc 231.423 permetterà agli 8 operai iniziali di divenire effettivi con la cava a regime di produzione. 14 Operai n° 8 salario mensile € 3.000 x 8 x 13 Totale salari € 312.000 Compensi a terzi per manutenzioni € 6.000 Esplosivi per movimentare 23.142 mc ha un’ incidenza 1 €/Mc € 23.142 Gasolio per movimentare 46.284 mc ha un’ incidenza di € 2 €/Mc € 92.568 Sfridi, fioretti e materiali vari per movimentare 46.284 mc ha un’ incidenza di 2 €/Mc € 92.568 Trasporti e movimentazione informi per movimentare 46.284 mc ha un’ incidenza di € 2.50 €/Mc € 115.710 Utilizzo di una pala gommata e di un escavatore e un compressore che incidono per movimentare 46.284 mc € 3,75 € al mc in quanto si prevede che lavorino giornalmente 116 mc € 173.565 Rilievo campioni granito, analisi varie € 4.000 Totale costi € 819.553 Analisi dei costi annuali Totale costi annuali € 819.553 Analisi dei prodotti Si estraggono annualmente circa 23.142 mc di prodotto commerciale, pari al 50% del totale, mensilmente circa 2.103 mc di cui il 40% di prima qualità, ed il 60% di seconda. Il materiale è commercializzato al seguente prezzo: La I° scelta a € 150 al mc La II° scelta a € 103 al mc Perciò si avrà annualmente: mc 9.256 (I° scelta) a € 150 = mc 13.885 (II° scelta) a € 103 = Totale vendita prodotti annualmente = € 1.388.400 € 1.403.175 € 2.781.575 Mentre mensilmente avremo: mc 841 (I° scelta) a € 150 = mc 1.261 (II° scelta) a € 103 = Totale vendita prodotti mensilmente = € 126.180 € 129.965 € 256.145 Analisi dei ricavi Annualmente si avrà: Spese Prodotti € 819.563 € 2.781.575 15 Ricavo annuale € 1.962.012 Mensilmente si avrà: Spese Prodotti Ricavo mensile € 68.295 € 256.155 € 189.860 Si precisa che i dati sono validi per questa cava e non possono essere applicati ad altre realtà. Calcolo economico ripristino ambientale Superficie da ripristinare mq Prezzo a €/ha 94.876 20.969,81 Totale ripristino [€] 198.953,16 Abbattimento fronti mq 4.000 €22.179,60 Totale costo ripristino agronomico ed abbattimento fronti € 221.132,78 Il costo delle operazioni di sistemazione, di recupero e ripristino ambientale, in definitiva, altro non è che l'impegno finanziario che il proprietario deve sopportare nel corso di un decennio. Tale impegno finanziario avrà un incidenza sulla quantità di prodotto estratto commerciabile e sarà dato dalla formula: I= Dove con Q si indica l'impegno finanziario con C si indica il prodotto commerciabile da ciò ne consegue che I = = 0,47 Dal calcolo, sopra esposto, si evince che l'incidenza sull’inerte estratto commerciabile è di € 0,47 al mc, tale incidenza non è rilevante e pregiudizievole ai fini dell'economicità della intrapresa attività cavatoria, ed inoltre le poche cause di disturbo ambientale sono largamente compensate dai benefici socioeconomici indotte da tale attività. Queste considerazioni ci inducono a ritenere compatibile l'attività estrattiva con le altre attività produttive di natura agronomica- forestale attuate da sempre ed in modo consuetudinario sul territorio in esame. 16 2 - IL QUADRO di RIFERIMENTO PROGRAMMATICO 2.1 – Normativa L’Italia, dopo un periodo di attesa dell'attuazione legislativa delle direttive comunitarie in materia di via, introduce, ad integrazione della legge n. 349 del 1986, il D.P.C.M. 1988, n. 377, primo atto con cui il Ministero dell’Ambiente, da poco costituito, detta i contenuti degli studi di impatto ambientale e loro articolazione, la documentazione relativa, l'attività istruttoria ed i criteri di formulazione del giudizio di compatibilità, le componenti ed i fattori ambientali, le caratterizzazioni e le relazioni esistenti, l'analisi e la valutazione del sistema ambientale, i criteri e le procedure peculiari da applicare nella redazione degli studi in relazione alla specifica tipologia di ciascuna categoria di opere. Da qui in avanti si contano diversi riferimenti normativi in materia di VIA (DPR 12 aprile 1996, il DPCM 3 settembre 1999 e il DPCM 1 settembre 2000, nonché l’art. 6 della L. 349/86), tuttavia quasi tutti abrogati in fase successiva. Passaggio fondamentale è rappresentato dall’emanazione del Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n.152 "Norme in materia ambientale" e s.m.i., detto anche “CODICE DELL'AMBIENTE”. Il provvedimento, un corpus normativo di 318 articoli, semplifica, razionalizza, coordina e rende più chiara la legislazione ambientale in sei settori chiave suddivisi in 5 capitoli: • procedure per la valutazione ambientale strategica (VAS), per la valutazione d’impatto ambientale (VIA) e per l’autorizzazione ambientale integrata (IPPC); • difesa del suolo, lotta alla desertificazione, tutela delle acque dall’inquinamento e gestione delle risorse idriche; • gestione dei rifiuti e bonifiche; • tutela dell’aria e riduzione delle emissioni in atmosfera; • danno ambientale. La sua introduzione ha, tra gli altri, lo scopo di recepire le direttive comunitarie ancora non entrate nella legislazione italiana, accorpare le disposizioni concernenti settori omogenei di disciplina, ridurre la stratificazione normativa ed abrogare le norme non più in vigore. Ad integrazione della stessa viene emanato il Decreto Legislativo 16 gennaio 2008, n. 4 "Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale". In ambito locale, la Regione Sardegna ha recepito in via transitoria il DPR 12 aprile 1996 e s.m.i. attraverso l’art. 31 della L.R. 18 gennaio 1999, n. 1 “Norma transitoria in materia di V.I.A.”, successivamente modificato dall’art. 18 della L.R. 20 aprile 2000, n. 4 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (Legge finanziaria 2000)”, dall’art. 17 della L.R. 5 settembre 2000, n. 17 “Modifiche e integrazioni alla legge finanziaria, al bilancio per gli anni 2000/2002 e disposizioni varie. Valutazione di impatto ambientale” e dall’ art. 20 della L.R. 29 aprile 2003, n. 3 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2003)”, individuando nel contempo nell’Assessorato della Difesa dell’Ambiente l’Organo tecnico competente allo svolgimento dell’istruttoria in materia di VIA. Con Delibera della Giunta Regionale 2 agosto 1999, n. 36/39 “Procedure per l’attuazione dell’art. 31 della L.R. 18/01/99 n°1 recante Norma transitoria in materia di V.I.A.” sono state specificate le procedure amministrative per la Valutazione di impatto Ambientale e la verifica di cui agli artt. 5 e 10 del DPR 12 aprile 1996. Il Decreto del Presidente della Giunta Regionale 13 gennaio 2000, n. 4 ha successivamente istituito presso l’Assessorato regionale della Difesa dell’Ambiente il Servizio Informativo Ambientale, VIA ed Educazione Ambientale (S.I.V.I.A.), a cui competono, tra le altre, le funzioni istruttorie tecnicoamministrative sulle procedure di verifica e di VIA. Le procedure amministrative per la valutazione di impatto ambientale di cui agli artt. 5 e 10 del DPR 12 aprile 1996, recepite con l’art. 31 della L.R. 31/99 e s.m.i., come definite nella delibera della G.R. n. 36/39 del 2 agosto 1999, sono state recentemente modificate prima attraverso la Delibera della Giunta Regionale 15 febbraio 2005, n. 5/11 “Modifica della D.G.R. n. 36/39 del 2.8.1999, che, a sua volta, è stata integrata e modificata dalla Delibera della Giunta Regionale 2 agosto 2005, n. 38/32 – “Modifica della deliberazione n. 5/11 del 15 febbraio 2005 concernente le direttive per lo svolgimento delle procedure di valutazione di impatto ambientale; Prime disposizioni in materia di attuazione della Direttiva 42/2001/CE”. Successivamente sono state introdotte attraverso la D.G.R. n. 24/23 del 23.4.2008, comprendente diversi 17 allegati esplicativi, le “Direttive per lo svolgimento delle procedure di valutazione di impatto ambientale e di valutazione ambientale strategica”, secondo il quale è stato strutturato il presente documento. L’ultimo atto normativo di riferimento per la presente è la nota Deliberazione n.47/14 del 20.10.2009 “Atti di indirizzo per il settore estrattivo”, in modifica alla Delibera della Giunta Regionale del 25.09.2007, n. 37/14, con la quale l’Assessore dell’Industria, d’intesa con quello della Difesa dell’Ambiente e degli Enti Locali, Finanze ed Urbanistica introduce nuove specifiche ed integrazioni. 18 3 - QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE L’area ricade in zona agricola e non è compresa all’ interno di aree protette, quali zone umide, zone costiere, riserve parchi o zone speciali sulla base delle direttive 79/4097 CEE e 92/43/CEE. Il territorio nel quale è inserita la cava non riveste importanza storica, culturale o archeologica e presenta scarsa densità demografica, legata essenzialmente alla presenza di qualche stazzo, ubicato, in ogni caso, non in prossimità della cava. Nella Carta Tecnica regionale C.T.R. in scala 1:10.000 la cava è inquadrata nel foglio n. 427 sez. 70. Per quanto riguarda il P.P.R. la cava ricade in ambito n° 17 F 427 Sez I – Gallura Costiera Nord Orientale. L’obiettivo del presente capitolo è quello di illustrare e caratterizzare il ruolo del progetto di coltivazione della cava “Saccheddu” alla scala territoriale. In particolare lo studio deve verificare la coerenza del progetto rispetto allo specifico quadro di riferimento normativo nonché la coerenza rispetto agli obiettivi e le strategie promosse dagli strumenti di pianificazione di settore, dagli strumenti di programmazione e pianificazione territoriale, dagli strumenti urbanistici comunali. L’attività estrattiva della cava “Saccheddu”, iniziata nel 1970, è rivolta al reperimento di blocchi di granito da destinare alla trasformazione in lastre e piastrelle in appositi stabilimenti dell’isola e della penisola, e in gran parte fornire materiale per appalti pubblici e privati. Il progetto di coltivazione relativo alla cava di ”Saccheddu” è stato redatto ed aggiornato nel rispetto del Titolo IV della Legge 30/89 che disciplina le attività di coltivazione nonché le modalità e documentazione necessaria per il rilascio delle autorizzazioni (titoli del soggetto richiedente, relazioni tecniche, progetto di coltivazione e di recupero, relazione d’impatto e recupero ambientale). Inoltre lo stesso Titolo IV stabilisce il procedimento di rilascio dell’autorizzazione. Il progetto di studio di impatto ambientale è stato redatto in base all’allegato A2 della Delibera della Giunta Regionale riguardante i contenuti dello studio di impatto ambientale. Il territorio oggetto di cava, è situato sul versante Nord Nord-Ovest del Comune di Luogosanto e si estende verso i confini del Comune di Tempio Pausania, nella frazione di Bassacutena, nella zona sono presenti numerose cave di granito e la zona è indicata nella cartografia del piano cave come bacino estrattivo di “Bassacutena”. L'area di cava è raggiungibile percorrendo la strada statale Tempio – Palau, nel centro urbano di Bassacutena ci si immette sulla sinistra in una stradina comunale che percorsa per circa 2,300 Km, porta direttamente nella cava in oggetto sita in località “Saccheddu – Monti di L’Aglientu”. Inoltre analizzando la Carta d'Italia dell'I.G.M., questo territorio ricade nella Tavoletta, scala 1:25.000, al Foglio 427, sezione I, Bassacutena. La zona di cava è censita nel comune di Luogosanto ed è distinta in catasto al Foglio n° 2, mappali n° 121, 42, 128, 42c, 41b, 43b, 129b, 44b, 44c, 119 per una superficie di catastale di Ha 16.54.75 in disponibilità di cui effettivamente occupati dalla cava Ha 9.48.76, ed è pervenuta al committente mediante contratto di affitto stipulato con i proprietari del terreno. Le quote dell’area interessata dall’attività estrattiva sono comprese tra 200 e 238 m s.l.m. La zona è accessibile immettendosi dall’abitato di Bassacutena in una strada camionabile che conduce verso il sito di cava lungo la direzione Stazzo Saccheddu, strada completamente asfalta e percorribile dai mezzi. Rispettivamente dal centro urbano di Bassacutena e non distanti da altre realtà estrattive, parte ancora in attività, come le cave di “Pulpuggia” e “Monti Latu”, facenti parte del bacino estrattivo di Bassacutena. Attualmente la portata dell’impatto complessivo dovuto alla coltivazione della cava viene stimata sulla base dell’estensione dell’area in cui si inserisce, ai flussi di veicoli transitanti lungo la viabilità limitrofa ed alla popolazione eventualmente insediata. Il territorio direttamente interessato non ricade in aree direttamente adatte ad ospitare luoghi di residenza, per quanto si assista alla presenza di qualche manifestazione edilizia nelle vicinanze (Stazzi) della Strada Statale 133 e del nucleo abitativo di Bassacutena. Per le caratteristiche di inserimento e localizzazione delle aree in gestione, si denota una limitata sussistenza di impatto visivo. Si può parlare pertanto di portata di ambito localizzato. Il consumo di spazio e di altre risorse è sicuramente modesto; lo stesso dicasi per la copertura vegetazionale e per i disturbi arrecati alla fauna, mentre l'impatto da rumore si può considerare di modesta portata. 19 La cava, ad oggi, produce e fornisce blocchi per la lavorazione e trasformazione in piastrelle sia in Sardegna che all’estero utilizzati dalle imprese edili. L’attività attualmente impiega 8-10 posti di lavoro diretti e, data la sua integrazione nel tessuto produttivo locale, alimenta in certa misura l’indotto del settore dell’edilizia, del commercio e dei trasporti. L’esercizio della società Virginio S.r.l. in località “Saccheddu” risulta in attività ed ininterrotto dagli anni 70. Il progetto, come detto, prevede la coltivazione di una cava di granito per le produzione di blocchi. L’estrazione avviene per “Piani” orizzontali discendenti mediante l’impiego di mezzi meccanici. Il presente SIA si propone di programmare e valutare lo sviluppo dell’area per un arco temporale di 10-15 anni, prospettandone la successiva prosecuzione spaziale e temporale delle attività. L’ipotesi progettuale fonda le sue basi sulla pianificazione e prosecuzione delle dinamiche estrattive prefissate, accompagnate da interventi migliorativi sugli ambiti già esistenti su cui si sono riscontrate delle potenziali problematiche e dalla messa a sistema di interventi di progressivo recupero delle aree in rilascio al procedere della coltivazione. L’obiettivo è quello di agevolare il recupero ambientale delle porzioni interessate dall’esercizio, sia da un punto di vista visivo che funzionale, finalizzato a renderle idonee a successivi utilizzi, nel rispetto della sostenibilità e della compatibilità nei confronti dell’ambiente e del contesto di riferimento. Con il procedere dei lavori l’abbassamento delle quote di estrazione porterà ad avere, una cava di tipo “in fossa”, difficilmente visibile dall’esterno. I fronti sono infatti mascherati dal fatto che si sviluppano in profondità e sono protette da una quinta naturale lasciata sul posto. L’ area di cava risulta non distante dall’abitato di Bassacutena ed appartiene ad una realtà in principio legata ad un’economia strettamente agro-pastorale, alla quale si contrappone, da svariati decenni, una profonda trasformazione socioeconomica dell’area vasta in generale che ha movimentato l’intero settore edilizio, il cui rapido sviluppo è stato rafforzato sia dall’espansione urbana che turistica della zona, Bassacutena, San Pasquale, Palau, Santa Teresa Gallura. Anche se oggi possiamo dire che il settore attraversa un periodo di crisi dovuto soprattutto alla recessione mondiale e locale. 3.1 - Caratteristiche mineralogiche, petrografiche e tecniche Sono stati analizzati alcuni campioni del materiale di cava sia macroscopicamente, sia al microscopio; inoltre sono stati esaminati le foto e le caratteristiche mineralogiche e petrografiche. Caratteristiche fisico-meccaniche: - Peso specifico - Carico di rottura a compressione - Carico di rottura a flessione - Indice di resistenza all’abrasione 26,22 168,70 15,60 2,32 N/dmc; N/mm2; N/mm2; mm/Km Nome commerciale: Rosa Beta 20 3.2 - Descrizione degli elementi essenziali di operatività 3.2.1 - Criteri informativi Fra gli elementi di base che concorrono a definire quantitativamente l’attività produttiva di un impresa industriale, la disponibilità delle materie prime necessarie al ciclo produttivo gioca un ruolo fondamentale. Nel nostro caso tale disponibilità è rappresentata dal cubaggio del giacimento coltivabile, che, con il ritmo presunto di produzione, consente una durata all’attività estrattiva superiore al periodo richiesto. In prospettiva ciò costituisce un elemento positivo per la tenuta economica dell’organizzazione produttiva: specie sotto il profilo dell’evoluzione del mercato. Infatti, l’esigenza di adeguate riserve di giacimento, accompagnata da un prudente potenziale di capacità produttiva, potrà permettere di adeguare il ritmo estrattivo alle richieste del mercato, sia in generale, sia nei casi, non infrequenti, nei quali debbano essere garantite forniture sopra i quantitativi standard. In questo secondo caso, generalmente, le richieste sono accompagnate da tolleranze molto restrittive sulle specifiche qualitative del prodotto (per esempio: materiale per rivestimenti esterni di grandi edifici) e ciò significa dover disporre in cava di fronti aperti, che nel loro insieme possano assicurare anche capacità produttiva e costanza qualitativa dei volumi di materiale richiesto. Infine, poiché la coltivazione consiste nel trasporto del materiale asportato dal giacimento in luoghi predeterminati, l’operazione sarà tanto più sicura, e quindi minori le possibilità di infortuni al personale, quanto più ampio sarà lo spazio a disposizione per le manovre. La cava ha bisogno dunque di giacimento coltivabile e capacità produttiva superiori a quanto mediamente richiesto in via presuntiva nel periodo di autorizzazione, ma ciò è perfettamente in linea con gli obiettivi di una sana gestione tecnico-economica. Tanto più se si considera che il mercato del settore, anche se con andamento leggermente oscillante mostra segnali di ripresa anche se molto lenta. 3.3 - Descrizione del progetto di coltivazione La metodologia progettuale adottata si è sviluppata attraverso varie fasi che hanno comportato il coinvolgimento del gruppo di lavoro e del titolare della Ditta richiedente. In primo luogo la cava è stata visitata per individuare gli aspetti caratteristici della situazione allo stato attuale. Nel corso dei vari sopralluoghi, che hanno interessato il gruppo di lavoro, sono state individuate con il titolare dell’attività anche le aree che saranno interessate dalle coltivazioni attuali e future. Nel rilevamento sono stati individuati: i confini dell’area, i manufatti esistenti, la viabilità di accesso e quella interna. I rilievi eseguiti sono stati elaborati, fornendo una descrizione della situazione allo stato attuale. L’insediamento produttivo è stato individuato in campagna, riportato nella cartografia allegata, che comprende anche l’estratto di mappa catastale ed il suo allegato che definisce i vertici identificati per mezzo delle coordinate. L’inserimento riportato nel suddetto certificato catastale ha dei contorni che non coincidono con quelli riportati nella cartografia di progetto a scala maggiore, in essa, infatti, sono descritti esclusivamente gli spazi di coltivazione strettamente operativi per la durata dell’attività e l’area richiesta in autorizzazione li deve pertanto contenere. Si è quindi passati alla progettazione dell’evoluzione della cava nei prossimi cinque e dieci anni, sulla base dei seguenti elementi: - cubaggio del giacimento; - previsioni fatte dal titolare dell’attività; - produzioni rese medie degli anni precedenti; - organizzazione attuale e futura dell’azienda; - indicazioni fornite dal geologo e dall’esperto ambientalista; - morfologia del terreno. In fase progettuale sono stati identificati i fronti di coltivazione, i piazzali e le discariche durante l’arco di validità della concessione. 21 3.4 - Cubaggio e rese La valutazione quantitativa delle riserve di giacimento in vista, è riportata nella cartografia allegata. Al volume geometrico, noto per i lavori di ricerche, preparazione e coltivazione, passati ed in corso, è stato applicato un coefficiente di riduzione (la resa totale) che tiene conto, sia della quantità di giacimento non utilizzabile per la produzione di blocchi (coltre superficiale, sfridi di preparazione, aree interessate da micro e macro fratture o da grossolane variazioni locali dei parametri caratteristici di qualità), sia degli sfridi che si ottengono nella suddivisione di blocchi più grandi. Infatti durante questa seconda operazione la presenza di ulteriori imperfezioni o deficienze provoca generalmente un’ulteriore perdita di materiale. Il cubaggio delle riserve è pertanto risultato: - volume geometrico del materiale in posto - resa totale - volume dei blocchi commerciabili estraibili 462.847,50 mc 50 % 231.423,75 mc Si allega di seguito e nella cartografia una tabella esplicativa per meglio descrivere le quantità estratte. La scelta della quota di base per definire il cubaggio è stata dettata da criteri di opportunità gestionale ed ambientale Infatti: a) per il periodo richiesto per l’autorizzazione alla coltivazione le riserve bastano per soddisfare le esigenze produttive; b) la coltivazione procede per necessità fisica dall’alto verso il basso; c) lo scavo sotto quota è più costoso, ed in questo modo si preservano gli andamenti naturali delle acque di ruscellamento. Dai punti precedenti risulta che la quota, per definire le riserve, ha un significato puramente economico, e naturalistico come si conviene per tutti i giacimenti minerari. 3.5 - Durata presunta dell’attività e produzione annua Gli elementi di base che concorrono a mantenere in esercizio qualunque attività produttiva sono essenzialmente: - disponibilità delle materie prime; - convenienza economica; - capacità tecnico - economica. Attualmente ci sono buone speranze perché l’andamento favorevole del mercato possa non solo continuare, ma forse anche migliorare nel prossimo futuro. Sulla base dei dati forniti dal titolare dell’attività, si rileva che con una previsione produttiva media (Q) pari a: Q = 23.142,38 mc/anno di blocchi commerciali; il giacimento permetterà una durata dell’attività estrattiva (T) pari a T = 10 anni. Il volume medio annuo di blocchi potrà variare a seconda della richiesta del mercato e per questo la capacità produttiva della cava, secondo quanto più sopra anticipato, è superiore allo standard medio previsto. Infatti, la potenzialità produttiva limite di un metro quadrato di fronte tipo della cava in esame, aperto e attrezzato, può variare, in dipendenza delle caratteristiche specifiche del giacimento. 22 3.6 - Occupazione e impegno finanziario La cartografia allegata illustra le modalità operative seguite nelle preparazioni e nelle coltivazioni del giacimento. Nel processo estrattivo della cava le operazioni di vera e propria coltivazione sono due: distacco delle “bancate” dal corpo del giacimento e loro suddivisione in blocchi commerciali. Nel nostro caso le superfici di distacco vengono ottenute con miccia detonante, sistemata entro fori da mina verticali ed orizzontali, scavati su piani della superficie, parallelamente agli spigoli del solido da isolare, e brillanti simultaneamente. Inoltre è sempre più presente l’utilizzo del filo diamantato e di macchine del tipo Perfora completamente automatizzate e sicure sia dal punto di vista dell’utilizzo che della salute e dell’ambiente. La rimozione dei blocchi avviene con l’impiego di martinetti, gru e/o pale meccaniche. L’organizzazione produttiva si avvale attualmente delle seguenti macchine, impianti e strutture: - n° 3 motocompressori; - n° 2 pala meccanica da 200 cv; - n° 3 escavatori; - n° 3 macchine squadra blocchi Perfora; - n° 2 macchine a filo diamantato; - officina per le riparazioni meccaniche ed elettriche; - deposito gasolio; - deposito acqua. Per l’esercizio è previsto l’impiego di n. 8-10 addetti dei quali: - 6 – 7 per la produzione; - 1 - 2 per la preparazione; - 1 per la direzione, sorveglianza e l’amministrazione. A questo personale deve essere aggiunta l’occupazione indotta (trasporto dei blocchi, manutenzione speciali meccaniche ed elettriche, forniture dei materiali d’uso e dei ricambi) per un totale di 4 unità. Per quanto riguarda l’ impegno finanziario si rimanda al capitolo relativo all’analisi costi benefici. 3.7 - Verticalizzazione e sue prospettive Il blocco grezzo, ridotto, mediante segagione meccanica e finitura, in lastre modulari, da immettere direttamente sul mercato d’impiego, comporta un notevole vantaggio economico, dal momento che il valore aggiunto moltiplica per un fattore di circa tre il ricavo lordo di programma. La cava non è dotata di impianto di trasformazione e si ritiene che la sua dimensione produttiva attuale e di programma non ne giustifichi la costruzione. La ricerca di una soluzione che permetta di poter partecipare in qualche modo ai benefici della verticalizzazione non può comunque essere trascurata, anche se al momento la infelice congiuntura del mercato, attuale e di previsione non la rende pressante. 23 Quadro riassuntivo degli elementi di operatività - Cubaggio del giacimento in posto - Resa totale in blocchi commerciali - Riserve di blocchi commerciali estraibili - Tempo di esercizio attività cavatoria - Volume commerciabile decennale - Volume commerciabile annuale - Volume commerciabile mensile - Produzione giornaliera blocchi da 10 mc - Occupazione diretta (personale-unità) - Occupazione totale - Impegno finanziario 462.847,50 mc 50 % 231.423,75 mc 10 anni 231.423,75 mc 23.142,38 mc 2.103,85 mc 10 blocchi 8 Unità 10 Unità 1.032.913,00 € 3.8 - Relazione sugli aspetti socio-economici collegati con l’iniziativa L’iniziativa oltre ad avere creato un certo numero di benefici diretti che derivano dall’occupazione di nuovi posti di lavoro, ha portato ulteriori benefici indotti in altri settori, quali ad esempio: a) b) c) d) e) f) g) il terziario (grazie alla maggiore circolazione monetaria); l’edilizia pubblica e privata, sia per il maggior flusso monetario, sia perché i materiali trattati sono direttamente impiegati in questo settore; le officine di riparazione; i trasporti (gommato, ferroviario); alberghiero e ristrutturativo; infrastrutturale ed impiantistica; telematico, con l’utilizzo in proprio e l’acquisizione di servizi computerizzati, etc. E’ ben risaputo, infine, che il granito sardo è largamente venduto all’estero, quindi tra gli aspetti economici indotti si deve necessariamente considerare anche il rientro in termini di valuta pregiata e di contribuzione non marginale all’alleggerimento dello sbilancio commerciabile che normalmente si ha con l’estero. Sotto l’aspetto sociale, la maggior disponibilità finanziaria ha consentito prima l’accesso a beni necessari e, successivamente, a quelli voluttuari, con una conseguenza di incrementi culturali di normalmente deriva dall’avere rapporti di lavoro interregionali ed internazionali. La concorrenza estremamente dura che caratterizza questo settore impone una rapida crescita professionale a tutti i livelli di ogni addetto alle attività di cava, dall’operaio titolare, i quali si trovano costantemente impegnati ad aggiornare il proprio lavoro di produzione e gestione con le continue innovazioni che la tecnica propone. Il significato socio-economico del flusso di denaro assicurato al paese dall’attività è, comunque, più importante delle vere percentuali di occupazione diretta ed indiretta summenzionate. 24 3.9 - Relazione di Recupero e Ripristino Ambientale Aspetto del territorio alla fine del processo estrattivo L'applicazione del modello di utilizzazione, secondo lo schema da noi proposto conduce ad avere un territorio così articolato per i futuri interventi di recupero ambientale: Superficie utilizzata per la cavazione Impianti, piazzali, depositi, strade Discarica Area di estrazione mq mq mq mq 94.876 20.756 39.835 34.285 Totale terreno mq 94.876 A questo punto della trattazione dovrebbe essere chiaro come dovrà rilasciarsi il territorio a fine coltivazione, cioè riassumendo le caratteristiche fondamentali avremo la parte centrale, costituita da più piani inclinati che andranno a raccordarsi al territorio circostante con pendenza contenuta, inferiore al 15%. Qualora durante il processo di estrazione, per cause diverse, si venissero a formare delle pareti subverticali o pareti con pendenza accentuata, per eliminare questi fattori di difficile recupero e ripristino si utilizzerà la tecnica del “brillamento” in modo da attenuarli, e predisporre gli stessi al ripopolamento vegetale. Perimetralmente, sul lato nord, nord-ovest, del sito di cava, sono ubicate le superfici a discarica che saranno colmate con gli scarti, provenienti dal processo di estrazione, e le superfici interessate alle attrezzature, situate sul lato nord-est, e le superfici destinate ad accantonamento materiale, ubicate sul lato nord, saranno riprofilate, in modo da formare un pianoro, con pendenza del 2%, onde consentire il regolare deflusso delle acque meteoriche. 25 3.10 - La scelta delle essenze vegetali per il ripristino Le considerazioni fatte, nei precedenti paragrafi, ci consentono ora di proporre alcune delle essenze vegetali idonee al ripristino; la nostra proposta si limiterà a cinque specie arboree, a quattro specie arbustive ed a due miscugli erbacei; si sappia però che esistono tante altre specie capaci di assolvere a tale funzione. A) Specie Arboree - Quercus Ilex (Leccio) - Olea Europea var. Oleaster (Olivastro) - Juniperus Oxicedrus (Ginepro Rosso) - Juniperus Phoenicera (Ginepro Fenicio) B) Specie Arbustive - Pistacia Lentiscus (Lentischio) - Mirtus Comunis (Mirto) - Rosmarinus Officinalis (Rosmarino) - Cistus varie specie (Cisto) C) Specie Erbacee - Miscuglio erbaceo per la coltivazione di tappeti erbosi di rinsaldamento dei pendii, tipo Slop Mix; - Miscuglio erbaceo per la costituzione dei prati pascoli asciutti stabili, tipo Gallura S 2; Illustriamo le caratteristiche fondamentali delle succitate essenze proposte per il recupero: Dati caratteristici delle specie prescelte Quercus Ilex - Albero sempreverde con chioma espansa, a radice fittonante, alto sino a 30 mt. Specie tipicamente mediterranea, ha scarse esigenze, cresce anche su substrati pedologici poveri, rifuggendo i suoli asfittici, sopporta climi caldo-aridi, la salsedine ed i forti venti. Il lecceto rappresenta la principale formazione vegetale CLIMAX del Mediterraneo Occidentale. Olea Europea var. Oleaster - Albero di media altezza, sempreverde, termofilo, longevo, vive su qualsiasi substrato prediligendo le zone litoranee, resiste al freddo ed agli incendi, non soffre di particolari fitopatie. Juniperus Oxicedrus - Albero alto sino a 10 mt, portamento eretto con chioma piramidale a foglie aghiformi pungenti e persistenti. Ha un accrescimento lento ed è una specie pioniera sui suoli molto poveri. Non tollera il fuoco. Juniperus Phoenicera - Albero alto sino a 12 mt, portamento eretto, a chioma piramidale ovata, foglie non pungenti, si accresce lentamente, non sopporta gli incendi e si adatta qualsiasi substrato pedologico. Pistacia Lentiscus - Arbusto alto sino a 5 mt, foglie persistenti, vegeta sulle località calde e su qualsiasi substrato resistendo agli incendi. Rosmarinus Officinalis - Arbusto con foglie persistenti aromatiche, cresce su rupi, luoghi sassosi, ed è estremamente rustico, resiste al fuoco. Mirtus Communis - Arbusto molto ramificato, alto sino a 3 mt, con foglie persistenti aromatiche cresce su qualsiasi substrato. Cistus varie specie - Arbusti tipici dei suoli granitici poverissimi, sono resistenti in qualsiasi substrato e con qualsiasi clima. 26 Miscuglio Slop Mix - Miscuglio di graminacee e leguminose, posto in commercio dalla ditta Sgaravatti, è dotato di alta rusticità, si presta egregiamente al rinsaldamento delle scarpate in quanto sviluppa velocemente abbondanti apparati radicali. Miscuglio Gallura S 2 - Tale nome commerciale è stato dato ad una miscela di varietà diverse di Trifolium Subterraneum con l'aggiunta del 10% di semi di graminacee, sono da preferire quei miscugli contenenti alte percentuali di trifogli della varietà Sheaton Park e graminacee della specie Festuca Arundinacea var. Mary Jabel. E' un miscuglio rustico che se viene seminato a settembre si sviluppa immediatamente preservando il suolo dalla possibile erosione dovuta alle piogge autunno-vernine. Si presta egregiamente ad essere pascolato, si autorisemina e sopporta il fuoco. Nel caso in cui, questa porzione di territorio debba essere pascolata, è consigliabile concimare annualmente con dei concimi fosfopotassici ed inoltre sarà necessario ricostituire il cotico erboso dopo cinque anni. 3.11 - Interventi di recupero e ripristino ambientale Le proposte di mitigazione e recupero ambientale rappresentano il fulcro centrale dell'intero studio dell'attività di cava, poiché ci consentono di operare quelle scelte tecniche atte a minimizzare o ad annullare, nel limite del possibile, il degrado prodotto sul territorio. In particolare, le indicazioni progettuali di questi interventi sono volti al recupero dell'impatto visivo sul paesaggio, durante e dopo l'attività di cava, ed al contenimento di quelle caratteristiche intrinseche come la rumorosità, le polveri, l'inquinamento atmosferico ecc. Le scelte progettuali, relative alle opere di recupero, devono tener conto del fatto che è quasi impossibile prevedere ora la destinazione d'uso dell'area futura, anche se si rileva una marcata tendenza alla vocazione agricola-forestale del territorio in oggetto, ed inoltre l'attuazione delle stesse rappresenta un onere finanziario che l'impresa deve sostenere senza averne un immediato tornaconto. L'indicazione relativa alla specifica vocazione del recupero considera non solo le caratteristiche del sito di cava come la geomorfologia, lo stato di coltivazione, ecc., ma anche il contesto socio-economico attuale e futuro e le peculiarità dell'ambiente circostante. Fra gli elementi considerati, giuoca un ruolo preminente l'obbiettivo della continuità delle diverse componenti territoriali e paesaggistiche nel bacino visuale ed è per questo che si ritiene che il recupero realisticamente più consono possa essere quello di tipo naturalistico (impiego di essenze vegetali autoctone). Tutte le specie vegetali che proposte ed illustrate nel paragrafo precedente sono le più idonee ed esplicano una triplice funzione: 1) Mitigazione sul paesaggio durante il periodo di esercizio salvaguardandolo e non compromettendolo neppure temporaneamente a livello visivo. 2 ) Recupero totale a fine coltivazione, con la ricostruzione e la formazione di un ecosistema che si integri e si adatti perfettamente con gli ecosistemi già presenti e circostanti. 3) Evoluzione dei processi di recupero già avviati, senza che si manifestino fenomeni di assestamento o rallentamento od addirittura di regressione, limitando l'assistenza e manutenzione solo al periodo immediatamente successivo alla realizzazione. Come si è già affermato, in questa fase, gli interventi sono volti alla mimetizzazione dell'impatto visivo e verranno diversificati in relazione alle situazioni in cui si opera. 27 Gli interventi proposti, possono essere individuati in: Area utilizzata per la cavazione così divisa Area di estrazione Area discarica Area piazzali, depositi, strade mq mq mq mq 94.876 34.285 39.385 20.756 Totale terreno da ripristinare mq 94.876 3.11.1 - Interventi sul piano finale di cava Durante l'attività estrattiva si agirà in modo tale da creare sul piano finale di cava dei leggeri piani inclinati, dimensionandoli in modo tale da ricoprirli stabilmente con terreno di derivazione granitica che disponendosi con la scarpa di naturale declivio ricoprirà il piano finale di cava. Se durante il processo estrattivo, per cause non preventivabili in fase progettuale e nel processo di estrazione, non fosse possibile rilasciare il territorio costituito da piani inclinati, ma si presentassero delle pareti verticali o con pendenza accentuata, si interverrà con il brillamento in modo tale da minimizzare le pendenze di tali formazioni e predisporre, cosi, il territorio al ripopolamento delle essenze vegetali. Onde perpetuare tale intervento nel tempo ed ottenere un migliore effetto paesaggistico, si attueranno degli interventi agronomici-forestali, e qui di seguito daremo precise indicazioni sull'articolazione temporale e metodologica degli interventi proposti: a) Riporto di terra vegetale Con questa operazione si da il via alla creazione di un letto di semina per le essenze erbacee che andranno a costituire il soprassuolo pascolativo. Oltre alla terra vegetale, ottenuta accumulando in loco la terra proveniente dagli strati superficiali del sito di cava, si farà ricorso a materiale superficiale proveniente da zone boscose o similari, ricco di sostanza organica ed elementi minerali, vitali per l'attecchimento delle essenze erbacee ed arboree da impiantare. Questa operazione verrà fatta meccanicamente e rifinita manualmente, onde creare uno strato artificiale con una potenza di 60 cm , di cui 50 cm di tout venant e 10 cm di terreno vegetale. b) Concimazione ed emendamenti Una prima concimazione pre-semina verrà eseguita a fine settembre, distribuendo gli elementi carenti, per antonomasia, nei terreni granitici come fosforo e calcio. L'altro elemento carente, l'azoto, verrà dato in copertura. Per quanto riguarda le quantità, in via indicativa, bisognerebbe apportare 8 ql/ha di Scorie Thomas o GAFSA granulare e 10 ql/ha di calce, invece per migliorare le caratteristiche della terra vegetale è utile un emendamento con torba, nella quantità di 100 balle/ha o in alternativa si utilizzerà il compost prodotto nell’impianto di smaltimento di Tempio Pausania. c) Fresatura Con idonei macchinari verrà effettuata una fresatura superficiale, tale da impedire l'affioramento dello strato inerte, atta a sminuzzare la terra vegetale ed interrando così il concime e la torba. d) Semina e concimazione di copertura Alla fine di Settembre, dopo aver attuato tutte le operazioni precedenti, si potrà intervenire con la semina delle essenze erbacee. Riguardo al miscuglio da impiegare, verrà utilizzato il Gallura S 2, adatto alla formazione di prati pascoli. La semina andrebbe effettuata con idonea seminatrice a tramoggia e contemporaneamente verrà sparso il concime azotato, urea granulare, sempre che le condizioni lo consentano. L'operazione va completata con una leggera rullatura, che ha lo scopo di accostare il terreno al seme. Le quantità da distribuire sono di 20 Kg/ha di miscuglio Gallura e 50 Kg/ha di urea. 28 e) Piantagione di essenze arbustive Un altro intervento da attuare nel periodo autunnale, è quello di mettere a dimora delle specie arbustive. Consigliamo il ricorso a talee apicali (rametti di 1 anno) o talee radicali ricavate dagli arbusti presenti nel territorio circostante la cava, in tal modo si avrà la certezza di impiegare ecotipi acclimatati a basso costo di approvvigionamento. Il prelievo delle talee andrà effettuato alla fine dell'estate. L'essenze arbustive da impiegare saranno: - Mirto (mirtus communis) - Rosmarino ( Rosmarinus officinalis ) - Lentisco ( Pistacia lentiscus ) - Cisto - Altre comuni essenze che nascono spontanee nel territorio. Per quanto riguarda la densità iniziale d'impianto, si propone un sesto d'impianto 6,00 mt x 6,00 mt, in pratica una pianta ogni 36 mq. f) Piantagione di essenze arboree L'impianto va effettuato ai primi di dicembre per avere le massime possibilità di successo e di conseguenza la massima percentuale di attecchimento. Circa le specie da impiantare, in fase progettuale si è proposto l'inserimento del Quercus Ilex, dell'Olea Europea, delle due specie di Juniperus, quest'ultima essenza forestale verrà localizzata nella fascia nordovest, onde attenuare i venti dominanti, riparando, così da tale meteora, le altre essenze arboree ed arbustive impiantate. Per tutte le essenze da impiantare, si ricorrerà all'acquisto di piantine di 1 - 2 anni, allevate in fitocontenitore con pane di terra. L’impianto va effettuato aprendo sul terreno, precedentemente rippato, manualmente delle buche da 40 x 40 x 40 cm. La quantità di piante da mettere a dimora, tenendo conto anche di eventuali fallanze, dovrebbero essere di 625 piante / ha, una pianta ogni 16 mq, con un sesto di 4,00 mt x 4,00. La densità di tale impianto, nella fascia nord-ovest, potrà essere aumentata sensibilmente in direzione della discarica. g) Cure colturali e risarcimenti Nell'inverno successivo sì procederà ad attuare le cure colturali, consistenti in lavori di diserbo, sarchiatura, rincalzatura, da attuarsi a mano e successivamente al risarcimento delle fallanze, stimabili nel 15%. Il risarcimento verrà effettuato utilizzando piantine della stessa specie e delle stessa età di quelle poste a dimora precedentemente, sia per le essenze arbustive che per quelle arboree. 29 3.11.2 - Interventi sulla discarica In questo contesto progettuale, la parte a cui bisogna prestare una maggiore attenzione e cura, sono gli interventi che mirano alla mitigazione od al ripristino ambientale delle discariche, in quanto, come risulta dalla relazione di impatto ambientale, sono quelle più facilmente visibili e che deprezzano maggiormente il paesaggio. Durante la fase estrattiva dovrà porsi particolare cura nel riporre gli scarti nelle aree di discarica, poiché è nostra convinzione che proprio una corretta deposizione permetta, alla fine, di attuare validi interventi di ripristino. L'accumulo degli scarti dovrà avvenire secondo successivi piani di deposizione orizzontali, avendo cura di riempire gli interstizi tra gli scarti con terra ben compattata ed evitando in modo assoluto che rimangano delle camera d'aria. Così facendo si potrà ottenere in definitiva una discreta circolazione dell'acqua che percolerà (discesa verso il basso dovuta a fenomeni gravitazionali) in tempi sufficientemente lunghi senza lasciare fenomeni di micro-erosione e trasporto di particelle, l'acqua potrà risalire altresì verso la superficie del suolo per capillarità (ascesa dei liquidi dalla falda acquifera verso l'alto che si verifica, quando il terreno è sufficientemente compatto, per il noto fenomeno dei vasi capillari, mentre lo stesso verrebbe a mancare in presenza di spazi grossolani). Illustriamo ora gli interventi di ripristino, distinti in due serie: riporto di terreno, opere agrarie-forestali. a) Riporto di terra vegetale Sui detriti, riposti nella discarica durante le fasi di estrazione con le modalità esposte precedentemente, si stenderà uno strato di terra di circa 60 cm (50 cm di tout venant e circa 10 cm di terreno vegetale o compost proveniente dall’impianto di Tempio). Per le modalità e i tempi di attuazione si rimanda al piano finale di cava, già precedentemente esposte. b) Concimazioni ed emendamenti La serie degli interventi agronomici-forestali sarà aperta dalla concimazione, si utilizzeranno concimi fosfocalcici e della torba, nelle stesse quantità illustrate per il piano finale di cava. c) Fresatura Questa operazione verrà attuata con le stesse modalità già precedentemente esposte. d) Semina e concimazione di copertura Alla fine di settembre, si interverrà con la semina del miscuglio Gallura S2 ed il miscuglio SLOP MIX idoneo al rinsaldamento dei pendii poiché presenta una intensa attività radicale. Le quantità proposte sono di 10 Kg/ha di miscuglio Gallura S2 e 30 Kg/ha di SLOP MIX; questa operazione verrà accompagnata da una concimazione di copertura, 50 Kg/ha di urea e una leggera erpicatura atta ad interrare il seme ed il concime. e) Piantagione delle essenze arbustive La piantumazione delle essenze arbustive ricalcherà le stesse modalità della piantumazione del piano finale di cava. Verrà modificato il sesto d'impianto, infatti il nuovo sesto avrà una densità di 400 piante /ha, con una pianta ogni 25 mq, sesto d'impianto 5,00 mt x 5,00 mt. f) Piantagione di specie arboree Dovranno mettersi a dimora piantine di un anno delle seguenti specie: Leccio (Quercus Ilex), Olivastro (Olea Europea), Eucalipto (Eucaliptus Globulus), le due specie di Ginepri. Con una densità di impianto iniziale di una pianta ogni 16 mq, con un sesto di impianto di mt 4,00 x 4,00 mt. Si tenga presente che sul versante nord della discarica si metteranno a dimora gli Eucalipti, formando così una fascia frangivento, per le ragioni sopra esposte. g) Cure colturali e risarcimenti Queste operazioni verranno attuate con le stesse modalità del piano finale di cava. 30 3.11.3 - Interventi sulle aree destinate alle attrezzature ed all'accantonamento materiali La zona di cava non interessata ad attività cavatoria, ma destinata all'accantonamento del materiale cavato e alle attrezzature, si presenta attualmente come un terreno quasi pianeggiante e fortemente costipato dal passaggio continuo dei mezzi meccanici. Per recuperare queste superfici e renderle produttive ed idonee a contenere delle specie erbacee, arbustive ed arboree si dovrà intervenire con una serie di lavori, che qui di seguito illustreremo: a) Preparazione del terreno Nell'area di insistenza delle attrezzature e dell’accantonamento materiale, una volta terminato il processo estrattivo, alla fine dei venti anni, verrà attuata la scarificatura incrociata, consistente, a livello tecnico, nella rottura degli orizzonti del suolo senza produrre il rovesciamento degli stessi. Questa operazione verrà compiuta mediante l'ausilio di un bulldozer da 100 Hp, dotato posteriormente di ripper che, inserendo i suoi denti nel suolo, lo lavora sino ad una profondità media di 60 cm. Con la scelta di questa operazione, dettata da dei motivi tecnici, si elimina la possibilità di perdere quegli scarsi orizzonti organici, in seguito ad una violenta ossidazione della esigua sostanza organica presente e inoltre si creerà un suolo ricostituito di quei macropori e micropori, necessari alla circolazione dell'aria e dell'acqua, necessari allo sviluppo radicale ed aereo delle essenze vegetali. b) Concimazione ed emendamenti - Fresatura - Semina e concimazione di copertura Queste tre operazioni verranno eseguite nello stesso periodo e con le stesse modalità del piano di cava. c) Piantagione di essenze arbustive - arboree - cure colturali e risarcimenti La messa a dimora delle specie arbustive e arboree, associate alle cure colturali e risarcimenti, verranno attuate nello stesso periodo e con le stesse modalità del piano di cava, per cui ad esso si rimanda. 31 3.12 - Costo delle operazioni di ripristino ed impegno finanziario Il costo delle operazioni di ripristino, garantite finanziariamente dalla ditta, possono essere così desunte dalla seguente analisi i cui prezzi derivano dal Prezziario Regionale. 1) 2) 3) 4) 5) 6) 7) 6) 7) 8) Descrizione dei Lavori Costo della terra agraria di ricoprimento delle aree da rinverdire, comprensivo di trasporto dalle cave di prestito (€/mc 7,74); 1.000 mc/ha, strato 10 cm Costo del sabbione pari a 2.500 mc/Ha, in quanto si prevede di recuperarne 2.500 mc durante le lavorazioni (5.000 mc totali per uno strato di 50 cm) mc 2.500 x € 2,58 Concimazione con Scorie Thomas o Gafsa granulare, 10 ql/Ha, compreso acquisto, trasporto e spargimento (€/ql 28,40) Fresatura, mediante trattore munito di erpici a dischi (€/Ha 154,93) Semina di Miscuglio Gallura (20 Kg) e concimazione di copertura (5 Kg) di urea, compreso acquisto, trasporto e distribuzione (€/Ha 232,40) Lavori di regimazione delle acque, con sistemazione acque meteoriche Lavorazione del terreno mediante apertura di buche (€/Cad 0,82) per una densità di 900 b/Ha Piantine di essenze arbustive ed arboree di Latifoglie e Conifere €/Cad 0,67) per una densità di 900 buche/Ha Rimboschimento di terreno lavorato a buche compresi gli oneri di trasporto e distribuzione in cantiere e la successiva messa a dimora (€/Cad 0,51) Cure colturali successive da attuarsi nei mesi primaverili, nei due anni successivi all'impianto, mediante diserbo, sarchiatura e rincalzatura (€/Cad 0,23) Totale opere Agronomiche Superfici da ripristinare: Superficie di cava da ripristinare di cui Area di estrazione Area di discarica Aree piazzali, depositi, strade Totale terreno da ripristinare €/Ha Importo €/Ha 7.746,85 €/Ha 6.455,71 €/Ha €/Ha 284,05 154,93 €/Ha €/Ha 232,40 1.075,89 €/Ha 743,69 €i/Ha 604,25 €/Ha 464,811 €/Ha 418,33 €/Ha 20.969,81 mq mq mq mq 94.876 34.285 39.835 20.756 mq 94.876 32 3.13 - Abbattimento dei fronti di cava per l’adeguamento alla morfologia del terreno Calcolo per la frastagliatura di un fronte di cava (Area fronte Af = 4.000 m2). La prima operazione del nostro calcolo sarà la frastagliatura artificiale dei fronti di cava. La stessa operazione sarà eseguita con l’impiego di fori di mina e di esplosivo, in modo da ottenere un materiale adeguatamente frastagliato e con una granolumetria utile per la preparazione al rinverdimento. Nel volume di roccia da frastagliare viene tenuto conto di un aumento di volume stesso (5%) per cui: V = m 4.000 x 1,00 m/mc = 4.000 mc V1 = V + 5% = 4.200 mc Per questa operazione saranno necessari 4.000 ml di fori da mina così calcolati: Fm = 1,00 (m./mc) x V (mc) = 4.000 m Oltre ai fori sarà computato l’esplosivo: E = 2,70 (t/mc) peso specifico granito x V volume da abbattere (mc) x 0,150 (kg/t) esplosivo per tonnellata Per cui: E = 2,70 (t/mc) x 4.000 (mc) x 0,150 (kg/t) = 1.620,00 Kg Per l’abbattimento di una parete di 4.000 m2 sarà necessaria una spesa di: Perforazione 4.000 m x 4,50 € = € 18.000,00 Esplosivo 2,70 (t/mc) x 4.000 (mc) x 0,150 (Kg/mc) x 2,58 (€/mc) = € 4.179,60 Totale abbattimento parete da 4.000 m2 € 22.179,60 33 3.14 – Riepilogo costi di Ripristino Superficie da ripristinare mq 94.876 Prezzo €/Ha 20.969,81 Totale ripristino € 198.953,16 Abbattimento fronti mq 4.000 € 22.179,60 Totale costo ripristino agronomico ed abbattimento fronti € 221.132,78 Il costo delle operazioni di sistemazione, di recupero e ripristino ambientale, in definitiva, altro non è che l'impegno finanziario che il proprietario deve sopportare nel corso di un decennio. Tale impegno finanziario avrà un incidenza sulla quantità di prodotto estratto commerciabile e sarà dato dalla formula: I = Q/C Dove con Q si indica l'impegno finanziario con C si indica il prodotto commerciabile da ciò ne consegue che I = € 221.132,76 / mc 462.847 = 0,47 € / mc Dal calcolo, sopra esposto, si evince che l'incidenza sul granito estratto commerciabile è di 0,47 €/mc; tale incidenza non è rilevante e pregiudizievole ai fini dell'economicità della intrapresa attività cavatoria, ed inoltre le poche cause di disturbo ambientale sono largamente compensate dai benefici socioeconomici indotte da tale attività. Queste considerazioni ci inducono a ritenere compatibile l'attività estrattiva con le altre attività produttive di natura agronomica-forestale attuate da sempre ed in modo consuetudinario sul territorio in esame. 34 4 - QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE Per il quadro di riferimento ambientale lo studio di impatto è sviluppato secondo criteri descrittivi, analitici e previsionali. In particolar modo, il quadro ambientale: a) definisce l'ambito territoriale - inteso come sito ed area vasta - ed i sistemi ambientali interessati dal progetto, sia direttamente che indirettamente, entro cui è da presumere che possano manifestarsi effetti significativi sulla qualità degli stessi; b) individua le aree, le componenti ed i fattori ambientali e le relazioni tra essi esistenti, che manifestano un carattere di eventuale criticità, al fine di evidenziare gli approfondimenti di indagine necessari al caso specifico; c) descrive i sistemi ambientali interessati, ponendo in evidenza l'eventuale criticità degli equilibri esistenti; d) documenta gli usi plurimi previsti delle risorse, la priorità negli usi delle medesime e gli ulteriori usi potenziali coinvolti dalla realizzazione del progetto; e) documenta i livelli di qualità preesistenti all'intervento per ciascuna componente ambientale interessata e gli eventuali fenomeni di degrado delle risorse in atto. Seguendo le linee tracciate nell’allegato A2 del D.G.R. 24/23 del 2008, in relazione alle peculiarità dell'ambiente interessato così come definite a seguito delle analisi di cui ai precedenti punti, nonché ai livelli di approfondimento necessari per la tipologia di intervento proposto, come precisato nell'allegato III del D.P.C.M. 27.12.1988, il quadro di riferimento ambientale: a) stima qualitativamente e quantitativamente gli impatti indotti dall'opera sul sistema ambientale, nonché le interazioni degli impatti con le diverse componenti ed i fattori ambientali, anche in relazione ai rapporti esistenti tra essi; b) descrive le modificazioni delle condizioni d'uso e della fruizione potenziale del territorio, in rapporto alla situazione preesistente; c) descrive la prevedibile evoluzione, a seguito dell'intervento, delle componenti e dei fattori ambientali, delle relative interazioni e del sistema ambientale complessivo; d) descrive e stima la modifica, sia nel breve che nel lungo periodo, dei livelli di qualità preesistenti, in relazione agli approfondimenti di cui al presente articolo; e) definisce gli strumenti di gestione e di controllo e, ove necessario, le reti di monitoraggio ambientale, documentando la localizzazione dei punti di misura e i parametri ritenuti opportuni; f) illustra i sistemi di intervento nell'ipotesi di manifestarsi di emergenze particolari. La descrizione procederà valutando in generale le singole componenti ambientali per poi approfondire le specificità in relazione alla loro consistenza nell’area di interesse, in modo da avere un quadro chiaro e completo attraverso il quale definire eventuali criticità e interazioni. 4.1 - Componenti e fattori ambientali 4.1.1 - Considerazioni Generali Lo studio di impatto ambientale di un'opera con riferimento al quadro ambientale si propone di considerare le componenti naturalistiche ed antropiche interessate, le interazioni tra queste ed il sistema ambientale preso nella sua globalità. Attraverso le analisi espresse nelle parti precedentemente trattate - premessa, quadro programmatico e progettuale - si è cercato di approfondire in maniera esaustiva tutti i temi d'interesse, atti a valutare in maniera specifica parametri, condizioni, stati e criticità esistenti, al fine di studiare e valutare le eventuali implicazioni, positive o negative, che il progetto di prosecuzione dell’attività di cava, accompagnata dal relativo recupero ambientale, potesse arrecare al territorio in esame ed alle componenti ambientali individuate. Queste ultime risultano di fondamentale importanza per l’individuazione e valutazione degli 35 eventuali impatti generati durante l’attuazione delle scelte progettuali, attraverso l’utilizzo di particolari matrici di valutazione. L’individuazione di eventuali impatti porta all’analisi e determinazione di misure alternative o di particolari azioni compensative come forma di “risposta” alle criticità attese, finalizzate quanto meno alla mitigazione degli stessi. Per quanto un’analisi possa essere condotta in maniera attenta ed esaustiva, è impensabile che nel corso dell’attuazione di un progetto di questo tipo non possano insorgere delle problematiche non previste in fase di analisi e valutazione iniziale, ragion per cui assume un’importanza fondamentale l’identificazione di particolari indicatori ambientali ed il loro monitoraggio in itinere e nella fase successiva all’attuazione degli interventi, in modo da poter intervenire tempestivamente qualora si verificassero eventuali criticità non attese. Le componenti ed i fattori ambientali sono così intesi: a) atmosfera: qualità dell'aria e caratterizzazione meteo-climatica; b) ambiente idrico: acque sotterranee e acque superficiali (dolci, salmastre e marine), considerate come componenti, come ambienti e come risorse; c) suolo e sottosuolo: intesi sotto il profilo geologico, geomorfologico e pedologico, nel quadro dell'ambiente in esame, ed anche come risorse non rinnovabili; d) vegetazione, flora, fauna: formazioni vegetali ed associazioni animali, emergenze più significative, specie protette ed equilibri naturali; e) ecosistemi: complessi di componenti e fattori fisici, chimici e biologici tra loro interagenti ed interdipendenti, che formano un sistema unitario e identificabile (quali un lago, un bosco, un fiume, il mare) per propria struttura, funzionamento ed evoluzione temporale; f) rumore e vibrazioni: considerati in rapporto all'ambiente sia naturale che umano; g) paesaggio: aspetti morfologici e culturali del paesaggio, identità delle comunità umane interessate e relativi beni culturali. Le analisi, riferite a situazioni rappresentative, sono svolte in relazione al livello di approfondimento necessario per la tipologia d'intervento proposta e le peculiarità dell'ambiente interessato, attenendosi, per ciascuna delle componenti o fattori ambientali, ai criteri indicati. Secondo quanto disposto dalla normativa di settore, la caratterizzazione e l'analisi delle componenti ambientali e le relazioni tra esse esistenti, che verranno affrontate nel paragrafo successivo, in relazione alla sussistenza o meno di sospette cause di impatto, riguardano: Atmosfera. Obiettivo della caratterizzazione dello stato di qualità dell'aria e delle condizioni Meteoclimatiche è quello di stabilire la compatibilità ambientale sia di eventuali emissioni, anche da sorgenti mobili, con le normative vigenti, sia di eventuali cause di perturbazione meteo climatiche con le condizioni naturali. Le analisi concernenti l'atmosfera, per quanto concerne il presente caso di studio, sono pertanto effettuate attraverso: a) i dati meteorologici convenzionali (temperatura, precipitazioni, vento), riferiti ad un periodo di tempo significativo. b) la caratterizzazione preventiva dello stato di qualità dell'aria; c) la localizzazione e caratterizzazione delle fonti inquinanti; Ambiente idrico. Obiettivo della caratterizzazione delle condizioni idrografiche, idrologiche e idrauliche, dello stato di qualità e degli usi dei corpi idrici è: 1) stabilire la compatibilità ambientale, secondo la normativa vigente, delle variazioni quantitative (prelievi, scarichi) indotte dall'intervento proposto; 2) stabilire la compatibilità delle modificazioni fisiche, chimiche e biologiche, indotte dall'intervento proposto, con gli usi attuali, previsti e potenziali, e con il mantenimento degli equilibri interni a ciascun corpo idrico, anche in rapporto alle altre componenti ambientali. Suolo e sottosuolo. Obiettivo della caratterizzazione del suolo e del sottosuolo è l'individuazione delle modifiche che l'intervento proposto può causare sulla evoluzione dei processi geodinamici esogeni ed endogeni e la determinazione della compatibilità delle azioni progettuali con l'equilibrata utilizzazione delle risorse naturali. Le analisi concernenti il suolo e il sottosuolo sono pertanto effettuate, in ambiti territoriali 36 e temporali adeguati al tipo di intervento e allo stato dell'ambiente interessato. Ogni caratteristica ed ogni fenomeno geologico, geomorfologico e geopedologico sarà esaminata come effetto della dinamica endogena ed esogena, nonché delle attività umane e quindi come prodotto di una serie di trasformazioni, il cui risultato è rilevabile al momento dell'osservazione ed è prevedibile per il futuro, sia in assenza che in presenza dell'opera progettata. Vegetazione, flora e fauna. La caratterizzazione dei livelli di qualità della vegetazione, della flora e della fauna presenti nel sistema ambientale interessato dall'opera è compiuta tramite lo studio della situazione presente e della prevedibile incidenza su di esse delle azioni progettuali, tenendo presenti i vincoli derivanti dalla normativa ed il rispetto degli equilibri naturali. Ecosistemi. Obiettivo è quello di stabilire gli effetti significativi determinati dall'opera sull'ecosistema presente al suo interno. Le analisi concernenti gli ecosistemi sono effettuate attraverso: a) l'individuazione cartografica delle unità ecosistemiche naturali ed antropiche presenti nel territorio interessato dall'intervento; b) la caratterizzazione almeno qualitativa della struttura degli ecosistemi stessi attraverso la descrizione delle rispettive componenti abiotiche e biotiche e della dinamica di essi, con particolare riferimento sia al ruolo svolto dalle catene alimentari sul trasporto, sull'eventuale accumulo e sul trasferimento ad altre specie ed all'uomo di contaminanti, che al grado di autodepurazione di essi; c) quando il caso lo richieda, rilevamenti diretti sul grado di maturità degli ecosistemi e sullo stato di qualità di essi; d) la stima della diversità biologica tra la situazione attuale e quella potenziale presente nell'habitat in esame, riferita alle specie più significative (fauna vertebrata, vegetali vascolari e macroinvertebrati acquatici). In particolare si confronterà la diversità ecologica presente con quella ottimale ipotizzabile in situazioni analoghe ad elevata naturalità; la criticità verrà anche esaminata analizzando le situazioni di alta vulnerabilità riscontrate in relazione ai fattori di pressione esistenti ed allo stato di degrado presente. Rumore e vibrazioni. La caratterizzazione della qualità dell'ambiente in relazione al rumore dovrà consentire di definire le emissioni, produzioni e modifiche introdotte dall'opera, verificarne la compatibilità con gli standards esistenti, con gli equilibri naturali e la salute pubblica da salvaguardare e con lo svolgimento delle attività antropiche nelle aree interessate. Paesaggio. Definire le modifiche introdotte dall’intervento proposto in rapporto alla qualità del paesaggio, determinata attraverso le analisi concernenti: a) il paesaggio nei suoi dinamismi spontanei, mediante l'esame delle componenti naturali; b) le attività agricole, residenziali, produttive, turistiche, ricreazionali, le presenze infrastrutturali, le loro stratificazioni e la relativa incidenza sul grado di naturalità presente nel sistema; c) le condizioni naturali e umane che hanno generato l'evoluzione del paesaggio; d) i valori e i vincoli archeologici, architettonici, artistici e storici dell’area interessata e le modalità, anche sotto il profilo tipologico, di inserimento ottimale in tale contesto dell’intervento proposto; e) la conformità con i piani paesistici e territoriali. 37 4.2 - Componenti e fattori ambientali dell’area di interesse Le componenti ed i fattori ambientali recettori d’impatto, in base ad un approccio metodologico generalizzato, che potenzialmente potrebbero risultare influenzati dalla realizzazione dell’opera, sono: atmosfera: − qualità dell'aria; − caratterizzazione meteoclimatica; ambiente idrico: − acque sotterranee; − acque superficiali; suolo e sottosuolo: − geotecnica e geomorfologia; − risorse non rinnovabili; − capacità d’uso del suolo; vegetazione, flora, fauna: − flora e vegetazione; − fauna; − ecosistemi (insediativo, agricolo, naturale e seminaturale); antroposfera ed aspetti socio-economici; − salute pubblica; − qualità ambientale; − economia locale; paesaggio; − aspetti morfologici; − aspetti culturali del paesaggio. 4.2.1 - Atmosfera: Inquadramento climatico La climatologia dell’area presa in considerazione come, d’altronde la climatologia della Sardegna, è condizionata da vari fattori, alcuni dei quali sono variabili nel tempo, altri risultano invece costanti. Fattori costanti sono la posizione geografica e la particolare struttura geomorfologica e vegetazionale che influenzano il manifestarsi degli stessi eventi su ambiti territoriali più ristretti. Fattori variabili nel tempo sono la radiazione solare globale, la temperatura degli strati superficiali dei mari circostanti e le caratteristiche fisiche delle masse d’aria che scorrono o stazionano sull’isola. L’area in oggetto si trova nella parte Nord-Ovest della Gallura. In tale posizione, la zona risente dell’influenza dei venti provenienti da Nord e Nord Ovest (Tramontana e maestrale), a cui si aggiungono limitate incursioni di aria calda mitigata dal mare. Sono proprio gli spostamenti stagionali di queste masse d’aria a determinare i tipi di tempo. Verso l’autunno e in inverno, in concomitanza con l’arrivo di masse d’aria temperata umida atlantica, richiamate dalle basse pressioni sul Mediterraneo, si ha un peggioramento del tempo e un periodo di piogge di varia durata, pur con un aumento della temperatura. Con l’afflusso di aria fredda settentrionale si manifestano i periodi di tempo bello con atmosfera limpida ma con basse temperature. Anche l’aria umida e tiepida mediterranea porta giorni nuvolosi con temperatura mite e moderata umidità. Dall’autunno alla primavera l’isola è interessata dai cicloni che si spostano attraverso la penisola iberica verso il Tirreno seguendo la via del 40° parallelo che è la meno frequentata delle tre grandi traiettorie 38 cicloniche del mediterraneo occidentale. Poiché le piogge sono apportate quasi esclusivamente da queste perturbazioni si spiega la scarsità di precipitazioni tipica dell’isola. L’aria tropicale, che invade il Mediterraneo durante l’estate, porta temperature elevate e un regime di alte pressioni che sottraggono l’isola al flusso di aria oceanica e causa un periodo di siccità. 4.2.2 - Temperatura I valori medi annui della temperatura atmosferica diurna dell’area in esame dipendono, in assenza di masse d’aria non locali, dall’altitudine, dall’irraggiamento solare, dalla nuvolosità, dalla capacità termica del suolo, dalla vegetazione e dall’azione mitigatrice del mare e delle acque stagnali. É inoltre influenzata dalle acque del Mediterraneo che raggiungono valori termici massimi all’inizio dell’autunno e valori minimi in primavera, temperando il freddo invernale e mitigando il caldo estivo. Le temperature più elevate si raggiungono nei mesi di luglio e agosto. La caratteristica saliente è temperatura invernale che non scende quasi mai al di sotto dello zero. 4.2.3 - Venti I venti, hanno rilevante importanza nella caratterizzazione del clima dell’area in esame. Essi soffiano con frequenza elevatissima e sono in rapporto sia con la circolazione generale sia con eventi locali. I valori di frequenza e direzione dei venti non cambiano molto nel tempo a differenza degli altri fattori climatici. Caratteristica nell’ambiente in esame è la persistenza del vento per la maggior parte dell’anno, sono piuttosto rari i periodi di calma. La predominanza è dei venti occidentali e soprattutto quelli del IV quadrante (45%). Su tutti domina, soprattutto nella stagione invernale, il vento di maestrale che soffia da Nord – Ovest. Esso porta temperatura variabile, bassa in inverno, elevata d’estate. 4.2.4 - Piovosità Il regime dei venti è correlato con l’andamento delle precipitazioni. Queste sono in rapporto con le depressioni bariche che provengono da occidente e investono l’isola tra fine autunno e inizio inverno e tra la seconda metà dell’inverno e l’inizio della primavera. Tali periodi sono separati da una fase a minore piovosità che si verifica perlopiù a gennaio (secche di gennaio). L’andamento è comunque variabile di anno in anno, l’elemento costante è la lunga stagione siccitosa che coincide con il periodo estivo che va da maggio a settembre. La quantità di pioggia di un anno può superare il doppio della media o esserne inferiore alla metà. Scarti del 20% e del 35% sono comunque comuni a tutte le località della Sardegna e vanno considerati come un fatto normale. Per quanto riguarda la distribuzione mensile e stagionale, si può osservare che le prime piogge cadono per lo più verso fine agosto e settembre spesso sotto forma di rovesci, seguito da un secondo periodo arido che si protrae fino a novembre. Nei mesi di novembre e dicembre la caduta delle piogge diventa più regolare e i totali mensili si elevano. Il mese più piovoso è dicembre - Gennaio. Tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera si ha spesso un ritorno della piovosità con una quantità di pioggia che è pari al 25 30% del totale annuo. Le piogge primaverili sono spesso più regolari di quelle autunnali e apportano all’ambiente effetti benefici. L’irregolarità aumenta assai in aprile e le annate di scarsa precipitazione si riflettono negativamente sulla produttività delle colture in asciutto e sulla vegetazione naturale. 39 Con il mese di maggio mentre aumenta la temperatura media diminuisce la quantità di precipitazioni e si inizia con la forte inflessione che è propria dei mesi estivi, durante i quali si ha minore piovosità. Il mese meno piovoso risulta quello dal 15 giugno al 15 luglio sia come quantità di pioggia sia come frequenza. 4.2.5 - Meteorologia locale La caratterizzazione climatologica puntuale dell’area in esame viene svolta prendendo in considerazione i dati metereologici rappresentativi del sito (riferite alle stazioni più rappresentative e con medie storiche ampie). L'indagine climatica viene condotta, in questa relazione, poiché è ritenuta fondamentale ed essenziale per la scelta ad hoc delle essenze forestali utili per il ripristino ambientale. Per la località in esame non esistono rilevamenti climatici specifici, per cui, in questa indagine si farà riferimento ai dati disponibili e rilevati nelle stazioni vicine e più precisamente per le temperature utilizzeremo i dati mediati di Luogosanto e di La Maddalena, che sono le due stazioni più prossime ed interessate al sito di cava, invece per la piovosità, mancando dati pubblicati, verranno utilizzate quelli di Palau, che essendo collocato nell'ambito dello stesso altopiano e dello stesso bacino del Liscia, presentano delle analogie fortemente significative. Le indagini sul clima saranno svolte in momenti diversi: in un primo momento si prenderanno in esame solo le piovosità annue e la loro distribuzione, successivamente le temperature ed in ultima analisi il rapporto piovosità-temperatura attraverso il climatogramma di Walther e Leith. Le piovosità massime (Mx), registrate nell'osservatorio di Palau, sono di 1.354 mm, le minime (Mn) sono di 445 mm, le medie (Md) di 731 mm. Dalla lettura di questi dati si può notare l'elevato valore della piovosità massime (Mx 1.354 mm), valore che può considerarsi soddisfacente se paragonato ad altre realtà della Sardegna, secondariamente è evidente la notevole differenza fra le piovosità massime (1.354 mm) e le minime (445 mm), che sottolineano la capacità di selezione che le minime esplicano sugli organismi vegetali. La piovosità media è di 731 mm, questo valore è sinonimo di buona piovosità a livello mediterraneo ed inoltre può considerarsi sufficiente a consentire lo sviluppo della macchia foresta mediterranea. Entriamo ora nel discorso della distribuzione in quanto non è sufficiente, per una finalizzazione forestale, considerare soltanto le piovosità globali, poiché è molto importante, nella realtà dei rapporti fra clima e vegetazione, la distribuzione stagionale secondo le diverse esigenze che la vegetazione manifesta. La media delle massime appare così distribuita: 497 mm in Inverno, 225 mm in Primavera, 56 mm in Estate, 799 mm in Autunno. Le minime sono di: 144 mm in Inverno, 58 mm in Primavera, 34 mm in Estate, 209 mm in Autunno. Nelle medie : 249 mm in Inverno, 103 mm in Primavera, 60 mm in Estate, 319 mm in Autunno. Questa distribuzione delle precipitazioni, praticamente conferma quanto emerso dall'analisi delle cifre globali, cioè la forte capacità di selezione delle piovosità minime nei confronti della vegetazione. Non solo, ma mette in evidenza una caldo-aridità soprattutto nel limite delle minime, mentre nelle medie siamo su valori che vanno oltre i limiti della foresta mediterranea sempreverde e possono considerarsi del tutto soddisfacenti. Le minime, che vengono ripetute grosso modo con cicli decennali, fanno emergere un fatto di selezione notevole; un altro aspetto molto significativo, per i problemi che esso induce, è dato dalla concentrazione della piovosità. Le massime hanno una concentrazione di 799 mm nei tre mesi autunnali, il che fa prevedere una capacità di erosione, di questo clima, molto forte; questo dato è confermato dai valori della piovosità media che è di 319 mm nei tre mesi autunnali, ciò significa che, durante l'approccio operativo, bisogna tener conto di queste piovosità concentrate che possono produrre fenomeni di erosione e di ruscellamento con forti danni alle opere che si vanno ad intraprendere e alle coltivazioni che si vanno a ripristinare. Da una attenta lettura dei dati della piovosità si può notare che dopo i 319 mm dell'Autunno, si susseguono i 249 mm dell'Inverno, il che sta a significare una continuità di piovosità, per cui ad un certo momento il ruscellamento viene facilitato, in quanto una volta superato il limite di assorbimento del sistema suolo, le successive piogge acquistano maggiori poteri erosivi anche con una piovosità più debole. 40 I suoli circostanti il sito di cava, nella relazione geologica, sono stati classificati come suoli di derivazione granitica a struttura media-grossolana e poveri di sostanza organica, tali fattori devono richiamare la nostra attenzione in quanto, associati alla piovosità, possono aumentare ulteriormente i processi di erosione. Questi fenomeni vengono, da più parti, considerati e contrabbandati come accidentali, ma bensì sono dei fenomeni ciclici che si possono prevedere ed affrontare in fase di progettazione, assicurando al territorio certe misure di sicurezza e cautela che lo preservino dalla erosione. Considerando il clima nei suoi rapporti con la vegetazione, si evince che le tappe di maggiore richiesta di ordine fisiologico sono la Primavera e l'Autunno, mentre quelle di maggior richiesta d'acqua, per l'azione meccanica del calore, sono i mesi estivi. Ebbene le piovosità sono completamente sfasate rispetto a queste necessità, ecco dove riemerge, ancor più importante, l'effetto serbatoio del suolo che deve mantenere l'acqua per poterla poi cedere nelle fasi di maggior consumo. Illustriamo qui di seguito l'andamento termometrico, le temperature annuali mediate tra l'osservatorio di La Maddalena e di Luogosanto, sono: le massime di 20,4°, le minime di 12,4°, le medie di 16,2°. Questi dati annuali ci indicano che la temperatura è notevolmente ben proporzionata per tutti i periodi dell'anno, però se vediamo la sua distribuzione, ci accorgiamo che alcuni mesi dell'anno Gennaio - Febbraio (59 giorni) la temperatura media non raggiunge i 10°, per cui i limiti energetici della fotosintesi clorofilliana non vengono raggiunti e la stessa non avviene in maniera continua. Le temperature minime non appaiono importanti, perché il loro limite inferiore è di 6,2° e ciò non crea problemi alla vegetazione, anche se nei mesi di Gennaio, Febbraio e Marzo tale valore è compreso fra 6,2 e 7,5°, ciò potrebbe far pensare a delle gelate tardive, come in effetti accade. La temperatura massima non appare molto significativa, si parla di 29,6° nei mesi di Luglio ed Agosto, queste sono temperature accettabili per cui la caldo-aridità non è molto spinta, si parla di 80 giorni fra Giugno, Luglio ed Agosto, che praticamente non raggiunge forti intensità, è una finestra caldo-arida molto contenuta e che può essere ben controllata con una buona regimazione del suolo, tanto è vero che questo altipiano mette in mostra buone capacità produttive forestali, avendo assicurato nel passato lussureggianti foreste e tuttora una copertura minima, che pur meno funzionale, è ancora esistente. Esaminando globalmente i dati climatici disponibili possiamo dedurre che, nel caso specifico pur esistendo la classica sfasatura tipica mediterranea tra le temperature ideali e la piovosità, la stessa é poco marcata e pertanto si traduce con un periodo abbastanza breve di interruzione per caldo-aridità. Per quanto riguarda la meteora, vento, pur non esistendo dati specifici per questa zona, si conoscono molto bene la direzione, la frequenza e la velocità dei venti insistenti in questa regione; i venti che agiscono negativamente per la loro frequenza, intensità e carico di salsedine sono quelli provenienti dal IV quadrante e su tutti emerge il vento di nord-ovest e di ovest. Mancano invece i rilevamenti delle meteore secondarie come rugiada, brina, neve ed insolazione. Di questi fattori dovremmo tenerne conto nella scelta delle essenze da utilizzare per il ripristino dell'area di cava, dopo l'attività estrattiva. 4.2.6 - Suolo e Sottosuolo Su incarico del Dott. Agr. Luigi Pintus, per conto della ditta Virginio srl, proprietaria di una cava di lapidei ornamentali di granito, in regione Saccheddu – Monti di L’Aglientu, nel comune di Luogosanto, è stata redatta la presente relazione geologica necessaria per ottenere il nulla osta alla prosecuzione dell’attività estrattiva, ovvero l’aggiornamento e il ripristino della stessa. Le informazioni necessarie alla stesura della relazione, sono state ottenute attraverso l’esame della bibliocartografia esistente, delle foto aeree dell’area, l’analisi di tutta la documentazione progettuale della cava, ma soprattutto una serie di sopralluoghi per l’acquisizione dei dati giacimentologici, geologico strutturali e geomorfologici. Le indagini necessarie per la caratterizzazione geostrutturale dell’affioramento oggetto di coltivazione, sono state svolte inizialmente effettuando una analisi della bibliocartografia esistente, delle foto aeree di dettaglio e di tutta la zona, delle planimetrie di dettaglio dell’area di cava. 41 Successivamente sono stati effettuati dei sopralluoghi di dettaglio, al fine di effettuare una caratterizzazione di dettaglio dell’assetto strutturale e geometrico della cava, rilevando la presenza di fratture, filoni acidi o basici, eventuale presenza di circolazione di acque di fessurazione o freatiche, eventuale presenza di zone visibilmente o potenzialmente instabili, ecc. 4.3 – Ubicazione del progetto Tale area, nella nuova cartografia ufficiale IGM in scala 1:25000, ricade nell’ambito del Foglio 427 sez. I BASSACUTENA (vedi cartografia allegata) e nella CTR 427070. Più precisamente si trova a circa 2,5 Km a NO dell’abitato di Bassacutena, in località Saccheddu – Monti di L’Aglientu, dalla quale è raggiungibile passando da una strada intercomunale, che si inoltra passando dal centro urbano. Il lotto interessato dalla ricerca in catasto si trova in Comune di Luogosanto al Foglio 2, mapp. 41/b,42,43/b,44/b,44/c,119,121,128 e 129/b. I toponimi più importanti sono gli stazzi Saccheddu e Monti Latu, il Monti di L’Aglientu, ecc. Si può, in prima analisi, affermare che si trova in una posizione defilata dalle principali strade e dai centri abitati, e i fronti di coltivazione, sono poco visibili dalle strade e dai centri abitati, questo grazie a delle scelte progettuali di avanzamento della coltivazione mirate. Planimetria della Regione in scala 1:50.000 42 Corografia Generale in scala 1:25.000 43 Planimetria di dettaglio scala 1:10.000 Stralcio foto aerea area di cava con visione Sardegna 3D 44 Stralcio foto aerea area di cava estratta da Google Earth 4.4 – Aspetti geologici generali dei granitoidi 4.4.1 - Lineamenti geologici generali Nell’area in oggetto sono presenti prevalentemente rocce intrusive granitoidi che appartengono all’insieme di plutoniti che costituiscono il batolite ercinico sardo-corso. In generale, le rocce granitoidi sono connesse con due associazioni magmatiche (Cocirta & Michon 1989): l’associazione potassica subalcalina, definita e sviluppata nella Corsica nord-occidentale (Balagne) e l’associazione calcalcalina, di estensione più grande che si estende dalla Sardegna meridionale fino alla Corsica settentrionale (Belgodere-Ajaccio). La porzione del batolite affiorante in Sardegna occupa una superficie di circa 6000 kmq, prevalentemente concentrata nel settore orientale, lungo una fascia a sviluppo NNW-SSE (Gallura, Anglona, Goceano, Baronie, Ogliastra e Sarrabus). Ammassi localizzati affiorano anche nel settore occidentale (Sulcis, isola dell’Asinara e isola di Mal di Ventre). Le fenomenologie di messa in posto dei granitoidi attualmente possono essere classificate nel seguente modo (Cherchi & Musumeci 1992): - Plutoniti foliate: sono caratterizzate dalla presenza di anisotropie planari indicanti una transizione da condizioni di deformazione allo stato magmatico (foliazioni magmatiche) a condizioni di deformazione allo stato solido (scistosità). La foliazione è quella di rango più generale e corrisponde a qualsiasi “caratteristica planare penetrativa, cioè che si trova ripetitivamente in un corpo roccioso”. Secondo Ghezzo & Orsini (1982) le intrusioni foliate, considerate sempre le più antiche del batolite, fanno parte delle “plutoniti sintettoniche”. Con il nuovo schema le plutoniti foliate assumono una nuova collocazione, in relazione alla tettonica postcollisionale tardo ercinica. - Plutoniti orientate: presentano anisotropie lineari che, più rare delle planari, sono più sviluppate nei piccoli massicci. Esse sono quindi caratterizzate da una marcata orientazione degli elementi cristallini 45 precoci (Kfeldspati e biotite), che rendono evidente sull’affioramento la fluidalità magmatica. Le composizioni variano da granodioriti a monzograniti con subordinate tonaliti, quarzodioriti e masse basiche. - Plutoniti isotrope: sono caratterizzate da tessiture prive di una orientazione magmatica, mentre i contatti con le intrusioni precedenti, specialmente le granodioriti e i monzograniti nella Zona Assiale, sono generalmente di tipo discordante. 4.4.2 - Strutture delle intrusioni granitiche All’interno delle rocce esiste una complicata rete di discontinuità strutturali, attribuibili sia a deformazioni dello stato plastico acquisite durante la messa in posto dei magmi granitici (strutture primarie), sia a deformazioni dello stadio post-raffreddamento (strutture secondarie). La strutturazione primaria, si evidenzia con la fluidalità planare e la fluidalità lineare. La fluidalità planare è individuata nel granito da motivi di isoorientazione preferenziale dei cristalli di feldspato potassico secondo la (010) (piano di gemmazione Karlsbad), dai cristalli di biotite secondo la (001) e da inclusi microgranulari scuri e da “schlieren” biotitici. Le fluidalità planari regionali caratterizzano l’architettura di una unità eruttiva in relazione alle direzioni principali di messa in posto. Questo permette di poter distinguere le parti marginali del plutone da quelle centrali. Il riconoscimento delle superfici di fluidalità planare è importantissimo, tenuto conto che nelle parti marginali dei plutoni si trovano tutte quelle fenomenologie che risultano negative per la qualità del prodotto (catene e fili di K-feldspati, filoni acidi e basici, tasche pegmatitiche, “schlieren”, polmoni ed inclusi). La fluidalità lineare invece, comprende le lineazioni mineralogiche, generalmente formate dalla orientazione secondo piani (010) dei megacristalli di k-feldspati e (001) della biotite e sono sempre visibili alla scala dell’affioramento. Tra le strutture primarie sono inclusi anche i joints di raffreddamento legati alla perdita di volume del plutone durante il processo di raffreddamento, spesso riempiti da liquidi residuali dando luogo ai complicati reticoli filoniani. Esse si suddividono in 3 sistemi di discontinuità o fratturazioni (J. Marre 1982): 1 - Fratture e filoni paralleli. Questi sistema corrisponde ai piani di divisione chiamati fratture orizzontali, che si sviluppano, in base a questa definizione, nei settori di corpi eruttivi che ammettono delle fluidalità planari orizzontali, come nelle intrusioni sheet like (a strati e lamine), nelle laccoliti e nelle zone apicali dei domi. Appaiono soprattutto quando la pendenza delle fluidalità è < di 45°, ma siccome seguono regolarmente il piano della struttura fluidale, il termine frattura parallela è più appropriato. Sono spesso tappezzati da clorite, muscovite e pirite, ma questo non permette sempre di distinguerle dalle numerose fratture secondarie; la loro identificazione di frattura primaria è data necessariamente dalla loro relazione di parallelismo con la struttura fluidale piana o dal loro riempimento con apliti, pegmatiti, micrograniti, dicchi basici e filoni di quarzo. 2 - Fratture e filoni trasversali. Essi sono perpendicolari alla fluidalità lineare e si riconoscono dalla regolarità dei loro piani, la cui estensione è molto variabile da mineralizzazioni di clorite, muscovite, quarzo e pirite. Appaiono soprattutto in affioramento quando la loro apertura guida la messa in posto di filoni acidi, basici, pegmatitici e di quarzo. Si ritrovano nei massicci messisi in posto a notevole profondità, ma anche nelle zone distali o periferiche dei plutoni. 3 - Fratture e filoni longitudinali. Essi sono perpendicolari ai piani di fluidalità e paralleli alla fluidalità lineare. Sono più tardivi di quelli trasversali e riempiti di argilla, epidoto e sericite. La loro diffusione varia determinando delle zone in cui essi sono molto serrati e la roccia si scaglia facilmente, mentre il riempimento filoniano è più raro. Infine abbiamo le fratture diagonali che tagliano le fluidalità lineari orizzontali secondo un angolo di 45°. Sono rivestiti da epidoti, clorite e raramente sono riempite da filoni. 46 4.4.3 - Tettonica Oltre a queste fratture originatesi nelle fasi tardive dell’orogenesi, esiste un intenso sistema di strutture secondarie (faglie, fratture, ecc.) così chiamate proprio perché post-cristalline. La loro natura tettonica è evidenziata da effetti “cataclastici” nel granito, dalla assenza di fenomeni di ricristallizzazione e dalla presenza di “tectoglifi” che indicano un senso di movimento orizzontale, suborizzontale o verticale. Esistono infatti 2 principali sistemi di fratturazione, i joints di raffreddamento e le fratture tettoniche secondarie. - Joints di raffreddamento. Sono delle fratture primarie legate ai processi di raffreddamento dei graniti ed è possibile distinguerli dalla presenza di filoni e di adunamenti mineralogici (quarzo, pirite, sericite, epidoti, muscovite, ecc.). Di essi si è estesamente trattato nel paragrafo riguardante le strutture delle intrusioni granitiche. - Fratture tettoniche secondarie. L’origine delle fratture tettoniche secondarie è posteriore alla messa in posto dei plutoni granitici ed è probabilmente legata alla tettonica alpina; non è da escludere, comunque, la possibilità che alcune direzioni di fratturazione siano state già attive durante le fasi tardive dell’orogenesi ercinica e successivamente riutilizzate durante la tettonica alpina. Ed è proprio a causa della presenza di questo intenso sistema di fratturazione che i joints di raffreddamento primari sono di difficile individuazione. A causa di questa difficoltà nel riconoscere i 2 sistemi di fratturazione, lo studio strutturale si è svolto senza considerare queste differenze. 4.5 – Geologia dell’area 4.5.1 - Il basamento intrusivo dell’area Il lotto in esame è inserito in un territorio dominato da rocce granitoidi erciniche. Sono presenti fondamentalmente le plutoniti orientate tardo-tettoniche, costituiti da monzograniti biotitici rosati inequigranulari, caratterizzati da grossi cristalli di K-feldspato, e le plutoniti isotrope post-tettoniche rappresentati dai leucograniti biotitici rosati. La serie intrusiva è completata da granodioriti e tonaliti. La nostra zona è caratterizzata dalla presenza dei monzograniti biotitici rosati inequigranulari. Questi corpi plutonici sono inoltre caratterizzati dalla presenza diffusa di vene e filoni, acidi aplitici, quarzosi, microgranitici, (intersecanti quelli acidi) e di porfido riolitico rosato, con spessori decimetrici o metrici e lunghezze anche di centinaia di metri; di inclusi microgranulari di dimensioni variabili da decimetriche a metriche con forma generalmente ellittica; di “schlieren”, che sono degli adunamenti di biotite e/o anfibolo di lunghezza variabile da metrica a decametrica e con spessori di qualche decimetro; di tasche pegmatitiche, che sono concentrazioni di megacristalli di K-feldspati di colore rosa, principalmente con quarzo, albite ed epidoti e con dimensioni variabili da decimetriche a metriche; di “catene” Kfeldspatiche, che sono delle concentrazioni di K-feldspati con forma a spirale o pseudofiloniana che attraversano il granito in senso subverticale. È inoltre presente un complesso filoniano costituito da filoni basici afanitici che interseca le intrusioni granitiche lungo le direzioni NE-SO. Queste formazioni intrusive sono quindi ricoperte da depositi eluviali e colluviali sabbiosi, ghiaiosi e limosi prodotti dal disfacimento della roccia granitica arenizzata ma anche dal trasporto da parte degli agenti esogeni quali le acque piovane, la gravità, il vento, ecc; tali depositi sono presenti prevalentemente nelle linee d’impluvio e nelle zone più depresse, determinando così l’addolcimento della morfologia del territorio. Questi terreni, non vanno oltre 1 - 2 di profondità. Si tratta in generale di terreni che da un punto di vista granulometrico presentano una elevatissima componente sabbiosa, circa 70%, mentre l’argilla è presente nell’ordine di meno 15%. I suoli originati dall’alterazione delle rocce granitoidi presenti nella nostra area, presentano una buona presenza di K, Mg, e Fe ma una insufficiente presenza di Ca e di P, caratteristica di tutte le rocce granitoidi. Sono inoltre presenti filoni basici lamprofirici e affioramenti di rocce alcaline, con delle caratteristiche mineralogiche più basiche delle rocce granitoidi. 47 È importante sottolineare che a pochi km di distanza a sud, abbiamo il contatto con il complesso metamorfico ercinico prevalentemente in facies anfibolitica, rappresentato da paragneiss, anfiboliti, quarziti e micascisti; più a est, abbiamo le vulcaniti calcalcaline oligomioceniche. 4.5.2 - Aspetti geostrutturali e geomorfologici generali Dal punto di vista tettonico, l’area è attraversata da delle importanti faglie trascorrenti sinistre, con direzione prevalente NE/SO e parallele tra di loro, il cui rigetto è riconoscibile dagli stessi contatti tra i granodioriti tonalitici, i leuocograniti e i monzograniti. Questi lineamenti strutturali, sono riconducibili all’orogenesi ercinica, ma probabilmente riattivate nell’orogenesi alpina. Le faglie, costituiscono delle situazioni preferenziali all’erosione. La fratturazione infatti, esalta i piani di discontinuità presenti nei graniti. I torrenti presenti nell’area, come in tutte le morfologie intrusive, seguono le direttrici tettoniche principali della regione: si noti la corrispondenza tra le faglie più importanti e l’allineamento di questi corsi d’acqua. In dettaglio, la nostra zona è attraversata da un importante lineamento strutturale con orientazione NE/SO, che dalla zona di Viddalba, si estende fino in prossimità di c.ta Scupetu, quindi è visibile in direzione del rio Viglieto e rio Banconi (Palau), passando per Campovaglio, quindi in prossimità della nostra area in progetto. Questi sistemi di fratturazione rispondono soddisfacentemente ad un modello di trascorrenza regionale a componente sinistra (vedi stralcio carta geologica della Sardegna allegata, scala 1:200.000), dove è ipotizzabile l’esistenza di una componente compressiva, alla quale potrebbero essere associate faglie inverse corrispondenti ai lineamenti NO-SE. Dal punto di vista idrogeologico, le linee di faglia hanno indirizzato lo sviluppo del reticolo idrografico che ha seguito queste linee dando luogo ad una fitta rete di affluenti che raccolgono le acque meteoriche. Molto diffusi sono i fenomeni di ruscellamento superficiale dovuti allo scorrere delle acque sul substrato lapideo che è caratterizzato da una permeabilità bassissima, prevalentemente per fatturazione. Parte delle acque piovane che scorrono nella cava, confluiscono a NO nel rio Barrastoni, parte invece in un talweg secondario, a NE e SE; entrambi i compluvi, confluiscono quindi nel rio Bassacutena, il quale passa in prossimità dell’omonimo centro abitato, quindi si immette 3,3 km a est nel fiume Liscia. Dal punto di vista geomorfologico, la nostra area è quindi impostata nel Monte Aglientu, nella parte apicale dell’affioramento, che rappresenta, con i suoi 240 metri di quota s.l.m., uno dei rilievi più elevati della zona. Nella parte apicale, quindi nell’area di cava e oggetto della attuale coltivazione, abbiamo esclusivamente roccia affiorante, molto compatta, integra, poco fratturata, ma nelle zone ancora naturali, quindi vergini non intaccate ancora dalla coltivazione, abbiamo boulders, masse subsferoidali fisicamente separate dal basamento roccioso in posto ma comunque stabili, ma anche con presenza di depositi sabbioso ghiaiosi e ciottolosi del basamento in disfacimento. Più a valle, e ancor più nelle zone più depresse, fuori quindi dalla nostra area di coltivazione, sono più evidenti i depositi eluviali di arenizzazione del basamento roccioso in disfacimento. Il territorio circostante appare quindi distinto in varie zone, differenti prevalentemente per la morfologia dell’area. Abbiamo infatti delle zone più elevate dell’area, prevalentemente dei rilievi isolati, probabilmente inselberg, come lo era il Monte Aglientu, Monte di Lena, Monte di La Trai, M.te di Lu Boju, tutte aree oggetto di coltivazione, sia per il tipo di roccia che per il grado di fratturazione. A valle di queste aree più elevate, abbiamo dei corsi d’acqua (rio Campovaglio a N e NO, rio Barrastoni a O e SO, rio Bassacutena a S, rio Ziribidda e Multiccioni a E), delle zone umide, pozzi superficiali, quindi delle zone con scarsa roccia affiorante e subaffiorante, e depositi colluviali ed eluviali, più profondi e più maturi. 48 Schema geologico Legenda Principali lineazioni strutturali. 49 4.6 – Caratteri geostrutturali di dettaglio della cava La cava in oggetto (definibile prevalentemente culminale parzialmente a mezza costa), è stata impostata su un rilievo monzogranitico, il Monte Aglientu, probabilmente un rilievo testimone inselberg, le cui quote variano da un massimo di oltre 230 metri s.l.m., nella parte apicale del rilievo, naturale non coltivato, ai 190 metri, che è la quota più bassa della cava. L’affioramento roccioso in coltivazione, caratterizzato da monzograniti biotitici rosati inequigranulari, è esposto prevalentemente a SE mentre l’acclività del versante naturale, visto dal lato S, è superiore al 25 %. Sono stati individuati 3 piani di coltivazione di coltivazione, entrambi cono fronti verticali o subverticali, di altezza di circa 10 metri (vedi allegati cartografia di progetto). Il primo, nella parte più bassa dell’affioramento, con quota di cava 0,00, 190 metri s.l.m., è praticamente un ribassamento del piano superiore (quota di cava 10,00, 200 metri s.l.m.), piuttosto piccolo, con fronti che non superano i 10 metri di dislivello; è stata individuata la presenza di acqua stagnante, ma si tratta solo di acqua piovana, o meglio ancora l’acqua utilizzata dalla macchina del filo diamantato e le perforatrici (tampelle). Il materiale granitico oggetto di coltivazione, è ottimo, visto e considerata l’assenza di circolazione di acque di fessurazione, a la poca fratturazione. È stato cartografato un filone basico, con dip direction 280/70, spessore massimo 1 metro. Il secondo invece, più a monte, è il piano di coltivazione principale, attualmente in fase di coltivazione e con fronti di oltre 10 metri di altezza. Osservando il fronte dal piano più alto, è visibile l’andamento del filone basico, che taglia trasversalmente il piazzale di cava. Anche in questo settore, le fratture della roccia sono poco significative, presenti solo nella parte terminale a O della cava, nella pista di accesso al piazzale, e non sono penalizzanti. Dalle osservazioni effettuate, si tratta di fratture con dip 30/70, 370/80, 300/40, 170/60. Infine abbiamo un terzo fronte, più a monte, più piccolo degli altri, con dislivello 10 metri. Anche in questo caso, le fratture principali hanno le direzioni di immersione, simili alle precedenti, in certi casi ne sono una continuazione, (vedi foto punto scatto 4): 300/50, 170/65, 260/70, 300/75. I tutti i casi, come evidenziato dalle foto allegate, si riafferma che si tratta di una fratturazione poco significativa, molto limitata, che non penalizza la coltivazione ne sono presenti alcun tipo di indizi di possibili dissesti, anche in futuro. È stato inoltre effettuato un accurato sopralluogo nella parte più apicale dell’affioramento, ancora naturale non oggetto di coltivazione, dove sono state individuate la stessa serie di fratture, già misurate e cartografate negli altri casi. È stato inoltre cartografato un altro filone basico, con caratteristiche e dip direction simili al precedente filone già menzionato. In questo settore, abbiamo una roccia in disfacimento, molto alterata, ma a non oltre 4 metri di profondità, abbiamo la roccia integra, sana; tecnicamente si tratta del cappellaccio della cava. In diverse fratture, sopramenzionate, in particolare 30/70 e 370/80, è stata individuata la presenza di cristalli di calcite e limonite. Dall’osservazione complessiva dell’area, visto l’assetto geologico, geomorfologico e strutturale e la geometria dei piani e dei fronti di coltivazione, si può affermare che non esistono segni di dissesti in atto, o possibili anche in futuro. Attorno alla cava, in particolare a N, abbiamo la presenza degli sfridi di coltivazione, ma sistemati al di fuori dell’area di cava; quindi la discarica, è stata organizzata in modo da non creare intralcio alla coltivazione, ne possibili situazioni di instabilità. Per garantire una completa e definitiva stabilità della cava, si consiglia di effettuare il disgaggio dei ciottoli e del materiale di cappellaccio; ma l’asportazione del cappellaccio, perlomeno immediatamente a monte e a ridosso della cava, è già prevista in progetto, nelle varie fasi di avanzamento della coltivazione. 50 51 Studio strutturale cava “Monti Aglientu - Saccheddu” Comune di Luogosanto SCHEDA DEL RILIEVO STRUTTURALE – Famiglie di fratture N.F. 1 2 3 4 3 3 5 5 3 Freq PF FR PF PF PF PF PF - Tipo Frattura Frattura Frattura Frattura Frattura Frattura Frattura Filone basico Filone basico Imm 30 70 300 170 320 300 260 280 320 Inc 70 80 40 60 60 75 70 70 60 Riempimento calcite limonite CH CH CH CH CH CH CH AP AP LEGENDA N.F. = Numero Famiglia FR = frequente C = Calcite AP = Aperta – CH = Chiusa MF = molto freq. L = Limonite CH = discontinuità chiusa PF = poco freq. CL = clorite DM = deformaz. Minerali - striature - = Infrequenti D = detrito 52 53 54 Area punto scatto 1: piano di coltivazione a pozzo quota 0.00, con presenza di acqua piovana, e particolare del filone basico 55 Area punto scatto 2: particolari fratturazione, sempre con assenza di acquiferi fessurati 56 Area punto scatto 3: piazzale di coltivazione quota 10.00 e sullo sfondo fronte di coltivazione finale Area punto scatto 3: piazzale di coltivazione quota 10.00 con particolare filone basico visibile da punto scatto 57 Area punto scatto 4: piazzale di coltivazione quota 10.00 e fronti di coltivazione 4.7 - Conclusioni - - - In sintesi, dalle osservazioni compiute, e relativamente all’assetto strutturale e allo sviluppo della coltivazione, i fronti di coltivazione della cava di lapidei ornamentali Monti Aglientu - Saccheddu, è stabile e non esistono dissesti in atto, o possibili anche in futuro. I fronti di coltivazione e i piazzali di cava, sono caratterizzati dalla presenza di una fratturazione molto limitata, con assenza di circolazione di acque di fessurazione. Al fine di poter elaborare il diagramma strutturale, sono stati presi in considerazione le principali 5 famiglie dei lineamenti strutturali. In base a questo grafico, allegato alla relazione, è evidente la prevalenza dei lineamenti strutturali subverticali. Sia nella parte apicale ancora vergine dell’affioramento, in gran parte oggetto del “Progetto di aggiornamento e ripristino ambientale della coltivazione della cava”, ma anche nelle zone circostanti, non sono state riscontrate emergenze geomorfologiche degne di nota, e tali da condizionare la coltivazione della stessa cava. Geol. Paolo Santino Tusacciu 58 4.8 - Aspetti ecosistemici L’ecosistema non deve essere considerato come un’unità di tipo elementare, né la somma di singoli elementi distinti. Nello stesso, infatti, intervengono sinergie positive e negative che azionano meccanismi diversi in grado talora di sviluppare reti ecologiche differenti in ambienti apparentemente simili. Alla base sta il concetto che nessun organismo vive nell'isolamento, bensì è in relazione con l'ambiente fisico-chimico che lo circonda e con altri esseri viventi. Pertanto la conoscenza deve interessare e integrare le proprietà fisico-chimiche dell'ambiente circostante (fattori abiotici) con la natura ed abbondanza degli altri organismi che si trovano nel medesimo ambiente (fattori biotici) e deve prevedere, a seconda dei processi naturali e antropici, l’evoluzione del territorio. E’ evidente che più l’ambiente è ampio maggiore è la possibilità di creare nuove interazioni. Anche laddove esiste una trasformazione del territorio questa può lasciare la possibilità di nuovi areali in grado di far evolvere in maniera dinamica il territorio senza privarlo della diversità ambientale che lo caratterizzava. In particolare all’interno dell’ambito di studio considerato sono stati individuati 3 tipi di ecosistemi: Ecosistema insediativo: sono incluse tutte le aree urbanizzate, di estrazione e tutte le zone prive di copertura vegetale. All’interno di tali aree si ritrovano specie ubiquitarie e comunque legate ad ambienti non particolarmente sensibili, talora anche opportuniste. Ecosistema agricolo: comprende tutte le aree interessate da diverse tipologie colturali, seminativi, orti, vigneti e pascoli. Ecosistema naturale e seminaturale: comprende tutte le aree caratterizzate da una bassa presenza umana. In queste aree si riscontrano il maggior numero di specie, in particolare di uccelli che trovano in queste zone meno disturbate ambienti idonei a tutte le fasi del ciclo biologico. Fattori di impatto associabili alla attività estrattiva Le attività di cavazione si configurano come attività ad elevato impatto ambientale sia temporaneo sia permanente. Gli impatti temporanei sono legati agli effetti provocati dalla coltivazione, quelli permanenti sono legati al consumo di risorse non rinnovabili ed alle modifiche morfologiche. Un altro aspetto ambientale derivante dalle attività di cava che può avere effetti negativi sulla qualità dell’aria è legato alla produzione di polveri e di traffico indotto di mezzi pesanti. Il volume di suolo estratto, insieme all’estensione dell’attività di cava, produce un’alterazione degli habitat in cui i siti estrattivi sono ubicati, con una conseguente riduzione dell’indice di naturalità del territorio. Tuttavia gli interventi di ripristino ambientale, al termine del ciclo estrattivo possono portare alla formazione di ambiti di valore naturalistico a volte superiori a quelli naturali. Si possono individuare i seguenti fattori di impatto: 1) Asportazione della copertura pedo - vegetativa – Riguarda la sottrazione di copertura vegetale e materiale lapideo e non nelle zone di estrazione; 2) Rumore – Sono comprese in questa categorie le emissioni sonore legate alle attività di estrazione e al movimento dei mezzi per il trasporto dei materiali estratti; 3) Vibrazioni – Vengono generate sul suolo da tutte le attività connesse all’estrazione,movimento mezzi ed esplosivo; 4) Dispersione delle polveri in atmosfera – la sospensione di polvere generata dalle attività di estrazione nonché dal movimento di mezzi e da altre operazioni legate all’attività estrattiva; 5) Deposizione delle polveri – In particolare la deposizione delle polveri ha effetti sulla fotosintesi clorofilliana e se protratta nel tempo può provocare danni irreversibili alla vegetazione spontanea impedendone la naturale evoluzione; 6) Presenza di personale – Questa categoria è riferita alla presenza degli addetti ai lavori e al conseguente disturbo o danneggiamento determinato specialmente nei confronti della fauna (disturbo) ed eventualmente della flora (calpestio); 7) Traffico veicolare – Questa categoria è riconducibile al traffico dei mezzi utilizzati per il trasporto del materiale che implica inquinamento dell’aria e disturbo sulla fauna del territorio; 8) Fonti di inquinamento imprevisto – fanno parte di tale categoria le fonti di inquinamento non prevedibili (es. sversamento di idrocarburi dovuti a cattivo funzionamento dei macchinari utilizzati durante le attività estrattive). Tale fattore può influire sia sulla componente vegetazionale e sia su quella faunistica. 59 Azioni di mitigazione associabili in fase di recupero ambientale: - Nel ripristino morfologico, si dovrà raccordare il profilo del terreno dell’area di cava con le aree contermini in maniera graduale, evitando di creare scarpate ripide,mediante piani inclinati e gradonature; - la configurazione finale dell’area di cava dovrà garantire il corretto drenaggio delle acque superficiali verso i collettori naturali; - Si procederà alla ricostruzione di uno strato di terreno agrario: mediante lo spargimento del cappellaccio precedentemente accantonato e se lo stesso non dovesse essere sufficiente, si dovrà sopperire con l’apporto di terreno di qualità idonea; dovranno, altresì, essere attuate idonee cure agronomiche, (Concimazioni) per garantire la produttività del terreno al momento del suo ritorno alla destinazione d’uso agricola; - Nel nostro caso la direzione dei lavori è stata affidata ad un agronomo al fine di verificare la corretta esecuzione delle azioni di recupero, con particolare riferimento al ripristino del suolo e degli usi agricoli preesistenti. 4.9 - Antroposfera ed Aspetti socio-economici La componente ambientale “salute pubblica” viene presa in considerazione per verificare, attraverso l’analisi ex-ante, i rischi che l'opera prevista possono determinare a carico della salute dei non addetti, attraverso la produzione di inquinamento ambientale, sia nel caso in cui venga alterata una situazione esistente di normalità, sia nel caso in cui l'opera contribuisca significativamente ad un ulteriore deterioramento della qualità ambientale, indipendentemente dal fatto che il quadro finale rientri o meno entro limiti di accettabilità rispetto agli insediamenti ed usi abituali del territorio. La metodologia adottata per trattare la componente ambientale “Salute pubblica” in assenza di dati puntuali sullo stato attuale della stessa, consiste, da un lato, nell'analisi dei fattori attraverso i quali si valuta l'attitudine di un ambiente alla vita dell'uomo, quali l'inquinamento atmosferico, l'inquinamento acustico, l'uso del suolo, la mobilità e la qualità del paesaggio percepibile, e dall’altro nell’analisi degli aspetti di carattere sociale, occupazionale ed economico. Inquinamento Atmosferico In assenza, nell’area indagata, delle principali fonti di emissione degli inquinanti quali impianti di riscaldamento civile ed industriale, da traffico autoveicolare, e da attività derivanti da processi industriali e dello stato delle componenti ambientali rilevati, si ritiene che il livello di qualità dell’aria sia ottimale. i valori di concentrazione delle polveri rilevate all’interno della cava sono decisamente inferiori al limite stabilito dalla R.A.S. Assessorato Difesa Ambiente – Servizio Antinquinamento Atmosferico e Acustico n° 1180/II del 23/05/2002 per le zone di cavazione, in quanto tali rilievi vengono effettuati obbligatoriamente ed inseriti nei programmi di prevenzione(DVR) effettuati dal medico competente. Alla luce di quanto detto si può sinteticamente concludere che, nel territorio in esame, l'ambiente atmosferico può considerarsi non inquinato e come tale non incide negativamente sulla componente salute pubblica. Inquinamento acustico L’analisi del “rumore” ha lo scopo di definire lo stato fonometrico attuale o ex-ante dell’area di coltivazione, per poter stabilire successivamente eventuali modificazioni che possono verificarsi in seguito alla realizzazione dell'opera e al suo esercizio e poter definire, quindi, gli impatti generati dal rumore sulla componente "salute pubblica". Dal momento che la cava di “Saccheddu”, come detto, è in esercizio da più di 30 anni , si tratta di stabilire se le attività che si svolgono all’interno dell’area possano recare danni all’ambiente esterno. Dalle misurazioni effettuate per la valutazione dell’impatto acustico risulta che l’esercizio dell’attività di cava rispetta i limiti di legge attualmente applicabili. 60 Si può affermare che il clima acustico attuale è accettabile e non reca danno alcuno o disturbi significativi alla componente ambientale salute pubblica,anche in funzione del fatto che i macchinari utilizzati sono di ultima generazione. Mobilità Considerando le caratteristiche del territorio esaminato in cui le strade principalmente frequentate e trafficate si trovano distanti dai centri urbani, e considerando che l'intensità del traffico veicolare è significativa solo nel periodo da maggio a settembre in relazione alla maggiore frequentazione delle strade che portano alle località di mare, si può affermare che il traffico esistente non è tale da creare situazioni di criticità per la componente "salute pubblica", considerata in riferimento sia all’area vasta che a quella piccola. Aspetti sociali ed occupazionali L’iniziativa in oggetto si inserisce in un contesto sociale privo di grosse iniziative industriali, ed il settore agricolo è abbastanza limitato per cui il livello occupazionale della zona è basso e si limita al periodo estivo in quanto gli influssi turistici vengono risentiti in termini occupazionali in tutta la zona, terminato tale periodo si ritorna ad una disoccupazione stabile per i restanti mesi. Per cui l’attività di cava garantisce una occupazione stabile agli addetti 6-7 persone ed un indotto altrettanto significativo ed incisivo in termini occupazionali in tutto il territorio. Qualità del paesaggio percepibile La qualità del paesaggio percepibile viene inserita in questo paragrafo in quanto componente ambientale in grado di influenzare in positivo o in negativo la qualità della vita dell’uomo. Tuttavia essendo la “Salute Pubblica” una componente riferibile ad un insieme di persone comprese in un’area estesa, anche al di fuori del complesso delle cave, andranno valutati nell’analisi degli impatti le possibili alterazioni, che nelle diverse fasi di progetto si esercitano su tale componente. 4.10 - Analisi del Paesaggio Il territorio comunale di Tempio Pausania è vasto 213.69 km2 ed insiste su un territorio che partendo dalla catena del monte “Limbara" e proseguendo in una parte piano collinare, ha infine sbocco al mare nel tratto compreso tra "Bassacutena" e "San Pasquale", nel versante Nord-ovest dell’arcipelago della Maddalena. La parte montagnosa del territorio comunale non è adeguatamente sfruttata se si eccettua negli ultimi anni la creazione di alcune strutture alberghiere e per il tempo libero che stentano a decollare. Nella parte collinare del territorio sono presenti leccete, sugherete, corbezzoli e mirto, ad eccezione di alcune zone in cui viene sfruttata la coltivazione della vite, dovunque ci si imbatte nel cisto e nel lentischio, che sono sintomi di degradazione ambientale. La parte pianeggiante che degrada verso il mare non presenta una vera e propria agricoltura intensiva ,ma forme di allevamento estensivo soprattutto Bovino. Nella zona di Bassacutena che si inserisce nella zona che degrada verso il mare troviamo un bacino estrattivo di granito “Rosa Beta” che ha rappresentato negli anni passati un vero e proprio volano economico e sociale. Il circondario è abbastanza ricco di fauna (Pernici, Lepri, Conigli, Cinghiali) ma alquanto asciutto in quanto i fiumi presenti sono hanno un regime prettamente invernale. 4.11 - Valutazione delle implicazioni generali sulle componenti associabili all’attività Prima di analizzare nel dettaglio i potenziali impatti e, quindi, di avvalersi dell’ausilio delle matrici di valutazione, si ritiene opportuno riportare un’analisi sintetica delle dinamiche evolutive generate dalla suddetta attività sul contesto locale e delle eventuali implicazioni sulle diverse componenti ambientali. 61 4.12 - Caratteristiche d’impatto potenziale 4.12.1 - Impatto visivo In riferimento a quanto esposto nei precedenti paragrafi, la portata dell’impatto visivo dell’attività estrattiva, soprattutto per la conformazione della cava “in fossa” e per la presenza di una quinta naturale che verrà lasciata intatta, è da ritenersi minima o pressoché nulla, nonostante sussistano delle zone la cui percezione dall’esterno risulta abbastanza rilevante. Di fatto, alcune zone giunte al limite ultimo di coltivazione sono state già sottoposte ad interventi di recupero e ripristino ambientale, risultando oramai perfettamente inserite nel paesaggio, caratterizzandolo. Le suddette zone sono contraddistinte da una fitta vegetazione. Sussistono tuttavia diverse aree per cui si segnala la necessità di intervento, così come definito in fase progettuale. A tal proposito, l’esercizio di cava deve garantire la concomitanza tra fasi di scavo-produzione, da una parte, e ripristino ambientale basato su interventi di tipo naturalistico, che si integrino perfettamente con l’ambiente circostante. Per tutti i citati motivi, si ritiene che la prosecuzione dell’attività, secondo quanto previsto nel progetto, possa rispondere in maniera assolutamente positiva alla mitigazione degli impatti visivi generati dallo sviluppo delle diverse fasi, dando attuazione, fin dalle primissime fasi, alle misure di intervento previste per i fronti già al limite ultimo di coltivazione, su cui non si era intervenuti in passato. 4.12.2 - Sversamento di sostanze pericolose Le attività di cava prevedono l’utilizzo di macchine e di mezzi non inquinanti dal punto di vista dello sversamento di sostanze pericolose. I controlli hanno comunque escluso la possibilità che vi sia stato sversamento di oli inesausti e/o altre sostanze inquinanti a danno dei sistemi presenti. Il combustibile utilizzato per la trazione dei mezzi meccanici utilizzati nella attività di cava è il gasolio che viene stoccato in apposite cisterna a norma UNI Il carburante è stoccato in apposito serbatoio da 8.000 litri, posizionato in prossimità del capannone in cui vengono fatte le manutenzioni degli automezzi. 4.13 – Valutazione impatti, misure di mitigazione e monitoraggio Interferenze tra azioni di progetto e componenti/fattori ambientali Le azioni di progetto determinano potenziali effetti, positivi o negativi, sulle componenti ambientali di riferimento. In questo capitolo si cercherà di individuare in maniera schematica quali siano le criticità riscontrabili ed in che termini queste possano essere mitigate o annullate attraverso le conseguenti azioni compensative. Azioni progettuali potenzialmente impattanti Le azioni in oggetto vengono individuate facendo riferimento al progetto di coltivazione e di recupero ambientale della cava, che vengono analizzati e descritti nel Quadro Progettuale del presente studio. Fase di coltivazione e di recupero ambientale: AZIONI DI PROGETTO: - scavi in fossa; - operazioni di carico e scarico del materiale; - trasporto del materiale; - opere di rinaturalizzazione; 62 Oltre le azioni descritte, si possono individuare ulteriori fattori causali di impatto, ascrivibili sia alla presenza della cava che alle attività connesse alla coltivazione ed al recupero, che possono essere sintetizzati come di seguito. AZIONI CAUSALI DI IMPATTO: - occupazione di suolo; - aumento del traffico; - emissione di rumore; - emissione di vibrazioni; - emissione o innalzamento di polveri; - emissione di inquinanti; - impiego di risorsa idrica; - impiego di manodopera; - consumo ed impiego di risorse di suolo e vegetazione; - percezione visiva; - produzione di rifiuti; - modifiche morfologiche; - modifiche dello stato di equilibrio delle litologie scavate; - costituzione di fronti instabili; 63 4.14 - Metodologia di Valutazione degli Impatti Attesi – Matrici di relazione Per la valutazione degli impatti attesi, generabili dall’attuazione o meno dell’opera in esame, si deve necessariamente utilizzare una procedura rigorosa, finalizzata ad incrociare gli obiettivi auspicati nel progetto e le azioni che li specificano con le azioni causali di impatto. Al termine dell’analisi si delinea il quadro sinottico degli impatti relativamente al momento 0, al momento 1 di intervento relativo alla prosecuzione fino alla fase finale di intervento come da progetto. In fase successiva, l’analisi si concentra sulla valutazione delle possibili implicazioni che le azioni causali di impatto possono avere con le singole componenti o fattori ambientali specifici. La compatibilità ambientale di tutti gli obiettivi e le azioni auspicate nel progetto viene valutata, incrociando, attraverso l’ausilio di opportune matrici di valutazione, tali obiettivi ed azioni con una serie di accreditati criteri di compatibilità, selezionati in funzione della rilevanza nel contesto in esame ed attribuendo un determinato giudizio in funzione della consistenza o meno dell’eventuale impatto. Da un punto di vista prettamente metodologico, quindi, l’individuazione e la stima degli impatti è stata condotta attraverso un processo di analisi dei legami che relazionano cause ad effetti e, di conseguenza, sorgenti di impatto a recettori ambientali, seguendo un ragionamento secondo cui: − le attività connesse alla coltivazione e recupero delle aree di cava, per quanto tra loro differenti nelle specificità, possono comunque, in generale, essere ricondotte a particolari azioni (azioni di progetto), le quali si ripercuotono come fattori di disturbo sull’equilibrio ambientale preesistente (fattori causali d’impatto). Nella trattazione successiva si spiegherà quali possano essere i potenziali riscontri sull’ambiente interessato e quali siano le variabili di giudizio utilizzate; − i fattori si manifestano ed interagiscono nei confronti di alcuni particolari elementi del sistema ambiente interessato, che vengono individuati come recettori ambientali (componenti ambientali); − gli impatti esercitati sulle componenti ambientali possono determinare delle modificazioni sulle attività antropiche, sugli equilibri dei sistemi ambientali, sulla percezione visiva, sul paesaggio e sul patrimonio naturale e culturale; − gli approfondimenti analitici operati sulle singole componenti del sistema ambientale e riportati nel presente studio, permettono di definire, con appositi parametri, il livello qualitativo delle diverse componenti e fattori ambientali e, in particolar modo, di quelli individuati come recettori. Prima di descrivere i risultati emersi dalle valutazioni effettuate, si riporta un breve cenno sulla metodologia seguita per l’attribuzione del giudizio, ognuno identificato da una particolare colorazione, associato ad ogni implicazione attesa, secondo la seguente scala di valutazione: - Assenza impatto - Impatto di livello potenziale altamente positivo - Impatto avente caratteristiche potenzialmente positive - Impatto trascurabile/nullo - Impatto potenziale di livello significativo - Impatto potenziale di livello critico La scala utilizzata comprende sei livelli di possibile implicazione: Assenza di impatto: Classe associata in corrispondenza di elementi che non risultano caratterizzati da relazioni dirette, di conseguenza non valutabili; Impatto di livello potenziale altamente positivo: gli effetti derivanti dalle azioni previste possiedono delle caratteristiche tali da produrre consistenti, percepibili ed immediate ricadute positive sulla componente specifica, con miglioramenti apprezzabili e permanenti sullo stato della stessa; Impatto avente caratteristiche potenzialmente positive: le azioni hanno un potenziale in grado di creare delle ricadute positive sulla componente specifica ed un miglioramento delle condizioni esistenti; Impatto trascurabile/nullo: sussiste una particolare interazione tra azione di progetto ed azione causale o tra azione e componente specifica, ma di livello trascurabile o nullo. Il fatto che non risultino evidenti implicazioni attese in questa fase di analisi, siano esse positive o negative, non significa però che non possano verificarsi in itinere o ex-post, anche sottoforma di impatti non attesi. Rivestirà un ruolo fondamentale il monitoraggio dei parametri nella fase di attuazione del progetto; Impatto potenziale di livello significativo: gli effetti derivanti dalle azioni previste sono tali da produrre significative ricadute sulla componente esaminata di cui si può ottenere un’efficace riduzione o 64 eliminazione con l'adozione di opportuni interventi di mitigazione. L’impatto sulla componente può risultare di modesta entità tale da risultare parzialmente o totalmente reversibile. Impatto potenziale di livello critico: gli effetti derivanti dalle azioni previste determinano ricadute di entità elevata sulla componente, sia di breve che di lungo termine. L’impatto sulla componente risulta di entità elevata con effetti irreversibili o parzialmente reversibili in funzione dell’efficacia delle misure di mitigazione previste. In definitiva, per ogni singola componente e fattore ambientale è stato individuato un criterio qualitativo per descrivere le prevedibili variazioni dei loro parametri attraverso l’attribuzione di un colore, definibile dalla scala colorimetrica individuata per l’applicazione del metodo di analisi attraverso le Matrici di valutazione impatti, il cui quadro sinottico è riportato in allegato. Di seguito si riportano i risultati attesi identificati in sede di valutazione: 4.15 - Stima degli Impatti attesi Questo paragrafo è dedicato alla descrizione e sintesi dei risultati emersi dalla valutazione degli impatti effettuata attraverso l’ausilio delle matrici comparative. Come già evidenziato, la stima a seguire tiene conto delle implicazioni attese in sede di analisi, fondando la sua valutazione “ex-ante” su un percorso analitico-diagnostico-descrittivo delle informazioni in possesso, che però può risultare inesatto per eventuali carenze di dati, dell’eventuale soggettività interpretativa dell’analisi, nonché delle manifestazioni non previste di un determinato fenomeno, come un evento occasionale mai verificatosi in passato, o l’introduzione nel sistema di nuove variabili capaci di generare nuove implicazioni, o lo sviluppo di nuove tecnologie inattese capaci di generare ricadute positive sulle componenti analizzate. La determinazione degli impatti risulta quindi una prima fase diagnostica delle implicazioni attese, ma non la sola. Assumerà importanza fondamentale il monitoraggio successivo, che potrà fornire nuovi parametri, dati, informazioni e risposte, sulla base dei quali stabilire in itinere l’introduzione di nuove azioni compensative o la rimodulazione degli interventi di mitigazione. L’analisi degli impatti che si propone impronta l’analisi su differenti intervalli di “vita del progetto”: 1. “Opzione zero”; 2. Fase I di intervento, analizzato nella parte progettuale, corrispondente alla configurazione ai 10 anni; Per ogni ipotesi di progetto, così come per l’Alternativa 0, si sono valutate in prima fase le implicazioni esistenti in termini di impatto tra le azioni di progetto e le azioni causali di impatto. La valutazione si fonda ovviamente su ipotesi diametralmente opposte, in quanto per la configurazione ai 10 anni si stimano le implicazioni delle azioni di progetto programmate secondo le Fasi di intervento trattate in fase progettuale, mentre per l’Opzione 0 si stimano le implicazioni degli interventi già effettuati in passato, prevedendo le criticità connesse alla non prosecuzione dell’esercizio ed alla difficile attuazione del ripristino ambientale delle aree, in quanto non si sono raggiunte, ad oggi, condizioni morfologiche tali da permettere un completo e corretto rinverdimento, con la presenza di numerosi fronti interni alla cava caratterizzati da forti pendenze ed elevata potenza. 65 4.16 – Alternativa o Opzione 0 Si denota con evidenza, dei campi critici relativi all’occupazione del suolo, al consumo ed impiego di risorse, suolo e vegetazione, alle modifiche morfologiche ed alle problematiche connesse alla mancata realizzazione di azioni programmate di messa in sicurezza dei fronti e delle scarpate ed al recupero ambientale delle aree. Incidono sul giudizio complessivo dei fronti anche l’impatto visivo, seppur di modesta portata per quanto concerne la cava in fossa, e la perdita occupazionale. D’altro canto si possono notare dei potenziali riscontri positivi in termini di riduzione delle emissioni di rumore, vibrazioni, polvere ed inquinanti in generale .Questi fenomeni tuttavia, non sembrano incidere significativamente sugli equilibri attestandosi entro i valori di norma. 4.17 – Alternativa 1 Permane dall’analisi, la presenza di significativi impatti per quanto concerne l’occupazione del suolo e la percezione visiva delle cave in pedemontana, ma si modifica con evidenza il quadro generale. La prosecuzione dell’attività di coltivazione, determina delle implicazioni nella sfera delle emissioni ed innalzamento di polveri, traffico ed impiego delle risorse, fenomeni che si attestano entro i valori di soglia e che appaiono trascurabili. L’attuazione dei primi interventi di recupero ambientale genera al contempo le prime ricadute positive in termini di impatto, sia in termini occupazionali, che in relazione alla messa in sicurezza ed alla percezione visiva. La localizzazione delle strutture e l’occupazione del suolo genera al contempo potenziali disturbi alla fauna, di cui si dovrà tener conto attraverso la previsione di particolari accorgimenti ed azioni finalizzate alla mitigazione degli impatti, le cui specifiche saranno trattate di seguito. Si modifica sostanzialmente il quadro sinottico degli impatti; permangono gli impatti potenziali di livello significativo (colorazione arancio) per quanto riguarda le emissioni e l’impiego delle risorse. A quel punto andranno ad annullarsi anche quei fattori critici generati dalla coltivazione dei fronti, dalle azioni di movimentazione, dal trasporto del materiale e dall’impiego di risorse. Questi fattori influiscono, quindi, anche sul progressivo miglioramento del quadro generale degli impatti relativi all’occupazione del suolo ed alla percezione visiva. Per quanto il presente studio sia strutturato in modo da rendere esplicite anche le eventuali proposte per il proseguo dell’attività, quale programmazione ragionata avente l’obiettivo di portare all’esaurimento dell’attività ed al recupero ambientale delle intere aree di esercizio entro i termini, si tiene ad evidenziare che l’eventuale parere positivo da parte delle Autorità competenti non verrà inteso come esonero dalla sottoposizione a VIA di eventuali Lotti di intervento successivi ai primi 10-15 anni. Questa prima valutazione dei risultati emergenti dai quadri di sintesi, sembrerebbe confermare la fondatezza delle scelte effettuate per quanto concerne la prosecuzione dell’attività di coltivazione pianificata e programmata per Fasi temporali consequenziali, accompagnata da azioni di recupero ambientale. Si riporta di seguito un sunto dei risultati emersi in sede di analisi per ogni componente specifica, analizzando nel dettaglio la parte relativa all’Opzione Zero ed al Momento Uno di intervento, limitandosi alle sole considerazioni in riferimento , per quanto riguarda eventuali altri lotti e per i quali è presumibile una riproposizione a VIA, visto che i tempi di esecuzione sono successivi ai dieci anni dell’eventuale rilascio della concessione per la prosecuzione dell’attività. 66 Opzione 0 Tabella di sintesi relativa alle relazioni ed implicazioni esistenti tra azioni di progetto e azioni causali di potenziale impatto AZIONI DI PROGETTO Scavi in fossa Operazioni di carico e scarico del materiale Trasporto del materiale Impatto potenziale di livello critico AZIONI CAUSALI DI IMPATTO 67 Stabilità dei fronti di coltivazione Modifiche morfologiche Produzione di rifiuti Consumo e impiego risorse di suolo e vegetazione Percezione visiva Impiego di manodopera Impiego di risorsa idrica Impatto potenziale di livello significativo Emissione di inquinanti Impatto trascurabile/nullo Emissione o innalzamento polveri Impatto avente caratteristiche potenzialmente positive Emissione di vibrazioni Impatto di livello potenziale altamente positivo Emissione di rumore Assenza impatto Aumento del traffico LEGENDA IMPATTI POTENZIALI Occupazione di suolo Recupero e rinaturalizzazione Alternativa 1 Tabella di sintesi relativa alle relazioni ed implicazioni esistenti tra azioni di progetto e azioni causali di potenziale impatto AZIONI DI PROGETTO Scavi in fossa Operazioni di carico e scarico del materiale Trasporto del materiale Impatto potenziale di livello significativo AZIONI CAUSALI DI IMPATTO Impatto potenziale di livello critico 68 Stabilità dei fronti di coltivazione Modifiche morfologiche Produzione di rifiuti Percezione visiva Consumo e impiego risorse di suolo e vegetazione Impiego di manodopera Impiego di risorsa idrica Emissione di inquinanti Impatto trascurabile/nullo Emissione o innalzamento polveri Impatto avente caratteristiche potenzialmente positive Emissione di vibrazioni Impatto di livello potenziale altamente positivo Emissione di rumore Assenza impatto Aumento del traffico LEGENDA IMPATTI POTENZIALI Occupazione di suolo Recupero e rinaturalizzazione 4.18 - Componenti ambientali specifiche 4.18.1 - Componente ambientale specifica: Atmosfera Sottocomponente: Qualità dell’aria L’impatto sull’atmosfera consiste nella variazione della qualità dell’aria (emissione di polveri e inquinanti dovuti ai movimenti di terra ed al transito dei mezzi lungo le strade del sito, all’emissione in aria di inquinanti gassosi, di rumori e fumi . Le attività di coltivazione della cava saranno causa di un aumento del carico sospeso dovuto alla movimentazione delle terre di scavo per la realizzazione dei fronti, con conseguente diffusione di polvere. Un’altra fonte di emissione ed innalzamento di polveri è dovuta al transito dei mezzi all’interno ed all’esterno delle aree di cava, ovviamente non asfaltate, che portano il materiale cavato dalle aree di scavo alle aree di carico del materiale cavato. L’impatto risulta potenzialmente di livello significativo e dovranno essere previste delle specifiche misure di mitigazione degli impatti per rispondere al fenomeno riscontrato, che tuttavia non richiama particolari livelli di attenzione. Infatti, dai dati relativi alle misurazioni effettuate, si evince che i valori di concentrazione delle polveri siano decisamente inferiori al limite stabilito dalla R.A.S. Assessorato Difesa Ambiente - Servizio Antinquinamento Atmosferico e Acustico n° 1180/II del 23/05/2002. Si potrebbero avere inoltre emissioni di altri inquinanti in atmosfera dovute ai motori dei mezzi impegnati, in particolare prodotti di combustione (NO, SO2, polveri, CO, incombusti). Si tratta tuttavia di modeste emissioni, tra l’altro molto circoscritte come area di influenza. Le ricadute, che si possono assumere minime, non arrecheranno alcuna perturbazione significativa ai danni dell’ambiente e delle attività antropiche. Si dispone comunque di tenerle il più possibile sotto controllo, applicando opportune misure di mitigazione. Il traffico dei mezzi pesanti per il trasporto del prodotto finito non risulta considerevole. Vista la lontananza dai recettori di particolare sensibilità (centri abitati) e l’agevole percorribilità delle strade, tutte asfaltate, l’impatto dovuto all’emissione di polveri ed inquinanti in atmosfera, sarà esclusivamente a carico dei lavoratori e comunque da considerarsi trascurabile o nullo. Misure di mitigazione - Siepi, filari e fasce alberate distribuite lungo le zone di maggior transito dei veicoli per il trasporto del materiale cavato dal sito di estrazione , per il contenimento della rumorosità data dal passaggio dei mezzi e delle polveri innalzate dal loro passaggio; - Abbattere le polveri mediante inumidimento prima di ogni viaggio e manutenzione della viabilità interna; - sistemazione di tutti i cumuli di materiale posti a deposito a ridosso dei fronti di coltivazione con adeguato orientamento e comunque in posizione protetta rispetto ai venti dominanti; - la periodica manutenzione delle piste che conducono all’area di cava, al piazzale di cava ed all’area di transito del personale e dei mezzi meccanici; - Eventuale uso di mezzi meccanici con consumi contenuti e in condizioni ottimali di lavorazione e combustione. Sottocomponente: Caratterizzazione meteoclimatica Tale componente ambientale rappresenta l’insieme dei fattori climatici (principalmente temperatura, radiazione solare, umidità relativa e ventosità) che si rilevano specificatamente nella zona in cui ricade la proprietà. Tali fattori possono essere modificati in funzione della realizzazione di opere che, interagendo con gli stessi, modificano la situazione microclimatica. Le lavorazioni all’interno della cava non sono tali da creare alcuna modificazione né sul flusso ventoso né su altri fattori climatici. Si considera l’impatto trascurabile o nullo sulla componente esaminata. 69 4.18.2 - Componente ambientale specifica: Ambiente idrico Sottocomponente: Acque sotterranee La presenza o meno di impatti riferibili alla componente specifica viene valutata in ragione dell’eventuale intercettazione della falda acquifera, delle variazioni quantitative in termini di prelievi e scarichi indotte dall’intervento, dalle eventuali infiltrazioni o sversamenti di inquinanti ed in generale da tutto ciò che risulta interferire con gli equilibri della falda stessa. Con la prosecuzione dell’attività non sono previsti ,intercettamenti dell’acquifero, ma anzi la programmazione della scavo risulta abbondantemente al di sopra della quota limite, al fine di non creare ulteriori interferenze con lo stesso. Tutti gli altri impatti risultano di livello trascurabile o nullo, sia per l’assenza di residui di lavorazione inquinanti che per l’assenza di sversamento di sostanze pericolose. A fronte di quanto descritto e dei risultati emersi dalle analisi effettuate, si valuta l’impatto di livello basso, seppur da sottoporre ad eventuali misure di mitigazione, controllo e monitoraggio in fase di attuazione lavori. Misure di mitigazione - Limitare l’emungimento di acqua dalla falda o tenerla almeno su livelli controllati; - Verificare periodicamente che non vi siano interferenze e variazioni degli equilibri e qualità della risorsa; - Monitorare il sito da qualsiasi fonte inquinante, in modo da eliminare ogni possibile sversamento di - Sostanza pericolosa e di infiltrazione in falda. Sottocomponente: Acque superficiali L’impatto negativo riscontrabile nella matrice di valutazione corrispondente, in riferimento alle modifiche morfologiche dell’Opzione 0, scaturisce dal fatto che allo stato attuale, senza gli opportuni interventi di messa in sicurezza e stabilizzazione dei versanti, possa sussistere una certa problematica relativa al deflusso delle acque delle meteoriche, in grado di riflettersi negativamente sulla sicurezza e su altre componenti ambientali. Le opere di messa in sicurezza dei versanti, la realizzazione della gradonatura ed il recupero ambientale in generale, permetterà, specie allo stadio finale, attraverso il ricorso e la previsione di particolari pendenze e la realizzazione di canalette, il ruscellamento controllato delle acque piovane. In definitiva la coltivazione della cava in esame non interferirà con i corpi idrici superficiali, né darà luogo a deviazione o a sbarramenti dei corsi d’acqua e/o a variazioni dei deflussi né influirà sui tempi di corrivazione. Si ritiene l’impatto sulle acque superficiali nullo. Misure di mitigazione - Prevedere, soprattutto durante la realizzazione della gradonatura e dei piani inclinati, ed il suo recupero, un efficiente sistema di pendenze e canalette per il ruscellamento delle acque piovane e, se necessario, un opportuno sistema di drenaggio del terreno; - Monitorare il sito da qualsiasi fonte inquinante, in modo da eliminare ogni possibile sversamento di sostanza pericolosa. 70 4.18.3 - Componente ambientale specifica: Suolo e Sottosuolo Sottocomponente: Geomorfologia Gli impatti potenziali rispetto alla sottocomponente nei diversi settori estrattivi sono riferibili ad alcuni aspetti principali relativi alle modifiche geomorfologiche, all’occupazione di suolo, al consumo e impiego di risorse di suolo e vegetazione, alle modifiche geomorfologiche e all’eventuale interferenza con il sistema di drenaggio idrico superficiale. Nella valutazione degli effetti degli impatti si tiene conto di diversi aspetti: del fatto che le azioni proposte interessano settori già significativamente alterati rispetto alle condizioni naturali in seguito alla pluridecennale attività estrattiva che vi si è svolta; del fatto che alle fasi di coltivazione si accompagnerà la contestuale messa in sicurezza e recupero delle aree in rilascio. In generale, si rileva che l’esistenza nel cantiere per lunghi intervalli di tempo di superfici esposte potrebbe favorire l’attivazione di processi di erosione e trasporto detritico ad opera delle acque di ruscellamento dai piazzali di cava e dai versanti delle discariche. In conclusione, sulla base delle caratteristiche del progetto, che prevedono che la coltivazione sia accompagnata dalla contestuale messa in sicurezza e dal recupero delle aree di rilascio, si evidenzia che l’impatto sulla componente possa essere definito significativo ma non critico. Misure di mitigazione Oltre gli accorgimenti per la coltivazione in sicurezza dei fronti di scavo, si dovranno attuare azioni volte a mitigare gli impatti sul sistema di drenaggio attraverso eventuali sistemazioni idraulico-forestali dei versanti e dei settori in fase di dismissione, il controllo delle dinamiche di drenaggio dei cantieri, la captazione a monte del materiale detritico e la manutenzione ordinaria dei sistemi di drenaggio. Sottocomponente: Capacità d’uso del suolo L’area di progetto è storicamente un’area estrattiva, quindi sostanzialmente la prosecuzione di tali attività non modifica la destinazione d’uso dei suoli. Nei settori estrattivi i suoli sono in maniera evidente compromessi dalla pluridecennale attività estrattiva anche se, sulla base delle caratteristiche litologiche e morfologiche si evidenzia che nell’area di piana e collina erano presenti suoli dalle buone caratteristiche ancora visibili nei settori limitrofi mentre erano meno importanti, dal punto di vista qualitativo, quelli appartenenti al settore impostato sui graniti. I fattori di impatto potenziale sono riferibili all’asportazione della copertura pedo-vegetativa, alla occupazione di suolo, alla emissione di inquinanti, alla produzione di rifiuti, alla modifica dell’assetto morfologico. L’asportazione della copertura pedo-vegetativa in aree già ampiamente compromesse rappresenta un fattore di impatto non particolarmente elevato, e si riferisce in generale alla possibilità di degrado della risorsa nelle aree marginali rispetto ai cantieri estrattivi. Rispetto all’occupazione di suolo si può ritenere temporaneo l’impatto relativo all’accumulo del materiale cavato degli scarti, del materiale che viene recuperato per poter essere utilizzato nelle successive fasi di ripristino, quest’ultima frazione attualmente depositata ,in attesa del successivo riutilizzo; al piazzale di manovra ed ai bordi delle piste di manovra dei mezzi. Gli scarti di lavorazione, costituiti essenzialmente dal cappellaccio superficiale e da parti eventualmente alterate, verranno inizialmente stoccati e in seguito utilizzati per il ripristino ambientale come terreno vegetale. Complessivamente l’impatto sulla componente può ritenersi basso in considerazione dell’elevato grado di suscettività alla destinazione d’uso attuale e per l’asportazione minima di materiale vegetale. Al termine della seconda fase, quando sarà completato il progetto di recupero dell’area l’impatto sulla componente potrà considerarsi positivo. 71 Misure di mitigazione - Messa in sicurezza dei fronti di scavo secondo quanto previsto in progetto relativamente all’altezza delle scarpate, e con idoneo angolo di declivio degli accumuli di materiale da riporto utilizzati per il rimodellamento dei fronti. - Attuazione di azioni volte a mitigare gli impatti sul sistema di drenaggio attraverso opportune sistemazioni idraulico-forestali dei versanti e dei settori in fase di dismissione, agendo sul controllo delle dinamiche di drenaggio dei cantieri. - Nei settori ripristinati si dovrà monitorare il corretto mantenimento e sviluppo della copertura pedovegetativa e manutenzione delle sistemazioni idraulico-forestali. - Le operazioni di manutenzione dei mezzi non dovranno essere effettuate all’interno delle aree di cava per evitare sversamenti di oli e carburanti. Le eventuali sostanze inquinanti presenti nel cantiere dovranno essere opportunamente stoccate all’interno di aree controllate al fine di evitare una loro accidentale dispersione nel terreno o la loro presa in carico da parte della acque meteoriche o di ruscellamento superficiale. - Nella scelta dei materiali per le diverse attività di cantiere, quando esistano opportunità alternative, si dovrà optare per l’utilizzo di sostanze con potenziale contaminante minore. - In fase di recupero si dovrà intervenire favorendo il corretto sviluppo della copertura vegetale e della componente pedo-vegetazionale. 4.18.4 - Componente ambientale specifica: Vegetazione, Flora e Fauna Sottocomponente: Flora e vegetazione L’impatto prevalente sulla componente floro-vegetazionale è riconducibile alla sottrazione di suolo e di conseguenza della relativa copertura vegetale. Altri impatti, di minore entità ma riconducibili all’attività di cava sono le emissioni di polveri e l’inquinamento causato dal transito dei mezzi pesanti. Entrambi gli impatti risultano poco significativi. Nel caso della sottrazione di suolo infatti l’area è caratterizzata dalla presenza di vegetazione a prevalenza alo-nitrofila tipica proprio di aree degradate. Per quanto riguarda le emissioni di polveri e l’inquinamento si può affermare che queste sono limitate alle aree di effettivo prelievo di materiali e non si ritiene che possano causare interferenze con tale componente. Misure di mitigazione - Prevedere interventi di rinaturalizzazione e di eventuale recupero di aree degradate attraverso idonee tecniche di ingegneria naturalistica. In particolare devono essere utilizzate specie autoctone per favorire e promuovere la naturalità dei luoghi in esame; - Abbattere le polveri mediante inumidimento prima di ogni viaggio; - Effettuare controlli e manutenzione dei mezzi meccanici atti ad evitare possibili versamenti di materiali inquinanti (olio e carburante); Alla stessa componente possono essere associate in fase di recupero ambientale le seguente misure comuni ad altre componenti specifiche: - nel ripristino morfologico, si dovrà raccordare il profilo del terreno dell’area di cava con le aree contermini in maniera graduale, evitando di creare scarpate ripide o gradonature; - la configurazione finale del pendio dovrà garantire il corretto drenaggio delle acque superficiali verso i collettori naturali; - dovrà essere ricostituito uno strato di terreno agrario: nel caso in cui il terreno vegetale asportato ed accantonato in precedenza non dovesse essere sufficiente, si dovrà sopperire con l’apporto di terreno di qualità idonea; dovranno, altresì, essere attuate idonee cure agronomiche, per garantire la produttività del terreno al momento del suo ritorno alla destinazione d’uso agricola; - necessità di avvalersi del supporto di un esperto (agronomo, forestale, naturalista) al fine di evitare/mitigare eventuali impatti non previsti in fase progettuale e verificare la corretta 72 esecuzione delle azioni di recupero, con particolare riferimento al ripristino del suolo e degli usi agricoli preesistenti. Sottocomponente: Fauna Gli impatti sulla componente faunistica sono in parte i medesimi rilevati per la componente florovegetazionale, in particolare l’occupazione di suolo (e di copertura vegetale) influisce in maniera negativa sulla componente faunistica costringendola a spostarsi per trovare nelle aree limitrofe aree più idonee. Altri impatti a carico della componente sono, i rumori, le vibrazioni e l’inquinamento. L’eventuale presenza delle discariche come accennato in precedenza ha portato negli anni un aumento della selvaggina stanziale,pernici,che all’interno degli anfratti trovano riparo. Tutti gli impatti non si configurano comunque di entità significativa. Misure di mitigazione - perimetralmente alla cava ed esternamente alla recinzione dovrà essere realizzata una barriera verde costituita da specie arboree/arbustive coerenti con il contesto vegetazionale locale e col paesaggio agrario dell'intorno, disposte su più file e in maniera alternata, quali ad esempio: Quercus Suber, Pistacia Lentiscus, Pyrus Amygdaliformis, Phillyrea sp., Myrtus Communis. Inoltre, dovranno essere eseguite regolari cure colturali, irrigazioni e risarcimenti; - Non si ritengono necessarie ulteriori misure di mitigazione se non quelle già configurate per la componente floro-vegetazionale. Sottocomponente: Ecosistemi (insediativo, agricolo, naturale e seminaturale) Gli impatti della componente ecosistemica sono in parte i medesimi rilevati per le componenti florovegetazionale e faunistica. La componente ecosistemica è assai frammentata e gli ecosistemi di cui è composta (insediativo, agricolo, naturale e seminaturale) rappresentano per la componente faunistica sistemi che possono interagire tra loro e nel quale le specie possono spostarsi per trovare nicchie ecologiche idonee. Tali impatti non si configurano comunque di entità significativa. Misure di mitigazione Non si ritengono necessarie ulteriori misure di mitigazione se non quelle già configurate per la componente floro-vegetazionale. 4.18.5 - Componente ambientale specifica: Antroposfera ed Aspetti socio-economici Sottocomponente: Salute pubblica Le sottocomponenti salute e qualità ambientale hanno forti implicazioni e legami tra loro, anche in termini di impatto. La qualità ambientale, infatti, direttamente o indirettamente, incide in forte misura sulla salute pubblica. Gli impatti risultanti dalle matrici di valutazione sono riferibili perlopiù alla presenza ed utilizzo dei mezzi per lo svolgimento dell’attività di scavo, movimentazione, trasporto, carico, scarico ed utilizzo degli impianti. L’Opzione 0 determinerà, quindi, delle ricadute positive per l’ambito territoriale, quanto concerne la cessata emissione di vibrazioni, polveri, rumore, inquinanti e di tutti quei disagi associati al funzionamento degli impianti ed all’utilizzo dei mezzi. Per contro lo stato dei luoghi risulterebbe alto fattore di impatto a causa dell’inadeguata programmazione ed attuazione degli interventi di ripristino, messa in sicurezza dei fronti e recupero ambientale delle aree di cava. La salute pubblica è in parte coinvolta dalle criticità elencate, tuttavia il fenomeno risulta ridursi sensibilmente ed in maniera esponenziale all’allontanarsi dalle sorgenti di emissione. L’assenza di 73 particolari nuclei urbanizzati nelle immediate vicinanze, a parte isolate presenze edilizie, determinano una criticità fondamentalmente di livello trascurabile. Sarà di maggiore entità nei confronti della fauna locale. Inoltre, dalle misurazioni ed analisi effettuate per la valutazione dell’impatto acustico e la presenza di polveri sospese, risulta che l’esercizio di cava rispetta i limiti di legge attualmente applicabili. Occorrerà tener conto dell'effetto sul paesaggio, ossia la trasformazione dei luoghi all'osservazione diretta generata dalla presenza della cava. Con il raggiungimento dello stadio di recupero finale tutti gli impatti residui saranno annullati o mitigati e si assisterà ad un sensibile miglioramento delle condizioni delle diverse componenti in gioco. Gli impatti negativi discussi, seppur presentino delle caratteristiche di attenzione, non risultano comunque incidere in maniera critica sulla componente analizzata. Misure di mitigazione - la periodica manutenzione degli impianti di depolverazione; - la periodica manutenzione delle piste che conducono all’area di cava, al piazzale di cava ed all’area di transito del personale e dei mezzi meccanici; - la sistemazione di tutti i cumuli di materiali posti a deposito a ridosso dei fronti di coltivazione con adeguato orientamento e comunque in posizione protetta rispetto ai venti dominanti; - Prevedere tipologie che, a recupero ambientale ultimato, presentino un inserimento paesaggistico compatibile a quello originario; - Recuperare le aree estrattive in abbandono; - Impiego di mezzi meccanici con rumorosità entro i limiti di legge; - Predisposizione di filari boscati, siepi o barriere ambientali, che limitino la visibilità e la propagazione di polveri e rumore; Sottocomponente: Qualità Ambientale Per la qualità ambientale valgono fondamentalmente i discorsi fatti per la sottocomponente salute pubblica, essendo le due strettamente legate. Il significato ampio di qualità ambientale, infatti, fa sì che possa essere comune denominatore per diverse componenti e fattori. Con il termine in generale, si intende un insieme di proprietà e caratteristiche del contesto, generalizzato o locale, che incidono su esseri umani ed altri organismi. La qualità ambientale è, dunque, un termine generico che può riferirsi a diverse caratteristiche che riguardano la natura ed il paesaggio urbano, come la qualità dell'aria e dell’acqua o l'inquinamento, il rumore e gli effetti potenziali che tali caratteristiche possono avere sulla salute fisica e mentale causati dalle attività umane. Nel quadro sinottico corrispondente, sono state valutate le generali implicazioni che le azioni causali possono avere nei confronti di tutti i parametri e delle diverse componenti ambientali interessate, fornendo un giudizio complessivo che tenga conto sia degli impatti potenzialmente negativi che di quelli positivi per il territorio. Le considerazioni esposte sulla salute pubblica possono essere ritenute valide anche per tale sottocomponente e di seguito sintetizzate: − Opzione o Alternativa 0: Impatti generalmente positivi dovuti alla cessata emissione di vibrazioni, rumore, polveri ed utilizzo di risorsa da parte di mezzi ed impianti. Per contro, impatti negativi per la mancata esecuzione di opportune e programmate opere ed interventi di messa in sicurezza e recupero ambientale dei siti; − fase I di intervento: (da 0 a 5 )Impatti negativi in corrispondenza delle voci sulle emissioni ed impiego di risorsa, dovute all’utilizzo dei mezzi ed al funzionamento degli impianti, ma si assiste ad un graduale miglioramento delle condizioni morfologiche del sito ed all’esecuzione dei primi interventi di messa in sicurezza e recupero ambientale delle aree; − fase I di intervento(da5 a 10) Durante le fasi di esercizio sussistono ancora, anche se di minore entità per gli interventi di mitigazione realizzati negli anni precedenti, degli impatti legati alle emissioni di rumore e vibrazioni, innalzamento di polveri ed impiego di risorsa, che andranno progressivamente ad annullarsi nella fase di recupero finale. In corrispondenza della realizzazione del recupero ambientale definivo, si assiste alla presenza di impatti altamente positivi, legati alla morfologia del sito, alla percezione visiva ed al riutilizzo sostenibile delle aree e delle risorse. Gli impatti negativi discussi, seppur presentino delle caratteristiche di attenzione, non risultano comunque incidere in maniera critica sulla componente analizzata. 74 Misure di mitigazione - Effettuare periodici controlli di qualità; - Recuperare le aree estrattive dismesse, anche attraverso tecniche di ingegneria naturalistica, atte a ricreare ambienti ad elevata naturalità compatibilmente con le caratteristiche proprie contesto territoriale; - Prevedere l’accantonamento del suolo per le opere di sistemazione progressiva in fase di avanzamento e finale a cava esaurita; - Operare opportune pratiche agronomiche o forestali per gli interventi di sistemazione finale; - Verificare le condizioni di stabilità previste delle sponde per le cave in esercizio; - Inserire aree che, a recupero ambientale ultimato, presentino un inserimento paesaggistico compatibile con quello originario; - Impiego di mezzi meccanici con rumorosità entro i limiti di legge; - Predisposizione di filari boscati, siepi o barriere ambientali, che limitino la visibilità e la propagazione di polveri e rumore; - Periodica manutenzione degli impianti di depolverazione; - Periodica manutenzione delle piste che conducono all’area di cava, il piazzale di cava e l’area di transito del personale e dei mezzi meccanici; - Sistemazione di tutti i cumuli di materiali posti a deposito a ridosso dei fronti di coltivazione con adeguato orientamento e comunque in posizione protetta rispetto ai venti dominanti; Per le operazioni di dismissione : - Si dovrà provvedere al completo ripristino morfologico dell’area, alla ricostituzione dell’originaria funzionalità pedologica e agronomica del suolo e del precedente assetto vegetazionale,secondo quanto previsto nel progetto di recupero. Sottocomponente: Economia locale Per quanto concerne l’aspetto legato all’economia locale, si evidenziano delle forti criticità per l’Opzione 0, legata al difficile riutilizzo sostenibile delle aree senza programmate azioni di recupero ambientale, nonché alla perdita di occupazione da parte dei lavoratori attualmente impiegati ed alla mancata risposta alla domanda di materiale lapideo, sia attuale che futura, dovuta alla cessazione dell’attività. Ulteriore impatto è legato al paesaggio ed alla visibilità del sito, a causa del probabile abbandono a se stesse delle aree ed all’improbabile fruibilità dei siti. L’impatto positivo che si può attribuire alla coltivazione della cava è dovuto al fatto che, oltre alle maestranze direttamente interessate ai lavori di coltivazione, esiste un notevole indotto legato alle lavorazioni in oggetto che favoriscono il miglioramento della economia locale. Si prevede infatti un coinvolgimento, per tutta la durata della coltivazione, di diverse realtà locali nell’ambito dei trasporti, manutenzioni, approvvigionamenti, ecc.. La prosecuzione dell’attività secondo quanto previsto nel progetto di intervento genera un quadro progressivamente positivo sino all’ultimo stadio di recupero ambientale, in cui si assiste ad un inserimento paesaggistico del sito compatibile con quello delle aree limitrofe ed alla predisposizione a nuove possibilità di sfruttamento sostenibile delle risorse. Misure di mitigazione - Recuperare le aree estrattive in abbandono; - Prevedere l’accantonamento del suolo per le opere di sistemazione progressiva in fase di avanzamento e finale a cava esaurita; - Operare opportune pratiche agronomiche o forestali per gli interventi di sistemazione finale; - Verificare le condizioni di stabilità dei fronti per le cave in esercizio; - Inserire aree che, a recupero ambientale ultimato, presentino un inserimento paesaggistico compatibile con quello originario; - Valutare nuove possibilità di sfruttamento sostenibile delle risorse. 75 4.18.6 - Componente ambientale specifica: Paesaggio Il problema dell’impatto generato sul paesaggio è relativo alla sensazione impressa ad un osservatore posto in un certo punto e ad una certa distanza, che percepisce la modificazione delle caratteristiche originarie del terreno nell’area in cui è ubicata la cava ed il contrasto che tutto ciò produce rispetto al contesto ambientale che lo circonda. Non vi è dubbio che: − più il punto di osservazione è vicino più forte è la sensazione di sgradevolezza; − più la zona di cavazione è ampia, maggiore è il livello di disagio; − più osservatori possono cogliere tale sgradevolezza maggiore è la sommatoria, quindi la diffusione degli impatti generati; − la capacità di distinzione delle forme da parte dell’occhio umano, quindi del dettaglio che questo riesce a percepire, sia pure diverso da individuo a individuo, è direttamente connesso con la distanza dal punto di osservazione e varia, conseguentemente con l’ampiezza del campo visivo tanto che, con l’aumento della distanza, cambia anche la sensazione di colore e si verifica una tendenza all’accorpamento delle forme con diminuzione generale della nitidezza dei contorni. Nel caso specifico, come descritto nel quadro progettuale e nella cartografia tematica, ai quali si rimanda per gli approfondimenti del caso, è stato effettuato uno studio della visibilità di tutte le aree di cava, in modo da evidenziare il livello di impatto nei confronti dell’ambito circostante. Il risultato è stato poi rimodulato, analizzando le situazioni puntuali in cui traspariva una sussistenza d’impatto, in quanto in fase iniziale non erano stati presi in considerazione altri fattori che possono comunque influire sulla visibilità, come la presenza di edifici, barriere ambientali e ostacoli di qualsiasi natura, oppure fattori atmosferici quali l’umidità relativa dell’aria, che attenuano la massima capacità visiva dell’uomo. In generale lo sviluppo e la tipologia della cava influiscono di per sé sulla visibilità dall’esterno, anche se ogni sito è caratterizzato da una serie di peculiarità e variabili in relazione al suo inserimento nel contesto territoriale. Gli impatti risultanti dal quadro sinottico si riferiscono principalmente alle cave “in pedemontana”, evidenziando in maniera inequivocabile come il recupero ambientale progressivo, fino al raggiungimento dello stadio finale del Lotto II di intervento, determini una decisa modifica degli impatti e della positiva percezione della qualità paesaggistica della zona. Misure di mitigazione - Recuperare le aree estrattive in abbandono; - Rimodellare i gradoni in fase di recupero o mascherare i ricorsi orizzontali della gradonata con una vegetazione arbustiva distribuita; - Prevedere l’accantonamento del suolo per le opere di sistemazione progressiva in fase di avanzamento e finale a cava esaurita; - Operare opportune pratiche agronomiche o forestali per gli interventi di sistemazione finale; - Verificare le condizioni di stabilità previste delle sponde per le cave in esercizio; - Inserire aree che, a recupero ambientale ultimato, presentino un inserimento paesaggistico compatibile con quello originario; Perimetralmente alle zone di cava particolarmente esposte ,e che le condizioni pedologiche lo consentano, dovrà essere realizzata una barriera verde costituita da specie arboree/arbustive coerenti con il contesto vegetazionale locale e col paesaggio agrario dell'intorno, disposte su più file e in maniera alternata, quali ad esempio: Quercus Suber, Pistacia Lentiscus, Olea Oleaster, Phillyrea sp., Myrtus Comunis. Inoltre, dovranno essere eseguite regolari cure colturali, irrigazioni e risarcimenti. 76 4.19 - Azioni di monitoraggio ambientale Il monitoraggio ambientale è uno strumento indispensabile, atto a misurare gli effetti delle attività, l’efficacia delle misure di mitigazione, e, in fase di recupero delle aree in oggetto, controllare l’efficacia degli interventi di recupero e ripristino al termine delle attività. La suddivisione dell’ambiente in componenti ambientali schematizza e semplifica la trattazione del sistema ambientale generale. Tuttavia, anche le singole componenti sono sistemi complessi e la descrizione dettagliata di un comparto ambientale può richiedere la rilevazione di un elevato numero di parametri diversi che ne caratterizzino i vari aspetti: si possono avere parametri chimico-fisici, parametri biologici, biochimici o ecologici. Per tenere sotto controllo lo stato dell’ambiente sarebbero richiesti molti sforzi per garantire il monitoraggio continuo di tali parametri. Si ricorre quindi all’utilizzo degli indicatori ambientali: parametri, elementi o variabili ambientali empiricamente osservabili e stimabili, che esprimono in forma sintetica particolari stati della situazione in oggetto, essendo rappresentativi del fenomeno in esame. Si possono usare come indicatori specie animali e vegetali o parametri chimico-fisici che sono particolarmente sensibili ad una data categoria di trasformazioni. Si possono utilizzare inoltre gli standard legislativi che si riferiscono ai limiti delle emissioni e delle concentrazioni delle sostanze inquinanti, così come le norme o le raccomandazioni di qualità formulate dagli enti e dalle organizzazioni internazionali accreditate. A tal fine è importante misurare numerosi parametri (indicatori) per valutare la funzionalità ambientale, morfologica, idrogeologica, ecologica e faunistica dell’area. Monitoraggio acque Il monitoraggio della qualità delle acque sotterranee sarà da svolgersi attraverso periodico campionamento sia della falda superficiale che della falda profonda, quest’ultima potenzialmente vulnerabile nel caso di non corretta esecuzione delle opere di emungimento che possono mettere in contatto l’acquifero superficiale con quello profondo. Nel nostro caso non vi è presenza di acquiferi di nessun genere all’interno dell’area di cava. Monitoraggio vegetazione, flora e fauna Per quanto riguarda la componente floristico -vegetazionale è auspicabile eseguire delle indagini floristiche e fitosociologiche da effettuarsi a cadenza stagionale per poter misurare l’evoluzione naturale delle aree soggette ad interventi di ripristino ambientale e delle aree lasciate alla loro naturale evoluzione. Per quanto concerne invece la componente faunistica il monitoraggio, da svolgersi almeno a cadenza annuale deve essere volto all’indagine, non solo di quelle che sono le presenze faunistiche ma anche la loro distribuzione spaziale e la ricerca di quelle che potenzialmente possono essere le aree più idonee alla sosta e alla riproduzione delle stesse. Particolare attenzione deve essere posta, durante le attività di monitoraggio alle specie Stanziali(Perici,lepri,conigli,cinghiali). Monitoraggio acustico Nonostante la limitatezza degli impatti previsti, saranno predisposte campagne di misura periodiche all’interno dell’area, nelle zone limitrofe e sui ricettori sensibili ,durante le lavorazioni per la verifica del rispetto della normativa in materia, utilizzando in questo caso come indicatori gli standard legislativi che si riferiscono ai limiti delle emissioni. Monitoraggio della dispersione delle polveri Si eseguiranno con cadenza annuale le misurazioni delle dispersioni delle polveri dovute alle lavorazioni all’interno dell’area nei punti già individuati nella relazione specifica, avendo come riferimento le misurazioni già effettuate in passato e come indicatori gli standard legislativi in materia. 77 4.20 - Piano di gestione dei rifiuti Come già trattato in precedenza, l’attività in oggetto non prevede la produzione di rifiuti da trattare o smaltire a fine ciclo di lavorazione, ma solamente scarti di lavorazione che, con particolari accorgimenti, verranno riutilizzati con finalità legate al recupero successivo delle aree. In particolare, ai sensi del D.Lgs 117 del 2008 è in vigore la nuova normativa per la gestione dei rifiuti da sfruttamento di cave e giacimenti e dei rchiami del D.Lgs 152 del 2006, che (all’art.184 bis) stabilisce che: “è un sottoprodotto e non un rifiuto ai sensi dell’articolo 183, comma 1, lettera a), qualsiasi sostanza od oggetto che soddisfa tutte le seguenti condizioni: a) la sostanza o l’oggetto è originato da un processo di produzione, di cui costituisce parte integrante, e il cui scopo primario non è la produzione di tale sostanza od oggetto; b) è certo che la sostanza o l’oggetto sarà utilizzato, nel corso dello stesso o di un successivo processo di produzione o di utilizzazione, da parte del produttore o di terzi; c) la sostanza o l’oggetto può essere utilizzato direttamente senza alcun ulteriore trattamento diverso dalla normale pratica industriale; d) l’ulteriore utilizzo è legale, ossia la sostanza o l’oggetto soddisfa, per l’utilizzo specifico, tutti i requisiti pertinenti riguardanti i prodotti e la protezione della salute e dell’ambiente e non porterà a impatti complessivi negativi sull’ambiente o la salute umana”. Per le ragioni espresse in trattazione ed i richiami normativi stessi, non si ritiene di essere soggetti alla presentazione di alcun piano di gestione dei rifiuti specifico. 78 5 – CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE La realizzazione del progetto di coltivazione nella cava Saccheddu – Monti di L’Aglientu ha ormai raggiunto una fase “matura” della sua storia evolutiva. Tale condizione si verifica sia in relazione alla disposizione e modificazione complessiva che i cantieri estrattivi hanno determinato nell’ambito dell’area destinata alle operazioni di cava, sia per quanto attiene alla definizione delle relazioni con il contesto territoriale di appartenenza. Lo scenario di sviluppo del settore estrattivo, seguendo gli indirizzi programmatici del P.R.A.E., fondato sul principio di razionale utilizzazione della risorsa e di contenimento del consumo di territorio e delle risorse non rinnovabili, implica la scelta che, per assicurare il soddisfacimento dei fabbisogni dei materiali di cava, è preferibile consentire la prosecuzione di attività estrattive, ricadenti anche in un contesto di aree vincolate, piuttosto che intaccare la valenza paesaggistica ed ambientale in aree naturali o seminaturali con l’apertura di nuove cave. Lo studio di impatto ambientale proposto ha seguito, quindi, tre principali linee di programmazione: − il corretto uso delle risorse estrattive che tengano conto della salvaguardia dell’ambiente e del territorio; − il raggiungimento nel breve-medio termine di un migliore livello di sostenibilità ambientale, sociale ed economica dell’attività estrattiva; − la definizione di opportuni criteri e pratiche per la ricomposizione ambientale o la riqualificazione d’uso delle aree estrattive al termine delle attività, con la ricerca di nuove opportunità di sfruttamento sostenibile delle risorse; La programmazione degli interventi di recupero è stata inoltre strutturata seguendo la finalità di ricondurre l’uso del suolo allo stato precedente l’inizio della coltivazione (ripristino), o migliorare dal punto di vista ambientale l’area di estrazione attraverso interventi che favoriscano la funzionalità dell’ecosistema e l’adeguato inserimento paesaggistico. Gli impatti, emergenti dalle analisi effettuate per valutare le criticità esistenti, attese ed inattese dell’attività estrattiva e delineare il quadro sinottico di quelli residui rispetto alle componenti ambientali, risultano di entità mai marcatamente critica, mentre importanti margini di miglioramento delle attuali condizioni delle aree sono previsti in funzione della progressiva realizzazione degli interventi di recupero e riqualificazione ambientale delle superfici, il cui avanzamento accompagna contestualmente la conclusione delle operazioni di estrazione nei diversi cantieri. L’assetto fra 10-15 anni, al termine del lotto d’intervento, assunto dall’ambito di progetto configura, per il territorio interessato, uno scenario di alta riqualificazione ambientale e paesaggistica delle superfici dismesse dall’attività produttiva, con la definizione di condizioni rinaturalizzate che spesso assumono connotati inediti e di significativo interesse da un punto di vista dell’aumento della biodiversità e della differenziazione ecosistemica alla scala locale e territoriale, fornendo notevoli potenzialità per la valorizzazione dei luoghi, proiettando le aree verso nuovi utilizzi sostenibili delle risorse. 79