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GdO_6_pag_10 - La Nuvola del Lavoro
GdO 6 pag 10-11:Copia di GdO 16 pag 02-03 28/04/11 13:49 Pagina 10 10 www.ODONTOConsult.it il personaggio 15 maggio 2011 - n° 6 Siete odontoiatri soddisfatti? La delusione e lo scontento dei giovani professionisti attraverso quattro testimonianze che impongono una riflessione sul futuro della professione: il parere della sociologa Silvia Cortellazzi di Debora Bellinzani ssere contenti del proprio lavoro è una condizione comune tra i professionisti del settore odontoiatrico, o una fortuna riservata ai più appassionati? Per alcuni odontoiatri sembra oggi assomigliare più a un sogno non realizzato, “carezzato” ai tempi dell’Università con l’idea di studiare per avere un futuro sicuro e una discreta tranquillità economica, e arenatosi contro la fatica, gli ostacoli burocratici e le difficoltà pratiche. Parlando con alcuni giovani E professionisti, in particolare persone di età compresa tra 35 e 40 anni, è emersa infatti una scontentezza diffusa, talmente profonda da farli affermare che se potessero tornare indietro non sceglierebbero più odontoiatria (si vedano le testimonianze più sotto). Daniele, per esempio, proprietario di studio, vede la soddisfazione del lavoro clinico scomparire di fronte agli aspetti contabili e fiscali e ai rapporti di lavoro con il personale di studio; Chiara e Luigi invece, che lavo- rano come free lance per diversi studi, lamentano lunghi e costosi spostamenti. Tutti, poi, si ritrovano d’accordo nell’affermare che l’Università non li ha preparati alla pratica e che, non avendo avuto un padre che insegnasse loro il lavoro “sul campo”, hanno dovuto pagare corsi. Questi odontoiatri dicono di trarre soddisfazione dalla pratica clinica, ma il loro amore non sembra essere sufficiente per renderli contenti. Che cosa manca allora? La soddisfazione nel la- voro non è esclusivamente frutto dell’impegno e dell’abilità individuale, ma anche della capacità della collettività di rendere valida una figura professionale e “sostenibile” il lavoro che deve svolgere. “Le professioni dovrebbero essere continuamente ripensate per adeguarle alle esigenze della società” afferma Silvia Cortellazzi, professore associato di Sociologia economica, del lavoro e dell’organizzazione presso la facoltà di Scienze della formazione dell’Uni- versità Cattolica di Milano. A lei abbiamo chiesto un parere. lll UNA PROFESSIONE COMPLESSA Uno dei motivi di scontento ricorrenti per chi possiede uno studio o lo gestisce è la difficoltà nello svolgere una quantità di mansioni di tipo amministrativo e burocratico. “Se uno dei problemi principali, come sembra emer- Le testimonianze DANIELE, proprietario di studio Daniele ha 37 anni, è diplomato in odontotecnica, laureato in odontoiatria e specializzato in implantologia. Più di 10 anni fa ha rilevato uno studio in un quartiere periferico di Milano e da allora lo gestisce da solo. Perché hai studiato odontoiatria? La scelta di studiare odontoiatria non è stata del tutto libera ma condizionata dall’ambito familiare, quindi non ho affrontato questo percorso con grandi illusioni: ero già in questo settore come odontotecnico e dunque mi ero fatto un’idea di cosa voleva dire lavorare in uno studio e quale fosse lo stato della professione. La realtà della professione è diversa da ciò che ti aspettavi? Pur non avendo illusioni verso questo settore, alla prova dei fatti la gestione di uno studio si è rivelata molto più difficile e impegnativa di quanto potessi immaginare: oltre alla pratica clinica che mi piace svolgere, e che ha difficoltà intrinseche, devo seguire tutti gli aspetti burocratici, legislativi, contabili, fiscali e quelli legati all’appartenenza all’ordine. In particolare trovo molto stressante il rapporto con il personale e gli assistenti di studio, al confronto del quale le incomprensioni che talvolta possono nascere con i pazienti sono poca cosa e non hanno mai costituito un problema. Inoltre ci sono situazioni complesse con cui mi devo confrontare e che sono fonte di preoccupazione, come il fenomeno del turismo odontoiatrico e la diffusione degli studi in franchising che propongono prezzi inferiori. Per quanto riguarda il lavoro come collaboratore le principali cause di scontento riguardavano i rapporti di lavoro e in particolare i rapporti fra colleghi: i titolari di studio spesso impongono condizioni di lavoro inaccettabili e sottopagano le collaborazioni specialmente in conservativa ed endodonzia; mi fa specie pensare che il codice deontologico vieta di lucrare sul lavoro di un collega, mentre nei rapporti di collaborazione tale norma è costantemente violata. Per quanto riguarda invece la gestione di uno studio, il motivo di scontento è rappresentato dall’enorme e complessa mole di lavoro di tipo burocratico da svolgere: sarebbe necessario dedicare otto ore al giorno per gestire con puntualità il lavoro d’ufficio, seguire tutte le scadenze e mantenersi costantemente aggiornati riguardo alle nuove leggi, alle norme e ai regolamenti che periodicamente cambiano (la cui nuova versione in genere complica la gestione dello studio anziché semplificarla). Dopo tutto questo, anzi prima di ciò, bisogna trovare il tempo per svolgere la parte fondamentale del lavoro, ossia l’attività clinica. Luigi ha 36 anni ed è un odontoiatra free lance. Lavora presso due studi odontoiatrici di Milano e uno in provincia di Bergamo. Svolge questa professione dal 2002, anno della laurea, e si occupa principalmente di chirurgia orale e parodontologia. Se potessi tornare indietro… Perché hai studiato odontoiatria? Se potessi tornare al momento dell’iscrizione all’Università probabilmente sceglierei la Facoltà di giurisprudenza; non potendo farlo, ho scelto di seguire corsi universitari in discipline collaterali al settore odontoiatrico per cercare di trovare uno sbocco alternativo alla mia professione. Ho studiato odontotecnica e dopo il conseguimento del diploma ho lavorato come apprendista presso un laboratorio odontotecnico; tra le mie mansioni vi era quella di accompagnare il titolare quando dovevamo consegnare i lavori protesici ai diversi studi odontoiatrici, e qui sono rimasto affascinato dall’ambiente dello studio: mentre aspettavo sfogliavo e leggevo le riviste di settore ed è così che ho deciso di fare di questa professione il mio futuro. CHIARA, free lance mazione nel senso che mi sono resa conto che era necessario frequentare costosi corsi post-universitari per poter essere in grado di esercitare. Se potessi tornare indietro… Tornando indietro sceglierei sicuramente un’altra Facoltà, ma non saprei dire quale: penso che il motivo di ciò sia il fatto che nonostante tutto il mio lavoro mi piace, perché provo una grande soddisfazione quando i pazienti sono contenti del lavoro eseguito e quando i bambini mi dicono di non aver avuto paura; sono purtroppo le condizioni di lavoro ciò che non avevo previsto e che mi rende scontenta della mia professione. LUIGI, free lance Chiara ha 39 anni e lavora come odontoiatra free lance. Se potessi tornare indietro… Se iniziassi l’Università oggi non sceglierei più di studiare odontoiatria: anche se la parte clinica del mio lavoro mi piace, opterei per qualsiasi altra facoltà che mi permettesse di svolgere una professione come lavoratore autonomo. Soprattutto sceglierei un percorso di studi che preparasse davvero al lavoro che si dovrà poi svolgere: molti studenti infatti escono dall’Università senza avere mai visto un paziente, e anche per questo ritengo che gli studi accademici oggi non preparino assolutamente alla pratica clinica. Perché hai studiato odontoiatria? DAVIDE, direttore sanitario di uno studio La realtà della professione è diversa da ciò che ti aspettavi? Davide è un endodonzista di 37 anni che ha lavorato come collaboratore presso diversi studi in provincia di Brescia, Bergamo e Cremona per 14 anni e che dal 2008 ha assunto la direzione sanitaria di uno studio odontoiatrico. Perché hai studiato odontoiatria? La scelta è stata casuale tanto che, fino a un mese prima di prepararmi per il test di ammissione, non sapevo nemmeno che cosa volesse dire odontoiatra; le mie aspirazioni mi portavano verso settori come quelli della grafica e del design, ma motivazioni di tipo pratico e pressioni familiari mi hanno indotto a scegliere un percorso di studi che avesse uno sbocco professionale più concreto e sicuro. La realtà della professione è diversa da ciò che ti aspettavi? Finite le scuole superiori ho scelto la Facoltà di odontoiatria perché ho pensato che potesse essere una professione adatta alle mie caratteristiche dal momento che sono estroversa, mi piace molto stare a contatto con le persone e fare qualcosa per loro. Ho pensato inoltre che fosse la professione in grado di unire queste caratteristiche alla tranquillità economica: avevo infatti l’idea che fosse un lavoro su cui si può sempre contare, che non comporta il rischio di disoccupazione. Per certi versi la mia idea della professione si è rivelata vera, ma in un modo del tutto inaspettato e con ricadute negative. Effettivamente sono a contatto con le persone e non sono mai stata disoccupata, ma la tranquillità che desideravo non l’ho trovata: lavoro per diversi studi odontoiatrici situati in luoghi distanti tra loro per cui percorro molti chilometri ogni settimana sostenendo spese notevoli per i trasferimenti; le ore di lavoro e di spostamento sono molte e, unite agli interventi urgenti, rendono molto difficile la gestione della mia vita e del mio scarso tempo libero. A tutto questo, inoltre bisogna aggiungere le difficoltà intrinseche di una professione complessa che richiede grande attenzione al paziente e aggiornamento continuo, e la cui pratica non viene sufficientemente insegnata nelle Università: io, per esempio, ho pagato la parte pratica della mia for- La realtà della professione è diversa da ciò che ti aspettavi? La condizione di free lance è molto impegnativa: essere collaboratore comporta infatti molta fatica in più perché bisogna organizzare la giornata lavorativa in base all’agenda che i proprietari degli studi con cui collabori ti sottopongono a seconda delle loro esigenze. Seguire più studi comporta un carico di lavoro pesante: spesso si lavora anche 70 ore la settimana compreso il week end (io per esempio lavoro tutti i sabati fino alle 15.00); oltre alla fatica bisogna mettere in conto le spese per la benzina e l’autostrada che i continui spostamenti tra uno studio e l’altro comportano. Una delle maggiori difficoltà che ho dovuto superare, però, è stata la fase d’inizio di questa professione: l’Università infatti non ti forma, e come tutti ho affrontato il lavoro in studio da impreparato; se non si ha un papà, uno zio, un parente che introduce nell’ambiente e passa ai nuovi professionisti l’esperienza pratica si fa molta fatica. Alcuni poi non arrivano mai a svolgere veramente questo lavoro: so di molti colleghi che lavorano ancora come prestanome per odontotecnici abusivi, e questo è davvero lo svilimento della professione. Se potessi tornare indietro… Se potessi ricominciare da capo… nonostante tutto quello che ho detto e che penso, sceglierei ancora odontoiatria. Ma dopo gli studi, però, farei qualcosa di diverso per dare senso a questo lavoro: mi recherei all’estero per seguire un master o un corso post-laurea e rimarrei lì a praticare. l