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Rotte dei migranti africani

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Rotte dei migranti africani
Rotte dei migranti africani nel Mediterraneo - Wikipedia
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http://it.wikipedia.org/wiki/Rotte_dei_migranti_africani_nel_Mediterraneo
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Per rotte dei migranti africani nel Mediterraneo si intendono i flussi migratori che,
dall'inizio degli anni novanta, attraversano il mar Mediterraneo dall'Africa verso
l'Europa. Il fenomeno dell'immigrazione per mare è aumentata di pari passo con la
chiusura delle frontiere degli Stati europei a seguito dell'adozione di un regime di visti
di ingresso particolarmente restrittivo verso i Paesi poveri. Il mare viene attraversato
su imbarcazioni di fortuna, spesso vecchi pescherecci, barche in vetroresina o
gommoni di tipo Zodiac. I principali punti d'ingresso sono le coste spagnole, italiane e
greche. Mediamente, in un anno, non più di 60.000 persone attraversano il
Mediterraneo. Secondo l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, i flussi
sono misti, composti cioè di migranti economici e rifugiati politici.[1]
Le rotte
Le rotte principali sono una decina. La più antica, collega la costa del Marocco alla
Spagna, attraverso lo stretto di Gibilterra, e si è andata dilatando negli anni, al punto
che oggi molte imbarcazioni partono direttamente dalla costa oranese dell'Algeria,
sempre verso l'Andalusia e, talora, verso le isole Baleari.
La Spagna è interessata da una seconda rotta, quella che parte dalla costa atlantica
africana (Marocco, Sahara occidentale, Mauritania, Senegal, Gambia e Guinea) fino
all'arcipelago delle isole Canarie.
Nel Mediterraneo centrale le rotte sono quattro. La più battuta parte dalle coste
occidentali libiche, tra Tripoli e Zuwarah, puntando verso Lampedusa, la Sicilia e
Malta.
Indice
1 Le rotte
2 Giro d'affari
3 Le rotte
3.1 Spagna meridionale
3.1.1 Collegamenti esterni
3.2 Ceuta e Melilla
3.2.1 Collegamenti esterni
3.3 Isole Canarie
3.3.1 Collegamenti esterni
3.4 Algeria - Sardegna
3.4.1 Collegamenti esterni
3.5 Libia - Malta - Italia
3.5.1 Accordi Italia-Libia
3.5.2 Collegamenti esterni
3.6 Siria - Turchia - Grecia
3.6.1 Collegamenti esterni
3.7 Turchia - Cipro
3.7.1 Collegamenti esterni
3.8 Egitto - Israele
3.8.1 Collegamenti esterni
4 Le stragi sulle rotte dell'immigrazione
5 Note
6 Bibliografia
7 Voci correlate
8 Collegamenti esterni
Parallele a questa, altre due rotte collegano il litorale tunisino, tra Sousse e Monastir, a
Lampedusa, e la costa nord tra Biserta e Capo Bon a Pantelleria.
Dall'Egitto partono invece alcuni dei pescherecci che giungono in Sicilia orientale e in Calabria.
Infine, a partire dal 2006, una nuova rotta collega Algeria e Sardegna, partendo dalla costa nei pressi della città di Annaba.
In passato era invece Malta a costituire un importante punto di passaggio. Migliaia di migranti atterravano ogni anno sull'isola con
un visto turistico e da lì venivano imbarcati clandestinamente verso le coste siciliane. Nel Mediterraneo orientale, infine, le rotte
marittime collegano la costa della Turchia alle vicine isole greche del Mar Egeo, in particolare Samos, Mitilene, Chios, e
Farmakonisi. Sull'isola greca di Creta, invece, in misura minore, arrivano imbarcazioni salpate dalla costa egiziana. Alla fine degli
anni novanta e inizio Duemila, migliaia di profughi Curdi salpavano direttamente dalle coste turche verso la Calabria. Una rotta che
ancora nel 2007 ha portato un migliaio di persone sulle coste della Locride. Sulla rotta che negli anni novanta collegava l'Albania
alla Puglia invece, non hanno mai viaggiato migranti africani.
Giro d'affari
I flussi migratori nel Mediterraneo danno vita a un giro d'affari illecito di centinaia di milioni di euro l'anno. Il prezzo dei viaggi
varia da frontiera a frontiera, aggirandosi tra i 500 e i 2.000 dollari. Sebbene esistano viaggi auto organizzati dagli stessi migranti, la
maggior parte delle partenze è controllata da alcune organizzazioni, ognuna delle quali si occupa del passaggio di una frontiera.
Ogni nazionalità ha i suoi connection man, che mettono in contatto il candidato all'immigrazione clandestina con il passeur e con la
rete di persone che lo ospiterà e lo trasborderà al luogo di imbarco. Sconti particolari vengono fatti a chi si offre volontario per la
guida delle imbarcazioni, spesso affidate per questo a capitani senza alcuna esperienza di mare, con conseguente aumento delle
vittime. Secondo Fortress Europe, stando alle sole notizie riportate dalla stampa, almeno 8.905 persone sarebbero annegate sulle
rotte migratorie del Mediterraneo e dell'Atlantico dal 1988[2]. Le vittime in mare sono aumentate anche per l'evolversi delle rotte,
che negli ultimi anni sono diventate più lunghe e pericolose, al fine di eludere l'intensificarsi dei pattugliamenti anti-immigrazione,
dal 2006 coordinati dall'agenzia europea Frontex ed esternalizzati nelle acque territoriali di alcuni Paesi di transito, come Turchia,
Egitto, Libia, Algeria, Marocco, Mauritania e Senegal.
Parallelamente al contrasto della migrazione via mare, si è assistito alla criminalizzazione del soccorso in mare, come nel caso dei
processi ad Agrigento alla Cap Anamur e ai pescatori tunisini, accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina per aver
soccorso dei naufraghi africani in mare e averli tratti in salvo in porti italiani.
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Le rotte
Spagna meridionale
Sin dalla fine degli anni ottanta le acque dello stretto di Gibilterra sono state attraversate da importanti flussi migratori, inizialmente
composti prevalentemente da cittadini marocchini e algerini, e, in un secondo momento, anche da soggetti provenienti dall'Africa
sub-sahariana. Nel 2009 i punti di partenza interessano tutta la costa tra Larache e Hoceima, in Marocco, e tra Ghazaouet e
Mostaganem in Algeria. Gli sbarchi avvengono sulla costa spagnola andalusa tra Cadice e Almeria e, dal 2007, anche sulle isole
Baleari. La traversata si effettua su piccole imbarcazioni e gommoni di tipo Zodiac. Nonostante il breve tratto di mare, dal 1988 le
vittime sarebbero almeno 1.686[3].
I passeggeri sono marocchini, algerini e poi sub-sahariani dell'Africa occidentale e centrale. Per entrare in Marocco, i migranti
sub-sahariani attraversano l'Algeria fino ad attraversare illegalmente la frontiera tra Maghnia e Oujda. La frontiera tra i due paesi
ufficialmente è chiusa. Tuttavia passare la frontiera è estremamente semplice, a piedi o a bordo dei taxi locali. Oujda, nel nord est
del Marocco, è anche il capolinea delle deportazioni dei migranti sub-sahariani arrestati in mare dalle autorità marocchine o
rastrellati a El Ayun, Rabat e Casablanca durante le retate della polizia. I candidati all'emigrazione clandestina vengono così
preventivamente arrestati e semplicemente abbandonati lungo la frontiera algerina, da dove raggiungono a piedi la bidonville alle
porte della vicina città di Maghnia, oppure ritornano a Oujda, spesso minacciati dalla stessa polizia di frontiera algerina.
« La polizia li scorta per un tratto, a piedi, dopodiché indica loro la direzione della frontiera con l'Algeria, a dieci minuti di
cammino. A metà strada l'esercito algerino spara dei colpi in aria per spaventarli e costringerli a tornare indietro, ma dall'altro
lato sono gli uomini delle forze ausiliarie marocchine a sparare... Nel corso della notte il gruppo, ormai perso, si ferma per
riposare qualche ora sul territorio algerino, sotto le stelle. Improvvisamente il freddo è rotto dai passi di alcuni soldati algerini
che svegliano tutti urlando di andarsene via da là, eccetto tre donne, che vengono prima perquisite, poi palpate e quindi
stuprate »
(Gabriele Del Grande, Mamadou va a morire, Roma, 2007, pag. 68-69)
Nel 2007, nelle acque tra Spagna e Marocco si sono tenuti pattugliamenti europei congiunti, sotto l'egida di Frontex, denominati
missione Indalo. Anche la marina reale marocchina effettua pattugliamenti anti emigrazione. Secondo testimonianze raccolte da
Amnesty International e Human Rights Watch, il 28 aprile 2008 una nave della Marina reale marocchina avrebbe affondato un
gommone carico di migranti subsahariani, causando la morte di almeno 28 persone, al largo di Hoceima.[4] Con il Marocco, la
Spagna ha stretto accordi di riammissione che vengono applicati anche ai minori non accompagnati[5].
Sbarchi nello stretto
di Gibilterra[6]
1999 2000
2001
2002 2003 2004 2005 2006 2007
2.694 12.789 14.405 6.795 9.788 7.245 7.066 7.502 5.579
Dopo la militarizzazione della costa marocchina e la dura repressione del 2005 nelle valli intorno a Ceuta e Melilla, le rotte
dell'emigrazione si sono concentrate sulle isole Canarie - che nel 2006 hanno accolto la cifra record di 31mila immigrati - e i punti
di imbarco si sono spostati sempre più a sud, dalla Mauritania al Senegal, su rotte più lunghe e pericolose per evitare i
pattugliamenti navali di Frontex.
Collegamenti esterni
Naufrage de Hoceima (http://www.france24.com/fr/20080626-reportage-maroc-immigration-clandestin-naufrage-afrique) ,
Video reportage realizzato da J.M. Lemaire, per France 24. La notte del 28 aprile 2008 la Marina reale marocchina affonda
un gommone di migranti al largo di Hoceima. Muoiono 34 persone. Le interviste dei superstiti
Ceuta e Melilla
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Ceuta e Melilla sono due città autonome spagnole situate nel Nord-Africa, circondate dal
Marocco, situate sulla costa del mar Mediterraneo vicino allo stretto di Gibilterra, con una
superficie di poche decine di chilometri quadrati. Per i migranti provenienti dall'Africa
sub-sahariana, Ceuta e Melilla hanno rappresentato per tutti gli anni novanta due porte
d'ingresso per la Spagna e l'Unione europea. Per questo le due città sono state separate dal
territorio marocchino da una doppia rete metallica alta inizialmente tre metri e poi
raddoppiata a sei. Costruita nel 1997 a Ceuta e nel 1998 a Melilla, la recinzione è costata
20 milioni di euro, finanziati dall'Unione europea. Nell'estate e autunno del 2005 si
registrarono massicci assalti alle reti, di gruppi di centinaia di uomini. Gli assalti vennero
respinti a mano armata. In pochi mesi i colpi di arma da fuoco delle Forze ausiliarie
marocchine e della Guardia Civil spagnola causarono 13 morti a Melilla e 4 a Ceuta.
Nell'ottobre del 2005, un migliaio di migranti arrestati dalle autorità marocchine nelle
vallate intorno alle due città, vennero deportati e abbandonati in pieno deserto alla frontiera
algerina, all'altezza di 'Ain Chouatar, vicino Bouarfa. Prima di ricevere soccorso, una
ventina di loro morirono disidratati[7].
Prima della stagione di repressione inaugurata nel 2005 dal governo di José Luis Rodríguez
Zapatero, un migliaio di migranti sub-sahariani vivevano in accampamenti di fortuna sulle
montagne intorno a Ceuta e Melilla. Circa 700 persone sul massiccio di Gourougou, davanti
a Melilla, e almeno il doppio a Bel Younes, di fronte a Ceuta. Camerunesi, maliani e
nigeriani erano i più numerosi.
Posizione di Ceuta
Posizione di Melilla
« Nascosta tra gli alberi si forma una società parallela, organizzata con le proprie leggi e le proprie istituzioni, in gruppi divisi
per nazionalità. Sono quasi tutti uomini, età media 25 anni. Ogni comunità è retta da un presidente, chairman, e dal suo
bureau', un esecutivo composto da un ministro della finanza e un colonnello responsabile della sicurezza, eletti per
maggioranza e in base all'anzianità in un 'assemblea collettiva »
(Gabriele Del Grande, Mamadou va a morire, Roma, 2007, pag. 81-82)
Per saltare le reti della barriera, i migranti fabbricavano scale con i rami degli alberi e si imbottivano i vestiti per proteggersi dal filo
spinato. Sin dal 2004, un rapporto di Médicins sans frontières denunciava gli abusi perpetrati dalla Guardia civil spagnola e dalle
forze ausiliarie marocchine da entrambi i lati del confine[8]. Dal 2006 il flusso si è notevolmente ridotto. Alcuni tentano di
raggiungere via mare le spiagge delle due città spagnole. Ma la maggior parte degli emigranti si è concentrata sulle rotte per le
Canarie o per l'Andalusia.
Collegamenti esterni
Esperanza Melilla (http://fortresseurope.blogspot.com/2005/12/esperanza.html) , documentario di Rosa Mareike Wiemann
sulla vita dei minori non accompagnati marocchini nella città di Melilla
Melilla: choque de civilizaciones (http://fortresseurope.blogspot.com/2005/12/melilla-choque-de-civilizaciones.html) . Abusi,
pestaggi, omicidi. Alle porte d'Europa. Uno dei documentari più completi sull'enclave spagnola. Girato dalla Ong Prodein
La frontera (http://fortresseurope.blogspot.com/2005/12/la-frontera.html) , documentario video di Un mondo a Colori, 30
minuti. I migranti ammazzati dagli spari della polizia a Ceuta, i passeur marocchini, e i cpt in Francia e Inghilterra
Isole Canarie
L'arcipelago delle isole Canarie (7 isole e sei isolotti minori), dista 108 km dal
punto più vicino della costa africana, Tarfaya, in Marocco. A partire dal 1999
è una delle mete principali delle rotte dell'immigrazione africana via mare. Il
numero di arrivi è salito di pari passo all'aumento dei pattugliamenti nello
stretto di Gibilterra e a Ceuta e Melilla (dove nel 1998 veniva ultimata la
doppia barriera lungo il confine). Nel 2002 si imbarcarono per le isole
Canarie, dal Sahara occidentale e dal Marocco, 9.929 persone[9], un boom
rispetto alle poche centinaia di persone all'anno degli anni precedenti. Per la
prima volta, nel 2002, il numero di sbarchi alle Canarie superò quello della
costa andalusa. Ma il record di arrivi venne registrato nel 2006, con oltre
31.000 persone, in grande maggioranza africani sub-sahariani[10], salpati non
più soltanto dalle coste del Sahara occidentale, ma anche da Mauritania,
Senegal e Gambia. Nel 2007 gli arrivi alle Canarie sono invece diminuiti del
60% e nel 2008 continuano a diminuire. Le vittime, su questa rotta, sono state
almeno 2.053 dal 1999, secondo Fortress Europe[11].
Mappa delle isole Canarie
La diminuzione degli arrivi è stata dovuta all'intensificarsi dei pattugliamenti europei congiunti, coordinati dall'agenzia Frontex
attraverso la missione Hera, che ha coinvolto anche le autorità di Marocco, Mauritania e Senegal. Secondo dati ufficiali[12],
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Frontex ha respinto verso le coste africane 12.864 migranti tra il 2006 e il 2007. Il costo preventivato da Frontex per la missione
Hera è di 12 milioni di euro l'anno. Altri 87 milioni sono stati stanziati dall'Ue per il biennio 2007-08 per finanziare il rimpatrio dei
migranti sbarcati alle Canarie (16.000 tra gennaio e agosto 2007, per un costo di 10,8 milioni di euro, ovvero 675 euro a testa).
Parallelamente, la Spagna ha siglato accordi di riammissione con vari Paesi dell'Africa occidentale, in cui si prevede il rimpatrio dei
migranti sbarcati irregolarmente. Come conseguenza, è salito il numero di minori non accompagnati arrivati sull'arcipelago nel
2008, di solito protetti dalla Convenzione per i diritti del fanciullo.
Sbarchi alle Canarie[13] 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006
2007
875 2.410 4.112 9.875 9.388 8.426 4.715 31.678 12.478
Una dettagliata analisi del fenomeno dell'immigrazione alle isole Canarie è stata fatta dalla Ong spagnola APDHA - Asociación Pro
Derechos Humanos de Andalucía[14]. Amnesty International ha invece curato un rapporto sulle condizioni dei migranti respinti in
Mauritania dalle autorità spagnole[15]. Sulle missioni Frontex nell'Atlantico è invece disponibile uno studio della Ong tedesca Pro
Asyl.[16]
Collegamenti esterni
Traversée clandestine (http://fortresseurope.blogspot.com/2005/12/traverse-clandestine.html) . Documentario video di 48
minuti, di G. Deniau, per Envoyé Special. Un giornalista sopravvive a un naufragio e arriva alle Canarie a bordo di un
cayuco con i migranti
Miraggio Europa (http://fortresseurope.blogspot.com/2005/12/miraggio-europa.html) , video documentario, 31 minuti, di
Franca Verda Hunziker e Gianni Padlina. Viaggio in Senegal, tra madri coraggio, superstiti, passeurs e... rapper
Destinos Clandestinos (http://www.rtve.es/alacarta/player/338407.html) , il giornalista francese Dominique Mollard riesce a
imbarcarsi con i migranti per le Canarie e filma la traversata
Algeria - Sardegna
Dalla fine del 2006 le coste cagliaritane sono meta delle rotte dell'emigrazione algerina. I migranti partono dalla costa tra Annaba,
Sidi Salem, Oued Bukrat e El Bettah. I migranti viaggiano a bordo di piccole barche in legno o vetroresina dotate di piccoli motori
fuoribordo, a gruppi di 15-20 persone. Il tragitto copre circa 250 km e costa intorno ai 1.000 euro. Fino a pochi anni fa in Sardegna
si arrivava soltanto nascosti sulle navi mercantili dirette a Cagliari. Il primo sbarco fu registrato il 30 agosto 2006. Una barca con
17 passeggeri approdò tra i turisti sulla spiaggia di Santa Margherita di Pula, a Cagliari. Inizialmente si pensò ad un errore del
timoniere. Ma da allora la rotta è sempre più battuta. 189 arrivi nel 2006, 1.500 nel 2007 e 766 nel primo semestre 2008. L'utilizzo
di questo nuovo tragitto potrebbe essere legato all'intenso pattugliamento lungo le coste occidentali algerine, tra Ghazaouet e
Mostaganem, nella provincia di Oran, noto punto di imbarco per le coste spagnole. Lungo le rotte tra l'Algeria e la Sardegna hanno
perso la vita almeno 110 persone[17].
« Kamal ricorda il mal di mare, la fortissima nausea. Ricorda l'ansia delle ore trascorse a motore spento, nella notte, mentre
all'orizzonte sfilavano le luci di una nave militare di pattugliamento. Poi, dopo un attimo di silenzio, accenna a quei corpi a
galla tra le onde, in alto mare. Una decina. Ci passarono in mezzo. Algerini come lui. Annegati sulla stessa rotta che l'ha
portato a Carbonia »
(Testimonianza raccolta da Gabriele Del Grande, Fortress Europe (http://fortresseurope.blogspot.com/2006/01/marzo-2008.html) )
Nel 2007, nelle acque tra Algeria e Sardegna, l'agenzia europea Frontex ha coordinato una missione di pattugliamento congiunto
nominata Hermes[18]. Costata 1.890.000 euro, ha visto la partecipazione di Germania, Francia, Spagna, Italia, Grecia, Portogallo,
Romania e Regno Unito, con il dispiegamento di 6 corvette, 5 elicotteri, 2 aerei e 17 esperti di polizia. In un mese di attività, dal 18
settembre al 9 ottobre 2007, sono stati intercettati 30 migranti. Nelle acque algerine, la marina militare algerina ha attivato a sua
volta un dispositivo di pattugliamento e soccorso in mare.
Collegamenti esterni
Gli harragas di Annaba (http://fortresseurope.blogspot.com/2008/02/gli-harragas-di-annaba.html) . Video documentario di 30
minuti, realizzato da Un mondo a Colori. Parte dall'Algeria la nuova rotta per la Sardegna. Le voci dei migranti, le paure dei
sardi e il lutto delle famiglie
Libia - Malta - Italia
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Per la sua posizione geografica, l'Italia rappresenta uno dei punti di ingresso in Europa per
la migrazione africana. A partire dagli anni novanta le coste trapanesi e lampedusane hanno
conosciuto gli sbarchi prima di tunisini, e poi di cittadini del Nord Africa e di tutta l'Africa
sub-sahariana che raggiungevano la Tunisia per imbarcarsi alla volta di Lampedusa. E
anche di cittadini dell'Asia, che facendo scalo, in aereo, a Malta, venivano poi imbarcati
clandestinamente su vecchie imbarcazioni che li accompagnavano sulle coste della Sicilia
orientale. La situazione cambia a partire dal 1998. Il 6 agosto di quell'anno viene firmato
uno Scambio di note tra l'Italia e la Tunisia concernente l'ingresso e la riammissione
delle persone in posizione irregolare. Alla Tunisia vengono inviati supporti tecnici ed
operativi e un fondo di 15 miliardi di lire per tre anni. 500 milioni di lire sono dedicati alla
realizzazione in Tunisia di centri di permanenza[19]. Il giro di vite anti-emigrazione
applicato dal governo tunisino non fa che spostare più a sud le partenze. L'emigrazione
sub-sahariana scompare dalla Tunisia. L'ultimo paese di transito per arrivare in Italia è la
Libia. Le partenze da allora si concentrano lungo le coste tra Zuwarah e Tripoli. Nel
frattempo anche la situazione a Malta cambia. Dopo l'ingresso nell'Unione europea nel
2004, l'isola cessa di essere una base logistica per gli organizzatori delle traversate. Al
contrario, diventa una meta per i migranti partiti dalla Libia. Gli arrivi aumentano a partire
dal 2002. Anche se nella maggior parte dei casi si tratta di naufraghi finiti alla deriva e
soccorsi dalla marina maltese. Dalla Libia nessuno vuole andare a Malta. Nell'isola infatti i
nuovi sbarcati vanno incontro a una detenzione fino a 18 mesi in condizioni giudicate
degradanti dallo stesso Parlamento Europeo[20].
Localizzazione di Malta rispetto
all'Europa
Sbarchi a Malta 2002 2003 2004 2005 2006
1.686 502 1.388 1.822 1.780
In Sicilia, la maggior parte dei migranti arriva a Lampedusa. Ma gli sbarchi sono rari. Il
dispositivo di pattugliamento in mare, a cui partecipano Guardia costiera, Guardia di
Localizzazione della Sicilia rispetto
finanza e Marina Militare, fa sì che quasi tutti i natanti siano intercettati in alto mare e
all'Europa
quindi scortati a Lampedusa, dove i migranti sono trattenuti per un periodo che può andare
dai 2 ai 15 giorni nel centro di prima accoglienza, da dove saranno poi inviati nei centri di
prima accoglienza sparsi sul territorio italiano. L'utilizzo di Lampedusa come punto di smistamento è dovuto al fatto che l'isola è il
punto ed il centro abitato più meridionale dello Stato italiano. Situata alla latitudine di 35°30' N, l'isola si trova più a sud di Tunisi e
Algeri e dista solo 113 km dalla Tunisia. Il dispositivo di pattugliamento è rafforzato durante l'estate dalla missione Nautilus
coordinata dall'agenzia europea Frontex.
Dopo una diminuzione per due anni consecutivi del numero degli arrivi, il dato è in forte aumento nel 2008. Nel primo semestre il
numero degli arrivi è addirittura triplicato, con 11.949 persone arrivate in Sicilia contro i 3.158 dello stesso periodo nel 2007[21].
Cambia anche la tipologia dei passeggeri. Più donne e richiedenti asilo. Sempre meno marocchini e egiziani. All'aumento degli
arrivi corrisponde, inevitabilmente, un aumento delle vittime: 387 quelle documentate dalla stampa nel primo semestre 2008,
contro le 556 di tutto il 2007. Dal 1988 le vittime del Canale di Sicilia sarebbero almeno 2.962[22]. Il più grave naufragio fu il
naufragio della F174, la notte di Natale del 1996, quando 14 miglia al largo di Portopalo di Capo Passero, in provincia di Siracusa,
persero la vita 289 migranti chiusi nella stiva di una nave affondata durante una notte in tempesta dopo essere stata speronata dalla
nave madre dalla quale erano stati trasbordati i passeggeri.
Nei primi sei mesi del 2008, secondo dati del Ministero dell'Interno, le prime dieci nazionalità dei migranti sbarcati in Sicilia erano:
Somalia (2.556 persone), Nigeria (1.859), Tunisia (1.287), Ghana (853), Marocco (849), Egitto (557), Burkina Faso (290), Costa
d'Avorio (277), Eritrea (240) e Togo (202). Secondo l'Acnur, il 60% delle 14.053 richieste d'asilo politico presentate in Italia nel
2007 provengono da migranti sbarcati sulle coste italiane. Il 10% delle domande viene accolto e il 47% riceve una protezione
umanitaria. Il che significa che dei 20.455 migranti sbarcati in Italia nell'intero 2007, uno su quattro era un titolare di protezione
internazionale. Le cifre sono molto ridotte rispetto ai 31,7 milioni di rifugiati censiti nel mondo dall'Acnur alla fine del 2007, la
maggior parte dei quali è ospitato in Pakistan, Siria e Iran[23].
Ed è ridotta anche l'incidenza degli sbarchi sul fenomeno immigrazione in Italia. Secondo il Ministero dell'Interno, non più del 15%
dei migranti oggi residenti in Italia senza permesso di soggiorno sarebbe arrivato via mare[24]. Gli altri sono overstayers, sono cioè
entrati in Italia con un visto turistico che hanno poi lasciato scadere. Nel 2007, a fronte dei 20.455 sbarchi, il governo italiano ha
chiesto l'ingresso di 170.000[25] lavoratori stranieri e di 80.000[26] lavoratori stagionali, ovvero oltre dieci volte il numero degli
arrivi in Sicilia.
Sbarchi in Italia[27] 1999
Sicilia
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
1.973 2.782 5.504 18.225 14.017 13.594 22.824 21.400 16.585 34.540
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Calabria
1.545 5.045 6.093 2.122
177
23
88
282
1.971
663
Puglia
46.481 18.990 8.546 3.372
137
18
9
243
61
127
0
0
16
182
Sardegna
Totale sbarchi
0
0
0
0
1.548 1.621
49.999 26.817 20.143 23.719 14.331 13.635 22.939 22.016 20.165 36.951
Accordi Italia-Libia
Per il contrasto dell'immigrazione africana nel Canale di Sicilia, il governo italiano ha siglato diversi accordi con la Libia. Il primo
nel 2003, firmato dal governo Berlusconi, prevedeva l'invio in Libia di mezzi per il pattugliamento e fondi per la costruzione di due
campi di detenzione a Kufrah e Gharyan[28]. Un secondo accordo è stato firmato il 29 dicembre 2007 dal governo Prodi
prevedendo l'avvio di pattugliamenti italo-libici da effettarsi in acque libiche con l'obiettivo di respingere verso i porti di partenza i
migranti intercettati in mare. Contro il respingimento in Libia di potenziali rifugiati politici si è espressa anche Amnesty
International[29]. La Libia non ha mai firmato la Convenzione di Ginevra sui rifugiati. Diversi rapporti internazionali inoltre
denunciano abusi e torture commessi dalla polizia libica ai danni dei migranti nei campi di detenzione sparsi nel paese[30]. Una
mappa dei campi[31] è stata realizzata da Fortress Europe.
Collegamenti esterni
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sull'emigrazione tunisina attraverso il Canale di Sicilia. Di Slim Ben Chiekh
Come un uomo sulla terra (http://comeunuomosullaterra.blogspot.com) , 60 minuti, documentario di Riccardo Biadene,
Andrea Segre e Dagmawi Yimer, racconta le violenze nei campi di detenzione degli immigrati in Libia. Prodotto da Zalab e
Asinitas, settembre 2008
Le croci di Malta (http://www.premioclaudioaccardi.it/index.php?option=com_content&view=article&id=32&Itemid=6&
lang=it) , video documentario, 15 minuti, di Giuseppe Bucca, Enzo Dimasi, Gilberto Mastromatteo e Loris Zamparelli.
Sbarchi, detenzione e integrazione nell'arcipelago di Malta
Eritrea: voices of torture (http://fortresseurope.blogspot.com/2005/12/eritrea-voices-of-torture.html) , video documentario,
19 minuti, di Elsa Chyrum, per “Human Rights Concern – Eritrea”. La voce di 223 rifugiati eritrei deportati da Malta e
torturati in patria
Destini a mare (http://fortresseurope.blogspot.com/2005/12/destini-mare.html) , documentario video di 26 minuti, di Franca
Verda e Gaetano Agueci. I superstiti di un naufragio tornano in Puglia e ridanno un nome alle vittime. Lo stesso fa un eritreo
a Gela
Le deportazioni da Lampedusa (http://fortresseurope.blogspot.com/2005/12/le-deportazioni-da-lampedusa.html) ,
documentario video di 27 minuti, della Rete antirazzista siciliana, le uniche testimonianze video delle deportazioni aeree in
Libia dell'ottobre 2004
Hurrya (http://fortresseurope.blogspot.com/2006/12/hurrya.html) , documentario video di 81 minuti, di Enrico Montalbano.
La nascita dei Cpt siciliani, gli sbarchi, la storia di un naufragio, le tombe anonime e la vicenda della nave Cap Anamur
Malta: Safi Barracks camp (http://fortresseurope.blogspot.com/2005/12/malta-safi-barracks-camp.html) , video, 8 minuti, di
Sergio Serraino, 2005. Intervista ai rifugiati detenuti da due anni nell'isola: "Meglio il Darfur che vivere qui"
Storie della fuga (http://www.audiodoc.it/archivio_scheda.php?id_scheda=117) , 11 minuti di R. Herzog. Audio
documentario. Quattro storie, di chi è costretto a fuggire. Dal Sudan, dall'Etiopia, dalla Nigeria e dal Bangladesh
Lampedusa: così la Finanza deportava i migranti in Tunisia nel 2004 (http://fortresseurope.blogspot.com/2005/12
/lampedusa-deportazioni-in-alto-mare-in.html) . In intervista audio del 28 ottobre 2004, l'allora vice comandante della
Guardia di Finanza a Lampedusa, Romeo Cavallin, ammette respingimenti collettivi in alto mare
Lampedusa Gate to Europe (http://fortresseurope.blogspot.com/2005/12/gate-to-europe.html) , photo reportage by Mashid
Mohadjerin
Guerra nel Mediterraneo (http://fortresseurope.blogspot.com/2006/12/modica-290608-frontex-toglie-viveri-e.html) , audio
documentario, Roman Herzog, 2008
Siria - Turchia - Grecia
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Rotte dei migranti africani nel Mediterraneo - Wikipedia
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http://it.wikipedia.org/wiki/Rotte_dei_migranti_africani_nel_Mediterraneo
Dall'inizio degli anni Duemila, le isole greche del mar Egeo sono divenute meta dei
flussi migratori, inizialmente di origine asiatica, di transito in Turchia. I dati degli arrivi
sono in aumento. Soltanto nei primi sette mesi del 2008 sono state intercettate 7.263
persone nell'Egeo, contro le 9.240 di tutto il 2007. Nel 2006 gli arrivi sulle isole greche
non avevano superato le 4.000 unità[32]. Gli intensi pattugliamenti lungo la rotta
spagnola e italiana hanno spostato i flussi dell'emigrazione africana sulla rotta greca.
Interi quartieri di Istanbul e Izmir (in Turchia) sono abitati da migranti africani di
transito, in attesa di raggiungere la Grecia, via mare oppure via terra, attraversando
nascosti nei camion la frontiera nord occidentale della Turchia. A Istanbul i migranti
africani (somali, eritrei, nigeriani, sudanesi, senegalesi, burkinabé, ma anche
marocchini, tunisini e algerini) vivono nei quartieri di Aksaray, Kunkapi, Zeytinburnu e
Bandiera dell'Etiopia disegnata su un muro
Tarlabaşı. Ogni nazionalità ha un proprio connection man che prende in pegno i soldi
del vecchio campo di detenzione per
per il pagamento del viaggio (2.000 dollari per la traversata via mare e 4.000 per quella
migranti sull'isola greca di Samos
via terra), ne trattiene una quota e li consegna al kaçakçi, l'organizzatore, di solito
turco, una volta finito il viaggio. Una volta pagato si viene trasferiti nella città costiera
di Izmir, ospitati nei piccoli alberghi del quartiere Basmane. Il pagamento della quota del viaggio dà diritto a imbarcarsi di nuovo,
gratuitamente, ogni qual volta la traversata non vada a buon fine. Il viaggio infatti è molto pericoloso, sebbene il tragitto sia di
poche miglia marittime. La Guardia costiera greca è abituata a respingere in mare i migranti intercettati. Secondo decine di
testimonianze raccolte dalla ong tedesca Pro Asyl nel 2007, spesso i gommoni sono forati dagli agenti, che li lasciano quindi
affondare in prossimità della costa turca[33]. Il 26 settembre 2006, a Karaburun, nella provincia di Izmir, 8 migranti morirono
annegati dopo essere stati gettati in mare da una motovedetta della Guardia costiera greca, secondo una denuncia di Amnesty
International[34]. Altre volte, per evitare i pattugliamenti, si parte in piena tempesta. I viaggi vengono effettuati quasi sempre in
gommoni tipo zodiac con motore fuoribordo. Talvolta, quando le traversate sono autoorganizzate, ci si imbarca su canotti di due
metri, in gruppi di quattro o cinque persone, spingendosi con i remi, senza motore, nei punti della costa più vicini alle isole. Dal
1994 le vittime tra la Turchia e la Grecia sono almeno 908, di cui 257 soltanto nel 2007[35].
Una volta in Grecia, la quasi totalità dei migranti e dei richiedenti asilo entra nella clandestinità. Dai centri di detenzione delle isole,
si viene rilasciati con un ordine di espulsione valido un mese. Arrivati ad Atene molti provano a chiedere asilo politico. Tuttavia il
diniego delle domande d'asilo in Grecia è pressoché sistematico: su 13.345 richieste d'asilo nei primi sette mesi del 2007, sono stati
riconosciuti solo 16 rifugiati e 11 protezioni umanitarie. Lo 0,2%[36]. La Grecia ha firmato nel 2001 un accordo di riammissione
con la Turchia. E i diniegati rischiano l'espulsione in Turchia. A loro volta in Turchia, molti rischiano di essere rimpatriati oppure
riaccompagnati al confine con la Siria. La maggior parte dei migranti africani infatti atterra con un visto turistico in Siria ed entra
senza documenti in Turchia, attraversando a piedi il confine siriano, sulle montagne tra Halabb (in Siria) e Hatay (in Turchia). Le
condizioni di detenzione nel centro di trattenimento degli immigrati in Turchia sono pessime, secondo quanto dichiarato dal
rapporto Unwelcome Guests, redatto da Hyd nel 2008[37].
« Era all'interno della stazione di polizia. Era un locale con due camerate, cucina e bagni, per un totale di non più di cinque
metri per dieci. Eravamo in 150 persone. C'erano letti a castello, ma la gente dormiva dappertutto. Per terra, sotto i tavoli,
nelle docce. Faceva freddo, chi aveva due paia di pantaloni se li infilava uno sull'altro »
(Testimonianza sul campo di detenzione di Hatay, raccolta a Istanbul da Gabriele Del Grande, Fortress Europe, Rapporto Luglio 2008
(http://fortresseurope.blogspot.com/2006/01/luglio-2008.html) )
In Grecia il tasso di riconoscimento delle rischieste di asilo politico è uno dei più bassi di Europa. Nel 2007, il 99% delle richieste è
stato rifiutato. Così molti richiedenti asilo - soprattutto afgani - continuano il loro viaggio clandestino verso l'Europa. Si
concentrano a Patrasso, dove ogni notte tentano di nascondersi nei camion che dal porto si imbarcano sui traghetti diretti in Italia.
Collegamenti esterni
Grecia: colpito e affondato (http://fortresseurope.blogspot.com/2006/01/grecia-guardia-costiera-affonda-zodiac.html) , per
l'ennesima volta la Guardia costiera greca respinge e abbandona in mare aperto un gommone semiaffondato. Il video della
televisione turca NTV
Stuck in a Revolving Door: Iraqis and Other Asylum Seekers and Migrants at the Greece/Turkey Entrance to the European
Union (http://www.hrw.org/en/reports/2008/11/26/stuck-revolving-door-0) , Human Rights Watch 2008
La fuga dopo la fuga. Reportage fotografico da Patrasso (http://fortresseurope.googlegroups.com
/web/patrasso%20italiano2.swf?gda=sb4oCkwAAACUV1aqWe_X8bZEpLsWjQDI1EpsdKayLdmXTU9NKkqAWhTu2FlazBKoAUTMtlzBU2SWa2i2I7CnKxrYzXsXTMc_Vpvmo5s1aABVJRO3P3wLQ) , Fotofraxia, 2008
Odyssey of immigrants through Greece (http://fortresseurope.blogspot.com/2005/12/odyssey-of-immigrants-throughgreece.html) , photo reportageGiorgos Moutafis, 2008
Turchia - Cipro
L'isola di Cipro, è membro dell'Unione europea dal maggio del 2004. Ed è dall'inizio degli anni duemila una delle mete
dell'immigrazione africana verso l'Europa. Secondo dati ufficiali, nel 2006 l'isola ospitava circa 110.000 migranti, ovvero il 15%
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Rotte dei migranti africani nel Mediterraneo - Wikipedia
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http://it.wikipedia.org/wiki/Rotte_dei_migranti_africani_nel_Mediterraneo
della popolazione residente. Secondo il rapporto su Cipro del Parlamento Europeo[38], dal 2004 sono stati arrestati 12.000 migranti
senza documenti sull'isola, e le persone fermate nel 2006 sono state 3.778, il 378% in più rispetto al 2005. I principali paesi di
origine dei migranti a Cipro sono Siria, Iran, Pakistan, Iraq, Bangladesh, Egitto e Turchia, ma molti vengono anche dall'Africa. Il
numero di richiedenti asilo è di circa 10.000 persone. Data la difficoltà di ottenere un visto Schengen, la maggior parte dei migranti
africani raggiunge prima la Repubblica Turca di Cipro Nord e poi attraversa clandestinamente la "linea verde" che dal 1974 divide
in due l'isola, dopo l'intervento militare turco. Per entrare nella parte nord dell'isola ci sono vari modi. Alcuni viaggiano nascosti
nelle navi mercantili. Altri invece, una volta ottenuto un visto turistico per la Turchia, atterrano all'aeroporto di Erçan. Dalla Siria
invece è facile imbarcarsi sul traghetto di linea che collega Lathqiya al porto di Famagusta. Una volta presentata la richiesta d'asilo
a Cipro, i tempi di attesa possono durare anni. E i migranti senza documenti vengono arrestati e mantenuti in dentenzione - senza
alcun limite di tempo - in una sezione del carcere centrale di Nicosia, il Blocco 10.
Nell'ottobre del 2007, il blocco 10 del carcere di Nicosia fu teatro di una rivolta: sei richiedenti asilo politico iraniani e un afgano
passarono quattro giorni arrampicati sulla torre della cisterna dell'acqua, chiedendo che le loro domande d'asilo venissero
riesaminate. Un anno prima, nel maggio 2006, altre proteste avevano colpito il centro, con scioperi della fame e materassi
incendiati[39].
Una sessantina di richiedenti asilo politico curdi siriani e iracheni vivono a Dhekelia, una delle duee Sovereign Base Areas (SBA)
di Cipro, postazioni mantenute sotto l'autorità inglese dopo l'indipendenza dell'isola, ex colonia britannica, nel 1960. Due aree di
250 km quadrati con una popolazione di circa 3.500 abitanti, per lo più militari e funzionari inglesi. Si tratta dei passeggeri di una
nave di profughi che nell'ottobre del 1998 salpò dal Libano verso le coste della Calabria e fu costretta ad approdare ad Akrotiri,
una delle due SBA di Cipro, dopo un guasto al motore. Nel 2004 Cipro ha firmato un accordo con le SBA per farsi carico di queste
persone.
Collegamenti esterni
Nicosia Blocco 10 (http://fortresseurope.blogspot.com/2005/12/nicosia-blocco-10.html) , video di Sergio Serraino, 16 minuti.
Intervista a un rifugiato africano detenuto da 14 mesi nel carcere della capitale di Cipro
Parlement Européen: Rapport de visite à Chypre (http://www.cimade.org/uploads/File/admin/Rappor_Chypre.pdf)
Jesuit Refugees Service, Cyprus Report (http://www.jrseurope.org/publications
/Final%20Report%2010%20NMS%20Dec%2007.pdf)
Vite sospese. Migranti e rifugiati sull'isola di Cipro (http://fortresseurope.blogspot.com/2005/12/reportage.html) , Fortress
Europe, agosto 2008
In fuga dal Kurdistan, da 10 anni bloccati nelle SBA a Cipro (http://fortresseurope.blogspot.com/2005/12/in-fugadal-kurdistan-da-10-anni.html) , Fortress Europe, settembre 2008
Egitto - Israele
Dalla fine del 2005, si è aperta una nuova rotta per la migrazione africana, dall'Egitto verso Israele. Si tratta in particolare di
richiedenti asilo politico sudanesi e eritrei, che entrano in Egitto dal Sudan, attraversando il deserto, e poi continuano il viaggio
attraverso il deserto della penisola del Sinai. Secondo l'Unhcr, soltanto nel 2007, sono transitati dalla frontiera tra Egitto e Israele
almeno 5.000 potenziali rifugiati. Le autorità egiziane sono accusate da Amnesty International [40] di aver ucciso a colpi di arma da
fuoco decine di rifugiati intercettati lungo la frontiera con Israele, nel corso del 2007 e del 2008. Lo stesso rapporto di Amnesty
International, denuncia deportazioni collettive di richiedenti asilo eritrei dall'Egitto. In particolare, nel giugno 2008, almeno 1.200
eritrei sono stati rimpatriati dall'Egitto. Molti erano stati arrestati ad Aswan, alla frontiera meridionale con il Sudan, da dove erano
entrati senza documenti, diretti in Israele.
« Alcuni di noi sono in carcere da più di sei mesi... Quando ci hanno arrestato al confine c'erano alcune donne e bambini con
noi. Sono le nostre mogli e sorelle, sono i nostri figli. Sono rimaste nella nostra stessa prigione per alcuni giorni. Poi le
autorità le hanno portate via. E adesso è da oltre tre mesi che non sappiamo dove sono e come stanno »
(Testimonianza raccolta da Gabriele Del Grande, Egitto. Lettera di un prigioniero eritreo (http://fortresseurope.blogspot.com/2006/01/egitto-lettera-di-unprigioniero.html) )
Collegamenti esterni
In Egitto, sulla via della diaspora eritrea. Destinazione Israele (http://fortresseurope.blogspot.com/2006/01/in-egitto-sullavia-della-diaspora.html) , Fortress Europe, giugno 2008
Egypt: deadly journeys through the desert (http://www.amnesty.org/en/library/info/MDE12/015/2008/en) , Amnesty
International 2008
Israele nuova meta per i rifugiati sudanesi e eritrei (http://fortresseurope.blogspot.com/2005/12/israele-nuova-meta-peri-rifugiati.html) , Fortress Europe, giugno 2008
Egitto. Lettera di un prigioniero eritreo (http://fortresseurope.blogspot.com/2006/01/egitto-lettera-di-un-prigioniero.html) ,
Fortress Europe, agosto 2008
Assaf Aid (http://www.assafaid.org) , an Israeli NGO for African refugees
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Rotte dei migranti africani nel Mediterraneo - Wikipedia
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Hot Line for Migrants Workers (http://www.hotline.org.il/english/about.htm) , Tel Aviv
Le stragi sulle rotte dell'immigrazione
Decine di migliaia di migranti e rifugiati politici hanno perso la vita tentando di raggiungere clandestinamente l'Unione europea
negli ultimi vent'anni. Vittime soprattutto dei naufragi nel Mediterraneo e dei viaggi nel deserto del Sahara. Secondo i dati elaborati
dall'osservatorio Fortress Europe e basati sulle notizie documentate dalla stampa internazionale, le vittime sulle rotte
dell'immigrazione verso l'Ue sarebbero almeno 12.572.[41]. Si tratta di dati approssimati per difetto, in quanto non tutti i naufragi
sono riportati sulla stampa, specialmente quelli occorsi in prossimità delle coste africane. Il dato reale pertanto potrebbe essere
molto maggiore.
Nel Mar Mediterraneo e nell'Oceano Atlantico verso le Canarie - stima Fortress Europe - sono annegate 8.830 persone. Metà delle
salme (4.648) non sono mai state recuperate. Nel Canale di Sicilia tra la Libia, l'Egitto, la Tunisia, Malta e l'Italia le vittime sono
2.887, tra cui 1.830 dispersi[42]. Altre 110 persone sono morte navigando dall'Algeria verso la Sardegna. Lungo le rotte che vanno
dal Marocco, dall'Algeria, dal Sahara occidentale, dalla Mauritania e dal Senegal alla Spagna, puntando verso le isole Canarie o
attraversando lo stretto di Gibilterra, sono morte almeno 4.189 persone di cui 2.099 risultano disperse[43]. Nell'Egeo invece, tra la
Turchia e la Grecia, hanno perso la vita 896 migranti, tra i quali si contano 461 dispersi.[44] Infine, nel Mare Adriatico, tra
l'Albania, il Montenegro e l'Italia, negli anni passati sono morte 603 persone, delle quali 220 sono disperse [45]. Inoltre, almeno 603
migranti sono annegati sulle rotte per l'isola francese di Mayotte, nell'oceano Indiano. Il mare non si attraversa soltanto su
imbarcazioni di fortuna, ma anche su traghetti e mercantili, dove spesso viaggiano molti migranti, nascosti nella stiva o in qualche
container, ad esempio tra la Grecia e l'Italia. Ma anche qui le condizioni di sicurezza restano bassissime: 151 le morti accertate per
soffocamento o annegamento dall'osservatorio. Nel Sahara poi le vittime censite sono almeno 1.594 dal 1996. Tra i morti si
contano anche le vittime delle deportazioni collettive praticate dai governi di Tripoli, Algeri e Rabat, abituati da anni - secondo
quanto riportato dalla stampa - ad abbandonare a se stessi gruppi di centinaia di persone in zone frontaliere in pieno deserto
In Libia si registrano gravi episodi di violenze contro i migranti. Non esistono dati sulla cronaca nera. Nel 2006 Human rights
watch e Afvic hanno accusato Tripoli di arresti arbitrari e torture nei centri di detenzione per stranieri, tre dei quali sarebbero stati
finanziati dall'Italia. Nel settembre 2000 a Zawiyah, nel nord-ovest del Paese, vennero uccisi almeno 560 migranti nel corso di
sommosse razziste[46].
Viaggiando nascosti nei tir hanno perso la vita in seguito ad incidenti stradali, per soffocamento o schiacciati dal peso delle merci
299 persone. E almeno 182 migranti sono annegati attraversando i fiumi frontalieri: la maggior parte nell'Oder-Neisse tra Polonia e
Germania, nell'Evros tra Turchia e Grecia, nel Sava tra Bosnia e Croazia e nel Morava, tra Slovacchia e Repubblica Ceca. Altre
112 persone sono invece morte di freddo percorrendo a piedi i valichi della frontiera, soprattutto in Turchia e Grecia. In Grecia, al
confine nord-orientale con la Turchia, nella provincia di Evros, esistono ancora i campi minati. Qui, tentando di attraversare a piedi
il confine, sono rimaste uccise 88 persone.
Infine, sotto gli spari della polizia di frontiera, sono morti ammazzati 199 migranti, di cui 35 soltanto a Ceuta e Melilla, le due
enclaves spagnole in Marocco, 50 in Gambia, 47 in Egitto e altri 32 lungo il confine turco con l'Iran e l'Iraq. Ma ad uccidere sono
anche le procedure di espulsione in Francia, Belgio, Germania, Spagna, Svizzera e l'esternalizzazione dei controlli delle frontiere in
Marocco e Libia. Infine 41 persone sono morte assiderate, viaggiando nascoste nel vano carrello di aerei diretti negli scali europei.
E altre 25 hanno perso la vita tentando di raggiungere l'Inghilterra da Calais, nascosti nei camion o sotto i treni che attraversano il
tunnel della Manica, oltre a 12 morti investiti dai treni in altre frontiere e 3 annegati nel Canale della Manica
Note
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(http://fortresseurope.blogspot.com
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Voci correlate
Diaspora africana
Rotte africane dei migranti
Rotte dei migranti africani nel Sahara
Migrazione
Harragas
Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati
Collegamenti esterni
Fortress Europe (http://fortresseurope.blogspot.com/) - Osservatorio sulle vittime delle rotte migratorie verso l'Europa
Migreurop (http://www.migreurop.org/)
Storie Migranti (http://www.storiemigranti.org)
Matteo Tomasoni, « La “Frontera Sur”. Il confine dimenticato », Diacronie. Studi di Storia Contemporanea, N.1, 19/10/2009
(http://www.studistorici.com/2009/10/19/tomasoni_la_frontera_sur/)
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16/09/2010 17.29
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