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I colori dell`Autunno nei boschi del Trentino
ECOLOGIA&FORESTE Anche le piante forestali sentono l’influenza della stagione Alcune piante si tingono in modo vistoso, altre meno. Ognuna si esprime con un proprio colore, o con una sequenza di colori nel tempo. Altre rimangono verdi fino ad inverno inoltrato Lucio Sottovia Servizio Foreste - P.A.T. C on la fine dell’estate le piante a foglia caduca iniziano a cambiare il loro colore. Si tratta di un fatto che talora si può scorgere già a partire dal mese di luglio, quando il caldo ed il secco dei giorni estivi provoca qualche precoce ingiallimento e qualche isolata caduta di foglie. Il cambiamento vero e proprio, quello che balza all’occhio, avviene però verso la fine del mese di settembre. Le notti sono molto più fresche e a volte compare anche la rugiada. Sulla pagina delle foglie più esposte si disegnano venature di colore marcato, i toni del giallo divengono sempre più estesi e lasciano spesso affermarsi anche quelli del rosso, del viola e di tante altre colorature affini. Tutt’attorno si intensificano i segnali dell’imminente, inesorabile cambiamento della stagione. Inizia l’autunno e lo si avverte con un certo anticipo; lo si vede avanzare. Il mosaico del paesaggio naturale aumenta considerevolmente il dettaglio della sua trama. Ogni volta ci si stupisce di tante variazioni cromatiche, di tante sfumature, dei contrasti e di TERRA TRENTINA I COLORI DELL’AUTUNNO NEI BOSCHI DEL TRENTINO 35 ECOLOGIA&FORESTE TERRA TRENTINA 36 tutti i passaggi di colore che si fanno osservare. Diventano più vive,quasi più nitide, anche le forme. Il contorno delle foglie, l’intreccio delle loro venature e perfino l’estensione del lembo sembrano diversi. Una sorta di metamorfosi generalizzata. Alcune piante si tingono in modo vistoso, altre meno. Ognuna si esprime con un proprio colore specifico, o meglio, con una sequenza specifica di colori nel tempo. Altre infine rimangono verdi fino ad inverno inoltrato. Ma cosa succede veramente nei tessuti vegetali quando finisce l’estate? I pigmenti colorati di verde, col passare della stagione e con l’abbassamento delle temperature, si degradano e cedono il posto a quelli colorati diversamente. Anzi, molti di questi si rinforzano o si formano proprio ex novo. È un po’ quello che avviene nelle mele a maturazione, quando si attenua progressivamente il verde e compaiono il giallo ,il rosso e tutte le altre tinte caratteristiche di ogni varietà. Come noto, è proprio durante le notti fresche di fine estate che si forma la “faccetta rossa”sulle Golden. Queste cose avvengono in modo simile anche sulle foglie e sulle altre superfici ricche di pigmenti, come per esempio sui rametti teneri dell’annata. Le parti più esposte della chioma sono naturalmente le prime a colorarsi e infatti molti alberi presentano spesso lo strato più esterno di un colore rosso vivo mentre le zone sotto- chioma rimangono ancora a lungo verdi o solamente giallognole. Nel caso di alcune specie arbustive rampicanti, come la vite americana, basta scostare con un dito le foglie rosse soprastanti per fare emergere quelle ancora interamente gialle che stanno sotto. È dunque l’effetto della temperatura, ma non solo. Anche l’illuminazione diretta entra nel gioco dei colori ed agisce congiuntamente alla prima. Sul decorso delle temperature poi hanno influenza anche il movimento dell’aria, la presenza di vapor d’acqua, l’esposizione, l’altitudine e tutti gli altri soliti fattori ecologici che conosciamo. Scorrendo con lo sguardo lungo i versanti si possono notare tutti i cambiamenti di colore che hanno luogo nel volgere di circa un mese. Quest’anno ce ne siamo resi conto con molto anticipo, a causa della forte siccità estiva, e molti boschi di faggio, per l’enorme stress sopportato, hanno iniziato a perdere le foglie già intorno alla seconda metà di agosto, ma si tratta di un caso eccezionale. Normalmente la faggeta inizia, ai primi di ottobre, a dare isolati segni di imbrunimento, poi si affermano via via altri e diversi colori, per finire con una tinta rossastra percepibile con chiarezza anche da lontano.Dopo una quindicina di giorni le foglie assumono la tonalità del marrone e cadono definitivamente. Colori gialli assai vivaci sono quelli del pioppo tremulo, degli aceri, dell’olmo campestre, del larice, delle querce e di alcuni arbusti minori come il Crespino (Berberis vulgaris) od il Pero corvino (Amelanchier ovalis). Il pioppo tremulo, ad un certo punto, si tinge di rosso scuro, rimane cosi per poco tempo e quindi fa cadere le foglie. Nei querceti più magri e nei ce- podio (Brachypodium cespitosum)per esempio, una graminacea tipica dei boschi montani un tempo pascolati e di quelli con suoli meno freschi, si riconosce in autunno,anche senza la presenza delle spighe, per il colore tipicamente aranciato delle sue foglie a terra. Oppure si pensi al rosso scuro delle foglie di rovo e del lampone, al rosso vivo di quelle della fragola e del geranio sanguineo. Un appellativo quest’ultimo decisamente riferito alla vivace coloritura tardoestiva,che attribuisce a tale specie una speciale visibilità fra i cespi verdi dell’erica. Nulla a che fare con le vistose esplosioni cromatiche delle fioriture di inizio estate. Se si pensa ad esempio alle distese dei rododendri in fiore, ai tappeti rosei dell’erica dentro le pinete od ai prati pingui dominati dal botton d’oro, i colori dell’autunno possono apparire meno significativi, perché più lenti a manifestarsi e spesso a distribuzione discontinua. Basta però osservare, nel migliore periodo autunnale, le faggete dell’altipiano di Brentonico, le abetine miste del versante nord della Vigolana, i prati alberati a larice dell’Alta Val di Non, i lariceti della Val di Rabbi o quelli di Capriana e Anterivo, i margini prativi con ciliegi sopra Tesero, le pendici sassose ricche di Scotano e di altri arbusti della Val dei Laghi e della Val Lagarina, i versanti rocciosi a roverella della Bassa Val di Cembra e tanti altri luoghi caratteristici sotto il profilo vegetazionale, per capire come ai colori dell’autunno corrispondano veri e propri paesaggi naturali, facilmente riconoscibili e caratteristici. È come se la vegetazione, al termine del periodo estivo “di lavoro”, decidesse di lasciar cadere ogni maschera e di farsi finalmente riconoscere nella sua composizione reale. Allora bisogna approfittarne e fare in fretta, perché l’autunno dei colori è molto breve. TERRA TRENTINA dui sassosi delle zone basali il cromatismo che colpisce maggiormente l’occhio è senza dubbio quello dello Scotano (Cotinus coggygria), il quale decora di un rosso assai vivo tutte le pendici ove si trova.Si tratta di una specie arbustiva di valore praticamente nullo sotto il profilo produttivo-legnoso, ma di grande importanza per questa sua caratterizzazione paesaggistica, legata al colore autunnale. Altra specie degna di osservazione per la sua espressiva veste autunnale è sicuramente il ciliegio, che peraltro si fa ben riconoscere anche in primavera quando fiorisce sparso nel bosco. Nelle fasce alte della zona montana ed in genere attorno ai pascoli, è invece il larice a spiccare con decisione fra i cromatismi del paesaggio naturale. Il suo aspetto, dapprima dorato, lucente e poi più scuro, fino ad arancio chiaro, riesce ad ingentilire non poco un ambiente altrimenti connotato dai toni scuri delle conifere sempreverdi, come l’abete rosso o il pino cembro. Certe spolverate precoci di neve, che di tanto in tanto hanno luogo anche in ottobre, aggiungono un notevole dettaglio ed accentuano ulteriormente l’eleganza dell’insieme. Peccato che la cosa duri sempre poco tempo. Le premature nevicate d’inizio autunno,arricchiscono il pregio cromatico anche nelle faggete miste, con abete bianco ed altre conifere. La mescolanza di tinte verdi, di macchie bianche ricoprenti e di tonalità rossastre, fra le chiome sparse dei faggi e degli abeti, fa risaltare l’immagine di un mosaico notevolmente diversificato e nel contempo assai armonico. Hanno colori propri anche le componenti erbacee ed arbustive del sottobosco. Il Brachi- 37