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Stagione Teatrale 2016
TEATRO PETRARCA – Arezzo Stagione di Prosa e Danza 2016 venerdì 15 gennaio 2016 – ore 21.00 VITTORIA PUCCINI e VINICIO MARCHIONI in LA GATTA SUL TETTO CHE SCOTTA di Tennessee Williams con Paolo Musio, Franca Penone Salvatore Caruso, Clio Cipolletta, Francesco Petruzzelli scena Dario Gessati costumi Gianluca Falaschi regia Arturo Cirillo produzione Gli Ipocriti Una produzione anno 2014 Compagnia Gli Ipocriti in coproduzione con Fondazione Teatro della Pergola. LA GATTA SUL TETTO CHE SCOTTA viene presentato per gentile concessione de la University of the South, Sewanee, Tennessee. Secondo Premio Pulitzer nel 1955 per il drammaturgo statunitense Tennessee Williams (il primo nel 1948 gli venne assegnato per Un tram che si chiama desiderio), La gatta sul tetto che scotta narra la storia di una donna, Maggie, che per alleviare la cocente situazione familiare in cui si trova, imbastisce una rete di bugie. Di bassa estrazione sociale, Maggie la gatta, teme di dover lasciare la casa ed il marito, se non riesce a dare alla famiglia di lui un erede. Tra giochi passionali e abili caratterizzazioni, affiorano sensualità cariche di sottintesi e di contenuti inespressi o inesprimibili; all’ideale della purezza dei sentimenti si contrappone la dura realtà di un mondo familiare e sociale pieno di ipocrisie. martedì 26 gennaio 2016 – ore 21.00 SEI PERSONAGGI IN CERCA DI AUTORE di Luigi Pirandello regia di Gabriele Lavia scene Alessandro Camera costumi Andrea Viotti musiche Giordano Corapi con Gabriele Lavia e con Massimiliano Aceti, Silvia Biancalana, Alessandro Baldinotti, Daniele Biagini, Rosy Bonfiglio, Maria Laura Caselli, Michele Demaria, Giulia Gallone, Giovanna Guida, Lucia Lavia, Andrea Macaluso, Luca Mascolo, Mario Pietramala, Marta Pizzigallo, Matteo Ramundo, Malvina Ruggiano, Alessio Sardelli, Carlo Sciaccaluga, Anna Scola produzione Fondazione Teatro della Pergola Gabriele Lavia sceglie il Pirandello dei Sei personaggi in cerca d'autore per la sua prima regia interamente prodotta dalla Fondazione Teatro della Pergola e per il suo debutto da direttore artistico del massimo teatro fiorentino. Nel 1948, dopo che la guerra aveva danneggiato il palcoscenico, la Pergola fu inaugurata nuovamente con I Sei Personaggi. La regia era di Orazio Costa. La parte del Padre era interpretata da Tino Buazzelli, la Figliastra era Rossella Falk. "Manicomio! Manicomio!" fu il grido degli spettatori che decretarono il fiasco della prima rappresentazione dello spettacolo al Teatro Valle di Roma nel maggio del 1921, Pirandello fuggì dall'ingresso di dietro del teatro nel cosiddetto ‘vicolo dei gatti morti', prese una carrozzella, che venne raggiunta dal lancio di monetine del pubblico indignato. Ma un grande successo incontrò nelle repliche di Parigi, Londra e New York. Nel 1925 Pirandello stesso rimise in scena il suo testo e il pubblico questa volta, ne decretò il trionfo. Sei personaggi in cerca di autore è probabilmente il testo di teatro più importante di tutti i tempi – dice Gabriele Lavia – esso interroga il fondamento stesso del teatro: la contraddizione e la discordanza tra l'attore e il personaggio e l'impossibilità a fare dei due una sola unità. Ma dice Eraclito, "Da ciò che è più discorde, lo splendido accordo." lunedì 1 febbraio 2016 – ore 21.00 NON TI PAGO di Eduardo De Filippo con Gianfelice Imparato, Carolina Rosi, Nicola Di Pinto, Massimo De Matteo ed altri sette interpreti in via di definizione regia Luca De Filippo produzione Elledieffe - La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo Continuando il lavoro di approfondimento sulla drammaturgia di Eduardo, la Compagnia di Teatro di Luca De Filippo propone NON TI PAGO, commedia tra le più brillanti del repertorio eduardiano che lo stesso grande drammaturgo napoletano ha definito “una commedia molto comica che secondo me è la più tragica che io abbia mai scritto”. La commedia parla di sogni, vincite al lotto, superstizioni e credenze popolari di un’umanità dolente e sfaccendata, che nella cruda realtà quotidiana fatta di paure, angosce e miseria non rinuncia però alla speranza, all’illusione, all’ingenua attesa di un colpo di fortuna che determini un futuro migliore. Il protagonista Ferdinando Quagliolo, è personaggio ambiguo e surreale, che vive tra sogno e realtà. Gestore di un botteghino del lotto a Napoli è un accanito giocatore eccezionalmente sfortunato. Al contrario un suo impiegato Mario Bertolini, suo futuro genero, interpretando i sogni, colleziona vincite su vincite e addirittura un giorno gli capita di vincere una ricca quaterna di quattro milioni delle vecchie lire datagli in sogno proprio dal defunto padre del suo datore di lavoro. Accecato da una feroce invidia Don Ferdinando si rifiuta di pagargli la vincita e rivendica il diritto di incassare la somma per se. Egli sostiene che lo spirito di suo padre avrebbe commesso un involontario scambio di persona recandosi per errore nella vecchia abitazione della famiglia Quagliolo dove ora risiede il giovane Bertolini. La commedia si sviluppa intorno ai vari tentativi di Ferdinando di appropriarsi del biglietto vincente con esasperate contese, dispute surreali e grottesche maledizioni. martedì 9 febbraio 2016 – ore 21.00 PROVANDO... DOBBIAMO PARLARE con Fabrizio Bentivoglio, Maria Pia Calzone, Isabella Ragonese, Sergio Rubini scritto da Sergio Rubini, Carla Cavalluzzi, Diego De Silva regia Sergio Rubini produzione Nuovo Teatro - coproduzione PALOMAR - Television&Film Production fondata da Carlo Degli Esposti Certo, una coppia borghese può essere teatrino di tutti i vizi borghesi: ostentazione di ricchezze, rapporti utilitaristici, rivendicazione dei diritti di figli avuti da matrimoni precedenti, patrimoni da spartire, lettere di avvocati, conti in banca, minacce, testamenti, risarcimenti, crisi di panico e via discorrendo. Per non parlare delle menzogne, i sotterfugi, i tradimenti e tutte le complicazioni che ne conseguono. Una coppia che funzioni in questo modo, spesso è tesa a gestire il suo status sulla base del calcolo e della scorrettezza, dimentica ormai da anni che il motore che li unì un tempo fu l’amore. Ebbene immaginiamo che i migliori amici di una coppia come questa, siano due che stanno insieme invece per tutt’altre ragioni. Non sono sposati, non hanno proprietà, terreni da dividere, case da accaparrarsi, non sono cointestatari di un conto in banca, e per quel che riguarda i beni materiali condividono solo un bell’attico in affitto al centro di Roma e quintalate di libri che non sanno più dove mettere. Lui è uno scrittore, un Premio Strega, due bestseller alle spalle, cinquant’anni ben portati e la trascuratezza da intellettuale consumato e progressista; lei vent’anni più giovane e il fascino di chi pende ancora dalle labbra del maestro, il suo fidanzato in questo caso. Inoltre questi ultimi due a differenza dell’altra coppia anziché fare figli hanno scritto dei libri insieme - i libri di lui a dire il vero - e un’insana necessità di dirsi sempre tutto, questo almeno nelle intenzioni. Adesso, l’anomalia di queste due coppie è senza dubbio che sono amici e che non ci sia un weekend, una vacanza, un’uscita, una festa comandata, che i quattro non trascorrano insieme. Supponiamo adesso che la coppia borghese, proprio come ogni coppia borghese che si rispetti, stia attraversando la sua ennesima crisi coniugale, questione di corna nello specifico, e che si sia fiondata a casa degli altri due anche una sera in cui non avevano messo in conto di vedersi. Ma in fondo non è proprio nel momento del bisogno che servono gli amici? Ed ecco così che la serata si fa notte e il salotto con tanto di vista da tremila euro al mese diventa un vero e proprio scenario di guerra in cui non solo emergono tutte le differenze tra le due coppie, ma i loro diversi punti di vista, le distanze, ciò che di ognuno l’altro non sopporta, tutto quel groviglio del non-detto che fino a quel momento soggiaceva sul fondo della coscienza. Col risultato che all’indomani della battaglia, alle prime luci del giorno, nonostante le premesse, quella più divisa sarà proprio la coppia tenuta insieme solo dall’amore. Ma perché l’amore forse non basta? martedì 23 febbraio 2016 – ore 21.00 QUALCUNO VOLÒ SUL NIDO DEL CUCULO di Dale Wasserman dall’omonimo romanzo di Ken Kesey adattamento Maurizio de Giovanni con Daniele Russo, Elisabetta Valgoi, Mauro Marino, Marco Cavicchioli, Giacomo Rosselli, Alfredo Angelici, Giulio Federico Janni, Daniele Marino, Antimo Casertano, Gilberto Gliozzi, Gabriele Granito, Giulia Merelli, Alfredo Angelici uno spettacolo di Alessandro Gassmann produzione Fondazione Teatro di Napoli Teatro Bellini Torna in scena la storia dell'amicizia tra Randle McMurphy – uno sfacciato delinquente che si finge matto preferendo un ospedale psichiatrico alla galera – e i suoi compagni di reclusione, scritta da Ken Keseynel 1962, resa da Dale Wasserman uno spettacolo per Broadway e poi da Miloš Forman un film, interpretato da un indimenticabile Jack Nicholson. Torna rielaborata dallo scrittore Maurizio de Giovanni, in un adattamento che, senza tradirne la forza e la sostanza visionaria, ha avvicinato a noi questa storia tutta americana: Randle McMurphy è Dario Danise, interpretato da Daniele Russo, e la sua vicenda si svolge nel 1982 nell'Ospedale psichiatrico di Aversa. Alessandro Gassmann ha ideato un allestimento personalissimo, elegante e contemporaneo, e diretto un cast eccezionale. Il risultato è uno spettacolo appassionato, commovente e divertente, imperdibile, per la sua estetica dirompente e per la sua forte carica emotiva e sociale. sabato 12 marzo 2016 – ore 21.00 Umberto Orsini, Massimo Popolizio, Alvia Reale, Elia Schilton IL PREZZO di Arthur Miller traduzione Masolino D’Amico regia Massimo Popolizio direzione artistica Umberto Orsini produzione Compagnia Umberto Orsini Arthur Miller fotografa con spietata lucidità e amara compassione le conseguenze della devastante crisi economica avvenuta negli Stati Uniti nel ‘29. Due fratelli si ritrovano dopo diversi anni nel vecchio appartamento del defunto padre, vittima drammatica della crisi, per sgomberarlo dai mobili e dagli oggetti accumulati negli anni e stabilirne il prezzo. Dietro questo semplice spunto emergono tutte le incomprensioni e le menzogne che la paura della perdita improvvisa del benessere possono esercitare su chi si dibatte nella crisi. Un tema che pur lontano negli anni è tremendamente attuale. domenica 20 marzo 2016 – ore 17.00 IL BUGIARDO Di Carlo Goldoni regia di Alfredo Arias con Geppy Gleijeses e Marianella Bargilli e con la partecipazione di Andrea Giordana produzione Gitiesse Artisti Riuniti e Baobei Production and Entertainment Questa commedia fa parte del periodo che connota l’innovativa riforma della scrittura teatrale a cui diede via Goldoni che, se pur attratto dai meccanismi della commedia dell’arte, è molto critico nei confronti della ripetitività e della volgarità in cui era caduta la comicità. Geppy Gleijeses affronterà con la sua indiscussa classe il personaggio di Lelio affiancato da Marianella Bargilli nella parte di Rosaura e da Andrea Giordana che sarà un divertente Pantalone abbastanza inusuale ma sicuramente efficace nel disegno registico. La regia è affidata ad Alfredo Arias, uno fra i più importanti registi internazionali, argentino naturalizzato francese, autore di spettacoli effervescenti animati da un ironia ora tenera ora folle, ben si prestano all’allestimento di questo testo. domenica 10 aprile 2016 – ore 17.00 I DUELLANTI di Joseph Conrad con Alessio Boni e con Marcello Prayer e Francesco Meoni traduzione e adattamento Francesco Niccolini regia Alessio Boni e Roberto Aldorasi Il testo dello spettacolo è nato da un laboratorio tenutosi presso il Teatro della Pergola di Firenze produzione Goldenart production Un romanzo esemplare, scritto da uno dei più grandi autori europei di primo Novecento: Józef Teodor Konrad Korzeniowski, meglio noto come Joseph Conrad, un polacco che, in inglese, racconta una sorprendente storia francese. Di più: napoleonica. L’affresco di un mondo, quello della cavalleria e degli eserciti ottocenteschi, che da lì a breve sarebbe stato spazzato via dalle nuovi armi e dalle nuove logiche militari del Novecento: l’introduzione di armi da fuoco a ripetizione e il super potere degli industriali nella gestione dei profitti di guerra avrebbero buttato all’aria antiche regole, l’etica militare e reso smisurati gli eccidi sui campi di battaglia. L’idea geniale su cui Conrad costruisce The Duel è che i due avversari non si fronteggiano sugli opposti versanti del campo di battaglia: sono ufficiali dello stesso esercito, la Grande Armée di Napoleone Bonaparte. Ussari, per l’esattezza. Per motivi a tutti ignoti – e in realtà banalissimi, al punto da rasentare il ridicolo – inanellano sfide a duello che li accompagnano lungo le rispettive carriere, senza che nessuno sappia il perché di questo odio così profondo. E, proprio per il mistero che riescono a conservare, i due diventano famosissimi in tutto l’esercito napoleonico: non tanto e non solo per i meriti sui campi di battaglia di tutta Europa, quanto per la loro eroica fedeltà alla loro sfida reciproca, che li accompagnerà per vent’anni, fino al duello decisivo. Un’opera su di un mondo in rapida estinzione, e al tempo stesso un capolavoro dell’assurdo, su come i fili della vita e del destino sfuggano di mano e sopravanzino ogni buon senso e prevedibilità. Gabriel Florian Feraud, guascone iroso e scontento, e Armand D’Hubert, posato e affascinante uomo del nord, non sono semplicemente due giovani promettenti, e sconcertanti ufficiali del più grande esercito dell’Ottocento, ma a modo loro incarnano incubi e ossessioni che – da Melville a Faulkner, da Kafka fino ad Albert Camus – accompagnano la cultura occidentale fino allo sfacelo della seconda guerra mondiale. SPETTACOLI DI DANZA domenica 14 febbraio 2016 – ore 17.00 IL LAGO DEI CIGNI coreografia e regia Fabrizio Monteverde musiche P.I. Cajkovskij costumi Santi Rinciari light designer Emanuele De Maria allestimento scenico Fabrizio Monteverde assistente alle coreografie Sarah Taylor maître de ballet Piero Rocchetti costumi realizzati da Opificio della Moda e del Costume realizzazione maschere Crea FX effetti speciali video realizzati da Matteo Carratoni e Michele Innocente produzione Balletto di Roma Tra le suggestioni di una favola d’amore crudele e i simboli di un’arte che sovrasta la vita, Fabrizio Monteverde reinventa il più famoso dei balletti di repertorio classico su musica di P. I. Čajkovskij, garantendo quell’originalità coreografica e registica unica che da sempre ne caratterizza le creazioni e il successo. Capolavoro del balletto, sintesi perfetta di composizione coreografica accademica e notturno romantico, di chiarezza formale e conturbanti simbologie psicoanalitiche, Il lago dei cigni è una favola senza lieto fine in cui i due amanti protagonisti, Siegfried e Odette, pagano con la vita la passione che li lega. Una di quelle “favole d’amore in cui si crede nella giovinezza” avrebbe detto Anton Čechov, scrivendo nell’atto unico Il canto del cigno (1887) di un attore ormai vecchio e malato che ripercorre in modo struggente i mille ruoli di una lunga carriera. Con dichiarata derivazione intellettuale dallo scrittore russo, il Lago diMonteverde trova ne Il Canto il proprio naturale compimento drammaturgico ein un percorso struggente di illusioni e memoria porta in scena un gruppo di “anziani” ballerini che, tra le fatiche di una giovinezza svanita e la nevrotica ricerca di un finale felice, ripercorrono gli atti di un ulteriore, “inevitabile” Lago. Persi tra i ruoli di una lunga carriera, i danzatori stanchi di un’immaginaria compagnia decaduta si aggrapperanno ad un ultimo Lago, tra il ricordo sofferto di un’arte che travolge la vita e il tentativo estremo di rimandarne il finale. Individualità imprigionate in una coazione a ripetere, sabotatori della propria salvifica presa di coscienza oltre i ruoli di una vita svanita, gli interpreti ripercorreranno la trama di un Lago senza fine, reiterandovi gesti e legami nella speranza straziante di sopravvivere al finale di una replica interminabile. Condannata ad una perenne metamorfosi, donna a metà tra il bene e il male, Odette/Odile sarà cigno e principessa, buona e crudele, amante fedele e rivale beffarda. Metafora di un’arte che non conosce traguardo, cercherà se stessa in un viaggio tormentato d’amore, tradimento, prigionia e liberazione. In un teatro in cui tutto ha inizio e nulla ha mai fine, andrà incontro agli stracci consumati di una vita d’artista con lo spirito bianco di una Venere per sempre giovane. Giovedì 31 marzo 2016 - ore 21.00 DON Q. - DON QUIXOTE DE LA MANCHA Coreografia di Eugenio Scigliano Musiche: musica classica spagnola, Kimmo Pohjonen Scene e Luci di Carlo Cerri Video di Carlo Cerri e OOOPStudio Costumi di Kristopher Millar and Lois Swandale Spettacolo inaugurale della NID Platform – Nuova piattaforma della danza italiana produzione Aterballetto Archetipo di una particolare natura umana – quella del 'dreamer'- e proprio per questo elevato a mito capace di attraversare epoche e culture e incarnazione di uno stato dello spirito e della mente del tutto e meravigliosamente 'a-normali'da evocare alla bisogna, Don Chisciotte è stato anche e più volte frequentato dal teatro di danza, perchè il coreografo interessato a evocare attraverso la metafora del movimento una condizione che fa delle azioni il frutto talvolta bizzarro di un mondo interiore acceso di sogni e ideali, trova nell'Hidalgo di Cervantes la sintesi perfetta e la fonte inesauribile di ispirazione. Perchè Don Chisciotte è uno e centomila e ognuno può ritrarre il 'suo' Don Chisciotte. Come fa Eugenio Scigliano, nel nuovo progetto per Aterballetto, in cui il coreografo empaticamente si riflette nel suo personaggio e ne traduce lo spaesamento umano e la necessità di non abdicare ai propri ideali anche se la realtà congiura per soffocarli. In una Spagna che stava mutando rapidamente, che stava abbandonando le sue regole e i suoi valori, il Don combatte l'angoscia e l'incertezza di tempi rozzi e confusi restando fedele ai suoi sogni e al suo codice morale e regalandone i segreti al suo amico Sancho. Allo stesso modo, in un periodo altrettanto disorientante e dettato da mutamenti repentini e francamente oscuri, il Cavaliere di Scigliano viene a incarnare l'essenza dell''essere artista', rivendicando il potere della sensibilità e la sua missione di “tener desto -nonostante tutto- il senso di meraviglia nel mondo”. E se la bellezza, in qualche modo, ci salverà, anche l'alter ego del Don, Sancho Panza grazie alla condivisione delle esperienze di vita con l'amico, imparerà a goderne per sopravvivere alle fatiche dell'esistenza. Il lavoro si sviluppa su musiche spagnole dal XVII secolo a oggi e composizioni del finlandese Kimmo Pohjonen.