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Aspettavi - Cinematografo
MENSILE N.12 DICEMBRE 2013 € 3,50 fondazione ente™ dello spettacolo Moore HORROR Ian McKellen è Gandalf il Grigio in Lo Hobbit - La desolazione di Smaug, diretto da Peter Jackson Per la rossa Julianne, Carrie è solo l’inizio INTERVISTA The Best of Judy Dench: il coraggio di essere Philomena SULL’ARCA DEL CINEMA TORINO 31. E LE STAR DI ROMA A Tertio Millennio tutti i film da salvare Aspettavi E invece arriva Lo Hobbit. I nostri consigli per le Feste Poste Italiane SpA - Sped. in Abb. Post. - D.I. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004, n° 46), art. 1, comma 1, DCB Milano BABBO NATALE? PER VISUALIZZARE I CONTENUTI EXTRA SCARICA L'APP DI AR-CODE E INQUADRA LA COPERTINA O LA LOCANDINA DEL FLIM rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo Punti di vista Nuova serie - Anno 82 n. 12 dicembre 2013 In copertina Lo Hobbit - La desolazione di Smaug Seguici anche su FACEBOOK Cinematografo.it EnteSpettacolo TWITTER @cinematografoIT YOUTUBE EnteSpettacolo Doni preziosi DIRETTORE RESPONSABILE Ivan Maffeis Da trent’anni il periodo natalizio registra l’arrivo nelle sale di prodotti GLLQGXEELRVXFFHVVRFRPPHUFLDOH3HUGH²QLUOLDEELDPRFRQLDWRXQ neologismo, che cuoce cinema e panettone al forno di una comicità spesso scontata e demenziale. Riesce perciò ancora più gradito trovare sotto l’albero alcune produzioni di qualità, di cui questo numero della Rivista si fa interprete. In particolare, Philomena di 6WHSKHQ)UHDUVFKHSURSRQHLOYLDJJLRGLXQDPDGUHYHUVRLO²JOLR che non le è stato consentito di crescere: una donna alla ricerca della verità in un mondo pragmatico e cinico, una credente che supera ogni risentimento grazie alla riconciliazione che nasce dal perdono. Alla Mostra di Venezia Philomena è stato premiato da SIGNIS (Associazione Cattolica Mondiale della Comunicazione) con la motivazione che “offre un intenso e sorprendente ritratto di una donna resa libera dalla fede”. CAPOREDATTORE Marina Sanna REDAZIONE Gianluca Arnone, Federico Pontiggia, Valerio Sammarco CONTATTI [email protected] ART DIRECTOR Alessandro Palmieri HANNO COLLABORATO Angela Bosetto, Orio Caldiron, Gianluigi Ceccarelli, Andrea Chimento, Silvio Danese, Alessandro De Simone, Karen Di Paola, Bruno Fornara, Gianlorenzo Franzi, Antonio Fucito, Michelangelo Iuliano, Massimo Monteleone, Franco Montini, Morando Morandini, Manuela Pinetti, Angela Prudenzi, Marco Spagnoli REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE DI ROMA N. 380 del 25 luglio 1986 Iscrizione al R.O.C. n. 15183 del 21/05/2007 STAMPA 7LSRJUD²D6753UHVV6UO9LD&DUSL Pomezia (RM) Finita di stampare nel mese di novembre 2013 MARKETING E ADVERTISING (XUHND6UO9LD/6RGHULQL0LODQR 7HO)D[ &HOO HPDLOLQIR#HXUHNDLGHDLW DISTRIBUTORE ESCLUSIVO ME.PE. Milano ABBONAMENTI ABBONAMENTO PER L’ITALIA (10 numeri) 30,00 euro ABBONAMENTO PER L’ESTERO (10 numeri) 110 euro C/C 80950827 - Intestato a Fondazione Ente dello Spettacolo PER ABBONARSI [email protected] Tel. 06.96.519.200 PROPRIETA’ ED EDITORE PRESIDENTE Ivan Maffeis DIRETTORE Antonio Urrata UFFICIO STAMPA uf²[email protected] COMUNICAZIONE E SVILUPPO Franco Conta - [email protected] COORDINAMENTO SEGRETERIA Marisa Meoni - [email protected] DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE Via G. Palombini, 6 - 00165 Roma - Tel. 06.96.519.200 )D[DPPLQLVWUD]LRQH# entespettacolo.org Philomena, in sala dal 19 dicembre. E Via Castellana Bandiera, premiato con l’RdC Award Si viaggiaDQFKHFRQXQDOWUREXRQ²OP I sogni segreti di Walter Mitty, diretto e interpretato da Ben Stiller: provoca a uscire dalla dimensione immaginaria con cui spesso si diserta la quotidianità e ad affrontare la vita in maniera responsabile. Che non implica necessariamente la rinuncia a sognare… In clima natalizio la Fondazione Ente dello Spettacolo addita anche altri doni preziosi; li premia in occasione di Tertio Millennio Film Fest, così da condividerli con tutti. C’è, innanzitutto, la musica di Carlo Crivelli, che ci ha regalato alcune tra le più belle trame sonore del nostro cinema, da /e aI²nitj elettive dei fratelli Taviani al folgorante Vincere di Marco Bellocchio, senza dimenticare La Passione di Carlo Mazzacurati. C’è, poi, Via Castellana BandieraHVRUGLRFLQHPDWRJUD²FRGHOOD regista teatrale Emma Dante, emblema delle tante situazioni bloccate in nome di questioni di principio: una mancanza di disponibilità che condanna allo stallo, impedisce di abitare, di riconoscersi paese. Ci sono, quindi, “immagini e frammenti” di storia del cinema: “baluginano come lucciole”, il cui “breve bagliore” illumina O¬DXWRELRJUD²DGL:LOOLDP)ULHGNLQFLQHDVWDLQQRYDWRUHFKHGLOLEHUWj espressiva e ricerca artistica ha fatto i suoi cavalli di battaglia. &¬qLQ²QHOD²FWLRQ6TXadra antima²a, premiata per aver saputo rinnovare il linguaggio televisivo e la narrativa popolare sul tema, svelando con lucidità e urgenza morale zone d’ombra e intrecci criminali dell’Italia di oggi. Associato all’USPI Unione Stampa - Periodica Italiana Iniziativa realizzata con il contributo della Direzione Generale Cinema - Ministero per i Beni e le Attività Culturali La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250 dicembre 2013 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 5 SOMMARIO DICEMBRE 2013 18 Morandini in pillole 10 Glamorous 14 Colpo d’occhio 16 Tertio Millennio XVII edizione: Stray Dogs di Tsai Ming-liang, Redford in All Is Lost. Contro le indifferenze 18 #RFF8 Ricordi dal “Festaval” (Müller dixit) di Roma 16 24 COVER STORY Natale con chi vuoi Dal nuovo Hobbit alla tradizione Disney con Frozen. E le immancabili commedie All Is Lost PER TERTIO MILLENNIO 30 Walter Mitty E se la sorpresa fosse Ben Stiller? Ecco i suoi Sogni segreti… 24 32 32 Judy Dench “Una splendida persona”. E’ Philomena, secondo la grande attrice britannica 38 Break Time Dietro le quinte di Battle of the Year 3D: da Montpellier allo schermo I FILM DELLE FESTE 40 Julianne Moore 30 “Madre folle e miserabile” per il remake di Carrie Judy Dench BEN STILLER È WALTER MITTY FOTO: KAREN DI PAOLA 44 Le sfumature di Torino Pif e la New Hollywood, i veterani di Last Vegas e il FilmLab 50 Ritratti Hanna Schygulla: icona tedesca, musa di Fassbinder 53 I ²lm del mese Recensioni, anteprime, colpi di fulmine 72 Dvd & Blu-ray Chet Baker e James Dean da collezione 40 JULIANNE MOORE IN CARRIE 38 TUTTI IN PISTA: BATTLE OF THE YEAR 78 Borsa del cinema 80 Libri 82 Colonne sonore dicembre 2013 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 7 Morandini in pillole di Morando Morandini Fine pen[n]a mai Parole, parole, parole Neologismo – Nell’ottobre 2013 su Radiotre è partito un dotto programma su Giovanni Boccaccio (Firenze 1313 - Certaldo 1375). Per evitare il termine boccaccesco (av. 1635) = licenzioso, salace, erotico come in certe novelle nel Boccaccio i responsabili della radio hanno coniato boccasiano. Sul vocabolario Zingarelli 2011 c’è anche l’aggettivo Boccaccevole (lett. spreg.) detto della lingua e dello stile di imitatori del %RFFDFFLR9L²JXUDLOWHUPLQHERFFDFFLDQRFKHqSURprio dello scrittore G. Boccaccio. L’unico§6XO'L]LRQDULRGHL)LOPGHOOD=DQLFKHOOLJLXQWRDOOD²QH GHODOODHGL]LRQHF¬qVROWDQWRXQLWDOLDQRFKH²JXUDQHgli indici degli attori, registi, autori letterari: Toni Servillo (1959), eclettico e verace napoletano. L’ho constatato di persona: in quella minoranza di italiani che abitualmente vanno ancora al cinema, rari gli spettatori che sanno chi sia e quanto valga, uno dei rari interpreti italiani di statura europea. Intoccabile – Scrivo un articolo di due cartelle sull’“Intouchable Messi”, attinto a una pagina di “Le Monde” (17-7-2013). Austriaco, non tedesco - Fritz Lang non si considerava affatto tedesco, ma austriaco. Ha detto, però: “Non sono un austriaco, ma un altro cane (un autre chien)”. Di lui Michel Piccoli ha scritto: “Era un uomo di cuore, di tenerezza, di emozione. Tutto tranne un cinico”. Vestirsi in bianconero - Stasera per uscire di casa mi sono vestito con i colori vincenti del bianconero. Al cinema perché lo preferisco al colore: nella vita, cioè nel calcio, perché lo è la maglia della Juventus. (26-07-2013). Juventino? – Qualche amico mi domanda: “Come mai tu, milanese nato a Milano, non fai il tifo per il Milan o per l’Inter ma per la Juventus?”. Risposta: “Quand’ero un ragazzino negli ultimi anni ‘30, abitavo a Como. Era il periodo in cui la Juventus YLQFHYDRFDPSLRQDWLGL²OD&RPHWDQWLDOWULLWDOLDQLDQFKH adulti, tifavo per i vincenti”. Fu in quel periodo che crebbe una generazione a fare della Juventus la squadra più popolare in WXWWD,WDOLD6HFRQGROHVWDWLVWLFKHXI²FLDOLORqDQFRUDRJJLR 70 anni dopo. Posso sbagliarmi, ma ho l’impressione che sia una PDODWWLDFKHVLWUDVPHWWHGDSDGUHLQ²JOLRGRQQHQRQHVFOXVH In Europa non esiste un’altra lingua in cui l’amore per una squadra di calcio sia indicata con un termine negativo come “tifo” 8 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo VISIONI FORZATE E INDULTI CRITICI Sole a catinelle, soldi a palate. STOP Heimat o Homeland? E noi, Piccola patria? STOP Fuga di cervelli? No, fuga del cervello. STOP Elliott *RXOGXQ²VLFREHVWLDOH©1RQPL piace essere stanco, perché mi sento vulnerabile come un animale nella foresta che può essere mangiato”. STOP#$OH-RGRURZVN\©3DUD navegar en el océano oscuro, haz de tu conciencia un punto de fuego”. Che stia preparando il remake di Life of Pi? STOP$YROWHULWRUQDQR Monthy Python. Tutto il resto è noia. STOP0LFN-DJJHUELVQRQQRGHO UHVWR©FXOODUHªQRQq©URFNª"STOP Scarlett voce regina? Dopo Roma, gli 2VFDUO¬DVVRORGLHer Johansson è da statuetta? STOP Lasciarsi trasportare dall’immaginazione? Sacro GRA vince Venezia, TIR Roma. Ma lassù TXDOFXQRULGH'H6LFDLadri di bicicletteH)HOOLQLLa strada). STOP ©(¬XQFUHWLQRLOOXPLQDWRGDODPSLGL imbecillità”. Lo scrisse Flaiano, sul destinatario fate vobis. STOP Sempre )ODLDQR©O¬LWDOLDQRqXQDOLQJXD parlata dai doppiatori”. Magari. STOP Stai lontana da meTXDQGRVL punta al pubblico femminile, eh? ALMOST (IN)FAMOUS: DALLE STALLE ALLE STARLETTE Una malattia? – Posso sbagliarmi ma, secondo me, non esiste in Europa all’Est e all’Ovest un’altra lingua in cui l’amore, l’affetto, la predilezione (chiamatela come volete) per una squadra di calcio siano indicate con una parola negativa come “tifo”. dicembre 2013 )HUPLWXWWL©)DELR&DQLQRH6RODQJH duetto per Sanremo 2014?” #### &DWHULQD%DOLYR©'DSLFFRODVRJQDYR di diventare suora”. Da grande? ####:DQGD1DUDD,FDUGL©,OPLR cuore ti appartiene”. Il resto è su piazza? #### 2.597 sterline per aggiudicarsi una fetta della torta QX]LDOHGL:LOOLDPH.DWHQRLQH offriamo un’altra, perché vada di traverso al compratore. #### Natale DOFLQHPDXQDYROWDWDQWRWHPSRID era anche bello. Ora tocca andare in Danimarca. Federico Pontiggia 8OWLPLVVLPHGDOSLDQHWDFLQHPDQHZVHWHQGHQ]H glamorous a cura di Gianluca Arnone Confusione 10 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo dicembre 2013 Di Cronenberg amiamo le opere, meno le parole. Soprattutto dopo le bocciature UL²ODWHDOBatman di Nolan e a Shining di Kubrick. Certo, sulla trilogia del Cavaliere 2VFXURVLSXzGLVFXWHUHWURYDUOD ©QRLRVDªSHUz PDVXShining, come si IDDGLUHFKH©.XEULFNQRQFRPSUHQGHYD il genere horror. Non credo sapesse FRVDVWDYDIDFHQGRª"'XHLSRWHVLR Cronenberg si è rimbambito o si tratta della sortita pubblicitaria di un autore che da qualche anno fatica a trovare altra udienza presso il pubblico. Una scelta REEOLJDWDGDTXDQGRLVXRL²OPKDQQR smesso di parlare. Prima di Peter Pan Chi era Peter Pan prima di diventare Peter Pan? Ce lo dice il SURORJRGHOOD²DEDFKHOD:DUQHU%URVKDPHVVRLQFDQWLHUH L’inglese Joe Wright è in pole per la regia mentre Javier Bardem sarà il villain, Barbanera. Il male di Aaron Aaron Eckhart interpreterà uno sceneggiatore in preda a un forte esaurimento nervoso in Fade Out dell’esordiente Robert Salerno, thriller psicologico scritto dal Premio Pulitzer Michael &ULVWRIHULe streghe di Eastwick). Una bambola in regalo… L’evocazione ha prodotto uno spin-off, The Annabelle Story, sull’inquietante EDPERODDVVDVVLQDFKHDSSDULYDQHOSURORJRGHO²OPGL-DPHV:DQ/RGLULJHUDQQR -RKQ5/HRQHWWLGLUHWWRUHGHOODIRWRJUD²DGHOO¬RULJLQDOHH-RKQ'DUNR/D1HZ Line Cinema starebbe pensando anche al sequel, con il ritorno in regia di Wan. Il 5 maggio di Rupert 5XSHUW6DQGHUVBiancaneve e il cacciatore) realizzerà SHUOD:DUQHUXQ²OPVX Napoleone. Sceneggiato da -HUHP\'RQHUThe Killing), Napoleon avrà un approccio LQVWLOH©6FDUIDFHª&KLVDUj il protagonista? Don(‘t) Kill Miles Davis! S’intitola Kill the Trumpet Player il biopic su Miles Davis che Don Cheadle VLDSSUHVWDDLQWHUSUHWDUHHSHUOD prima volta) dirigere. Nel cast anche (ZDQ0F*UHJRUqXQJLRUQDOLVWDGHOOD rivista Rolling Stone) e Zoe Saldana. dicembre 2013 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 11 glamorousNews Cosa succede in città? Eventi speciali, digitali, on stage e live: tutto quello che non puoi e non devi perdere Il cartellone Che risate con quei due Indebito Torna in sala l’unica commedia con Totò e Nannarella insieme Il reportage di Andrea Segre e Vinicio Capposela attraverso il Paese simbolo della FULVLHFRQRPLFDOD Grecia. In diretta il 3 dicembre al cinema Anteo di Milano. “E’ il nostro cinepanettone al contrario”. Con questa battuta Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna, annuncia il ritorno in sala (dal 9 dicembre in una trentina di schermi) di Risate di gioia (1960), la versione restaurata della commedia di Mario Monicelli in cui per la prima e unica volta recitarono insieme Totò e Anna Magnani. Fa parte della lista di 10 titoli scelti dalla Cineteca per una seconda vita al cinema. Tiepida l’accoglienza di pubblico e critica a suo tempo, con Morandini che ORGH²Qu©XQRQRUHYROH decoroso infortunio”. Frankenstein Benedict Cumberbatch è il Dottor Frankenstein nell’opera teatrale diretta da Danny Boyle e registrata al National Theatre di Londra. 10 dicembre, The Space Cinema. Jewels Divertissement che omaggia le celebri gioiellerie del mondo. Messo per la prima volta in scena nel 1967 a New York da George Balanchine. 19 gennaio, Nexo Digital. Lo storico ²lm-concerto per i 50 anni della band La Traviata Dalla Scala di Milano, il capolavoro di Verdi, con il soprano Diana Damrau che interpreta Violetta. Dirige il maestro Daniele Gatti. 7 dicembre, Microcinema. Parsifal La meditazione di Richard Wagner sul senso di colpa e la morte con la regia di Stephen Langridge e le VFHQRJUD²HGL$OLVRQ Chitty. 18 dicembre, The Space Cinema. 12 Pietre da Hyde Park rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo dicembre 2013 DQQLGRSRORVWRULFR concerto del 1969, nell’estate del 2013 i Rolling Stones WRUQDQRDG+\GH3DUND Londra per un evento seguito da 100.000 fan. Quel live incredibile, ripreso in alta GH²QL]LRQHYLHQHSURSRVWR nelle sale italiane per una giornata (5 dicembre) che celebra i 50 anni della più ORQJHYDURFNEDQGGHOPRQGR Scaletta che spazia da Start me up a Doom and Gloom (il VLQJRORLQHGLWRLQVHULWRLQ*555 ultima raccolta della band). E poi You Got The Silver, Midnight Rambler, Gimmie Shelter e (I Can’t Get No) Satisfaction. ,O²OPVDUj introdotto da Ernesto Assante e Gino Castaldo, in diretta dal 0HGLPH[GL%DUL colpo d’occhio FESTIVAL DEL MESE a cura di Massimo Monteleone Venezia pensa all’ambiente, a Courmayeur è sempre noir 1 ARCIPELAGO XXI edizione del “festival internazionale di cortometraggi e nuove immagini”. Sezioni competitive: The Short Planet (“corti” internazionali); ConCorto (“corti” nazionali); ([WUD/DUJHGRFXPHQWDUL QD]LRQDOL:RUOG:LGH6HULHV (web series internazionali e italiane). Nuovo giurassico A spasso con i dinosauri per cambiare la preistoria. Almeno in sala G XDLDGDUJOLGHOSUHLVWRULFR A spasso con i dinosauri (19 gennaio in sala) VFRQJHODLO²ORQHJLXUDVVLFR dall’era glaciale in cui rischiava di restare ibernato. Vent’anni dopo Spielberg (Jurassic Park, 1993), i nostri antenati – che avevano PHVVROR]DPSRQHVXXQ¬LQ²QLWD di operazioni tutte uguali – portano il muso fuori dal museo in un’avventura 3D, che combina narrazione formato famiglia e documentario. Tratto da Walking with Dinosaurs, il programma più costoso nella storia della BBC (18 miliardi di lire nel 1999), A spasso con i dinosauri offre agli spettatori un ritratto realistico di come doveva essere la Terra 65 milioni di anni fa. Inoltre, grazie alle recenti scoperte nel campo della paleontologia, i “dino” ci vengono mostrati con maggiore precisione, realizzati in CG ma calati in un habitat naturale simile a quello preistorico (riprese effettuate in una zona disabitata dell’Arizona). Il verismo delle riprese e l’immersione garantita dal 3D sono i veri punti di forza GLXQ²OPFKHSHULOUHVWR racconta l’ennesima storia di formazione (protagonista un piccolo pachinosauro). Nessuna evoluzione è possibile senza raffronto con il passato. G.A. Località Roma, Italia Periodo 2-6 dicembre Tel. (06) 39388262 Web DUFLSHODJR²OPIHVWLYDORUJ mail info@ DUFLSHODJR²OPIHVWLYDORUJ Resp. Stefano Martina 2 FESTIVAL INTERNACIONAL DEL NUEVO CINE LATINOAMERICANO XXXV edizione della manifestazione competitiva che ha in programma pellicole e video latino-americani, lungometraggi a soggetto e ²OPG¬DQLPD]LRQH Località L’Avana, Cuba Periodo 5-15 dicembre Tel. Web KDEDQD²OPIHVWLYDOFRP mail [email protected] Resp. Ivàn Giroud III edizione del festival nato a Venezia nel 2011 con l’obiettivo di approfondire, discutere e divulgare attraverso cortometraggi e lungometraggi - il tema dei cambiamenti climatici e le TXHVWLRQLOHJDWHDOO¬HI²FLHQ]D energetica e alle energie rinnovabili. CINEMA DI SALERNO LXVII edizione della storica manifestazione dove concorrono: lungometraggi DVRJJHWWR²FWLRQWHOHYLVLYH fondazione ente dello spettacolo dicembre 2013 NOIR IN 6 COURMAYEUR FESTIVAL XXIII edizione della rassegna internazionale specializzata nel cinema e nella letteratura di genere mystery, poliziesco, thriller, spionaggio, ma anche horror e fantascienza. In concorso FLUFD²OPLQDQWHSULPD Previsti documentari, omaggi, retrospettive e incontri fra gli autori. Località Courmayeur, Italia Periodo 10-15 dicembre Tel. (06) 8603111 (riferimento a Roma) Web noirfest.com mail [email protected] Resp. Giorgio Gosetti, Marina Fabbri 7 ANCHORAGE INTERNATIONAL FILM 4 FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL rivista del cinematografo 5 INTERNATIONAL FILM FESTIVAL OF KERALA XVIII edizione del festival indiano competitivo che ha LQSURJUDPPD²OPDIULFDQL latino-americani e asiatici. Località Thiruvananthapuram (Kerala), India Periodo 6-13 dicembre Tel. Web NHUDOD²OPFRP mail LQIR#LIINLQ Resp. Bina Paul Venugopal FORWARD FILM 3 THINK FESTIVAL Località Venezia, Italia Periodo 6-7 dicembre Tel. Web WKLQNIRUZDUGIHVWLYDOLW mail LQIR#WKLQNIRUZDUGIHVWLYDOLW Resp. Alberto Crespi, Rocco Giurato 14 cortometraggi, cartoni animati, audiovisivi industriali, turistici, GLGDWWLFLVFLHQWL²FLHVSRUWLYL Località Salerno, Italia Periodo 6-11 dicembre Tel. (089) 231953 Web festivaldelcinema.it mail [email protected] Resp. Mario De Cesare FESTIVAL XIII edizione del festival nordamericano, a carattere competitivo, specializzato in pellicole e video di produzione indipendente. Località $QFKRUDJH$ODVND USA Periodo 6-15 dicembre Tel. (001-907) 3383761 Web DQFKRUDJH²OPIHVWLYDORUJ mail info@ DQFKRUDJH²OPIHVWLYDOFRP Resp. -LP3DUNHU - KATHMANDU 8 KIMFF INTERNATIONAL MOUNTAIN FILM FESTIVAL XI edizione del festival competitivo dedicato al cinema di montagna di tutto il mondo, anche sui popoli e gli sport montani. Località Kathmandu, Nepal Periodo 11-15 dicembre Tel. WebNLPIIRUJ mail LQIR#NLPIIRUJ Resp. Ramyata Limbu RdC in festival Stray Dogs di Tsai Ming-liang e All Is Lost di Robert Redford. A fianco Russell Crowe in Noah, Pelo malo e, a destra, Medeas Rompere il silenzio degli innocenti contro tutte le indifferenze: Tertio non datur L’arca 16 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo dicembre 2013 T utto parte da una suggestione. L’arca. Due film che non potrebbero essere più diversi: All Is Lost di Robert Redford, Stray Dogs di Tsai Ming-liang. Eccellenza hollywoodiana il primo. Opera d’arte il secondo. All Is Lost segue in presa diretta un possibile naufragio. Un uomo solo, su una barca in mezzo all’oceano. L’incidente, la tempesta, la vita in balìa delle onde, nella morsa di una natura in collera. Stray Dogs è, agli antipodi, racconto in moviola. Nulla più accade perché tutto è già accaduto. Il film-testamento di Tsai Ming-liang è lo struggente ritratto di un tempo su cui qualcuno ha già scritto la parola fine. “This is the end” di una natura divorata dal cemento, di un mondo più giusto e solidale (terribile epifania quella dei poveri senza una casa, costretti per pochi spiccioli a fare gli uominisandwich di immobili di lusso in affitto). Campane a morto per una famiglia (una società?), lacerata da una separazione coniugale di cui non si conoscono le cause, ma si vedono le conseguenze. Cani randagi sono il padre e i due figlioletti, mentre raccattano briciole e ipotesi di felicità ai margini di una metropoli disumanizzata. La suggestione: possiedono solo una barchetta, per fuggire via lontano e salutare il diluvio che silenzioso si abbatte nella notte. All Is Lost apre il 17° Tertio Millennio Film Fest (3-8 dicembre, Roma), StrayDogs indelebilmente lo segna. Se un festival è sempre un viaggio, questo è una traversata in mezzo all’oceano, con i sommersi e i salvati della globalizzazione. Il cinema un’utopia a vele spiegate: tutti in fuga dall’oblio. C’è posto per storie cancellate, vittime mute, promesse disattese. Voci di bambini (Pelo malo), silenzi di madri (Medeas), sofferenze di popoli (L’image manquante). Sono tutti clandestini sul grande barcone del mondo. Dignità è la terra che cercano. E mentre Hollywood riscopre il primo migrante della Bibbia – il Noah di Aronofski – noi salutiamo i piccoli Noè saliti sull’Arca del cinema. Se dall’altra parte del mare troveranno qualcuno disposto ad accoglierli, non saranno salpati invano. del Millennio di Gianluca Arnone dicembre 2013 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 17 #RFF8 I GIOCHI DI ROMA Il Marc’Aurelio d’Oro prende il TIR, Hunger Games infiamma l’Auditorium, ma tutto il resto è… chi lo sa? di Federico Pontiggia foto Karen Di Paola 18 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo dicembre 2013 Jennifer Lawrence esulta: La ragazza di fuoco conquista l'ottavo Festival di Roma ottobre 2013 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 19 #RFF8 Una scena di Hunger Games La ragazza di fuoco TIRemm innanz Ha vinto, ma dove va il non doc di Fasulo? Dopo Sacro GRA Leone d’Oro a Venezia, Tir Marc’Aurelio d’Oro a Roma: l’Italia premia on the road, e premia se stessa. Supremazia del cinema del reale oppure cinema in mezzo a una strada? Classe ‘76, friulano, il doc Rumore bianco in carnet, Alberto Fasulo prende un attore (lo sloveno Branko Zavrsan, No Man’s Land); gli fa prendere la patente ad hoc; gli fa fare il camionista per sei mesi; lo riprende per le strade di mezz’Europa. Trovando, dixit, il “paradosso: quello di un lavoro che ti porta a vivere lontano dalle persone care per cui, in fondo, stai lavorando”. Bene, questo “paradosso” è quasi vecchio come il mondo, e ovvio non si limita agli autisti dei bestioni della strada: guardatevi in casa, pensate ad amici trasferiti, parenti commessi viaggiatori, fughe dei cervelli, o alle missioni all’estero attuali e dell’Impero Romano e capirete che forse il paradosso è questo paradosso, nella misura in cui l’autista ne è presentato quale paradigma e la sua situazione lavorativa come Zeitgeist. Ancora, perché chiedere a un attore di fare il camionista? Non perché questa finzione sia ontologicamente infida, semplicemente, ne valeva la pena? Qual è il surplus di senso garantito dalla finzione al TIR non documentaristico? FP 20 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo dicembre 2013 Matthew McConaughey in Dallas Buyers Club CHE ROMA CHE FA? Partiamo dal verdetto dell’ottava edizione, presidente di giuria James Gray: ha vinto Tir di Alberto Fasulo, non il migliore, anzi, i due migliori del Concorso, ovvero, la rom-com futuristica Her di Spike Jonze o l’AIDS dramedy Dallas Buyers Club di JeanMarc Vallèe. Si sono dovuti accontentare del premio agli attori: Scarlett Johansson, solo voce, e che voce (e se anche l’Academy bissasse la scelta?); Matthew McConaughey, sieropositivo, smagrito e formidabile (e se anche l’Academy bissasse la scelta?). Problema, Tir non avrebbe meritato, era solo – ci voleva poco… - il migliore dei tre italiani in competizione, ma ancor più grave - leggi: ridicolo - è che fosse in lizza con Her e Dallas: usato sicuro di lusso – non erano in anteprima mondiale – contro una dignitosa, perfettibile e piccina opera prima made in Italy, che c’azzecca? Gray e soci hanno optato per il patrio sciovinismo, ma sicuri che vadano ringraziati? Il verdetto, à la Müller, pare un retaggio del Controcampo Italiano che fu nelle sue Venezie: mutatis mutandis, Tir l’ha vinto, forse il senso del Marc’Aurelio d’Oro di Roma anno VIII è proprio questo. Dunque? Lo ripetiamo da anni, via il Concorso, a maggior ragione dopo l’abbandono del diktat sulle premiere mondiali: come si può far competere serie A internazionale con l’interregionale nostrana? Robe da pazzi, anzi, da “Festaval”, l’irrisolta crasi di Festival e Festa partorita, ipse dixit, dallo schizofrenico direttore sinofilo. A parte la ormai cronica carenza di star, l’assenza di star, e non, alla premiazione (mancavano quasi tutti, McConaughey, Johansson, persino il miglior regista con Seventh Code Kiyoshi Kurosawa, che tristezza!), il festival capitolino ha cantato un solo giorno, per Hunger Games – La ragazza di fuoco, alias, Jennifer Lawrence. Torme, frotte e folle di ragazzini (alcuni a pernottare all’addiaccio per garantirsi l’indomani il posto al sole sul red carpet) per un evento che ha riempito di entusiasmo l’ostile creatura di Renzo Piano. Ecco, se proprio deve farlo, Roma deve ripartire da qui: fregarsene dello ius primae noctis, abbandonare vezzi competitivi, velleità autoriali e miraggi di grandeur internazionale e dare a Cesare quel che è di Cesare. Cinema pop(olare), mainstream con sapienza, perché chi mai potrà aspettare Tir in sacco a pelo sotto le stelle? Via il Concorso: come si può far competere Her e Dallas Buyers Club con le nostre opere prime? #RFF8 I magnifici 4 Ecco i capolavori (o quasi) di questa ottava edizione. Inarrivabile German di Valerio Sammarco E’ difficile essere un Dio Il capolavoro del Festival: l’ambiziosa, laboriosa opera postuma di Aleksej German, tratta dal romanzo dei fratelli Strugackij (1964), costringe a riposizionare lo sguardo. Una devastante allegoria sul potere, sull’impossibilità di modificare la ciclicità della storia e sull’inesauribile spinta che muove l’uomo nel tentare di cambiare il corso degli eventi. Imperdibile. Her L.A., un futuro qualsiasi. Theodore e Samantha. Lui scrive lettere per conto terzi, lei è un sistema operativo. Diventano amici, poi si innamorano. A ben vedere, lo stesso percorso che ha instaurato Spike Jonze con il suo pubblico. Al quarto film – anche grazie a Joaquin Phoenix e (alla voce di) Scarlett Johansson (premiata) – è amore totale. Incondizionato. Senza se e senza Ma(c). Dallas Buyers Club Uno script che girava da una quindicina d’anni. Il coraggio per portarlo sullo schermo lo ha avuto Jean-Marc Vallée: la vera storia di Ron Woodroof, che nel 1985 scoprì di essere sieropositivo. 30 giorni di vita la prognosi, molti di più quelli che impiegherà per sferrare i primi duri colpi alla Food and Drugs Administration americana. Indimenticabile McConaughey, giustamente premiato. The Mole Song: Undercover Agent Reiji Esplosivo, ironico e pirotecnico: Takashi Miike infiltra una talpa nella yakuza e ritrova lo stile che anni fa lo rese regista di culto in tutto il mondo. Gli ingredienti: un protagonista bizzarro ma ultratenace per un’improbabile ma riuscitissima fusione tra slapstick comedy e yakuza movie. E il manga Mogura no Uta di Noboru Takahashi rivive sullo schermo. Travolgente. 22 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo dicembre 2013 LUIGI & AURELIO DE LAURENTIIS PRESENTANO & CONCEPT BY FOTO: STEFANO MONTESI E PHILIPPE ANTONELLO & PRODUTTORE ESECUTIVO MAURIZIO AMATI UN FILM FILMAURO PRODOTTO DA AURELIO E LUIGI DE LAURENTIIS DAL 19 DICEMBRE AL CINEMA www.facebook.com/ColpiDiFortuna WINE PARTNER IN COLLABORAZIONE CON IL PER VISUALIZZARE I CONTENUTI EXTRA DEL FILM SCARICA L’APP DI AR-CODE E INQUADRA L’IMMAGINE COVER STORY Lo Hobbit - La desolazione di Smaug. A destra la nuova animazione Disney, Frozen - Il regno di ghiaccio Un fanta 24 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo dicembre 2013 Il ritorno dell’Hobbit ma non solo: vademecum per le feste tra cartoon, fantasy, grandi autori e l’Italia da ridere di Angela Bosetto sticoNatale dicembre 2013 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 25 COVER STORY S Smaug, il terribile drago usurpatore (doppiato in originale da Sua Vocalità Benedict Cumberbatch), si è svegliato dal lungo sonno e ora la riconquista di Erebor sarà più che mai difficile per il valoroso Thorin Scudodiquercia (Richard Armitage) e i suoi dodici nani, sia pur accompagnati da Gandalf il Grigio (Ian McKellen) e dallo hobbit, eroe per caso, Bilbo Baggins (Martin Freeman). Lungo il viaggio incontreranno Beorn il Mutapelle (Mikael Persbrandt), gli Elfi Silvani del Bosco Atro (re Thranduil/Lee Pace, suo figlio Legolas/Orlando Bloom e la guerriera Tauriel/Evangeline Lilly) e gli umani di Esgaroth, fra i quali sta per sorgere un nuovo leader: Bard l’Arciere (Luke Evans). Puntuale come l’anno scorso, il 12 dicembre arriva Lo Hobbit – La desolazione di Smaug, capitolo centrale della trilogia diretta da Peter Jackson che si concluderà nel 2014 con Racconto di un ritorno. Tuttavia, se fan di J.R.R. Tolkien si stanno già fregando le mani da mesi in attesa del loro viaggio natalizio nella Terra di Mezzo, non bisogna scordarsi di chi sentendo parlare di fantasy con nani, elfi e draghi viene colto da un improvviso attacco di orticaria. Tranquilli, il cinema non va mai in vacanza, soprattutto in questo periodo. Di Philomena e I sogni segreti di Walter Mitty si parlerà nelle pagine successive: ora scorrete insieme a noi tutti gli altri titoli in uscita tra il 19 dicembre e il 9 gennaio e decidete quali saranno i vostri film delle feste. 26 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo dicembre 2013 ANIMAZIONE Piovono polpette 2 – La rivincita degli avanzi (dal 25 dicembre) Regia Cody Cameron, Kris Pearn Visto l’enorme successo del primo capitolo, il sequel era obbligatorio. L’imbranato inventore Flint Lockwood ha lasciato Swallow Falls, ma la sua macchina è ancora attiva e sta creando strani animali fatti di cibo… Dopo aver conquistato il botteghino americano, esce da noi il giorno di Natale. Frozen – Il regno di ghiaccio (dal 19 dicembre) Regia Chris Buck, Jennifer Lee Il 53° Classico Disney si ispira molto liberamente alla fiaba di Hans Christian Andersen La regina delle nevi e racconta il viaggio avventuroso della principessa Anna per ritrovare la sorella maggiore Elsa, la quale, accusata di essere una strega, è fuggita dal regno lasciandolo in un inverno perenne. Il castello magico (dal 1° gennaio) Regia Jeremy Degruson, Ben Stassen Dai creatori di Le Avventure di Sammy ecco un altro film pensato appositamente per i più piccini. Ce la farà l’eroico gattino Tuono a salvare, insieme ai suoi nuovi bizzarri amici, la casa del buon mago che lo ha accolto, ma che gli avidi nipoti di costui vogliono mettere in vendita? Capitan Harlock 3D (dal 1° gennaio) Regia Shinji Aramaki Il giusto omaggio alla grandezza del pirata spaziale nato dalla fantasia di Leiji Matsumoto nel 1976 o la solita CGI bella senz’anima? Dopo mesi di speculazioni, l’attesa è finita e ogni fan, in cuor suo, chiede solo “fammi rubare, Capitano, un’avventura dove io son l’eroe che combatte accanto a te”. “Ho scritto una decina di film di Natale, ma non avevo mai scritto film sul Natale” dice Brizzi, che mette in scena una famiglia allargata alle prese con l’obbligatoria riunione durante le festività. L’ispirazione ufficiale è Parenti serpenti di Mario Monicelli, ma dubitiamo sia altrettanto velenoso. COMMEDIE ITALIANE Colpi di fortuna (dal 19 dicembre) Regia Neri Parenti Con Christian De Sica, Francesco Mandelli Tre diverse storie nel segno della crisi economica e delle bizze della fortuna. Cinepanettone o meno, sarà l’ultima pellicola natalizia di De Sica, in neonata coppia comica col “solito idiota” Mandelli. Gli altri due segmenti del film sono affidati a team già collaudati: Lillo & Greg e Luca & Paolo. Un fantastico via vai (dal 12 dicembre) Regia Leonardo Pieraccioni Con Leonardo Pieraccioni, Serena Autieri Cacciato di casa dalla moglie, Arnaldo si ritrova a vivere come conquilino in una casa di studenti universitari e a riflettere sull’antico adagio “quant’è bella giovinezza che si fugge tuttavia”. In caso ve lo steste chiedendo, no, non è il sequel de I laureati, ma, sì, c’è sempre Massimo Ceccherini. Spaghetti Story (dal 19 dicembre) Regia Ciro De Caro Con Valerio Di Benedetto, Cristian Di Sante Indovina chi viene a Natale (dal 19 dicembre) Regia Fausto Brizzi Con Claudio Bisio, Angela Finocchiaro Far uscire un’opera prima durante uno dei periodi più affollati del mercato è una scelta quasi suicida. Eppure dicembre 2013 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 27 COVER STORY Gaines (in realtà si chiamava Eugene Allen), che, lavorando alla Casa Bianca dal 1952 al 1986, servì otto presidenti (Truman, Eisenhower, Kennedy, Johnson, Nixon, Ford, Carter e Reagan). questa commedia agrodolce sui “giovani adulti” è stata l’unica pellicola italiana a partecipare al Festival Internazionale di Mosca, dove ha riscosso sorrisi e applausi. Auguriamole il bis. Un boss in salotto (dal 1° gennaio) Regia Luca Miniero Con Rocco Papaleo, Paola Cortellesi Nuovo tentativo di sfruttare la frizione Nord/Sud. Cristina, trasferitasi in Trentino insieme al marito, vede la propria routine sconvolta quando si trova costretta a ospitare per gli arresti domiciliari il fratello Ciro, che non vede da quindici anni e che ritrova implicato in un processo di camorra. FILM D’AUTORE American Hustle (dal 1° gennaio) Regia David O. Russell Con Christian Bale, Bradley Cooper Russell ripesca dagli anni Settanta l’Operazione ABSCAM (che vide l’FBI collaborare con un artista della truffa contro la corruzione) e la mette al servizio dei suoi attori preferiti (oltre a Cooper e Bale, ci sono pure Amy Adams, Jennifer Lawrence e Robert De Niro). Unica new entry in squadra Jeremy Renner. 28 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo dicembre 2013 The Butler – Un maggiordomo alla casa bianca (dal 1° gennaio) Regia Lee Daniels Con Forest Whitaker, John Cusack Uno dei maggiori successi dell’estate americana in pole position per gli Oscar: la vita del maggiordomo nero Cecil C’era una volta a New York (dal 9 gennaio) Regia James Gray Con Joaquin Phoenix, Marion Cotillard Nuovomondo e nuove identità, fiorite oltre il no passing di Ellis Island. E’ il succo del mélo d’epoca e trasmigrante di James Gray. 1921, USA. Due sorelle polacche, Ewa e Magda, cercano di entrare nel paese. Solo una vi riuscirà, introdotta illegalmente da un uomo di malaffare. Sarà amore clandestino? G.A. L’INFERNALE BENEDICT Continua il viaggio della compagnia dello Hobbit. Il nemico peggiore? Il drago Cumberbatch A dodici anni dal Signore degli anelli torna Lo Hobbit e stavolta si intitola La desolazione di Smaug, nelle sale italiane dal 12 dicembre per la Warner, a sottolineare che non sarà certo una passeggiata per Bilbo Baggins. Secondo capitolo di un’altra ambiziosa trilogia, diretto ancora una volta da Peter Jackson, “Non lo sanno in molti – racconta -ma dopo aver pubblicato la trilogia, Tolkien riprese in mano Lo Hobbit per dare una continuità tra un’opera e l’altra. Alla fine non è andato oltre il terzo capitolo”. Lo Hobbit arriva infatti nel ’37 quasi vent’anni prima del Signore degli Anelli (’54-’55), “Per me è stato il contrario - prosegue Jackson -. Quando ho girato Il Signore degli anelli ero sicuro sarebbe stata un’esperienza irripetibile. Non pensavo che saremmo tornati nella Terra di Mezzo, eppure anche questa volta è stata indimenticabile. La nostra opera tiene conto di molte fonti, delle 100 pagine di appendice del ‘Signore degli Anelli’ e dei Racconti incompiuti. Così dal libro di 300 pagine siamo riusciti a immaginare tre film, e non è stata una decisione puramente commerciale”. La storia è ambientata sessant’anni prima de Il signore degli anelli e incomincia con il buon Bilbo coinvolto suo malgrado in un affare più grande di lui: reclamare il Regno dei Nani di Erebor governato dal terribile drago Smaug. E’ questo l’asso nella manica del nuovo episodio: il bravo Sherlock (beniamino della tv inglese) Benedict Cumberbatch, dopo il cattivissimo John Harrison di Star Trek – Into the Darkness e Assange in Quinto potere, ormai viaggia decisamente dalla parte del male. M.S. L'occhio del drago Smaug, in alto l'arciere Orlando Bloom dicembre 2013 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 29 tra le nuvole Ben Stiller tra immaginazione e realtà. Con I sogni segreti di Walter Mitty per rendere omaggio al cinema e al grande magazine USA WHAT 30 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo dicembre 2013 ‘‘ W alter Mitty ha questo di particolare, che ha ormai ripudiato la vita reale, ricca soltanto di difficoltà, di sgradevoli compagnie e di mortificazioni, per la vita che sa offrirsi con l’immaginazione, momento per momento. Egli ha sceso l’ultimo scalino della degradazione romantica e non ha altro conforto, che di vedersi vivere: però sotto altre spoglie e in ben altre circostanze che non siano quelle della sua mediocre esistenza. Soltanto in sogno Walter Mitty si concede la forza, l’intelligenza, la bellezza e l’audacia che pure sa di possedere. E, come Madame Bovary che legge Walter Scott e non sa immaginarsi l’amore se non in meravigliosi scenari gotici all’italiana, così Walter Mitty non può immaginarsi la vita se non negli scenari che gli suggerisce ogni sera il Cinema: perché Walter Mitty è il vero uomo nuovo del secolo, la dolce vittima del Cinema, e tutta la sua immaginazione è incatenata ai modelli eroici che ormai lo schermo ha proposto all’umanità”. Così Ennio Flaiano – su Il mondo del 9 aprile 1949 – descriveva il protagonista di The Secret Life of Walter Mitty, racconto scritto da James Thurber nel 1939. Personaggio, Walter Mitty, che proprio il cinema ha conosciuto la prima volta nel ’47, grazie al film di Norman Z. McLeod, Sogni proibiti il titolo italiano, rivisto in chiave comica 35 anni più tardi da Neri Parenti (Sogni mostruosamente proibiti) e ora – grazie al nuovo adattamento firmato da Steve Conrad per la regia di Ben Stiller – outsider tra i vari blockbuster pronti ad invadere le sale per le festività natalizie. Interpretato dallo stesso Stiller, questa volta Walter Mitty lavora all’archivio fotografico del celebre magazine LIFE: incapace di affrontare a viso aperto il mondo reale, si rifugia in un mondo di fantasia amplificato anche dalle innumerevoli immagini avventurose ed esoti- Al centro Sean Penn in una scena del film. In apertura Ben Stiller che passate sotto i suoi occhi in più di 15 anni di lavoro. Ma sarà la vita reale a catapultarlo in un incredibile viaggio: per l’ultima copertina della versione cartacea del magazine, infatti, il grande fotografo Sean O’Connell (Sean Penn) chiede per mezzo telegramma l’utilizzo del “negativo 25”, una foto che – parole sue – “è la quintessenza della vita” (di Life, appunto). Negativo misteriosamente scomparso, però: e Walter Mitty, spronato anche dalla collega di cui è segretamente innamorato (Kristen Wiig), partirà alla volta della Groenlandia, toccherà l’Islanda e raggiungerà poi l’Afghanistan. In cerca del fotografo, per scoprire se stesso. Alla quinta regia di un lungometraggio, Ben Stiller firma la sua opera più complessa e affascinante: The Secret Life of Walter Mitty (I sogni segreti di Walter Mitty da noi), infatti, pur mitigando l’aspetto irriverente dei suoi precedenti lavori, mantiene intatto – amplificandolo – lo sguardo sulla magia del cinema (incredibili le sequenze in cui il protagonista immagina di essere l’eroe di un film d’azione, irresistibile invece il momento in cui sogna di invecchiare con la sua amata parodiando Il curioso caso di Benjamin Button), sulla potenza dell’immagine e sull’importanza di conservarne memoria (l’omaggio a LIFE è lì a dimostrarlo). Tra realtà e sogno, David Bowie (con l’immortale Space Oddity) e gli Of Monsters and Men (con la trascinante Dirty Paws), Walter Mitty abbandona finalmente la “capsula”. E vive. [This is Major Tom to Ground Control I’m stepping through the door And I’m floating in a most peculiar way And the stars look very different today]. IS LIFE? di Valerio Sammarco dicembre 2013 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 31 intervista “Non so se avrei la forza di questa donna”, confessa l’attrice 79enne, all’ennesima prova magistrale: “Ma di Federico Pontiggia non lasciatemi sola” JUDY DENCH “L’ho incontrata, Philomena Lee. Molto divertente, non me l’aspettavo: ha 80 anni, abbiamo pranzato insieme, e mi ha raccontato la sua storia”. Una dolce luccicanza negli occhi, parla Dame Judi Dench, che con Philomena di Stephen Frears segna l’ennesimo vertice di una carriera eccelsa. Dal libro di Martin Sixsmith, passando per le penne di Steve Coogan (nel film interpreta Sixsmith) e Jeff Pope, la storia di Philomena è cambiata: “Non ha accompagnato Martin negli States, ma serviva al film”. Ma molto altro, moltissimo è lei in carne e ossa: “Philomena è una donna incredibile, ha la faccia e la forza per comportarsi così come pochissimi altri al mondo: cattolica, non odia, accetta genuinamente quel che le è capitato, e fa i conti con la propria fede. Trovare il figlio, conoscere quel che gli è successo, è più importante di tutto”. Il dolore non manca, c’è, ma la Dench non l’ha visto: “Pensavo che confrontarsi con un’assoluta estranea sarebbe stato per lei atroce, viceversa, Philomena s’è completamente aperta, una splendida persona, sincera, chi avrebbe agito così?”. Forse, c’è una ragione dietro la serenità della signora Lee: “Il perdono, travalica 32 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo dicembre 2013 tutto il resto: l’odio, il risentimento sono modi spiccioli di vivere”. Philomena è un exemplum, Dame Judi confessa la volontà di “non renderla glamour sullo schermo, rispettare la sua naiveté e trovare una forma consona”, e va oltre: “Non credo, anzi, so per certo che io quella forza di perdonare non l’avrei avuta”. Lo dice partecipe, commossa, forse, riconoscente per quel cinema che permette di comprendere, essere una come Philomena, rimanendo se stessi. E poi Judi Dench ride, ricordando di “non aver mai voluto lavorare con gente difficile, troppo difficile, qualcuno con cui non potevo farmi una risata, qualcuno senza sense of humour”. Viceversa, “è facilissimo ridere con Frears, lo faccio da anni”. Sempre con una risata, e l’ennesima luccicanza, accoglie la domanda sullo stato di salute del cinema inglese: “Macché salute, ci sono buoni film, altri no”. E, dice, vale anche per quello italiano, per il cinema tout court. Un’altra risata la fa fare a noi, con una risposta inconsapevolmente paradossale: “Sean Connery ha l’Alzheimer? Non ne so niente…”. Non tornerà più nei panni di M nella saga di James Bond, dopo Skyfall: “Al massimo una foto- FOTO: KAREN DI PAOLA PHILOMENA PERDONA, IO... Dentro la storia Incinta nell’Irlanda del ’52, Philomena Lee (Dench) viene reclusa con altre “ragazze perdute” nel convento di Roscrea. Il figlio viene dato in adozione a una coppia americana: 50 anni dopo Philomena non ha smesso di cercarlo, finché in suo soccorso non arriva il giornalista Martin Sixsmith (Steve Coogan)... dicembre 2013 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 33 intervista "Non sarò più M di 007, al massimo una fotografia sul comodino, o un fantasma, chissà?” A destra il regista Stephen Frears, sopra un'immagine di Philomena 34 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo grafia sul comodino o forse un fantasma”, ma per 007 ha eterna gratitudine: “Ho tantissimi fan adolescenti, qualcuno viene pure a vedermi sul palcoscenico, chissà che il teatro non guadagni qualche spettatore in più…”. Judi si mette sul set, calca le assi della scena, e si vede da fuori: “Quando ti chiedono di fare qualcosa, e sai come farlo: questa è la cosa più eccitante del mio lavoro. Ma non chiedetemi di farlo da sola: è il mio incubo, la relazione con il regista e i colleghi è vitale per me”. Sul red carpet non è a suo agio, “ma faccio quello che devo”, piuttosto, ama dipingere, e “andare a nuotare in Congo, co- dicembre 2013 me ho appena fatto”. Sorride con gli occhi, lo fa da 79 anni (compleanno il 9 dicembre), e tanti film ce lo ricordano: dalla Giulietta zeffirelliana del ’61 all’Elisabetta I di Shakespeare in Love (Oscar non protagonista, 1999), fino a questa indomita, commovente Philomena. Chiamatela divina, chiamatela Dame. Judi Dench. UNA COMBINAZIONE PERFETTA Sceneggiatura a prova di bomba per un dramma rimosso. Steve Coogan e Judi Dench in un duetto memorabile di Silvio Danese dicembre 2013 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 35 l’asso nella manica N essuno è perfetto, battuta memorabile della storia del cinema adatta a questa strana coppia di investigatori molto privati che resuscita combinazioni della commedia classica americana mentre rimette in gioco questioncelle come la deviazione dell’opera di carità in tortura psicologica in qualche ramo della Chiesa cattolica. Per Philomena, a 70 anni arriva il momento della verità, confessa in famiglia l’esistenza di un figlio perduto e chiede a un giornalista, Martin Sixsmith, autore del libro da cui è tratto il film, di aiutarla a ritrovarlo. Lei piena di fede, tenace, impaurita, determinata, appassionata di romanzi rosa con finali romantici, una Judi Dench austera e catalizzante, che riesce a indossare una fede impermeabile all’aberrazione di cui è vittima, dimostrando però la lucidità di distinguere tra la Legge e l’eccezione, l’ispirazione in Dio e l’errore umano. Lui ateo, giornalista politico in dismissione, scettico osservatore delle contraddizioni istituzionali, ma generoso e vigile detective di un’inchiesta familiare che squaderna omertà e omissioni clericali, la star comica britannica Steve Coogan, autore della formidabile sceneggiatura, che ricorda Howard Hawks e Billy Wilder. Non è una boutade. Frears e Coogan, il primo cercando i tempi scenici, il secondo scavando sul fianco ironico del materiale drammatico, smascherano l’as- Formidabile lo script dell’attore britannico, che ricorda Howard Hawks e Billy Wilder surdo, il grottesco, la natura paradossale dei comportamenti sviscerando le “differenze” e lasciando agli attori spazi certi, già navigati, di detonazione, come Grant/Hepburn o Lemmon/Matthau. Frears ha in curriculum una sensibilità umoristica delle differenze diversa dall’assillo sociale che muove le battute di Loach, se stiamo a due autori inglesi di sano impegno. Lo dice: “Non mi sono mai preoccupato dei valori sociali del mio film”. La Chiesa dovrebbe difendere le donne e i bambini, invece nel caso delle Maddalene, in quel frangente, nell’Irlanda cattolica degli anni ‘50 e ‘60, ha distrutto relazioni parentali . Nei conventi delle suore Magdalene finivano ragazze innamorate o violentate a partorire “figli della colpa”. Le ragazze-madri, abbandonate dalle famiglie per vergogna e scandalo, vivevano una prigionia, sfruttate in lavanderia senza compensi. Dati in adozione per mille sterline, i bambini sparivano per sempre, migliaia di bambini. Nel caso di Philomena Lee, la strana coppia ritrova il figlio a Washington, funzionario importante dei repubblicani, ma è morto di Aids. Era gay e viveva clandestinamente con un compagno. Siamo a metà film. Incomincia la toccante ricostruzione di una vita perduta per una madre mancata, che scopre di essere ancora vittima... Come affrontare in altra misura, e dopo il film di Peter Mullan un comportamento così tragico? Nessun colpo di spugna, nessuna assoluzione, sarebbe inammissibile. Diciamo che il risultato non è “realistico”, ma è vero, proprio nella proprietà delle regole di finzione adottate. Tra risate e pianti, commuove, informa, ricostruisce un dolore, riconcilia, invece di alimentare nuovi conflitti. E, una volta ammesso il disastro, possiamo davvero lasciarci con una battuta “divina”: nessuno è perfetto. Steve Coogan è Martin Sixsmith. A sinistra con Judi Dench / Philomena 36 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo dicembre 2013 MOLIÈRE Fabrice Luchini Lambert Wilson HFRQ Maya Sansa DAL REGISTA DI LE DONNE DEL 6º PIANO XQƐOPGL Philippe Le Guay DA DICEMBRE AL CINEMA PER VISUALIZZARE I CONTENUTI EXTRA DEL FILM SCARICA L’APP DI AR-CODE E INQUADRA L’IMMAGINE intervista FOTO: ALESSANDRO DI SIMONE Dance 38 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo dicembre 2013 il mondo che balla Al centro Josh Holloway in una scena del film. In apertura un'esibizione dal vivo Dietro le quinte della gara più importante del pianeta: Battle of the Year, tra finzione e live di Alessandro De Simone ontpellier, novembre 2011. I cancelli del Palasport della cittadina francese sono ancora chiusi, circa diecimila ragazzi sono in attesa della Battle of the Year, il più importante evento del mondo per le crew hip hop. Ogni anno dodici gruppi si danno battaglia per contendersi il primato di migliore dance crew e portarsi a casa un ricco premio. Mesi di allenamenti, di nuovi movimenti, di coreografie pensate, riviste e corrette, vengono messi in gioco nei cinque minuti dell’esibizione. Ma stavolta c’è già un riconoscimento per tutti. La Battle of the Year 2011 è poi diventata un film, con protagonisti tutti i ragazzi presenti sul set, quasi naturale, della scena finale della pellicola diretta da Benson Lee, già autore del bellissimo documentario Planet B-Boy, vera e propria Bibbia della cultura hip hop. Battle of the Year si regge su una struttura classica, tra il dance movie e il cinema sportivo: Jason Blake, ex allenatore di basket in disgrazia, viene assunto per dare disciplina e training ai dodici migliori BBoy americani, messi insieme da un produttore hip hop per portarli a vincere la Battle of the Year, trofeo che per quindici anni è lontano dai confini a stelle e strisce. L’arduo compito sarà soprattutto fare di questi ragazzi, molti assai problematici, degli uomini capaci di creare una squadra vincente. A caricarselo sullo spalle troviamo Josh Holloway, che dopo avere lasciato l’isola di Lost ha faticato a trovare un altro posto sulla terra. “Mi piaceva molto la storia”, ci ha raccontato il buon vecchio Sawyer nel backstage della Battle of the Year, in attesa di vedere la sua crew finta esibirsi davanti a un pubblico vero. “Ho anch’io M un passato da B-Boy, quando ero giovane l’hip hop stava nascendo e dove vivevo da ragazzo c’erano tanti ragazzi che ballavano la break e facevano musica. Non è stato difficile entrare nello spirito, soprattutto perché ho cercato di ispirarmi a film come Il sapore della vittoria o Colpo vincente”. E non è un caso, perché quel tipo di competizione è alla base della cultura hip hop, che negli ultimi anni è stata anche spesso svilita dalla pletora di dance movies che hanno infestato il grande schermo con una serialità scientifica, da Step Up in poi, ma che ha trovato la sua forma cinematografica migliore in pellicole di tutt’altro tenore. Basti pensare a L’odio di Mathieu Kassovitz, favola tragica dei ragazzi che dalle banlieu vanno nella Parigi di Oz al ritmo del miglior groove transalpino, musica ricca di contaminazioni afro che contrappunta il racconto con un ritmo naturalmente destinato a finire male. Come nei film in cui Spike Lee si ricorda di essere Spike Lee, vedi Clockers e soprattutto He got Game, opera somma a cui molto deve questo dance movie stereoscopico. Al fianco di Holloway troviamo Laz Alonso, Chris Brown (il manesco ex fidanzato di Rihanna) e l’atletica e bellissima Caity Lotz, che possiamo apprezzare anche nella seconda stagione di Arrow nei panni di Black Canary. E c’è anche un po’ d’Italia, con i De Klan, crew romana con membri provenienti da tutto lo stivale, e con Francesco Castelnuovo, storico conduttore di Sky Cinema qui a fare il suo mestiere dall’altra parte del grande schermo. Quando si dice la magia del cinema. dicembre 2013 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 39 personaggi ROSSO Storie cupe e ruoli da cattiva: Julianne Moore vira nel dark. Prima Lo sguardo di Satana, ispirato al famoso romanzo di Stephen King, poi il thriller Non-Stop di Jaume Collet-Serra e Maps to the Stars di Cronenberg di Angela Bosetto 40 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo dicembre 2013 Julianne Moore in Lo sguardo di Satana - Carrie dicembre 2013 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 41 personaggi ‘‘L a mamma era una donna molto grossa e portava sempre un cappellino in testa. Negli ultimi tempi le sue gambe avevano cominciato a gonfiarsi e i suoi piedi sembravano sempre sul punto di traboccare dalle scarpe. Indossava un vestito di panno nero con un collo di pelliccia nera. I suoi occhi azzurri erano ingigantiti dagli occhiali bifocali senza montatura.” Alzi la mano chi, leggendo la descrizione che Stephen King fa di Margaret White in Carrie (1974), ha pensato a Julianne Moore. Invece è proprio lei a prendere il posto di Piper Laurie (altra rossa troppo bella per la parte, che però Brian De Palma volle in Carrie – Lo sguardo di Satana, 1976) e a interpretare la tremenda madre di Carrie/Chloë Grace Moretz nel nuovo adattamento del libro, che arriva in Italia il 9 gennaio con il titolo Lo sguardo di Satana – Carrie. E qui i nostri titolisti meritano un applauso non solo per l’incredibile fantasia, ma per aver invalidato in un colpo tutte le dichiarazioni della regista Kimberly Peirce (Boys Don’t Cry) e delle protagoniste sul fatto che il film non sia il remake del precedente, ma una nuova versione del romanzo, che traspone la storia al giorno d’oggi, un’epoca in cui isolamento e bullismo adolescenziale hanno raggiunto livelli allarmanti, soprattutto grazie alla complicità dei social media. Confrontarsi con una pellicola ritenuta un caposaldo horror è un rischio, motivo per cui forse Jodie Foster ha preferito declinare l’invito a vestire i panni di Margaret. Invece la Moore, che, ironia della sorte, aveva già sostituito la Foster in Hannibal (2001), non si è tirata indietro. “Adoro il film del 1976! Ha segnato la mia giovinezza e l’idea di rileggere Carrie secondo una prospettiva contemporanea era intrigante.” Per prepararsi l’attrice ha studiato il romanzo: “King è dettagliatissimo nel descrivere il passato di Margaret e questo permette di comprendere quanto devastanti siano stati i traumi che ha subito”. Il punto critico è stato approcciarsi al personaggio non come interprete, ma come madre. “Per fortuna, mi sono trovata d’accordo con l’idea che Kimberly aveva del personaggio: al mondo Magaret ha solo Carrie e se la perdesse sarebbe la fine. È una donna folle e miserabile, ma i suoi abusi sulla figlia non sono dettati dal sadismo o Chloë Grace Moretz e "sua madre" Julianne Moore in una scena del film C come Carrie Banco di prova per la giovane Moretz, sempre più a suo agio con creature infernali Goffa e timida, l’infelice Carrie White è il simbolo di tutte le adolescenti quotidianamente umiliate dalla vita e dai coetanei. Ma, al contrario dei milioni di altre ragazze nelle stesse condizioni, ha un dono con cui potrà vendicarsi e scatenare tutta la sua furia: la telecinesi. Prima di Chloë Grace Moretz, la fragile e terribile creatura nata dalla penna di Stephen King aveva già avuto i volti di Sissy Spacek (nella pellicola Carrie – Lo sguardo di Satana, 1976) e di Angela Bettis (nel film televisivo Carrie, 2002). Ai giornalisti Chloë ha dichiarato: “So che Carrie è un cult a più livelli, ma ci sono moltissimi ragazzi che non hanno mai letto il libro, né visto le precedenti versioni. Abbiamo lavorato pensando sia a loro, sia ai vecchi fan: speriamo di aver trovato il giusto equilibrio!” A.B. 42 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo dicembre 2013 dalla violenza, quanto dalla volontà distorta di educarla nel modo giusto. Perché lei la ama.” La Moore è notoriamente atea, eppure, quando si inizia a parlare del bigottismo fanatico di Margaret, mette subito le mani avanti: “Nella nostra versione la questione religiosa ha un ruolo marginale rispetto a quella di De Palma o al libro, perché Chloë è cristiana e non avrebbe mai girato una pellicola che offendesse i credenti. La stessa Carrie non ha nulla di demoniaco, è solo una povera ragazza maltrattata da tutti e condotta ben oltre il punto di rottura”. Con Carrie si apre per Julianne (da poco appena insignita con l’ambita stella sulla Hollywood Walk of Fame) una stagione cinematografica virata al dark, che la vedrà privilegiare storie cupe (il thriller "E' UNA MADRE FOLLE E MISERABILE, MA I SUOI ABUSI SULLA FIGLIA SONO DETTATI DALLA VOLONTÀ DISTORTA DI EDUCARLA NEL MODO GIUSTO" Non-Stop di Jaume Collet-Serra e il dramma Maps to the Stars di David Cronenberg) e ruoli perfidi, come la strega Mamma (!) Malkin nel fantasy Il settimo figlio (2014, in cui ritrova Jeff Bridges a sedici anni di distanza da Il grande Lebowski) e la machiavellica politica Alma Coin nei due capitoli di Hunger Games – Il canto della rivolta (2014/2015). Come direbbe Mae West, quando sono buona, sono molto buona, ma quando sono cattiva sono ancora meglio. dicembre 2013 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 43 TFF31 Cisco Pike e Club Sandwich, il vincitore di Torino TUTTI I COLORI DI TORINO Il fascino di questa rassegna va oltre i suoi film. Calore, partecipazione: sfumature che fanno la differenza di Gianluca Arnone 44 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo dicembre 2013 INSIEME A BERLINO è l’unico festival europeo a rischio neve. Ma il fascino di Torino sta anche in questo, nel Corso decorato a festa, la Mole con pinnacolo imbiancato, la borghesia a suo agio tra pellicciotti devasta-animalisti e sciarpe di cashmere che assiepano i cinema insieme a lagnosi giornalisti e studenti sprofondati nei felponi, riconoscibili da una vaga cordialità planetaria. In fondo la citta degli Agnelli è molto meno classista di tante altre realtà, se è vero che nello spazio di mezzo chilometro puoi incontrare persino vecchie glorie hollywoodiane (Elliot Gould), showman di casa nostra (Chiambretti), venditori di rose pakistane e uomini dietro cappotti che intimoriscono solo a guardarli. Eppure questa città ha un sorriso che non ti aspetti. Come se decenni di migrazione meridionale ne avessero cambiato il dna. O è il cinema, questo grande aggregatore sociale (l’avevamo dimenticato?), a mettere tutti di buon umore? La magia dell’evento, l’aria elettrizzata dell’attesa, quel momento prima di entrare in sala, la calorosa comunione di intenti, battute, aneddoti e impressioni che unisce pubblici diversi, spettatori senza pass o etichette, è in fondo ciò che varrebbe la pena vivere, tutte le volte che si aspetta fuori dalla grande camera oscura. Ma allora, perché è così speciale solo qua? PICCOLI ESORDIENTI CRESCONO Ottimi gli italiani e buon livello generale: ma i neo-maestri dove sono? Sostanzialmente buono il livello dei film selezionati da Virzì & co. per il concorso, con il sospetto però di non aver trovato grandi autori per il futuro. Alcuni nomi (Pilote, Eimbcke, Betbeder) sono già una realtà, arrivavano con l’opera seconda o terza confermando di sapere maneggiare una mdp e di avere talento sufficiente per fare del bel cinema. Ma è mancato il capolavoro capace di indicare dove splenderà la stella di domani. Pazienza, consoliamoci con i due ottimi titoli italiani in gara, entrambi un debutto, La mafia uccide solo d’estate di Pif e Il treno va a Mosca di Ferrone e Manzolini, curiosamente vicini nel lavoro di scavo e reinvenzione della memoria d’archivio. E non asciughiamoci troppo presto gli occhi commossi da Pelo Malo di Mariana Rondòn, né dimentichiamo la travolgente disperazione di Senso to hitori di Junichi Inoue, crudele meditazione sul Giappone postbellico così simile a quello di oggi. A dirigerlo un allievo di Oshima e Wakamatsu. Ma il maestro, dov’è? RISCOPRENDO LA NEW HOLLYWOOD Cult e sorprese di un decennio epocale (‘67-’76). E non finisce qui… FUORI ORARIO Folle, indisponente, libero: il cinema come deve essere, After Hours Basterebbe un titolo come Computer Chess, anarchica disamina videoludica sui semi di follia impiantati nella cultura americana (tra paranoie antigovernative, pc coscienti, degeneranti fanatismi settari) per dire grazie a un’intera sezione. Ma poi ti accorgi che nel calderone c’è anche l’israeliano Big Bad Wolves, che Tarantino ha già definito uno dei film migliori dell’anno (e sono sufficienti i primi violentissimi dieci minuti per capire perché), e non ti sembra vero. E ti rincitrullisci dietro un improbabile quanto efficace horror ecologista ambientato sulle Alpi tedesche (The Station), una versione allucinata e distopica de La conversazione (lo scandinavo LFO), un manuale dell’horror di serie B (V/H/S/2) e un college movie demenziale sul quale piomba all’improvviso un meteorite che sdoppia tutti i personaggi (Plus One). Insomma per essere visioni di mezzanotte, come le ha definite la curatrice Emanuela Martini, ci hanno lasciato svegli ben oltre l’orario consentito. Una fucina del cinema più indisponente e libero che faticherebbe oggi a trovare spazio tanto nel monopolistico esercizio quanto nell’omologato palinsesto televisivo, dove per programmazione non ortodossa s’intende il più delle volte di bassa qualità. After Hours forever! Con un impatto simile a quello che la Nouvelle Vague aveva avuto in Europa, la New Hollywood è stata la terza rivoluzione del cinema americano dopo il sonoro e il noir. Il Sogno veniva fatto a pezzi dopo gli attentati ai presidenti, le contestazioni giovanili, il Vietnam. Si impongono nuovi autori e star, cambiano gli assetti produttivi, le major costrette a inseguire i ribelli. 80 titoli per omaggiare un decennio epocale (’67-’76), 36 quest’anno, il resto nel 2014. Spazio ai capisaldi, come Gangster Story ed Easy Rider, ma sono i meno noti (Electra Glide, Cisko Pike) a segnare l’eccezionalità della retrospettiva. dicembre 2013 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 45 TFF31 confidenze sotto la mole JON TURTELTAUB LA MIA NOTTE CON QUATTRO VECCHI LEONI “Freeman è ok, De Niro un perfezionista, Douglas si commuove, Kline è folle” Michael Douglas, Robert De Niro, Kevin Kline e Morgan Freeman in una scena del film 46 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo dicembre 2013 QUANDO NEL CAST hai Michael Douglas, Robert De Niro, Morgan Freeman e Kevin Kline, tutti vincitori di almeno un premio Oscar, fare il regista dovrebbe essere il mestiere più semplice al mondo. Invece Jon Turteltaub se la faceva sotto dalla paura. Con quattro marpioni così, pensava, devi guardarti le spalle: “Esiste una ricetta segreta per situazioni come questa - confessa il regista di Last Vegas, film d’apertura del festival di Torino - ed è quella che ho seguito con successo, ossia non avere timore reverenziale non sarebbe umano. Averne troppo sarebbe sciocco”. Non fa una piega, ma in pratica? Più comprensibile la captatio benevolentiae che riserva ai suoi campioni (in questo mestiere servono amici così): “Ah nessun capriccio, nessuno! Sono stati tutti così gentili, disponibili, umili, professionali. Solo De Niro ha voluto dormire in un albergo diverso dal nostro: ha preferito il suo”. Poi vai a scavare, e scopri che Freeman è il più easy della comitiva (“Si è proposto lui a noi, e quando recita si limita a leggere il copione dandogli solo la sua particolarissima intonazione”), Douglas il più fragile (“Era normale che certe vicissitudini della sua vita ricadessero sul personaggio”), De Niro un perfezionista senza rimedio (“Ripete la stessa battuta una ventina di volte finché non trova l’espressione giusta”), Kline un rompiscatole (“Kevin prova la scena in tutti i modi che il cinema ha inventato per fare quel tipo di scena: una follia”). Tra tutti, Kline è quello che Turtelatub fatica a dimenticare di più: “Sono dovuto volare a New York e parlargli 5 ore filate prima che accettasse la parte. Kevin è così, dice no a qualunque ruolo gli offrano. Ecco perché lavora così poco a Hollywood”. FESTA MOBILE Apertura e chiusura hollywoodiana: Last Vegas e Grand Piano. In mezzo tanti titoli per una Festa che fa della quantità, prima che della qualità, la sua ragion d’essere. Spazio alla struggente tranche de vie in bianco e nero (Frances Ha di Baumbach e Inside Llewin Davis dei Coen), alle stralunate variazioni d’autore (Only Lovers Left Alive di Jarmusch e Prince Avelanche di David Gordon Green), ai mille affluenti dell’indie americano (The Way Way Back, Drinking Buddies, This is Martin Bonner senza dimenticare il re degli indie, Redford, impegnato in All is Lost), alla carica dei canadesi (Blood Pressure, The Husband, The Grand Seduction). Un po’ di esotismo (l’indiano Ugly, l’algerino Loubia Hamra), di scuola europea (il polacco Ida e il francese Suzanne) e 5 italiani: The repairman di Mitton, Tutte le storie di Piera di Marcias (dedicato alla Degli Esposti), Riccardo III di Gassman e Scarchilli, Temporary Road di Pollicelli e Tani (su Battiato) e 8 restaurato di Fellini, la ciliegina sulla torta. EUROPOP Sulla carta, l’unica vera novità portata da Virzì al festival torinese: una sezione interamente dedicata ai blockbuster europei inediti nel nostro paese: “Una passeggiata sulle vette del botteghino continentale, per scoprire cosa piace ai nostri vicini”, l’aveva definita il direttore. Interessante, ma proprio per questo ci saremmo aspettati una sezione più corposa di quella che poi in effetti abbiamo trovato: appena cinque titoli, di cui uno italiano (La mossa del pinguino di Amendola, il suo debutto alla regia), messo lì con una motivazione debole (“Gli auguriamo il successo degli altri”). Insomma Europop è solo un abbozzo di quello che avrebbe potuto essere, una sezione spolpata forse dalle altre (Festa Mobile?), che ha finito per sparire nel gran calderone della kermesse. Da ricordare Molière in bicicletta di Philippe Le Guay, una commedia amara che non a caso gira intorno al Misantropo di Molière, e Drogowka, il poliziesco polacco che fa le pulci a un intero reparto di polizia. DOCUMENTARI Non è un caso che il cinema del reale sia oggi il più gettonato, tra premi e primi apprezzamenti persino dal pubblico. E’ uno dei filoni più vitali del cinema contemporaneo, come dimostra la finestra documentaria di Torino 31. Divisa artatamente tra Internazionali, Italiani e Documenti, la sezione ci ha restituito invece un’unica grande famiglia, fatta di lavori che con sempre più coraggio si affrancano dal reportage per tentare audaci soluzioni linguistiche e nuove poetiche. I due capolavori dell’anno erano qui: L’image Manquante di Rithy Panh, sul potere dell’arte contro il più infame degli eccidi (quello della memoria), e Le dernier des injustes di Claude Lanzmann, nuovo capitolo della sua personale indagine sulla Shoah. Nota di merito per gli italiani, dove lo sguardo tra le intercapedini del reale sposa finalmente una prassi cinematografica libera da condizionamenti di altro tipo: notevoli Stop the Pounding Heart, I fantasmi di San Berillo, Striplife e Habitat (Piavoli). dicembre 2013 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 47 TFF31 IL SEME DEL TALENTO Il FilmLab continua a crescere e a raccogliere successi. Prova la numerosa presenza ai festival internazionali nema (che invece finanzia e produce film micro budget), è molto più ampia: anno dopo anno ha sfornato progetti, aiutato giovani registi, collegato paesi e culture tra loro. Nel tempo sono aumentate il numero di partnership estere, pellicole distribuite, premi internazionali. Così altre opere hanno preso il volo, sempre grazie al FilmLab: Leones, il bell’esordio dell’argenPER UNA VOLTA I CONTI TORNANO. Non solo un’idea brillante ma uno sviluppo eccellente: i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Stiamo parlando del Torino FilmLab, nato nel 2008 con il supporto della regione Piemonte, il comune di Torino e il Ministero per i Beni Culturali, e arrivato alla sesta edizione in ottima forma, merito di un ottimo team capitanato da Savina Neirotti (da 1.140.000 euro il budget è lievitato a 1 milione e 600 euro, di cui però la metà provengono da finanziamenti esteri: Comunità Europea e numerosi altri partner). Basta menzionare qualche titolo per capire il succes- La bicicletta verde. Sopra Salvo e in basso Le quattro volte so del FilmLab: Le quattro volte di Michelangelo Frammartino selezionato per la Quinzaine des realizateurs di Cannes e venduto in più di 50 paesi; Salvo di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, Grand Prix e Prix Révélation alla Sèmaine de la Critique di Cannes, per rimanere sul territorio. Ma la “mission” del FilmLab, che da quest’anno collabora con il Biennale College Ci- tina Jazmín López, l’anno scorso in Orizzonti del Festival di Venezia, e uno dei casi più interessanti della scorsa stagione: La bicicletta verde di Haifaa al-Mansour, primo film di una donna saudita, che ha fatto il giro del mondo e dei festival. Ancora: Buon anno Sarajevo di Aida Begic e il delizioso Lunchbox, declinato in ricette dall’indiano Ritesh Batra, hanno trovato consenso e attenzione presso stampa e pubblico festivaliero (Cannes, Torino, etc.). “Il nostro obiettivo in un momento di grande difficoltà – dice l’ideatore e presidente dell’Advisory Board, Alberto Barbera -, in cui la creatività individuale è minacciata dalle scelte della industria culturale, è quello di contribuire a far sì che esista un’alternativa, che un altro tipo di cinema sia ancora possibile”. MARINA SANNA 48 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo dicembre 2013 RITRATTI di Orio Caldiron Icona tedesca e musa di Fassbinder, l’ultima Schygulla memorabile è nel Mondo nuovo di Scola Storia di Hanna 50 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo dicembre 2013 N Hanna Schygulla: in alto con l'Orso d'Oro a Berlino nel 2010, a destra con Fassbinder Nessuna più di Hanna Schygulla – l’icona del nuovo cinema tedesco degli anni settanta dal fisico esile, gli occhi chiari, il volto irregolare, lo sguardo enigmatico – rifugge l’identificazione con il personaggio, privilegiando la recitazione secca, ironica, distaccata ma di grande magnetismo. Nasce il 25 dicembre 1943 a Katowice durante l’occupazione nazista della Polonia. Solo nel dopoguerra la sua famiglia si riunisce a Monaco di Baviera, dove studierà fino alle superiori. Si iscrive poi all’università per diventare insegnante, ma frequenta anche la scuola d’arte drammatica dove incontra Rainer Werner Fassbinder con il quale condivide le provocazioni dell’Antiteater, l’aggressivo gruppo off di cui sono tra i fondatori: “Eravamo due animali solitari, con gran bisogno di disordine, con una grande esuberanza”. Sullo schermo si fa notare in L’amore è più freddo della morte (1969) che, tra atmosfere da noir americano e omaggi alla nouvelle vague, inaugura la prima stagione del cinema di Fassbinder in cui è la presenza più ricorrente. Il sodalizio continua con Le lacrime amare di Petra von Kant (1972), il melodramma claustrofobico dove incarna la sensualità proletaria alle prese con i gelidi meccanismi del potere borghese. Se gli sceneggiati tv le assicurano la popolarità, la prima affermazione di interprete arriva solo con Effi Briest (1974), ancora di Fassbinder dal romanzo di Theodor Fontane. Nell’intenso ritratto d’epoca, gli aneliti di libertà della eroina sono soffocati dal clima opprimente della società maschilista di fine Ottocento in cui è imprigionata. Il successo del film coincide con la crisi personale dell’attrice che sembra non riconoscersi più nella sua immagine cinematografica. È in questo periodo che riprende gli studi fino alla laurea, viaggia in Europa e negli Stati Uniti, ritorna al teatro. Quando riprende il rapporto con il cineasta che l’ha lanciata, Il matrimonio di Maria Braun (1979) segna la sua consacrazione internazionale grazie al notevole personaggio della sposa di guerra che fa il mercato nero e l’entraîneuse in un dancing per americani fino a diventare una ricca donna d’affari. Coraggiosa, risoluta, egoista, pronta a ogni compromesso, raffigura in tutta la sua ambiguità il trauma della ricostruzione della Germania alle soglie del boom economico. Negli ultimi appuntamenti con il regista tedesco, il piccolo ruolo di Berlin Alexanderplatz (1980) si perde nei ritmi torrenziali del serial televisivo, mentre il controverso Lili Marleen (1981), sulla vita della cantante Lale Andersen, esaspera il protagonismo dell’attrice a scapito dello sfondo storico nel segno del divismo dell’antidiva. Sono numerose le partecipazioni al cinema d’autore europeo, tra cui L’inganno (1981) di Volker Schlöndorff, Passion (1982) di Jean-Luc Godard, Storia di Piera (1983) di Marco Ferreri. Ma l’apparizione più memorabile è quella di Il mondo nuovo (1982) di Ettore Scola nei panni della contessa austriaca in fuga che al decrepito Giacomo Casanova, uno splendido Mastroianni, confessa che è stato il primo amore della sua vita. All’apice della fama, l'attrice sembra non riconoscersi più nella sua immagine cinematografica dicembre 2013 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 51 Designed by Arch. Andrea Viviani Accomodatevi e g o d e te v i lo spettacolo Made in Italy THE COMFORT SHOW w w w. c i n e a r r e d o i t a l i a . c o m I TOP 5 54 al Cinema OTTIMO BUONO SUFFICIENTE MEDIOCRE SCARSO Blue Jasmine 57 60 Piovono polpette 2 66 Oldboy 64 The Butler - Un maggiordomo alla Casa Bianca Still Life 58 63 Dietro i candelabri Qui e là 59 La moglie del poliziotto 68 Molière in bicicletta 54 Blue Jasmine 57 Still Life 58 Come il vento 58 Qui e là 58 Free Birds - Tacchini in fuga 59 La moglie del poliziotto 60 Piovono polpette 2 63 Dietro i candelabri 63 Il terzo tempo 64 C’era una volta un’estate 64 The Butler 66 Oldboy 68 Lunchbox 68 Molière in bicicletta 69 Preview Il grande match Sapore di te Il capitale umano Two Night Stand The Starving Games Hansel e Gretel dicembre 2013 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 53 i film del mese Sull’altalena tra glam e disperazione, Cate Blanchett si supera ancora una volta 54 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo dicembre 2013 BLUE JASMINE Un Allen chiamato Melancholia: basta favole, il ritorno negli States è una carezza in un pugno In uscita Regia Woody Allen Con Cate Blanchett, Sally Hawkins Genere Drammatico (98’) I critici anglosassoni si sono soffermati sugli echi di Un tram chiamato desiderio, sulla fortuna di San Francisco nel cinema di Allen, sui suoi indelebili personaggi femminili, cui ora si deve aggiungere la Jasmine di Cate Blanchett, ma non di solo cinema vive un uomo, e anche Woody si deve adeguare: quanti rovelli, magagne, vissuti e trascorsi privati ci sono in questo suo ultimo film? Tanti, e l’ineluttabile amarezza, la necessaria infelicità di Blue Jasmine non sembra scelta meramente artistica, ricorso poetico, evenienza drammaturgica: Jasmine sta male e, parrebbe, Woody pure, ma il pubblico dove sta? Specchiandosi in Jasmine, a metà strada: attrazione e repulsione, l’immedesimazione è il tertium non datur. Su Woody uomo vai a sapere, ma il cineasta sta benone: forse, dovrebbe curare meglio le scene, qui e là si sente il “buona la prima”; forse, la contemplazione delle classi basse non è il suo forte; forse, la stanchezza e la prospettiva sul fine vita rendono amari e non gli fanno più amare i suoi personaggi; forse, ma Blue Jasmine è uno degli Allen migliori da Pallottole su Broadway. Moltissimo va ascritto a Cate Blanchett, splendida altalena emozionale nei panni dell’eponima socialite neworkese che, complice il tracollo del marito (Alec Baldwin, perfetto) fedifrago e truffatore à la Bernie Madoff, passa dalle stelle alle stalle, raggiungendo esaurita e disoccupata la sorella povera (Sally Hawkins, ottima) a San Francisco. Occasione di rinascita, riscatto, resurrezione? Macché, è durissima: la sorella ha un fidanzato macho (Bobby Cannavale), due marmocchi da un precedente matrimonio (l’ex marito è uno dei tanti rovinati da Baldwin), eppure, sta meglio lei. Jasmine no: alterna sofisticatezza glam – è vestita da Dio, complimenti alla costumista – e disperazione alcoolica (il bicchiere sempre in mano, vodka martini su tutti), vagheggia una nuova vie en rose e poi parla da sola, è un pendolo impazzito tra passato e presente, nostalgica potenza e atto rovinoso (gli attributi si possono scambiare). Soprattutto, non sa stare da sola. Studia informatica per darsi al design d’interni online, lavora da un dentista arrapato, poi trova un bel diplomatico con ambizioni politiche (Peter Sarsgaard): il principe azzurro? Potrebbe, ma Allen non (si) racconta più favole: dopo Midnight in Paris e To Rome with Love, il back in the US è una carezza in un pugno, una risata nella tragedia, una scorza di limone nel martini, buttato giù previo Xanax. Se per per Kechiche (titolo internazionale de La vita di Adele, dal fumetto omonimo) Blue is the warmest colour, per Allen no: blu rimane il colore della tristezza. Blue Jasmine, l’onnipresente Blue Moon e un altro pianeta-pillola già osservato da Lars von Trier: Melancholia. FEDERICO PONTIGGIA dicembre 2013 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 55 EAGLE PICTURES LISTINO 2014 LES GARÇONS ET GUILLAUME À TABLE! AMERICAN HUSTLE Cast stellare diretto da David O. Russell, uno dei registi americani più interessanti del panorama cinematografico contemporaneo. IL CENTENARIO CHE SALTÒ DALLA FINESTRA E SCOMPARVE Una storia originale e brillante che si colloca sulla scia di Woody Allen, Billy Wilder e di tutto ciò che sta offrendo di meglio il cinema europeo nell’ultimo periodo in termini di audacia, creatività, originalità di forma e contenuti. Un viaggio indimenticabile attraverso gli eventi del ‘900 in compagnia di uno straordinario personaggio. Regia: David O. Russell (The Fighter, Il lato positivo) Cast: Christian Bale (The Fighter, Il cavaliere oscuro, The Prestige) Bradley Cooper (Il lato positivo, Una notte da leoni, Limitless) Jeremy Renner (The Bourne Legacy, Mission Impossible Protocollo Fantasma, The Avengers) Amy Adams (The Fighter, The Master, Come d’incanto) Jennifer Lawrence (Il lato positivo, Hunger Games, X-Men L’inizio) Regia: Guillaume Gallienne Cast: Diane Kruger (Bastardi senza gloria, Troy, The Host) Guillaume Gallienne (Marie Antoinette, Il concerto) Carole Brenner (Tranches de Vie) Regia: Felix Heringren Cast: Robert Gustafsson Mia Skäringer Alan Ford (Snatch – Lo strappo, L’esorcista – La genesi) SERENA SUPERCONDRIAQUE DIVERGENT L’attore/regista più famoso della commedia francese affronta con ironia una delle fobie più attuali del nostro tempo. La consolidata coppia da Oscar Lawrence-Cooper di nuovo insieme. Il primo capitolo di una nuova trilogia già best seller nel mondo. Regia: Susanne Bier (In un mondo migliore) Cast: Jennifer Lawrence (Il lato positivo, Hunger Games, X-Men – L’inizio) Bradley Cooper (Il lato positivo, Una notte da leoni, Limitless) Toby Jones (Hunger Games, Biancaneve e il cacciatore) Rhys Ifans (The Amazing Spiderman, Notting Hill) Regia: Dany Boon (Giù al Nord) Cast: Dany Boon (Giù al Nord, L’esplosivo piano di Bazil, Niente da dichiarare) Kad Merad (L’immortale, Il piccolo Nicolas e i suoi genitori) Judith El Zein (Cena tra amici) Regia: Neil Burger (Limitless, The Illusionist) Cast: Shailene Woodley (Paradiso Amaro) Kate Winslet (Titanic, Se mi lasci ti cancello, Neverland) Theo James (I fantasmi di Bedlam, Downton Abbey) Maggie Q (Nikita, Il collezionista, La sfida - Le regole della truffa) PREMATURE KHUMBA HOLIDAY Una favola colorata e divertente sulla diversità e l’amicizia che sono la forza più grande! Una commedia surreale, irriverente con un cast giovane e molto promettente. Regia: Dan Beers Cast: Adam Riegler Jonathan Kleitman Zoe Myers Parisa Johnston Un imperdibile musical che racconta un triangolo amoroso in stile anni ’80. Regia: Max Giwa, Dania Pasquini Cast: Giulio Berruti Leona Lewis Annabel Scholey Greg Wise Hannah Aterton Regia: Anthony Silverston anticipazioni PAWN SACRIFICE SAINT VINCENT DE VAN NUYS A LITTLE CHAOS Sul grande schermo l’incontro di scacchi che ha fatto storia. Un’improbabile amicizia tra un uomo e un ragazzo sullo sfondo di una Brooklyn contemporanea. La storia mai raccontata di come è sorto uno dei simboli più maestosi della monarchia francese. Regia: Ed Zwick (Blood Diamond, L’ultimo samurai, Amore e altri rimedi) Cast: Tobey Maguire (Il grande Gatsby, Spider-Man) Liev Schreiber (Il fondamentalista riluttante, X-Men, le origini - Wolverine) Regia: Theodore Melfi (Opera prima) Cast: Bill Murray (Ricomincio da capo, Lost in Translation) Naomi Watts (The Impossible, Diana, La promessa dell’assassino) Melissa McCarthy (Le amiche della sposa, Una notte da leoni 3) Regia: Alan Rickman (L’ospite d’inverno) Cast: Kate Winslet (The Reader, Titanic, Se mi lasci ti cancello) Matthias Schoenaerts (Un sapore di ruggine e di ossa) Alan Rickman (Harry Potter, Love Actually) Stanley Tucci (Il diavolo veste Prada, Amabili resti, Gambit, Il quinto potere) SELFLESS SPINNING GOLD Un thriller psicologico in cui i confini tra coscienza e identità sono messi alla prova. Il grande ritorno di Spike Lee per raccontare una leggenda della musica made in USA Regia: Tarsem Singh (Biancaneve, The Cell) Cast: Ryan Reynolds (Buried - Sepolto, Lanterna Verde) Ben Kingsley (Ender’s Game, Gandhi, Hugo Cabret) Regia: Spike Lee (Malcolm X, Fa’ la cosa giusta, La 25ª ora) Cast: Justin Timberlake (Runner Runner, Amici di letto, Alpha Dog) www.eaglepictures.com facebook.com/eaglepictures #eagle_pictures i film del mese STILL LIFE Meraviglioso gesto di umana pietà. Eddie Marsan ci porta via il cuore Anteprima Regia Uberto Pasolini Con Eddie Marsan, Joanne Froggatt Genere Drammatico (87’) QUANDO SI MUORE, si muore soli: è una legge di vita a cui si oppone John May, funzionario comunale che ha fatto scopo della sua vita ridare dignità e compagnia alle persone morte in solitudine. Cercando nelle loro cose, frugando nella loro vita, scoprendo solitudini e dolori senza nome e spesso senza volto, e facendo propri sogni e (dis)illusioni di tutti coloro che non hanno nessuno ad accompagnarli nell’ultimo viaggio per poter inventare, almeno nell’estremo saluto, una vita fatta degli stessi frammenti ma con un segno positivo che ne trasfiguri la malinconia. Still Life di Uberto Pasolini, film denso e rigoroso, eppure morbido e mai rassegnato, è la sua storia, la storia di un uomo che pur essendo la natura morta del titolo, fin dall’inizio sa imprimere a tutta l’opera un senso di funerea vitalità: ed è un senso preciso e coerente, rigoroso nell’immagine e nel significato. In questo modo, Still Life diventa anche un’opera che respira cinema e vita dalle prime sequenze, che intreccia con disinvoltura il grottesco - sopra le righe - della finzione con quello amaro - della vita vera: e dimostra che il suo regista ha un’idea di cinema matura e per niente banale, prendendo una storia semplice come quella di John May e trasformandola in un racconto che di scena in scena assume forme diverse ma sempre aderenti al suo linguaggio. E allora il film parte come una commedia, si rabbuia in rigoroso dramma nordico per diventare, alla fine, horror surreale quasi gioioso. Senza perdere di vista l’obiettivo, ovvero l’ombra di una vita che divora con il suo incedere famelico e impietoso, frenata da un protagonista, guerriero silenzioso, dedito a combatterne le piccole ingiustizie che travolgono anche la morte, ricomponendo pezzi di esistenze a brandelli. Eddie Marsan interpreta tutto con lirica sospensione e incantato smarrimento; e con lui, Pasolini dirige un film importante e bello, che si incrosta nel profondo- e ricorda quanto sia doveroso vivere la vita con responsabilità morale. GIANLORENZO FRANZI Pasolini ha un’idea di regia matura e mai banale dicembre 2013 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 57 i film del mese COME IL VENTO Valeria Golino è la donna coraggio Armida Miserere ARMIDA MISERERE, il destino nel nome. Prima donna direttore di prigioni in Italia, sul lavoro è stata forte e inflessibile come l’eroina della “Gerusalemme liberata” ma nel privato sconquassata da immensi dolori. Una vita all’interno delle carceri di massima sicurezza, prigioniera anch’essa non meno dei detenuti, fino alla resa finale che la porta a un suicidio vissuto come liberazione. Nonostante le continue intimidazioni Armida non si è mai piegata, nemmeno di fronte all’uccisione del compagno freddato dalla ‘ndrangheta. Per raccontare una donna così ci voleva un’attrice speciale, e il regista Marco Puccioni la trova nell’intensa Valeria Golino, che dà il meglio di sé: la sua Armida non ha nulla dei santini tratteggiati da tanta pessima fiction televisiva. Sceneggiatura e regia tese a restituire lo spessore umano di una donna eccezionale, questo ritratto femminile è perfetto, quello dell’Italia leggermente sfocato, ma Come il vento resta un nobile esempio di quel cinema di denuncia di cui si sente la mancanza: Armida Miserere è un personaggio emblematico anche dei nostri anni, dove chi è fedele a un’ideale paga spesso un prezzo troppo alto in termini di affetti e libertà. Mentre lo stato resta, inadeguato, a guardare. ANGELA PRUDENZI In sala Regia Marco Simon Puccioni Con Valeria Golino, Filippo Timi Genere Drammatico (110’) In sala In uscita FREE BIRDS QUI E LÀ DUE TACCHINI viaggiano nel tempo per una missione importante: impedire che i loro simili diventino il piatto tipico del Giorno del Ringraziamento, e non solo. Diretto da Jimmy Hayward (Ortone e il mondo dei Chi e Jonah Hex), Free Birds rimane vittima di una sceneggiatura sgangherata e di una comicità così QUI E LÀ, ovvero Messico e States: Pedro torna al nativo villaggio di Guerrero, dopo l’immigrazione clandestina negli Usa per campare la sua famiglia, moglie e due figlie, che quasi non lo riconoscono più. Il ritorno non è prodigo, i problemi impazzano, Pedro non sa più dove sta, meglio, come stare al mondo: qual è la sua casa? Due tacchini, ma allo spiedo: animazione grossolana 58 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo dicembre 2013 elementare da provocare più sbadigli che risate. Poco convincente anche un’animazione piuttosto grossolana rispetto a quella delle principali case di produzione a stelle e strisce. ANDREA CHIMENTO Regia JImmy Hayward Genere Animazione Neorealismo messicano: premiato a Cannes Asciutto, “elementare” e minimalista, l’esordio del Antonio Méndez Esparza ha vinto la Semaine di Cannes 2012: neorealismo latino, qui e là è sempre grande cinema. FEDERICO PONTIGGIA Regia Antonio Méndez Esparza Con Pedro De los Santos, Teresa Ramírez Aguirre LA MOGLIE DEL POLIZIOTTO Il germe della violenza in 59 quadri dolenti e raffinati: la grande intuizione di Gröning In sala Regia Philip Gröning Con David Zimmerschied, Alexandra Finder Genere Drammatico (172’) CON LA PAZIENZA di un analista di francobolli e l’intuizione di un collezionista di turbamenti, l’autore del sorprendente Il grande silenzio (“caso raro di un film sulla nozione del tempo”, Morandini) scopre una via possibile, fruttuosa, per raccontare un “ordinario” delitto di famiglia e non arenarsi nell’indignazione, come il mainstream americano ha fatto ciclicamente. Con grande dominio del tragico nascosto sotto il tappeto, Philip Gröning va al di là del “cinema della minaccia”, a guardare come un male cresce dentro tra i perseguitati e i persecutori che un giorno avevano scelto di amarsi. Di quello che succede nelle case, tra le persone, i bambini e gli adulti, cioè tra le emozioni, la routine, le relazioni, non sappiamo niente, se non ce lo racconta il cinema, o la letteratura, e Gröning prende la questione per una via nuova, rispetto a certe fiction cruente. In cinquantanove quadri che si aprono e si chiudono lasciando allo spettatore un ruolo nella composizione, per associazione o accumulo, incontriamo un modello apparentemente “dolce” di disturbo di coppia: ci introduce nella vita monotona del giovane poliziotto, ci racconta della moglie timida, gentile, con cui c’è competizione ed erotismo, rifiuti e tenerezze, una madre morbida e protettiva di una bimba che riceve dal padre sia amore sia insofferenza, dove conta anche andare a dormire e svegliarsi insieme, e insegnare comunque alla bambina a rispettare quella persona che picchia la mamma... Proprio mentre si racconta le antitesi dei comportamenti, la grande intuizione di Gröning è che la violenza ha un seme spesso profondo e insondabile, che proprio nella complessità delle relazioni familiari può sfuggire l’intensa, ambigua relazione tra il sopruso e la gentilezza, il pugno e la carezza. Dice il regista del suo poliziotto: “Il male gli cresce dentro, è una crudeltà che non avrebbe mai potuto immaginare”. Premio Speciale della Giuria al Festival di Venezia, da vedere. SILVIO DANESE Come il male cresce dentro, tra i perseguitati e i persecutori dicembre 2013 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 59 i film del mese PIOVONO POLPETTE 2 Apparato visivo pop e colorato: un vero e proprio circo psichedelico Anteprima Regia Cody Cameron, Kris Pearn Genere Animazione (95’) GLI HAMBURGER, che un tempo cadevano dal cielo, ora si sono trasformati in temibili mostri dotati di arti a forma di patatine fritte: la verve anarchica e surreale di Piovono polpette, grande successo del 2009, prosegue e cresce senza sosta nell’atteso sequel che si prepara a sbancare i botteghini natalizi italiani, dopo aver guadagnato oltre cento milioni di dollari in patria soltanto nel primo mese di programmazione. Il film si apre esattamente dove il precedente era terminato: il bizzarro inventore Flint Lockwood è riuscito a salvare Swallow Marina da una tempesta di cibo causata da un suo stesso macchinario. Ora la sua genialità 60 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo dicembre 2013 viene finalmente riconosciuta grazie all’invito del potente Chester V a entrare a far parte della The Live Corp Company, che riunisce i più brillanti inventori del mondo. Mentre Flint cerca di destreggiarsi nella nuova realtà, una notizia lo costringerà a tornare nella sua cittadina: la sua macchina, ancora funzionante, ha creato dei pericolosi ibridi, metà cibo e metà animali. Diretto da Cody Kameron e Kris Pearn e prodotto dalla Sony, Piovono polpette 2 è un film d’animazione che fatica a carburare ma, una volta trovati i giusti giri, sale gradualmente di ritmo di minuto in minuto. Gli autori riescono a sopperire a un andamento narrativo piuttosto scontato grazie a un apparato visivo pop e colorato: un vero e proprio circo psichedelico che ricorda quello di altri recenti film d’animazione come Madagascar 3 e I Croods, entrambi targati Dreamworks Animation. Ricco di gag irresistibili e di trovate brillanti, soprattutto nella parte centrale, Piovono polpette 2 ha il suo momento migliore nella scoperta di quel mondo meraviglioso che il gruppetto protagonista, insieme agli spettatori, si trova davanti agli occhi: il fascino dei tanti “anima-cibi” è lo stesso esercitato dai dinosauri di Spielberg in Jurassic Park, che viene esplicitamente citato. Tra i doppiatori originali troviamo Anna Faris (Sam, la meteorologa) e James Caan (il padre di Flint). ANDREA CHIMENTO La storia fatica a carburare, poi sequela di gag irresistibili DIETRO I CANDELABRI Efficace nella messinscena, ma incapace di emozionare L’ULTIMO FILM di Steven Soderbergh? Dietro i candelabri, stando alle dichiarazioni del regista, dovrebbe rappresentare la tappa finale della sua carriera, almeno per quanto riguarda i lungometraggi. Nel suo futuro, teatro e serie tv, tra cui l’imminente The Knick. di lui. Ispirato alle memorie dell’artista, Dietro i candelabri, più che un semplice biopic, è la rappresentazione dello stile di vita, orgogliosamente kitsch, del grande pianista. Soderbergh racconta le due fasi della sua carriera: dalla popolarità al rapido declino artistico, simboleggiato anche dalla minaccia dell’Aids. Privo in egual misura sia di cali che di particolari guizzi, Dietro i candelabri è un prodotto medio, efficace nella messinscena ma incapace di emozionare come avrebbe potuto. Se, anche negli ultimi anni, Soderbergh ha fatto di meglio (in particolare con Magic Mike), assolutamente strepitosi sono i due protagonisti, Michael Douglas (Liberace) e Matt Damon (Scott Thorson), intensi come non li si vedeva da parecchio tempo. Prodotto dalla Hbo e pensato per il piccolo schermo, Dietro i candelabri racconta la tormentata relazione sentimentale tra Liberace, celebre pianista statunitense nato nel 1919 e morto nel 1987, e Scott Thorson, un aspirante veterinario molto più giovane ANDREA CHIMENTO acerbo, si tratta pur sempre di un esordiente, dimostra però di dirigere con la giusta attenzione. In crescita anche i giovani protagonisti, Lorenzo Richelmy e Margherita Laterza. Facce pulite, belle e non stereotipate che non sfigurano accanto al solido Stefano Cassetti, ruvido come si conviene nei panni dell’educatore. Prodotto da Filmauro e CSC, Il terzo tempo suggerisce che puntare sui giovani dovrebbe essere un imperativo morale per ogni produttore baciato dagli incassi. E alla fine una forma d’investimento giacché una volta desertificato del tutto il terreno delle commedie dalle idee sempre più riciclate, i frutti dovranno per forza essere cercati altrove. In sala Regia Steven Soderbergh Con Michael Douglas, Matt Damon Genere Drammatico (118’) IL TERZO TEMPO Sguardo acerbo ma non convenzionale In sala Regia Enrico Maria Artale Con Lorenzo Richelmy, Margherita Laterza Genere Commedia (96’) PER TRADIZIONE i giocatori di rugby effettuano un terzo tempo festeggiando con la squadra avversaria in segno di lealtà e rispetto. Lo sbandato Samuel, divenuto rugbista perché costretto dall’educatore che lo segue nel suo reinserimento, di strette di mano e pacificazioni non sa che farsene. Quanto meno fino all’incontro con una ragazza che gli mostra la strada per uscire dal tunnel. Siamo insomma dalle parti del romanzo di formazione con caduta e redenzione di prammatica, ma almeno una storia raccontata senza l’obbligo di far ridere. Certo lo sguardo di Artale è ANGELA PRUDENZI dicembre 2013 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 63 i film del mese MAGGIORDOMO ALLA CASA BIANCA THE BUTLER - UN Black Power e larghe intese: Lee Daniels apparecchia Precious e il deludente Paperboy, è la lunga marcia dei neri alla conquista dell’uguaglianza: osservatorio privilegiato, la White House, dove Gaines servì dal 1957 al 1986, portando il caffè a Kennedy, Nixon e Reagan. Una vita a contatto con il Potere, ma senza prenderne nemmeno un pezzo: a casa la moglie Gloria (Oprah Winfrey, super) lo ama, il figlio Louis anche, ma il cuore del pargolo batte per i diritti civili, da Martin Luther King alle Black Panthers. Padre e figlio litigano, ma il regista lavora alle larghe intese: via gli estremismi e riconciliazione familiare con vista Sudafrica. Cast all star, da Rickman alla Fonda (i Reagan), da Cusack (Nixon) a Kravitz, The Butler ha i crismi del mèlo-biopic: un occhio al cuore, l’altro alla Storia, viva il polpettone. FEDERICO PONTIGGIA E ALLA FINE ARRIVA OBAMA. Cecil Gaines (Forest Whitaker, una finestra sull’Oscar) non lo serve, ha rassegnato le sue dimissioni nel 1987 nelle mani di Reagan, e non è un caso: un nero non serve un altro nero, la venuta al potere di Barack segna la fine dell’house nigger, di Cecil e altri maggiordomi di colore come lui, che anche alla Casa Bianca dovevano rassegnarsi a una paga inferiore e zero promozioni. The Butler, diretto da Lee Daniels dopo Anteprima Regia Lee Daniels Con Forrest Whitaker, Oprah Winfrey Genere Drammatico (132’) C’ERA UNA VOLTA UN’ESTATE Come sta l’indie USA? So and so, e qui la conferma In sala Regia Nat Faxon, Jim Rash Con Toni Collette, Steve Carell Genere Commedia (103’) PETER BISKIND scrisse alcuni anni fa un testo sulla genesi e l’evoluzione del cinema indipendente USA, Down and Dirty Pictures, panoramica sulla produzione lontana, apparentemente, dalle major, salvo poi scoprire che oggi gli indies lavorano tutti sotto l’egida delle grandi compagnie, dalla Weinstein Company alla Fox Searchlight. Quell’idea artistica che fu di John Cassavetes è andata corrompendosi fino a essere un surrogato della produzione mainstream. C’era una volta un’estate subisce non poco questo 64 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo dicembre 2013 concetto aspirazionale. Racconto di formazione, che narra la breve estate di un adolescente in una località balneare della East Coast, dove troverà un mentore, un amore e se stesso, offre il destro per riflettere sul futuro stesso dell’indie americano, pericolosamente standardizzato, ma capace di opere dignitose. Nel cast Toni Collette e Steve Carell, un bravo ragazzino problematico e il filosofo sopra le righe gestore di un parco acquatico interpretato da Sam Rockwell. I 100’ scivolano via, ma la sensazione è di un movimento che non ha più molto da dire: troppo preoccupato a farsi notare dalla grande produzione per osare qualcosa di nuovo. D’altronde, gli indies di una volta adesso dirigono Marvel Movies. ALESSANDRO DE SIMONE GOOOL! I, FRANKENSTEIN Genere:Fantasy Regia: Stuart Beattie Cast: Aaron Eckhart (Il Cavaliere Oscuro) Jai Courtney (Spartacus: Sangue e Sabbia, Die Hard) Bill Nighy (Harry Potter, I Pirati dei Caraibi) Yvonne Strahovski (Chuck, Dexter) Genere:Animation 3D Regia: Juan Josè Campanella 14 milioni di Box Office in Argentina Dal premio Oscar© Juan José Campanella uno strepitoso film di animazione in 3D. Oltre 3.000 sale in USA. Uscita day & date Dai creatori di Underworld, il mito di Frankenstein continua in 3D e IMAX. 23 GENNAIO 2014 1 MAGGIO 2014 GREEN INFERNO SNOWPIERCER Genere:Horror Regia: Eli Roth (Hostel) Cast: Lorenza Izzo (Aftershock) Ariel Levy (Aftershock) Sky Ferreira Genere: Azione / Thriller Regia: Bong Joon Ho (Mother, The Host) Cast: Chris Evans (Captain America) Ed Harris (The Truman Show) Il premio Oscar® Tilda Swinton (Michael Clayton) Jamie Bell (Billy Elliot) Il premio Oscar® Octavia Spencer (The Help) Day & Date con USA - L’horror più atteso del 2014 Il ritorno di Eli Roth alla regia, uno dei maestri di film horror del nostro tempo. FEBBRAIO 2014 60 milioni di Box Office in Corea MARZO 2014 THE RAILWAY MAN Prodotto da Park Chan-Wook, visionario regista di Old Boy e Lady Vendetta, tratto dalla Graphic novel “Le Transperceneige”. Distribuzione USA Weinstein Company. UNA NOTTE DA LEONESSE Genere:Drammatico Regia: Jonathan Teplitzky (Burning Man) Cast: Il premio Oscar® Colin Firth (Il Discorso del Re, La Talpa) Il premio Oscar® Nicole Kidman (Moulin Rouge, The Others, The Hours) Genere:Drammatico Regia: Jonathan Teplitzky (Burning Man) Cast: Il premio Oscar® Colin Firth (Il Discorso del Re, La Talpa) Il premio Oscar® Nicole Kidman (Moulin Rouge, The Others, The Hours) Sicuro protagonista agli Oscar® 2015 Dai creatori di Scary Movie, oltre 30 milioni di Box Office in Italia Colin Firth e Nicole Kidman insieme in un film teso e coinvolgente, sui fantasmi del passato ed il peso della vendetta. Tratto dalla biografia di Eric Lomax. APRILE 2014 MAGGIO 2014 Gli sceneggiatori di Scary Movie tornano con una nuova esilarante commedia. Via Ripamonti 89, 20141 Milano - Tel +39 02573742 - Fax +39 02 57374219 - [email protected] - www.kochmedia.it www.facebook.com/Kmedia2 www.youtube.com/user/Kmedia2 @KochMediaIT i film del mese OLDBOY Spike Lee rilegge il cult coreano. Copia quasi conforme, ottimo Brolin In sala Regia Spike Lee Con Josh Brolin, Sharlto Copley Genere Thriller (104’) INUTILE CHIEDERSI la ragione per cui il cinema americano non può fare a meno dei remake. Tutto sta nella grossa lacuna creativa che da anni affligge gli studios e i suoi sceneggiatori, molto più facile adattare una storia già rodata e di successo. Questa è la volta di Oldboy, parte centrale della trilogia della vendetta del regista coreano Park Chan-wook, film che lo portò alla ribalta internazionale e probabilmente neanche uno dei suoi migliori. Spike Lee si spinge assai lontano dai suoi abituali temi per raccontare la storia di un uomo indegno, Joe Doucett, ubriacone, bugiardo e padre e marito assente, che viene tenuto prigioniero per vent’anni e un giorno 66 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo dicembre 2013 rilasciato per poter salvare la figlia dalla morte. Svelerà il mistero, ma a un prezzo altissimo. Lee si mette al servizio della sceneggiatura di un esperto in remake, Mark Protosevich, già autore di Poseidon e Io sono leggenda, e svolge il suo compitino alimentare diligentemente, senza i picchi di Inside Man, ma comunque mantenendo la giusta tensione. Il resto lo fa la storia, in cui non mancano le scene che hanno fatto la fortuna dell’originale. Tutto si regge sulla bella performance di Josh Brolin, che ha fortemente sponsorizzato quest’operazione con lo stesso Park, assai convincente sia nella parte della prigionia che in quella successiva della ricerca, in cui viene accompagnato dalla sempre brava Elizabeth Olsen. Oldboy, pur nel suo essere una copia quasi conforme dell’opera originale, è comunque un prodotto d’intrattenimento di buon livello, a cui manca purtroppo la personalità del suo regista, sebbene Lee riesca comunque a fare un’interessante riflessione sulla colpa e sul castigo, temi a lui cari e sviluppati ben meglio nelle sue opere più personali. Assolutamente da non perdere la performance di Sharlto Copley, attore sudafricano che è senz’altro la più bella scoperta del cinema di Neil Blomkamp. Il suo villain barocco e sopra le righe inquieta davvero, e lo svelamento finale è un pezzo di bravura. ALESSANDRO DE SIMONE Inquietante il villain interpretato da Sharlto Copley i film del mese LUNCHBOX Innamorarsi a Mumbai, tra una ricetta e l’altra attempato. Un biglietto tira l’altro mentre ricette sempre più gustose avvinghiano i palati: da lì all’innamoramento, anche solo immaginato, è un attimo. Così mentre pensieri amorosi prendono forma, decidono finalmente di incontrarsi, lei madre di una bambina e moglie di un uomo che non la desidera più, lui trascinato dalla speranza di una seconda opportunità. Nonostante la trama accattivante (uno dei progetti finanziati dal Filmlab di Torino, selezionato alla Semaine del la Critique di Cannes), l’esordio alla regia di Batra si perde un po’ alla fine, nel dedalo di vie polverose e intricati percorsi della grande Mumbai. Un’opera prima comunque notevole, malinconica, con l’attore di fama mondiale Irrfan Khan. MARINA SANNA IL CASO e le sliding doors, declinato in ricette dall’indiano Ritesh Batra. La storia di Lunchbox incomincia con un equivoco: una consegna sbagliata nell’efficientissimo sistema di smistamento dei “portapranzo” (i famosi “Mumbai Dabbawallahs”, uomini che corrono da una parte all’altra con i loro risciò pieni di contenitori colorati), mette in contatto una giovane casalinga con un funzionario di un ministero, solo e In sala Regia Ritesh Batra Con Irrfan Khan, Nimrat Kaur Genere Drammatico (105’) MOLIÈRE IN BICICLETTA Bel duetto per Il misantropo. E tanti saluti alla “commedia” di oggi In sala Regia Phillippe Le Guay Con Fabrice Luchini, Lambert Wilson Genere Commedia (104’) IL MISANTROPO di Molière costerà caro a Gauthier (Lambert Wilson), star del piccolo schermo, di passaggio a Ile de Ré per convincere l’eremita Serge (Fabrice Luchini) a tornare sulle scene e unirsi a lui nel nuovo allestimento della pièce. Gli propone la parte di Filinte, l’uomo tollerante verso i suoi simili, “il vero pessimista” secondo Serge, che invece vuol fare Alceste, il protagonista. Quattro giorni di prove, per provare a superarsi. Dialoghi che rimpallano tra testo e contesto. Rancori e slanci, animosità e bassezze si staccano dalla 68 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo dicembre 2013 pagina e affondano nei vissuti, in magnifico, amarissimo, duetto. La sceneggiatura di Molière in bicicletta (di Le Guay e Luchini, il primo anche regista) è musica, ma senza questi due attori (affiancati dalla nostra Maya Sansa) resterebbe solo un ottimo spartito. Le nubi si diradano, qualcuno ritrova la fiducia, il film si apre (la bicicletta, metafora del movimento). L’arte guarisce, però non mente: diffidate di canzonette (c’è anche il mondo di Fontana) e demagogiche stoccate. Il film lusinga, il film inganna, l’arte vera no. Questo Molière ammalia il suo pubblico con trucchi da commedia. Ma è il Misantropo a prendersi l’ultima scena. Il suo ingresso zittirà il comédien. Chapeau! GIANLUCA ARNONE i film del mese preview a cura di Manuela Pinetti IL GRANDE MATCH SAPORE DI TE IL CAPITALE UMANO UNA COPPIA di ex pugili rivali in età da pensione tornerà a sfidarsi sul ring a causa di un video amatoriale diventato subito virale in rete, in cui se le danno di santa ragione, e a distanza di anni dal match che avrebbe consacrato entrambi come leggende della boxe. Nessuno sa i motivi della mancata disputa, ma i due si odiano ancora e non è troppo tardi per scoprire, finalmente, chi sarà il vincitore. STESSA SPIAGGIA, stesso mare? Carlo Vanzina dice sì e ci riporta nelle estati del 1984 e 1985, tra soubrette del Drive In, bagnini che seducono straniere, onorevoli socialisti e il rimpianto di rito per le estati di trent’anni prima. Protagonisti assoluti sono i sentimenti e una certa spensieratezza, ma non è un sequel dei due fortunati film Sapore di mare: i personaggi (e le storie raccontate) sono tutti nuovi. “UN FILM sul disastro dell’Italia di oggi”: così Paolo Virzì riassume il suo ultimo film, che prende il via in Brianza la notte della vigilia di Natale, quando un ciclista viene investito da un Suv su una strada provinciale. L’incidente cambia per sempre il percorso di vita di persone molto diverse tra loro, e questa è l’unica certezza dell’intera vicenda: cosa è successo, esattamente, quella notte? Regia Peter Segal Con Robert De Niro, Sylvester Stallone Regia Carlo Vanzina Con Vincenzo Salemme, Martina Stella Regia Paolo Virzì Con Fabrizio Bentivoglio, Valeria Golino TWO NIGHT STAND THE STARVING GAMES HANSEL E GRETEL L’AMORE, il sesso, l’amicizia, la conoscenza (e le avverse condizioni climatiche) ai tempi dei social network: un’imprevista tempesta di neve costringe una coppia al primo incontro - che si è conosciuta online a prolungare forzatamente quella che doveva essere l’avventura di una sola notte. Letteralmente con “two night stand” si intende il secondo appuntamento – diciamo così – galante tra due persone. NELLA TRASPOSIZIONE ufficiale della saga che ha per protagonista l’eroica Katniss Everdeen, “la ragazza di fuoco”, siamo ormai al secondo capitolo. In attesa dei successivi film, arriva intanto la parodia di Hunger Games. Per la settantacinquesima edizione degli “Starving Games”, in palio ci sono del prosciutto vecchio, un cetriolo sottaceto in parte già mangiato e un buono per un panino al fast food. GRAZIE a una particolare marijuana, un’anziana signora attira nella casa in mezzo al bosco in cui vive adolescenti entusiasti, ignari del fatto che la donna è una pericolosissima strega. A produrre l’inedito adattamento della favola dei fratelli Grimm anche Mark Morgan, già produttore della saga di Twilight. Nel ruolo della strega, l’attrice Lara Flynn Boyle, che ai tempi di Twin Peaks era la migliore amica di Laura Palmer. Regia Max Nichols Con Analeigh Tipton, Miles Teller Regia Jason Friedberg, Aaron Seltzer Con Maiara Walsh, Brant Daugherty Regia Duane Journey Con Molly Quinn, Cary Elwes dicembre 2013 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 69 Dvd /// Blu-ray /// SerieTv /// Borsa del cinema /// Libri /// Colonne sonore TELECOMANDO A cura di Valerio Sammarco Dvd & Blu-ray Idee regalo: James Dean Collection Borsa del cinema Esercenti al passo, box office in tempo reale Libri Sci-fi, Mereghetti e altre guide Colonne sonore Blue Jasmine: il jazz di Allen 25 anni dopo: Let’s Get Lost di Bruce Weber in versione restaurata Chet Baker TELECOMANDO /// Dvd e Blu-ray ///-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Un mare di film Dal Mago di Oz a Inception: 90 candeline per la Warner in due cofanetti I n occasione del 90° anniversario della nascita della major, Warner Bros. Entertainment Italia presenta due prestigiosi Cofanetti da Collezione che includono alcuni tra i più grandi film targati Warner Bros., oltre a 2 documentari inediti: Tales from the Warner Bros Lot, la storia degli studio raccontata dalle persone che ne fanno parte. Include interviste a Clint Eastwood, Jerry Weintraub, Morgan Freeman, Martin Sheen e tanti altri. Esclusivi materiali d’archivio per ripercorrere 90 anni di 72 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo dicembre 2013 storia e Warner Bros. Lot Tour, dietro le quinte dei film più celebri e delle serie tv più popolari attraverso un tour virtuale degli studio e dei leggendari set. I cofanetti in cartoncino rigido sono disponibili in edizione DVD, che comprende 90 film, e in edizione Blu-ray, con all’interno 50 film. Entrambi includono un libro di 32 pagine che ripercorre le fasi salienti dei 90 anni di storia della major. DISTR. WARNER HOME VIDEO ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Laclasse deiclassici a cura di Bruno Fornara Il cavaliere della valle solitaria Shane è il titolo originale e Shane è l’eroe. Shane suona un po’ come shine, lo splendore dell’eroe del West, ma suona anche vicino a shame, vergogna: perché Shane non ha tutte le carte in regola. Il film di George Stevens ricalca l’andamento obbligato dei western classici: la piccola comunità dei coloni è minacciata dai villains, arriva un eroe che sa sparare ma che non vorrebbe farlo, i cattivi assoldano un vero pistolero, l’eroe deve sfidarlo. Poi se ne va, ferito, perché nella piccola comunità non c’è posto per lui (è pericoloso, sa sparare). Il film ha una doppia anima: è vero che in superficie è la storia canonica dell’eroe salvatore; ma è anche la storia di un eroe che desidera la donna del colono e minaccia quindi la solidità della comunità. Un film a due facce. Un eroe solitario con il volto innocente di Alan Ladd e un uomo solo con una faccia nascosta, quella di un intruso. Dieci anni prima dei western autunnali, Stevens piangeva già – di nascosto – la fine degli eroi. Regia Georges Stevens Con Alan Ladd, Jean Arthur Genere Western (Usa, 1953) Distr. Universal Pictures dicembre 2013 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 73 TELECOMANDO /// Dvd & Blu-ray ///-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Turbo È disponibile in molteplici edizioni (Blu-ray 3D Deluxe Edition, Bluray e Dvd) la nuova animazione DreamWorks diretta da David Sorend e realizzata dallo stesso team di Madagascar e Kung Fu Panda. Turbo è una una lumaca da giardino dalle ambizioni incomprese, pronto ad affrontare un’enorme sfida pur di realizzare il suo grande sogno: diventare un pilota da corsa. Oltre al divertimento del film, sarà possibile per i piccoli spettatori – grazie ai contenuti speciali – personalizzare la propria lumaca da corsa, conoscere le tecniche utilizzate da Turbo nelle sue gare, scoprire gli storyboard del film e imparare a disegnare le lumache amiche del protagonista. DISTR. 20TH CENTURY FOX H.E. Kick-Ass 2 Non era facile bissare l’entusiasmo con cui venne accolto il primo capitolo sul paladino mascherato nato grazie alla graphic novel di Mark Millar e John Romita Jr. Al posto di Matthew Vaughn in regia c’è Jeff Wadlow e nel cast la new entry Jim Carrey, che si unisce ai confermati Aaron Taylor-Johnson, Chloë Grace Moretz e Christopher Mintz-Plasse. Disponibile in Blu-ray e Dvd, con moltissimi contenuti speciali soprattutto per l’edizione in alta definizione: l’inizio alternativo, le scene estese, “Il ritorno di Big Daddy”, il making of del film, “Hit Girl all’attacco”, la creazione della sequenza del furgone e le scene non tagliate. DISTR. UNIVERSAL PICTURES H.E. 74 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo dicembre 2013 Elysium D opo l’exploit di District 9, Neill Blomkamp prosegue il suo viaggio nella fantascienza. Dal Sudafrica a Los Angeles, anno 2154: sulla Terra sono rimasti i poveracci, sopra le nuvole troviamo invece Elysium, stazione spaziale con ville nel verde, robot vigilantes e capsule mediche che possono curare qualsiasi male. Matt Damon, operaio investito da una dose letale di radiazioni in fabbrica, de- cide di raggiungere quel luogo. Ma il ministro della Difesa di Elysium (Jodie Foster) e il suo braccio armato (Sharlto Copley, sì, ancora lui) faranno di tutto per impedirlo. Disponibile in Blu-ray e Dvd, il film di Blomkamp è arricchito da molti extra, come le scene estese o approfondimenti quali “Visioni del 2154” o “La tecnologia del 2154”. DISTR. UNIVERSAL PICTURES H.E. ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Natura viva Amazing Ocean, Amazing Africa e Ocean Predators: in 3D Let’s Get Lost Jurassic Park 3D Per la prima volta in Dvd e Blu-ray, arriva il documentario realizzato da Bruce Weber sul grande Chet Baker. Candidato agli Oscar, fu – nel 1988 – il primo film portato nelle sale dalla neonata Lucky Red. Che a distanza di 25 anni celebra nuovamente il magico incontro tra Weber, il cinema e la musica di Chet Baker, portando il film in homevideo nella versione restaurata presentata allo scorso Festival di Venezia. Negli extra “In cerca di Chet – making of”: sfuggente e imprevedibile, Baker è stato “inseguito” da Weber e la troupe dalla Costa Ovest a quella Est, poi in Europa, durante quello che si è poi rivelato il suo ultimo anno di vita. Perdiamoci. Esattamente 20 anni fa, nel 1993, sconvolse gli spettatori (e gli incassi, superiori al miliardo di dollari) di tutto il mondo. Oggi Steven Spielberg ci riprova, con la versione 3D di uno tra i suoi film più spettacolari e spaventosi, non a caso premiato all’epoca con 3 Oscar per i migliori effetti speciali visivi, sonori e per il miglior suono. Interpretato da Laura Dern, Jeff Goldblum e Sam Neil, il film arriva in una fantastica edizione 2 dischi con O-Ring metalizzato, in Blu-ray 3D + Blu-ray 2D. E l’ulteriore immersione garantita grazie all’approfondimento degli extra: “Il mondo di Jurassic Park in 3D”. Siete pronti ad entrare? DISTR. LUCKY RED Un altro modo per trascorrere le feste, in tempi di ristrettezze economiche, è scoprire mondi lontani senza muoversi da casa. Questa volta sarà possibile raggiungerli grazie a tre documentari imperdibili: Amazing Ocean, Amazing Africa e Ocean Predators. Diretti da Benjamin Eicher e Timo Joh. Mayer, sono tutti disponibili in homevideo in edizione Blu-ray 2D + 3D. Un modo davvero speciale, grazie all’alta definizione, all’immersione stereoscopica e al DTS Digital Surround 2.0, per avvicinare le creature e le profondità degli oceani, i temibili predatori marini e mirare gli indimenticabili colori del “continente nero”. Delfini e squali, balene ed incredibili organismi fluorescenti negli abissi, i leggendari Big Five nella Savana: un Natale all’insegna di diving e safari. DISTR. UNIVERSAL PICTURES H.E. DISTR. UNIVERSAL PICTURES H.E. VIDEOGAME RIVOLUZIONE PS4 E XBOX ONE Console di nuova generazione: esperienze di gioco impressionanti È un mese da ricordare per tutti i videogiocatori, questo, perché segna l’uscita contemporanea di Xbox One e PlayStation 4, le console di “nuova generazione” che promettono una grafica ancora più fotorealistica e un’integrazione mai vista prima con Internet ed altri accessori multimediali. L’obiettivo è quello di posizionare questi dispositivi al centro del proprio salotto, in quanto è possibile guardare video, ascoltare musica ma anche navigare su Internet e consultare i propri feed Facebook / Twitter. Ovviamente il focus principale rimane sui videogiochi, che mai come in questo caso saranno realistici non solo in termini di impatto grafico, ma anche di fisica e soluzioni che possono coinvolgere il giocatore al di là del divertimento vero e proprio. Se avete infatti un impianto stereo degno di questo nome, preparatevi ad un’esperienza di gioco ancora più impressionante. Per saperne di più visitate www.multiplayer.it ANTONIO FUCITO James Dean collection La Valle dell’Eden, Gioventù Bruciata e Il Gigante: tre film indimenticabili interpretati dal leggendario James Dean per la primissima volta in Alta Definizione, in un imperdibile cofanetto Blu-ray da collezione. Nella “James Dean Collection” anche 3 documentari su dischi DVD, oltre a ore di imperdibili contenuti extra tra cui i commenti degli esperti su tutti e tre i film e i dietro le quinte. In più, il cofanetto contiene un libro commemorativo di 40 pagine, 3 mini riproduzioni dei manifesti originali dell’epoca, foto dei dietro le quinte e note di produzione autentiche de La Valle dell’Eden e Gioventù Bruciata. DISTR. WARNER HOME VIDEO dicembre 2013 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 75 TELECOMANDO /// Serie Tv /// The Blacklist [CANALE 115 DI SKY] In prima visione per l’Italia, ogni venerdì a partire dal 6 dicembre A rriva in prima visione per l’Italia, da venerdì 6 dicembre alle 21.00 su FoxCrime, The Blacklist, la serie ideata da Jon Bokenkampl che alla premiere USA ha totalizzato quasi 13 milioni di spettatori. Strutturata orizzontalmente, con episodi autoconclusivi ma con una trama che consente ai vari personaggi di prendere differenti percorsi, The Blacklist è incentrata su Ray- filminorbita mond “Red” Reddington (il redivivo James Spader), genio del crimine internazionale ricercato dalle polizie di tutto il mondo, che del tutto inaspettatamente si reca direttamente nel quartier generale dell’FBI per costituirsi. E per offrire il suo aiuto come informatore e consulente: sulla sua personale “Blacklist” ha annotato infatti informazioni e piani d’azione dei più pericolosi terroristi in- a cura di Federico Pontiggia Il cavaliere oscuro - Il ritorno Groucho Marx Ritorno al futuro Studio Universal Studio Universal Animal Crackers (7/12), Monkey Business (14), I fratelli Marx al college (21) e La guerra lampo… (28): W Groucho! 1985, 1989 e 1990: la trilogia di Zemeckis, con Michael J. Fox. A Capodanno (dalle ore 21.15) si viaggia nel tempo! Premium Cinema A Natale (ore 21.15) l’ultimo capitolo del Cape Crusader firmato Chris Nolan: Bale c’è, ma occhio a Bane, alias Tom Hardy. 76 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo ternazionali. Unica condizione che pone l’uomo, potersi interfacciare esclusivamente con Elizabeth Keen (Megan Boone), giovane e sconosciuta recluta che da quel momento si ritroverà catapultata in un intrigo dove sarà sempre più difficile capire chi è che muove davvero i fili: nessuno è chi dice di essere e qualsiasi personaggio sembra nascondere qualcosa. dicembre 2013 I PRIMI 5 ANNI GIÀ DISPONIBILI Se hai avuto la fortuna di nascere in questo indimenticabile decennio, scopri cosa è successo nel tuo anno 11 prodotti, ciascuno dei quali contiene un DVD ed un CD. Nel DVD, 30 minuti di video raccolgono le immagini spesso inedite del celebre archivio storico dell’Istituto Luce, raccontando in una sequenza di “amarcord” i fatti più significativi della storia italiana e del mondo, per ciascuno degli anni che vanno dal 1960 al 1970. Nel CD, analogamente, 10 canzoni scelte tra fra le più gettonate di ogni anno, ci fanno ricordare o scoprire le atmosfere musicali dell’epoca attraverso le memorabili hit che li hanno connotati. Frammenti di storia di un’Italia che cresceva vertiginosamente in un periodo di profondi ed esaltanti cambiamenti epocali, determinati da grandi uomini come J.F.Kennedy, Papa Giovanni, Enrico Mattei, Martin Luther King, o da artisti come i Beatles, Federico Fellini, Vittorio De Sica e tantissimi altri protagonisti di quegli anni. Un documento straordinario e dai toni garbati su “come eravamo” quando tutto sembrava più facile, ma anche su “come saremmo diventati”. D + GLI ALTRI ANNI IN USCITA DAL 18 DICEMBRE www.archivioluce.com www.01distribution.it TELECOMANDO /// Borsa del cinema ///---------------------------- ---------------------- --------------------- PAROLA D’ORDINE: ESERCIZIO In dieci anni perse 579 strutture. “La sala per sopravvivere deve essere luogo di incontro”, dice Lionello Cerri dell’Anec di Franco Montini N egli ultimi dieci anni, tra il 2003 e il 2012, in Italia sono sorti 1128 nuovi schermi. Nello stesso periodo ne sono scomparsi 850. Pertanto, nel computo fra aperture e chiusure, risulta un saldo positivo di 268 schermi. Ma, se si prendono in considerazione le strutture, il risultato è nettamente negativo. I nuovi schermi infatti sono ripartiti in 133 strutture, mentre le chiusure fanno riferimento a 712 sale. Di fatto in dieci anni nel nostro paese i punti vendita di cinema sono diminuiti di 579 78 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo dicembre 2013 unità e la prossima scadenza legata al passaggio al digitale fa prevedere altre inevitabili ed imminenti chiusure. Al momento, infatti, solo il 61% degli schermi è digitalizzato. In altre parole, per andare al cinema la maggioranza degli italiani dovrà sempre più spesso allontanarsi da casa e, se per i giovani prendere la macchina e ritrovarsi nelle grandi strutture ubicate fuori dai centri abitati, non è un problema, un certo tipo di pubblico ha, proprio per questo motivo, rinunciato a frequentare il grande schermo. Una recente inchiesta ha dimostrato che, lo scorso anno, 23 milioni di italiani non sono mai entrati in un cinema. Sta di fatto che, contrariamente a quanto accaduto in altri paesi dove si è registrato un ampio rinnovamento dell’esercizio, in Italia il numero degli spettatori, pur con qualche differenza da un anno all’altro, nel decennio preso in considerazione è rimasto sostanzialmente invariato: 105 milioni di biglietti venduti nel 2002; 100 milioni lo scorso anno, con la previsione di chiudere ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ Surfing il 2013 più o meno ancora sulle stesse cifre. Alla luce di queste rilevazioni cosa ci si deve attendere? Una serie di risposte sono emerse dal convegno “Il cinema e i cinema del prossimo futuro” organizzato a Roma proprio dagli esercenti. Secondo Lionello Cerri, presidente dell’Anec, l’associazione di categoria, “i numeri sono rappresentazione di un dato oggettivo: in Italia il numero degli schermi è la metà rispetto alla Francia, e tuttavia non è per questa carenza, né solo e semplicemente per la sparizione delle sale di città, fatto particolarmente grave, sia chiaro, che si spiega la mancata crescita di spettatori e il decremento di interesse per la produzione nazionale, da cui dipende l’andamento di tutto il mercato. Infatti, se i numeri del cinema Usa sono costanti, il mercato in Italia cresce o indietreggia a seconda del risultato complessivo dei nostri film. C’è un problema di strategie: il cinema italiano nelle ultime stagioni da una parte ha puntato eccessivamente sulla commedia, dall’altro ha realizzato film d’autore meno interessanti. C’è un problema di mancata valorizzazione di film molto interessanti; c’è soprattutto un problema di formazione ed educazione del pubblico, troppo omologato ad un gusto televisivo. Bisogna individuare nuovi modelli operativi per la sala, che, per sopravvivere, deve trasformarsi in centro di aggregazione sociale sul territorio. I cinema, come le piazze dei centri commerciali, devono tornare ad essere un luogo di incontro. Gli esercenti sono chiamati a trasformarsi in imprenditori culturali: devono investire maggiormente sulla comunicazione; servirsi dei nuovi strumenti tecnologici; stanare gli spettatori nelle loro case. La sala cinematografica non deve più avere al centro il film, bensì lo spettatore”. Ai buoni propositi seguiranno azioni concrete? “Gli esercenti si trasformino in imprenditori culturali e sfruttino i nuovi strumenti tecnologici” Marco Spagnoli Box office in tempo reale Aggiornamenti costanti sullo stato degli incassi globali: grazie a Twitter Il cinema, perfino quello d’autore, è basato sui numeri: la risposta immediata al Box Office di un film, oggi come oggi, è determinante non solo per l’esito finale al botteghino, ma anche per comprendere le potenzialità di penetrazione su un territorio, in termini di numero di sale dove il film è proiettato e aree geografiche. Dati utili che possono consentire ai vari soggetti in competizione di cambiare rapidamente tattica rispetto a strategie distributive messe alla prova dalla risposta del pubblico. Un fenomeno che assume una dimensione globale, soprattutto, quando le uscite dei cosiddetti blockbuster avvengono su scala mondiale. E’ per questo motivo che Twitter in particolare, soprattutto durante i weekend, ribolle di statistiche, di dati e di previsioni. Basta seguire i due punti di riferimento principali per l’industria cinematografica americana @BoxOfficeGuru e @BoxOfficeMojo, nonché il suo direttore @Raysubers per avere già il venerdì sera (sabato mattina in Italia) le previsioni sull’andamento finale delle uscite del weekend tra aspettative, sorprese e delusioni. In Italia @cinetelweb offre report mensili sull’andamento del mercato, un controllo sul sito dell’andamento dei primi dieci film in classifica sul nostro mercato giorno per giorno, nonché settimanalmente, per anno solare e stagione cinematografica. Il controllo statistico del mercato non è una sterile passione per il denaro (altrui) stile Paperon I De’Paperoni, bensì un’interpretazione ‘necessaria’ dei ‘segni’ e dei ‘messaggi’ mandati dal pubblico a produttori, distributori ed esercenti: @BoxOffice analizza non solo i dati aggregati territoriali, ma twitta in maniera costante numeri legati alle singole produzioni e ai titoli in programmazione, ma anche rispetto al passato dando informazioni come il fatto che Cattivissimo Me 2, ad esempio, sia il secondo titolo di maggiore successo per Universal fuori dagli Stati Uniti dopo l’ancora insuperato successo di Jurassic Park, oppure offrendo un aggiornamento costante rispetto al numero delle sale dove verrà proiettato un film. Numeri imponenti, ma anche importanti espressioni di un interesse internazionale sull’argomento come dimostrano gli account @Boxofficeturkey, @BoxOfficeIndia, @BoxofficeSpain e @BoxOfficeCapsul interamente dedicato al Cinema di Bollywood. dicembre 2013 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 79 /// Libri ///------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ TELECOMANDO Strenne dell’altro mondo Ci sei o Sci-Fi? Michael Mallory Ai confini della realtà e oltre... Enciclopedie, dizionari e volumi fotografici da togliere il fiato: idee regalo, ma non solo Un’agile enciclopedia nel segno di Georges Méliès (si apre con Viaggio nella luna e si chiude con Hugo Cabret) per fotografare un secolo di fantascienza audiovisiva tra piccolo e grande schermo in nove capitoli: Primi sogni, primi incubi; L’esplorazione dello spazio; Che cosa abbiamo fatto?; Viaggi nello spazio e nel tempo; Scenari di società future; Una nuova era; Tempi paralleli realtà alternative; Gli alieni sono fra noi e Il genere della fantascienza. A fianco di ciascuna sezione è presente un approfondimento, dedicato a un ambito cinematografico (Il pianeta delle scimmie, 2001: Odissea nello spazio, Guerre stellari), televisivo (I serial, Ai confini della realtà, Star Trek, Doctor Who) o che li coinvolge entrambi (Supereroi in missione). (Rizzoli, Pagg. 256, € 29,00). ANGELA BOSETTO 10 volte Mereghetti Paolo Mereghetti Il Mereghetti. Dizionario dei film 2014 Oltre 5000 pagine, oltre 3.000 schede. Torna, per la decima volta, a tre anni dall’ultima uscita, lo strumento di consultazione per eccellenza per addetti ai lavori e amanti del cinema. Il Dizionario dei Film 2014 di 80 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo Paolo Mereghetti, noto critico cinematografico de Il Corriere della Sera, è composto da 28.000 schede, oltre l’imponente apparato di indici – per registi, attori, voci tematiche e titoli originali: dai film delle origini alle ultimissime produzioni italiane e internazionali, per scoprire anche le curiosità più nascoste di ogni singola opera. Tradizione e innovazione, con l'immortale Butch Cassidy in copertina. Un’ottima idea regalo per le Feste. (Baldini & Castoldi, Pagg. 5360, € 49,50) VALERIO SAMMARCO dicembre 2013 La carica dei 1001 Steven Jay Schneider (a cura di) 1001 film. I grandi capolavori del cinema Sesta edizione aggiornata per la guida ai titoli imperdibili del cinema mondiale. Nella nuova rosa degli eletti entrano tredici film americani, undici prevedibili (Bastardi senza gloria, Avatar, Il cigno nero, Inception, The Social Network, The Tree of Life, Drive, Argo, Lincoln, Django Unchained, Vita di Pi) e due sorprese (Le amiche della sposa, Quella casa nel bosco), cinque inglesi (Il discorso del re, Senna, La talpa, Les Misérables, Skyfall), quattro francesi (Uomini di Dio, Il ragazzo con la bicicletta, The Artist, Amour) e tre italiani (Vincere, Noi credevamo, This Must Be the Place). Una pellicola a testa per Sudafrica (District 9), Finlandia (Miracolo a Le Havre), Austria (Il nastro bianco) e Iran (Una separazione). (Atlante, Pagg. 960, € 35,00). ANGELA BOSETTO --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Gattopardo La mente nello schermo Gli intrecci tra neuroscienza e cinema ai loro albori, tra ‘800 e ‘900 ricostruisce l’epoca della pellicola attraverso immagini, locandine, articoli e contributi di vari autori (fra cui Natalia Aspesi, Quirino Conti e Sergio Toffetti), ma che, partendo dalla figura di Silvana Mangano (che nel film interpreta la marchesa Bianca Brumonti, il cui status di matriarca arricchita viene esplicitato dall’uso di pellicce Fendi) e dalla creazione dei costumi, coglie anche l’occasione per indagare il sempreverde rapporto fra la moda e il grande schermo. Dvd di contenuti extra incluso. (Rizzoli, Pagg. 264, € 100,00). di Michelangelo Iuliano ANGELA BOSETTO Dentro il Padrino Memento di Christopher Nolan Steve Schapiro, Paul Duncan The Godfather Family Album Moda in un interno AA. VV. Gruppo di famiglia in un interno. Un film di Luchino Visconti Realizzato col contributo della griffe Fendi, il restauro di Gruppo di famiglia in un interno (1974, penultimo lungometraggio di Luchino Visconti) si tramuta in un evento editoriale grazie a un volume da collezione che non solo Quando, nel 2010, è giunto per la prima volta in Italia il monumentale reportage dedicato alla realizzazione della trilogia di Francis Ford Coppola ogni cinefilo ha ringraziato la macchina fotografica di Schapiro e la cura editoriale di Duncan. Ora è possibile ritornare su quei set leggendari e osservare passo passo le riprese pagando meno. Nonostante si tratti di una riedizione economica, la Taschen ha mantenuto comunque la rilegatura originale, riducendo invece le dimensioni del formato (che passa da 251x374 a 183x274) e facendo così aumentare il volume di circa duecento pagine. Con il prezzo quasi dimezzato rispetto alla precedente versione e la qualità dei contenuti intatta, questa è davvero “un’offerta che non si più rifiutare”. (Taschen, Pagg. 600, € 29,99). ANGELA BOSETTO L’occhio sensibile. Cinema e scienze della mente nell’Italia del primo Novecento. Con un’antologia di testi d’epoca Quale effetto può provocare il cinema su di noi? Sulle nostre coscienze, sulle nostre menti, sui ricordi, le emozioni, sui nostri stessi occhi? Sono domande che nascono con l’avvento stesso dell’invenzione cinematografica. Tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, contemporaneamente all’affermarsi del cinema come la più diffusa esperienza comunicativa e spettacolare al mondo, la neurologia, la psicologia e la psichiatria compirono enormi passi in avanti nella conoscenza della mente umana e dei suoi meccanismi. Il saggio di Silvio Alovisio, ricercatore di storia del cinema all’Università di Torino, propone un tuffo nel passato e un’immersione nel lungo e approfondito dibattito che si aprì nella comunità scientifica italiana sui rischi e sulle potenzialità del nuovo straordinario medium. Il volume offre inoltre una ricca sezione antologica, con i testi dei più importanti esponenti italiani nel campo delle neuroscienze: si va da psicologi come Agostino Gemelli, Sante De Sanctis e Cesare Musatti, a neurologi come Liborio Lojacono, da fisiologi come Carlo Foà a psichiatri come Giuseppe Vidoni e Fabio Pennacchi. C’è anche il saggio di un oftalmologo, Arnaldo Angelucci, intitolato “Le malattie degli occhi prodotte dai cinematografi” e scritto nel 1906. Andrebbe riletto, se dopo cento anni, usciti dalla proiezione di un film in 3D, in molti torniamo a casa dal cinema con un grosso mal di testa. TELECOMANDO /// Colonne sonore ///-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- WALTER ODDITY Un po’ di folk, ma senza strafare, un po’ di indie, ma senza esagerare, e il Duca Bianco per nume tutelare. Jose Gonzalez a comporre ex novo, con lo zampino della sua band Junip, Ben Stiller ha voluto nello score della sua nuova regia Of Monsters and Men (Dirty Paws), Grace Mitchell (Maneater), Jack Johnson (Escape (The Pina Colada Song)) e gli indie rockers Rogue Wave (Lake Michigan). Ma il bello deve ancora venire: un nuovo mix di Space Oddity del leggendario David Bowie, featuring l’interprete del film Kristen Wiig. F.P. BLUE IS THE WOODY COLOUR WOODY ALLEN è sinonimo di un paio di certezze: una è il font Windsor che dal 1977 (per la precisione da Annie Hall, salvo il breve intermezzo di Interiors) accompagna i suoi titoli di testa; l’altra è l’abbondante jazz di cui il regista, da buon patito e jazzista egli stesso, correda ogni film (con poche, “diegetiche” eccezioni come l’opera lirica in Match Point). Per Blue Jasmine, Allen affida ancora a Conal Fawkes, dopo Midnight in Paris, il tema del film: una reinterpretazione della celebre Blue Moon di Rodgers and Hart. Per il resto, non si discosta dal criterio cardine delle precedenti soundtracks: il proprio gusto personale per il jazz della prima metà del secolo scorso. Ecco allora i familiari assoli di “Satchmo” Armstrong e King Oliver alternati alla voce graffiante di Lizzie Miles, il dixieland sornione e ammiccante di Trixie Smith e di Jimmie Noone (Blues My Naughty Sweetie Gives To Me), il trascinante ensemble Mezzrow-Bechet Septet, che cede il passo gradatamente alla modernità, ai contemporanei, al jazz latineggiante di David Chesky, alla morbida chitarra “esotica” di Paul Abler. Una modernità talvolta sinonimo di confusione, implicitamente tacciata di volgarità (Welcome to the Night, Out on the Town). Allen è sempre lì, immutabile ed eterno. A cambiare, forse, è il mondo intorno a lui. GIANLUIGI CECCARELLI 82 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo dicembre 2013 VINCERE, E HA VINTO! Il nostro Rdc Award Colonna Sonora 2013 a Carlo Crivelli, compositore feticcio di Marco Bellocchio (La balia, Vincere, Sorelle mai, Bella addormentata), recentemente anche allo spartito dell’esordio alla regia di Daniele Ciprì, E’ stato il figlio. Musica, Maestro! F.P. PIANOFORTISSIMO Pezzi creati ad hoc, le registrazioni originali di Liberace e un tris del mesmerizzante e metamorfico Michael Douglas: The Liberace Boogie, Why Do I Love You e The Impossible Dream. Non solo, la soundtrack vanta il contributo del compositore Marvin Hamlisch, e le performance del pianista Randy Kerber, nonché del collega concertista Idil Biret, spesso in collaborazione con i veri protagonisti dello score di Behind the Candelabra, ovvero The BTC (Behind The Soundtrack) Orchestra F.P. e The BTC Singers.