Roma repubblicana (4) La riforma dell`esercito di Mario Nel 107 aC
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Roma repubblicana (4) La riforma dell`esercito di Mario Nel 107 aC
Roma repubblicana (4) Ricorda: tentativo di riforma agraria dei Gracchi e reazione violenta dell'aristocrazie senatoria che deteneva le terre conquistate da Roma Necessità di rafforzare l'esercito di Roma per aumentare le conquiste e mantenere ordine nelle province. La riforma dell'esercito di Mario Nel 107 aC divenne console Gaio Mario, un uomo "nuovo", ovvero il primo della sua famiglia che intraprendeva la carriera politica. Era soprattutto un capo militare che si era distinto per le sue doti in guerra: aveva concluso la guerra contro il re della Numidia ed aveva impedito che due popolazioni germaniche, i Cimbri e i Teutoni, invadessero l'Italia. Durante queste emergenze era stato eletto console per cinque anni di seguito. Gaio Mario sapeva che Roma aveva assoluta necessità di affrontare e risolvere il problema dell'esercito e durante il suo consolato fece approvare una legge di riforma molto importante: l'arruolamento diventava volontario ed era aperto anche ai nullatenenti ai quali Roma avrebbe pagato oltre all'equipaggiamento anche uno stipendio, il solidum, da cui deriva la parola soldato (= colui che riceve il solidum). Ogni soldato avrebbe partecipato alle spedizioni militari sotto il comando di un generale che avrebbe diviso con le truppe il bottino di guerra recuperato. Anche in questo caso veniva promessa la distribuzione delle terre conquistate. Con questo provvedimento Mario aveva introdotto una novità senza precedenti, e aveva anche aperto la strada alla tendenza degli eserciti ad essere fedeli soprattutto ai propri generali più che agli interessi di Roma: infatti tanto più il generale fosse stato capace e vittorioso, tanto più i suoi soldati si sarebbero arricchiti. Quello del soldato era diventato un mestiere. La guerra sociale Nel 91aC Roma fu minacciata da vicino da nemici inaspettati: gli alleati italici. Da sempre i territori italici erano stati governati secondo il principio del divide et impera (ricorda lezioni precedenti) in modo che gli italici non si alleassero. Dopo quasi 4 secoli in cui gli italici sopportavano con Roma il peso e i costi delle conquiste ma non beneficiavano degli stessi provilegi dei cittadini romani, si ribellarono a Roma chiedendo la cittadinanza romana per tutti gli abitanti d'Italia, che comportava diritti politici attivi e passivi, il diritto alla spartizione delle terre conquistate e il diritto a non pagare più alcune tasse. Roma rifiutò e si aprì la cosiddetta Guerra sociale (91-89aC), che fu più un insieme di azioni di guerriglia armata contro Roma piuttosto che una guerra in campo aperto. In questi anni Roma promise la cittadinanza romana a tutti quelli che avessero deposto le armi , quindi, nonostante una battaglia vinta da Roma nell' 89 aC, gli italici ottennero quello per cui avevano combattuto. Nell'88 aC tutti gli italici erano cittadini romani. Guerra civile tra Mario e Silla L'evento più traumatico fu la guerra che contrappose il popolare Mario all'ultraconservatore Silla: Guerra civile. Dallo scontro armato tra i due emerse Silla che con l'appoggio del Senato divenne Dittatore per la riforma dello Stato, una magistratura che non esisteva e che fu creata per permettere a Silla e all'aristocrazia senatoria di eliminare fisicamente i loro nemici (liste di proscrizione) e di varare riforme che garantissero il potere dell'aristocrazia annullando i poteri di tutte le altre magistrature, in particolare quello dei Tribuni della plebe (chi veniva eletto Tribuno non poteva più ricoprire altre cariche, quindi era una magistratura niente affatto ambita) Silla, inoltre, stabilì per legge che gli eserciti di Roma non potevano stare in armi sul suolo italiaco e che quindi dovevano essere sciolti prima, questo per evitare che si combattesse in Italia come era successo tra lui e Mario. La dittatura durò dall'82 all'80 aC quando Silla depose la carica e si ritirò a vita privata certo di aver reso Roma più forte e definitivamente nelle mani dell'aristocrazia senatoria.