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Rassegna stampa 11/10/2015
INDICE RASSEGNA STAMPA Si gira in Toscana Nazione Grosseto 11/10/2015 p. 23 Arriva «II velo di Maya» E la città diventa un set Toscana Oggi Araldo Poliziano 11/10/2015 p. IV TORRITA DI SIENA sul set tutto poliziano Irene Blundo 1 2 Segnalazioni Tirreno 11/10/2015 Indice Rassegna Stampa p. 21 «Torno alle origini, divento toscano» Paola Taddeucci 3 Pagina I ARTISTA Elisabetta Rocchetti è la regista dei film del quale è anche la protagonista DA DOMANI LE RIPRESE DEL FILM A MARINA E POI NEL CENTRO STORICO i I///// , d _ . . n IN CENTINAIA si sono presentati ai casting per apparire come comparse nel film che sarà girato a Grosseto. Dopo le prime settimane di riprese a Roma, domani per «Il velo di Maya» arriva il primo «ciak» maremmano. Infatti nel tardo pomeriggio saranno girate alcune scene all'aperto sul lungomare e al porto di Marina, e degli interni in un ristorante. Il nuovo film dell'attrice Elisabetta Rocchetti, qui alla sua seconda prova come regista di un lungometraggio dopo il debutto con «Diciottanni - Il mondo ai miei piedi» del 2010, è una commedia amara con degli spunti introspettivi forti. La protagonista si chiama Anna ed è interpretata dalla regista stessa, Elisabetta Rocchetti. Una giovane donna che perde fiducia nel mondo e nella famiglia. Anna vive un periodo di profonda angoscia ma riesce a Si gira in Toscana _i_ G ,r W trasformare l'energia negativa che la abbatte in una rabbia che la porta a reagire con grinta. Il film prende spunto dalla commedia all'italiana, con situazioni rocambolesche. Nel ruolo della nonna Marta, molto sprint, recita Sandra Milo. Altro at- Oltre cento g rossetani faranno le com parse Regia di Elisabetta Rocchetti tore nel cast è Enzo Salvi. Il film, prodotto dalla Rosemovie, sarà girato soprattutto nel centro storico grossetano anche con inseguimenti per le vie e le piazze, con passaggi sulle Mura medicee, nello studio di un notaio e al tribunale. Una commedia con un titolo impe- s t gnativo. Il velo di Maya, infatti, ci riporta alla filosofia di Schopenhauer: una definizione che riguarda l'apparenza illusoria. «Tra i tanti strumenti che ci consentono di fare promozione del territorio - ha spiegato l'assessore al Turismo del Comune di Grosseto, Luca. Ceccarelli - c'è anche il cinema. Per questo abbiamo accolto con favore questa opportunità e ci siamo attivati, come già successo in passato, per dare tutto il supporto che la città può offrire ad una produzione cinematografica. Un film girato a Grosseto, infatti, può rappresentare una validissima occasione promozionale per tutto il territorio». Per le oltre cento comparse scelte a Grosseto adesso arriva il momento del set. Irene Blundo Pagina 1 sul set tutto poliziano 11 Gruppo Sbandieratori e Tamburini di Torrita di Siena ha partecipato alle riprese della serie tv «I medici» in lavorazione a Montepulciano. Il gruppo è stato scelto tra i molti della Valdichiana per l'attinenza agli abiti con l'epoca. Trenta sono stati i ragazzi torritesi, che hanno invaso con i loro colori Piazza Grande fedelmente ricostruita nell'epoca rinascimentale gremita da molte altre comparse e da molte celebrità. REGISTA E CAST D'ECCEZIONE Diretta dal poliedrico registra Sergio MimicaGezzan (già regista dei Pilastri della Terra ed ex assistente di Steven Spielberg) la saga riporta l'attenzione sul rinascimento italiano di cui la famiglia fiorentina dei Medici ne fu sicuramente protagonista. La figura principale, quale capostipite, Giovanni, è interpretato dal premio Oscar Dustin Hoffman, il figlio Cosimo da Richiard Madden. Di Dustin Hoffman si sussurra che ha conquistato i poliziani e chiunque abbia incontrato in terra di Siena, gentilissimo, sempre con il sorriso, cortese e disponibile.ll presidente dell'Associazione sbandieratori e tamburini Manuel Felici si è dichiarato entusiasta della faticosa giornata: «essere interpreti di una serie così prestigiosa che porterà l'attenzione su Montepulciano, sulla Valdichiana, sulla Toscana non può che essere motivo di orgoglio per il nostro Gruppo». Si gira in Toscana Pagina 2 «Torno alle origIni, divento toscano» Cresciuto nel Senese, ora prende casa qui. A Lucca da regista con "Qualcuno volò sul nido del cuculo" di PAOLA TADDEUCCI iventerà presto toscano a tutti gli effetti. «Mi sto organizzando per traslocare da Roma - confessa - e venire avivere in Toscana. Ancora non dico dove, ma i lavori sono in corso». Non è una scelta casuale quella di Alessandro Gassmann, il noto attore e regista figlio del grande Vittorio. 11 suo sarà un ritorno alle origini, perché la Toscana ce l'ha nel sangue. 50 anni compiuti a febbraio, il terzogenito del "Mattatore" è cresciuto nel Senese con la madre Juliette Mayniel, anche lei attrice che, prima di trasferirsi in Messico, ha vissuto per molto tempo a San Casciano dei Bagni. E pisana era la nonna patema. «Se penso alla Toscana - dice l'attore - penso quindi alla bellezza e a una terra che è anche mia». In attesa di traslocare, Gassmann fa tappa nei "suoi" luoghi come regista dello spettacolo "Qualcuno volo sul nido del cuculo", tratto dall' omonimo romanzo di Ken Kasey, la cui versione cinematografica diretta nel 1975 da Milos Forman e interpretata da Jack Nicholson è entrata nella storia del cinema. Il testo inaugurerà la stagione di prosa al teatro del Giglio di Lucca il 16 ottobre, con repliche il 17 e il 18. Gassmann non potrà essere presente alla prima, ma sarà a Lucca nei giorni precedenti e mercoledì 14 parteciperà a un incontro con il pubblico (alle 17 nell'auditorium di piazza San Martino) per parlare di "Cinema e teatro: due inondi, due linguaggi, una stessa anima". Due mondi, due linguaggi, una stessa anima: è così? «Per me sì. Il cinema è un' evoluzione del teatro, ma tutti e due vanno nella stessa direzione: trasmettere, cioè, più emozioni possibili. Credo di essere stato in Italia quello che ha unito di più il cinema e il teatro, tra i quali per molto tempo è mancata la comunicazione. Io porto il cinema a teatro e viceversa. Spesso, poi, sia il teatro che il cinema partono da basi di scrittura fortissime, attingendo dalla letteratura». Ma qual è il primo amore? «Senza dubbio il teatro. Ho cominciato la mia carriera su un palcoscenico. Negli ultimi sette-otto anni, però, il cinema mi ha regalato soddisfazioni Segnalazioni che prima non mi aveva dato, per cui oggi lo piazzo allo stesso livello». Cinema, teatro e letteratura anche in " Qualcuno volò sul nido del cuculo". «Sì, ma il nostro spettacolo si discosta dal film-capolavoro. Maurizio De Giovanni ha riscritto la storia, ambientandola nel 1982 nel manicomio di Aversa, uno degli istituti che furono teatro delle maggiori nefandezze prima della legge Basaglia. Il protagonista Ciro, interpretato da Daniele Russo, è diverso da McMurphy-JackNicholson, anche se come lui porterà i "matti" a risvegliare in loro il diritto di esprimere liberamente emozioni e desideri ». Non ha pensato di calarsi nel ruolo che fu di Nicholson? «Non era giusto per me. Non sarei stato plausibile con il mio fisico. Il protagonista doveva essere un piccolo uomo, che quasi non si nota e acquisisce centralitànel corso della storia». Perché questo testo? «Ê un grido di denuncia e un inno alla libertà. Sono naturalmente portato a stare dalla minoranza che non urla, dei perdenti, dei più deboli che, però, possono sperare. Il "Cuculo" mi dava la possibilità di farli vincere: è uno spettacolo esplosivo, popolare, umano, divertente e graffiante, il più emozionante di tutti i dieci che ho diretto finora. Ed è una lezione di impegno civile, una metafora sul rapporto tra individuo e potere costituito, sui meccanismi repressivi della società, sul condizionamento dell'uomo da parte di altri uomini. Un grido di denuncia che scuote le coscienze e fa riflettere». Quello che cerca di fare con il suo impegno civile fuori dal palcoscenico? «Ci provo. Ma non ho la pretesa di scuotere le coscienze, metto solo in evidenza i fatti che accadono. Con poche, ma ferree regole: tra queste mai rispondere agli insulti né accusare nessuno». Su Twitter, però, è diventato uno che smuove l'opinione pubblica. «Sono dell'idea che il mondo e la stessa Rete siano così vio- lenti che basta che uno dica o faccia una cosa normale senza urlare o insultare per destare grande clamore. Con #Romasonoio ho pulito ilvicoletto davanti a casa non per dare l'esempio, ma per mettere in luce una situazione disastrosa». E come è andata a finire? «Le luci si sono accese, qualche micro-azione si è vista, tipo alcuni nuovi cassonetti. E nella zona dove abito c'è più pulito. Ma i trecento vigili promessi non ci sono ancora e nel resto della città la situazione è sempre un disastro». Ci parla del suo impegno come ambasciatore Unhcr, l'organizzazione Onu per i rifugiati? «Sono stato nominato un anno fa e ho accettato solo a condizione di essere attivo, non il personaggio pubblico che va in mezzo ai disperati e si fa immortalare. Così sono andato in Giordania, in Libano e in Turchia per incontrare, nei campi profughi, gli artisti siriani in fuga dal loro Paese. Ne è nato il documentario "Torri- Strappati", prodotto dame e da Unhcr, che parla di arte nei luoghi di guerra, di cultura che sopravvive alle bombe». Dove si può vedere? «Dopo averlo presentato alla Mostra di Venezia, a settembre, ora è trasmesso da Sky, ma sta suscitando molto interesse e presto sarà visibile anche in chiaro». Era scritto che dovesse fare questo mestiere? «Non è detto che un ragazzo abbia la consapevolezza delle sue qualità solo per il cognome che porta. Sono stato un diesel nella mia carriera, perché all' inizio non ero molto convinto. Ho cominciato come modello, mi divertivo e guadagnavo bene, ma non poteva durare per sempre. Siccome nessun mestiere s'improvvisa, e soprattutto a casa Gassmann il mestiere di attore, a 18 anni eccomi alla Bottega Teatrale di Firenze a studiare sotto la guida di papà. Da allora ho sempre lavorato, a teatro e al cinema, qualche volta anche sbagliando. Oggi mi piace quello che faccio e credo che chiamarsi Gassmann sia stato e sia una grande fortuna». Pagina 3 I O DOMENICA 11 OTTOBRE 2015 Segnalazioni Pagina 4