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crescita del fatturato e dinamica del debito
CRESCITA DEL FATTURATO E DINAMICA DEL DEBITO (Eugenio Pavarani) 1. Introduzione Il presente lavoro si propone di condurre il lettore lungo il percorso che ha portato all’elaborazione di EsseEffeEsse, un software in Excel per l’analisi della sostenibilità finanziaria dello sviluppo aziendale. Il tema oggetto di indagine è costituito dalle relazioni che legano crescita del fatturato, fabbisogno finanziario, autofinanziamento e crescita del debito. Il software consente di valutare preventivamente l’impatto esercitato da un piano industriale sugli equilibri finanziari. L’output del modello è costituito dall’evidenza del grado di sostenibilità finanziaria dei percorsi di crescita e consente di prevenire tensioni finanziarie che potrebbero mettere a rischio la solvibilità prospettica dell’impresa. Il lavoro è organizzato nel seguente modo. Nel § 2 viene proposto un caso aziendale con l’obiettivo di inquadrare, in termini operativi, il problema finanziario affrontato dal modello. Nel § 3 vengono richiamate le soluzioni metodologiche proposte in letteratura, con particolare riferimento a due modelli “sintetici” che consentono di controllare l’impatto dello sviluppo sul debito ragionando su un numero limitato di variabili rilevanti. Nel § 4 si evidenzia l’opportunità di integrare i due modelli in un quadro di reciproche relazioni circolari. Il modello integrato, in forza delle caratteristiche di Excel, presenta una capacità interpretativa ampiamente potenziata rispetto alla semplice lettura congiunta dei risultati proposti dai due modelli considerati singolarmente. Il § 5 è dedicato alla descrizione della struttura del software ed all’indicazione delle funzioni di Excel che sono state attivate, precisando i percorsi seguiti, con particolare riferimento alle scelte di formattazione e di editing dei fogli di lavoro. Il § 6 è dedicato alla formulazione di alcuni suggerimenti per una corretta stima delle quattro variabili di input. Infine, nelle conclusioni (§7) si commentano i risultati cui è possibile pervenire applicando EsseEffeEsse al caso proposto nel § 2. 2. Il problema finanziario: il caso della società Alfa La società Alfa s.r.l. (vedi l’ultimo bilancio in tabella 1) sta valutando le implicazioni legate alla prospettiva di un consistente salto dimensionale che, nell'arco di quattro anni, potrebbe portare a quasi raddoppiare il fatturato generando una notevole crescita degli utili attesi e dei dividendi che si potrebbero distribuire. I dati previsionali elaborati dal Direttore Amministrativo sono riassunti nella tabella n. 2. La crescita del fatturato è supportata da un consistente piano di investimenti, pari a circa due milioni di euro nei prossimi quattro anni, finalizzati a sostenere più elevati volumi di produzione e ad aumentare la produttività per effetto di alcune rilevanti innovazioni tecnologiche. L’incremento di economicità prodotto dai nuovi impianti è quantificato, in sede previsionale, sia dalla significativa riduzione dell’incidenza relativa degli acquisti in rapporto alle vendite ed alla crescita del magazzino, sia dal contenuto incremento relativo delle unità di personale in rapporto alla crescita del fatturato. A supporto della crescita del fatturato è anche programmata una politica di allungamento delle dilazioni medie concesse ai clienti ed un incremento della consistenza media delle scorte, mentre si prevede di poter moderatamente allungare i tempi dei pagamenti ai fornitori. Tabella n. 1: il bilancio della Società Alfa s.r.l. (Anno 0) Stato Patrimoniale riclassificato Attività Cassa Clienti Scorte Immobilizzazioni totale 16.000 4.042.000 1.800.000 1.358.000 7.216.000 totale 1.794.000 480.000 188.000 508.000 2.274.000 500.000 1.014.000 458.000 7.216.000 Passività e netto Fornitori Fondo imposte Fondo Tfr Fondo ammortamento Banche Capitale sociale Riserve Utile Conto Economico riclassificato Ricavi Costo del venduto (+) Acquisti (-) Variazione rimanenze (+) Altri oneri di gestione Risultato lordo Costo del lavoro Ammortamenti Risultato operativo Oneri finanziari netti Oneri tributari Utile netto 11.624.000 9.380.000 9.210.000 394.000 564.000 2.244.000 1.000.000 60.000 1.184.000 350.000 376.000 458.000 Come conseguenza, si prevede che il ROI possa crescere in misura rilevante. Ciò è spiegato interamente dal recupero di economicità sulle vendite (Ros) poiché l’altra componente del ROI, il tasso di rotazione del capitale investito (Turnover), tende invece a diminuire sensibilmente. E’ prevista, in altri termini, una crescita dei ricavi maggiore della crescita dei costi operativi, sicchè l’incidenza percentuale del reddito operativo sul fatturato è destinata a crescere fino ad un livello del 12,5%. Per contro, si prevede che il capitale 2 investito (fisso e circolante) crescerà più del fatturato, a causa degli investimenti in macchinari e per effetto dell’allungamento del ciclo del circolante. Tabella n. 2: i dati previsionali predisposti dal Direttore Amministrativo variabili anno 1 crescita del fatturato 10 % investimenti in immobilizzazioni + 500.000 n° dipendenti (28 nell’anno 0) 31 costo medio dipendenti 40.000 incidenza acquisti su (V+Var rim.) 76% clienti (giorni di dilazione) 130 magazzino (giorni di scorta media) 75 fornitori (giorni di dilazione) 70 ROI 22,5% RO / V (Ros) 9% V / CI (Turnover) 2,5 OF / D 6,5 % incidenza imposte e gest.str. su UC 42 % anno 2 15 % + 500.000 31 40.000 75,5% 140 80 75 23% 10 % 2,3 6% 42 % anno 3 20 % + 500.000 33 40.000 75% 150 85 80 26,4% 12 % 2,2 6% 42 % anno 4 20 % + 500.000 35 40.000 75% 150 85 80 28,1% 12,5 % 2,25 5,5 % 42 % Non disponendo degli strumenti di analisi necessari, il Direttore Amministrativo non si esprime invece sulla dinamica finanziaria dell’impresa e, in particolare, non presenta alcun dato in ordine alla dinamica attesa dell’esposizione verso le banche. Si limita soltanto a prevedere una diminuzione del peso percentuale degli oneri finanziari sul debito, contando sia sulla continuazione del trend al ribasso dei tassi di interesse, sia sull’apprezzamento da parte delle banche dello sviluppo dell’impresa e del miglioramento dei risultati reddituali che dovrebbero tradursi in un minor rischio percepito e, quindi, in tassi di interesse più bassi. In assenza di una previsione puntuale della dinamica del debito bancario, non risulta possibile quantificare gli oneri finanziari e gli utili netti attesi. Il Direttore si aspetta, tuttavia, che gli utili degli esercizi futuri seguiranno la stessa tendenza della redditività operativa e che sarà anche possibile soddisfare l’attesa dei soci in ordine ad un incremento significativo nella distribuzione dei dividendi applicando lo stesso pay out degli ultimi anni, pari al 50%, ad utili più consistenti. I risvolti finanziari del piano I dati presentati dal Direttore Amministrativo sono sicuramente attendibili e sono condivisi dai soci. E’ credibile che lo sviluppo generi un miglioramento dei risultati reddituali della gestione nella misura indicata dal Direttore. I dati proposti dal Direttore Amministrativo non consentono, invece, di farsi un'idea precisa sui risvolti finanziari del piano. Ed è su questi aspetti che i soci manifestano dubbi e preoccupazioni: • • • • quanto capitale occorrerà investire nell'impresa ? quanto contribuirà l'autofinanziamento ? quanto si dovrà chiedere alle banche ? queste ultime saranno disposte ad aumentare le linee di credito nella stessa misura in cui crescerà il fabbisogno finanziario dell’impresa ? 3 I colloqui avuti con la banca principale sono incoraggianti. Questa si è dichiarata disponibile ad accompagnare l'impresa nel processo di sviluppo. Pone però alcuni limiti: • • le linee di credito potranno essere aumentate considerevolmente, anche fino al doppio dell'attuale livello dei debiti finanziari, ma troveranno un limite invalicabile intorno ai 5.000.000 di euro; la banca pone peraltro alcune condizioni pregiudiziali all’ampliamento delle linee di credito subordinandole a) alla costituzione di adeguate garanzie; b) alla condizione che la crescita dei debiti finanziari non sia superiore, nel periodo, alla crescita dei mezzi propri; c) alla condizione che il rapporto Ebit1/OF non scenda nel periodo al di sotto dell’attuale livello pari a 3,4; d) al preventivo esame di un business plan attendibile che dimostri la capacità dell'impresa di migliorare la propria performance reddituale senza peraltro deteriorare la struttura finanziaria (rapporto D/MP) e la solvibilità (Ebit/OF). I soci vorrebbero vederci più chiaro. Il piano prevede investimenti consistenti e l’assunzione di diverse unità di personale; si tratta di impegni rilevanti. Da queste decisioni, irreversibili una volta assunte, deriveranno impegni finanziari consistenti e vincolanti. Cosa succederà se le banche non li seguiranno lungo la strada intrapresa ? Come si potrà rispettare il piano dei pagamenti delle nuove macchine installate se non si potrà contare sulla crescita dei fidi ? In ogni caso, la crescita dei fidi utilizzati genererà maggiori oneri finanziari; ma quanti ? e in che misura cresceranno in rapporto ad Ebit ? Sarà possibile rispettare la condizione di solvibilità richiesta dalla banca? Le maggiori perplessità sono poi suscitate dalla condizione posta dalla banca principale in ordine alla crescita dei mezzi propri. I soci non sono disposti ad effettuare aumenti di capitale. Anzi, in realtà, vorrebbero portar fuori quattrini dall'impresa per iniziare a diversificare l'investimento dei patrimoni familiari. L'obiettivo che vorrebbero perseguire è il mantenimento del pay out al 50% degli utili. L'ultima riunione dei soci è terminata con una condivisa perplessità sull'opportunità di dare il via ad un piano di sviluppo che si presenta molto impegnativo e molto rischioso sul piano della capacità dell’impresa di mantenersi in equilibrio finanziario. La solvibilità dell’impresa nei prossimi anni è strettamente subordinata all’espansione delle linee di credito, ma le condizioni poste dalla banca sembrano molto restrittive. Il timore condiviso dai soci è legato all'idea di fare un passo più lungo della gamba. Il vincolo finanziario è troppo stretto e si rischia realmente di portare l'impresa verso condizioni di pericolosa tensione finanziaria. L'attuale posizione finanziaria netta sfiora i 2.500.000 euro. Come è possibile conciliare investimenti aggiuntivi per circa 2 milioni di euro, cui dovrà aggiungersi un consistente investimento in capitale circolante, con la posizione delle banche che pongono un limite di fido a 5 milioni di euro ? La riunione dei soci si conclude all’insegna del <<piccolo è bello>> e prevale l’idea che non sia il caso di cercare avventure pericolose. In fin dei conti, mantenendo dimensioni contenute, l’impresa è in grado di garantire un reddito soddisfacente ed un buon flusso di dividendi. Per puro scrupolo, si decide di acquisire il parere di un esperto di finanza aziendale cui saranno rivolte le seguenti domande: 1 L’utile operativo al lordo degli oneri finanziari e delle imposte (Earnings Before Interests and Taxes) configura un saldo parziale di reddito indicativo della capacità dell’impresa di sostenere la remunerazione del debito e di assicurare, in via residuale, un adeguato utile netto. 4 • • • il piano è sostenibile dal punto di vista finanziario ? ovvero, è possibile dar corso al piano industriale mantenendo la solvibilità dell’impresa, date le condizioni poste dalla banca principale ? è possibile conciliare obiettivi e vincoli gestionali con la distribuzione di dividendi in ragione di un pay out del 50% ? sarà possibile coprire il fabbisogno finanziario con l'autofinanziamento e con il debito, o saranno necessari aumenti di capitale oltre il livello massimo indicato dai soci ? 3. Le soluzioni metodologiche proposte dalla letteratura La risposta alle domande sopra proposte presuppone la padronanza di specifiche – e non semplici – metodologie di elaborazione e di analisi delle informazioni. Lo stesso percorso logico seguito dal Direttore Amministrativo dell’esempio, che limita le proprie stime ad alcuni aspetti del piano, è indicativo del fatto che soltanto alcuni profili della gestione possono essere oggetto di approcci previsionali in qualche modo intuitivi. Ogni imprenditore tende a maturare idee abbastanza precise sulla dinamica possibile del fatturato alla luce delle tendenze della domanda che si rivolge al settore e della ricomposizione in atto delle quote di mercato dei concorrenti. Allo stesso modo, è relativamente agevole ragionare sulla dinamica dei costi operativi stimando l'incidenza sul fatturato dei costi variabili ed il grado di stabilità dei costi fissi, e ciò sia sulla scorta dei risultati dei passati esercizi, sia in ragione delle attese in ordine a possibili recuperi di efficienza. Chi si propone di mettere in relazione la crescita del fatturato con la dinamica degli utili operativi non incontra particolari difficoltà concettuali, tecniche e metodologiche; il processo di stima può essere oggetto di un approccio intuitivo. Non è la stessa cosa per i profili finanziari di un piano di sviluppo. La relazione tra crescita del fatturato e dinamica dell’esposizione verso i finanziatori non è lineare. Si tratta di muoversi lungo un’articolata catena di relazioni (v. figura 1) tra variabili intermedie legate, per di più, da relazioni di interdipendenza (v. figura 2). La figura 1 mette in evidenza la catena di relazioni che legano l’incremento del fatturato con l’incremento del debito. La relazione tra i due fenomeni dipende dall’effetto combinato del fabbisogno finanziario incrementale - nelle due componenti del capitale circolante e del capitale fisso - e dell’autofinanziamento espresso dalla variazione dei mezzi propri indotta dal risultato reddituale della gestione al netto dei dividendi. La figura 2 precisa ulteriormente le relazioni indicate mettendo in evidenza come esse siano rese complesse da ulteriori fenomeni che interagiscono con le variabili in gioco nonché da relazioni di interdipendenza tra le variabili stesse. In primo luogo, la relazione tra la variazione del fatturato ed il fabbisogno finanziario è influenzata non solo dal grado di utilizzo della capacità produttiva – che, se saturata, impone nuovi investimenti incrementali - ma anche dalla capitalizzazione di spese per rinnovo e manutenzione straordinaria degli impianti e dalle politiche di ammortamento che, a loro volta, interagiscono con la dimensione dei costi operativi (accantonamenti e quote di ammortamento). 5 Figura 1: dalla crescita del fatturato alla crescita del debito VAR. CAP. CIRC. NETTO VAR. IMMOB. NETTE INCREMENTO DEL FATTURATO INCREMENTO DEL DEBITO COSTI OP.VI RO OF IMP. UN - DIVID VAR. MP Inoltre, la crescita del capitale circolante netto non dipende soltanto dall’aumento del fatturato ma anche dalle politiche adottate in ordine alla durata del ciclo del circolante (durata media dei crediti, delle scorte, dei debiti verso fornitori di merci e servizi e degli altri debiti operativi) nonché dalla dinamica degli accantonamenti e dei prelievi dai fondi che integrano il circolante. Dalla dinamica del ciclo del circolante derivano poi effetti a carico dei costi operativi: si pensi, ad esempio, alla diversa entità dei costi delle materie prime e dei servizi in ipotesi di dilazioni di pagamento più o meno lunghe. La capitalizzazione degli utili al netto dei dividendi (autofinanziamento) – in concorso con eventuali variazioni “esterne” dei mezzi propri - determina in via differenziale, per dato fabbisogno incrementale, la dinamica del debito. Questa peraltro retroagisce sull’incremento dei mezzi propri determinando a monte di questo, per dato costo del debito, l’entità degli oneri finanziari, delle imposte e degli utili netti da capitalizzare. Come affrontare questo complesso sistema di relazioni ? Le soluzioni metodologiche proposte in letteratura seguono due diverse strade. Da una lato, è possibile seguire percorsi analitici fondati sulle metodologie dei bilanci pro-forma e dei flussi finanziari prospettici finalizzate alla redazione dei preventivi finanziari annui ed infra-annuali. Si tratta, in sostanza, di costruire voce per voce l’intero impianto dei bilanci del periodo prospettico considerato. D’altro lato, sono proposti in letteratura percorsi sintetici che, anziché proiettare in avanti l’intero sistema delle poste di bilancio, individuano un numero limitato di variabili rilevanti ed identificano le reciproche relazioni capaci di spiegare la sostenibilità finanziaria dello sviluppo aziendale. La rinuncia all’approccio analitico ed onnicomprensivo è ripagata in termini di facile accessibilità, di immediatezza del risultato e di una più diretta evidenza delle relazioni tra cause ed effetti. I percorsi sintetici sono riconducibili a due modelli che saranno richiamati negli aspetti essenziali nei paragrafi successivi. Utilizzando una simbologia consolidata in letteratura, saranno definiti modello “g” e modello “xyz”2. Entrambi i modelli consentono di esprimere una valutazione di sostenibilità finanziaria dei piani di sviluppo aziendali. Essi, infatti, seppure con modalità diverse, forniscono risposte alle seguenti domande: • l’autofinanziamento è sufficiente per dare copertura al fabbisogno generato dalla crescita ? 2 La lettera g è comunemente utilizzata nella letteratura economica come simbolo del tasso di sviluppo; le lettere xyz stanno ad indicare che il modello si risolve nella stima di tre variabili soltanto. 6 • • • quanto è lontano lo squilibrio da questa ideale condizione di auto-sufficienza finanziaria ? e, quindi, quante risorse aggiuntive dovranno essere reperite all’esterno ? che fare nel caso non sia possibile attivare nuove fonti a titolo di debito o di capitale di rischio ? Figura 2: relazioni di interdipendenza tra le variabili rilevanti Grado di utilizzo della capacità produttiva Capitalizzazione di costi di rinnovo e di manutenzione straordin aria Politica degli ammortamenti Politiche che determinano la durata del ciclo del circolante VAR. CAP. CIRC. NETTO VAR. IMMOB. NETTE INCREMENTO INCREMENTO DEL FATTURATO DEL DEBITO COSTI OP.VI RO OF IMP. UN - DIVID VAR. MP Aumenti di capitale Buy back Costo del debito I due modelli elaborano le risposte a queste domande seguendo percorsi diversi. In particolare, le differenze strutturali sono legate al diverso modo di definire la crescita, la condizione di equilibrio e la variabile-chiave del giudizio di sostenibilità finanziaria (v. tabella 3). Tabella 3: la logica dei due modelli MODELLO “g” CRESCITA Incremento percentuale del capitale investito (g) CONDIZIONE DI EQUILIBRIO ALGORITMO Identità tra crescita percentuale del capitale investito (g) e crescita percentuale dei mezzi propri g = {[ROI + (ROI - OF/D) D/MP] (1 - t) (1 - d)} + NMP/MP Rapporto debiti / mezzi propri VARIABILE CHIAVE MODELLO “xyz” Aumento percentuale del fatturato (TSV) Identità tra fabbisogno finanziari addizionale ed autofinanziamento 0 FFE = V (IC * TSV - MAF) Fabbisogno finanziario esterno Entrambi i modelli si rapportano ad uno schema di stato patrimoniale riferito all'inizio del primo anno del piano e quantificano l'impatto di quest'ultimo sulla situazione patrimoniale a fine esercizio. Lo stato patrimoniale è riclassificato in modo da evidenziare 7 nel lato destro le effettive fonti di finanziamento. I mezzi propri quantificano il capitale sociale, le riserve e gli utili dell’esercizio al netto dei dividendi deliberati in riferimento all’esercizio stesso. I dividendi sono considerati un debito nei confronti dei soci e sono sommati ai debiti netti verso i finanziatori (posizione finanziaria netta). Le poste passive riferite alla gestione corrente ed i fondi rettificativi delle immobilizzazioni sono portati in deduzione delle poste attive. Il lato sinistro dello stato patrimoniale riporta, pertanto, il capitale circolante netto e le immobilizzazioni nette. A titolo esemplificativo si riporta in tabella 4 lo stato patrimoniale finanziario sintetico dell’impresa Alfa. Tabella n. 4 Società Alfa: Stato Patrimoniale finanziario sintetico Capitale investito Anno 0 Capitale circolante Immobilizzazioni nette totale Fonti finanziarie 3.380.000 850.000 4.230.000 Anno 0 Posizione finanziaria netta e dividendi di pertinenza dell’esercizio Mezzi propri al netto dei dividendi deliberati totale 2.487.000 1.743.000 4.230.000 3.1 IL MODELLO "g" Il modello è alimentato dai seguenti dati e variabili di input: Ø dati storici desumibili dall'ultimo bilancio: • debiti (D) pari alla posizione finanziaria netta maggiorata dei dividendi; • mezzi propri (MP); • capitale investito (capitale circolante netto ed immobilizzazioni nette); Ø variabili oggetto di programmazione: • tasso di pay out "d" (quota degli utili netti da distribuire in dividendi); • eventuali aumenti di capitale a pagamento (NMP); Ø variabili stimate: • ROI (reddito operativo sul capitale investito) nelle due componenti RO/V e V/CI; • tasso di incidenza degli oneri finanziari sui debiti (I); • tasso di incidenza dell'utile netto sull'utile corrente (t). Sulla base dei dati di input, il modello elabora il tasso di crescita dei mezzi propri che è implicito nel piano stesso come risultato della gestione reddituale al netto dei dividendi 8 programmati e come eventuale apporto incrementale attraverso aumenti di capitale a pagamento. Il tasso g così determinato indica il tasso di sviluppo del capitale investito (CI) che risulta compatibile con il tasso di sviluppo programmato dei MP e con identica crescita percentuale dei D. Il modello, in altri termini, prende le misure all'equilibrio finanziario avendo come riferimento il rapporto D/MP. Nella logica del modello, la crescita dei debiti in valore assoluto non è, per sé, indice di squilibrio. E' invece squilibrata una crescita percentuale dei D superiore alla corrispondente crescita percentuale dei MP. Se si considera, per esempio, una situazione iniziale in cui CI = 100, D = 60 e MP = 40, e si ipotizza che la gestione sia in grado di generare un incremento dei MP (al netto dei dividendi) pari al 10%, il piano di sviluppo è in equilibrio se il CI cresce al massimo nella stessa misura. In tal caso, infatti, il fabbisogno incrementale pari a 10 (100*10%) trova copertura per 4 (40*10%) nel contributo reddituale della gestione e, per 6, nell'incremento dei D. In questo modo è rispettata la proporzione iniziale (1,5:1) tra D e MP (60/40 = 66/44 = 1,5). Se il piano aziendale prevedesse un aumento di capitale, pari per esempio al 15% dei MP iniziali, il CI potrebbe crescere fino al 25% (da 100 a 125) trovando copertura per 10, in parte nel contributo reddituale (per 4) e, in parte, nell'apporto dei soci (per 6) ed, infine, per 15, nell'incremento dei D coerente con il rapporto di equilibrio iniziale (75/50 = 1,5). Un incremento del CI superiore al tasso g romperebbe l'equilibrio D/MP riducendo il grado di capitalizzazione dell'impresa o, in alternativa, imporrebbe una revisione delle variabili del piano industriale per verificarne la modificabilità verso valori di equilibrio. Analiticamente, il modello può essere formalizzato nel seguente modo: g = ROE * (1-d) + NMP / MP [1] in cui ROE*(1-d) spiega il contributo reddituale della gestione al netto dei dividendi distribuiti nella percentuale d (pay out ratio) rapportata all'utile dell'esercizio; NMP (nuovi mezzi propri), rapportato ai mezzi propri iniziali, rappresenta la percentuale di incremento del capitale netto per effetto di aumento del capitale a pagamento. La condizione di equilibrio si interpreta nel seguente modo: dato un tasso g di crescita del capitale investito, soltanto se g è minore o uguale all’incremento percentuale dei mezzi propri il debito non cresce più dei mezzi propri. Scomponendo il ROE secondo la nota formula additiva, la [1] può essere così riscritta: g = {[ROI + (ROI - I) * D / MP] * (1 - d) * (1 - t)} + NMP / MP [2] in cui ROI è pari al reddito operativo rapportato alle attività di bilancio, I è pari all'incidenza percentuale degli OF sui D e t è pari all'incidenza percentuale dell'utile netto (RN) sull'utile corrente (UC). Quest’ultimo corrisponde al reddito operativo al netto del risultato della gestione finanziaria. Nell'ipotesi di ininfluenza delle componenti straordinarie di reddito, il fattore (1-t) coincide con l'incidenza delle imposte sull'utile corrente, altrimenti deve essere interpretato come la misura dell'incidenza congiunta della gestione straordinaria e della gestione fiscale. La [2] fornisce indicazioni utili per l’impostazione di politiche che consentano di innalzare il tasso di sviluppo sostenibile in condizioni di equilibrio finanziario. A tal fine giovano le linee d’azione che consentono di: 9 • • • • • • aumentare il ROI migliorando i margini operativi sulle vendite (Ros) o diminuendo il fabbisogno di capitale per ogni unità di fatturato (V / CI); ridurre l’incidenza degli oneri finanziari per ogni unità di debito; accettare livelli più elevati di debito per ogni unità di mezzi propri; attenuare il peso degli oneri tributari e della gestione straordinaria; ridurre il pay out; effettuare aumenti di capitale. Il modello fornisce un'indicazione di massima sulla sostenibilità finanziaria dei programmi aziendali e si caratterizza, in rapporto agli obiettivi della pianificazione, per alcuni pregi e molti limiti che è utile evidenziare nell'economia del presente lavoro soprattutto al fine di valutare, in seguito, la capacità dell’elaborazione in Excel di superare i limiti indicati senza perdere i pregi evidenziati. Il pregio del modello sta nella immediatezza concettuale e metodologica: 1) si ragiona su variabili di natura reddituale la cui stima è di agevole approccio e si evita di addentrarsi nella più complessa stima di flussi finanziari (flussi di capitale circolante e flussi di cassa); 2) il numero delle variabili di input da stimare è contenuto a tre soltanto (I, t e ROI nelle due componenti Turnover e Ros); gli altri dati di input sono storici (D, MP, CI) o sono variabili decisionali (d, NMP). I principali limiti del modello sono riconducibili ai seguenti profili: 1) la variazione del CI, parte integrante del giudizio sul grado di equilibrio del programma, viene acquisita come un termine esterno al modello. Quest'ultimo non indaga, attraverso la considerazione delle variabili gestionali rilevanti, le modalità di formazione del fabbisogno, non fornisce indicazioni per la misurazione e non fornisce elementi per la valutazione di congruità dell'ipotesi di fabbisogno da confrontare con il tasso g. L'ipotesi che talora viene adottata, in ordine alla coincidenza tra tasso di sviluppo del CI e tasso di sviluppo del fatturato, corrisponde a situazioni soltanto eventuali ed anche difficilmente riscontrabili e può indurre in significativi errori di valutazione 3; 2) in caso di incremento percentuale del CI maggiore del tasso g, e posto che il divario non sia recuperabile attraverso la modifica del pay out o delle altre variabili (ROI, I, t), è evidente che lo squilibrio viene assorbito da una crescita dei D superiore a quella "di equilibrio" indicata dal parametro D/MP. Il modello, tuttavia, non è in grado di quantificare il valore del rapporto D/MP a fine esercizio. Infatti, se nella [2] si attribuisce a g il valore del tasso di sviluppo programmato del CI e si risolve l'equazione ponendo D/MP come incognita, in realtà, non si ricava l'aggiustamento di D/MP che porterebbe in equilibrio il modello stesso <<a fine periodo>>; si ricava, bensì, quel diverso valore <<iniziale>> del rapporto D/MP che, ex ante, avrebbe assicurato l'equilibrio: si ragiona cioè su alternative ad un valore storico, esercizio privo di qualsiasi utilità. Una via più costruttiva potrebbe essere quella di quantificare la variazione assoluta di D, per differenza tra la variazione di CI e la variazione di MP. Riprendendo l'esempio numerico sopra proposto, si può considerare che, se il CI cresce del 25% a fronte di un contributo reddituale della gestione pari al 10%, i D dovranno aumentare di 21, pari a 25 (25% di 100) meno 4 (10% di 40). Tuttavia, neppure in questo caso si otterrebbe un 3 L'ipotesi risulta accettabile soltanto nel caso in cui l'intensità di capitale del piano non muti rispetto a quella desumibile dall'ultimo bilancio. 10 valore attendibile; il modello infatti, nella sua staticità, non consente di cogliere un fenomeno di "circolarità" che lega D/MP al ROE: al crescere dell'indebitamento, l'effetto di leva finanziaria innalza anche ROE, quindi l'autofinanziamento ed i MP, e per conseguenza si riduce l'incremento necessario del debito; a parità di fabbisogno, il debito incrementale risulterà inferiore a 21 e l'autofinanziamento sarà maggiore di 4; 3) il modello giudica finanziariamente sostenibile un piano di sviluppo che non alteri il rapporto D/MP; è del tutto evidente, peraltro, che il rapporto può rimanere inalterato per valori assoluti più elevati (rispetto ai valori iniziali) del numeratore e del denominatore; l'indicazione è pertanto accettabile soltanto nei limiti dei margini non utilizzati dei fidi bancari o se risultano ampliabili le linee di credito; 4) il modello è uniperiodale e non restituisce dati di fine periodo utili a riproporre l'analisi in riferimento ad esercizi successivi in un’ottica di valutazione pluriennale. 3.2 IL MODELLO "xyz" Posto che l’autofinanziamento non sia sufficiente a coprire il fabbisogno finanziario addizionale lordo, quanto capitale occorre reperire all’esterno ? Per rispondere a questa domanda è necessario elaborare una risposta in valori assoluti di fabbisogno esterno, anziché in termini di divario tra valori percentuali di crescita del CI e dei MP, come fa il modello g. A questo scopo è utile avvalersi del modello xyz. Nell'approccio proposto da quest’ultimo modello, la valutazione di sostenibilità dello sviluppo viene affrontata dal lato sinistro della situazione patrimoniale e cioè dal lato opposto rispetto all’approccio proposto dal modello g. Il focus dell'analisi è infatti incentrato sul fabbisogno di capitale e sui fenomeni gestionali che lo determinano, anziché sulla copertura del fabbisogno stesso mediante autofinanziamento e correlata crescita del debito. Il modello individua i fattori che spiegano il fabbisogno finanziario addizionale lordo. I fattori rilevanti sono indicati nel tasso di incremento delle vendite (TSV) e nell'intensità di capitale (IC). Quest'ultima è definita come il rapporto tra l'investimento di capitale incrementale (fisso e circolante) necessario per sostenere lo sviluppo ed il flusso incrementale delle vendite previsto dal piano: IC = (CI1 – CI0) / (V 1 – V0) Lo sviluppo è definito in termini di crescita percentuale del fatturato e la condizione di equilibrio è identificata nel bilanciamento del fabbisogno finanziario (indotto dallo sviluppo) con l’autofinanziamento. Il fabbisogno finanziario lordo (FFL) è spiegato dalla relazione FFL = V 0 * TSV * IC [3] ed è pertanto funzione del fatturato dell’ultimo esercizio espresso in valore assoluto, del tasso di sviluppo dello stesso e dell'intensità di capitale incrementale. Noto il tasso di autofinanziamento (MAF), espresso come incidenza percentuale dell'autofinanziamento prodotto dal piano in rapporto alle vendite dell'ultimo esercizio, il modello consente di 11 quantificare il fabbisogno finanziario esterno (FFE) da coprirsi con l'incremento dei debiti finanziari e con eventuali aumenti di capitale: FFE = FFL - AF ed essendo AF = MAF * V 0 sostituendo si ottiene FFE = V 0 (TSV * IC - MAF) [4] Il piano di sviluppo si autosostiene (FFE = 0) se l'autofinanziamento copre il fabbisogno lordo incrementale. Se, al contrario, l'autofinanziamento è insufficiente per la copertura del fabbisogno lordo (FFE > 0), la fattibilità del piano risulta subordinata alla capacità dell'impresa di mobilitare le risorse esterne necessarie (ulteriori debiti o aumenti di capitale). Come si può agevolmente rilevare dalla [4], soltanto se TSV * IC = MAF l’impresa si trova in una condizione di autosufficienza finanziaria (FFE = 0). Diversamente, se il tasso di autofinanziamento (MAF) è inferiore al prodotto delle prime due variabili, la crescita è sostenibile soltanto in presenza di nuovi apporti di risorse dall’esterno. Viceversa, se il margine di autofinanziamento è più che capiente in rapporto al fabbisogno lordo, l’impresa è in grado di restituire risorse ai finanziatori o ai soci. Se si considera, per esempio, una situazione in cui il fatturato dell'esercizio che precede il primo anno del piano è pari a 120, l'intensità di capitale è stimata pari a 1,7 ed il tasso di sviluppo delle vendite è programmato nella misura del 12%, il FFL addizionale risulta pari a 24,48 (120*12%*1,7). Il piano di sviluppo risulta in equilibrio finanziario se l'impresa è in grado di generare un flusso di autofinanziamento, a copertura del fabbisogno, pari a 24,48 corrispondente al 20,4% dell'ultimo fatturato. Come rilevato a proposito del modello g, anche il modello xyz si caratterizza per il pregio della immediatezza concettuale e metodologica: 1) le variabili oggetto di stima sono due soltanto (IC, MAF); gli altri dati di input sono storici (V 0) o sono ipotesi-obiettivo (TSV); 2) l'output del modello consente di formulare un'immediata valutazione sulla sostenibilità finanziaria dei programmi aziendali evidenziandone l'impatto sulle linee di credito bancarie al netto degli aumenti di capitale programmati: V0 (TSV * IC – MAF) – NMP = VAR D [5] 12 4. Le opportunità di integrazione dei due modelli con l’aiuto di Excel Dall’analisi comparata dei due modelli emergono le seguenti considerazioni: a) entrambi i modelli sono caratterizzati dalla sintesi estrema con cui si rapportano ai problemi della previsione finanziaria; la sintesi può essere vista come un pregio significativo se l’obiettivo consiste nella rapida individuazione delle tendenze in atto, nell’immediata quantificazione di massima dello squilibrio e nell’evidenza dei nessi causali che legano quest’ultimo ai fenomeni che sono all’origine della insostenibilità finanziaria dello sviluppo; b) nel comune alto grado di sintesi, il modello g fornisce un approccio più articolato e sistematico alla quantificazione dell’autofinanziamento che nel secondo modello è invece ricondotto ad una semplice variabile di input; c) il modello xyz guida alla stima del fabbisogno finanziario lordo come interazione tra sviluppo del fatturato ed intensità di capitale incrementale, mentre il modello g considera il tasso di crescita del capitale investito un dato di riferimento non oggetto di indagine; d) il secondo modello definisce lo sviluppo secondo un approccio più direttamente legato all’accezione che si ha nelle imprese ove la crescita è comunemente associata alla dinamica attesa del fatturato e non all’aumento del capitale investito; e) il modello xyz quantifica lo squilibrio in valori assoluti fornendo un’indicazione maggiormente apprezzabile di quella che è desumibile dal modello g in termini di differenziale tra valori percentuali. Alla luce delle considerazioni sopra esposte, si può rilevare come i due modelli si prestino ad essere integrati in un modello unitario. L’integrazione richiede che si attivino apporti reciproci, tra i due modelli, in un quadro di circolarità di relazioni in grado di potenziare la capacità interpretativa del modello integrato rispetto alla semplice lettura congiunta dei risultati dei due modelli considerati singolarmente. Si tratta di relazioni circolari (v. figura n. 3) che Excel risolve in modo molto agevole. In particolare: (1) la variabile MAF può essere più precisamente quantificata ricorrendo alla scompozione di ROE (1-d) proposta dal modello g, considerando che MAF = AF/V = RN (1-d) / V = ROE (1-d) MP/V [6] (2) nel contempo, il reciproco del Turnover (CI/V) fornisce, in concorso con il valore dell’intensità di capitale ad inizio periodo, l’informazione necessaria per determinare l’intensità di capitale incrementale (IC) calcolandola in un quadro sistematico di valori e non sulla base di una stima a sé stante, come invece proposto dal modello xyz; (3) la possibilità offerta dal modello xyz di calcolare il valore assoluto dell’autofinanziamento consente di attribuire ad MP il valore di fine periodo; (4) la possibilità offerta dal modello xyz di calcolare il valore assoluto della variazione dei debiti consente di attribuire a D il valore di fine periodo e 13 (5) consente anche di meglio stimare il rapporto tra OF e D considerando l’impatto che l’incremento del debito può esercitare sui tassi di interesse applicati dalle banche; (6) l’effetto congiunto delle retroazioni di cui ai punti (3) e (4) consente di superare il limite di staticità del modello g in precedenza rilevato 4; da “dato ex ante”, il rapporto D/MP diviene ora una variabile che si modifica in funzione dell’entità dello squilibrio e consente al modello di restituire una valutazione di g più affinata che tiene conto anche della variazione del rapporto di indebitamento dovuta, congiuntamente, all’autofinanziamento ed al divario tra questo e la crescita del capitale investito; (7) la disponibilità dei valori di D, MP e CI a fine esercizio consente di elaborare i dati di input degli anni successivi al primo dando al modello integrato una prospettiva multiperiodale. Figura 3 : l’integrazione dei due modelli sintetici (6) [RO/V*V/CI+(ROI - i)*D/MP]*(1-d)*(1-t) + NMP/MP = g (4) (2) (1) (3) (5) V 0 ( TSV * IC - MAF ) - NMP = VAR D Tasso di sviluppo programmato La formulazione analitica del modello integrato, tenuto conto delle interazioni sopra richiamate da attivarsi nell’impostazione del software in Excel, può essere espressa, sostituendo la [6] nella [5], nei seguenti termini: V0 [ TSV * IC – ROE * (1-d) * MP/ V0 ] – NMP = VAR D [7] 5. L’elaborazione del software Attivazione di una macro all’apertura del software e logica del what if. La finalizzazione anche ad uso didattico e di auto-apprendimento ha suggerito di “settare” il software in modo da consentire all’utente di applicare la logica del “what if”. Si suggerisce, infatti, una volta modificati uno o più dati di input, di ragionare 4 Vedi pag. 10 punto 2). 14 preventivamente - prima di attivare con il tasto F9 la funzione di ricalcolo - sugli effetti che saranno prodotti dai nuovi dati di input provando a rispondere alle seguenti domande: resterà invariato ? aumenterà ? diminuirà ? riferite ad ognuna delle variabili di seguito indicate q q q q q q il tasso g; lo squilibrio tra g e la crescita del capitale investito; il rapporto tra debiti e mezzi propri a fine esercizio; il fabbisogno finanziario lordo; l’autofinanziamento; il debito a fine esercizio. A tal fine, si è reso necessario impedire che, una volta immessi i dati, la pressione del tasto “Invio” producesse automaticamente il ricalcolo dell’intero modello. La soluzione adottata ha comportato l’inserimento di una macro (v. figura n. 4) che incorpora la seguente sequenza di comandi: Strumenti à Opzioni à Calcolo à Calcolo Manuale. Figura n. 4: la macro con i comandi attivati Contestualmente, si sono disposti anche altri comandi. Si è disposta l’apertura del software sul foglio “Presentazione” indipendentemente dal foglio che risultava aperto al momento della precedente chiusura. Nella stessa macro è stato, infine, disposto un comando che abilita il computer a dar corso a riferimenti circolari e ad attivare iterazioni di calcolo (Strumenti à Calcolo à Iterazioni à Numero massimo 100 à Scarto consentito 0,001). Si verifica un riferimento circolare quando due formule fanno riferimento reciprocamente l’una all’altra. Se non si attiva la funzione sopra indicata, Excel non è in 15 grado di calcolare i risultati delle due formule e visualizza un messaggio di errore. Il calcolo delle formule in circolarità avviene per approssimazioni successive: ad ogni iterazione di calcolo il risultato si modifica in misura sempre minore. La macro dispone che siano effettuate ripetizioni di calcolo fino alla risoluzione o, al massimo, dopo 100 iterazioni. Il calcolo viene considerato risolto, anche prima del numero massimo di iterazioni programmate, quando la differenza tra i risultati di due iterazioni successive è inferiore allo scarto predefinito di 0,001. Come conseguenza dell’inserimento della macro, all’apertura del software viene presentata la richiesta “attiva / disattiva macro”. Selezionando “attiva macro” si inibisce il ricalcalo automatico, si attiva il ricalcolo manuale mediante tasto F9, si abilita il calcolo dei riferimenti circolari e si dispone l’apertura del software al foglio Presentazione. L’articolazione del software nei fogli di lavoro. Il software è stato strutturato in 13 fogli di lavoro: • • • • • otto fogli sono dedicati ai quattro anni dell’orizzonte di previsione, due per ciascun anno; ad essi si aggiungono un foglio di “copertina” e presentazione; un foglio con le istruzioni per l’uso del software; un foglio con la sintesi dei quattro anni del piano; due fogli con la legenda dei simboli inseriti nei fogli di input (legenda 1) e di output (legenda 2). Ad ogni anno del piano sono dedicati due fogli cui corrispondono, rispettivamente, il modello g ed il modello xyz. In riferimento all’anno iniziale, il primo foglio è denominato “Il tasso di sviluppo”; il secondo foglio è denominato “Le ripercussioni sul debito”. Negli anni successivi, i fogli corrispondenti sono denominati più semplicemente “Input anno n” ed “Output anno n”. L’articolazione di ogni anno del piano in due fogli è spiegata da una scelta strutturale su cui è fondata l’impostazione del software, e cioè la scelta di tenere “apparentemente” separati i due modelli attivando, per contro, i riferimenti tra le celle rilevanti dei rispettivi fogli secondo lo schema di lavoro sintetizzato nella figura 3. Come conseguenza dello schema adottato, soltanto il primo foglio di ogni anno raccoglie dati di input da inserirsi nelle apposite caselle gialle. Il secondo foglio ricava dal primo i dati utili alle elaborazioni di propria competenza e, contemporaneamente, produce in alcune celle dati di input automaticamente recepiti dal primo foglio. Le formule immesse alimentano pertanto un flusso circolare di scambio reciproco di dati prodotti dalle rispettive celle dei due fogli. Il foglio “Il tasso di sviluppo” è il foglio di input dei dati storici, delle stime e delle variabili decisionali riferite al primo anno del piano. Con riferimento agli anni successivi, la denominazione cambia in “Input anno 2,3,4”. Allo stesso modo, il secondo foglio dell’anno iniziale è denominato “Le ripercussioni sul debito”, denominazione che cambia negli anni successivi in “Output anno 2,3,4”. Con le diverse denominazioni, si sono volute ricordare due caratteristiche strutturali del software: a) la diversa logica di quantificazione (tassi percentuali e valori assoluti) tipica dei due modelli rispettivamente incorporati nei due fogli riferiti a ciascun anno; b) la corrispondente funzione dei due fogli deputati, rispettivamente, a recepire l’input dei dati ed a produrre l’informazione di output in ordine alla dinamica del debito per effetto della crescita. 16 Il primo foglio è focalizzato sul tasso di sviluppo e “ragiona” su valori percentuali: il tasso di sviluppo programmato del fatturato, il tasso di crescita del capitale investito, il tasso di sviluppo sostenibile, il divario tra questi due ultimi tassi. Il secondo foglio di ciascun anno restituisce (funzione di otput) valori assoluti del fatturato, del capitale investito, dell’autofinanziamento, del debito. L’editing dei fogli di lavoro La strutturazione dei fogli di lavoro e la grafica adottata nella presentazione delle celle sono stati improntati a quattro obiettivi: a) guidare costantemente l’utente lungo il percorso al fine di rendere agevole, per quanto possibile, la lettura e l’uso del software con un approccio “friendly” e in qualche modo “sdrammatizzante” rispetto alla complessità dei modelli, degli algoritmi, delle relazioni tra singole variabili e risultati; b) definire un percorso lineare e sequenziale tra l’inserimento dei dati e la lettura dei risultati; c) fornire all’utente indicazioni di “policy” in ordine alle modifiche da apportare alle scelte finanziarie al fine di assorbire gli squilibri non sostenibili; d) facilitare confronti evidenti ed immediati tra i diversi risultati che si possono ottenere digitando ipotesi di modifiche al margine di singole variabili. Il percorso che si propone all’utente è assistito, passo per passo, da messaggi-guida espliciti così da rendere non necessario un puntuale e costante riferimento alle Istruzioni contenute nell’apposito foglio di lavoro. La grafica stessa, con particolare riferimento ai colori utilizzati, è stata pensata come parte integrante dell’assistenza al percorso; i colori, in altri termini, dando omogeneità ai passaggi di comune significato, diventano essi stessi indicativi di come l’utente deve rapportarsi alle celle via via incontrate. Come sopra indicato, soltanto le celle gialle sono deputate all’inserimento di dati, come pure in giallo sono indicate le celle corrispondenti che descrivono il dato da inserire. Qualora si digitassero dati in celle di colore diverso dal giallo, si sostituirebbero i dati digitati alle formule in esse inserite con il risultato di invalidare il software. Al fine di prevenire questo tipo di errore, si è attivata la funzione di “Protezione”. In primo luogo, si sono selezionate tutte le celle del foglio “cliccando” sulla cella grigia nell’angolo in alto a sinistra del foglio stesso, nel punto di intersezione tra le intestazioni di riga e le intestazioni di colonna. Seguendo poi il percorso Formato à Celle à Protezione si è selezionata l’opzione Bloccata. In questo modo, si è inibita la digitazione di ogni cella. Si è, infine, proceduto, seguendo lo stesso percorso, a selezionare le sole celle gialle al fine di deselezionare, limitatamente a queste, l’opzione cella Bloccata. Da ultimo, si è seguito il percorso Strumenti à Protezione à Proteggi foglio e Proteggi cartella di lavoro e si è inserita una Password. Sono state lasciate in bianco le celle oggetto di elaborazione da parte del modello e sono state colorate in celeste chiaro le rispettive didascalie; fanno eccezione a quest’ultima regola le celle che elaborano informazioni di significato particolarmente rilevante in rapporto ai problemi analizzati che sono colorate in grigio al fine di portarle ad una più diretta attenzione. Infine, sono state caratterizzate dal colore prugna, e sono contenute in “nuvolette” e riquadri, le indicazioni di comportamento che l’utente deve seguire lungo il percorso: 17 a) quale tipologia di dati deve inserire; b) come deve leggere i dati elaborati dal modello; c) come deve interpretare i risultati di sintesi proposti. Particolarmente utile si è rivelata, al fine dell’editing delle celle, la funzione “Stile”. Selezionata una cella-prototipo di ogni tipologia di contenuto e rispettivo colore, digitando Formato à Stile à Modifica è stato possibile caratterizzare la cella stessa in riferimento ai seguenti parametri: Numero, Allineamento, Carattere, Bordo, Motivo, Protezione, ed è stato attribuito un Nome allo stile della cella. (V. figura 5). Figura 5: la funzione stile A questo punto, è stato possibile trasferire molto velocemente lo stile della cellaprototipo alle altre celle della stessa categoria operando in due modi alternativi. Un primo modo consiste nella selezione di tutte le celle della categoria (clic sinistro del mouse tenendo premuto Ctrl) seguita dal percorso Formato à Stile à Nome dello stile à OK. Un secondo modo consiste nella selezione della cella-prototipo seguita da doppio clic sul pulsante Copia formato (il “pennello” della Barra degli strumenti Standard) che in questo modo resta attivo fino a disattivazione mediante clic sul pennello, seguita da clic del mouse su ogni cella della categoria. Un accorgimento che consente di procedere molto rapidamente, in casi come questo in cui si lavora su fogli che hanno la stessa struttura, consiste nella selezione simultanea di tutti i fogli cui si vuole apportare la medesima modifica. In questo modo, la formattazione inserita nel foglio che compare a video viene automaticamente inserita in tutti i fogli selezionati. In tre celle (E47, S47 e A59) la formattazione adottata prevede che i colori possano mutare in funzione del diverso messaggio che si vuole trasmettere all’utente. Si tratta delle due celle che quantificano il rapporto D/MP a fine esercizio e dell’ultima riga del foglio di input ove si riporta un messaggio di valutazione del piano secondo la logica del modello g. Le celle corrispondenti assumono colori diversi in funzione della dinamica del rapporto D/MP. Se il piano è finanziariamente sostenibile, le celle assumono colore verde ed appare un messaggio di “via libera”. Se il piano implica un incremento dei debiti maggiore della crescita dei mezzi propri, le celle assumono colore rosso e muta il testo del messaggio; quest’ultimo esplicita il suggerimento di valutare attentamente la praticabilità dell’incremento del debito, come quantificato in valore assoluto nel foglio successivo. Il messaggio può assumere due testi alternativi secondo la condizione che è inserita nella cella A59: il testo di allarme si attiva “se” la cella D54 (grado di squilibrio) assume valori negativi, altrimenti viene evidenziato il testo alternativo (v. la formula in figura 6). 18 Figura 6 : la funzione “se” La formattazione condizionale del colore è attivata seguendo il percorso Formato à Formattazione condizionale à Condizione 1 à Aggiungi à Condizione 2 e selezionando il formato da attribuire, rispettivamente, alle due condizioni (v. figura 7). Figura 7: la formattazione condizionale l fogli di input Il foglio di Input del primo anno del piano richiede l’inserimento dei dati storici relativi all’ultimo esercizio: • • • fatturato, posizione finanziaria netta (maggiorata dei dividendi), mezzi propri (con la sola quota di utile capitalizzato). Questi stessi dati non sono richiesti dai fogli di input degli anni successivi, in quanto direttamente calcolati dal software che aggiorna automaticamente i dati di bilancio rilevanti di ogni esercizio precedente l’anno di piano cui ci si riferisce. 19 Sulla base di questi dati (immessi nell’anno 1 o quantificati dal software negli anni successivi), il foglio di input calcola il capitale investito netto iniziale e l’intensità di capitale dell’esercizio precedente, dati che si è ritenuto opportuno evidenziare e che sono richiamati da formule inserite in altre celle. Viene inoltre quantificato il rapporto D/MP ad inizio esercizio, dato che viene esposto nella cella D47 a mero titolo di riferimento e non per essere inserito nelle formule del foglio. A questo punto, è richiesto di digitare il tasso di sviluppo programmato del fatturato. Come in ogni cella che accoglie valori percentuali, il dato può essere inserito in valore decimale o in valore assoluto accompagnato dal simbolo %. La cella è infatti programmata (Formato à Celle à Numero à Percentuale) per tradurre automaticamente il valore decimale inserito in un valore percentuale: per esempio, se si digita 0,06 nella cella compare 6%. In alternativa, è anche possibile digitare congiuntamente il numero 6 ed il segno %. Complicazioni gravi potrebbero derivare dalla digitazione del valore zero. In questo caso, infatti, alcune celle mostrerebbero, al posto dei numeri pertinenti, il messaggio di errore “#DIV/0!”. L’errore sarebbe causato dall’inserimento del valore zero nel denominatore di alcune formule e renderebbe necessario un intervento di nuova digitazione, non solo del tasso di sviluppo, ma anche delle formule stesse. Al fine di prevenire questa fonte di invalidazione del software, che risulterebbe difficilmente prevenibile se fosse attivato il ricalcalo automatico, si è ritenuto di attivare anche la funzione di “Convalida” del dato (v. figure 8 e 9). Figura 8: Dati à Convalida à Impostazioni A seguito dell’attivazione di questa funzione, la digitazione del numero zero determina la comparsa di un “Messaggio di errore” che appare nel momento in cui si preme il tasto “Invio”. In tal caso, la scelta dell’opzione “Annulla” consente di cancellare automaticamente il valore zero e di ripristinare il dato preesistente. Nessun problema è invece associato all’inserimento di tassi sviluppo negativi sicchè il software si presta anche a valutare le conseguenze finanziarie di un piano di riduzione del giro d’affari, come tipicamente avviene nelle fasi di declino del ciclo di vita dell’impresa. Successivamente, il foglio propone all’utente, a titolo informativo, un riquadro contenente l’algoritmo del modello g. Ciò al fine di indicare, per memoria, le relazioni formali che il software elabora in riferimento alle variabili cui dovranno essere attribuiti i valori previsti dal piano. L’utente che abbia dubbi sul significato di uno o più simboli, può “cliccare” sulla parola “Legenda” ed accedere così, direttamente, al penultimo foglio della cartella in cui sono fornite sintetiche definizioni delle variabili considerate nei fogli di input. 20 Figura 9 : Dati à Convalida à Messaggio di errore Il collegamento automatico con il foglio “Legenda 1” è realizzato attraverso un “Collegamento ipertestuale” che, avendo selezionato la parola Legenda, si attiva con il seguente percorso: Inserisci à Collegamento ipertestuale à Sfoglia Indirizzo riportato nel file e con la selezione del foglio di destinazione Legenda 1. Gli ulteriori dati da inserire sono: • • • • • • RO/V: margine operativo atteso sulle vendite nel primo anno del piano; V/CI: numero di rotazioni del capitale investito attraverso le vendite; i: tasso di onerosità contabile del debito; t: tasso di incidenza dell’utile netto sull’utile corrente; d: tasso di incidenza dei dividendi sull’utile netto; NMP/MP: tasso di incidenza di eventuali aumenti di capitali sui mezzi propri ad inizio anno. Sulla base dei dati inseriti e sulla base del valore del rapporto D/MP a fine esercizio (esposto in E47 e ricavato dalla cella E52 del foglio successivo), viene calcolato il tasso di sviluppo sostenibile del capitale investito. Come in precedenza precisato, esso corrisponde al tasso di incremento dei MP iniziali per effetto delle due componenti: a) gli utili netti dedotti i dividendi, e b) eventuali aumenti di capitale che, per omogeneità con la capitalizzazione degli utili netti, si intendono cumulati a fine esercizio. Lo sviluppo “sostenibile” del capitale investito (D52) deve essere confrontato con lo sviluppo “programmato” del capitale investito (D53) che viene quantificato dal modello sulla base dei dati inseriti nel foglio. A questo punto, si evidenzia (D54) il grado di squilibrio. Se assume valori negativi, lo squilibrio segnala che il piano genera una variazione in aumento del rapporto D/MP. Se assume valori positivi, il divario tra i due tassi è indicativo della capacità del piano di far crescere i mezzi propri più intensamente dei debiti (o di ridurre il debito a parità di capitale netto). Il valore pari a zero segnala l’invarianza del rapporto di indebitamento. L’evidenza immediata dello squilibrio, del suo 21 segno, e della sua entità è fornita anche dalla cella E47 che quantifica il rapporto D/MP alla fine del primo anno del piano. Al fine di guidare l’utente alla lettura del grado di squilibrio, è stato inserito un testo informativo il cui contenuto è condizionato al valore assunto dallo squilibrio. Se il grado di squilibrio ha segno meno, appare la scritta su fondo rosso “il piano non è finanziariamente sostenibile, salvo revisione del vincolo D/MP”. Se il segno è positivo, appare la scritta su fondo verde “il piano è finanziariamente sostenibile e non determina incremento del rapporto D/MP”. Con riferimento ai dati del piano della società Alfa, si può rilevare quanto segue: a) il tasso di sviluppo programmato del capitale investito (20,9%) è maggiore del tasso di sviluppo del fatturato (10%); l’intensità di capitale del piano (implicita nel rapporto V/CI) è infatti maggiore dell’intensità di capitale dell’ultimo esercizio); b) il tasso g di crescita dei mezzi propri (15,8%) è inferiore al tasso di sviluppo programmato del capitale investito, sicchè il debito cresce più dei mezzi propri: il rapporto D/MP cresce da 1,43 a 1,53; c) quindi il piano risulta insostenibile salvo che risulti accettabile (in funzione dei vincoli posti dalla banca) l’incremento del debito in valore assoluto ed in rapporto al capitale netto. Oltre a fornire la valutazione di sostenibilità, il foglio in esame propone due indicazioni utili per recuperare l’eventuale squilibrio attraverso modificazioni della politica finanziaria dell’impresa. Le variabili finanziarie sulle quali si può agire in via discrezionale sono i dividendi e gli aumenti di capitale. A questo proposito, il software propone due colonne centrali che riproducono i dati inseriti nella colonna di sinistra con una sola variante quantificata in via automatica: a) nella prima delle due colonne, viene calcolato il livello del pay out che assicurerebbe l’equilibrio (34,22% nel caso Alfa) in sostituzione del pay out previsto dal piano (50% nel caso Alfa); b) nell’altra colonna viene quantificato (in termini percentuali in rapporto ai MP iniziali) l’aumento di capitale che lascerebbe invariato il rapporto D/MP (circa 5% nel caso Alfa contro l’ipotesi del piano di nessun aumento di capitale). Come è indicato nelle celle sottostanti, entrambe le soluzioni comporterebbero, a parità di tasso di crescita programmato del capitale investito, un aumento del tasso g fino al livello necessario per azzerare lo squilibrio. Viene, infine, proposta una quarta colonna che replica i dati della prima. Questa colonna consente all’utente di effettuare simulazioni, attraverso modifiche delle variabili di input, e di verificare l’impatto sul grado di squilibrio conservando, peraltro, la possibilità di un confronto diretto con i valori originali del piano (colonna di sinistra). Il ricalcolo (F9) dei nuovi parametri del piano aggiorna automaticamente, nella stessa colonna di destra, il valore del rapporto D/MP a fine esercizio, lo sviluppo sostenibile, lo sviluppo programmato ed il grado di squilibrio. Ed aggiorna pure i dati di bilancio di fine periodo del piano revisionato che, anche al fine di facilitare il confronto, sono esposti nel foglio di input dell’anno successivo a fianco dei dati di bilancio del piano. l fogli di output 22 I fogli di Output (“Le ripercussioni sul debito” per il primo anno), come sopra precisato, non richiedono l’immissione di dati e, pertanto, presentano soltanto celle bianche e grigie. Il foglio ricorda, anzitutto, l’algoritmo del modello xyz e propone, di seguito, la stessa struttura per colonne del foglio di input. La prima colonna propone l’elaborazione di alcune informazioni del piano utili per istruire il modello xyz; di ognuna si propone di seguito una sintetica illustrazione facendo anche riferimento ai dati di output del primo anno del piano della società Alfa: • • • • • • • • • • • l’intensità di capitale iniziale, del piano e incrementale: l’IC iniziale è desunta dalla E16 del foglio di input; l’IC del piano è calcolata come reciproco del turnover (D45 foglio di input); da notare che la misura rilevante per la quantificazione del fabbisogno incrementale è costituita dall’intensità incrementale che, nel caso, risente di un sensibile aumento del rapporto CI/V da un anno all’altro; il fatturato dell’anno precedente e quello programmato: il fatturato cresce del 10% come da ipotesi-obiettivo; l’autofinanziamento in termini di margine (MAF) sulle vendite ed in valore assoluto: da notare il riferimento circolare tra le rispettive celle; la formula in E43 fa riferimento alla E45 e viceversa. L’autofinanziamento in valore assoluto corrisponde al valore del tasso di sviluppo sostenibile (15,8%) applicato al valore dei MP ad inizio esercizio (1.743.000). A questo proposito occorre rilevare che Excel espone nelle caselle il numero di decimali che è stabilito con la funzione Numero (Formato à Celle à Numero) mentre effettua i calcoli con l’intera sequenza dei decimali: per una verifica, selezionata la cella D52 del foglio “Il tasso di sviluppo”, si può evidenziare (con Numero à Categoria à Percentuale à Posizioni decimali) che, digitando 5 (posizioni decimali) il tasso di sviluppo sostenibile è in realtà pari a 15,79815; il fabbisogno incrementale lordo: corrisponde al tasso di sviluppo programmato del CI (D53 del foglio precedente) moltiplicato per il capitale investito iniziale (E15), anche se la cella corrispondente lo calcola in altro modo facendo riferimento a dati presenti nel foglio di output; il fabbisogno finanziario esterno: quantifica, per differenza tra fabbisogno incrementale ed autofinanziamento, l’entità delle risorse che dovranno essere acquisite all’esterno dell’impresa con incremento del debito o con aumento di capitale; i margini di debito su D/MP iniziale: indicano di quanto, al massimo, possono aumentare i debiti, dato l’aumento dei mezzi propri (per autofinanziamento ed aumento di capitale), senza che si modifichi il rapporto D/MP; aumenti di capitale programmati: traduce in valore assoluto i dati esposti nel foglio precedente in D50 (NMP/MP) moltiplicando detta percentuale per E14 (MP iniziali); variazione eccedente dei debiti: indica di quanto l’incremento dei debiti eccede il margine di incremento di equilibrio precedentemente individuato in E48. Il dato è formattato in rosso ed è ulteriormente evidenziato da una freccia perché rappresenta la quantificazione in valore assoluto dello squilibrio che nel foglio precedente è evidenziato in D54 in termini percentuali ed in E47 in termini di dinamica del rapporto D/MP; indebitamento incrementale totale: quantifica l’incremento complessivo del debito; D/MP a fine esercizio: la cella quantifica il rapporto di indebitamento sulla base di informazioni desunte dai due fogli e restituisce al foglio di input (E47) il dato necessario per il calcolo del tasso g che quantifica lo sviluppo sostenibile; debiti a fine esercizio: quantifica il valore dei debiti a fine esercizio che viene richiamato come dato di input del successivo anno di piano. 23 La seconda e la terza colonna corrispondono alle due colonne centrali del foglio di input e ricalcolano i dati di output conseguenti alla variazione del pay out (2^ colonna) e dell’aumento di capitale (3^ colonna). La quarta colonna corrisponde all’ultima colonna di dati del foglio di input e consente un confronto diretto con i dati della prima colonna. Il foglio di “Sintesi del piano” completa l’output dei dati consentendo un confronto dei profili finanziari dell’intero quadriennio nelle due ipotesi dei dati di piano (1^ tabella ) e dei dati revisionati (2^ tabella). Sono riportati nelle tabelle i principali dati di sintesi del piano, gli indicatori più rilevanti della dinamica finanziaria già esposti nei singoli fogli e sono quantificate due informazioni aggiuntive che non sono esplicitate nei fogli precedenti: l’utile netto ed Ebit/OF. 6. Una sintetica guida alla stima delle variabili di input La stima delle quattro variabili da inserire nei fogli di input presuppone la formulazione di ipotesi attendibili sui valori che esse assumeranno a fine esercizio: • la redditività operativa delle vendite: si tratta in sostanza di ragionare sulle dinamiche dei prezzi di vendita e sull'incidenza dei costi di produzione al fine di formulare ipotesi sulle tendenze in atto del ROS, anche alla luce dei dati storici desumibili dagli ultimi bilanci; può essere utile ragionare sulla relazione fatturato/consumi di materie prime e di servizi per la produzione e sul costo del lavoro considerando il numero degli addetti ed il costo medio unitario; • il tasso di rotazione del capitale investito: l'analisi investe le relazioni quantitative tra fatturato, da un lato, ed il capitale fisso e circolante, dall'altro. In riferimento al capitale fisso, occorre verificare l'esistenza di margini di produzione inutilizzati; occorre quindi valutare la capacità di incrementare le vendite a parità di immobilizzazioni nette, ovvero se si rende necessario, e in quale misura, supportare le vendite con nuovi investimenti. In riferimento alle relazioni con il capitale circolante, occorre considerare che l’investimento di capitale nei processi ripetitivi di acquisto-produzione-vendita è legato alla dinamica del fatturato ed alla durata del ciclo del circolante. Occorre perciò ragionare anche sulle tendenze in atto nella durata del ciclo monetario (gg. clienti + gg. magazzino – gg. fornitori). A parità di condizioni, infatti, incrementi nelle dilazioni ai clienti ed aumenti della consistenza delle scorte, non compensate da aumenti delle dilazioni ottenute dai fornitori, riducono il valore del rapporto V/CI con conseguenze negative sulla redditività e sull'intensità di capitale; una formula utile a guidare la stima è la seguente: Capitale circolante = V/360 x (gg. clienti + gg. magazzino x peso – gg. fornitori x peso) in cui il peso è dato dal rapporto Acquisti / Fatturato; la ponderazione si rende necessaria per rendere omogenei e sommabili i giorni dal momento che i giorni fornitori ed i giorni magazzino si riferiscono agli acquisti giornalieri, mentre i giorni clienti sono riferiti alle vendite giornaliere: un giorno di acquisti “vale” pertanto meno di un giorno di vendite; • il tasso di interesse "contabile": la stima corretta di questa variabile può essere desunta dalla considerazione congiunta del tasso di interesse passivo medio sui debiti finanziari, dall'indebitamento medio nel corso dell'esercizio, dal debito a fine anno. 24 Occorre infatti considerare che il numeratore del rapporto (OF/D) è spiegato dal tasso di interesse effettivo del debito bancario e dai saldi giornalieri del debito; il denominatore fa invece riferimento al valore istantaneo del debito al 31 dicembre, valore che potrebbe discostarsi in misura significativa dall'esposizione media nel corso dell'esercizio. Una corretta valutazione della variabile in esame richiede, pertanto, la stima dell'indebitamento effettivo medio nel corso dell'anno ed il calcolo degli oneri finanziari sulla base dell'esposizione media e del tasso bancario effettivo; il tasso contabile può così essere agevolmente ottenuto dal rapporto tra gli oneri finanziari effettivi ed il debito a fine periodo. Si può sostanzialmente ricavare questa indicazione: se il debito aumenta linearmente nel corso dell'esercizio, il tasso contabile deve essere corretto in diminuzione rispetto al tasso effettivo; se viceversa il debito segue un trend linearmente decrescente, il tasso contabile risulta più elevato del tasso effettivo. L'entità della "correzione" deve essere rapportata allo scostamento tra debito medio e debito finale. Si consideri, infatti, il seguente esempio che, nella sua semplicità, non considera ovviamente la capitalizzazione degli interessi: il debito medio è pari a 50 e, con un tasso bancario del 10%, gli OF sono pari a 5. Fermo restando il valore medio, consideriamo che il debito sia crescente nel corso dell’anno e che sia pari a 100 al 31 dicembre. Il tasso contabile, in questo caso, risulta (5/100) inferiore al tasso bancario in misura corrispondente al divario tra debito finale e debito medio e, viceversa, nel caso di debito decrescente; • tasso di incidenza "contabile" delle imposte: si tratta di stimare l'incidenza effettiva delle imposte sull'utile corrente; la relazione da tenere presente è RN/UC = (1-t); in cui RN è il reddito netto e UC è l’utile corrente pari al reddito operativo (RO) dedotti gli oneri finanziari netti. Il divario tra i due, e quindi il valore del rapporto, è spiegato dalle voci di conto economico che sono comprese tra l’utile corrente e l’utile netto: sostanzialmente le componenti straordinarie di reddito e gli oneri fiscali. Pertanto, qualora si potesse ipotizzare una irrilevante incidenza delle componenti straordinarie di reddito, come normalmente si ipotizza in sede di pianificazione, la variabile in questione potrebbe essere direttamente desunta dall’incidenza contabile delle imposte che, in assenza di discontinuità rilevanti, può essere agevolmente stimata prendendo come punto di riferimento l’incidenza storica. 7. Conclusioni La conoscenza di alcune funzioni basilari di Excel ha reso possibile l'integrazione dei due modelli sintetici richiamati nel presente lavoro. Il software elaborato consente di impostare una valutazione di sostenibilità finanziaria dei piani di sviluppo aziendali superando molti limiti impliciti nei due modelli stessi senza, peraltro, perderne i pregi più rilevanti. Risulta possibile, in particolare, • • • • • considerare, in sintesi, l'intero sistema delle relazioni che legano la crescita del fatturato con la dinamica dei debiti finanziari; evitare la proiezione nel tempo del complessivo quadro contabile dell'impresa; evitare il ricorso a complesse metodologie di misurazione dei flussi finanziari prospettici; ragionare su un numero limitato di variabili di natura prettamente reddituale e di agevole stima; assicurare una prospettiva multiperiodale alla valutazione del piano finanziario. 25 A ben vedere, il modello integrato risulta impostato, nella massima sintesi, sulla stessa logica di fondo dei modelli previsionali costruiti con approccio analitico sulla base dei bilanci pro forma. Anche questi ultimi, infatti, sono basati su stime che approfondiscono le relazioni tra a) crescita del fatturato e ogni singola componente dei costi operativi, relazioni che sono sintetizzate, nel modello integrato, dal rapporto RO / V; b) crescita del fatturato e ogni singola voce del capitale investito, relazioni che sono sintetizzate, nel modello integrato, dal rapporto CI / V; anche i bilanci pro forma, infine, determinano il saldo del conto banche in funzione del fabbisogno incrementale e dell'autofinanziamento e quantificano gli oneri finanziari attraverso un processo iterativo. La differenza consiste, sostanzialmente, nel grado di dettaglio e nella diversa complessità della metodologia. In realtà, i due approcci non si escludono e possono anzi rappresentare metodologie complementari utili a condurre congiuntamente, seppure su piani diversi di approfondimento dell’analisi, articolate istruttorie sulla dinamica finanziaria prospettica dell'impresa. In riferimento al piano di sviluppo della Società Alfa, si può rilevare che l'impresa sta perseguendo un rilevante progetto di crescita del fatturato che aumenta da 11,6 milioni di euro ad oltre 21,1 milioni nell'arco di quattro anni generando una crescita consistente degli utili (+145%). Con riferimento al profilo finanziario della gestione, si deve rilevare che lo sviluppo genera, nel periodo considerato, un ingente fabbisogno finanziario incrementale per un importo complessivo di 5,2 milioni di euro, tale da più che raddoppiare il capitale investito netto iniziale. Nei primi tre esercizi si manifesta uno squilibrio tra fabbisogno incrementale ed autofinanziamento, il che comporta, anno per anno, una crescita percentuale dei debiti finanziari superiore a quella dei mezzi propri. Inizialmente, infatti, si sono ipotizzati valori elevati dell'intensità di capitale incrementale (le vendite crescono, ma crescono meno del capitale investito) mentre la redditività unitaria delle vendite (ROS) cresce in misura insufficiente per compensarne l'effetto. Nel quarto anno un pur modesto recupero di efficienza nell’uso del capitale ed un ulteriore incremento di redditività sulle vendite invertono la tendenza. I mezzi propri crescono, in percentuale, più dei debiti in misura, peraltro, non sufficiente per rispettare le condizioni di vincolo poste dalla banca in ordine alla dinamica del rapporto D/MP ed alla consistenza del debito in valore assoluto. Per contro, il rapporto Ebit/OF è progressivamente crescente nel periodo e segnala un’elevata capacità di copertura del costo del debito in misura che dovrebbe attenuare la preoccupazione per la sostenibilità dell’esposizione bancaria. In ogni caso, le scelte di politica finanziaria dell’impresa presentano ampi margini di flessibilità, tali da consentire comunque di migliorare ampiamente gli indicatori di equilibrio finanziario monitorati dalla banca. A questo fine, potrebbe essere rivista la politica dei dividendi. La riduzione del pay out dal 50% al 35% consentirebbe di modificare radicalmente la dinamica del rapporto D/MP e di migliorare ulteriormente Ebit/OF pur distribuendo in dividendi importi ampiamente superiori a quelli dell’anno zero. Questa ipotesi è riportata nella seconda tabella di sintesi ove è possibile rilevare che il picco massimo del rapporto di indebitamento si raggiunge a 1,49 anziché a 1,69 per arrivare, poi, al quarto anno al valore di 1,27 ampiamente inferiore al valore di inizio periodo e con Ebit/OF posizionato su valori da tripla A. Si può pertanto agevolmente concludere che il piano industriale della Società Alfa, oltre ad essere molto conveniente dal punto di vista reddituale, è anche finanziariamente sostenibile e sarebbe un grave errore rinunciare allo sviluppo dell’impresa soltanto per il timore di tensioni finanziarie legate a potenziali squilibri futuri tra fabbisogno, autofinanziamento e linee di credito. 26 BIBLIOGRAFIA Brunetti G. (1983), Il governo delle risorse finanziarie: il modello dello sviluppo sostenibile, Banche e Banchieri, n.10, ottobre. Brusa L.., Guelfi S., Zampogna L. (2001), Finanza d’impresa, Etas. Dessy A. (2001), Capitale di debito e sviluppo dell'impresa, Egea. Demattè C. (1974), La valutazione della capacità di credito nelle analisi di fido, Giuffrè. Donaldson G. (1985), Financial Goals and Strategic Consequences, Harvard Business Review, n.28. Ellsworth R. R. (1983), Subordinate Financial Policy to Corporate Strategy, Harvard Business Review, n.6. Gaeta R. 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