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piccole iscrizioni crescono. le potenzialità di una banca dati
PICCOLE ISCRIZIONI CRESCONO.
LE POTENZIALITÀ DI UNA BANCA DATI EPIGRAFICA INTEGRATA
CON LE SCRITTE SU INSTRUMENTUM PER LA STORIA ECONOMICA
E SOCIALE DELLA REGIO DECIMA
Claudio Zaccaria
Non sorprenderà se per rendere omaggio a Ezio Buchi ho scelto di parlare
delle scritte su instrumentum, oggetto prevalente dei suoi primi quindici anni di
ricerca. I suoi lavori sulle tegole e le anfore con bolli di Verona e del suo agro, sulle
lucerne bollate di Aquileia, sulle lucerne e le anfore di Brescia, sulle anfore istriane,
sulle fornaci del territorio aquileiese, sulla produzione laterizia dell’agro veronese e
tridentino hanno aperto piste molto fruttuose per lo studio dell’economia e della
società della Regio Decima. Lo dimostrano le sue mature sintesi – ampiamente
fondate sui dati offerti dall’epigrafia lapidaria e dall’instrumentum inscriptum –
sull’assetto agrario, le risorse e le attività economiche del Veneto e del Trentino in
età romana, sulle strutture economiche di Vicetia e di Ateste1. Grazie alla sua
formazione di storico ed epigrafista egli ha, infatti, messo in luce il grande
potenziale informativo di materiali archeologici fino ad allora trascurati o studiati
prevalentemente a livello iconografico e storico-artistico (come la ceramica e le
lucerne decorate) o tipologico (anfore, ceramica, lucerne, vetri), con scarsa
attenzione per le informazioni contenute nell’apparato epigrafico, utilizzato quasi
esclusivamente per ricerche prosopografiche miranti a trasformare un coccio iscritto
in quello che è stato felicemente definito “pottery with a pedegree”2.
Alle “stoviglie letterate”3 Buchi è ritornato di recente ripubblicando un
graffito su anfora con data consolare4, forse non a caso nell’omaggio dedicato a
Franco Sartori, che quarant’anni prima lo aveva incoraggiato ad intraprendere lo
studio della “cultura materiale”, affrontando quelli che allora potevano apparire
“lavori senza gloria”5 ma che la lungimiranza del Maestro individuava come terreno
1
Per non appesantire note e bibliografia rinvio all’elenco delle pubblicazioni di Ezio Buchi pubblicato
in questo volume.
2
Riprendo l’espressione da Pottery 1996, p. 27. Sono quasi tutti di questo tipo i non molti contributi
sull’instrumentum apparsi nella «Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik» e in altri periodici
storico-epigrafici.
3
Per la definizione vedi ROSSETTI TELLA 2001.
4
BUCHI 2003.
5
Le espressioni virgolettate, lì applicate agli artigiani antichi, sono mutuate da CARANDINI 1975, dove è
anche la citazione da Diderot, che ben si attaglia al ricercatore che si occupa dell’instrumentum: “Esca
dal seno delle Accademie qualche uomo che scenda nei laboratori”.
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CLAUDIO ZACCARIA
fertile da dissodare6. Un brindisi “virtuale” col vino di quell’anfora “d’annata”7 mi
sembrerebbe appropriato per celebrare la conclusione “ufficiale” del percorso di
studioso di Ezio Buchi e per introdurre il tema del mio contributo, che verte sulla
costruzione di strumenti “virtuali” per la schedatura, l’elaborazione elettronica, la
presentazione e la condivisione in rete dell’epigrafia dell’instrumentum8.
Negli ultimi venticinque anni la ricerca su questo tipo di oggetti archeologici è
progredita notevolmente nella Regio Decima, tanto che oggi abbiamo a disposizione
una documentazione assai consistente per quantità e soprattuto per qualità, anche se
molto resta da fare. Ai corpora e alle raccolte dell’Ottocento9 e alle scarsissime
opere anteriori agli anni Settanta del Novecento10 si sono, infatti, aggiunti numerosi
contributi su quasi tutte le classi di materiali archeologici iscritti11: si tratta
soprattuto di bolli e scritte su terracotta (materiali edilizi, in particolare lateres,
tegulae, imbrices, antefisse, ma anche pesi da telaio), contenitori da trasporto e
stoccaggio (in primo luogo anfore e dolia), lucerne, ceramiche da mensa e da cucina
(in evidenza terra sigillata e mortaria, ma anche ceramica comune) e vetri (soffiati e
a stampo), ma non mancano ricerche anche su oggetti iscritti in metallo (signacula,
vasellame, strigili, lingotti di piombo, etichette, fistulae aquariae, oggetti rituali e
magici, fibule, gioielli), in legno (botti), in pelle (calzature, finimenti, pezzi di
armatura, tende), in ambra (strenae), in avorio od osso (tesserae nummulariae), in
pietra e marmo (pesi, gettoni, tessere lusorie, sigilli d’oculista) e in pietre dure
(gemme)12.
Lo sviluppo di questo settore di ricerca ha risentito, naturalmente, della
sempre più diffusa attenzione per gli oggetti della cultura materiale, la cui
“riscoperta” ha prodotto in Italia una svolta notevole negli studi antichistici. A
partire dalla fine degli anni Sessanta e soprattutto dagli avanzati anni Settanta13, si è,
6
Ne aveva colto l’importanza nella stesura di SARTORI 1964.
AE 1987, 448 = AE 2003, 27 (Vicenza): C(aio) Caeser(i) ! / M(arco) Lepido co(n)s(ulibus) [46 a.C.].
8
Virtuale, da virtus, forza, potenza, è qui usato sia in senso specifico, per indicare la potenzialità dello
strumento informatico applicato al campo dell’epigrafia, sia nel significato oggi comune di una
conoscenza condivisa a distanza tramite strumenti di comunicazione multimediale e ipertestuale, che,
attraverso linguaggi concordati e condivisi, permettono di unificare pacchetti di conoscenze dispersi in
diversi luoghi: vedi in generale PENGE 19992.
9
CIL, V, 2 (1877); SI (1884) [1888]; GREGORUTTI 1886; GREGORUTTI 1888.
10
Da segnalare l’attenzione per l’instrumentum della regione transpadana in FROVA 1952; DEGRASSI
1956; PANCIERA 1957; BRUSIN 1954-57; ZEVI 1967. Inoltre, a parte i già citati lavori di Ezio Buchi,
CALVI 1963.
11
Un panorama sulle diverse classi di instrumentum (definite ripetutamente nei testi giuridici antichi:
vedi DIG. 33,7, passim) si trova in IILat Austellungskatalog 1991, IILat Kolloquium 1992, IILat Sezione
aquileiese 1992; Inscribed Economy 1993; Epigrafia della produzione 1994; Roman Inscriptions of
Britain 1990-1995; Testimonia Epigraphica Norica 1997-2002. Per l’Italia nordorientale vedi anche
ZACCARIA 1991.
12
Non è naturalmente possibile elencare qui i numerosi contributi usciti nell’ultimo venticinquennio
sugli instrumenta inscripta della Regio Decima; per un primo orientamento si vedano la Bibliografia
della X Regio e il Notiziario Epigrafico editi in «Aquileia Nostra». Una bibliografia specifica su questo
tema sarà disponibile a breve sul sito del Laboratorio di Epigrafia dell’Università di Trieste:
http://www.units.it/~epilab.
13
Basti ricordare l’impatto dei saggi di Andrea Carandini (CARANDINI 1975, CARANDINI 1979), della
ristampa dei saggi sull’instrumentum romano di Heinrich Dressel (DRESSEL 1978), dei tre volumi degli
Atti del Seminario di Pisa del 1979 (Società romana 1981) e di quelli successivi dedicati alla tarda
antichità (Società romana 1986).
7
PICCOLE ISCRIZIONI CRESCONO
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infatti, diffusa la consapevolezza del grande potenziale informativo di questi
documenti, che costituiscono l’unica fonte utilizzabile per diversi aspetti della storia
della società e dell'economia antica: produzione e circolazione di manufatti e merci,
gestione e organizzazione dei processi produttivi, coinvolgimento dei ceti superiori
(a partire dalla domus imperiale fino alle élites municipali) e dei ceti emergenti
(schiavi, liberti e militari) nella manifattura e nel commercio, partecipazione
pubblica e privata nel rifornimento dell'esercito, possesso e uso di oggetti domestici
e ornamenti personali, impiego di oggetti d’uso in offerte votive o funerarie,
controllo pubblico e privato su pesi e misure, uso sistematico o occasionale di
differenti manufatti come supporto di scrittura14.
Accanto ai tanti studi tipologici – che hanno portato al riconoscimento di serie
omogenee di produzioni e della loro evoluzione nel tempo e quindi alla ridefinizione
delle prassi economiche nel mondo romano – si è avviato, un po’ più a rilento, lo
studio delle scritte su instrumentum, che normalmente richiederebbe competenze
archeologiche, epigrafiche e paleografiche, oltre che una solida conoscenza della
storia e dell’economia antica15. Tale studio impone, inoltre, una riflessione
preliminare su due questioni essenziali: il significato da attribuire ai bolli e alle
scritte sulle diverse classi di instrumentum, presupposto indispensabile per un loro
corretto impiego come fonti per la storia sociale ed economica; la definizione dei
criteri di schedatura e di edizione, con una continua messa a punto alla luce
dell’introduzione e dell’evoluzione degli strumenti informatici per la catalogazione e
la pubblicazione in rete.
Sul primo punto – importante anche per la costruzione di un archivio
(cartaceo o elettronico16) per la registrazione, l’elaborazione e l’interrogazione dei
dati – non si è raggiunta ancora sufficiente chiarezza, nonostante numerosi interventi
abbiano contribuito a mettere progressivamente a fuoco il problema17, soprattutto
prendendo spunto dai bolli laterizi urbani18, che presentano un apparato epigrafico
più articolato rispetto a quelli degli stessi manufatti prodotti in altre aree
geografiche19 e in genere rispetto ai bolli presenti su altre classi di instrumentum
inscriptum20. Le questioni principali sono: 1) chi bolla e quando, perché e per chi
bolla, ossia che cosa possiamo ricavare dalle scritte sui bolli circa i rapporti tra
proprietari terrieri, imprenditori, artigiani e commercianti; 2) se si può individuare
un modello unico per la bollatura di tutte le classi di instrumentum inscriptum; 3)
come vanno interpretati i bolli anepigrafi21; 4) che significato hanno sulle diverse
14
Sintesi su instrumentum e economia in HARRIS 1993; PUCCI 2001; su instrumentum e
alfabetizzazione HARRIS 1995.
15
Si vedano le osservazioni in PANCIERA 1993.
16
La compresenza di entrambi i supporti può essere una soluzione per alleggerire l’edizione a stampa e
mettere a disposizione degli utenti imponenti quantità di schede dei materiali su cui effettuare le
ricerche: per un recente esempio vedi CVA 2000.
17
Un’esaustiva presentazione della questione in Gezeichnetes Instrumentum 1991; MANACORDA 1993;
una sintesi in PUCCI 2001.
18
Le tappe più significative della discussione in STEINBY 1993a; STEINBY 1993b; MANACORDA 2000;
MANACORDA 2005; AUBERT 2005. Una rassegna degli studi in BRUUN 2005.
19
Per la differente casistica vedi ZACCARIA 1987; TAGLIETTI, ZACCARIA 1994.
20
Per i vetri vedi TABORELLI 1985; STERNINI 1993; TABORELLI, MENNELLA 1999; per le lucerne
PAVOLINI 1993; per la terra sigillata PUCCI 1993; KENRICK 1993.
21
Sull’importanza di questo elemento vedi da ultimo TUOMISTO 2005.
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CLAUDIO ZACCARIA
classi di materiali le scritte graffite o dipinte. È evidente che una risposta a questi
interrogativi (o almeno ad alcuni di essi) potrebbe consentire di inserire nella scheda
epigrafica dell’instrumentum voci importanti per la ricerca, come dominus,
conductor, officinator, mercator, figlina, mentre oggi non è neppure sempre
possibile stabilire con certezza la condizione giuridica delle persone menzionate
(ingenuus, libertus, servus), e le loro funzioni nella catena di produzione,
distribuzione e uso degli oggetti.
Per quanto concerne il secondo punto, possiamo registrare una notevole
varietà di sperimentazioni e di soluzioni nella schedatura e nella presentazione degli
oggetti iscritti, nelle numerose pubblicazioni cartacee che sono state edite negli
ultimi decenni, cui si è affiancata una serie di contributi, teorici e sperimentali, che
hanno progressivamente contribuito alla definizione delle voci essenziali per la
schedatura informatizzata, in previsione della creazione di archivi condivisi degli
oggetti classificabili come instrumentum inscriptum22. Il dibattito è però ancora
aperto e vivace23.
È chiaro che il moltiplicarsi delle sperimentazioni e delle proposte evidenzia
una generale difficoltà a pervenire (indipendentemente dal formato di pubblicazione)
ad una schedatura efficace e condivisa, a modalità di immissione dei dati e di ricerca
non troppo complesse, ad un'uscita a stampa e a video appagante, che dia conto
dell'aspetto “oggettivo” delle scritte e della loro posizione sugli oggetti. Le poche
imprese finora realizzate costituiscono di per sè soluzioni valide, ma nello stesso
tempo sortiscono esiti molto diversi per intenti e forma di presentazione dei
documenti e, paradossalmente (anche se in fondo non sono tra loro incompatibili
nella strutturazione di base dei dati), proprio per la loro spiccata “individualità”,
sembrano rimandare ancor più un’auspicabile condivisione degli archivi24. In altri
casi il formato elettronico è stato concepito primariamente non con l’intento di
22
Vedi MAYET 1984; MORIZIO 1989; HAINZMANN 1991; MORIZIO 1992; MORIZIO 1994; MAGGI 2000;
WEDENIG 2000. In particolare per i laterizi bollati vedi FILIPPI 1992; CAMPAGNOLI 1993; GOMEZEL
1996, pp. 18-22; GOMEZEL 2000; STEINBY, KENRICK 2005. Per le anfore CARRE 1992; PANELLA 1994;
BERNI MILLET, AGUILERA, SERRA 1998; PANELLA 2004; REMESAL, BERNI, AGUILERA c.s.
23
Il problema dell’informatizzazione dell’instrumentum è stato oggetto di una serie di incontri: Alte
Geschichte und EDV, Workshop (Roma, Istituto Austriaco di Cultura, 25-26 sett. 1997) [contributi
editi in Alte Geschichte und neue Medien 2000]; Secundum Colloquium Internationale: “Instrumenta
inscripta Latina” (Klagenfurt 5-8 Mai 2005) [Atti in corso di stampa]; Epidoc and inscribed
instrumentum (American Academy in Rome, 23-25 October 2006) [programma in
http://insaph.kcl.ac.uk/project/calendar/rome2006.html].
24
Sono principalmente: T.E.NOR. - Testimonia Epigraphica Norica (fig. 2). Römerzeitliche Kleininschriften aus Österreich - Online-Datenbank (Österreichische Akademie der Wissenschaften –
Kleinasiatische Kommission; Universität Graz - Institut für Alte Geschichte und Altertumskunde:
Projektleiter Manfred Hainzmann) [http://www.uni-graz.at/tenor]; Corpus informático del instrumentum domesticum (fig. 3). DATABASE - Corpus CEIPAC (Centro para el Estudio de la Interdependencia Provincial en la Antigüedad Clasica, Universitat de Barcelona: resp.: José Remesal
Rodriguez) [http://ceipac.gh.ub.es/proyectos/corpus_es.html]; accoglie anche l’instrumentum il U.S.
Epigraphy Project (Brown University, Department of Classics: resp. John Bodel)
[http://usepigraphy.brown.edu]. Altri progetti sono dedicati a singole classi di materiali o alla presentazione
di ricerche specifiche; si segnalano tra gli altri: Anfore brindisine (Università di Bari, Università della Tuscia:
resp. Marina Silvestrini, Paola Palazzo) [http://www.dscc.uniba.it/Anfore/Index.htm]; The amphoras
project (University of Maryland, University of Toronto: resp. Carolyn G. Koehler, Philippa M.W.
Matheson) [http://www.chass.utoronto.ca/amphoras/project.html].
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creare la base di un archivio generale della documentazione epigrafica, ma per
agevolare la pubblicazione automatica (con relativa indicizzazione) di corpora in
forma tradizionale o sulla rete Internet; ciò comporta schedature molto raffinate e
complesse (con appesantimento talora eccessivo nella fase di data entry, che
presuppone una laboriosa codifica e marcatura degli oggetti) che potrebbero trovare
applicazione anche alle scritte su instrumentum, purché nell’immissione dei dati si
tengano presenti i campi e gli standard che dovrebbero servire da base per una
successiva condivisione dei dati25.
Non si è, dunque, ancora giunti ad una definizione concordata dei criteri e
degli strumenti da utilizzare per la schedatura e l’informatizzazione dei testi e la
digitalizzazione delle immagini, all’individuazione di segni diacritici o di fonts per
la trascrizione esegetica dei testi, specie di quelli greci26, mentre sono ancora in fase
sperimentale soluzioni per la riproduzione delle scritte in facsimile27. È per questo
motivo che parecchie iniziative di schedatura elettronica delle iscrizioni su
instrumentum, anche in avanzata fase di realizzazione, rimangono ancora confinate
entro la stretta cerchia degli studiosi che le hanno promosse28.
I problemi derivano, evidentemente, dalla natura stessa dei documenti.
L’instrumentum inscriptum, infatti, presenta differenti categorie di iscrizioni, che
spesso coesistono anche in numero elevato sul medesimo oggetto (come è il caso del
corredo epigrafico presente sulle anfore)29, con riferimento a differenti fasi della vita
dello stesso (fabbricazione, trasporto, uso primario, uso secondario). Da un lato
abbiamo a che fare con scritte ripetitive, come i bolli impressi con punzone o
ricavati nella matrice, riprodotte su serie di oggetti quantitativamente considerevoli,
con molte varianti per tipo, ricche di abbreviazioni, nessi, segni divisori e simboli;
dall’altro dobbiamo registrare scritte, funzionali od occasionali, eseguite con
tecniche differenti (graffite, incise, dipinte) in momenti diversi. Ne consegue la
necessità (specie nel caso di varianti) di evidenziare in appositi campi della scheda
epigrafica dell’instrumentum gli elementi indicativi (onomastici e lessicali) di ogni
25
Tali sono in particolare i programmi “P.E.T.R.A.E.” (elaborato da Alain Bresson, Ausonius –
Université de Bordeaux III: http://a.bresson.free.fr/English/Petrae.htm; per una rielaborazione del
programma per la schedatura delle scritte su instrumentum con l’aggiunta di nuovi campi specifici nella
scheda e con l’ampliamento o la trasformazione delle voci del thesaurus associato al data-base vedi
MAGGI 1997; MAGGI 2000) ed “EpiDoc” [sulle cui caratteristiche vedi http://epidoc.sourceforge.net], la
cui possibile applicazione all’instrumentum è stata discussa nel Workshop tenutosi a Roma nell’ottobre
2006 (vedi nt. 23).
26
Una buona soluzione largamente condivisibile è rappresentata dai fonts Unicode, come il font Cardo
utilizzato per la presentazione delle iscrizioni greche e latine nelle basi EDR ed EDB, che contiene tutti
i caratteri speciali per la trascrizione dei testi epigrafici.
27
Da segnalare i fonts per riprodurre i nessi dei bolli laterizi costruiti recentemente da Alfredo Furlan e
sperimentati nella versione elettronica di GREGORUTTI 1888.
28
Così principalmente il Corpus dei bolli sulle anfore romane (Università di Roma "La Sapienza":
resp. Clementina Panella) e la Banque de données "timbres sur amphores romaines” (Centre Camille
Jullian - CNRS, Université de Provence: resp. A. Tchernia, A. Hesnard, M.-B. Carre, V. Blanc-Bijon,
V. Gaggadis-Robin); per la Venetia orientale disponiamo di una banca dati con 4400 bolli laterizi del
Friuli - Venezia Giulia realizzata con File Maker Pro (Cristina Gomezel: vedi nt. 22) e della schedatura,
realizzata con P.E.T.R.A.E. delle circa 600 scritte su oggetti mobili relative ai territori di Aquileia,
Concordia, Iulium Carnicum, Forum Iulii, Tergeste (Paola Maggi: vedi nt. 25); è progettata
l’informatizzazione dei bolli su terra sigillata di Concordia: vedi VERONESE 2006.
29
Da ultimo vedi i contributi in Epigrafía anfórica 2004.
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CLAUDIO ZACCARIA
tipo, di mettere tra loro in relazione i campi che contengono tutti gli elementi del
corredo epigrafico degli oggetti, di correlare la scheda principale con un archivio di
immagini (foto, disegni, calchi, facsimili) per consentire da un lato un'indicizzazione
“interpretativa” e dall’altro il riconoscimento di ogni singola forma del bollo, al fine
di giungere, al momento della ricerca, alla ricostruzione di “serie” omogenee di tutte
le varianti riconducibili a ciascun “tipo”.
Come hanno evidenziato recenti ricerche effettuate nella Regio Decima su
differenti classi di instrumentum inscriptum, è, inoltre, evidente l’utilità di poter
compiere ricerche incrociate su basi documentarie che contengono sia le iscrizioni
lapidarie sia le scritte su oggetti mobili30. Basti ricordare, a titolo esemplificativo,
alcuni dei risultati ottenuti. L’associazione tra alcuni marchi dei Tampii su strigili
bronzei rinvenuti ad Aquileia31 e la dedica di una Tampia L. f. su due colonne
appartenute a un sacello dedicato al Diovis prenestino, ha consentito di confermare
la provenienza di questa famiglia di bronzisti, che trasferirono l’attivita artigianale
dal centro laziale nel centro nordadriatico (fig. 1. 1). La migrazione ad Aquileia già
nel II sec. a.C. di un’altra gens prenestina è deducibile dalla dedica Onocles Dindi
Ti(beri) s(ervus) graffita su una lucerna in terracotta del tipo Esquilino I proveniente
da un contesto votivo presso Monastero32, forse indizio dell’introduzione del culto
della Fortuna33 accanto a quello di Hercules, altra divinità centroitalica, presente su
un’arula opistografa offerta da [Ti.] Dindius Ti. [l.] Mogio, rinvenuta nella zona di
Belvedere (fig. 1. 2). Grazie alla schedatura capillare dei laterizi bollati si è potuto
riconoscere il forte coinvolgimento nella produzione degli Aratrii e mettere questa
attività in relazione con gli interventi evergetici, attestati dall’epigrafia lapidaria, di
membri di questa gens nell’edilizia pubblica aquileiese, in particolare nella basilica
forense con i suoi annessi e nel tratto del decumano a sud del foro (fig. 1. 3)34.
Alcuni aspetti del culto di Saturnus, fino a pochi anni fa non conosciuto nella
regione, praticato in aree santuariali periferiche, ma anche nel contesto urbano, si
sono venuti progressivamente delineando grazie allo studio di un mortarium con
impressi quattro bolli Numen / Saturni, rinvenuto presso le risorgive del Timavo35,
di un capitello di imposta, conservato ad Aquileia, che reca l’inizio di una dedica
Satu[rno]36 e di un frammento di manico di simpulum bronzeo ritrovato
occasionalmente in Carnia sul Col Santina presso Invillino (fig. 1. 4)37.
Sembra evidente che sarebbe molto auspicabile la costituzione di banche dati
comprensive delle diverse tipologie di documenti iscritti: ciò consentirebbe di
interrogare e di elaborare unitariamente, in tempi brevi e con la massima efficacia
dati oggi dispersi, ottenendo risultati attendibili, in quanto fondati sulle evidenze
documentarie quantitativamente rilevanti, per quanto riguarda la prosopografia dei
produttori e dei commercianti, la distribuzione delle merci e dei principali operatori,
30
Per maggiori dettagli e altri esempi vedi ZACCARIA c.s.
GIOVANNINI, MAGGI 1994.
32
STRAZZULLA 1982
33
FONTANA 1997, pp. 123-136 (scheda dell’arula alle pp. 191-192).
34
ZACCARIA 2003.
35
MASELLI SCOTTI 1978 (cfr. AE 1978, 363). Per una possibile nuova lettura del bollo come Numen(i) /
Saturni(ni) vedi PALLECCHI 2002, p. 36, nt. 12.
36
CUSCITO 1989, pp. 91-92, con foto del capitello fino ad allora inedito e del mortarium con bollo.
37
MAINARDIS 2004.
31
PICCOLE ISCRIZIONI CRESCONO
375
l’articolazione dei processi produttivi deducibile dall’onomastica e dallo status delle
persone implicate e dalla presenza di differenti varianti dei bolli o di simboli
anepigrafi accessori.
Prendendo a modello quanto si è fatto e si sta facendo – anche con il
contributo di un nutrito gruppo di epigrafisti dell’Italia settentrionale – per
l’informatizzazione e la diffusione in rete Internet dell’epigrafia lapidaria,
soprattutto dopo la costituzione della federazione di banche epigrafiche, che va sotto
il nome di EAGLE38, sembrerebbe ragionevole battere la stessa strada anche per le
scritte su instrumentum. Se ne è fatta la prova, con buoni risultati, aggiungendo alla
medesima scheda base utilizzata per le iscrizioni lapidarie i campi ritenuti necessari
per la classificazione più raffinata dell’instrumentum inscriptum (fig. 4), come quelli
concernenti la diversa qualità delle scritte (bolli, graffiti, tituli picti), alla forma e
alla posizione dei bolli, alla presenza del cartiglio, al tipo di impressione delle
lettere, alla direzione della scrittura, senza dimenticare di creare una scheda con il
“bollo ideale” alla quale far riferimento in ciascuna delle schede dei singoli
esemplari dello stesso tipo39. I vantaggi di una tale soluzione dovrebbero essere
evidenti. Da un lato, infatti, si potrebbero risparmiare tempo e denaro, basandosi su
un modello già costruito e collaudato e largamente condiviso; dall’altro ci si
potrebbe dotare di uno strumento di grande potenzialità non solo per migliorare la
schedatura degli oggetti iscritti, ma anche per sviluppare su basi quantitativamente e
qualitativamente attendibili le ricerche sull’economia antica.
La tradizione di studi avviata da Ezio Buchi è stata dunque negli ultimi
decenni ripresa e rivivificata in tutti i centri della Regio Decima grazie ai moltissimi
progetti di schedatura, studio e pubblicazione degli instrumenta inscripta in corso da
anni – anche in collaborazione con studiosi dei paesi contermini (Austria, Slovenia e
Croazia) – nelle Università, nelle Soprintendenze e nei Musei Civici della
Lombardia, del Veneto, del Trentino e del Friuli-Venezia Giulia. Ciò dovrebbe
costituire il presupposto necessario per far partire proprio in questa macroregione un
progetto pilota per la costituzione di un archivio informatico condiviso delle scritte
su instrumentum domesticum.
38
Al portale EAGLE - Electronic Archive of Greek and Latin Epigraphy [http://www.eagle-eagle.it]
aderiscono, al momento, le banche epigrafiche EDB (Epigraphic Database Bari:
http://www.edb.uniba.it),
EDH
(Epigraphische
Datenbank
Heidelberg:
http://www.uniheidelberg.de/institute/sonst/adw/edh/index.html), EDR (Epigraphic Database Roma: http://www.edredr.it), ma sono previste a breve nuove adesioni. Si veda la presentazione del progetto e delle banche
federate sui siti di EAGLE, EDR, EDB, EDH.
39
Su questo punto vedi STEINBY, KENRICK 2005.
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CLAUDIO ZACCARIA
Fig. 1
Fig. 2
PICCOLE ISCRIZIONI CRESCONO
Fig. 3
Fig. 4
377
378
CLAUDIO ZACCARIA
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