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Vers. L`Avv. Gen. Feb. - Basilica Santuario di Leuca

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Vers. L`Avv. Gen. Feb. - Basilica Santuario di Leuca
VERSO L’AVVENIRE • Gennaio - Febbraio 2001
VERSO L’AVVENIRE • Gennaio - Febbraio 2001
LA
PA R O L A
DEL
PA PA
testimonianza ha estremo bisogno la nostra società, ne hanno bisogno più che
mai i giovani spesso tentati dai miraggi
di una vita facile e comoda, dalla droga
e dall’edonismo, per trovarsi poi nella
spira della disperazione, del non senso,
della violenza. E’ urgente cambiare strada nella direzione di Cristo, che è anche
la direzione della giustizia, della solidarietà, dell’impegno per una società e un
futuro degni dell’amore. Conservate per
tutta la vita grandi segni e grandi ideali: chinatevi sui mille volti dell’uomo e
della donna, scoprirete in essi, nel povero e nell’ultimo, nell’affamato e nell’assetato, nello straniero e nell’ignudo,
nell’infermo e nel carcerato, in chi è senza speranza e cerca un senso per la vita,
il volto più bello tra i figli dell’uomo.
O
ggi siete qui convenuti
per affermare che nel
nuovo secolo voi non vi
presterete ad essere strumenti di violenza e distruzione, difenderete la pace, non vi rassegnerete ad un mondo in cui altri esseri umani muoiono di fame, vi sforzerete
con ogni vostra energia a rendere questa terra sempre più abitabile per tutti.
In realtà è Gesù che cercate quando
sognate la felicità. E’ lui che vi aspetta
quando niente vi soddisfa di quello che
trovate. E’ la bellezza che tanto vi attrae. E’ lui che vi spinge a deporre le
maschere che rendono falsa la vita. Se
sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo. Tornando a
casa non disperdetevi, guardate con
fiducia a questa nuova umanità che si
prepara anche per mezzo vostro. Testimoniate la propria disponibilità a sacrificarvi per gli altri, magari anche scegliendo di farvi sacerdoti. Di questa
Johannes Paulus II
Nella notte di Tor Vergata,
ai giovani di 159 paesi.
2
Carissimi,
appiamo che la guerra, questo mostro preistorico causa di devastazioni, di inutili e spaventose stragi, di profonde lacerazioni morali, è
antica quanto l’uomo: dal giorno in cui il possesso di un territorio
ricco di selvaggina o di una sorgente d’acqua, mise per la prima volta l’abitante
delle caverne contro il suo simile, – fino ad oggi, – l’umanità ha conosciuto solo
pochi, brevi periodi interamente pacifici.
Questa constatazione porta al convincimento che la guerra sia una fatalità
inevitabile cui l’uomo, per la sua stessa carica di aggressività che si annida in lui
non può sottrarsi. Da ciò la folle corsa agli armamenti, da ciò la ricerca affannosa
di mezzi di distruzione sempre più nuovi e più potenti, in omaggio all’antica massima del: “Si vis pacem, para bellum”. Se vuoi la pace preparati alla guerra. E
poiché ancora i conflitti fra gli uomini – per ampiezza e durata – hanno acquistato una nuova e più vasta dimensione, ecco che anche per gli armamenti bisogna
profondere energie e risorse sempre più grandi e tali da superare quelle che
si dedicano al progresso e al benessere. Infatti, ogni anno, si spendono nel
mondo per armarsi, cifre da capogiro. E queste cifre, che danno appunto le vertigini, hanno già dato i loro frutti spaventosi: migliaia e migliaia di vittime innocenti che pagano un prezzo altissimo, assolutamente inadeguato allo scopo. Perciò
se fino a ieri l’umanità si è potuta salvare, non lo si deve alla saggezza degli
uomini, ma al fatto che essi non possedevano mezzi di distruzione così terrificanti: oggi – di converso – la potenza di queste armi micidiali e il loro raggio d’azione rendono inefficace ed impossibile qualunque sistema di difesa. E’ apocalittica la visione che aprirebbe il mondo di oggi, investito da una nuova contesa
S
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globale, ma in qualunque momento della storia dell’uomo, la guerra, – proprio
perché rappresenta la più crudele lacerazione della dignità umana, perché alimenta nell’uomo gli istinti peggiori, perché infine lascia dietro di sé un deserto
di rovine e di lutti,– si è sempre presentata col suo tragico volto di sofferenza
e di disperata desolazione. E da quando ha perduto la caratteristica del conflitto di breve durata e localmente limitato, per assumere l’aspetto più terrificante
di scontro tra numerosi stati, la sua opera rovinosa e distruttrice ha coinvolto
anche la popolazione civile, che un tempo ne era risparmiata. Molte di queste
conseguenze sono infatti ancora vive nelle mutilazioni e nelle ferite che presentano città e popolazioni di molti paesi del mondo. Ma basterebbero già le sole
vittime militari a scoprire l’aspetto intollerabile e preoccupante che la guerra ha
oggi assunto: poiché nessuna bandiera giustifica la carneficina della guerra
moderna.
Per questo, anche se faticosamente, l’opinione pubblica mondiale, resa più
pensosa e responsabile proprio dalle armi terribili e distruttive di cui è in possesso, cerca di bandire la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie
tra i popoli, sostituendovi i lunghi pacifici negoziati e mettendo in pratica il meditato invito del compianto Presidente degli Stati Uniti J.F.Kennedy: “non dobbiamo mai negoziare per timore, ma non dobbiamo mai aver paura di negoziare”.
Lasciamoci allora dietro le spalle le lacrime, le devastazioni, le rovine del difficile secolo appena trascorso e festeggiamo la pace con le armi pacifiche dell’amore, della comprensione, della fraternità cristiana. Ogni progetto di amicizia
e di fratellanza fra i popoli sarà benedetto da Dio e sarà di lieto auspicio per
tutti gli abitanti della terra di oggi e di domani.
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s
olo vanità sono i figli dell’uomo,
menzogna i mortali,
su la bilancia, tutti insieme,
son più leggeri d’un soffio.
Non confidate nella violenza
e nella rapina non sperate invano:
se la ricchezza abbonda,
non vi attaccate il cuore.
Buon Anno a tutti!
Il vostro Rettore-Parroco
Don Giuseppe Stendardo
(dal Salmo 82)
traduzione di Fulvio Nardoni
Edizioni Einaudi
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C’era una volta
la famiglia...
I
l più bel dono che il cielo possa fare ad una giovane coppia è quello
di un bimbo, meglio ancora di
molti bimbi. Specialmente se desiderati,
cercati, attesi, sono il coronamento di una
vita d’amore, quasi una promessa di eternità.
Per loro si lotta, si resiste, si lavora e si
risparmia, si superano con gioia difficoltà
enormi sacrificando eroicamente persino i
propri punti di vista, le proprie convinzioni, tutte le cose in cui abbiamo creduto e
che ci hanno gratificato. Per loro si tollera
–o si dovrebbe– ogni sorta di sopraffazione, di insulto, di tradimento.
Perché non è lecito distruggere una
famiglia quasi fosse un castello di carta
costruito per gioco!
Il matrimonio è un sacramento e come
tale va vissuto, rispettato e onorato giorno
dietro giorno, qualunque cosa costi, qualunque rinuncia ci chieda.
Ci pensino bene i giovani di oggi,
così irresponsabili a volte, così frettolosi, così poco coscienti dei doveri e dei
sacrifici che una salda unione cristiana
richiede. Un tempo, quel fatidico “si”
era per sempre e forse per questo –coscienti dei propri doveri– si partiva armati di santa buona volontà, con la quale
superare ogni inevitabile scossone e ogni
incidente di percorso. La comprensione
reciproca e il perdono facevano parte
integrante del ménage coniugale e non
era faticoso fare la pace dopo un litigio,
prendendone magari per primi l’iniziativa a scapito dell’orgoglio che, nel matrimonio soprattutto, viene messo a dura
prova. Cara saggezza antica, così superata, così anacronistica di questi tempi... così disprezzata, ridicolizzata, quasi
che i genitori di ieri fossero dei santi da
burla o degli eroi di cartapesta, che si
sforzavano coraggiosamente di portare
avanti un rapporto magari logoro, pur di
non fare naufragio. Trascinando con loro, inevitabilmente, gli unici innocenti: i
figli.
Tutto è cambiato in peggio nel giro di
pochi lustri: quell’abito bianco che per la
mia generazione era ancora un simbolo
di preziosa purezza, oggi non è che una
divisa senza significato alcuno, tranne
quello di fare sfoggio di opulenza e spesso di cattivo gusto.
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che garantiva loro una protezione ed una
sicurezza, impensabili in una società
strutturata come la nostra.
Quando ero bambina le famiglie erano più numerose, ma a quei tempi non
c’erano tutti i problemi che le affliggono
oggi e forse è per questo che sono diventate così piccole: madre, padre e uno o
due figli.
E quando i genitori non vanno d’accordo, tutta la famiglia ne risente. L’atmosfera pesante si avverte dappertutto. I
figli cresceranno portandosi dentro il
seme della sofferenza e non saranno mai
veramente felici. Ma prima potevano
rifugiarsi presso uno zio, una zia, o una
nonna e trovare comprensione e conforto.
C’era sempre qualcuno a cui ricorrere
e l’atmosfera non era tanto minacciosa
ed angosciante.
Ogni cosa è stata dissacrata, ogni valore distrutto e dimenticato.
Come possiamo allora pensare di costruire un mondo migliore?… Io penso
che forse basterebbe riscoprire il vecchio
e cercare di studiarlo, di capirlo. E di
imitarlo.
Con umiltà, con intelligenza, con amore. Perché non tutto il passato è ciarpame da buttare via, soprattutto la costanza, la pazienza, la perseveranza, l’onestà anche degli intenti, andrebbero rivalutate e salvate e i valori perduti, ridotti a trofei del tempo che fu, dovrebbero tornare ad occupare le coscienze, loro
habitat naturale.
Sarà possibile tutto questo?
Si, se lo vorremo con forza e determinazione. Se riusciremo a far comprendere alla gioventù “che vecchio è bello”,
che tutto quanto di buono si è perduto,
va recuperato, che il valore della famiglia è un bene immenso, sacro, inviolabile, inscindibile, indiscutibile, inalienabile (e chi non ci crede farebbe
bene a rimanere “single”, come usa
dire oggi); che i figli non sono dei
pacchi postali da spedire ogni settimana, ogni mese con fermo posta
ora presso l’uno, ora l’altro dei genitori separati; che sono “persone”,
non “cose”, che vanno amati ma
ancor di più vanno rispettati, e, anche se sono dei bambini, sono portatori di diritti al pari di un adulto. Pensiamo un po’ alle antiche famiglie patriarcali, che garantivano una solida
base perché un individuo potesse svilupparsi maturo ed equilibrato e (quindi mentalmente più sano), in un contesto familiare multiplo, costituito,
oltre che di numerosi fratelli, di nonni,
di zii, di zie, di cugini, uniti non solo
dall’affetto ma anche dalla solidarietà,
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cezza dell’intimità, la gioia di vivere insieme, contribuendo pesantemente al suo
fallimento.
Prima di arrivare al punto di non ritorno, occorre dunque fare retromarcia:
prendere in esame tutto il malessere, studiare con attenzione tutto ciò che è negativo nella vita di coppia per poterne eliminare le cause di attrito e migliorarne la
qualità. Cioè tornare a vivere cristianamente e responsabilmente in seno alla
famiglia, piccola chiesa domestica, e
farla tornare ad essere quella ch’è sempre stata e che non è più: focolare di
affetti, incontro di volti cari, esempio di
rettitudine per le nuove vite in essa
sbocciate, quasi luogo di culto dove ritrovarsi e volersi bene, sia nella buona che nella cattiva
sorte. Ai vecchi,
così vicini alla soglia dell’eternità,
occorre dare il
conforto di una
assistenza affettuosa, ai giovani,
l’esempio di come
si viva e si cresca
in una famiglia vera,
unita e solidale nei giorni di sole, come in quelli di
tempesta e di dubbio. E concludiamo queste riflessioni con l’invocazione di Giovanni Paolo II: “…Possa la
famiglia vivere in pace, così che da essa
scaturisca la pace per l’intera famiglia
umana.”
Né tanto desolata la solitudine che, di
solito, ingigantisce le pene. I nonni rappresentavano bene il meglio dell’infanzia, il miglior surrogato dei genitori.
Sono questi che hanno sempre raccontato le fiabe ai bambini, per loro era ed è
una grande gioia avere fra le braccia un
nipotino, così tenero e caldo.
Ma oggi i nonni, considerati inutile
peso, sono mandati a vivere i loro ultimi
anni con altri anziani.
Una volta a settimana (quando tutto
va bene), ricevono una visitina, dopo la
quale si sentono ancora più soli.
Ma le persone già avanti negli anni,
hanno bisogno di stimoli per vivere
bene l’ultima stagione della
vita e nessuno stimolo è
migliore di quello che
può dare un bambino. I bimbi insegnano, accompagnano, rinnovano, trasmettono
freschezza, positività, ottimismo,
speranza nel futuro. Insomma, fare
i nonni è un bellissimo mestiere e i pediatri si affannano da
sempre a ripetere che, “se
i nonni non ci fossero bisognerebbe inventarli”, –tanto grande è il
compito affettivo ed educativo che loro
si riconosce –.
Allora dovremmo impegnarci con
serietà a fare un passo indietro.
Troppa tecnologia e i bisogni di ogni
genere cresciuti a dismisura e ingiustificati– perché l’uomo non vive di solo
pane–, hanno snaturato la vita della
famiglia, le hanno tolto la poesia, la dol-
VERSO L’AVVENIRE • Gennaio - Febbraio 2001
Il Nome
H
o sentito il tuo pianto
o mio Signore,
quando il segno cruento
della prima alleanza
ha ferito la carne
del figlio di Abramo.
E fu il pianto
d’un popolo antico.
Ho udito il tuo Nome
o mio Signore,
un nome struggente
d’amore e tenerezza,
il nome di salvezza
d’una alleanza nuova…
E un canto nuovo
cantò il tuo popolo,
o Signore e Salvatore!
S. Zardoni
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Natale 2000
VERSO L’AVVENIRE • Gennaio - Febbraio 2001
EFFLUVII
Nell’era dell’“Internet”, mentre si naviga per
le vie del mondo, è immaginabile collegarsi
con gli Occupanti del Presepe?
Se, per quanti credono nei valori dello spirito e dell’anima ciò è possibile, quale risposta potremmo avere?
Quel tenero Bambino si affacciò alla vita così come tutti gli altri, con i
pericoli che gli uomini di ogni tempo hanno posto in essere.
Ora purtroppo li rubano, abusano di loro, dolorosamente forse li bendono o gli usano come pezzi di ricambio.
Il caro Bambino Gesù corse gli stessi rischi sia pure per motivi e scopi
diversi:
“La strage degli Innocenti” alla quale miracolosamente scampò.
La sua terra eternamente senza pace; la sua gente sempre armata per
difendersi o per vendicarsi: perchè?
Mi chiedo: con i suoi poteri non poteva scegliere, per venire in umiltà fra
noi, altri lidi altri continenti o altre civiltà?
Specie la nostra Puglia con spirito di accoglienza ammirevole lo avrebbe
ospitato quantomeno in un container o in una roulotte.
La civiltà cambia e si adegua ai tempi, evolvendosi.
Il progresso ci porta sempre più in alto nello spazio sino a toccare il
cielo; ma la gioia del presepe è sempre uguale e presente offrendo ai
nostri cuori speranza, fraternità e tanto amore;
ingredienti benedetti capaci di far sopravvivere l’intero genere umano.
Alfredo Marasco
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VERSO L’AVVENIRE • Gennaio - Febbraio 2001
DEL
CUORE
DI
CRISTO
Identità del Cristo
I
Seconda domanda: “che cosa disse di se
stesso Cristo?”
l clima sociale in cui oggi viviamo è
un clima caotico, irreversibile, pieno
di incertezze, di paure, di preoccupazioni per tutti indiscriminatamente; è un
vicolo chiuso senza via o sbocco di uscita.
Il clima religioso non è meno
caotico, poiché in esso abbiamo
elevato a supremi valori, a supreme finalità della nostra
vita: il materialismo, il benessere, il consumismo, il
piacere, la licenziosità,
che, mentre sembra che
riempiano per qualche
momento il nostro spirito, scavano poi un
vuoto interiore così profondo ed incolmabile
da spaventarci ed atterrirci.
In questo stato di
cose quale incidenza,
quale mordente, può
esercitare nella nostra
sfera religiosa l’identità
del Cristo?
Sembra un paradosso
eppure è una realtà: mai come oggi specialmente tra i
giovani c’è tanta ricerca e tanto
ardore per la riscoperta dell’identità
del Cristo autentico della fede, del Vangelo, rappresentato dal cuore che sprizza
fiamme di giustizia, di fraternità, di pace, di
amore, di cui oggi siamo profondamente assetati.
Per riscoprire la vera identità del Cristo
della fede e del Vangelo, bisogna porre due
domande:
Prima domanda: “che cosa pensarono di
Cristo i suoi contemporanei”?
RISPOSTA ALLA PRIMA DOMANDA
Giovanni il Battista proclama il
Cristo: “Ecco l’agnello di Dio”
(Gv. 1,29). Questa espressione ci
riporta al sacrificio dell’Agnello nella Pasqua dei Giudei,
figura della Pasqua in cui si
sarebbe immolato il vero
Agnello divino, Cristo,
Cristo in espiazione dei
nostri peccati.
Con questo titolo
s’allude anche alla profezia messianica d’Isaia,
relativa al servo di
Iahvè, vittima di espiazione.
(Cfr. Is. 52,13-14;
53,7-8).
Nei tre anni della vita
pubblica che precedono il
sacrificio del Cristo, il Cristo, profeta di Dio, annunzia
il messaggio di Dio: la giustizia, la salvezza, la liberazione,
la fraternità, la pace, l’amore.
I suoi uditori si stupivano all’udirlo e dicevano: nessuno à mai parlato come
lui; è una dottrina nuova; si meravigliavano
ecc. Il Cristo ne da la spiegazione: la mia dottrina -parlava nella veste di uomo- è di colui
che mi ha mandato (cfr. Gv. 7,15-16).
Tutti, specie i discepoli, ebbero la certezza che il Cristo era il Messia promesso e
atteso che avrebbe riportato nel mondo ciò
che l’umanità aspettava: la redenzione, la
salvezza.
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VERSO L’AVVENIRE • Gennaio - Febbraio 2001
RISPOSTA ALLA SECONDA DOMANDA
figlio di Dio fatto uomo.
Ecco il fulcro della rivelazione e del cattolicesimo.
Se Cristo è il figlio di Dio fatto uomo;
Cristo ci da la vera conoscenza di Dio e stabilisce i nostri veri rapporti con Dio e con i
nostri fratelli.
Ed ecco la vera dimensione nella storia,
nella politica, nell’economia, nella pedagogia.
Ed ecco l’obbligo per ogni coscienza di
prendere una posizione spirituale e morale
decisiva sul significato e il valore della propria vita.
Questa posizione spirituale e morale
decisiva di ciascuno di noi ci porterebbe sul
piano del bene, della onestà, della moralità e
dei veri valori umani e cristiani.
I titoli sotto cui Cristo presenta se stesso
li troviamo quasi tutti nel quarto vangelo.
“Io sono il buon pastore” (Gv. 10-11); “io
sono la porta” (Gv. 10-7), “io sono il pane
della vita” (Gv. 6-35), “io sono il pane disceso dal cielo” (Gv 6,41); “io che ti parlo sono
il Cristo” (Cfr. Gv. 4,25-26); “io sono la luce
del mondo” (Gv. 8,12); “io sono la vera vite”
(Gv. 15,1).
Definisce la sua vera identità: “mi chiamate Maestro e Signore, e dite bene, perché
lo sono” (Gv. 13,13). “Io sono la via, la
verità e la vita” (Gv. 14,6). “Io sono la resurrezione e la vita” (Gv. 11,25). Nessuno ha
detto e pensato tali cose del Cristo; egli stesso con assoluta certezza le à asserite.
Dalla risposta alle due domande poste,
come da due premesse, da due presupposti,
scaturisce questa conclusione: Cristo è il
Don Franco Elia
AV V I S I
18-25 GENNAIO
Settimana di preghiera
per l’unità dei cristiani.
4 FEBBRAIO
GIORNATA IN DIFESA DELLA VITA.
Ore 17.30 veglia di preghiera e Messa
presieduta da S. Ecc. il vescovo.
28 FEBBRAIO
MERCOLEDÌ DELLE CENERI
Ore 17.00 liturgia penitenziale
ed imposizione delle ceneri.
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Don. Giovanni Milo:
Sacerdote
semplice e umile
VERSO L’AVVENIRE • Gennaio - Febbraio 2001
I
mprovvisamente, stroncato da
un brutale incidente stradale,
nelle ultime ore dell’anno 2000,
don Giovanni Milo, è tornato alla casa
del Padre per celebrare, in cielo, la liturgia di ringraziamento per il millennio
che ci siamo lasciato dietro le spalle.
Da circa 20 anni egli ha operato nella nostra Basilica-Santuario come confessore e guida spirituale.
Entrato da bambino nel Seminario vescovile di Ugento, dopo la licenza media,
attratto dall’anelito missionario, decideva di aggregarsi alla famiglia dei Padri
della Consolata in Torino. Raggiunta la
sua maturità vocazionale, dopo l’ordinazione sacerdotale, si laureava in lettere
classiche presso l’università degli studi di
Torino e si dedicava all’insegnamento
per la preparazione e la formazione dei
giovani studenti della sua Congregazione, fino al giorno in cui, per motivi di
salute, ha dovuto lasciare l’Istituto.
Accolto nella sua Diocesi di origine
ha ricoperto diversi incarichi: padre spirituale in Seminario, aiuto segretario del
vescovo, vice parroco in Acquarica del
Capo e a Presicce, parroco a San Dana
insegnante presso diverse scuole statali,
confessore ordinario presso la nostra
Basilica-Santuario.
Di lui ne abbiamo apprezzato, tra l’altro, il suo attaccamento allo studio, la
sua passione per la ricerca di storia locale, la sua incondizionata disponibilità
per il servizio liturgico nel Santuario, la
sua valentia come guida spirituale per
moltissime anime, la sua semplicità, la
sua umiltà, la sua devozione alla Madonna, il suo amore per lo Spirito Santo.
La sua dipartita ha lasciato in noi un
vuoto difficilmente colmabile.
La Vergine Santa di Leuca, alla quale abbiamo affidata la sua anima appena
avutane la dolorosa notizia, certamente
lo avrà accompagnato al trono del Padre
clemente per riceverne il premio riservato ai servi buoni e fedeli.
Il giorno 31 gennaio –trigesimo della
sua morte– con tutti i sacerdoti del Santuario, la schola cantorum e gli addetti
alle opere, celebreremo, nella chiesa
parrocchiale della sua Patù, una santa
messa di suffragio.
d. Giuseppe Stendardo
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VERSO L’AVVENIRE • Gennaio - Febbraio 2001
Il perché del dolore
D
i fronte al ripetersi di tante prove dolorose, mi sorge spontanea, angosciosa
una domanda: che scopo ha il dolore? Un problema che, pur essendo stato
studiato, meditato, sviscerato in tutti i tempi ed in ogni sua accezione tuttavia rimane sempre nell’ambito del mistero. E mistero, io penso, rimarrà per la
mente umana, anche se la ragione tenta di darne una risposta, e anche se la fede
presenta motivi più validi e convincenti.
L’infermità, che in mille e in mille forme, colpisce il corpo umano e arriva a tormentarlo fino al parossismo, è uno degli aspetti che appartengono alla sfera del
dolore. E, quindi, anche al suo mistero. Ma non è il “soffrire” nella sua dimensione
misteriosa, che interessa questa nostra riflessione: bensì la sofferenza fisica intesa
come malattia, nella sua dura immediata realtà.
La domanda che ha tormentato lungo i secoli la mente di S. Agostino, di ogni filosofia, di ogni uomo, la rivolgo a Maria, la Vergine Madre. E lei, –la consolatrice
degli afflitti, la donna dei dolori, – mi presenta la risposta invitandomi a riflettere
sul mistero di un Dio fatto uomo, abbandonato dai suoi stessi discepoli, solo sulla
terra a conoscere tutta l’angoscia e l’abbandono della sua agonia, nell’orrore della
notte del Getsemani.
Egli si identifica con chi soffre, quando proclama il premio o la condanna nel giorno del giudizio. Per cui, anche se Dio non ha voluto risparmiarci la morte, tuttavia
l’ha vinta con la Resurrezione, e ne ha fatto un traguardo di redenzione. E se non ha
voluto eliminare dalla nostra vita il dolore, la malattia ed ogni sofferenza, ne ha
fatto un motivo ed un mezzo di salvezza. Vista così e contemplata nella carne mortale del Dio fatto uomo, la sofferenza acquista per il Cristiano un particolare senso
di grandezza: diventa uno strumento di liberazione, sia perché purifica il cammino
dell’ascesa, sia perché arricchisce di un amore nuovo il corpo mistico di Cristo.
Del resto, Gesù ha ripetutamente invitato i suoi seguaci a rinnegare tutto l’”uomo
vecchio”, ad abbracciare la Croce in ogni sua espressione e seguirlo fino al
Calvario per vivere la redenzione che è venuto a portare, perpetuandola nei secoli.
Anche la Chiesa riconferma con la sua esperienza e la sua autorità il valore salvifico della malattia e del dolore quando, attraverso il magistero del suo capo, rivolge
la seguente esortazione:
“Quando noi Cristiani facciamo l’esperienza del dolore, dobbiamo stare attenti a
dargli il giusto significato. Esso non è un castigo, ma un’occasione di purificazione
dei nostri peccati; in particolare è finalizzato al bene degli uomini, nostri fratelli:
come per Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Unite –pertanto– mediante
la fede, le vostre tribolazioni e quelle patite da Lui. E’ sulle sue orme che dobbiamo
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VERSO L’AVVENIRE • Gennaio - Febbraio 2001
portare le nostre croci, altrimenti diventano troppo pesanti. Ma con Gesù davanti a
noi, cammineremo più spediti, perché Egli dà senso e slancio ad ogni nostro patimento”.
(Johannes Paulus II agli ammalati).
Nei “Dialoghi delle Carmelitane”, che molti considerano il testamento spirituale
dello scrittore Georges Barnanos, noi troviamo espressa questa grande realtà: il
valore salvifico della sofferenza. “Non si muore ciascuno per sè, ma gli uni per gli
altri, e forse gli uni al posto degli altri, chissà…”
Ci troviamo qui di fronte al mistero esaltante della Comunione dei Santi, che ci
rende partecipi dell’agonia e della morte di Cristo, rivissuta nelle sue membra, –che
siamo noi,– ogni qualvolta entriamo coscienti nel Getsemani e non vogliamo più
uscirne, perché assorbiti fino in fondo dalla santa agonia di Gesù. E, poiché l’agonia di Cristo Redentore continua nella storia dei popoli, occorre qualcuno che espii
per gli altri.
Ma, –si badi bene– continua lo scrittore, non è sempre il più forte a vegliare con
Cristo, ma colui che ha il cuore luminoso e confidente.
L’angoscia che accompagnò il Bernanos fin dall’adolescenza, per tutta la vita fino
alla morte, gli fa esclamare negli ultimi istanti: “Ecco, io sono coinvolto nella santa
Agonia”. E’ l’angoscia che prova ognuno di noi di fronte al dolore e che, però, non
impedisce di morire per sé e per gli altri.
E’ l’angoscia –infine– che ci rende pronti a completare nella nostra carne quello che
ancora manca ai patimenti di Cristo per la salvezza del mondo, nell’attesa che tutta
la creazione, finalmente liberata, partecipi alla gloria dei figli di Dio. Per cui ogni
dolore, sia fisico o morale che sia, capace di portare l’uomo all’orlo della disperazione, lungi dall’essere motivo per maledire l’esistenza, diventerà una fonte di speranza e di salvezza. A patto che l’uomo sappia raggiungere quella “libertà interiore”, che lo rende capace di accettare la volontà di Dio, espressa in quell’infermità,
in quell’ansia e in quella pena e di offrirgli senza sosta l’angoscia in cui si trova,
qualunque sia la causa da cui essa proviene.
A questo punto non posso non ricordare le parole di S. Massimiliano Kolbe:
“Quante volte mi pare di non avere più speranza e di non sentire neppure l’amore.
Il demonio insinua la domanda: “Perché sei giunto fin qui?” E la mia natura sente
l’avversione di fronte alle preoccupazioni, ai fastidi, alle sofferenze, e vorrebbe una
serenità pigra e sfaccendata… Ma poi la Vergine Immacolata mi conduce per mano
forte e amorevole, e nel nome suo supero il dolore, gli affanni, le difficoltà, gli abissi, i cicloni…”
Facciamole nostre queste magnifiche parole perché tutti abbiamo provato o stiamo
provando il pungolo mortale del dolore e offriamole alla Mamma celeste, affinché,
arricchite dalla sua infinita sofferenza, tutto presenti all’Eterno Padre.
E solo così troveremo conforto e pace.
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Cento anni per la croce monumentale
VERSO L’AVVENIRE • Gennaio - Febbraio 2001
VERSO L’AVVENIRE • Gennaio - Febbraio 2001
Il Concilio Ecumenico Vaticano secondo I
Fu collocata in ricordo del Giubileo del 1901
C
ompie cento anni la croce monumentale in carparo che accoglie i
pellegrini nel piazzale della Basilica. E’ stata eretta a ricordo del pellegrinaggio
diocesano del 21 ottobre 1901, promosso da
Mons. Luigi Pugliese in occasione dell’anno
Santo. Le cronache dell’epoca ci narrano di un
fiume di pellegrini che raggiunse il Santuario
della Madonna di Leuca. In quel periodo il
Santuario si poteva raggiungere solo grazie ad
una strada in terra battuta e si giungeva a Leuca dopo un lungo cammino, su carri o a piedi.
La croce monumentale, che ricorda quel grande evento si trova sul confine sud-ovest del
piazzale. Presenta quattro iscrizioni inneggianti
a Cristo redentore.
Al lato est, rivolto al Santuario, oltre lo stemma di Mons. Pugliese è inciso:
dei fedeli e non fedeli.
A darvi una idea esatta del Concilio Ecumenico permettetemi che io v’illustri in una
visione panoramica e sintetica il Concilio
Ecumenico sotto l’aspetto storico, teologico,
giuridico e tecnico.
ASPETTO STORICO
Nella chiesa i Concilii Ecumenici sono
stati sempre convocati per debellare eresie o
per legiferare su questioni di vitale importanza.
Il primo esempio dei Concilii lo troviamo all’inizio della chiesa, nel 49 dopo Cristo, quando
gli apostoli in assemblea presieduta da Pietro,
fissarono le norme che tutti i cristiani dovevano osservare al fine di scongiurare una frattura
tra i cristiani venuti dai pagani e quelli venuti
dai giudei legati ai certi riti della antica legge.
4 CONCILII BASILARI DELLA CHIESA
1) Il concilio di “Nicea” (325) per stroncare l’eresia di Ario che negava la divinità di
Cristo. Si compilarono norme organizzative
e disciplinari.
A
Alla Croce di Cristo
Gloria dei secoli
Speranza unica di salvazione
Ai suoi seguaci
Terrore agli ostinati nemici.
Al lato nord:
In quest’ultima rupe d’Italia
nel primo anno del secolo ventesimo
i credenti in Cristo Redentore
posero questa Croce.
della menzogna, ora la fede della Gente Salentina del XX secolo veda e onori il trofeo
della verità e della giustizia. Ecco il vessillo
venite adoriamo.
Al lato ovest:
Hic mendacii signa superstilio
vidit olim
videat colatque nunc fides
vidit olim
veritatis iustitiaque trophaeum
Ecce vexillum
Venite adoremus.
Al lato sud:
Christo Deo
Sospitori humani generis
Esto gloria in saecula
XII Kal. Novem. MCMI
Leo P.P. XIII
Traduzione:
A Cristo Dio Redentore del genere umano
sia gloria nei secoli. 24 ottobre 1901. Papa
Leone XIII.
Traduzione:
Qui un tempo la superstizione vide i segni
16
lla distanza di 34 anni della
chiusura del «Concilio Ecumenico Vaticano II» (1966) voglio
visualizzarvi e ricordarvi la tecnica del
“Concilio”: 1) “l’annuncio”, 2) le varie “fasi”, 3) i vari “aspetti”, 4) gli “argomenti”
trattati, 5) chiusura del “Concilio”.
L’annuncio del Concilio Ecumenico Vaticano II fu data dal Papa Giovanni XXIII il
25 gennaio 1959; questo annuncio suscitò,
una commossa e gioiosa risonanza mista a
qualche trepidazione per la sua complessità
dei problemi da affrontare e per le condizioni
storiche internazionali sul piano –possiamo
dirlo senza tema di smentita– mondiale.
Da quella fausta data –albo signanda lapillo– il Concilio Ecumenico è diventato l’avvenimento storico più importante del secolo,
l’argomento del giorno, oggetto di commenti a
catena, punto di partenza di previsioni più o
meno rosee e lusinghiere da parte dei cattolici e non cattolici, dei cristiani e non cristiani,
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VERSO L’AVVENIRE • Gennaio - Febbraio 2001
2) Il concilio di “Costantinopoli” (381)
per confermare le decisioni di “Nicea” per
precisare che lo “Spirito Santo” è uguale al
Padre e al Figlio e perciò spetta allo “Spirito
Santo” il culto di adorazione come al Padre e
al Figlio.
3) il Concilio di “Efeso” (431) per stroncare l’eresia di Nestorio, il quale ammetteva
in Cristo due persone; e per proclamare
«Maria Madre di Dio». Nestorio con i suoi
seguaci rigettarono le decisioni del Concilio
ed ecco lo scisma: «la Chiesa mentoriana».
4) Il concilio di “Calcedonia” (451) per
fissare la dottrina della «Incarnazione del
Verbo»: «una Persona e due nature “divina”e
“umana” suppositate e sussistenziate dell’unica “Ipostasi divina”, dell’unica “Persona
divina” del “Verbo”.
Questi quattro concilii sono stati contemplati da tre altri concilii orientali:
1) il concilio di “Costantinopoli” II (533);
2) il concilio di “Costantinopoli” III
(681) che fissò le due volontà in Cristo;
3) il concilio di “Nicea” II (787) che
importò la dottrina sul culto delle immagini
contro gli Iconoclasti.
Questi sette concilii furono riconosciuti
dalla chiesa “ortodossa”; poi con il “Sinodo”
di Costantinopoli (860-870) fu affermato il
«Primato Pontificio» non di onore, ma di
giurisdizione, ed allora la chiesa “Orientale”
si staccò dalla chiesa “latina”.
Da quel momento i concilii seguenti furono celebrati tutti in “Occidente”.
Quattro concilii furono celebrati al Laterano in Roma:
1) il concilio Laterano I (1123);
2) il concilio Laterano II (1139);
3) il concilio Laterano III (1179);
4) il concilio Laterano IV (1215);
in questi quattro concilii si stabilisce la
disciplina della Chiesa quanto all’elezione
del Papa; il suo potere sulla cristianità; la
repressione degli abusi.
due concilii furono tenuti a Lione:
1) il concilio di Lione I (1245);
2) il concilio di Lione II (1274);
in questi due concilii di Lione si tentò la
riconciliazione tra Oriente e Occidente continuata nel concilio di “Vienna” (1311-1312);
le dispute teologiche e il sorgere delle nazioni moderne che dividevano gli animi e si
ebbe lo scisma di Occidente.
Dopo un secolo ci fu il concilio di Firenze (1439-1445), in questo concilio i Vescovi orientali firmarono la “Bolla d’Unione” non eseguita, perché originata da ragioni
politiche.
Nel concilio di “Trento” (1545-1563): fu
impostata la dottrina cattolica contro le tesi
protestanti, e si operò una riforma nella chiesa da darle un volto che riscontriamo anche
oggi.
Ultimo in ordine di tempi: il concilio
Vaticano I (1869-1870) interrotto dalla guerra
tra la Germania e la Francia e ci fu l’occupazione di Roma. Non si potette realizzare il programma già stabilito. Si precisò la natura della
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VERSO L’AVVENIRE • Gennaio - Febbraio 2001
fede cristiana e della Rivelazione e si ebbe la
definizione dell’Infallibilità del Papa”.
Finalmente siamo al «Concilio Ecumenico Vaticano II» (1959-1966). In questo
concilio abbiamo avuto un programma vasto: à preso in esame «i problemi dottrinali e
pratici per renderli sempre più corrispondenti alle esigenze della perfetta conformità
all’insegnamento cristiano, ed alla edificazione e al servizio del “Corpo Mistico” e al
servizio della sua missione soprannaturale e
cioé: il libro sacro, la veneranda Tradizione,
i sacramenti, la preghiera, la disciplina ecclesiastica, le attività caritative e assistenziali,
l’apostolato laico, gli orizzonti missionari»;
sempre secondo le indicazioni del Santo
Padre si prese in esame l’ordine temporale
delle cose, cioè la dottrina sociale che riguarda la famiglia, la scuola, il lavoro e la società
civile con tutti i problemi connessi.
ASPETTO TEOLOGICO
Il concilio ecumenico e l’assemblea di
tutti i Vescovi del mondo cattolico presieduto dal Papa e da un suo “Legato” per vagliare e definire verità di fede e di morale e risolvere i problemi disciplinari.
E qui s’impone una digressione che è in
stretta relazione con l’“Aspetto teologico”.
E’ echeggiata in Italia e all’Estero una lagnanza da parte dei fedeli, particolarmente
dei laici, perchè non sono stati inseriti nelle
Commissioni preparatorie del Concilio. Qualcuno addirittura à avanzato la tesi che essi
avrebbero il diritto di partecipare attivamente al Concilio. Senza riportarmi ai principi
fondamentali della “Costituzione” della chiesa – perchè ci sarebbe bisogno di un articolo
a parte– devo dirvi che il Concilio è un atto
formale del supremo magistero della “Chiesa
Docente”, cioè dei vescovi uniti col Papa
come “Pastore universale”. Nulla vieta che i
laici attraverso i Vescovi, con umiltà e intelligenza, facciano giungere al Concilio i loro
“Desiderata” e le loro “Istanze”.
Un accademico di Francia, Daniel Rosp,
laico dotto e sapiente, alla domanda: «perchè
i Vescovi soli?» risponde con la teologia:
«perchè i Vescovi sono i “Testes Fidei”»; i
Testimoni della fede dei loro fedeli; “doctores fidei”, membri costitutivi della Chiesa
docente, “indices fidei”, giudici competenti
per risolvere le questioni di fede. Essi si riuniscono per assumere questa triplice funzione. A dire il vero, il posto esclusivo che essi
occupano nel Concilio non si comprende che
in funzione di questa teologia del Vescovo
che è veramente la cosa meno conosciuta
dagli stessi cattolici», mentre talora si rappresenta il Vescovo come un prefetto in violacio.
Fine della Digressione.
Il Concilio ecumenico ci dà la configurazione della Chiesa docente riunita intorno al
Capo della Chiesa, il Papa.
Il Concilio ecumenico, essendo la Chiesa
docente, è infallibile nelle sue definizioni
dommatiche e morali. Lo Spirito Santo, in maniera invisibile ma reale partecipa a quella
assemblea disciplinando i lavori e assistendo
nella formulazione dei decreti e dei rescritti.
Gesù à promesso alla sua chiesa perenne
assistenza da parte dello Spirito santo, il quale è l’anima della chiesa, cioè del “Corpo
Mistico”, sociale, comunitario del Cristo; e come l’anima da vita e movimento al corpo,
così lo Spirito Santo vivifica il “Corpo Mistico” del Cristo, lo dinamizza e lo dirige nei
suoi lavori e nella compilazione dei suoi decreti.
Qui mi fermo e continueremo nel prossimo numero.
Don Franco Elia
19
VERSO L’AVVENIRE • Gennaio - Febbraio 2001
Le suore “Figlie di S. Maria di Leuca”
Una presenza profetica a S. Maria di Leuca
l’umanità e instaurare un nuovo modo
di amare, di pace e di comunione tra gli
uomini.
E’ in questa dimensione che vanno
interpretati tutti gli eventi della storia
umana.
La fondazione della Congregazione
delle “FIGLIE di S.MARIA DI LEUCA”; è indubbiamente uno dei tanti
eventi esperienziali in cui il progetto
della SS.Trinità vuole realizzare una
delle sue “opere” incomprensibili a
vantaggio del popolo di Dio.
La Congregazione religiosa nasce nel
1938 per opera di una donna pia e
L
’azione dello Spirito non ha
limiti e non conosce condizionamenti. L’Opera di Dio,
in tante situazioni della vita umana,
anche quando le visioni dell’uomo interpretano finalità e scopi prettamente
umani, risulta sempre positiva e a vantaggio dell’uomo redento.
E’ vero che le “opere di Dio” sono incomprensibili ma divengono chiare e
distinte nel progetto provvidenziale
della storia della salvezza.
Dio, infatti, manifesta il suo amore
infinito con l’invio del suo Figlio,
Cristo Gesù, il quale doveva redimere
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VERSO L’AVVENIRE • Gennaio - Febbraio 2001
coraggiosa, Elisa Martinez di Galatina, che insieme a poche anime devote, ottiene dal vescovo della Diocesi
di Ugento Mons. Giuseppe Ruotolo,
di poter iniziare un cammino di vita
religiosa nel paese di Miggiano, in
provincia di Lecce.
Fu lo stesso vescovo che suggerì di
dare alla Congregazione nascente il
titolo glorioso di “Figlie di S. Maria
di Leuca” e concesse l’erezione canonica di Diritto Diocesano il 15 Agosto
del 1941. E due anni dopo, si ebbe il
Decreto di lode di Diritto Pontificio
esattamente il 29 Maggio del 1943.
La giovane Fondatrice, nacque infatti,
a Galatina il 25 Marzo del 1905, dette
subito un impulso evangelico alla vita
religiosa e apostolica del gruppo delle
anime desiderose di consacrarsi totalmente a Dio. Queste, spinte dall’azione
dello Spirito, volevano vivere un’esperienza di fede intensa attraverso una
vita di preghiera e di comunione tra
loro con la Chiesa locale.
L’obiettivo evangelico e apostolico, recepito da molte comunità ecclesiali,
fu realizzato in più parti e in varie località, motivo per cui si assiste alla
fondazione di varie case religiose con
una presenza di vocazioni proveniente
da diversi ambienti.
L’ambito della presenza delle Suore,
pertanto, non fu solo il territorio italiano ma ben presto si estese oltre il
confine nazionale. Le prime fondazioni fuori Italia si hanno nella Svizzera,
nel 1947; negli Stati Uniti, nel Canada, 1947-1951; in Francia nel 1958;
in Spagna nel 1965; in Portogallo nel
1967; in India nel 1967-1968; nelle
Filippine nel 1967-1969.
LE SUORE A LEUCA
Le suore sono approdate a Leuca nel
maggio del 1944, dopo appena un
anno dalla venuta dei Religiosi francescani nella Parrocchia di Cristo Re.
I frati minori, infatti, vennero a Leuca
l’8 Agosto del 1943.
Nella cronaca del Convento di Leuca,
in riferimento al possesso canonico
del Parroco P. Anselmo Raguso, avvenuta il 1° Novembre del 1944, leggiamo “Nel vespro di detto giorno, primo
di novembre, il Vescovo (Mons. Ruotolo) intervenne alla recita fatta dalle
bimbe dell’A.C. in occasione della festa, assistite dalle Suore, Figlie di S.
Maria di Leuca, residenti in un dificio
di loro proprietà presso la villa della
famiglia Romasi”.
La seconda guerra mondiale è terminata da poco e i suoi effetti di distruzione,
di fame, di disagio economico e di vita
sociale si fanno sentire anche nella piccola cittadina. Leuca fu dichiarata
campo profughi per cui in quegli anni
la situazione generale fu quanto mai
carente e nello stesso tempo bisognosa di aiuti economici, spirituali e umanitari.
La presenza di profughi provenienti
da oltre una trentina di paesi stranieri,
condizionò la vita dell’intero paese sia
economicamente che spiritualmente.
L’azione del francescani, attraverso
l’attività di accoglienza religiosa e
parrocchiale e la stretta collaborazio-
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VERSO L’AVVENIRE • Gennaio - Febbraio 2001
ne delle Suore con l’aiuto in Parrocchia e con la Scuola Materna per i
bambini di Leuca, sono stati fondamentali per l’insorgenza e il mantenimento di una vita cristriana.
Dal 1943, infatti, è iniziata a Leuca
una vita religiosa improntata sulla comunità di una presenza che per la prima volta, nella storia moderna della
cittadina, ha visto nei Frati e nelle
Suore punti di riferimento costanti,
stabili e pieni di disponibilità per aiutare una Comunità in fase di adattamento.
Non è facile descrivere l’attività che
le Suore hanno svolto a Leuca dal lontano 1944 fino ad oggi. La presenza,
oggi, di tre Comunità religiose, della
stessa Congregazione, ci dice quanto
sia stata ed è attualmente efficace e
preziosa la loro attività espressa in
tanti settori. Fotografando le tre case,
abbiamo una visione chiara del lavoro
silenzioso, ma altamente meritorio di
ciò che hanno fatto e fanno le suore a
Leuca.
e civile della comunità sociale.
Nata come presenza a vantaggio della
comunità di Leuca a livello di Scuola
Materna e di stretta collaborazione
con la nascente Parrocchia, oggi non
ha la Scuola materna ma dal 1958
svolge un’attività sociale di alto livello a vantaggio delle ragazze madri. E’
un’attività silenziosa e intensamente
evangelica che le Suore svolgono in
collaborazione col Tribunale per i
Minorenni di Lecce.
Attualmente vi sono 7 Suore:
1. Madre Cecilia Luceri, Superiora
2. Suor Matilde Rossetti
3. Suor Gemma Romagnoli
4. Suor Benigna Cera
5. Suor Alfonsina Ookan (Indiana)
6. Suor Debora Ocon (Filippina)
7. Suor Doris Amora (Filippina).
VERSO L’AVVENIRE • Gennaio - Febbraio 2001
7. Suor Antonia Payyadilly (Indiana)
8. Suor Lia Ongcoy (Filippina)
9. Suor Aureliana Casinillo (Filippina)
consacrazione nella Congregazione
dedicata alla Madonna di Leuca.
La comunità è costituita da tre Suore:
1. Madre Tarcisia Lecci, Superiora
2. Suor Carmela Billona (Filippina)
3. Suor Lutgarda Vedamuthu (Indiana)
3A CASA RELIGIOSA
Basilica-Santuario
Complessivamente sono 19 Religiose
(8 italiane e 11 straniere) che svolgono attività spirituale e sociale a vantaggio di una Comunità che tanto deve
a queste anime consacrate che con sacrificio si prestano generosamente per
la testimonianza di un ideale evangelico.
La casa è stata fondata nel 1997 su
interessamento del Penitenziere della
Basilica Mons. Giuseppe Stendardo e
dalla benevolenza dell’attuale Superiora Generale della Congregazione.
Rev.ma Madre Elena Russo, nativa di
Corsano.
L’attività specifica di questa comunità
è il servizio liturgico presso il santuario e la testimonianza di una vita di
P. Corrado Morciano
2A CASA RELIGIOSA
“Asilo Permanente” Via Enea, 82
La casa è stata fondata il 3 Ottobre del
1956.
Le attività legate a questa casa sono:
Asilo Nido e Scuola Materna. Questa
attività è molto apprezzata anche dalle
famiglie dei paesi vicini. Stretta collaborazione con la Parrocchia per la
Catechesi e il Canto Sacro. Animazione liturgica in Chiesa.
Attualmente vi sono 9 Suore:
1. Madre Maria Luisa Cera, Superiora
2. Suor Maria Francesca Galati
3. Suor Arianna Peron
4. Suor Irene Lungay (Filippina)
5. Suor Josefa Paradela (Filippina)
6. Suor Grazia Cainta (Filippina)
1A -CASA RELIGIOSA
via Virgilio, 45
Questa casa è stata fondata nel maggio del 1944.
Le suore della prima comunità furono:
Sr. Serafina Maffoni di Piacenza,
Superiora
Sr. Placida Spedicato di Monteroni
Sr. Gemma Romagnoli di Nettuno.
L’attività di questa casa ha subito
variazioni a seconda delle situazioni
che si sono create nella vita pastorale
22
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VERSO L’AVVENIRE • Gennaio - Febbraio 2001
Sono giunti più di 1500 pulmann da tutto il mondo
Un fiume di Pellegrini nell’anno del Giubileo
C
ome nelle previsioni, il 2000 è
stato da record per i pellegrinaggi nella nostra Basilica. L’anno
giubilare ha richiamato fedeli da ogni parte del
mondo giunti con gruppi organizzati. A questi
bisogna aggiungere i numerosi nuclei familiari
che hanno fatto tappa nella nostra Basilica per
la celebrazione del Giubileo e per l’acquisto
delle indulgenze previste. Basti pensare che
mercoledì 11 ottobre il piazzale della Basilica
era gremito da 26 pullman e 10 pulmini.
Dal mese di aprile ad agosto si è registrato il maggior numero di viaggi organizzati.
Nel mese di aprile i pullman sono stati 164, a
maggio 250, a giugno 146, a luglio 176 e ad
agosto 155.
Complessivamente, nel corso dell’anno,
sono giunti più di 1500 autobus che, moltiplicati per i posti disponibili su ogni mezzo,
in media 55, fanno un totale di 82500 pellegrini, giunti da ogni parte d’Italia e del
Mondo a rendere omaggio alla Madonna De
Finibus Terrae. Tra le nazioni estere in testa
c’è la Germania con più di 100 autobus, seguito dall’Austria, Svizzera e Francia. Pelle-
grini poi sono arrivati anche dall’America,
Stati Uniti, Inghilterra, Balcani, Praga, Grecia,
Canada, Danimarca, Cecoslovacchia, Africa,
Spagna, Canton Ticino, Yugoslavia, Slovenia,
Olanda, Marocco, Venezuela e Londra.
Un ulteriore richiamo per i fedeli è stata
la pubblicazione della foto della nostra Basilica, con un breve cenno storico, sul calendario di Famiglia Cristiana, il settimanale
cattolico più diffuso nelle famiglie italiane.
Per quanto riguarda i pellegrinaggi pugliesi, l’anno Giubilare è stato aperto dai
giovani di azione cattolica di Depressa di
Tricase il 28 gennaio scorso, poi dai Padri
Cappuccini della provincia monastica pugliese il 4 febbraio scorso. Il 16 aprile si è
svolto il Giubileo della Gioventù e il 25 aprile quello delle suore “figlie di San Paolo”.
Domenica, 2 luglio, si è celebrata la Giornata Giubilare del donatore di sangue; il 15 settembre l’appuntamento è stato con il giubileo degli anziani e degli ammalati. Quotidiani i pellegrinaggi dalle varie parrocchie
del Salento e della Puglia, giunti in alcuni
casi anche a piedi, che hanno celebrato nella
nostra Basilica il Grande Giubileo.
24
VERSO L’AVVENIRE • Gennaio - Febbraio 2001
Vita della Basilica
Questi ultimi due mesi sono stati d’intensa attività spirituale per la Basilica. E’ stato un flusso
continuo di pellegrini provenienti da tutte le parti della Diocesi e della Provincia per lucrare
l’indulgenza del giubileo.
Molti, infatti, anziani, ammalati, mamme di famiglia, uomini e giovani che non hanno avuto la
possibilità di recarsi a Roma, non si son fatta scappare questa grande opportunità spirituale.
Anche alcuni parroci, sensibili alle richieste dei propri parrocchiani più poveri, hanno voluto
organizzare dei pellegrinaggi giubilari fino all’ultimo giorno. Tra questi ricordiamo la Parrocchia del Sacro Cuore di Acquaviva delle Fonti con d. Vito Nardulli; la Comunità Emmanuel
di Lecce con Padre Mario Marafioti; la Parrocchia di S. Antonio da Padova di Tricase con d.
Donato Bleve; I ragazzi della Parrocchia M. Ausiliatrice di Taurisano con d. Leonardo Salerno; la Confraternita S. Maria della Stella di Ostuni; la Parrocchia della Natività di Tricase
con d. Antonio Ingletto; il Gruppo Vincenziano di Supersano; la Parrocchia di Villa Convento
e di Santeramo in Colle; da Trepuzzi ecc. ecc.
A livello organizzativo diocesano ricordiamo:
IL GIUBILEO DEI CORI PARROCCHIALI
Come programmato all’inizio dell’anno il 22 novembre –festa di Santa Cecilia– si è celebrato
il giubileo di tutti i cori parrocchiali della Diocesi.
E’ stata una bellissima esperienza. Per loro ha celebrato la S. Messa il direttore diocesano per
la musica sacra: don Leonardo Salerno in quanto il Vescovo si trovava in Ruanda per una
visita missionaria da tempo organizzata. Non ha mancato comunque di far pervenire il suo
messaggio e il suo saluto a tutti gli intervenuti.
IL GIUBILEO DELLE FAMIGLIE
Il 30 dicembre –festa della Sacra Famiglia– si è celebrato il Giubileo delle Famiglie, guidato
da S. Ecc. Mons. Vito De Grisantis. Alle numerose coppie di sposi convenute il Vescovo
–durante l’omelia– ha rivolto la sua competente e calorosa parola di esortazione e di incoraggiamento. Subito dopo c’è stata la professione di fede e il rinnovo delle promesse nuziali. Al
termine della celebrazione il Vescovo ha offerto a tutte le coppie un suo ricordino personale.
FESTE NATALIZIE CON GLI ANZIANI
E’ bello vedere le due estremità della vita unirsi insieme per imparare e ricordare. A rendere
meno pesante la solitudine della vecchiaia il giorno 23 dicembre sono stati i ragazzi del catechismo di Corsano. Guidati dai rispettivi catechisti essi hanno offerto la loro spensieratezza
con canti, danze, recite.
Il giorno 29 dicembre a far festa ai nostri Anziani sono stati i ministranti della forania di
Mancaversa della Diocesi di Nardò-Gallipoli: quanta allegria e spensieratezza.
Il giorno 30 dicembre, a far festa con gli Anziani sono stati i componente del coro della basilica. Anche qui vecchi canti popolari , “balli” d’altri tempi, distribuzione di doni da parte del
Babbo Natale e poi…–come per tutti gli incontri– spumante, panettone, dolci d’ogni tipo ecc.
ecc.
Per tutti, il responsabile legale, d. Giuseppe Stendardo, ha avuto parole di ringraziamento
mentre gli anziani hanno chiesto di ritornare da loro con più frequenza.
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VERSO L’AVVENIRE • Gennaio - Febbraio 2001
Pellegrinaggi
NOVEMBRE
1- 4 Pul. da Lecce.
2- Dalla Svizzera; da Carovigno.
3- Dalla Germania.
4- Dalla Germania.
5- 2 pul. da Bari; 2 pul. da Acquaviva delle Fonti; da Giovinazzo.
6- da Londra; da Matera.
7- Da Cosenza.
8- Da Trapani; da Reggio Calabria.
9- Da Mottola; da Scanzano.
10- Da Rimini;
11- Da Serrano; dalla Grecia.
12- Da Trani; dall’Abruzzo.
13- Dalla Svizzera; da Roma.
14- Da Latina; dalla Svizzera.
15-Dalla Danimarca; dal Belgio.
16- Dalla Valtellina; da Latina.
17- Dall’Austria.
18- Dalla Grecia; da Varese.
19- Da Latina; da Frosinone.
20- Da Cassino; dalla Svizzera.
21- Dalla Francia; da Copertino; da Gallipoli.
22- Da Caserta; dal Lazio.
23- Da Napoli; da Salerno.
24- Da Reggio Calabria; Parrocchia S. Antonio di Tricase con d. Donato Bleve che ha celebrato.
25- Da Collemeto con il parroco che ha celebrato.
26- Da Ostuni; confraternita S.Maria della Stella; 2 pul. da Novoli; da Sondrio.
27- Da Potenza; da Matera.
30- Tricase; parrocchia natività di M.V. con d. Antonio Ingletto che ha celebrato.
DICEMBRE
2- 2 pul. da Taurisano.
3- Da Mottola; 2 pul da Ostuni; da San Donato; da S.Vito dei Normanni.
4- Da Roma.
5- Da Genova.
6- Da Genova; da Bologna.
7- Santa Maria al Bagno con il parroco d. Antonio Giuri.
9- Da Villa Convento; Gruppo Vincenziano da Supersano.
10- Da Santeramo in Colle; da Martina Franca; da Caserta; da Napoli.
11- Da Lugano.
12- 2 pul. da Martina Franca.
13- Dall’Austria; da Bergamo.
14- Dal Veneto; dall’Emilia Romagna.
15- Da Reggio Calabria; da Matera.
16- Da Scanzano; da Bari.
17- 2 pul. da Lecce; da Martina Franca.
18- Dall’Austria; dalla Grecia.
19- Da Taranto; da Cosenza.
20- Dalla Svizzera; dalle Marche.
21- Dalla Francia; dalla Germania.
22- Da Felline; da Racale; da Aradeo.
23- Da Foggia; 2 pul da Firenze.
26- Dall’Austria; dalla Sicilia.
27- Da Firenze; da Torino.
28- Dalla Francia; dalla Svizzera; dal Veneto; dalle Marche; dall’Emilia Romagna.
29- Da Foggia; da Trinitapoli; da Martina Franca.
30- Da Zurigo; da Locorotondo; da Zapponeta; da Firenze; da Foggia.
26
25°Anniversario di Matrimonio
VERSO L’AVVENIRE • Gennaio - Febbraio 2001
Hanno celebrato il
Francesca Sergi e Salvatore Marino
Gagliano del Capo
Francesca Sergi e Salvatore Marino
Gagliano del Capo
Antonia Bello e Biagio D’Amico
Corsano
Francesca Sergi e Salvatore Marino
Gagliano del Capo
Maria Margarito e Giovanni Ozza
Ugento
Carmela Martella e Salvatore De Francesco
Tiggiano
50°
27
Fly UP