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Introduzione
c
Apriamo insieme il Simposio di Platone e diamo la parola al
commediografo greco Aristofane. Siamo in casa di Agatone, si è
finito di cenare, su suggerimento di Fedro si è scelto il tema della discussione: l'elogio di Amore. Hanno già parlato Fedro, Pausania, il medico Eurissimaco (Socrate, per ora, tace e ascolta) ed
ecco intervenire l'autore delle Rane:
Bisogna innanzi tutto che sappiate qual è la natura dell'uomo e quali prove ha sofferto; perché l'antichissima nostra natura non era come
l'attuale, ma diversa. In primo luogo l'umanità comprendeva tre sessi,
non due come ora, maschio e femmina, ma se ne aggiungeva un terzo
partecipe di entrambi e di cui ora è rimasto il nome, mentre la cosa si è
perduta. Era allora l'androgino, un sesso a sé, la cui forma e nome partecipavano del maschio e della femmina: ora non è rimasto che il nome
che suona vergogna. In secondo luogo, la forma degli umani era un tutto pieno: la schiena e i fianchi a cerchio, quattro braccia e quattro gambe, due volti del tutto uguali sul collo cilindrico, e una sola testa sui due
volti, rivolti in senso opposto; e COSI quattro orecchie, due sessi, e tutto il resto analogamente, come è facile immaginare da quanto s'è detto.
Camminavano anche ritti come ora, nell'una e nell'altra direzione; ma
quando si mettevano a correre rapidamente, come i saltimbanchi fanno
capriole levando in alto le gambe, COSI quelli veloci ruzzolavano poggiando su quei loro otto arti.
Questi uomini primitivi, dalla conformazione doppia rispetto
all' attuale, divisi in tre sessi, erano terribilmente vigorosi e tanto superbi da attentare agli dèi e mettere Giove in assillo: «Se li
fulmino, come ho fatto con i Giganti, perdo i loro sacrifici in nostro onore: d'altro canto, non posso lasciarmi insolentire ... »:
©
2004 Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino
La casa editrice, esperite le pratiche per acquisire tutti i diritti relativi
alla presente opera, rimane a disposizione di quanti avessero
comunque a vantare ragioni in proposito.
www.einaudi.it
ISBN 88-06- 17099-6
Ma finalmente Giove, pensa e ripensa: «Se non erro, - dice, - ce l'ho
l'espediente perché gli uomini, pur continuando a esistere ma divenuti
più deboli, smettano questa tracotanza.
Ti taglierò in due e COSI saranno piii deboli, e nello stesso tempo più utili a noi per via che saranno aumentati di numero. E cammineranno ritti su due gambe; ma se ancora gli salterà di fare gli arroganti, e non vorranno vivere quieti, li taglierò in due una seconda volta: COSI cammineranno su una gamba zoppa
Ora
VI
Secondo la cronologia tradizionale, il Simposio appartiene ai
cosidetti «dialoghi della maturità» di Platone: esso è stato composto dunque tra il 387 e il 367 avanti Cristo. Al gruppo dei «dialoghi della vecchiaia e dialoghi dialettici», tra il 365 e il 347 all'incirca, è ascrivibile invece il Timeo. Qui Socrate, discorrendo con
Timeo, Crizia ed Ermocrate, svela ai suoi interlocutori come
all'interno del cosmo, I1J!.tQ,ad.
opera delJ2~mimgQ,•.e..~isJ.lJ~i~.~~
l'anima del mondo, intermèCllàrIatraTi divinità e il mondo sen-
a balzelloni». Ciò detto prese a spaccare gli uomini in due, come quelli
che tagliano le sorbe per conservarle o quelli che dividono le uova con
un crine. E intanto, via via che tagliava, ordinava ad Apollo di torcere
il viso e la metà del collo dalla parte del taglio - cosi che l'uomo avendo sott'occhio quella spaccatura divenisse più tranquillo - e di rimediare tutte le altre ferite.
Apollo - va detto a suo vanto - svolge un eccellente lavoro di
chirurgo plastico: volta a ciascuno il viso, tira la pelle sul ventre
e la annoda al cosiddetto ombelico, spiana le grinze e modella il
petto. Senonché, quando ha finito, lui e Giove sono costretti ad
assistere ad uno strano fenomeno:
~,_"''''''''':l:!<lli"",,,''''
-"SiDlIee èomRosta'drtre-~i~~~nti:
no
avviECclll;r;_do~Tl\ir;Y~ltta,neU;'-brama
"
Impietositosi, Giove decide di trasporre i loro genitali, fino
allora situati sul fianco, sul davanti: ç"QsL».dt~yvinghi~r§_L~rpaschio e femmina-generano e riproducono.la ..speeie.-maschio e
maschio hanno di che saziarsi per poi rivolgersi alle altre occupazioni della vita,
Il meno che possa dirsi è che Aristofane (o Platone per voce
sua), in questa luss~~ggiante.~<descrizione.diun'al1!l:opoIggiafantast~TI~iilIç_~ente.geniale
...Ma a noi preme sottolineare
Te'ci siamo permessi di farlo con abbondanza di corsivi) ciò che
è sotteso a codesta visione. Edgar Morin lo ha limpidamente enucleato, evocando ad esempio il Ka degli antichi.EgirL,Quella figura che in alcune raffigufà'ZiOtiracrompagna1"lndividuo, esibendo gli identici suoi tratti fisici: «Ora percepiamo che ~JJ1220rto:antr,opoLggis,QodeJ,
Doppio [... ] è un impulso elementare dello
~spirito umano, che inizialmente nQP.p.e,):c.episceJa,
propria inti.mità se non all'esterno cii sé. In effetti non ci si sente, non ci si
''O-d~~''non
'ci si ved;:'I;;:~p;lmaìstanza -;;,.~e~p..on.comeiL;altl~O,
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come
proiezione
e
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t.
1 Platone, Simposio, in Operecomp!ete, voI. III (Pannenide, Fi!ebo, Simposio, Fedro),
trad. it. di P. Pucci, Laterza, Bari I976, pp. 173-75.
2 E. Morin, L'Homme
et la mort, Seuil, Paris I970, p. I53 (la trad. è nostra).
11'me(lesiffio-(oIèle1}liç,O):;:l:lit,_
..-
tra (o diversO)è-un'eSsèll'za inte;~Tà-:1l7ti'fator;d~ll'edizione
c1ieab6laiiiOsottlQèchi~Cesaré-GIàrratano,
cosi commenta il
brano in questione (35 a-36 d): <jQg_Qi r~_alJ;àL.l.lll![tS;gllil_t~lJ.19
dell' ident~~~!lJ2..del
diver,~}2j:_~siSShé
t~~~s;o. ~~!.~g~ç;.
i auepnncipì, i due generi sommi, che entrano nella deter-
Quando dunque la natura umana fu tagliata in due, ogni p~rt!ò,_~2.>
gliosa della propria metà le si attaccaya, e gettandosi le braccia attorno,
di fondersi insieme, morivano di fame e in generale di inazione, ppché n!l,lla volevano fare l'una
staccata dall' altra. E ogni volta che 'U"n;P;U:t~,,-m~?lva'el'altra"r'estava
...]5!1~ql1§i5"SlJJ?~is1r~e~aliÀ4va~c~Yèando
un:alt~à'metà;ea"a quelLi sra~viticchiava sia che per caso incontrasse parte di una femmina intera
(che appunto oggi noi chiamiamo donna), sia che incontrasse la metà
di un uomo. E cosi morivano'.
VII
INTRODUZIONE
INTRODUZIONE
rrii'naziOi1edrognfieaItTè
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'nerrap2oifrarquesta"conTèaIrre
;èami~-
~spieganb1aToro·urutréTa'loromolteplièità·>;~~·~"~---~··--Sp'OS-fi'ltm@6iw€lFa~<àa}la·@tecindìPlatOneal1a"'Ròma
di Ovidio
e accostiamoci non a due avvincenti dialoghi filosofici, ma ad un
affascinante poema, in quindici libri in esametri, Le metamorfosi,
composto dal poeta latino tra il3 e 1'8 dopo Cristo. Nel terzo libro, ai vv. 339-510, si legge di~figlio
quindicenne della cerula Lirfope e del torrente Cefiso, desiderato per la sua
straordinaria bellezza da molte fanciulle e fanciulli, ma di una
«superbia cosi ostinata» da respingere tutti, persino la ninfa Eco,
ridotta a pura voce dal dolore per il suo rifiuto:
Cosi Narciso aveva deluso costei, cosi altre ninfe, nate dalle acque o
dai monti, cosi, prima, frotte di maschi. Finché un giorno, uno, disprezzato, levò le mani al cielo e disse: «Che possa innamorarsi anche
lui e non possedere chi ama!» Cosi disse, e la dea di Ramnunte (Neme~
si) assenti a quella giusta preghiera. C'era una fonte senza un filo di fango, dalle acque argentate e trasparenti, a cui mai si erano accostati pa~
stori o caprette portate al pascolo sui monti o altro bestiame, che mai
era stata agitata da un uccello o da un animale selvatico o da un ramo
caduto da un albero. Tutt'intorno c'era erba, rigogliosa per la vicinanza dell'acqua, e una selva che mai avrebbe permesso a quel luogo di essere intiepidito dal sole. Qui il fanciullo, spossato dalle fatiche della caccia e dalla calura, si getta bocconi, attratto dalla bellezza del posto e dalla fonte, ma mentre cerca di sedare la sete, un'altra sete gli cresce: mentre
beve, invaghitosi della forma che vede riflessa, spera in un amore che
non ha corp~, crede che sia un corpo quella che è un'ombra. Attonito
fissa se stesso e senza riuscire a staccare lo sguardo, rimane immobile
3 Platone,
Timeo, in Opere complete, voI. VI tClitofonte, La Repubblica, Timeo,
Crizia), trad. it. di C. Giarratano, Laterza, Bari 1978, pp. 382-83.
VIII
INTRODUZIONE
come una statua scolpita in marmo di Paro. Disteso a terra contempla
le due stelle che sono i suoi occhi, e i capelli degni di Bacco, degni anche di Apollo, e le guance impuberi e il collo d'avorio e la gemma della
bocca e il rosa soffuso sul candore di neve, e ammira tutto ciò che fa di
lui un essere meraviglioso. Desidera, senza saperlo, se stesso; elogia, ma
è lui l'elogiato, e mentre brama, si brama, e insieme accende e arde.
Quante volte non dà vani baci alla fonte ingannatrice! Quante volte non
tuffa nell'acqua le braccia per gettarle attorno al collo che vede, ma
nell'acqua non si afferra' Non sa che sia quel che vede, ma quel che vede lo infiamma, e proprio l'errore che gli inganna gli occhi glieli riempie di cupidigia. Ingenuo, che stai a cercar di afferrare un'immagine fugace? Quello che brami non esiste; quello che ami, se ti volti, lo fai svanire. Questa che scorgi è l'ombra, il riflesso della tua figura. Non ha nulla
di tuo quest'immagine, con te è venuta e con te rimane, con te se ne andrebbe - se tu riuscissi ad andartene»'.
Se abbiamo ritenuto di far ricorso ad un grande filosofo e ad
un grande J:2oetadell' antichità, se abbiamo evocato con le loro
parol~!:~~~O:-~~~
per sott.olinear~ come l'i.dea. d~
.l~~!;!~;~:~~11ta ~~[~~.~,~L12QPPl;Q
_çh,eciascuno di !lQ,1.~,~_
porta aentm (ché1Q sappia, che lo voglia o meno, non conta) s'anriiC!~ll~i:t;
..uc:g~L~ptf:!!ìi~.-ç1~lJ~ir1(Uylç!vo",~f1fu:_
etrp}E.J:~-,.,
mòte. Pierre Jourde e Paolo Tortonese, due autorevoli specialistf dèl tema letterario del Doppio, in un libro a quattro mani a
cui faremo più volte ricorso, hanno osservato che «in certe mitologie, è il creatore che è' doppio in prima istanza: una coppia di
demiurghi, Izanagi e Izanami, crea il primo universo terrestre nella mitologia shintoista. Gli dèi dell'antico Messico sono doppi.
Esistono dèi bicefali, come il Giano latino, o che si manifestano
sotto aspetti diversi (gliavatarsdelle divinità indiane) [... ] Quando è creatore, o prossimo alle fonti della creazione, il Doppio fornisce dunque una spiegazione al desiderio e alla sua carenza, offre un'immagine della completezza' [... ] IJ..Q.2ill~.t8.~(?E!g~n~~~A(\b.brac~i~~dU.!l-'Ll!.~~~],ç~~s_s_o~l'idea di scissione, _!n~~p'.ar~lill.~
'da'Ira creazione, e l'idea di t~~it~~>..
"-~è1ìmi'faiiClOsiaricostruire
la storia dell'immagine del
Doppio nella civiltà letteraria, ci si rende conto che «lo scandalo del soggetto doppio» contiene in sé «un richiamo allo scandalo della condizione umana, posizione intermedia, a detta di Pascal, traÌa"b~s-tiae tai).gél,P,tra l'unità col Divino e l'esilio»: dal
momento che «qualunque cultura umana non può che fondarsi
P. Ovidio Nasone, Metamorfosi, a cura di p, Bernardini
scritto di L Calvino, Einaudi, Torino 1979, pp. I I3-14.
4
Marzolla,
con uno
INTRODUZIONE
IX
sul ricordo d'una scissione, e procedere verso un'impossibile riunificazione »5.
Quando nasce, tuttavia, all'interno della letteratura occidentale, quando prende corpo sulla pagina il tema del Doppio in senso stretto, quello del ~ge.tto_che...v_e_de_dinnaniòi-a__sLun-al~se stessoJaut9_§_ç.22.!~1~()'rne
un' entità, autQnoma-ma..identica,~Q~
~es'ffii!?attein un indìviduo _si~_s.éin...tut~p..er...tuttQ,~
(
't;:"RispondonoJouraee-TOrtonese: «Questo Doppio è essenzialmente moderno, ~ ro.manticis1P9.tedesco;she lo mette in auge, e Jean-Paul Richter (1763-1825) inventa perTuCrieJI79b,~iltermine di.".!flPpe<&1fj~.6.1
A con.i.are questo neo.logismo..(letteralmente, ~' i.cammiQa..aLt..lY1iii!!1ç__~,,~ill...lli9 S9lP..l2,!;lcggçu;;lLstr:a:;.,
.....Qi!.») non hitmancato di contribuire la riflessione di un filosofo
come Johann Gottlieb Fichte (1762-1814), chiamato alla cattedra di filosofia dell'Università di Jena nel 1794, anno in cui pubblica i suoi Fondamenti dell'intera dottrina della scienza.,~tema fichtiano prevede una sorta di r.addol?12iamentodel sògge"t:'
6figLnario~ne'lfig1®"fin:S-~ji:OOn-I~
e.~?~~2,J;~~:f.pg-"",ç~~MJil&Y:Qltll";Ju~lB<;lSJ;l.2i~~~~j~f>,,,:,"«
Il
mio lo (empirico) è orrificato dal mio lo (assoluto), questo Démogorgon ripugnante che mi abita», postilla Jean-Paul Richter
nell'Appendice comica del suo romanzo Titan (1800-1803), in cui
è compresa, nel registro della parodia, una Clavisfichtiana. Ma
è Adalbert von Chamisso (1781-1838) con la sua Storia meravigliosa di Peter Schlemil o l'uomo che ha perduto la sua ombra
(1814), romanzo breve dallo straordinario, immediato successo
in tutta Europa, a consacrare il tema del Doppio al più alto livello di espressività.,ç~misso racconta la storia di un individuo
che, giunto in una cittaaìilaooveaovrebbe
socialmente affer•marsi e divenire in breve tempo agiato, vende ad un uomo in gri-,
gio la propria ombra in cambio della borsa magica di Fortunatus, fonte di inesauribili ricchezze: «Il nostro eroe - ha osser~ vato la belga Anne Richter, un' altra specialista di letteratura
fantastica - perde a questo punto la propria identità e diventa
oggetto di sèana-aroe-àtpnbbti'C'(niisprezzo. Rifiutando un se-, condo patto col diavolo, che gli offre di barattare la propria ombra con la fkopria anima, Schlemil finisce per accettare la sua
~-unI5t~@2~;~
, P. Jourde e P. Tortonese, Visages du double. Un thème littéraire, Nathan, Paris
I996, pp. 7-8 (la trad. è nostra).
6 Ibid., p. 3,
x
INTRODUZIONE
condizione, rinuncia al suo doppio ingannatore, e preferisce serbare l'anima pura, vivendo ormai in solitudine, lontano dall'umano consorzio»'.
Sta di fatto che con il suo piccolo capolavoro narrativo von
Chamisso aveva aperto una strada, che dai suoi colleghi della
«scuola» romantica si inoltrerà sino al Novecento, sia sul versante del romanzo che su quello del racconto. Il tedesco Ernst
Theodor Amadeus Hoffmann (I776-I822) rimase folgorato dal
Peter Schlemil e a lungo vagheggiò di scrivere col suo autore un
racconto a quattro mani. Quando comprese che ciò sarebbe stato impossibile, e si decise negli ultimi dodici o tredici anni di vita ad esordire come scrittore, inserf nei Racconti fantastici alla
maniera di Callot (I8I3-I5), la sua opera prima, le Avventure della notte di San Silvestro, verso la fine delle quali il protagonista
Erasmo Spicker:pJ;..t1~e:mt:l1::Si"i',~eJn..ak.uQ.Sp~~.ta..pFGpri~
HoffmanniJQ,scrittore
moderno più ossessio.l1~Q dal tema 'derDoppio. Gli dedica àImenocj\:lfIfffo ro- .
manzi di diversa ampiezza, nel più celebre dei quali - Gli elisir
del Diavolo (I8I5-I6), - i personaggi sembrano costretti da un
destino beffardo a misurarsi di continuo con i loro,alter-.egg, in
una giostra tra il macabro e il grottesco.
- Trent'anni dopo un Fédor Dostoevskij venticinquenne (I82II88I), al suo secondo romanzo dopo Povera gente, subisce con
Il sosia (I846) un bruciante insuccesso. Eppure la storia del pie~~olo funzionario di San Pietroburgo
Goliadkin, che -incontra
• la notte in una stradina della città il proprio sosia e si lega a lui
di un'improvvisa
amicizia, destinata progressivamente
a tramutarsi in aperta rivalità e quindi in un odio profondo, ha una
sua allucinante forza evocativa sino all' esplosione finale della
follia.
Un grande successo saluta invece nel I886 Lo strano caso del
dottor Jekyll e del signor Hyde di Robert Louis Stevertson=tT850:I894): quarantamila copie vengono vendute in pochi mesi nella
sola Inghilterra, e presto lo scrittore - che tre anni prima era divenuto celebre grazie a L) isola del tesoro - sarà assillato da richieste pressanti di adattamenti teatrali in Francia, Germania,
Stati Uniti. La metamorfosi di un rispettabile medico e scienziato in un orribile stupratore e assassino e l'irreversibilità di questa mostruosa doppiezza scuotono il pubblico, gli insinuano il
7
Histoire de doubles d'Hoffmann à Cortazar. Récits choisis et présentés par A. Richter,
Editions Complexe, Bruxelles 1995, p. 13 (la trad. è nostra).
INTRODUZIONE
XI
dubbio che essa possa annidarsi anche nella piti puritana e irreprensibile delle coscienze.
Anche Il ritratto di Dorian Gray (I89I) di Oscar Wilde (I854I900) fa scandalo. Il morboso legame che si instaura tra un aristocratico, Henri Wotton, un suo amico pittore, Basil Hallward,
e il giovane modello dalla straordinaria bellezza, il Dorian del titolo; il cinismo di Wotton che lentamente «corrompe» l'originaria purezza di Dorian; la progressiva discesa di costui nell'inferno del vizioi,il tl!!to.rifless.9 p_er diciotto lunghi anni nel to:
tem-tabu di un ritratto, che solo si fa carico dell'inarrestabile
èIegraaaÙone-aer protagonista: c'è quan.tobasta per suggerire""ilS'trd'Eli1:-i-deHa-regìflaVittoria'; che nutrono un istintivo ribrezzo
per l'omosessuale Wilde, che non basta l'immutabile astrattezza
di gn Doppio «dipinto» a proteggere un criminale dalle proprie"
.. colpè: fuar di. metafora, che l'arte o la letteratura non potranno
....mai far da paravento alle turpitudini insondabili della nostra esistenza indifesa.
Con Wilde e il suo implacabile verdetto accusatorio siamo
quasi alle soglie del «secolo nuovo». Ma sbaglierebbe chi pensasse che il Novecento non annoveri altre vicende parimenti inquietanti, e dunque altri romanzi sul Doppio. Naturalmente non
è questa la sede per una compiuta rassegna. Ma, anche limitandoci rapsodicamente
alle nostre personali letture, vorremo almeno ricordare opere come L'equivoco (I936) del russo-americano Vladimir Nabokov (I899-I977), in cui a Praga un uomo
d'affari russo, Hermann, s'imbatte in un mendicante, Felix, che
ravvisa identico a sé; Le teste scambiate (I940) di Thomas Mann
(I875-I955), tragicomica «leggenda indiana» - questo il sottotitolo - tra due amici, il nobile bramino Shridadan e il fabbro
plebeo Nanda, innamorati ambedue della bella Sita e per lei decapitatisi, con conseguente erroneo scambio dei loro capi mozzi per la caparbia ostinazione della dea Kalf, Il visconte dimezza,••.lO«.(1952) del nostro Italo Calvino (I923-85) con la metà buona
di Medardo di Terralba fervidamente protesa a riparare i torti
ingiustamente inflitti ad altri dalla sua metà cattiva; Le meteore
(I975) del francese Michel Tournier (I924) sulla doppiezza-gemellarità di Jean e Paul (anzi, Jean-Paul) Surin, figli d'una famiglia di industriali bretoni, alla vigilia della seconda guerra mondiale; Djinn (I98I-85) del poliedrico Alain Robbe-Grillet (I922),
in cui il maestro del «nouveau roman» miscela fantascienza e
spy-story nella vicenda di un killer dalle numerose identità, Simon Lecoeur, assoldato dall'americana Djinn-Jean, a sua volta
XII
INTRODUZIONE
sdoppiata in una bambola con magnetofono, nella lotta clandestina contro il Macchinismo trionfante",
Abbiamo evocato soltanto alcuni romanzi notevoli sul Doppio, scritti ed apparsi tra Otto e Novecento. La nostra. antologia
non si rivolge peraltro al r9manzo, anche nelle sue forme meno
espanse, ma al racconto. E infatti nelle strutture, di necessità
«economiche», del narrar breve che l'evocazione fantastica del
Doppio consegue risultati di particolare incisività. Come hanno
sottolineato i primi studiosi dello sviluppo letterario di questo tema, come la tedesca Wilhelmine Kraus sin dal 1930 o l'inglese •
Ralph Tymms circa vent'anni dopo (1949), la contrazione architetturale della forma-racconto è singolarmente adatta ad esprimere, e contrario.se tensione incontrollabile a r9Jl1pereogni confine, a slanciarsi, finalmente liberi, al di Hl dei limiti del proprio
destino, che è la costante d'ogni conflitto dell'io con l'altro da.si.,
col suo Doppio",
Accolta questa prospettiva, di natura eminentemente strutturale, ci siamo mossi nella scelta degli autori e, all'interno delle loro sillogi, dei singoli racconti in base a sempre diverse motivazioni critiche: e ne abbiamo succintamente reso conto nelle brevi'
note premesse ad ogni novella. Se, all'interno di codeste «aperte» suggestioni, una comune attitudine metodologica è dato.l)lYi.,
vi~~,.ne.,siamo debitori agli scritti di uri filosofo frances~,
_"cent Rosss,t:Che ameremmo fosse piii noto in Italia: e, in partitèelàre, àcl uirsGo saggio quasi trent' anni fa, Le Reel et san doub~
(1976), da tempo disponibile in edizione economica (1:993). Polemizzando con l'Otto Rank di Don Giovanni e il doppio (1'914),
secondo cui grooPPì'O?appre.s~re5b#
per l'individuo una garanzia contro la morte,~.;..~~<{,.Ciò
che angoscia il soggetto, molto più che.la Stì~;o~~.jmÌninente, è.innanzitutto)Jl.
~uanon-realtà.Ja.sua ~istenza
.Sarebbe il male uùnorèlamorte se si potesse essere~~rtl aver almeno vissuto:.Qra èpr!lg~9.di
.(i.t!:~st4.1!..itCl.,-.per
.q!!aJ!.to":peJj~possa ~~-;"ii;..({l:!i.uieiìè 4. UJ
~.iI
sog~t9._qcllQ..sQQPpi~n!~~~.Qnalita"
Nella coppia
cF
8 Il Doppio suscita anche l'immaginazione
di alcuni grandi lirici. Jourde e Tortonese ricordano, tra gli altri, lo Heinrich Heine del Die Heimkehr (r823-24), musicato da Franz Schubert; e l'Alfred de Musset de La nuit de décembre, lirica composta
nel 1835 e raccolta nel 1850 in Poésie nouvelles (cfr. P. Jourde e P. Tortonese, Visa·
ges du double cit., pp. 202 e 221'22).
9 W. Kraus, Das Doppelganger Motiv in der Romantik,
Ebering, Berlin 1930; R.
TYI?ms, Doubles in Literary Psychology, Bowes and Bowes, Cambridge 1949.
XIII
INTRODUZIONE
malefica che unisce l'io ad un altro da sé fantomatico, il reale non
l'''".è dalla parte dell'io, ffi'adalla parte delfantasma: non èl' altro.che.
mi sdoppia, sono io che sono il doppio dell'aùrçs".
"Precisata questa scelta di campo, che è a monte di vari racconti
qui inclusi, vogliamo tuttavia aggiungere che non abbiamo mai
voluto privilegiare questa o quella tendenza all'interno della grande officina del fantastico, né abbiamo mai inteso circoscrivere
l'esistenza di presunte o reali «scuole» nazionali. I ventiquattro
narratori di seguito proposti, dal protoromantico Hoffmann al
nostro contemporaneo Cortazar, appartengono a otto diverse aree
linguistiche e alle relative storie letterarie: ma la prevalenza numerica di questa o quell'area -l'inglese, poniamo, con BulwerLytton, Stevenson, Conrad, Wells, la Woolf; l'iberoamericana,
con Quiroga, Borges, Ocampo e Cortézar stesso; e l'italiana, con
Tarchetti, Zena, Pirandello, Bontempelli, Papini, Savinio - non
è certo ispirata a criteri di preminenza statistica (la presenza di
sei nostri scrittori non dovrebbe del resto costituire una sorpresa per gli appassionati, dal momento che una vocazione «magica» o «fantastica» delle patrie lettere è stata da tempo autorevolmente sottolineata, valga per tutti il nome di un critico come
Gianfranco Contini).
Continuiamo, del resto, ad essere convinti che dinnanzi a qualunque florilegio la parola ultima e decisiva spetta sempre e soltanto al lettore: il quale, anche all'interno di questa silloge, saprà
privilegiare propria scelta, disegnando cOSIla propria antologia,..
doppia in qualche modo rispetto alla nostra.
Ja
GUIDO DAVICO BONINO
Università
degli Studi di Torino, aprile 2004.
Ringrazio per i consigli Luigi Forte, Barbara Lanati, Claudio Magris, Alessandro
Tinterri, Paolo Tortonese; per il prezioso aiuto Alessia Dimitri, Marco Fiorito e la
mia editor di sempre, Maria Teresa Polidoro.
lO
C. Rosset, Le Réel et son double, Gallimard, Paris 1993, p. 91 (la trad. è nostra):
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