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Aspettavi - Cinematografo

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Aspettavi - Cinematografo
MENSILE N.12 DICEMBRE 2013 € 3,50
fondazione ente™
dello spettacolo
Moore
HORROR
Ian McKellen
è Gandalf il Grigio
in Lo Hobbit - La
desolazione di
Smaug, diretto da
Peter Jackson
Per la rossa
Julianne, Carrie è
solo l’inizio
INTERVISTA
The
Best
of
Judy Dench: il
coraggio di essere
Philomena
SULL’ARCA
DEL CINEMA
TORINO 31.
E LE STAR
DI ROMA
A Tertio Millennio
tutti i film
da salvare
Aspettavi
E invece arriva Lo Hobbit.
I nostri consigli per le Feste
Poste Italiane SpA - Sped. in Abb. Post. - D.I. 353/2003
(conv. in L. 27.02.2004, n° 46), art. 1, comma 1, DCB Milano
BABBO
NATALE?
PER VISUALIZZARE I CONTENUTI
EXTRA SCARICA L'APP DI AR-CODE
E INQUADRA LA COPERTINA O LA
LOCANDINA DEL FLIM
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
Punti di vista
Nuova serie - Anno 82 n. 12 dicembre 2013
In copertina Lo Hobbit - La desolazione di Smaug
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Doni preziosi
DIRETTORE RESPONSABILE
Ivan Maffeis
Da trent’anni il periodo natalizio registra l’arrivo nelle sale di prodotti
GLLQGXEELRVXFFHVVRFRPPHUFLDOH3HUGH²QLUOLDEELDPRFRQLDWRXQ
neologismo, che cuoce cinema e panettone al forno di una comicità
spesso scontata e demenziale. Riesce perciò ancora più gradito
trovare sotto l’albero alcune produzioni di qualità, di cui questo
numero della Rivista si fa interprete. In particolare, Philomena di
6WHSKHQ)UHDUVFKHSURSRQHLOYLDJJLRGLXQDPDGUHYHUVRLO²JOLR
che non le è stato consentito di crescere: una donna alla ricerca della
verità in un mondo pragmatico e cinico, una credente che supera ogni
risentimento grazie alla riconciliazione che nasce dal perdono. Alla
Mostra di Venezia Philomena è stato premiato
da SIGNIS (Associazione Cattolica Mondiale
della Comunicazione) con la motivazione che
“offre un intenso e sorprendente ritratto di una
donna resa libera dalla fede”.
CAPOREDATTORE
Marina Sanna
REDAZIONE
Gianluca Arnone, Federico Pontiggia, Valerio
Sammarco
CONTATTI
[email protected]
ART DIRECTOR
Alessandro Palmieri
HANNO COLLABORATO
Angela Bosetto, Orio Caldiron, Gianluigi
Ceccarelli, Andrea Chimento, Silvio Danese,
Alessandro De Simone, Karen Di Paola, Bruno
Fornara, Gianlorenzo Franzi, Antonio Fucito,
Michelangelo Iuliano, Massimo Monteleone,
Franco Montini, Morando Morandini, Manuela
Pinetti, Angela Prudenzi, Marco Spagnoli
REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE DI ROMA
N. 380 del 25 luglio 1986
Iscrizione al R.O.C. n. 15183 del 21/05/2007
STAMPA
7LSRJUD²D6753UHVV6UO9LD&DUSL
Pomezia (RM)
Finita di stampare nel mese di novembre 2013
MARKETING E ADVERTISING
(XUHND6UO9LD/6RGHULQL0LODQR
7HO)D[
&HOO
HPDLOLQIR#HXUHNDLGHDLW
DISTRIBUTORE ESCLUSIVO
ME.PE. Milano
ABBONAMENTI
ABBONAMENTO PER L’ITALIA (10 numeri) 30,00 euro
ABBONAMENTO PER L’ESTERO (10 numeri) 110 euro
C/C 80950827 - Intestato a Fondazione Ente dello Spettacolo
PER ABBONARSI
[email protected]
Tel. 06.96.519.200
PROPRIETA’ ED EDITORE
PRESIDENTE
Ivan Maffeis
DIRETTORE
Antonio Urrata
UFFICIO STAMPA
uf²[email protected]
COMUNICAZIONE E SVILUPPO
Franco Conta - [email protected]
COORDINAMENTO SEGRETERIA
Marisa Meoni - [email protected]
DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE
Via G. Palombini, 6 - 00165 Roma - Tel. 06.96.519.200
)D[DPPLQLVWUD]LRQH#
entespettacolo.org
Philomena,
in sala dal 19
dicembre. E
Via Castellana
Bandiera,
premiato con
l’RdC Award
Si viaggiaDQFKHFRQXQDOWUREXRQ²OP
I sogni segreti di Walter Mitty, diretto e
interpretato da Ben Stiller: provoca a uscire
dalla dimensione immaginaria con cui spesso
si diserta la quotidianità e ad affrontare la
vita in maniera responsabile. Che non implica
necessariamente la rinuncia a sognare…
In clima natalizio la Fondazione Ente dello
Spettacolo addita anche altri doni preziosi; li
premia in occasione di Tertio Millennio Film
Fest, così da condividerli con tutti.
C’è, innanzitutto, la musica di Carlo Crivelli,
che ci ha regalato alcune tra le più belle
trame sonore del nostro cinema, da /e aI²nitj
elettive dei fratelli Taviani al folgorante Vincere di Marco Bellocchio,
senza dimenticare La Passione di Carlo Mazzacurati.
C’è, poi, Via Castellana BandieraHVRUGLRFLQHPDWRJUD²FRGHOOD
regista teatrale Emma Dante, emblema delle tante situazioni bloccate
in nome di questioni di principio: una mancanza di disponibilità che
condanna allo stallo, impedisce di abitare, di riconoscersi paese.
Ci sono, quindi, “immagini e frammenti” di storia del cinema:
“baluginano come lucciole”, il cui “breve bagliore” illumina
O¬DXWRELRJUD²DGL:LOOLDP)ULHGNLQFLQHDVWDLQQRYDWRUHFKHGLOLEHUWj
espressiva e ricerca artistica ha fatto i suoi cavalli di battaglia.
&¬qLQ²QHOD²FWLRQ6TXadra antima²a, premiata per aver saputo
rinnovare il linguaggio televisivo e la narrativa popolare sul tema,
svelando con lucidità e urgenza morale zone d’ombra e intrecci
criminali dell’Italia di oggi.
Associato all’USPI
Unione Stampa - Periodica Italiana
Iniziativa realizzata con il contributo della
Direzione Generale Cinema - Ministero per i
Beni e le Attività Culturali
La testata fruisce dei contributi statali diretti
di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250
dicembre 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
5
SOMMARIO
DICEMBRE 2013
18 Morandini in pillole
10 Glamorous
14 Colpo d’occhio
16 Tertio Millennio
XVII edizione: Stray Dogs di
Tsai Ming-liang, Redford in All Is
Lost. Contro le indifferenze
18 #RFF8
Ricordi dal “Festaval” (Müller
dixit) di Roma
16
24 COVER STORY
Natale con chi vuoi
Dal nuovo Hobbit alla tradizione
Disney con Frozen. E le
immancabili commedie
All Is Lost
PER TERTIO
MILLENNIO
30 Walter Mitty
E se la sorpresa fosse Ben Stiller?
Ecco i suoi Sogni segreti…
24
32
32 Judy Dench
“Una splendida persona”. E’
Philomena, secondo la grande
attrice britannica
38 Break Time
Dietro le quinte di Battle of the
Year 3D: da Montpellier allo
schermo
I FILM DELLE
FESTE
40 Julianne Moore
30
“Madre folle e miserabile” per il
remake di Carrie
Judy Dench
BEN STILLER È
WALTER MITTY
FOTO: KAREN DI PAOLA
44 Le sfumature di Torino
Pif e la New Hollywood, i
veterani di Last Vegas e il FilmLab
50 Ritratti
Hanna Schygulla: icona tedesca,
musa di Fassbinder
53 I ²lm del mese
Recensioni, anteprime, colpi di
fulmine
72 Dvd & Blu-ray
Chet Baker e James Dean da
collezione
40
JULIANNE MOORE IN
CARRIE
38
TUTTI IN PISTA:
BATTLE OF THE YEAR
78 Borsa del cinema
80 Libri
82 Colonne sonore
dicembre 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
7
Morandini in pillole
di Morando Morandini
Fine pen[n]a mai
Parole, parole, parole
Neologismo – Nell’ottobre 2013 su Radiotre è partito un dotto
programma su Giovanni Boccaccio (Firenze 1313 - Certaldo
1375). Per evitare il termine boccaccesco (av. 1635) = licenzioso, salace, erotico come in certe novelle nel Boccaccio i
responsabili della radio hanno coniato boccasiano. Sul vocabolario Zingarelli 2011 c’è anche l’aggettivo Boccaccevole
(lett. spreg.) detto della lingua e dello stile di imitatori del
%RFFDFFLR9L²JXUDLOWHUPLQHERFFDFFLDQRFKHqSURprio dello scrittore G. Boccaccio.
L’unico§6XO'L]LRQDULRGHL)LOPGHOOD=DQLFKHOOLJLXQWRDOOD²QH
GHODOODƒHGL]LRQHF¬qVROWDQWRXQLWDOLDQRFKH²JXUDQHgli indici degli attori, registi, autori letterari: Toni Servillo (1959),
eclettico e verace napoletano. L’ho constatato di persona: in
quella minoranza di italiani che abitualmente vanno ancora al
cinema, rari gli spettatori che sanno chi sia e quanto valga, uno
dei rari interpreti italiani di statura europea.
Intoccabile – Scrivo un articolo di due cartelle sull’“Intouchable
Messi”, attinto a una pagina di “Le Monde” (17-7-2013).
Austriaco, non tedesco - Fritz Lang non si considerava
affatto tedesco, ma austriaco. Ha detto, però: “Non sono un
austriaco, ma un altro cane (un autre chien)”. Di lui Michel
Piccoli ha scritto: “Era un uomo di cuore, di tenerezza, di
emozione. Tutto tranne un cinico”.
Vestirsi in bianconero - Stasera per uscire di casa mi sono
vestito con i colori vincenti del bianconero. Al cinema perché
lo preferisco al colore: nella vita, cioè nel calcio, perché lo è la
maglia della Juventus. (26-07-2013).
Juventino? – Qualche amico mi domanda: “Come mai tu, milanese nato a Milano, non fai il tifo per il Milan o per l’Inter ma
per la Juventus?”. Risposta: “Quand’ero un ragazzino negli ultimi anni ‘30, abitavo a Como. Era il periodo in cui la Juventus
YLQFHYDRFDPSLRQDWLGL²OD&RPHWDQWLDOWULLWDOLDQLDQFKH
adulti, tifavo per i vincenti”. Fu in quel periodo che crebbe una
generazione a fare della Juventus la squadra più popolare in
WXWWD,WDOLD6HFRQGROHVWDWLVWLFKHXI²FLDOLORqDQFRUDRJJLR
70 anni dopo. Posso sbagliarmi, ma ho l’impressione che sia una
PDODWWLDFKHVLWUDVPHWWHGDSDGUHLQ²JOLRGRQQHQRQHVFOXVH
In Europa
non esiste
un’altra
lingua in cui
l’amore per
una squadra
di calcio sia
indicata con
un termine
negativo come
“tifo”
8
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
VISIONI FORZATE E INDULTI
CRITICI
Sole a catinelle, soldi a palate. STOP
Heimat o Homeland? E noi, Piccola
patria? STOP Fuga di cervelli?
No, fuga del cervello. STOP Elliott
*RXOGXQ²VLFREHVWLDOH©1RQPL
piace essere stanco, perché mi sento
vulnerabile come un animale nella
foresta che può essere mangiato”.
STOP#$OH-RGRURZVN\©3DUD
navegar en el océano oscuro, haz de
tu conciencia un punto de fuego”.
Che stia preparando il remake di
Life of Pi? STOP$YROWHULWRUQDQR
Monthy Python. Tutto il resto è noia.
STOP0LFN-DJJHUELVQRQQRGHO
UHVWR©FXOODUHªQRQq©URFNª"STOP
Scarlett voce regina? Dopo Roma, gli
2VFDUO¬DVVRORGLHer Johansson è da
statuetta? STOP Lasciarsi trasportare
dall’immaginazione? Sacro GRA
vince Venezia, TIR Roma. Ma lassù
TXDOFXQRULGH'H6LFDLadri di
bicicletteH)HOOLQLLa strada). STOP
©(¬XQFUHWLQRLOOXPLQDWRGDODPSLGL
imbecillità”. Lo scrisse Flaiano, sul
destinatario fate vobis. STOP Sempre
)ODLDQR©O¬LWDOLDQRqXQDOLQJXD
parlata dai doppiatori”. Magari.
STOP Stai lontana da meTXDQGRVL
punta al pubblico femminile, eh?
ALMOST (IN)FAMOUS: DALLE
STALLE ALLE STARLETTE
Una malattia? – Posso sbagliarmi ma, secondo me, non esiste
in Europa all’Est e all’Ovest un’altra lingua in cui l’amore, l’affetto, la predilezione (chiamatela come volete) per una squadra di
calcio siano indicate con una parola negativa come “tifo”.
dicembre 2013
)HUPLWXWWL©)DELR&DQLQRH6RODQJH
duetto per Sanremo 2014?” ####
&DWHULQD%DOLYR©'DSLFFRODVRJQDYR
di diventare suora”. Da grande?
####:DQGD1DUDD,FDUGL©,OPLR
cuore ti appartiene”. Il resto è su
piazza? #### 2.597 sterline per
aggiudicarsi una fetta della torta
QX]LDOHGL:LOOLDPH.DWHQRLQH
offriamo un’altra, perché vada di
traverso al compratore. #### Natale
DOFLQHPDXQDYROWDWDQWRWHPSRID
era anche bello. Ora tocca andare in
Danimarca.
Federico Pontiggia
8OWLPLVVLPHGDOSLDQHWDFLQHPDQHZVHWHQGHQ]H
glamorous
a cura di Gianluca Arnone
Confusione
10
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2013
Di Cronenberg amiamo le opere, meno
le parole. Soprattutto dopo le bocciature
UL²ODWHDOBatman di Nolan e a Shining di
Kubrick. Certo, sulla trilogia del Cavaliere
2VFXURVLSXzGLVFXWHUHWURYDUOD
©QRLRVDªSHUz PDVXShining, come si
IDDGLUHFKH©.XEULFNQRQFRPSUHQGHYD
il genere horror. Non credo sapesse
FRVDVWDYDIDFHQGRª"'XHLSRWHVLR
Cronenberg si è rimbambito o si tratta
della sortita pubblicitaria di un autore
che da qualche anno fatica a trovare altra
udienza presso il pubblico. Una scelta
REEOLJDWDGDTXDQGRLVXRL²OPKDQQR
smesso di parlare.
Prima di Peter Pan
Chi era Peter Pan prima di diventare Peter Pan? Ce lo dice il
SURORJRGHOOD²DEDFKHOD:DUQHU%URVKDPHVVRLQFDQWLHUH
L’inglese Joe Wright è in pole per la regia mentre Javier
Bardem sarà il villain, Barbanera.
Il male di Aaron
Aaron Eckhart interpreterà uno sceneggiatore in preda a un
forte esaurimento nervoso in Fade Out dell’esordiente Robert
Salerno, thriller psicologico scritto dal Premio Pulitzer Michael
&ULVWRIHULe streghe di Eastwick).
Una bambola in regalo…
L’evocazione ha prodotto uno spin-off, The Annabelle Story, sull’inquietante
EDPERODDVVDVVLQDFKHDSSDULYDQHOSURORJRGHO²OPGL-DPHV:DQ/RGLULJHUDQQR
-RKQ5/HRQHWWLGLUHWWRUHGHOODIRWRJUD²DGHOO¬RULJLQDOHH-RKQ'DUNR/D1HZ
Line Cinema starebbe pensando anche al sequel, con il ritorno in regia di Wan.
Il 5 maggio di Rupert
5XSHUW6DQGHUVBiancaneve
e il cacciatore) realizzerà
SHUOD:DUQHUXQ²OPVX
Napoleone. Sceneggiato da
-HUHP\'RQHUThe Killing),
Napoleon avrà un approccio
LQVWLOH©6FDUIDFHª&KLVDUj
il protagonista?
Don(‘t) Kill Miles Davis!
S’intitola Kill the Trumpet Player il
biopic su Miles Davis che Don Cheadle
VLDSSUHVWDDLQWHUSUHWDUHHSHUOD
prima volta) dirigere. Nel cast anche
(ZDQ0F*UHJRUqXQJLRUQDOLVWDGHOOD
rivista Rolling Stone) e Zoe Saldana.
dicembre 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
11
glamorousNews
Cosa succede in città? Eventi speciali, digitali,
on stage e live: tutto quello che non puoi e non devi perdere
Il cartellone
Che risate con quei due
Indebito
Torna in sala l’unica
commedia con Totò e
Nannarella insieme
Il reportage di Andrea
Segre e Vinicio
Capposela attraverso
il Paese simbolo della
FULVLHFRQRPLFDOD
Grecia. In diretta il 3
dicembre al cinema
Anteo di Milano.
“E’ il nostro cinepanettone
al contrario”. Con questa
battuta Gian Luca Farinelli,
direttore della Cineteca di
Bologna, annuncia il ritorno
in sala (dal 9 dicembre in una
trentina di schermi) di Risate
di gioia (1960), la versione
restaurata della commedia di
Mario Monicelli in cui per la
prima e unica volta recitarono
insieme Totò e Anna Magnani.
Fa parte della lista di 10
titoli scelti dalla Cineteca
per una seconda vita al
cinema. Tiepida l’accoglienza
di pubblico e critica a suo
tempo, con Morandini che
ORGH²Qu©XQRQRUHYROH
decoroso infortunio”.
Frankenstein
Benedict Cumberbatch
è il Dottor Frankenstein
nell’opera teatrale
diretta da Danny Boyle
e registrata al National
Theatre di Londra. 10
dicembre, The Space
Cinema.
Jewels
Divertissement che
omaggia le celebri
gioiellerie del mondo.
Messo per la prima
volta in scena nel 1967
a New York da George
Balanchine. 19 gennaio,
Nexo Digital.
Lo storico ²lm-concerto per i 50 anni della band
La Traviata
Dalla Scala di Milano,
il capolavoro di Verdi,
con il soprano Diana
Damrau che interpreta
Violetta. Dirige il
maestro Daniele
Gatti. 7 dicembre,
Microcinema.
Parsifal
La meditazione di
Richard Wagner sul
senso di colpa e la
morte con la regia di
Stephen Langridge e le
VFHQRJUD²HGL$OLVRQ
Chitty. 18 dicembre, The
Space Cinema.
12
Pietre da Hyde Park
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2013
DQQLGRSRORVWRULFR
concerto del 1969, nell’estate
del 2013 i Rolling Stones
WRUQDQRDG+\GH3DUND
Londra per un evento seguito
da 100.000 fan. Quel live
incredibile, ripreso in alta
GH²QL]LRQHYLHQHSURSRVWR
nelle sale italiane per una
giornata (5 dicembre) che
celebra i 50 anni della più
ORQJHYDURFNEDQGGHOPRQGR
Scaletta che spazia da Start
me up a Doom and Gloom (il
VLQJRORLQHGLWRLQVHULWRLQ*555
ultima raccolta della band). E
poi You Got The Silver, Midnight
Rambler, Gimmie Shelter e (I Can’t
Get No) Satisfaction. ,O²OPVDUj
introdotto da Ernesto Assante
e Gino Castaldo, in diretta dal
0HGLPH[GL%DUL
colpo d’occhio
FESTIVAL DEL MESE
a cura di Massimo Monteleone
Venezia pensa all’ambiente, a
Courmayeur è sempre noir
1 ARCIPELAGO
XXI edizione del
“festival internazionale di
cortometraggi e nuove
immagini”.
Sezioni competitive: The Short
Planet (“corti” internazionali);
ConCorto (“corti” nazionali);
([WUD/DUJHGRFXPHQWDUL
QD]LRQDOL:RUOG:LGH6HULHV
(web series internazionali e
italiane).
Nuovo
giurassico
A spasso con i dinosauri per cambiare la
preistoria. Almeno in sala
G
XDLDGDUJOLGHOSUHLVWRULFR
A spasso con i dinosauri
(19 gennaio in sala)
VFRQJHODLO²ORQHJLXUDVVLFR
dall’era glaciale in cui rischiava di
restare ibernato. Vent’anni dopo
Spielberg (Jurassic Park, 1993),
i nostri antenati – che avevano
PHVVROR]DPSRQHVXXQ¬LQ²QLWD
di operazioni tutte uguali –
portano il muso fuori dal museo
in un’avventura 3D, che combina
narrazione formato famiglia e
documentario. Tratto da Walking
with Dinosaurs, il programma più
costoso nella storia della BBC
(18 miliardi di lire nel 1999), A
spasso con i dinosauri offre agli
spettatori un ritratto realistico di
come doveva essere la Terra 65
milioni di anni fa. Inoltre, grazie
alle recenti scoperte nel campo
della paleontologia, i “dino” ci
vengono mostrati con maggiore
precisione, realizzati in CG ma
calati in un habitat naturale simile
a quello preistorico (riprese
effettuate in una zona disabitata
dell’Arizona).
Il verismo delle riprese e
l’immersione garantita dal
3D sono i veri punti di forza
GLXQ²OPFKHSHULOUHVWR
racconta l’ennesima storia di
formazione (protagonista un
piccolo pachinosauro). Nessuna
evoluzione è possibile senza
raffronto con il passato.
G.A.
Località Roma, Italia
Periodo 2-6 dicembre
Tel. (06) 39388262
Web DUFLSHODJR²OPIHVWLYDORUJ
mail info@
DUFLSHODJR²OPIHVWLYDORUJ
Resp. Stefano Martina
2 FESTIVAL
INTERNACIONAL DEL
NUEVO CINE
LATINOAMERICANO
XXXV edizione della
manifestazione competitiva
che ha in programma pellicole
e video latino-americani,
lungometraggi a soggetto e
²OPG¬DQLPD]LRQH
Località L’Avana, Cuba
Periodo 5-15 dicembre
Tel. Web KDEDQD²OPIHVWLYDOFRP
mail [email protected]
Resp. Ivàn Giroud
III edizione del festival nato
a Venezia nel 2011 con
l’obiettivo di approfondire,
discutere e divulgare attraverso cortometraggi e
lungometraggi - il tema dei
cambiamenti climatici e le
TXHVWLRQLOHJDWHDOO¬HI²FLHQ]D
energetica e alle energie
rinnovabili.
CINEMA DI SALERNO
LXVII edizione della storica
manifestazione dove
concorrono: lungometraggi
DVRJJHWWR²FWLRQWHOHYLVLYH
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2013
NOIR IN
6 COURMAYEUR
FESTIVAL
XXIII edizione della
rassegna internazionale
specializzata nel cinema e
nella letteratura di genere
mystery, poliziesco, thriller,
spionaggio, ma anche horror
e fantascienza. In concorso
FLUFD²OPLQDQWHSULPD
Previsti documentari, omaggi,
retrospettive e incontri fra gli
autori.
Località Courmayeur, Italia
Periodo 10-15 dicembre
Tel. (06) 8603111 (riferimento
a Roma)
Web noirfest.com
mail [email protected]
Resp. Giorgio Gosetti, Marina
Fabbri
7 ANCHORAGE
INTERNATIONAL FILM
4 FESTIVAL
INTERNAZIONALE DEL
rivista del cinematografo
5
INTERNATIONAL FILM
FESTIVAL OF KERALA
XVIII edizione del festival
indiano competitivo che ha
LQSURJUDPPD²OPDIULFDQL
latino-americani e asiatici.
Località Thiruvananthapuram
(Kerala), India
Periodo 6-13 dicembre
Tel. Web NHUDOD²OPFRP
mail LQIR#LIINLQ
Resp. Bina Paul Venugopal
FORWARD FILM
3 THINK
FESTIVAL
Località Venezia, Italia
Periodo 6-7 dicembre
Tel. Web WKLQNIRUZDUGIHVWLYDOLW
mail LQIR#WKLQNIRUZDUGIHVWLYDOLW
Resp. Alberto Crespi, Rocco
Giurato
14
cortometraggi, cartoni animati,
audiovisivi industriali, turistici,
GLGDWWLFLVFLHQWL²FLHVSRUWLYL
Località Salerno, Italia
Periodo 6-11 dicembre
Tel. (089) 231953
Web festivaldelcinema.it
mail [email protected]
Resp. Mario De Cesare
FESTIVAL
XIII edizione del festival
nordamericano, a carattere
competitivo, specializzato in
pellicole e video di produzione
indipendente.
Località $QFKRUDJH$ODVND
USA
Periodo 6-15 dicembre
Tel. (001-907) 3383761
Web DQFKRUDJH²OPIHVWLYDORUJ
mail info@
DQFKRUDJH²OPIHVWLYDOFRP
Resp. -LP3DUNHU
- KATHMANDU
8 KIMFF
INTERNATIONAL
MOUNTAIN FILM FESTIVAL
XI edizione del festival
competitivo dedicato al
cinema di montagna di tutto il
mondo, anche sui popoli e gli
sport montani.
Località Kathmandu, Nepal
Periodo 11-15 dicembre
Tel. WebNLPIIRUJ
mail LQIR#NLPIIRUJ
Resp. Ramyata Limbu
RdC in festival
Stray Dogs di Tsai
Ming-liang e All Is Lost
di Robert Redford. A
fianco Russell Crowe in
Noah, Pelo malo e, a
destra, Medeas
Rompere il
silenzio degli
innocenti
contro tutte le
indifferenze:
Tertio non
datur
L’arca
16
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2013
T
utto parte da una suggestione. L’arca. Due film che
non potrebbero essere più diversi: All Is Lost di
Robert Redford, Stray Dogs di Tsai Ming-liang.
Eccellenza hollywoodiana il primo. Opera d’arte il
secondo. All Is Lost segue in presa diretta un possibile
naufragio. Un uomo solo, su una barca in mezzo
all’oceano. L’incidente, la tempesta, la vita in balìa delle
onde, nella morsa di una natura in collera.
Stray Dogs è, agli antipodi, racconto in moviola. Nulla più
accade perché tutto è già accaduto. Il film-testamento di
Tsai Ming-liang è lo struggente ritratto di un tempo su cui
qualcuno ha già scritto la parola fine. “This is the end” di
una natura divorata dal cemento, di un mondo più giusto
e solidale (terribile epifania quella dei poveri senza una
casa, costretti per pochi spiccioli a fare gli uominisandwich di immobili di lusso in affitto). Campane a
morto per una famiglia (una società?), lacerata da una
separazione coniugale di cui non si conoscono le cause,
ma si vedono le conseguenze. Cani randagi sono il padre
e i due figlioletti, mentre raccattano briciole e ipotesi di
felicità ai margini di una metropoli disumanizzata.
La suggestione: possiedono solo una barchetta, per
fuggire via lontano e salutare il diluvio che silenzioso si
abbatte nella notte. All Is Lost apre il 17° Tertio Millennio
Film Fest (3-8 dicembre, Roma), StrayDogs
indelebilmente lo segna. Se un festival è sempre un
viaggio, questo è una traversata in mezzo all’oceano, con
i sommersi e i salvati della globalizzazione. Il cinema
un’utopia a vele spiegate: tutti in fuga dall’oblio. C’è
posto per storie cancellate, vittime mute, promesse
disattese. Voci di bambini (Pelo malo), silenzi di madri
(Medeas), sofferenze di popoli (L’image manquante).
Sono tutti clandestini sul grande barcone del mondo.
Dignità è la terra che cercano. E mentre Hollywood
riscopre il primo migrante della Bibbia – il Noah di
Aronofski – noi salutiamo i piccoli Noè saliti sull’Arca del
cinema. Se dall’altra parte del mare troveranno qualcuno
disposto ad accoglierli, non saranno salpati invano.
del Millennio
di Gianluca Arnone
dicembre 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
17
#RFF8
I GIOCHI DI
ROMA
Il Marc’Aurelio d’Oro prende
il TIR, Hunger Games
infiamma l’Auditorium, ma
tutto il resto è… chi lo sa?
di Federico Pontiggia foto Karen Di Paola
18
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2013
Jennifer Lawrence
esulta: La ragazza
di fuoco conquista
l'ottavo Festival
di Roma
ottobre 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
19
#RFF8
Una scena di
Hunger Games La ragazza di
fuoco
TIRemm innanz
Ha vinto, ma dove va il
non doc di Fasulo?
Dopo Sacro GRA Leone d’Oro a
Venezia, Tir Marc’Aurelio d’Oro a
Roma: l’Italia premia on the road,
e premia se stessa. Supremazia
del cinema del reale oppure
cinema in mezzo a una strada?
Classe ‘76, friulano, il doc
Rumore bianco in carnet, Alberto
Fasulo prende un attore (lo
sloveno Branko Zavrsan, No
Man’s Land); gli fa prendere la
patente ad hoc; gli fa fare il
camionista per sei mesi; lo
riprende per le strade di
mezz’Europa. Trovando, dixit, il
“paradosso: quello di un lavoro
che ti porta a vivere lontano dalle
persone care per cui, in fondo,
stai lavorando”. Bene, questo
“paradosso” è quasi vecchio
come il mondo, e ovvio non si
limita agli autisti dei bestioni
della strada: guardatevi in casa,
pensate ad amici trasferiti,
parenti commessi viaggiatori,
fughe dei cervelli, o alle missioni
all’estero attuali e dell’Impero
Romano e capirete che forse il
paradosso è questo paradosso,
nella misura in cui l’autista ne è
presentato quale paradigma e la
sua situazione lavorativa come
Zeitgeist. Ancora, perché
chiedere a un attore di fare il
camionista? Non perché questa
finzione sia ontologicamente
infida, semplicemente, ne valeva
la pena? Qual è il surplus di senso
garantito dalla finzione al TIR non
documentaristico?
FP
20
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2013
Matthew
McConaughey
in Dallas Buyers
Club
CHE ROMA CHE FA? Partiamo dal
verdetto dell’ottava edizione,
presidente di giuria James Gray: ha
vinto Tir di Alberto Fasulo, non il
migliore, anzi, i due migliori del
Concorso, ovvero, la rom-com
futuristica Her di Spike Jonze o l’AIDS
dramedy Dallas Buyers Club di JeanMarc Vallèe. Si sono dovuti
accontentare del premio agli attori:
Scarlett Johansson, solo voce, e che
voce (e se anche l’Academy bissasse la
scelta?); Matthew McConaughey,
sieropositivo, smagrito e formidabile (e
se anche l’Academy bissasse la scelta?).
Problema, Tir non avrebbe meritato, era
solo – ci voleva poco… - il migliore dei
tre italiani in competizione, ma ancor
più grave - leggi: ridicolo - è che fosse
in lizza con Her e Dallas: usato sicuro di
lusso – non erano in anteprima
mondiale – contro una dignitosa,
perfettibile e piccina opera prima made
in Italy, che c’azzecca? Gray e soci
hanno optato per il patrio sciovinismo,
ma sicuri che vadano ringraziati? Il
verdetto, à la Müller, pare un retaggio
del Controcampo Italiano che fu nelle
sue Venezie: mutatis mutandis, Tir l’ha
vinto, forse il senso del Marc’Aurelio
d’Oro di Roma anno VIII è proprio
questo. Dunque? Lo ripetiamo da anni,
via il Concorso, a maggior ragione
dopo l’abbandono del diktat sulle
premiere mondiali: come si può far
competere serie A internazionale con
l’interregionale nostrana? Robe da
pazzi, anzi, da “Festaval”, l’irrisolta crasi
di Festival e Festa partorita, ipse dixit,
dallo schizofrenico direttore sinofilo.
A parte la ormai cronica carenza di
star, l’assenza di star, e non, alla
premiazione (mancavano quasi tutti,
McConaughey, Johansson, persino il
miglior regista con Seventh Code
Kiyoshi Kurosawa, che tristezza!), il
festival capitolino ha cantato un solo
giorno, per Hunger Games – La
ragazza di fuoco, alias, Jennifer
Lawrence. Torme, frotte e folle di
ragazzini (alcuni a pernottare
all’addiaccio per garantirsi l’indomani il
posto al sole sul red carpet) per un
evento che ha riempito di entusiasmo
l’ostile creatura di Renzo Piano. Ecco,
se proprio deve farlo, Roma deve
ripartire da qui: fregarsene dello ius
primae noctis, abbandonare vezzi
competitivi, velleità autoriali e miraggi
di grandeur internazionale e dare a
Cesare quel che è di Cesare. Cinema
pop(olare), mainstream con sapienza,
perché chi mai potrà aspettare Tir in
sacco a pelo sotto le stelle?
Via il Concorso: come si può far
competere Her e Dallas Buyers Club
con le nostre opere prime?
#RFF8
I magnifici 4
Ecco i capolavori (o quasi) di questa ottava edizione. Inarrivabile German
di Valerio Sammarco
E’ difficile essere un Dio
Il capolavoro del Festival: l’ambiziosa, laboriosa
opera postuma di Aleksej German, tratta dal
romanzo dei fratelli Strugackij (1964), costringe a
riposizionare lo sguardo. Una devastante allegoria
sul potere, sull’impossibilità di modificare la
ciclicità della storia e sull’inesauribile spinta che
muove l’uomo nel tentare di cambiare il corso
degli eventi. Imperdibile.
Her
L.A., un futuro qualsiasi. Theodore e Samantha.
Lui scrive lettere per conto terzi, lei è un sistema
operativo. Diventano amici, poi si innamorano. A
ben vedere, lo stesso percorso che ha instaurato
Spike Jonze con il suo pubblico. Al quarto film –
anche grazie a Joaquin Phoenix e (alla voce di)
Scarlett Johansson (premiata) – è amore totale.
Incondizionato. Senza se e senza Ma(c).
Dallas Buyers Club
Uno script che girava da una quindicina d’anni. Il
coraggio per portarlo sullo schermo lo ha avuto
Jean-Marc Vallée: la vera storia di Ron Woodroof,
che nel 1985 scoprì di essere sieropositivo. 30 giorni
di vita la prognosi, molti di più quelli che impiegherà
per sferrare i primi duri colpi alla Food and Drugs
Administration americana. Indimenticabile
McConaughey, giustamente premiato.
The Mole Song: Undercover Agent Reiji
Esplosivo, ironico e pirotecnico: Takashi Miike
infiltra una talpa nella yakuza e ritrova lo stile che
anni fa lo rese regista di culto in tutto il mondo. Gli
ingredienti: un protagonista bizzarro ma
ultratenace per un’improbabile ma riuscitissima
fusione tra slapstick comedy e yakuza movie. E il
manga Mogura no Uta di Noboru Takahashi rivive
sullo schermo. Travolgente.
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2013
LUIGI & AURELIO DE LAURENTIIS
PRESENTANO
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FOTO: STEFANO MONTESI E PHILIPPE ANTONELLO
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MAURIZIO AMATI UN FILM FILMAURO PRODOTTO DA AURELIO E LUIGI DE LAURENTIIS
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DEL FILM SCARICA L’APP DI AR-CODE E
INQUADRA L’IMMAGINE
COVER STORY
Lo Hobbit - La
desolazione di Smaug.
A destra la nuova
animazione Disney,
Frozen - Il regno di
ghiaccio
Un fanta
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2013
Il ritorno dell’Hobbit ma non
solo: vademecum per le feste tra
cartoon, fantasy, grandi autori e
l’Italia da ridere
di Angela Bosetto
sticoNatale
dicembre 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
25
COVER STORY
S
Smaug, il terribile drago
usurpatore (doppiato in
originale da Sua Vocalità
Benedict Cumberbatch), si è
svegliato dal lungo sonno e
ora la riconquista di Erebor
sarà più che mai difficile per il
valoroso Thorin
Scudodiquercia (Richard
Armitage) e i suoi dodici nani,
sia pur accompagnati da
Gandalf il Grigio (Ian
McKellen) e dallo hobbit, eroe
per caso, Bilbo Baggins
(Martin Freeman). Lungo il
viaggio incontreranno Beorn il
Mutapelle (Mikael Persbrandt),
gli Elfi Silvani del Bosco Atro
(re Thranduil/Lee Pace, suo
figlio Legolas/Orlando Bloom
e la guerriera
Tauriel/Evangeline Lilly) e gli
umani di Esgaroth, fra i quali
sta per sorgere un nuovo
leader: Bard l’Arciere (Luke
Evans).
Puntuale come l’anno scorso, il
12 dicembre arriva Lo Hobbit –
La desolazione di Smaug,
capitolo centrale della trilogia
diretta da Peter Jackson che si
concluderà nel 2014 con
Racconto di un ritorno.
Tuttavia, se fan di J.R.R.
Tolkien si stanno già fregando
le mani da mesi in attesa del
loro viaggio natalizio nella
Terra di Mezzo, non bisogna
scordarsi di chi sentendo
parlare di fantasy con nani, elfi
e draghi viene colto da un
improvviso attacco di orticaria.
Tranquilli, il cinema non va mai
in vacanza, soprattutto in
questo periodo. Di Philomena
e I sogni segreti di Walter
Mitty si parlerà nelle pagine
successive: ora scorrete
insieme a noi tutti gli altri
titoli in uscita tra il 19
dicembre e il 9 gennaio e
decidete quali saranno i vostri
film delle feste.
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2013
ANIMAZIONE
Piovono polpette 2 – La rivincita
degli avanzi (dal 25 dicembre)
Regia Cody Cameron, Kris Pearn
Visto l’enorme successo del primo
capitolo, il sequel era obbligatorio.
L’imbranato inventore Flint Lockwood
ha lasciato Swallow Falls, ma la sua
macchina è ancora attiva e sta
creando strani animali fatti di cibo…
Dopo aver conquistato il botteghino
americano, esce da noi il giorno di
Natale.
Frozen – Il regno di ghiaccio
(dal 19 dicembre)
Regia Chris Buck, Jennifer Lee
Il 53° Classico Disney si ispira molto
liberamente alla fiaba di Hans
Christian Andersen La regina delle
nevi e racconta il viaggio avventuroso
della principessa Anna per ritrovare la
sorella maggiore Elsa, la quale,
accusata di essere una strega, è
fuggita dal regno lasciandolo in un
inverno perenne.
Il castello magico (dal 1° gennaio)
Regia Jeremy Degruson, Ben Stassen
Dai creatori di Le Avventure di
Sammy ecco un altro film pensato
appositamente per i più piccini. Ce la
farà l’eroico gattino Tuono a salvare,
insieme ai suoi nuovi bizzarri amici, la
casa del buon mago che lo ha accolto,
ma che gli avidi nipoti di costui
vogliono mettere in vendita?
Capitan Harlock 3D (dal 1° gennaio)
Regia Shinji Aramaki
Il giusto omaggio alla grandezza del
pirata spaziale nato dalla fantasia di
Leiji Matsumoto nel 1976 o la solita CGI
bella senz’anima? Dopo mesi di
speculazioni, l’attesa è finita e ogni fan,
in cuor suo, chiede solo “fammi rubare,
Capitano, un’avventura dove io son
l’eroe che combatte accanto a te”.
“Ho scritto una decina di film di
Natale, ma non avevo mai scritto film
sul Natale” dice Brizzi, che mette in
scena una famiglia allargata alle prese
con l’obbligatoria riunione durante le
festività. L’ispirazione ufficiale è
Parenti serpenti di Mario Monicelli, ma
dubitiamo sia altrettanto velenoso.
COMMEDIE ITALIANE
Colpi di fortuna (dal 19 dicembre)
Regia Neri Parenti
Con Christian De Sica, Francesco
Mandelli
Tre diverse storie nel segno della crisi
economica e delle bizze della fortuna.
Cinepanettone o meno, sarà l’ultima
pellicola natalizia di De Sica, in
neonata coppia comica col “solito
idiota” Mandelli. Gli altri due segmenti
del film sono affidati a team già
collaudati: Lillo & Greg e Luca &
Paolo.
Un fantastico via vai
(dal 12 dicembre)
Regia Leonardo Pieraccioni
Con Leonardo Pieraccioni, Serena
Autieri
Cacciato di casa dalla moglie, Arnaldo
si ritrova a vivere come conquilino in
una casa di studenti universitari e a
riflettere sull’antico adagio “quant’è
bella giovinezza che si fugge
tuttavia”. In caso ve lo steste
chiedendo, no, non è il sequel de I
laureati, ma, sì, c’è sempre Massimo
Ceccherini.
Spaghetti Story (dal 19 dicembre)
Regia Ciro De Caro
Con Valerio Di Benedetto, Cristian Di
Sante
Indovina chi viene a Natale
(dal 19 dicembre)
Regia Fausto Brizzi
Con Claudio Bisio, Angela Finocchiaro
Far uscire un’opera prima durante uno
dei periodi più affollati del mercato è
una scelta quasi suicida. Eppure
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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COVER STORY
Gaines (in realtà si chiamava Eugene
Allen), che, lavorando alla Casa Bianca
dal 1952 al 1986, servì otto presidenti
(Truman, Eisenhower, Kennedy,
Johnson, Nixon, Ford, Carter e Reagan).
questa commedia agrodolce sui
“giovani adulti” è stata l’unica
pellicola italiana a partecipare al
Festival Internazionale di Mosca, dove
ha riscosso sorrisi e applausi.
Auguriamole il bis.
Un boss in salotto (dal 1° gennaio)
Regia Luca Miniero
Con Rocco Papaleo, Paola Cortellesi
Nuovo tentativo di sfruttare la frizione
Nord/Sud. Cristina, trasferitasi in
Trentino insieme al marito, vede la
propria routine sconvolta quando si
trova costretta a ospitare per gli
arresti domiciliari il fratello Ciro, che
non vede da quindici anni e che
ritrova implicato in un processo di
camorra.
FILM D’AUTORE
American Hustle (dal 1° gennaio)
Regia David O. Russell
Con Christian Bale, Bradley Cooper
Russell ripesca dagli anni Settanta
l’Operazione ABSCAM (che vide l’FBI
collaborare con un artista della truffa
contro la corruzione) e la mette al
servizio dei suoi attori preferiti (oltre
a Cooper e Bale, ci sono pure Amy
Adams, Jennifer Lawrence e Robert
De Niro). Unica new entry in squadra
Jeremy Renner.
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The Butler – Un maggiordomo alla
casa bianca (dal 1° gennaio)
Regia Lee Daniels
Con Forest Whitaker, John Cusack
Uno dei maggiori successi dell’estate
americana in pole position per gli Oscar:
la vita del maggiordomo nero Cecil
C’era una volta a New York
(dal 9 gennaio)
Regia James Gray
Con Joaquin Phoenix, Marion Cotillard
Nuovomondo e nuove identità, fiorite
oltre il no passing di Ellis Island.
E’ il succo del mélo d’epoca e
trasmigrante di James Gray. 1921, USA.
Due sorelle polacche, Ewa e Magda,
cercano di entrare nel paese. Solo una
vi riuscirà, introdotta illegalmente da
un uomo di malaffare. Sarà amore
clandestino?
G.A.
L’INFERNALE
BENEDICT
Continua il viaggio della
compagnia dello Hobbit.
Il nemico peggiore?
Il drago Cumberbatch
A dodici anni dal Signore degli anelli torna Lo
Hobbit e stavolta si intitola La desolazione di
Smaug, nelle sale italiane dal 12 dicembre per la
Warner, a sottolineare che non sarà certo una
passeggiata per Bilbo Baggins. Secondo capitolo di
un’altra ambiziosa trilogia, diretto ancora una volta
da Peter Jackson, “Non lo sanno in molti – racconta
-ma dopo aver pubblicato la trilogia, Tolkien riprese
in mano Lo Hobbit per dare una continuità tra
un’opera e l’altra. Alla fine non è andato oltre il
terzo capitolo”. Lo Hobbit arriva infatti nel ’37 quasi
vent’anni prima del Signore degli Anelli (’54-’55),
“Per me è stato il contrario - prosegue Jackson -.
Quando ho girato Il Signore degli anelli ero sicuro
sarebbe stata un’esperienza irripetibile. Non
pensavo che saremmo tornati nella Terra di Mezzo,
eppure anche questa volta è stata indimenticabile.
La nostra opera tiene conto di molte fonti, delle 100
pagine di appendice del ‘Signore degli Anelli’ e dei
Racconti incompiuti. Così dal libro di 300 pagine
siamo riusciti a immaginare tre film, e non è stata
una decisione puramente commerciale”. La storia è
ambientata sessant’anni prima de Il signore degli
anelli e incomincia con il buon Bilbo coinvolto suo
malgrado in un affare più grande di lui: reclamare il
Regno dei Nani di Erebor governato dal terribile
drago Smaug. E’ questo l’asso nella manica del
nuovo episodio: il bravo Sherlock (beniamino della
tv inglese) Benedict Cumberbatch, dopo il
cattivissimo John Harrison di Star Trek – Into the
Darkness e Assange in Quinto potere, ormai viaggia
decisamente dalla parte del male.
M.S.
L'occhio del
drago Smaug, in
alto l'arciere
Orlando Bloom
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rivista del cinematografo
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tra le nuvole
Ben Stiller tra immaginazione
e realtà. Con I sogni segreti di
Walter Mitty per rendere
omaggio al cinema e al grande
magazine USA
WHAT
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dicembre 2013
‘‘
W
alter Mitty ha questo di particolare, che
ha ormai ripudiato la vita reale, ricca soltanto di difficoltà, di sgradevoli compagnie e di mortificazioni, per la
vita che sa offrirsi con l’immaginazione, momento per
momento. Egli ha sceso l’ultimo scalino della degradazione romantica e non ha altro conforto, che di vedersi
vivere: però sotto altre spoglie e in ben altre circostanze
che non siano quelle della sua mediocre esistenza. Soltanto in sogno Walter Mitty si concede la forza, l’intelligenza, la bellezza e l’audacia che pure sa di possedere.
E, come Madame Bovary che legge Walter Scott e non
sa immaginarsi l’amore se non in meravigliosi scenari
gotici all’italiana, così Walter Mitty non può immaginarsi
la vita se non negli scenari che gli suggerisce ogni sera
il Cinema: perché Walter Mitty è il vero uomo nuovo del
secolo, la dolce vittima del Cinema, e tutta la sua immaginazione è incatenata ai
modelli eroici che ormai
lo schermo ha proposto
all’umanità”.
Così Ennio Flaiano – su Il
mondo del 9 aprile 1949
– descriveva il protagonista di The Secret Life
of Walter Mitty, racconto scritto da James
Thurber nel 1939. Personaggio, Walter Mitty, che
proprio il cinema ha conosciuto la prima volta nel ’47,
grazie al film di Norman Z. McLeod, Sogni proibiti il titolo italiano, rivisto in chiave comica 35 anni più tardi da
Neri Parenti (Sogni mostruosamente proibiti) e ora –
grazie al nuovo adattamento firmato da Steve Conrad
per la regia di Ben Stiller – outsider tra i vari blockbuster pronti ad invadere le sale per le festività natalizie.
Interpretato dallo stesso Stiller, questa volta Walter
Mitty lavora all’archivio fotografico del celebre magazine LIFE: incapace di affrontare a viso aperto il mondo
reale, si rifugia in un mondo di fantasia amplificato anche dalle innumerevoli immagini avventurose ed esoti-
Al centro Sean
Penn in una scena
del film. In
apertura Ben
Stiller
che passate sotto i suoi occhi in più di 15 anni di lavoro.
Ma sarà la vita reale a catapultarlo in un incredibile
viaggio: per l’ultima copertina della versione cartacea
del magazine, infatti, il grande fotografo Sean O’Connell
(Sean Penn) chiede per mezzo telegramma l’utilizzo del
“negativo 25”, una foto che – parole sue – “è la quintessenza della vita” (di Life, appunto). Negativo misteriosamente scomparso, però: e Walter Mitty, spronato anche
dalla collega di cui è segretamente innamorato (Kristen
Wiig), partirà alla volta della Groenlandia, toccherà l’Islanda e raggiungerà poi l’Afghanistan. In cerca del fotografo, per scoprire se stesso.
Alla quinta regia di un lungometraggio, Ben Stiller firma la sua opera più complessa e affascinante: The Secret Life of Walter Mitty (I sogni segreti di Walter
Mitty da noi), infatti, pur mitigando l’aspetto irriverente dei suoi precedenti
lavori, mantiene intatto
– amplificandolo – lo
sguardo sulla magia del
cinema (incredibili le
sequenze in cui il protagonista immagina di essere l’eroe di un film
d’azione, irresistibile invece il momento in cui
sogna di invecchiare
con la sua amata parodiando Il curioso caso di Benjamin Button), sulla potenza dell’immagine e sull’importanza di conservarne
memoria (l’omaggio a LIFE è lì a dimostrarlo). Tra
realtà e sogno, David Bowie (con l’immortale Space
Oddity) e gli Of Monsters and Men (con la trascinante
Dirty Paws), Walter Mitty abbandona finalmente la
“capsula”. E vive.
[This is Major Tom to Ground Control
I’m stepping through the door
And I’m floating
in a most peculiar way
And the stars look very different today].
IS LIFE?
di Valerio Sammarco
dicembre 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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intervista
“Non so se avrei la forza di questa donna”, confessa
l’attrice 79enne, all’ennesima prova magistrale: “Ma
di Federico Pontiggia
non lasciatemi sola”
JUDY DENCH
“L’ho incontrata, Philomena Lee. Molto divertente,
non me l’aspettavo: ha 80 anni, abbiamo pranzato insieme, e mi ha raccontato la sua storia”. Una
dolce luccicanza negli occhi, parla Dame Judi
Dench, che con Philomena di Stephen Frears segna l’ennesimo vertice di una carriera eccelsa. Dal
libro di Martin Sixsmith, passando per le penne di
Steve Coogan (nel film interpreta Sixsmith) e Jeff
Pope, la storia di Philomena è cambiata: “Non ha
accompagnato Martin negli States, ma serviva al
film”. Ma molto altro, moltissimo è lei in carne e
ossa: “Philomena è una donna incredibile, ha la
faccia e la forza per comportarsi così come pochissimi altri al mondo: cattolica, non odia, accetta genuinamente quel che le è capitato, e fa i
conti con la propria fede. Trovare il figlio, conoscere quel che gli è successo, è più importante di
tutto”. Il dolore non manca, c’è, ma la Dench non
l’ha visto: “Pensavo che confrontarsi con un’assoluta estranea sarebbe stato
per lei atroce, viceversa,
Philomena s’è completamente aperta, una splendida persona, sincera, chi
avrebbe agito così?”. Forse, c’è una ragione dietro
la serenità della signora
Lee: “Il perdono, travalica
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2013
tutto il resto: l’odio, il risentimento sono modi
spiccioli di vivere”. Philomena è un exemplum,
Dame Judi confessa la volontà di “non renderla
glamour sullo schermo, rispettare la sua naiveté e
trovare una forma consona”, e va oltre: “Non credo, anzi, so per certo che io quella forza di perdonare non l’avrei avuta”. Lo dice partecipe, commossa, forse, riconoscente per quel cinema che
permette di comprendere, essere una come Philomena, rimanendo se stessi. E poi Judi Dench ride, ricordando di “non aver mai voluto lavorare
con gente difficile, troppo difficile, qualcuno con
cui non potevo farmi una risata, qualcuno senza
sense of humour”. Viceversa, “è facilissimo ridere
con Frears, lo faccio da anni”. Sempre con una risata, e l’ennesima luccicanza, accoglie la domanda sullo stato di salute del cinema inglese: “Macché salute, ci sono buoni film, altri no”. E, dice,
vale anche per quello italiano, per il cinema tout
court. Un’altra risata la fa fare
a noi, con una risposta inconsapevolmente paradossale: “Sean Connery
ha l’Alzheimer? Non ne so
niente…”. Non tornerà più
nei panni di M nella saga
di James Bond, dopo Skyfall: “Al massimo una foto-
FOTO: KAREN DI PAOLA
PHILOMENA PERDONA, IO...
Dentro la storia
Incinta nell’Irlanda del ’52,
Philomena Lee (Dench)
viene reclusa con altre
“ragazze perdute” nel
convento di Roscrea. Il
figlio viene dato in
adozione a una coppia
americana: 50 anni dopo
Philomena non ha smesso
di cercarlo, finché in suo
soccorso non arriva il
giornalista Martin Sixsmith
(Steve Coogan)...
dicembre 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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intervista
"Non sarò più M di 007, al massimo
una fotografia sul comodino, o un
fantasma, chissà?”
A destra il regista
Stephen Frears, sopra
un'immagine di
Philomena
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
grafia sul comodino o forse un fantasma”,
ma per 007 ha eterna gratitudine: “Ho tantissimi fan adolescenti, qualcuno viene pure
a vedermi sul palcoscenico, chissà che il teatro non guadagni qualche spettatore in
più…”. Judi si mette sul set, calca le assi della
scena, e si vede da fuori: “Quando ti chiedono di fare qualcosa, e sai come farlo: questa
è la cosa più eccitante del mio lavoro. Ma
non chiedetemi di farlo da sola: è il mio incubo, la relazione con il regista e i colleghi è vitale per me”. Sul red carpet non è a suo agio,
“ma faccio quello che devo”, piuttosto, ama
dipingere, e “andare a nuotare in Congo, co-
dicembre 2013
me ho appena fatto”. Sorride con gli occhi,
lo fa da 79 anni (compleanno il 9 dicembre),
e tanti film ce lo ricordano: dalla Giulietta
zeffirelliana del ’61 all’Elisabetta I di Shakespeare in Love (Oscar non protagonista,
1999), fino a questa indomita, commovente
Philomena. Chiamatela divina, chiamatela
Dame. Judi Dench.
UNA
COMBINAZIONE
PERFETTA
Sceneggiatura a prova di bomba per un
dramma rimosso. Steve Coogan e Judi Dench
in un duetto memorabile
di Silvio Danese
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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l’asso nella manica
N
essuno è perfetto, battuta memorabile della
storia del cinema adatta a questa strana
coppia di investigatori molto privati che resuscita combinazioni della commedia classica americana mentre rimette in gioco questioncelle come la
deviazione dell’opera di carità in tortura psicologica
in qualche ramo della Chiesa cattolica. Per Philomena, a 70 anni arriva il momento della verità, confessa
in famiglia l’esistenza di un figlio perduto e chiede a
un giornalista, Martin Sixsmith, autore del libro da
cui è tratto il film, di aiutarla a ritrovarlo. Lei piena di
fede, tenace, impaurita, determinata, appassionata
di romanzi rosa con finali romantici, una Judi Dench
austera e catalizzante, che riesce a indossare una fede impermeabile all’aberrazione di cui è vittima, dimostrando però la lucidità di distinguere tra la Legge e l’eccezione, l’ispirazione in Dio e l’errore umano.
Lui ateo, giornalista politico in dismissione, scettico
osservatore delle contraddizioni istituzionali, ma generoso e vigile detective di un’inchiesta familiare
che squaderna omertà e omissioni clericali, la star
comica britannica Steve Coogan, autore della formidabile sceneggiatura, che ricorda Howard Hawks e
Billy Wilder.
Non è una boutade. Frears e Coogan, il primo cercando i tempi scenici, il secondo scavando sul fianco
ironico del materiale drammatico, smascherano l’as-
Formidabile lo script dell’attore
britannico, che ricorda Howard
Hawks e Billy Wilder
surdo, il grottesco, la natura paradossale dei comportamenti sviscerando le “differenze” e lasciando agli
attori spazi certi, già navigati, di detonazione, come
Grant/Hepburn o Lemmon/Matthau. Frears ha in
curriculum una sensibilità umoristica delle differenze
diversa dall’assillo sociale che muove le battute di
Loach, se stiamo a due autori inglesi di sano impegno. Lo dice: “Non mi sono mai preoccupato dei valori sociali del mio film”. La Chiesa dovrebbe difendere le donne e i bambini, invece nel caso delle Maddalene, in quel frangente, nell’Irlanda cattolica degli anni ‘50 e ‘60, ha distrutto relazioni parentali . Nei conventi delle suore Magdalene finivano ragazze innamorate o violentate a partorire “figli della colpa”. Le
ragazze-madri, abbandonate dalle famiglie per vergogna e scandalo, vivevano una prigionia, sfruttate in
lavanderia senza compensi. Dati in adozione per mille sterline, i bambini sparivano per sempre, migliaia di
bambini. Nel caso di Philomena Lee, la strana coppia
ritrova il figlio a Washington, funzionario importante
dei repubblicani, ma è morto di Aids. Era gay e viveva clandestinamente con un compagno. Siamo a
metà film. Incomincia la toccante ricostruzione di una
vita perduta per una madre mancata, che scopre di
essere ancora vittima... Come affrontare in altra misura, e dopo il film di Peter Mullan un comportamento
così tragico? Nessun colpo di spugna, nessuna assoluzione, sarebbe inammissibile. Diciamo che il risultato non è “realistico”, ma è vero, proprio nella proprietà delle regole di finzione adottate. Tra risate e
pianti, commuove, informa, ricostruisce un dolore, riconcilia, invece di alimentare nuovi conflitti. E, una
volta ammesso il disastro, possiamo davvero lasciarci
con una battuta “divina”: nessuno è perfetto.
Steve Coogan è
Martin Sixsmith. A
sinistra con Judi
Dench / Philomena
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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MOLIÈRE
Fabrice Luchini
Lambert Wilson
HFRQ
Maya Sansa
DAL REGISTA DI
LE DONNE DEL 6º PIANO
XQƐOPGL
Philippe Le Guay
DA DICEMBRE AL CINEMA
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intervista
FOTO: ALESSANDRO DI SIMONE
Dance
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rivista del cinematografo
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dicembre 2013
il mondo che balla
Al centro Josh Holloway
in una scena del film.
In apertura un'esibizione
dal vivo
Dietro le quinte della gara più importante
del pianeta: Battle of the Year, tra finzione
e live
di Alessandro De Simone
ontpellier, novembre 2011. I cancelli
del Palasport della cittadina francese sono ancora chiusi, circa diecimila
ragazzi sono in attesa della Battle of
the Year, il più importante evento del mondo per
le crew hip hop. Ogni anno dodici gruppi si danno battaglia per contendersi il primato di migliore dance crew e portarsi a casa un ricco premio. Mesi di allenamenti, di nuovi movimenti, di
coreografie pensate, riviste e corrette, vengono
messi in gioco nei cinque minuti dell’esibizione.
Ma stavolta c’è già un riconoscimento per tutti.
La Battle of the Year 2011 è poi diventata un
film, con protagonisti tutti i ragazzi presenti sul
set, quasi naturale, della scena finale della pellicola diretta da Benson Lee, già autore del bellissimo documentario Planet B-Boy, vera e propria
Bibbia della cultura
hip hop.
Battle of the Year si
regge su una struttura classica, tra il
dance movie e il cinema sportivo: Jason Blake, ex allenatore di basket in
disgrazia, viene assunto per dare disciplina e training ai
dodici migliori BBoy
americani,
messi insieme da
un produttore hip hop per portarli a vincere la
Battle of the Year, trofeo che per quindici anni è
lontano dai confini a stelle e strisce. L’arduo
compito sarà soprattutto fare di questi ragazzi,
molti assai problematici, degli uomini capaci di
creare una squadra vincente. A caricarselo sullo
spalle troviamo Josh Holloway, che dopo avere
lasciato l’isola di Lost ha faticato a trovare un altro posto sulla terra.
“Mi piaceva molto la storia”, ci ha raccontato il
buon vecchio Sawyer nel backstage della Battle
of the Year, in attesa di vedere la sua crew finta
esibirsi davanti a un pubblico vero. “Ho anch’io
M
un passato da B-Boy, quando ero giovane l’hip
hop stava nascendo e dove vivevo da ragazzo
c’erano tanti ragazzi che ballavano la break e facevano musica. Non è stato difficile entrare nello
spirito, soprattutto perché ho cercato di ispirarmi a film come Il sapore della vittoria o Colpo
vincente”.
E non è un caso, perché quel tipo di competizione è alla base della cultura hip hop, che negli ultimi anni è stata anche spesso svilita dalla pletora di dance movies che hanno infestato il grande
schermo con una serialità scientifica, da Step
Up in poi, ma che ha trovato la sua forma cinematografica migliore in pellicole di tutt’altro tenore.
Basti pensare a L’odio di Mathieu Kassovitz, favola tragica dei ragazzi che dalle banlieu vanno
nella Parigi di Oz al
ritmo del miglior
groove transalpino,
musica ricca di
contaminazioni afro
che contrappunta il
racconto con un ritmo naturalmente
destinato a finire
male. Come nei film
in cui Spike Lee si
ricorda di essere
Spike Lee, vedi
Clockers e soprattutto He got Game,
opera somma a cui molto deve questo dance
movie stereoscopico.
Al fianco di Holloway troviamo Laz Alonso, Chris Brown (il manesco ex fidanzato di Rihanna) e
l’atletica e bellissima Caity Lotz, che possiamo
apprezzare anche nella seconda stagione di Arrow nei panni di Black Canary. E c’è anche un
po’ d’Italia, con i De Klan, crew romana con
membri provenienti da tutto lo stivale, e con
Francesco Castelnuovo, storico conduttore di
Sky Cinema qui a fare il suo mestiere dall’altra
parte del grande schermo.
Quando si dice la magia del cinema.
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personaggi
ROSSO
Storie cupe e ruoli da cattiva:
Julianne Moore vira nel dark. Prima
Lo sguardo di Satana, ispirato al
famoso romanzo di Stephen King,
poi il thriller Non-Stop di Jaume
Collet-Serra e Maps to the Stars di
Cronenberg
di Angela Bosetto
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Julianne Moore in
Lo sguardo di
Satana - Carrie
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personaggi
‘‘L
a mamma era una donna molto
grossa e portava sempre un
cappellino in testa. Negli ultimi
tempi le sue gambe avevano
cominciato a gonfiarsi e i suoi piedi
sembravano sempre sul punto di
traboccare dalle scarpe. Indossava un
vestito di panno nero con un collo di
pelliccia nera. I suoi occhi azzurri erano
ingigantiti dagli occhiali bifocali senza
montatura.”
Alzi la mano chi, leggendo la
descrizione che Stephen King fa di
Margaret White in Carrie (1974), ha
pensato a Julianne Moore. Invece è
proprio lei a prendere il posto di Piper
Laurie (altra rossa troppo bella per la
parte, che però Brian De Palma volle in
Carrie – Lo sguardo di Satana, 1976) e a
interpretare la tremenda madre di
Carrie/Chloë Grace Moretz nel nuovo
adattamento del libro, che arriva in Italia
il 9 gennaio con il titolo Lo sguardo di
Satana – Carrie. E qui i nostri titolisti
meritano un applauso non solo per
l’incredibile fantasia, ma per aver
invalidato in un colpo tutte le
dichiarazioni della regista Kimberly
Peirce (Boys Don’t Cry) e delle
protagoniste sul fatto che il film non sia
il remake del precedente, ma una nuova
versione del romanzo, che traspone la
storia al giorno d’oggi, un’epoca in cui
isolamento e bullismo adolescenziale
hanno raggiunto livelli allarmanti,
soprattutto grazie alla complicità dei
social media. Confrontarsi con una
pellicola ritenuta un caposaldo horror è
un rischio, motivo per cui forse Jodie
Foster ha preferito declinare l’invito a
vestire i panni di Margaret. Invece la
Moore, che, ironia della sorte, aveva già
sostituito la Foster in Hannibal (2001),
non si è tirata indietro. “Adoro il film del
1976! Ha segnato la mia giovinezza e
l’idea di rileggere Carrie secondo una
prospettiva contemporanea era
intrigante.” Per prepararsi l’attrice ha
studiato il romanzo: “King è
dettagliatissimo nel descrivere il passato
di Margaret e questo permette di
comprendere quanto devastanti siano
stati i traumi che ha subito”. Il punto
critico è stato approcciarsi al
personaggio non come interprete, ma
come madre. “Per fortuna, mi sono
trovata d’accordo con l’idea che
Kimberly aveva del personaggio: al
mondo Magaret ha solo Carrie e se la
perdesse sarebbe la fine. È una donna
folle e miserabile, ma i suoi abusi sulla
figlia non sono dettati dal sadismo o
Chloë Grace Moretz
e "sua madre"
Julianne Moore in
una scena del film
C come Carrie
Banco di prova per la giovane Moretz, sempre più
a suo agio con creature infernali
Goffa e timida, l’infelice Carrie White è il simbolo di tutte le
adolescenti quotidianamente umiliate dalla vita e dai coetanei. Ma,
al contrario dei milioni di altre ragazze nelle stesse condizioni, ha un
dono con cui potrà vendicarsi e scatenare tutta la sua furia: la
telecinesi.
Prima di Chloë Grace Moretz, la fragile e terribile creatura nata dalla
penna di Stephen King aveva già avuto i volti di Sissy Spacek (nella
pellicola Carrie – Lo sguardo di Satana, 1976) e di Angela Bettis (nel
film televisivo Carrie, 2002). Ai giornalisti Chloë ha dichiarato: “So
che Carrie è un cult a più livelli, ma ci sono moltissimi ragazzi che
non hanno mai letto il libro, né visto le precedenti versioni. Abbiamo
lavorato pensando sia a loro, sia ai vecchi fan: speriamo di aver
trovato il giusto equilibrio!”
A.B.
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dalla violenza, quanto dalla volontà
distorta di educarla nel modo giusto.
Perché lei la ama.” La Moore è
notoriamente atea, eppure, quando si
inizia a parlare del bigottismo fanatico
di Margaret, mette subito le mani avanti:
“Nella nostra versione la questione
religiosa ha un ruolo marginale rispetto
a quella di De Palma o al libro, perché
Chloë è cristiana e non avrebbe mai
girato una pellicola che offendesse i
credenti. La stessa Carrie non ha nulla di
demoniaco, è solo una povera ragazza
maltrattata da tutti e condotta ben oltre
il punto di rottura”.
Con Carrie si apre per Julianne (da poco
appena insignita con l’ambita stella sulla
Hollywood Walk of Fame) una stagione
cinematografica virata al dark, che la
vedrà privilegiare storie cupe (il thriller
"E' UNA MADRE FOLLE E MISERABILE,
MA I SUOI ABUSI SULLA FIGLIA SONO
DETTATI DALLA VOLONTÀ DISTORTA DI
EDUCARLA NEL MODO GIUSTO"
Non-Stop di Jaume Collet-Serra e il
dramma Maps to the Stars di David
Cronenberg) e ruoli perfidi, come la
strega Mamma (!) Malkin nel fantasy Il
settimo figlio (2014, in cui ritrova Jeff
Bridges a sedici anni di distanza da Il
grande Lebowski) e la machiavellica
politica Alma Coin nei due capitoli di
Hunger Games – Il canto della rivolta
(2014/2015). Come direbbe Mae West,
quando sono buona, sono molto buona,
ma quando sono cattiva sono ancora
meglio.
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TFF31
Cisco Pike e
Club Sandwich,
il vincitore di
Torino
TUTTI I COLORI DI
TORINO
Il fascino di questa rassegna va oltre i suoi
film. Calore, partecipazione: sfumature che
fanno la differenza di Gianluca Arnone
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INSIEME A BERLINO è l’unico festival
europeo a rischio neve. Ma il fascino di
Torino sta anche in questo, nel Corso
decorato a festa, la Mole con pinnacolo imbiancato, la borghesia a suo agio
tra pellicciotti devasta-animalisti e
sciarpe di cashmere che assiepano i
cinema insieme a lagnosi giornalisti e
studenti sprofondati nei felponi, riconoscibili da una vaga cordialità planetaria. In fondo la citta degli Agnelli è
molto meno classista di tante altre
realtà, se è vero che nello spazio di
mezzo chilometro puoi incontrare persino vecchie glorie hollywoodiane (Elliot Gould), showman di casa nostra
(Chiambretti), venditori di rose pakistane e uomini dietro cappotti che intimoriscono solo a guardarli. Eppure
questa città ha un sorriso che non ti
aspetti. Come se decenni di migrazione meridionale ne avessero cambiato il
dna. O è il cinema, questo grande aggregatore sociale (l’avevamo dimenticato?), a mettere tutti di buon umore?
La magia dell’evento, l’aria elettrizzata
dell’attesa, quel momento prima di entrare in sala, la calorosa comunione di
intenti, battute, aneddoti e impressioni
che unisce pubblici diversi, spettatori
senza pass o etichette, è in fondo ciò
che varrebbe la pena vivere, tutte le
volte che si aspetta fuori dalla grande
camera oscura. Ma allora, perché è così speciale solo qua?
PICCOLI ESORDIENTI CRESCONO
Ottimi gli italiani e buon livello generale: ma i neo-maestri dove sono?
Sostanzialmente buono il livello dei film
selezionati da Virzì & co. per il concorso,
con il sospetto però di non aver trovato
grandi autori per il futuro. Alcuni nomi
(Pilote, Eimbcke, Betbeder) sono già una
realtà, arrivavano con l’opera seconda o
terza confermando di sapere
maneggiare una mdp e di avere talento
sufficiente per fare del bel cinema. Ma è
mancato il capolavoro capace di indicare
dove splenderà la stella di domani.
Pazienza, consoliamoci con i due ottimi
titoli italiani in gara, entrambi un
debutto, La mafia uccide solo d’estate di
Pif e Il treno va a Mosca di Ferrone e
Manzolini, curiosamente vicini
nel lavoro di scavo e
reinvenzione della memoria
d’archivio. E non
asciughiamoci troppo presto
gli occhi commossi da Pelo
Malo di Mariana Rondòn,
né dimentichiamo la
travolgente
disperazione di Senso
to hitori di Junichi
Inoue, crudele
meditazione sul
Giappone postbellico
così simile a quello di
oggi. A dirigerlo un allievo
di Oshima e Wakamatsu. Ma
il maestro, dov’è?
RISCOPRENDO LA NEW HOLLYWOOD
Cult e sorprese di un decennio epocale (‘67-’76). E non finisce qui…
FUORI ORARIO
Folle, indisponente, libero:
il cinema come deve
essere, After Hours
Basterebbe un titolo come
Computer Chess, anarchica
disamina videoludica sui semi di
follia impiantati nella cultura
americana (tra paranoie
antigovernative, pc coscienti,
degeneranti fanatismi settari) per
dire grazie a un’intera sezione. Ma
poi ti accorgi che nel calderone c’è
anche l’israeliano Big Bad Wolves,
che Tarantino ha già definito uno
dei film migliori dell’anno (e sono
sufficienti i primi violentissimi dieci
minuti per capire perché), e non ti
sembra vero. E ti rincitrullisci dietro
un improbabile quanto efficace
horror ecologista ambientato sulle
Alpi tedesche (The Station), una
versione allucinata e distopica de
La conversazione (lo scandinavo
LFO), un manuale dell’horror di
serie B (V/H/S/2) e un college
movie demenziale sul quale piomba
all’improvviso un meteorite che
sdoppia tutti i personaggi (Plus
One). Insomma per essere visioni di
mezzanotte, come le ha definite la
curatrice Emanuela Martini, ci
hanno lasciato svegli ben oltre
l’orario consentito. Una fucina del
cinema più indisponente e libero
che faticherebbe oggi a trovare
spazio tanto nel monopolistico
esercizio quanto nell’omologato
palinsesto televisivo, dove per
programmazione non ortodossa
s’intende il più delle volte di bassa
qualità. After Hours forever!
Con un impatto simile a quello che la
Nouvelle Vague aveva avuto in Europa,
la New Hollywood è stata la terza
rivoluzione del cinema americano
dopo il sonoro e il noir. Il Sogno veniva
fatto a pezzi dopo gli attentati ai
presidenti, le contestazioni giovanili, il
Vietnam. Si impongono nuovi autori e
star, cambiano gli assetti produttivi, le
major costrette a inseguire i ribelli. 80
titoli per omaggiare un decennio
epocale (’67-’76), 36 quest’anno, il
resto nel 2014. Spazio ai capisaldi,
come Gangster Story ed Easy Rider,
ma sono i meno noti (Electra Glide,
Cisko Pike) a segnare l’eccezionalità
della retrospettiva.
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TFF31 confidenze sotto la mole
JON TURTELTAUB
LA MIA NOTTE CON QUATTRO VECCHI LEONI
“Freeman è ok, De
Niro un perfezionista,
Douglas si commuove,
Kline è folle”
Michael Douglas,
Robert De Niro,
Kevin Kline e Morgan
Freeman in una scena
del film
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QUANDO NEL CAST hai Michael Douglas, Robert De Niro, Morgan Freeman
e Kevin Kline, tutti vincitori di almeno
un premio Oscar, fare il regista dovrebbe essere il mestiere più semplice al
mondo. Invece Jon Turteltaub se la faceva sotto dalla paura. Con quattro
marpioni così, pensava, devi guardarti
le spalle: “Esiste una ricetta segreta per
situazioni come questa - confessa il regista di Last Vegas, film d’apertura del
festival di Torino - ed è quella che ho
seguito con successo, ossia non avere
timore reverenziale non sarebbe umano. Averne troppo sarebbe sciocco”.
Non fa una piega, ma in pratica? Più
comprensibile la captatio benevolentiae
che riserva ai suoi campioni (in questo
mestiere servono amici così): “Ah nessun capriccio, nessuno! Sono stati tutti
così gentili, disponibili, umili, professionali. Solo De Niro ha voluto dormire in
un albergo diverso dal nostro: ha preferito il suo”. Poi vai a scavare, e scopri
che Freeman è il più easy della comitiva
(“Si è proposto lui a noi, e quando recita si limita a leggere il copione dandogli
solo la sua particolarissima intonazione”), Douglas il più fragile (“Era normale che certe vicissitudini della sua vita
ricadessero sul personaggio”), De Niro
un perfezionista senza rimedio (“Ripete
la stessa battuta una ventina di volte
finché non trova l’espressione giusta”),
Kline un rompiscatole (“Kevin prova la
scena in tutti i modi che il cinema ha inventato per fare quel tipo di scena: una
follia”). Tra tutti, Kline è quello che Turtelatub fatica a dimenticare di più: “Sono dovuto volare a New York e parlargli
5 ore filate prima che accettasse la parte. Kevin è così, dice no a qualunque
ruolo gli offrano. Ecco perché lavora così poco a Hollywood”.
FESTA MOBILE
Apertura e chiusura hollywoodiana:
Last Vegas e Grand Piano. In mezzo
tanti titoli per una Festa che fa della
quantità, prima che della qualità, la
sua ragion d’essere. Spazio alla
struggente tranche de vie in bianco e
nero (Frances Ha di Baumbach e
Inside Llewin Davis dei Coen), alle
stralunate variazioni d’autore (Only
Lovers Left Alive di Jarmusch e Prince
Avelanche di David Gordon Green), ai
mille affluenti dell’indie americano
(The Way Way Back, Drinking Buddies,
This is Martin Bonner senza
dimenticare il re degli indie, Redford,
impegnato in All is Lost), alla carica
dei canadesi (Blood Pressure, The
Husband, The Grand Seduction). Un
po’ di esotismo (l’indiano Ugly,
l’algerino Loubia Hamra), di scuola
europea (il polacco Ida e il francese
Suzanne) e 5 italiani: The repairman di
Mitton, Tutte le storie di Piera di
Marcias (dedicato alla Degli Esposti),
Riccardo III di Gassman e Scarchilli,
Temporary Road di Pollicelli e Tani (su
Battiato) e 8 restaurato di Fellini, la
ciliegina sulla torta.
EUROPOP
Sulla carta, l’unica vera novità portata
da Virzì al festival torinese: una
sezione interamente dedicata ai
blockbuster europei inediti nel nostro
paese: “Una passeggiata sulle vette
del botteghino continentale, per
scoprire cosa piace ai nostri vicini”,
l’aveva definita il direttore.
Interessante, ma proprio per questo
ci saremmo aspettati una sezione più
corposa di quella che poi in effetti
abbiamo trovato: appena cinque
titoli, di cui uno italiano (La mossa
del pinguino di Amendola, il suo
debutto alla regia), messo lì con una
motivazione debole (“Gli auguriamo
il successo degli altri”). Insomma
Europop è solo un abbozzo di quello
che avrebbe potuto essere, una
sezione spolpata forse dalle altre
(Festa Mobile?), che ha finito per
sparire nel gran calderone della
kermesse. Da ricordare Molière in
bicicletta di Philippe Le Guay, una
commedia amara che non a caso gira
intorno al Misantropo di Molière, e
Drogowka, il poliziesco polacco che
fa le pulci a un intero reparto di
polizia.
DOCUMENTARI
Non è un caso che il cinema del reale
sia oggi il più gettonato, tra premi e
primi apprezzamenti persino dal
pubblico. E’ uno dei filoni più vitali
del cinema contemporaneo, come
dimostra la finestra documentaria di
Torino 31. Divisa artatamente tra
Internazionali, Italiani e Documenti,
la sezione ci ha restituito invece
un’unica grande famiglia, fatta di
lavori che con sempre più coraggio si
affrancano dal reportage per tentare
audaci soluzioni linguistiche e nuove
poetiche. I due capolavori dell’anno
erano qui: L’image Manquante di
Rithy Panh, sul potere dell’arte contro
il più infame degli eccidi (quello della
memoria), e Le dernier des injustes di
Claude Lanzmann, nuovo capitolo
della sua personale indagine sulla
Shoah. Nota di merito per gli italiani,
dove lo sguardo tra le intercapedini
del reale sposa finalmente una prassi
cinematografica libera da
condizionamenti di altro tipo:
notevoli Stop the Pounding Heart, I
fantasmi di San Berillo, Striplife e
Habitat (Piavoli).
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rivista del cinematografo
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TFF31
IL SEME DEL TALENTO
Il FilmLab continua a crescere e a raccogliere successi. Prova la
numerosa presenza ai festival internazionali
nema (che invece finanzia e produce
film micro budget), è molto più ampia: anno dopo anno ha sfornato progetti, aiutato giovani registi, collegato
paesi e culture tra loro. Nel tempo sono aumentate il numero di partnership estere, pellicole distribuite, premi
internazionali. Così altre opere hanno
preso il volo, sempre grazie al FilmLab: Leones, il bell’esordio dell’argenPER UNA VOLTA I CONTI TORNANO.
Non solo un’idea brillante ma uno sviluppo eccellente: i risultati sono sotto
gli occhi di tutti. Stiamo parlando del
Torino FilmLab, nato nel 2008 con il
supporto della regione Piemonte, il
comune di Torino e il Ministero per i
Beni Culturali, e arrivato alla sesta edizione in ottima forma, merito di un ottimo team capitanato da Savina Neirotti (da 1.140.000 euro il budget è
lievitato a 1 milione e 600 euro,
di cui però la metà provengono
da finanziamenti esteri: Comunità Europea e numerosi
altri partner). Basta menzionare qualche titolo
per capire il succes-
La bicicletta verde.
Sopra Salvo e in
basso Le quattro
volte
so del FilmLab: Le quattro volte di Michelangelo Frammartino selezionato
per la Quinzaine des realizateurs di
Cannes e venduto in più di 50 paesi;
Salvo di Fabio Grassadonia e Antonio
Piazza, Grand Prix e Prix Révélation
alla Sèmaine de la Critique di Cannes,
per rimanere sul territorio. Ma la “mission” del FilmLab, che da quest’anno
collabora con il Biennale College Ci-
tina Jazmín López, l’anno scorso in
Orizzonti del Festival di Venezia, e
uno dei casi più interessanti della
scorsa stagione: La bicicletta verde di
Haifaa al-Mansour, primo film di una
donna saudita, che ha fatto il giro del
mondo e dei festival. Ancora: Buon
anno Sarajevo di Aida Begic e il delizioso Lunchbox, declinato in ricette
dall’indiano Ritesh Batra, hanno trovato consenso e attenzione presso
stampa e pubblico festivaliero (Cannes, Torino, etc.). “Il nostro obiettivo
in un momento di grande difficoltà –
dice l’ideatore e presidente dell’Advisory Board, Alberto Barbera -, in cui
la creatività individuale è minacciata
dalle scelte della industria culturale, è
quello di contribuire a far sì che esista
un’alternativa, che un altro tipo di cinema sia ancora possibile”.
MARINA SANNA
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rivista del cinematografo
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dicembre 2013
RITRATTI
di Orio Caldiron
Icona tedesca
e musa di
Fassbinder,
l’ultima
Schygulla
memorabile è
nel Mondo
nuovo di
Scola
Storia di
Hanna
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rivista del cinematografo
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dicembre 2013
N
Hanna
Schygulla: in
alto con l'Orso
d'Oro a Berlino
nel 2010, a
destra con
Fassbinder
Nessuna più di Hanna Schygulla – l’icona del
nuovo cinema tedesco degli anni settanta
dal fisico esile, gli occhi chiari, il volto
irregolare, lo sguardo enigmatico – rifugge
l’identificazione con il personaggio,
privilegiando la recitazione secca, ironica,
distaccata ma di grande magnetismo. Nasce
il 25 dicembre 1943 a Katowice durante
l’occupazione nazista della Polonia. Solo nel
dopoguerra la sua famiglia si riunisce a
Monaco di Baviera, dove studierà fino alle
superiori. Si iscrive poi all’università per
diventare insegnante, ma frequenta anche la
scuola d’arte drammatica dove incontra
Rainer Werner Fassbinder con il quale
condivide le provocazioni dell’Antiteater,
l’aggressivo gruppo off di cui sono tra i
fondatori: “Eravamo due animali solitari, con
gran bisogno di disordine, con una grande
esuberanza”. Sullo schermo si fa notare in
L’amore è più freddo della morte (1969) che,
tra atmosfere da noir americano e omaggi
alla nouvelle vague, inaugura la prima
stagione del cinema di Fassbinder in cui è la
presenza più ricorrente. Il sodalizio continua
con Le lacrime amare di Petra von Kant
(1972), il melodramma claustrofobico dove
incarna la sensualità proletaria alle prese con
i gelidi meccanismi del potere borghese. Se
gli sceneggiati tv le assicurano la popolarità,
la prima affermazione di interprete arriva
solo con Effi Briest (1974), ancora di
Fassbinder dal romanzo di Theodor Fontane.
Nell’intenso ritratto d’epoca, gli aneliti di
libertà della eroina sono soffocati dal clima
opprimente della società maschilista di fine
Ottocento in cui è imprigionata. Il successo
del film coincide con la crisi personale
dell’attrice che sembra non riconoscersi più
nella sua immagine cinematografica. È in
questo periodo che riprende gli studi fino
alla laurea, viaggia in Europa e negli Stati
Uniti, ritorna al teatro.
Quando riprende il rapporto con il cineasta
che l’ha lanciata, Il matrimonio di Maria
Braun (1979) segna la sua consacrazione
internazionale grazie al notevole
personaggio della sposa di guerra che fa il
mercato nero e l’entraîneuse in un dancing
per americani fino a diventare una ricca
donna d’affari. Coraggiosa, risoluta, egoista,
pronta a ogni compromesso, raffigura in
tutta la sua ambiguità il trauma della
ricostruzione della Germania alle soglie del
boom economico. Negli ultimi appuntamenti
con il regista tedesco, il piccolo ruolo di
Berlin Alexanderplatz (1980) si perde nei
ritmi torrenziali del serial televisivo, mentre il
controverso Lili Marleen (1981), sulla vita
della cantante Lale Andersen, esaspera il
protagonismo dell’attrice a scapito dello
sfondo storico nel segno del divismo
dell’antidiva. Sono numerose le
partecipazioni al cinema d’autore europeo,
tra cui L’inganno (1981) di Volker
Schlöndorff, Passion (1982) di Jean-Luc
Godard, Storia di Piera (1983) di Marco
Ferreri. Ma l’apparizione più memorabile è
quella di Il mondo nuovo (1982) di Ettore
Scola nei panni della contessa austriaca in
fuga che al decrepito Giacomo Casanova,
uno splendido Mastroianni, confessa che è
stato il primo amore della sua vita.
All’apice della fama,
l'attrice sembra non
riconoscersi più nella sua
immagine cinematografica
dicembre 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
51
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Accomodatevi
e g o d e te v i
lo spettacolo
Made in Italy
THE COMFORT SHOW
w w w. c i n e a r r e d o i t a l i a . c o m
I TOP 5
54
al Cinema
OTTIMO BUONO SUFFICIENTE MEDIOCRE SCARSO
Blue Jasmine
57
60
Piovono polpette 2
66
Oldboy
64
The Butler - Un maggiordomo alla Casa Bianca
Still Life
58
63
Dietro i candelabri
Qui e là
59
La moglie del poliziotto
68
Molière in bicicletta
54 Blue Jasmine
57 Still Life
58 Come il vento
58 Qui e là
58 Free Birds - Tacchini in
fuga
59 La moglie del poliziotto
60 Piovono polpette 2
63 Dietro i candelabri
63 Il terzo tempo
64 C’era una volta un’estate
64 The Butler
66 Oldboy
68 Lunchbox
68 Molière in bicicletta
69 Preview
Il grande match
Sapore di te
Il capitale umano
Two Night Stand
The Starving Games
Hansel e Gretel
dicembre 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
53
i film del mese
Sull’altalena tra
glam e disperazione,
Cate Blanchett si supera
ancora una volta
54
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2013
BLUE JASMINE
Un Allen chiamato Melancholia: basta favole, il ritorno
negli States è una carezza in un pugno
In uscita
Regia Woody Allen
Con Cate Blanchett, Sally
Hawkins
Genere Drammatico (98’)
I
critici anglosassoni si
sono soffermati sugli
echi di Un tram
chiamato desiderio, sulla
fortuna di San Francisco nel
cinema di Allen, sui suoi
indelebili personaggi
femminili, cui ora si deve
aggiungere la Jasmine di
Cate Blanchett, ma non di
solo cinema vive un uomo, e
anche Woody si deve
adeguare: quanti rovelli,
magagne, vissuti e trascorsi
privati ci sono in questo suo
ultimo film? Tanti, e
l’ineluttabile amarezza, la
necessaria infelicità di Blue
Jasmine non sembra scelta
meramente artistica, ricorso
poetico, evenienza
drammaturgica: Jasmine sta
male e, parrebbe, Woody
pure, ma il pubblico dove
sta? Specchiandosi in
Jasmine, a metà strada:
attrazione e repulsione,
l’immedesimazione è il
tertium non datur.
Su Woody uomo vai a
sapere, ma il cineasta sta
benone: forse, dovrebbe
curare meglio le scene, qui e
là si sente il “buona la
prima”; forse, la
contemplazione delle classi
basse non è il suo forte;
forse, la stanchezza e la
prospettiva sul fine vita
rendono amari e non gli
fanno più amare i suoi
personaggi; forse, ma Blue
Jasmine è uno degli Allen
migliori da Pallottole su
Broadway.
Moltissimo va ascritto a
Cate Blanchett, splendida
altalena emozionale nei
panni dell’eponima socialite
neworkese che, complice il
tracollo del marito (Alec
Baldwin, perfetto) fedifrago
e truffatore à la Bernie
Madoff, passa dalle stelle
alle stalle, raggiungendo
esaurita e disoccupata la
sorella povera (Sally
Hawkins, ottima) a San
Francisco. Occasione di
rinascita, riscatto,
resurrezione? Macché, è
durissima: la sorella ha un
fidanzato macho (Bobby
Cannavale), due marmocchi
da un precedente
matrimonio (l’ex marito è
uno dei tanti rovinati da
Baldwin), eppure, sta meglio
lei. Jasmine no: alterna
sofisticatezza glam – è
vestita da Dio, complimenti
alla costumista – e
disperazione alcoolica (il
bicchiere sempre in mano,
vodka martini su tutti),
vagheggia una nuova vie en
rose e poi parla da sola, è un
pendolo impazzito tra
passato e presente,
nostalgica potenza e atto
rovinoso (gli attributi si
possono scambiare).
Soprattutto, non sa stare da
sola. Studia informatica per
darsi al design d’interni
online, lavora da un dentista
arrapato, poi trova un bel
diplomatico con ambizioni
politiche (Peter Sarsgaard):
il principe azzurro?
Potrebbe, ma Allen non (si)
racconta più favole: dopo
Midnight in Paris e To Rome
with Love, il back in the US
è una carezza in un pugno,
una risata nella tragedia,
una scorza di limone nel
martini, buttato giù previo
Xanax. Se per per Kechiche
(titolo internazionale de La
vita di Adele, dal fumetto
omonimo) Blue is the
warmest colour, per Allen
no: blu rimane il colore della
tristezza. Blue Jasmine,
l’onnipresente Blue Moon e
un altro pianeta-pillola già
osservato da Lars von Trier:
Melancholia.
FEDERICO PONTIGGIA
dicembre 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
55
EAGLE PICTURES LISTINO 2014
LES GARÇONS ET GUILLAUME
À TABLE!
AMERICAN HUSTLE
Cast stellare diretto da David O.
Russell, uno dei registi americani più interessanti del panorama
cinematografico contemporaneo.
IL CENTENARIO CHE SALTÒ DALLA
FINESTRA E SCOMPARVE
Una storia originale e brillante che
si colloca sulla scia di Woody Allen,
Billy Wilder e di tutto ciò che sta
offrendo di meglio il cinema europeo
nell’ultimo periodo in termini di audacia, creatività, originalità di forma e
contenuti.
Un viaggio indimenticabile attraverso gli eventi del ‘900 in compagnia
di uno straordinario personaggio.
Regia:
David O. Russell (The Fighter, Il lato positivo)
Cast:
Christian Bale (The Fighter, Il cavaliere oscuro, The Prestige)
Bradley Cooper (Il lato positivo, Una notte da leoni, Limitless)
Jeremy Renner (The Bourne Legacy, Mission Impossible Protocollo Fantasma, The Avengers)
Amy Adams (The Fighter, The Master, Come d’incanto)
Jennifer Lawrence (Il lato positivo, Hunger Games, X-Men L’inizio)
Regia:
Guillaume Gallienne
Cast:
Diane Kruger (Bastardi senza gloria, Troy, The Host)
Guillaume Gallienne (Marie Antoinette, Il concerto)
Carole Brenner (Tranches de Vie)
Regia:
Felix Heringren
Cast:
Robert Gustafsson
Mia Skäringer
Alan Ford (Snatch – Lo strappo, L’esorcista – La genesi)
SERENA
SUPERCONDRIAQUE
DIVERGENT
L’attore/regista più famoso della commedia francese affronta con ironia
una delle fobie più attuali del nostro
tempo.
La consolidata coppia da Oscar
Lawrence-Cooper di nuovo
insieme.
Il primo capitolo di una nuova
trilogia già best seller nel mondo.
Regia:
Susanne Bier (In un mondo migliore)
Cast:
Jennifer Lawrence (Il lato positivo, Hunger Games, X-Men –
L’inizio)
Bradley Cooper (Il lato positivo, Una notte da leoni, Limitless)
Toby Jones (Hunger Games, Biancaneve e il cacciatore)
Rhys Ifans (The Amazing Spiderman, Notting Hill)
Regia:
Dany Boon (Giù al Nord)
Cast:
Dany Boon (Giù al Nord, L’esplosivo piano di Bazil, Niente da
dichiarare)
Kad Merad (L’immortale, Il piccolo Nicolas e i suoi genitori)
Judith El Zein (Cena tra amici)
Regia:
Neil Burger (Limitless, The Illusionist)
Cast:
Shailene Woodley (Paradiso Amaro)
Kate Winslet (Titanic, Se mi lasci ti cancello, Neverland)
Theo James (I fantasmi di Bedlam, Downton Abbey)
Maggie Q (Nikita, Il collezionista, La sfida - Le regole della truffa)
PREMATURE
KHUMBA
HOLIDAY
Una favola colorata e divertente sulla
diversità e l’amicizia che sono la forza
più grande!
Una commedia surreale, irriverente con un cast giovane e molto
promettente.
Regia:
Dan Beers
Cast:
Adam Riegler
Jonathan Kleitman
Zoe Myers
Parisa Johnston
Un imperdibile musical che racconta
un triangolo amoroso in stile
anni ’80.
Regia:
Max Giwa, Dania Pasquini
Cast:
Giulio Berruti
Leona Lewis
Annabel Scholey
Greg Wise
Hannah Aterton
Regia:
Anthony Silverston
anticipazioni
PAWN SACRIFICE
SAINT VINCENT DE VAN NUYS A LITTLE CHAOS
Sul grande schermo l’incontro di scacchi che ha fatto storia.
Un’improbabile amicizia tra un uomo e un ragazzo sullo sfondo
di una Brooklyn contemporanea.
La storia mai raccontata di come è sorto uno dei simboli più
maestosi della monarchia francese.
Regia:
Ed Zwick (Blood Diamond, L’ultimo samurai, Amore e altri
rimedi)
Cast:
Tobey Maguire (Il grande Gatsby, Spider-Man)
Liev Schreiber (Il fondamentalista riluttante, X-Men,
le origini - Wolverine)
Regia:
Theodore Melfi (Opera prima)
Cast:
Bill Murray (Ricomincio da capo, Lost in Translation)
Naomi Watts (The Impossible, Diana, La promessa dell’assassino)
Melissa McCarthy (Le amiche della sposa, Una notte da leoni 3)
Regia:
Alan Rickman (L’ospite d’inverno)
Cast:
Kate Winslet (The Reader, Titanic, Se mi lasci ti cancello)
Matthias Schoenaerts (Un sapore di ruggine e di ossa)
Alan Rickman (Harry Potter, Love Actually)
Stanley Tucci (Il diavolo veste Prada, Amabili resti, Gambit,
Il quinto potere)
SELFLESS
SPINNING GOLD
Un thriller psicologico in cui i confini tra coscienza e identità
sono messi alla prova.
Il grande ritorno di Spike Lee per raccontare una leggenda
della musica made in USA
Regia:
Tarsem Singh (Biancaneve, The Cell)
Cast:
Ryan Reynolds (Buried - Sepolto, Lanterna Verde)
Ben Kingsley (Ender’s Game, Gandhi, Hugo Cabret)
Regia:
Spike Lee (Malcolm X, Fa’ la cosa giusta, La 25ª ora)
Cast:
Justin Timberlake (Runner Runner, Amici di letto, Alpha Dog)
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facebook.com/eaglepictures
#eagle_pictures
i film del mese
STILL LIFE
Meraviglioso gesto di umana pietà. Eddie Marsan ci porta via il cuore
Anteprima
Regia Uberto Pasolini
Con Eddie Marsan, Joanne Froggatt
Genere Drammatico (87’)
QUANDO SI MUORE, si muore soli: è
una legge di vita a cui si oppone John
May, funzionario comunale che ha fatto
scopo della sua vita ridare dignità e
compagnia alle persone morte in
solitudine. Cercando nelle loro cose,
frugando nella loro vita, scoprendo
solitudini e dolori senza nome e spesso
senza volto, e facendo propri sogni e
(dis)illusioni di tutti coloro che non
hanno nessuno ad accompagnarli
nell’ultimo viaggio per poter inventare,
almeno nell’estremo saluto, una vita
fatta degli stessi frammenti ma con un
segno positivo che ne trasfiguri la
malinconia. Still Life di Uberto Pasolini,
film denso e rigoroso, eppure morbido
e mai rassegnato, è la sua storia, la
storia di un uomo che pur essendo la
natura morta del titolo, fin dall’inizio sa
imprimere a tutta l’opera un senso di
funerea vitalità: ed è un senso preciso
e coerente, rigoroso nell’immagine e
nel significato. In questo modo, Still
Life diventa anche un’opera che respira
cinema e vita dalle prime sequenze,
che intreccia con disinvoltura il
grottesco - sopra le righe - della
finzione con quello amaro - della vita
vera: e dimostra che il suo regista ha
un’idea di cinema matura e per niente
banale, prendendo una storia semplice
come quella di John May e
trasformandola in un racconto che di
scena in scena assume forme diverse
ma sempre aderenti al suo linguaggio.
E allora il film parte come una
commedia, si rabbuia in rigoroso
dramma nordico per diventare, alla
fine, horror surreale quasi gioioso.
Senza perdere di vista l’obiettivo,
ovvero l’ombra di una vita che divora
con il suo incedere famelico e
impietoso, frenata da un protagonista,
guerriero silenzioso, dedito a
combatterne le piccole ingiustizie che
travolgono anche la morte,
ricomponendo pezzi di esistenze a
brandelli. Eddie Marsan interpreta
tutto con lirica sospensione e
incantato smarrimento; e con lui,
Pasolini dirige un film importante e
bello, che si incrosta nel profondo- e
ricorda quanto sia doveroso vivere la
vita con responsabilità morale.
GIANLORENZO FRANZI
Pasolini ha un’idea di regia
matura e mai banale
dicembre 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
57
i film del mese
COME IL VENTO Valeria Golino è la donna coraggio Armida Miserere
ARMIDA MISERERE, il destino nel
nome. Prima donna direttore di
prigioni in Italia, sul lavoro è stata forte
e inflessibile come l’eroina della
“Gerusalemme liberata” ma nel privato
sconquassata da immensi dolori. Una
vita all’interno delle carceri di massima
sicurezza, prigioniera anch’essa non
meno dei detenuti, fino alla resa finale
che la porta a un suicidio vissuto come
liberazione. Nonostante le continue
intimidazioni Armida non si è mai
piegata, nemmeno di fronte
all’uccisione del compagno freddato
dalla ‘ndrangheta. Per raccontare una
donna così ci voleva un’attrice speciale,
e il regista Marco Puccioni la trova
nell’intensa Valeria Golino, che dà il
meglio di sé: la sua Armida non ha
nulla dei santini tratteggiati da tanta
pessima fiction televisiva.
Sceneggiatura e regia tese a restituire
lo spessore umano di una donna
eccezionale, questo ritratto femminile è
perfetto, quello dell’Italia leggermente
sfocato, ma Come il vento resta un
nobile esempio di quel cinema di
denuncia di cui si sente la mancanza:
Armida Miserere è un personaggio
emblematico anche dei nostri anni,
dove chi è fedele a un’ideale paga
spesso un prezzo troppo alto in termini
di affetti e libertà. Mentre lo stato resta,
inadeguato, a guardare.
ANGELA PRUDENZI
In sala
Regia Marco Simon Puccioni
Con Valeria Golino, Filippo Timi
Genere Drammatico (110’)
In sala
In uscita
FREE BIRDS QUI E LÀ DUE TACCHINI viaggiano nel
tempo per una missione
importante: impedire che i
loro simili diventino il piatto
tipico del Giorno del
Ringraziamento, e non solo.
Diretto da Jimmy Hayward
(Ortone e il mondo dei Chi e
Jonah Hex), Free Birds
rimane vittima di una
sceneggiatura sgangherata e
di una comicità così
QUI E LÀ, ovvero Messico e
States: Pedro torna al nativo
villaggio di Guerrero, dopo
l’immigrazione clandestina
negli Usa per campare la sua
famiglia, moglie e due figlie,
che quasi non lo
riconoscono più. Il ritorno
non è prodigo, i problemi
impazzano, Pedro non sa più
dove sta, meglio, come stare
al mondo: qual è la sua casa?
Due tacchini, ma allo spiedo: animazione grossolana
58
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2013
elementare da provocare più
sbadigli che risate. Poco
convincente anche
un’animazione piuttosto
grossolana rispetto a quella
delle principali case di
produzione a stelle e strisce.
ANDREA CHIMENTO
Regia JImmy Hayward
Genere Animazione
Neorealismo messicano: premiato a Cannes
Asciutto, “elementare” e
minimalista, l’esordio del
Antonio Méndez Esparza ha
vinto la Semaine di Cannes
2012: neorealismo latino, qui
e là è sempre grande
cinema.
FEDERICO PONTIGGIA
Regia Antonio Méndez Esparza
Con Pedro De los Santos,
Teresa Ramírez Aguirre
LA MOGLIE DEL POLIZIOTTO
Il germe della violenza in 59 quadri dolenti e raffinati: la grande intuizione di Gröning
In sala
Regia Philip Gröning
Con David Zimmerschied, Alexandra Finder
Genere Drammatico (172’)
CON LA PAZIENZA di un analista di
francobolli e l’intuizione di un
collezionista di turbamenti, l’autore
del sorprendente Il grande silenzio
(“caso raro di un film sulla nozione del
tempo”, Morandini) scopre una via
possibile, fruttuosa, per raccontare un
“ordinario” delitto di famiglia e non
arenarsi nell’indignazione, come il
mainstream americano ha fatto
ciclicamente. Con grande dominio del
tragico nascosto sotto il tappeto,
Philip Gröning va al di là del “cinema
della minaccia”, a guardare come un
male cresce dentro tra i perseguitati e
i persecutori che un giorno avevano
scelto di amarsi. Di quello che
succede nelle case, tra le persone, i
bambini e gli adulti, cioè tra le
emozioni, la routine, le relazioni, non
sappiamo niente, se non ce lo
racconta il cinema, o la letteratura, e
Gröning prende la questione per una
via nuova, rispetto a certe fiction
cruente. In cinquantanove quadri che
si aprono e si chiudono lasciando allo
spettatore un ruolo nella
composizione, per associazione o
accumulo, incontriamo un modello
apparentemente “dolce” di disturbo di
coppia: ci introduce nella vita
monotona del giovane poliziotto, ci
racconta della moglie timida, gentile,
con cui c’è competizione ed erotismo,
rifiuti e tenerezze, una madre morbida
e protettiva di una bimba che riceve
dal padre sia amore sia insofferenza,
dove conta anche andare a dormire e
svegliarsi insieme, e insegnare
comunque alla bambina a rispettare
quella persona che picchia la
mamma...
Proprio mentre si racconta le antitesi
dei comportamenti, la grande
intuizione di Gröning è che la violenza
ha un seme spesso profondo e
insondabile, che proprio nella
complessità delle relazioni familiari
può sfuggire l’intensa, ambigua
relazione tra il sopruso e la gentilezza,
il pugno e la carezza. Dice il regista
del suo poliziotto: “Il male gli cresce
dentro, è una crudeltà che non
avrebbe mai potuto immaginare”.
Premio Speciale della Giuria al
Festival di Venezia, da vedere.
SILVIO DANESE
Come il male cresce dentro, tra i
perseguitati e i persecutori
dicembre 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
59
i film del mese
PIOVONO POLPETTE 2
Apparato visivo pop e colorato: un vero e proprio circo psichedelico
Anteprima
Regia Cody Cameron, Kris Pearn
Genere Animazione (95’)
GLI HAMBURGER, che un tempo
cadevano dal cielo, ora si sono
trasformati in temibili mostri dotati di
arti a forma di patatine fritte: la verve
anarchica e surreale di Piovono
polpette, grande successo del 2009,
prosegue e cresce senza sosta
nell’atteso sequel che si prepara a
sbancare i botteghini natalizi italiani,
dopo aver guadagnato oltre cento
milioni di dollari in patria soltanto nel
primo mese di programmazione.
Il film si apre esattamente dove il
precedente era terminato: il bizzarro
inventore Flint Lockwood è riuscito a
salvare Swallow Marina da una
tempesta di cibo causata da un suo
stesso macchinario. Ora la sua genialità
60
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2013
viene finalmente riconosciuta grazie
all’invito del potente Chester V a
entrare a far parte della The Live Corp
Company, che riunisce i più brillanti
inventori del mondo. Mentre Flint cerca
di destreggiarsi nella nuova realtà, una
notizia lo costringerà a tornare nella
sua cittadina: la sua macchina, ancora
funzionante, ha creato dei pericolosi
ibridi, metà cibo e metà animali. Diretto
da Cody Kameron e Kris Pearn e
prodotto dalla Sony, Piovono polpette
2 è un film d’animazione che fatica a
carburare ma, una volta trovati i giusti
giri, sale gradualmente di ritmo di
minuto in minuto. Gli autori riescono a
sopperire a un andamento narrativo
piuttosto scontato grazie a un
apparato visivo pop e colorato: un vero
e proprio circo psichedelico che
ricorda quello di altri recenti film
d’animazione come Madagascar 3 e I
Croods, entrambi targati Dreamworks
Animation. Ricco di gag irresistibili e di
trovate brillanti, soprattutto nella parte
centrale, Piovono polpette 2 ha il suo
momento migliore nella scoperta di
quel mondo meraviglioso che il
gruppetto protagonista, insieme agli
spettatori, si trova davanti agli occhi: il
fascino dei tanti “anima-cibi” è lo
stesso esercitato dai dinosauri di
Spielberg in Jurassic Park, che viene
esplicitamente citato.
Tra i doppiatori originali troviamo Anna
Faris (Sam, la meteorologa) e James
Caan (il padre di Flint).
ANDREA CHIMENTO
La storia fatica a carburare, poi
sequela di gag irresistibili
DIETRO I CANDELABRI Efficace nella messinscena, ma incapace di emozionare
L’ULTIMO FILM di Steven Soderbergh?
Dietro i candelabri, stando alle
dichiarazioni del regista, dovrebbe
rappresentare la tappa finale della sua
carriera, almeno per quanto riguarda i
lungometraggi. Nel suo futuro, teatro e
serie tv, tra cui l’imminente The Knick.
di lui. Ispirato alle memorie dell’artista,
Dietro i candelabri, più che un semplice
biopic, è la rappresentazione dello stile
di vita, orgogliosamente kitsch, del
grande pianista. Soderbergh racconta
le due fasi della sua carriera: dalla
popolarità al rapido declino artistico,
simboleggiato anche dalla minaccia
dell’Aids. Privo in egual misura sia di cali
che di particolari guizzi, Dietro i
candelabri è un prodotto medio,
efficace nella messinscena ma incapace
di emozionare come avrebbe potuto.
Se, anche negli ultimi anni, Soderbergh
ha fatto di meglio (in particolare con
Magic Mike), assolutamente strepitosi
sono i due protagonisti, Michael
Douglas (Liberace) e Matt Damon
(Scott Thorson), intensi come non li si
vedeva da parecchio tempo.
Prodotto dalla Hbo e pensato per il
piccolo schermo, Dietro i candelabri
racconta la tormentata relazione
sentimentale tra Liberace, celebre
pianista statunitense nato nel 1919 e
morto nel 1987, e Scott Thorson, un
aspirante veterinario molto più giovane
ANDREA CHIMENTO
acerbo, si tratta pur sempre di un
esordiente, dimostra però di dirigere
con la giusta attenzione.
In crescita anche i giovani
protagonisti, Lorenzo Richelmy e
Margherita Laterza. Facce pulite, belle
e non stereotipate che non sfigurano
accanto al solido Stefano Cassetti,
ruvido come si conviene nei panni
dell’educatore. Prodotto da Filmauro
e CSC, Il terzo tempo suggerisce che
puntare sui giovani dovrebbe essere
un imperativo morale per ogni
produttore baciato dagli incassi. E alla
fine una forma d’investimento giacché
una volta desertificato del tutto il
terreno delle commedie dalle idee
sempre più riciclate, i frutti dovranno
per forza essere cercati altrove.
In sala
Regia Steven Soderbergh
Con Michael Douglas, Matt Damon
Genere Drammatico (118’)
IL TERZO TEMPO
Sguardo acerbo ma non
convenzionale
In sala
Regia Enrico Maria Artale
Con Lorenzo Richelmy, Margherita Laterza
Genere Commedia (96’)
PER TRADIZIONE i giocatori di rugby
effettuano un terzo tempo
festeggiando con la squadra
avversaria in segno di lealtà e rispetto.
Lo sbandato Samuel, divenuto
rugbista perché costretto
dall’educatore che lo segue nel suo
reinserimento, di strette di mano e
pacificazioni non sa che farsene.
Quanto meno fino all’incontro con una
ragazza che gli mostra la strada per
uscire dal tunnel. Siamo insomma
dalle parti del romanzo di formazione
con caduta e redenzione di
prammatica, ma almeno una storia
raccontata senza l’obbligo di far
ridere. Certo lo sguardo di Artale è
ANGELA PRUDENZI
dicembre 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
63
i film del mese
MAGGIORDOMO
ALLA CASA BIANCA
THE BUTLER - UN
Black Power e larghe intese: Lee Daniels apparecchia
Precious e il deludente Paperboy, è la
lunga marcia dei neri alla conquista
dell’uguaglianza: osservatorio
privilegiato, la White House, dove
Gaines servì dal 1957 al 1986, portando
il caffè a Kennedy, Nixon e Reagan. Una
vita a contatto con il Potere, ma senza
prenderne nemmeno un pezzo: a casa
la moglie Gloria (Oprah Winfrey, super)
lo ama, il figlio Louis anche, ma il cuore
del pargolo batte per i diritti civili, da
Martin Luther King alle Black Panthers.
Padre e figlio litigano, ma il regista
lavora alle larghe intese: via gli
estremismi e riconciliazione familiare
con vista Sudafrica. Cast all star, da
Rickman alla Fonda (i Reagan), da
Cusack (Nixon) a Kravitz, The Butler ha
i crismi del mèlo-biopic: un occhio al
cuore, l’altro alla Storia, viva il
polpettone.
FEDERICO PONTIGGIA
E ALLA FINE ARRIVA OBAMA. Cecil
Gaines (Forest Whitaker, una finestra
sull’Oscar) non lo serve, ha rassegnato
le sue dimissioni nel 1987 nelle mani di
Reagan, e non è un caso: un nero non
serve un altro nero, la venuta al potere
di Barack segna la fine dell’house
nigger, di Cecil e altri maggiordomi di
colore come lui, che anche alla Casa
Bianca dovevano rassegnarsi a una
paga inferiore e zero promozioni. The
Butler, diretto da Lee Daniels dopo
Anteprima
Regia Lee Daniels
Con Forrest Whitaker, Oprah Winfrey
Genere Drammatico (132’)
C’ERA UNA
VOLTA
UN’ESTATE
Come sta l’indie USA? So
and so, e qui la conferma
In sala
Regia Nat Faxon, Jim Rash
Con Toni Collette, Steve Carell
Genere Commedia (103’)
PETER BISKIND scrisse alcuni anni fa
un testo sulla genesi e l’evoluzione del
cinema indipendente USA, Down and
Dirty Pictures, panoramica sulla
produzione lontana, apparentemente,
dalle major, salvo poi scoprire che oggi
gli indies lavorano tutti sotto l’egida
delle grandi compagnie, dalla Weinstein
Company alla Fox Searchlight.
Quell’idea artistica che fu di John
Cassavetes è andata corrompendosi
fino a essere un surrogato della
produzione mainstream. C’era una volta
un’estate subisce non poco questo
64
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2013
concetto aspirazionale. Racconto di
formazione, che narra la breve estate di
un adolescente in una località balneare
della East Coast, dove troverà un
mentore, un amore e se stesso, offre il
destro per riflettere sul futuro stesso
dell’indie americano, pericolosamente
standardizzato, ma capace di opere
dignitose. Nel cast Toni Collette e Steve
Carell, un bravo ragazzino problematico
e il filosofo sopra le righe gestore di un
parco acquatico interpretato da Sam
Rockwell. I 100’ scivolano via, ma la
sensazione è di un movimento che non
ha più molto da dire: troppo
preoccupato a farsi notare dalla grande
produzione per osare qualcosa di
nuovo. D’altronde, gli indies di una volta
adesso dirigono Marvel Movies.
ALESSANDRO DE SIMONE
GOOOL!
I, FRANKENSTEIN
Genere:Fantasy
Regia: Stuart Beattie
Cast: Aaron Eckhart (Il Cavaliere Oscuro)
Jai Courtney (Spartacus:
Sangue e Sabbia, Die Hard)
Bill Nighy (Harry Potter,
I Pirati dei Caraibi)
Yvonne Strahovski (Chuck, Dexter)
Genere:Animation 3D
Regia: Juan Josè Campanella
14 milioni di Box Office in Argentina
Dal premio Oscar© Juan José
Campanella uno strepitoso film
di animazione in 3D.
Oltre 3.000 sale in USA.
Uscita day & date
Dai creatori di Underworld,
il mito di Frankenstein continua
in 3D e IMAX.
23 GENNAIO 2014
1 MAGGIO 2014
GREEN INFERNO
SNOWPIERCER
Genere:Horror
Regia: Eli Roth (Hostel)
Cast: Lorenza Izzo (Aftershock)
Ariel Levy (Aftershock)
Sky Ferreira
Genere: Azione / Thriller
Regia: Bong Joon Ho (Mother, The Host)
Cast: Chris Evans (Captain America)
Ed Harris (The Truman Show)
Il premio Oscar® Tilda Swinton
(Michael Clayton)
Jamie Bell (Billy Elliot)
Il premio Oscar® Octavia Spencer
(The Help)
Day & Date con USA - L’horror più
atteso del 2014
Il ritorno di Eli Roth alla regia, uno dei
maestri di film horror del nostro tempo.
FEBBRAIO 2014
60 milioni di Box Office in Corea
MARZO 2014
THE RAILWAY MAN
Prodotto da Park Chan-Wook,
visionario regista di Old Boy e Lady
Vendetta, tratto dalla Graphic novel
“Le Transperceneige”. Distribuzione
USA Weinstein Company.
UNA NOTTE DA
LEONESSE
Genere:Drammatico
Regia: Jonathan Teplitzky (Burning Man)
Cast: Il premio Oscar® Colin Firth
(Il Discorso del Re, La Talpa)
Il premio Oscar® Nicole Kidman
(Moulin Rouge, The Others,
The Hours)
Genere:Drammatico
Regia: Jonathan Teplitzky (Burning Man)
Cast: Il premio Oscar® Colin Firth
(Il Discorso del Re, La Talpa)
Il premio Oscar® Nicole Kidman
(Moulin Rouge, The Others,
The Hours)
Sicuro protagonista agli Oscar® 2015
Dai creatori di Scary Movie, oltre
30 milioni di Box Office in Italia
Colin Firth e Nicole Kidman insieme in
un film teso e coinvolgente, sui fantasmi
del passato ed il peso della vendetta.
Tratto dalla biografia di Eric Lomax.
APRILE 2014
MAGGIO 2014
Gli sceneggiatori di Scary Movie
tornano con una nuova esilarante
commedia.
Via Ripamonti 89, 20141 Milano - Tel +39 02573742 - Fax +39 02 57374219 - [email protected] - www.kochmedia.it
www.facebook.com/Kmedia2
www.youtube.com/user/Kmedia2
@KochMediaIT
i film del mese
OLDBOY
Spike Lee rilegge il cult coreano. Copia quasi conforme, ottimo Brolin
In sala
Regia Spike Lee
Con Josh Brolin, Sharlto Copley
Genere Thriller (104’)
INUTILE CHIEDERSI la ragione per cui
il cinema americano non può fare a
meno dei remake. Tutto sta nella
grossa lacuna creativa che da anni
affligge gli studios e i suoi
sceneggiatori, molto più facile
adattare una storia già rodata e di
successo. Questa è la volta di Oldboy,
parte centrale della trilogia della
vendetta del regista coreano Park
Chan-wook, film che lo portò alla
ribalta internazionale e probabilmente
neanche uno dei suoi migliori.
Spike Lee si spinge assai lontano dai
suoi abituali temi per raccontare la
storia di un uomo indegno, Joe
Doucett, ubriacone, bugiardo e padre
e marito assente, che viene tenuto
prigioniero per vent’anni e un giorno
66
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2013
rilasciato per poter salvare la figlia
dalla morte. Svelerà il mistero, ma a un
prezzo altissimo.
Lee si mette al servizio della
sceneggiatura di un esperto in remake,
Mark Protosevich, già autore di
Poseidon e Io sono leggenda, e svolge
il suo compitino alimentare
diligentemente, senza i picchi di Inside
Man, ma comunque mantenendo la
giusta tensione. Il resto lo fa la storia,
in cui non mancano le scene che
hanno fatto la fortuna dell’originale.
Tutto si regge sulla bella performance
di Josh Brolin, che ha fortemente
sponsorizzato quest’operazione con lo
stesso Park, assai convincente sia nella
parte della prigionia che in quella
successiva della ricerca, in cui viene
accompagnato dalla sempre brava
Elizabeth Olsen.
Oldboy, pur nel suo essere una copia
quasi conforme dell’opera originale, è
comunque un prodotto
d’intrattenimento di buon livello, a cui
manca purtroppo la personalità del
suo regista, sebbene Lee riesca
comunque a fare un’interessante
riflessione sulla colpa e sul castigo,
temi a lui cari e sviluppati ben meglio
nelle sue opere più personali.
Assolutamente da non perdere la
performance di Sharlto Copley, attore
sudafricano che è senz’altro la più
bella scoperta del cinema di Neil
Blomkamp. Il suo villain barocco e
sopra le righe inquieta davvero, e lo
svelamento finale è un pezzo di
bravura.
ALESSANDRO DE SIMONE
Inquietante il villain interpretato
da Sharlto Copley
i film del mese
LUNCHBOX Innamorarsi a Mumbai, tra una ricetta e l’altra
attempato. Un biglietto tira l’altro mentre ricette
sempre più gustose avvinghiano i
palati: da lì all’innamoramento, anche
solo immaginato, è un attimo. Così
mentre pensieri amorosi prendono
forma, decidono finalmente di
incontrarsi, lei madre di una bambina
e moglie di un uomo che non la
desidera più, lui trascinato dalla
speranza di una seconda opportunità.
Nonostante la trama accattivante
(uno dei progetti finanziati dal Filmlab
di Torino, selezionato alla Semaine del
la Critique di Cannes), l’esordio alla
regia di Batra si perde un po’ alla fine,
nel dedalo di vie polverose e intricati
percorsi della grande Mumbai.
Un’opera prima comunque notevole,
malinconica, con l’attore di fama
mondiale Irrfan Khan.
MARINA SANNA
IL CASO e le sliding doors, declinato
in ricette dall’indiano Ritesh Batra. La
storia di Lunchbox incomincia con un
equivoco: una consegna sbagliata
nell’efficientissimo sistema di
smistamento dei “portapranzo” (i
famosi “Mumbai Dabbawallahs”,
uomini che corrono da una parte
all’altra con i loro risciò pieni di
contenitori colorati), mette in
contatto una giovane casalinga con
un funzionario di un ministero, solo e
In sala
Regia Ritesh Batra
Con Irrfan Khan, Nimrat Kaur
Genere Drammatico (105’)
MOLIÈRE IN
BICICLETTA
Bel duetto per Il
misantropo. E tanti saluti
alla “commedia” di oggi
In sala
Regia Phillippe Le Guay
Con Fabrice Luchini, Lambert Wilson
Genere Commedia (104’)
IL MISANTROPO di Molière costerà
caro a Gauthier (Lambert Wilson), star
del piccolo schermo, di passaggio a Ile
de Ré per convincere l’eremita Serge
(Fabrice Luchini) a tornare sulle scene e
unirsi a lui nel nuovo allestimento della
pièce. Gli propone la parte di Filinte,
l’uomo tollerante verso i suoi simili, “il
vero pessimista” secondo Serge, che
invece vuol fare Alceste, il protagonista.
Quattro giorni di prove, per provare a
superarsi. Dialoghi che rimpallano tra
testo e contesto. Rancori e slanci,
animosità e bassezze si staccano dalla
68
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2013
pagina e affondano nei vissuti, in
magnifico, amarissimo, duetto. La
sceneggiatura di Molière in bicicletta (di
Le Guay e Luchini, il primo anche
regista) è musica, ma senza questi due
attori (affiancati dalla nostra Maya
Sansa) resterebbe solo un ottimo
spartito. Le nubi si diradano, qualcuno
ritrova la fiducia, il film si apre (la
bicicletta, metafora del movimento).
L’arte guarisce, però non mente:
diffidate di canzonette (c’è anche il
mondo di Fontana) e demagogiche
stoccate. Il film lusinga, il film inganna,
l’arte vera no. Questo Molière ammalia il
suo pubblico con trucchi da commedia.
Ma è il Misantropo a prendersi l’ultima
scena. Il suo ingresso zittirà il comédien.
Chapeau!
GIANLUCA ARNONE
i film del mese preview
a cura di Manuela Pinetti
IL GRANDE MATCH
SAPORE DI TE
IL CAPITALE UMANO
UNA COPPIA di ex pugili rivali in età
da pensione tornerà a sfidarsi sul ring
a causa di un video amatoriale
diventato subito virale in rete, in cui
se le danno di santa ragione, e a
distanza di anni dal match che
avrebbe consacrato entrambi come
leggende della boxe. Nessuno sa i
motivi della mancata disputa, ma i
due si odiano ancora e non è troppo
tardi per scoprire, finalmente, chi sarà
il vincitore.
STESSA SPIAGGIA, stesso mare?
Carlo Vanzina dice sì e ci riporta nelle
estati del 1984 e 1985, tra soubrette
del Drive In, bagnini che seducono
straniere, onorevoli socialisti e il
rimpianto di rito per le estati di
trent’anni prima. Protagonisti assoluti
sono i sentimenti e una certa
spensieratezza, ma non è un sequel
dei due fortunati film Sapore di mare:
i personaggi (e le storie raccontate)
sono tutti nuovi.
“UN FILM sul disastro dell’Italia di
oggi”: così Paolo Virzì riassume il suo
ultimo film, che prende il via in
Brianza la notte della vigilia di Natale,
quando un ciclista viene investito da
un Suv su una strada provinciale.
L’incidente cambia per sempre il
percorso di vita di persone molto
diverse tra loro, e questa è l’unica
certezza dell’intera vicenda: cosa è
successo, esattamente, quella
notte?
Regia Peter Segal
Con Robert De Niro, Sylvester Stallone
Regia Carlo Vanzina
Con Vincenzo Salemme, Martina Stella
Regia Paolo Virzì
Con Fabrizio Bentivoglio, Valeria Golino
TWO NIGHT STAND
THE STARVING
GAMES
HANSEL E GRETEL
L’AMORE, il sesso, l’amicizia, la
conoscenza (e le avverse condizioni
climatiche) ai tempi dei social
network: un’imprevista tempesta di
neve costringe una coppia al primo
incontro - che si è conosciuta online a prolungare forzatamente quella che
doveva essere l’avventura di una sola
notte. Letteralmente con “two night
stand” si intende il secondo
appuntamento – diciamo così –
galante tra due persone.
NELLA TRASPOSIZIONE ufficiale della
saga che ha per protagonista l’eroica
Katniss Everdeen, “la ragazza di
fuoco”, siamo ormai al secondo
capitolo. In attesa dei successivi film,
arriva intanto la parodia di Hunger
Games. Per la settantacinquesima
edizione degli “Starving Games”, in
palio ci sono del prosciutto vecchio, un
cetriolo sottaceto in parte già
mangiato e un buono per un panino al
fast food.
GRAZIE a una particolare marijuana,
un’anziana signora attira nella casa in
mezzo al bosco in cui vive adolescenti
entusiasti, ignari del fatto che la
donna è una pericolosissima strega. A
produrre l’inedito adattamento della
favola dei fratelli Grimm anche Mark
Morgan, già produttore della saga di
Twilight. Nel ruolo della strega,
l’attrice Lara Flynn Boyle, che ai tempi
di Twin Peaks era la migliore amica di
Laura Palmer.
Regia Max Nichols
Con Analeigh Tipton, Miles Teller
Regia Jason Friedberg, Aaron Seltzer
Con Maiara Walsh, Brant Daugherty
Regia Duane Journey
Con Molly Quinn, Cary Elwes
dicembre 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
69
Dvd /// Blu-ray /// SerieTv /// Borsa del cinema /// Libri /// Colonne sonore
TELECOMANDO
A cura di Valerio Sammarco
Dvd & Blu-ray
Idee regalo: James Dean Collection
Borsa del cinema
Esercenti al passo, box office in tempo reale
Libri
Sci-fi, Mereghetti e altre guide
Colonne sonore
Blue Jasmine: il jazz di Allen
25 anni dopo:
Let’s Get Lost di
Bruce Weber in
versione restaurata
Chet
Baker
TELECOMANDO
/// Dvd e Blu-ray ///--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Un mare di film
Dal Mago di Oz a Inception: 90 candeline
per la Warner in due cofanetti
I
n occasione del 90° anniversario
della nascita della major, Warner Bros.
Entertainment Italia presenta due
prestigiosi Cofanetti da Collezione che
includono alcuni tra i più grandi film
targati Warner Bros., oltre a 2
documentari inediti: Tales from the
Warner Bros Lot, la storia degli studio
raccontata dalle persone che ne fanno
parte. Include interviste a Clint Eastwood,
Jerry Weintraub, Morgan Freeman, Martin
Sheen e tanti altri. Esclusivi materiali
d’archivio per ripercorrere 90 anni di
72
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2013
storia e Warner Bros. Lot Tour, dietro le
quinte dei film più celebri e delle serie
tv più popolari attraverso un tour
virtuale degli studio e dei leggendari set.
I cofanetti in cartoncino rigido sono
disponibili in edizione DVD, che
comprende 90 film, e in edizione Blu-ray,
con all’interno 50 film. Entrambi
includono un libro di 32 pagine che
ripercorre le fasi salienti dei 90 anni di
storia della major.
DISTR. WARNER HOME VIDEO
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Laclasse
deiclassici
a cura di Bruno Fornara
Il cavaliere della
valle solitaria
Shane è il titolo originale
e Shane è l’eroe. Shane
suona un po’ come shine,
lo splendore dell’eroe del
West, ma suona anche
vicino a shame, vergogna:
perché Shane non ha
tutte le carte in regola. Il
film di George Stevens
ricalca l’andamento
obbligato dei western
classici: la piccola
comunità dei coloni è
minacciata dai villains,
arriva un eroe che sa
sparare ma che non
vorrebbe farlo, i cattivi
assoldano un vero
pistolero, l’eroe deve
sfidarlo. Poi se ne va,
ferito, perché nella
piccola comunità non c’è
posto per lui (è
pericoloso, sa sparare). Il
film ha una doppia anima:
è vero che in superficie è
la storia canonica
dell’eroe salvatore; ma è
anche la storia di un eroe
che desidera la donna del
colono e minaccia quindi
la solidità della comunità.
Un film a due facce. Un
eroe solitario con il volto
innocente di Alan Ladd e
un uomo solo con una
faccia nascosta, quella di
un intruso. Dieci anni
prima dei western
autunnali, Stevens
piangeva già – di
nascosto – la fine degli
eroi.
Regia Georges Stevens
Con Alan Ladd, Jean Arthur
Genere Western (Usa, 1953)
Distr. Universal Pictures
dicembre 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
73
TELECOMANDO
/// Dvd & Blu-ray ///--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Turbo
È disponibile in
molteplici edizioni
(Blu-ray 3D Deluxe Edition, Bluray e Dvd) la nuova
animazione
DreamWorks diretta da David
Sorend e realizzata dallo stesso
team di Madagascar e Kung Fu
Panda. Turbo è una una lumaca da giardino dalle ambizioni
incomprese, pronto ad affrontare un’enorme sfida pur di realizzare il suo grande sogno: diventare un pilota da corsa. Oltre al divertimento del film, sarà
possibile per i piccoli spettatori
– grazie ai contenuti speciali –
personalizzare la propria lumaca da corsa, conoscere le tecniche utilizzate da Turbo nelle
sue gare, scoprire gli storyboard del film e imparare a disegnare le lumache amiche del
protagonista.
DISTR. 20TH CENTURY FOX H.E.
Kick-Ass 2
Non era facile bissare l’entusiasmo
con cui venne accolto il primo capitolo sul paladino mascherato
nato grazie alla graphic novel
di Mark Millar e John Romita Jr.
Al posto di Matthew Vaughn in
regia c’è Jeff Wadlow e nel cast
la new entry Jim Carrey, che si
unisce ai confermati Aaron Taylor-Johnson, Chloë Grace Moretz e Christopher Mintz-Plasse.
Disponibile in Blu-ray e Dvd,
con moltissimi contenuti speciali soprattutto per l’edizione
in alta definizione: l’inizio alternativo, le scene estese, “Il ritorno di Big Daddy”, il making of
del film, “Hit Girl all’attacco”, la
creazione della sequenza del
furgone e le scene non tagliate.
DISTR. UNIVERSAL PICTURES H.E.
74
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2013
Elysium
D
opo l’exploit di District 9, Neill
Blomkamp prosegue il suo viaggio nella fantascienza. Dal
Sudafrica a Los Angeles, anno 2154: sulla Terra sono rimasti i poveracci, sopra
le nuvole troviamo invece Elysium,
stazione spaziale con ville nel verde, robot vigilantes e capsule mediche che
possono curare qualsiasi male.
Matt Damon, operaio investito da una
dose letale di radiazioni in fabbrica, de-
cide di raggiungere quel luogo. Ma il
ministro della Difesa di Elysium (Jodie
Foster) e il suo braccio armato (Sharlto
Copley, sì, ancora lui) faranno di tutto
per impedirlo. Disponibile in Blu-ray e
Dvd, il film di Blomkamp è arricchito da
molti extra, come le scene estese o approfondimenti quali “Visioni del 2154” o
“La tecnologia del 2154”.
DISTR. UNIVERSAL PICTURES H.E.
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Natura viva
Amazing Ocean, Amazing Africa e Ocean
Predators: in 3D
Let’s Get Lost
Jurassic Park 3D
Per la prima volta
in Dvd e Blu-ray,
arriva il documentario realizzato da
Bruce Weber sul
grande Chet Baker.
Candidato agli Oscar, fu – nel
1988 – il primo film portato nelle sale dalla neonata Lucky
Red. Che a distanza di 25 anni
celebra nuovamente il magico
incontro tra Weber, il cinema e
la musica di Chet Baker, portando il film in homevideo nella versione restaurata presentata
allo scorso Festival di Venezia.
Negli extra “In cerca di Chet –
making of”: sfuggente e imprevedibile, Baker è stato “inseguito” da Weber e la troupe dalla
Costa Ovest a quella Est, poi in
Europa, durante quello che si è
poi rivelato il suo ultimo anno
di vita. Perdiamoci.
Esattamente 20 anni fa, nel 1993,
sconvolse gli spettatori (e gli incassi,
superiori al miliardo di dollari) di
tutto il mondo. Oggi Steven
Spielberg ci riprova, con la versione 3D di uno tra i suoi film
più spettacolari e spaventosi,
non a caso premiato all’epoca
con 3 Oscar per i migliori effetti
speciali visivi, sonori e per il
miglior suono.
Interpretato da Laura Dern, Jeff
Goldblum e Sam Neil, il film arriva in una fantastica edizione 2
dischi con O-Ring metalizzato,
in Blu-ray 3D + Blu-ray 2D. E
l’ulteriore immersione garantita
grazie all’approfondimento degli extra: “Il mondo di Jurassic
Park in 3D”. Siete pronti ad entrare?
DISTR. LUCKY RED
Un altro modo per trascorrere le
feste, in tempi di ristrettezze
economiche, è scoprire mondi
lontani senza muoversi da casa.
Questa volta sarà possibile
raggiungerli grazie a tre
documentari imperdibili: Amazing
Ocean, Amazing Africa e Ocean
Predators. Diretti da Benjamin
Eicher e Timo Joh. Mayer, sono tutti
disponibili in homevideo in
edizione Blu-ray 2D + 3D.
Un modo davvero speciale, grazie
all’alta definizione, all’immersione
stereoscopica e al DTS Digital
Surround 2.0, per avvicinare le
creature e le profondità degli
oceani, i temibili predatori marini e
mirare gli indimenticabili colori del
“continente nero”. Delfini e squali,
balene ed incredibili organismi
fluorescenti negli abissi, i
leggendari Big Five nella Savana:
un Natale all’insegna di diving e
safari.
DISTR. UNIVERSAL PICTURES H.E.
DISTR. UNIVERSAL PICTURES H.E.
VIDEOGAME RIVOLUZIONE
PS4 E XBOX ONE
Console di nuova generazione: esperienze di gioco impressionanti
È un mese da ricordare per tutti i
videogiocatori, questo, perché segna
l’uscita contemporanea di Xbox One e
PlayStation 4, le console di “nuova
generazione” che promettono una grafica
ancora più fotorealistica e un’integrazione
mai vista prima con Internet ed altri
accessori multimediali. L’obiettivo è quello
di posizionare questi dispositivi al centro
del proprio salotto, in quanto è
possibile guardare video,
ascoltare musica ma anche
navigare su Internet e consultare i
propri feed Facebook / Twitter.
Ovviamente il focus principale
rimane sui videogiochi, che mai
come in questo caso saranno
realistici non solo in termini di
impatto grafico, ma anche di fisica
e soluzioni che possono coinvolgere il
giocatore al di là del divertimento vero e
proprio. Se avete infatti un impianto stereo
degno di questo nome, preparatevi ad
un’esperienza di gioco ancora più
impressionante.
Per saperne di più visitate www.multiplayer.it
ANTONIO FUCITO
James Dean
collection
La Valle dell’Eden,
Gioventù Bruciata
e Il Gigante: tre
film indimenticabili interpretati dal
leggendario James
Dean per la primissima volta in
Alta Definizione, in un imperdibile cofanetto Blu-ray da collezione. Nella “James Dean Collection” anche 3 documentari
su dischi DVD, oltre a ore di
imperdibili contenuti extra tra
cui i commenti degli esperti su
tutti e tre i film e i dietro le
quinte. In più, il cofanetto contiene un libro commemorativo
di 40 pagine, 3 mini riproduzioni dei manifesti originali dell’epoca, foto dei dietro le quinte e
note di produzione autentiche
de La Valle dell’Eden e Gioventù Bruciata.
DISTR. WARNER HOME VIDEO
dicembre 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
75
TELECOMANDO
/// Serie Tv ///
The Blacklist
[CANALE 115 DI SKY]
In prima visione per l’Italia, ogni venerdì a partire dal 6 dicembre
A
rriva in prima visione per l’Italia,
da venerdì 6 dicembre alle 21.00
su FoxCrime, The Blacklist, la
serie ideata da Jon Bokenkampl che alla premiere USA ha totalizzato quasi 13
milioni di spettatori. Strutturata orizzontalmente, con episodi autoconclusivi
ma con una trama che consente ai vari
personaggi di prendere differenti percorsi, The Blacklist è incentrata su Ray-
filminorbita
mond “Red” Reddington (il redivivo James Spader), genio del crimine internazionale ricercato dalle polizie di tutto il
mondo, che del tutto inaspettatamente
si reca direttamente nel quartier generale dell’FBI per costituirsi. E per offrire
il suo aiuto come informatore e consulente: sulla sua personale “Blacklist” ha
annotato infatti informazioni e piani
d’azione dei più pericolosi terroristi in-
a cura di Federico Pontiggia
Il cavaliere oscuro - Il
ritorno
Groucho Marx
Ritorno al futuro
Studio Universal
Studio Universal
Animal Crackers (7/12),
Monkey Business (14), I
fratelli Marx al college
(21) e La guerra lampo…
(28): W Groucho!
1985, 1989 e 1990: la
trilogia di Zemeckis, con
Michael J. Fox. A
Capodanno (dalle ore
21.15) si viaggia nel tempo!
Premium Cinema
A Natale (ore 21.15)
l’ultimo capitolo del Cape
Crusader firmato Chris
Nolan: Bale c’è, ma occhio
a Bane, alias Tom Hardy.
76
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
ternazionali. Unica condizione che pone l’uomo, potersi interfacciare esclusivamente con Elizabeth Keen (Megan
Boone), giovane e sconosciuta recluta
che da quel momento si ritroverà catapultata in un intrigo dove sarà sempre
più difficile capire chi è che muove
davvero i fili: nessuno è chi dice di essere e qualsiasi personaggio sembra
nascondere qualcosa.
dicembre 2013
I PRIMI 5 ANNI GIÀ DISPONIBILI
Se hai avuto la fortuna di nascere in questo indimenticabile
decennio, scopri cosa è successo nel tuo anno
11 prodotti, ciascuno dei quali contiene un DVD ed un CD.
Nel DVD, 30 minuti di video raccolgono le immagini spesso inedite del celebre archivio storico
dell’Istituto Luce, raccontando in una sequenza di “amarcord” i fatti più significativi della storia
italiana e del mondo, per ciascuno degli anni che vanno dal 1960 al 1970.
Nel CD, analogamente, 10 canzoni scelte tra fra le più gettonate di ogni anno, ci fanno ricordare o
scoprire le atmosfere musicali dell’epoca attraverso le memorabili hit che li hanno connotati.
Frammenti di storia di un’Italia che cresceva vertiginosamente in un periodo di profondi ed esaltanti
cambiamenti epocali, determinati da grandi uomini come J.F.Kennedy, Papa Giovanni, Enrico Mattei,
Martin Luther King, o da artisti come i Beatles, Federico Fellini, Vittorio De Sica e tantissimi altri
protagonisti di quegli anni.
Un documento straordinario e dai toni garbati su “come eravamo” quando tutto sembrava più facile,
ma anche su “come saremmo diventati”.
D
+
GLI ALTRI ANNI IN USCITA
DAL 18 DICEMBRE
www.archivioluce.com
www.01distribution.it
TELECOMANDO
/// Borsa del cinema ///----------------------------
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---------------------
PAROLA
D’ORDINE:
ESERCIZIO
In dieci anni perse 579
strutture. “La sala per
sopravvivere deve essere
luogo di incontro”, dice
Lionello Cerri dell’Anec
di Franco Montini
N
egli ultimi dieci anni, tra il 2003 e il
2012, in Italia sono sorti 1128 nuovi schermi. Nello stesso periodo ne
sono scomparsi 850. Pertanto, nel computo
fra aperture e chiusure, risulta un saldo positivo di 268 schermi. Ma, se si prendono
in considerazione le strutture, il risultato è
nettamente negativo. I nuovi schermi infatti
sono ripartiti in 133 strutture, mentre le
chiusure fanno riferimento a 712 sale. Di
fatto in dieci anni nel nostro paese i punti
vendita di cinema sono diminuiti di 579
78
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2013
unità e la prossima scadenza legata al passaggio al digitale fa prevedere altre inevitabili ed imminenti chiusure. Al momento,
infatti, solo il 61% degli schermi è digitalizzato. In altre parole, per andare al cinema
la maggioranza degli italiani dovrà sempre
più spesso allontanarsi da casa e, se per i
giovani prendere la macchina e ritrovarsi
nelle grandi strutture ubicate fuori dai centri abitati, non è un problema, un certo tipo di pubblico ha, proprio per questo motivo, rinunciato a frequentare il grande
schermo. Una recente inchiesta ha dimostrato che, lo scorso anno, 23 milioni di italiani non sono mai entrati in un cinema.
Sta di fatto che, contrariamente a quanto
accaduto in altri paesi dove si è registrato
un ampio rinnovamento dell’esercizio, in
Italia il numero degli spettatori, pur con
qualche differenza da un anno all’altro, nel
decennio preso in considerazione è rimasto sostanzialmente invariato: 105 milioni
di biglietti venduti nel 2002; 100 milioni lo
scorso anno, con la previsione di chiudere
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Surfing
il 2013 più o meno ancora sulle stesse cifre. Alla luce di queste rilevazioni cosa ci si
deve attendere? Una serie di risposte sono
emerse dal convegno “Il cinema e i cinema
del prossimo futuro” organizzato a Roma
proprio dagli esercenti. Secondo Lionello
Cerri, presidente dell’Anec, l’associazione
di categoria, “i numeri sono rappresentazione di un dato oggettivo: in Italia il numero degli schermi è la metà rispetto alla
Francia, e tuttavia non è per questa carenza, né solo e semplicemente per la sparizione delle sale di città, fatto particolarmente grave, sia chiaro, che si spiega la
mancata crescita di spettatori e il decremento di interesse per la produzione nazionale, da cui dipende l’andamento di tutto il mercato. Infatti, se i numeri del cinema Usa sono costanti, il mercato in Italia
cresce o indietreggia a seconda del risultato complessivo dei nostri film. C’è un problema di strategie: il cinema italiano nelle
ultime stagioni da una parte ha puntato eccessivamente sulla commedia, dall’altro ha
realizzato film d’autore meno interessanti.
C’è un problema di mancata valorizzazione
di film molto interessanti; c’è soprattutto un
problema di formazione ed educazione del
pubblico, troppo omologato ad un gusto
televisivo. Bisogna individuare nuovi modelli operativi per la sala, che, per sopravvivere, deve trasformarsi in centro di aggregazione sociale sul territorio. I cinema,
come le piazze dei centri commerciali, devono tornare ad essere un luogo di incontro. Gli esercenti sono chiamati a trasformarsi in imprenditori culturali: devono investire maggiormente sulla comunicazione;
servirsi dei nuovi strumenti tecnologici; stanare gli spettatori nelle loro case. La sala
cinematografica non deve più avere al centro il film, bensì lo spettatore”.
Ai buoni propositi seguiranno azioni concrete?
“Gli esercenti si
trasformino in
imprenditori culturali
e sfruttino i nuovi
strumenti tecnologici”
Marco Spagnoli
Box office in tempo reale
Aggiornamenti costanti sullo stato degli incassi
globali: grazie a Twitter
Il cinema, perfino quello
d’autore, è basato sui numeri:
la risposta immediata al Box
Office di un film, oggi come
oggi, è determinante non solo
per l’esito finale al botteghino,
ma anche per comprendere le
potenzialità di penetrazione su
un territorio, in termini di
numero di sale dove il film è
proiettato e aree geografiche.
Dati utili che possono consentire
ai vari soggetti in competizione
di cambiare rapidamente tattica
rispetto a strategie distributive
messe alla prova dalla risposta
del pubblico.
Un fenomeno che assume una
dimensione globale, soprattutto,
quando le uscite dei cosiddetti
blockbuster avvengono su scala
mondiale. E’ per questo motivo
che Twitter in particolare,
soprattutto durante i weekend,
ribolle di statistiche, di dati e di
previsioni. Basta seguire i due
punti di riferimento principali
per l’industria cinematografica
americana @BoxOfficeGuru e
@BoxOfficeMojo, nonché il suo
direttore @Raysubers per avere
già il venerdì sera (sabato
mattina in Italia) le previsioni
sull’andamento finale delle
uscite del weekend tra
aspettative, sorprese e
delusioni. In Italia @cinetelweb
offre report mensili
sull’andamento del mercato, un
controllo sul sito dell’andamento
dei primi dieci film in classifica
sul nostro mercato giorno per
giorno, nonché
settimanalmente, per anno
solare e stagione
cinematografica. Il controllo
statistico del mercato non è una
sterile passione per il denaro
(altrui) stile Paperon
I
De’Paperoni, bensì
un’interpretazione ‘necessaria’
dei ‘segni’ e dei ‘messaggi’
mandati dal pubblico a
produttori, distributori ed
esercenti: @BoxOffice analizza
non solo i dati aggregati
territoriali, ma twitta in maniera
costante numeri legati alle
singole produzioni e ai titoli in
programmazione, ma anche
rispetto al passato dando
informazioni come il fatto che
Cattivissimo Me 2, ad esempio,
sia il secondo titolo di maggiore
successo per Universal fuori
dagli Stati Uniti dopo l’ancora
insuperato successo di Jurassic
Park, oppure offrendo un
aggiornamento costante
rispetto al numero delle sale
dove verrà proiettato un film.
Numeri imponenti, ma anche
importanti espressioni di un
interesse internazionale
sull’argomento come
dimostrano gli account
@Boxofficeturkey,
@BoxOfficeIndia,
@BoxofficeSpain e
@BoxOfficeCapsul interamente
dedicato al Cinema di
Bollywood.
dicembre 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
79
/// Libri ///------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
TELECOMANDO
Strenne
dell’altro mondo
Ci sei o Sci-Fi?
Michael Mallory
Ai confini della
realtà e oltre...
Enciclopedie, dizionari e volumi
fotografici da togliere il fiato: idee
regalo, ma non solo
Un’agile enciclopedia nel
segno di Georges Méliès (si
apre con Viaggio nella luna
e si chiude con Hugo Cabret)
per fotografare un secolo di
fantascienza audiovisiva tra piccolo e grande schermo in nove
capitoli: Primi sogni, primi incubi; L’esplorazione dello spazio; Che cosa abbiamo fatto?;
Viaggi nello spazio e nel tempo; Scenari di società future;
Una nuova era; Tempi paralleli
realtà alternative; Gli alieni sono fra noi e Il genere della fantascienza. A fianco di ciascuna
sezione è presente un approfondimento, dedicato a un
ambito cinematografico (Il pianeta delle scimmie, 2001: Odissea nello spazio, Guerre stellari), televisivo (I serial, Ai confini della realtà, Star Trek, Doctor Who) o che li coinvolge entrambi (Supereroi in missione).
(Rizzoli, Pagg. 256, € 29,00).
ANGELA BOSETTO
10 volte
Mereghetti
Paolo
Mereghetti
Il Mereghetti.
Dizionario dei
film 2014
Oltre 5000 pagine, oltre 3.000
schede. Torna, per la decima
volta, a tre anni dall’ultima uscita, lo strumento di consultazione per eccellenza per addetti ai
lavori e amanti del cinema. Il
Dizionario dei Film 2014 di
80
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
Paolo Mereghetti, noto critico
cinematografico de Il Corriere
della Sera, è composto da
28.000 schede, oltre l’imponente apparato di indici – per registi, attori, voci tematiche e titoli
originali: dai film delle origini
alle ultimissime produzioni italiane e internazionali, per scoprire anche le curiosità più nascoste di ogni singola opera.
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€ 49,50)
VALERIO SAMMARCO
dicembre 2013
La carica dei
1001
Steven Jay
Schneider (a
cura di)
1001 film. I
grandi capolavori
del cinema
Sesta edizione aggiornata per la
guida ai titoli imperdibili del cinema mondiale. Nella nuova rosa degli eletti entrano tredici film
americani, undici prevedibili
(Bastardi senza gloria, Avatar, Il
cigno nero, Inception, The Social
Network, The Tree of Life, Drive,
Argo, Lincoln, Django Unchained, Vita di Pi) e due sorprese
(Le amiche della sposa, Quella
casa nel bosco), cinque inglesi (Il
discorso del re, Senna, La talpa,
Les Misérables, Skyfall), quattro
francesi (Uomini di Dio, Il ragazzo con la bicicletta, The Artist,
Amour) e tre italiani (Vincere,
Noi credevamo, This Must Be the
Place). Una pellicola a testa per
Sudafrica (District 9), Finlandia
(Miracolo a Le Havre), Austria (Il
nastro bianco) e Iran (Una separazione).
(Atlante, Pagg. 960, € 35,00).
ANGELA BOSETTO
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Gattopardo
La mente nello
schermo
Gli intrecci tra neuroscienza e cinema
ai loro albori, tra ‘800 e ‘900
ricostruisce l’epoca della pellicola
attraverso immagini, locandine,
articoli e contributi di vari autori
(fra cui Natalia Aspesi, Quirino
Conti e Sergio Toffetti), ma che,
partendo dalla figura di Silvana
Mangano (che nel film interpreta
la marchesa Bianca Brumonti, il
cui status di matriarca arricchita
viene esplicitato dall’uso di pellicce Fendi) e dalla creazione dei
costumi, coglie anche l’occasione
per indagare il sempreverde rapporto fra la moda e il grande
schermo. Dvd di contenuti extra
incluso.
(Rizzoli, Pagg. 264, € 100,00).
di Michelangelo Iuliano
ANGELA BOSETTO
Dentro il Padrino
Memento di
Christopher
Nolan
Steve Schapiro,
Paul Duncan
The Godfather
Family Album
Moda in un
interno
AA. VV.
Gruppo di
famiglia in un
interno. Un film
di Luchino
Visconti
Realizzato col contributo della
griffe Fendi, il restauro di Gruppo
di famiglia in un interno (1974,
penultimo lungometraggio di Luchino Visconti) si tramuta in un
evento editoriale grazie a un volume da collezione che non solo
Quando,
nel
2010, è giunto
per la prima volta in Italia il monumentale reportage dedicato alla realizzazione della trilogia di
Francis Ford Coppola ogni cinefilo ha ringraziato la macchina fotografica di Schapiro e la cura
editoriale di Duncan. Ora è possibile ritornare su quei set leggendari e osservare passo passo
le riprese pagando meno. Nonostante si tratti di una riedizione
economica, la Taschen ha mantenuto comunque la rilegatura originale, riducendo invece le dimensioni del formato (che passa
da 251x374 a 183x274) e facendo
così aumentare il volume di circa
duecento pagine. Con il prezzo
quasi dimezzato rispetto alla precedente versione e la qualità dei
contenuti intatta, questa è davvero “un’offerta che non si più rifiutare”.
(Taschen, Pagg. 600, € 29,99).
ANGELA BOSETTO
L’occhio
sensibile.
Cinema e
scienze della
mente nell’Italia
del primo
Novecento. Con
un’antologia di
testi d’epoca
Quale effetto può provocare il cinema
su di noi? Sulle nostre coscienze, sulle
nostre menti, sui ricordi, le emozioni,
sui nostri stessi occhi? Sono domande
che nascono con l’avvento stesso
dell’invenzione cinematografica. Tra la
fine dell’800 e l’inizio del ‘900,
contemporaneamente all’affermarsi
del cinema come la più diffusa
esperienza comunicativa e
spettacolare al mondo, la neurologia,
la psicologia e la psichiatria
compirono enormi passi in avanti nella
conoscenza della mente umana e dei
suoi meccanismi. Il saggio di Silvio
Alovisio, ricercatore di storia del
cinema all’Università di Torino,
propone un tuffo nel passato e
un’immersione nel lungo e
approfondito dibattito che si aprì
nella comunità scientifica italiana sui
rischi e sulle potenzialità del nuovo
straordinario medium. Il volume offre
inoltre una ricca sezione antologica,
con i testi dei più importanti
esponenti italiani nel campo delle
neuroscienze: si va da psicologi come
Agostino Gemelli, Sante De Sanctis e
Cesare Musatti, a neurologi come
Liborio Lojacono, da fisiologi come
Carlo Foà a psichiatri come Giuseppe
Vidoni e Fabio Pennacchi. C’è anche il
saggio di un oftalmologo, Arnaldo
Angelucci, intitolato “Le malattie
degli occhi prodotte dai
cinematografi” e scritto nel 1906.
Andrebbe riletto, se dopo cento anni,
usciti dalla proiezione di un film in 3D,
in molti torniamo a casa dal cinema
con un grosso mal di testa.
TELECOMANDO
/// Colonne sonore ///--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
WALTER ODDITY
Un po’ di folk, ma senza strafare, un
po’ di indie, ma senza esagerare, e il
Duca Bianco per nume tutelare. Jose
Gonzalez a comporre ex novo, con lo
zampino della sua band Junip, Ben
Stiller ha voluto nello score della sua
nuova regia Of Monsters and Men
(Dirty Paws), Grace Mitchell
(Maneater), Jack Johnson (Escape
(The Pina Colada Song)) e gli indie
rockers Rogue Wave (Lake Michigan).
Ma il bello deve ancora venire: un
nuovo mix di Space Oddity del
leggendario David Bowie, featuring
l’interprete del film Kristen Wiig. F.P.
BLUE IS THE WOODY COLOUR
WOODY ALLEN è sinonimo di un paio di certezze:
una è il font Windsor che dal 1977 (per la precisione
da Annie Hall, salvo il breve intermezzo di Interiors)
accompagna i suoi titoli di testa; l’altra è
l’abbondante jazz di cui il regista, da buon patito e
jazzista egli stesso, correda ogni film (con poche,
“diegetiche” eccezioni come l’opera lirica in Match
Point). Per Blue Jasmine, Allen affida ancora a
Conal Fawkes, dopo Midnight in Paris, il tema del
film: una reinterpretazione della celebre Blue Moon
di Rodgers and Hart. Per il resto, non si discosta dal
criterio cardine delle precedenti soundtracks: il
proprio gusto personale per il jazz della prima metà
del secolo scorso. Ecco allora i familiari assoli di
“Satchmo” Armstrong e King Oliver alternati alla
voce graffiante di Lizzie Miles, il dixieland sornione
e ammiccante di Trixie Smith e di Jimmie Noone
(Blues My Naughty Sweetie Gives To Me), il
trascinante ensemble Mezzrow-Bechet Septet, che
cede il passo gradatamente alla modernità, ai
contemporanei, al jazz latineggiante di David
Chesky, alla morbida chitarra “esotica” di Paul
Abler. Una modernità talvolta sinonimo di
confusione, implicitamente tacciata di volgarità
(Welcome to the Night, Out on the Town). Allen è
sempre lì, immutabile ed eterno. A cambiare, forse,
è il mondo intorno a lui.
GIANLUIGI CECCARELLI
82
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
dicembre 2013
VINCERE, E HA VINTO!
Il nostro Rdc Award
Colonna Sonora 2013 a
Carlo Crivelli, compositore
feticcio di Marco Bellocchio
(La balia, Vincere, Sorelle
mai, Bella addormentata),
recentemente anche allo
spartito dell’esordio alla
regia di Daniele Ciprì, E’ stato
il figlio. Musica, Maestro! F.P.
PIANOFORTISSIMO
Pezzi creati ad hoc, le registrazioni
originali di Liberace e un tris del
mesmerizzante e metamorfico
Michael Douglas: The Liberace
Boogie, Why Do I Love You e The
Impossible Dream. Non solo, la
soundtrack vanta il contributo del
compositore Marvin Hamlisch, e le
performance del pianista Randy
Kerber, nonché del collega
concertista Idil Biret, spesso in
collaborazione con i veri
protagonisti dello score di Behind
the Candelabra, ovvero The BTC
(Behind The Soundtrack) Orchestra
F.P.
e The BTC Singers.
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