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Inflazione, dove sdì Tornano a cercarla i soliti banchieri centrali

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Inflazione, dove sdì Tornano a cercarla i soliti banchieri centrali
Estratto da pag.
Martedì
01/03/2016
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Direttore Responsabile
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Claudio Cerasa
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Inflazione, dove sdì Tornano a cercarla i soliti banchieri centrali
Milano. Scende, scende, non smette di
scendere l'asticella dei prezzi. In Giappone
come in Europa, dove l'inflazione si è
fermata a febbraio a meno 0,2 per cento, anni
luce lontana dall'obiettivo del due per cento
che Mario Draghi insegue invano da anni e
che, a giudicare dalle scommesse dei mercati
sul futuro dei tassi, resterà una chimera
almeno fino al 2020 (o anche più in là).
Eppure la Banca centrale europea si appresta,
giovedì 10 marzo, a innaffiare i mercati di
nuova liquidità e a praticare l'ennesimo taglio
agli interessi sui depositi presso la banca
centrale. Basterà' Senz'altro servirà a dare
una nuova spallata ai rendimenti dei titoli di
stato, a partire dai decennali tedeschi, che ieri
operano rendevano lo 0,11 per cento, a un
passo dall'interesse zero o meno. Ma è assai
dubbio che il bazooka del banchiere centrale
possa dare, da solo, una scossa alla
congiuntura europea, avviata lungo i sentieri
che conducono alla recessione. "Out of
ammo", sentenzia ['Economist, tanto per sot
saggio del 1969 per riattivare l'economia
senza cadere nella trappola della liquidità. Al
di là della metafora, l'idea ha il suo fascino:
per combattere la deflazione bisogna mettere
il denaro in tasca alla gente. Ovvero, come
suggerisce Lawrence Summers, quando
vengono meno gli investimenti delle imprese
e la spinta dei consumi, non resta che
rilanciare la spesa pubblica, ricetta che per la
verità spesso non ha dato buoni frutti nel
tempo. Senza dimenticare che una svolta del
genere richiede una volontà politica che in
Europa proprio non c'è. Eppure, di fronte ai
prezzi che calano ed agli investimenti che
latitano, il rischio di dover varare una bomba
più potente del vecchio, prezioso boomerang,
comincia a farsi strada. (u.ber.)
tolineare che le terapie delle Banche centrali,
pur necessarie a tenere in vita il paziente,
hanno ormai la stessa funzione di
un'anestesia, buona a controllare il dolore ma
nulla più. Certo, non è questa la diagnosi che
arriva dal G20 di Shanghai: il nervosismo dei
mercati, si è detto alla fine del meeting, non è
giustificato dall'andamento dell'economia
globale. Ma da Londra giunge, in pieno
dissenso, la voce di un pensionato di lusso:
l'ex governatore della Bank of England,
Mervyn King, che ha appena dato alle stampe
un saggio dal titolo emblematico: "La fine
dell'alchimia: le banche, l'economia globale e
il futuro della moneta". Ovvero le magie dei
banchieri non riusciranno ancora per molto a
compensare gli squilibri che si stanno
accumulando sotto i cieli della crisi. E la
prima vittima sarà la moneta unica. Certo, è
innegabile che le tesi di King risentono
dell'ansia da Brexit che grava sugli umori
della City. Ma la tesi è che "l'Unione
monetaria ha creato un conflitto tra le élite
della
Comunità e le forze della democrazia a livello
nazionale. E' una situazione estremamente
pericolosa". Soprattutto in tempo di
deflazione, quando il fardello dei debiti si fa
sempre meno sostenibile e l'elettorato dei
Paesi creditori sempre più ostile a concedere
nuovi prestiti. Per questo, conclude King, la
frattura dell'area euro in due, per quanto
complicata e costosa, può essere più
vantaggiosa dell'attuale architettura monetaria
sotto cui l'Europa non riuscirà a riprendere il
cammino della crescita e della piena
occupazione. Insomma, un discorso
apocalittico, buono per un best seller, meno
come indicazione di governo. Anche perché,
dal 2008 a oggi, la tesi che "le Banche
centrali hanno esaurito le armi a
disposizione" è stata sempre smentita. Ma è il
caso di prestare attenzione alla diagnosi di
Ray Dalio, il gestore del fondo Bridgewater,
tra i personaggi più ascoltati nella comunità
finanziaria: non solo l'economia mondiale,
dice, è in frenata, ma si è ormai esaurito
l'effetto sia del ribasso dei
tassi che delle operazioni di Quantitative
easing. Per uscire dal dramma della crisi,
perciò, occorre un terzo atto, ovvero "lasciar
cadere il denaro da un elicottero nelle tasche
dei consumatori", la ricetta suggerita da
Milton Friedman in un celebre
Credito: scenari e commenti
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