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CERCARE IMMAGINI PER COPERTINA (FACSIMILE)

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CERCARE IMMAGINI PER COPERTINA (FACSIMILE)
LEGGERE DI SCIENZA
Letture e schede di lavoro per l'estate
“Una cosa ho imparato nella mia lunga vita
che tutta la nostra scienza,
commisurata alla realtà, è
primitiva e infantile eppure
è la cosa più preziosa che abbiamo”
A.Einstein
INDICE
INTRODUZIONE ............................................................................................................................... 1
LA MAGIA DEI NUMERI E DELLE FORME ......................................................................................... 2
Ogni numero pari maggiore di due è la somma di due numeri primi......................................... 2
Scheda di lavoro: Ogni numero pari maggiore di due …… ...................................................... 8
Animali da soma ........................................................................................................................ 11
Scheda di lavoro: Animali da soma ....................................................................................... 13
Sugli abitanti della Flatlandia .................................................................................................... 16
Scheda di lavoro: Sugli abitanti della Flatlandia.................................................................... 18
I MISTERI DELLA SCIENZA .............................................................................................................. 23
Le pietre che piovono dal cielo ................................................................................................. 23
Come si sviluppa la nostra conoscenza ............................................................................. 24
Una gigantesca pioggia di meteoriti.................................................................................. 25
Il continuo progresso della conoscenza ............................................................................ 25
Caratteristiche essenziali di una mentalità scientifica ...................................................... 26
Scheda di lavoro: Le pietre che piovono dal cielo ................................................................. 27
Perché non piovono passeri arrosto ? ...................................................................................... 31
Scheda di lavoro: Perché non piovono passeri arrosto ? ...................................................... 33
L’origine curiosa di cibi comuni ................................................................................................. 34
L’origine dello yogurt ........................................................................................................ 34
La produzione della birra e la definizione di biotecnologie: ............................................. 34
Scheda di lavoro: L’origine curiosa di cibi comuni ................................................................ 36
Generazione spontanea e panspermia ..................................................................................... 37
Scheda di lavoro: Generazione spontanea e panspermia..................................................... 39
DIFENDERE LA NOSTRA TERRA ...................................................................................................... 40
Cos'è lo spreco? ......................................................................................................................... 40
Scheda di lavoro: Cos’è lo spreco? ........................................................................................ 43
Le energie rinnovabili ................................................................................................................ 45
Schede di lavoro: Le energie rinnovabili ............................................................................... 47
Fukushima e il futuro del nucleare............................................................................................ 49
Scheda di lavoro: "Fukushima e il futuro del nucleare" ........................................................ 53
A good place to live? ................................................................................................................. 55
The greenhouse effect ...................................................................................................... 55
Scheda di lavoro: A good place to live?................................................................................. 56
Which world for the future? ..................................................................................................... 57
Scheda di lavoro: Which world for the future? ..................................................................... 58
INTRODUZIONE
Cari studenti,
se vi siete iscritti all'IIS "J.C.Maxwell" la scienza fa per voi!!! Pertanto vi proponiamo alcune
letture estive finalizzate ad incuriosirvi su temi scientifici. Ogni brano che leggerete sarà seguito da
una scheda di lavoro, che dovrete completare con cura, organizzando le risposte di ciascun brano
in un quaderno.
I docenti delle classi prime, all'inizio del prossimo anno scolastico, analizzeranno i vostri
lavori per avviare in modo coinvolgente ed attivo la loro didattica.
A questo punto non ci resta che augurarvi
Buone vacanze e…buon lavoro!!!
Gli Insegnanti dell’IIS “J.C. MAXWELL”
1
LA MAGIA DEI NUMERI E DELLE FORME
Ogni numero pari maggiore di due è la somma di due numeri primi
(Da Zio Petros e la congettura di Goldbach, di Apolostolos Doxiadis, ed Bompiani, 2001, pagg. 22-31)
La serata alla Società Matematica Ellenica segnò una svolta. Fu allora che decisi per la prima
volta di diventare un matematico.
Alla fine di quell'anno scolastico mi diedero il premio per il migliore della classe in matematica.
Mio padre se ne vantò con zio Anargyros - come se avesse potuto fare altrimenti!
A questo punto, avevo completato il mio penultimo anno delle superiori e si era già deciso che
avrei fatto l'università negli Stati Uniti. Poiché il sistema americano non obbliga gli studenti a
dichiarare il loro principale campo d'interesse al momento dell'iscrizione, potevo aspettare
qualche anno prima di rivelare a mio padre l'orribile verità - poiché tale l'avrebbe senza dubbio
considerata. (Per fortuna, i miei due cugini avevano già espresso una preferenza che assicurava
all'azienda famigliare una nuova generazione di manager.) Di fatto, mentre stavo già ordendo il
mio piano, lo fuorviai per qualche tempo con vaghi discorsi sul progetto di studiare economia: una
volta all'università, con tutto l'oceano Atlantico fra me e la sua autorità, avrei potuto seguire la
rotta verso il mio Destino.
Quell' anno, nel giorno di San Pietro e Paolo, non ce la feci più a trattenermi.
"Zio, sto pensando di diventare un matematico." Il mio entusiasmo, però, non suscitò una
reazione immediata. Mio zio rimase silenzioso e impassibile, fissandomi improvvisamente con
estrema serietà - mi resi conto, con un brivido, che quello doveva essere il suo aspetto quando si
sforzava di scoprire i misteri della Congettura di Goldbach.
"Che cosa sai di matematica, giovanotto?" domandò, dopo una breve pausa.
Il suo tono non mi piacque, ma proseguii come avevo progettato:
"Ero il primo della classe, zio Petros. Ho vinto anche il premio della scuola!"
Per un po', sembrò riflettere su questa informazione, poi alzò le spalle. "È una decisione
importante," disse. "Non devi prenderla senza averci pensato bene. Perché non vieni qui un
pomeriggio e ne parliamo?"
Poi aggiunse, senza che fosse necessario: "È meglio che non lo dica a tuo padre."
Ci andai qualche giorno dopo, appena trovai una buona scusa.
Zio Petros mi condusse in cucina e mi offrì una bibita fredda, preparata con le amarene del suo
albero. Poi si sedette di fronte a me, assumendo un atteggiamento solenne e professorale.
"Dimmi, allora, cos'è la matematica secondo la tua opinione?" chiese. L'enfasi data all'ultima
parola sembrava sottintendere che qualsiasi risposta sarebbe stata probabilmente sbagliata.
Tirai fuori qualche luogo comune sulla "più eccelsa delle scienze" e sulle sue meravigliose
applicazioni nell' elettronica, nella medicina e nell' esplorazione spaziale.
Zio Petros si accigliò. "Se t'interessano le applicazioni, perché non fai l'ingegnere? O il fisico.
Anche questi hanno a che fare con qualche specie di matematica".
Un'altra enfatizzazione significativa: era evidente che di questa "specie" non aveva un' opinione
molto alta. Prima di sentirmi ancor più a disagio, decisi che non ero in grado di battermi con lui da
pari a pari, e lo confessai.
"Zio, non sono capace di esprimere il “perché” in parole. So soltanto che voglio diventare un
matematico - pensavo che mi avresti capito."
Meditò per un momento, poi chiese: "Conosci gli scacchi?"
"Più o meno. Ma, per piacere, non chiedermi di giocare. Posso dirti fin d'ora che perderei!"
Sorrise.
2
"Non ti proponevo una partita. Voglio solo farti un esempio che potrai capire. Vedi, la vera
matematica non ha nulla a che fare con le applicazioni o con le procedure di calcolo che impari a
scuola. Studia costrutti intellettuali astratti che, almeno finché se ne occupa il matematico, non
hanno alcun rapporto con il mondo fisico, percepibile."
"Questo per me va bene," dissi. "I matematici," continuò, "trovano nei loro studi lo stesso
godimento che gli scacchisti traggono dagli scacchi. In realtà, la conformazione psicologica del vero
matematico è vicina a quella del poeta o del compositore o, in altre parole, di una persona
interessata alla creazione della bellezza e alla ricerca dell' armonia e della perfezione. Insomma, si
situa all'opposto dell'uomo pratico, dell'ingegnere, del politico o del..." S'interruppe, riflettendo un
momento per cercare qualcosa di ancor più aborrito nella sua scala dei valori. " ... Ma sì, dell'uomo
d'affari."
Se intendeva dire tutto questo per scoraggiarmi, aveva scelto la strada sbagliata.
"È proprio quello che cerco, zio Petros," replicai, tutto eccitato.
"Non voglio fare l'ingegnere. Non voglio lavorare nell'azienda di famiglia. Voglio immergermi
nella vera matematica, proprio come te ... proprio come per la Congettura di Goldbach!"
Accidenti, avevo rovinato tutto! Prima di partire per Ekali, avevo deciso di evitare come il
diavolo qualsiasi riferimento alla Congettura per tutta la nostra conversazione. Ma ero così
eccitato e sventato che non seppi controllarmi.
Zio. Petros rimase impassibile, ma potei notare che gli tremava leggermente la mano.
"Chi ti ha parlato della Congettura di Goldbach?" domandò, con tono pacato.
"Mio padre," mormorai. "E che ti ha detto di preciso?" "Che hai cercato di dimostrarla."
“Solo questo?”
"E ... che non ci sei riuscito."
La sua mano era di nuovo ferma. "Nient' altro?"
"Nient' altro."
"Uhm," disse. "Cosa ne diresti se facessimo un patto?" "Che genere di patto?"
"Ascolta: a mio modo di vedere, nella matematica come nelle arti negli sport, del resto , se non
sei il migliore, non sei nulla.
Un ingegnere civile, un avvocato o un dentista che sia soltanto capace può avere ugualmente
una vita professionale creativa e soddisfacente. Un matematico che sia soltanto di media levatura
- parlo di un ricercatore, naturalmente, non di un professore di liceo - è invece una tragedia
ambulante ... "
"Ma zio," lo interruppi, "io non ho nessuna intenzione di essere 'soltanto di media levatura'.
Voglio diventare il numero uno!"
Sorrise. "Almeno in questo, è chiaro che mi assomigli. Anch'io ero estremamente ambizioso. Ma
vedi, ragazzo, le buone intenzioni purtroppo non bastano. Non è come in altri campi, dove conta
molto l'applicazione. In matematica, per arrivare al vertice occorre anche un'altra cosa,
assolutamente indispensabile per riuscire."
"E sarebbe?"
Mi guardò perplesso, vedendo che ignoravo una cosa così ovvia. "Ma il talento! La
predisposizione naturale nella sua manifestazione più estrema. Non dimenticarlo mai:
'Mathematicus nascitur, non fit', 'Matematico si nasce, non si diventa'. Se non hai questa
particolare attitudine nei tuoi geni, faticherai invano per tutta la vita e non uscirai mai dalla
mediocrità. Da un'aurea mediocrità, forse, ma sempre mediocrità!"
Lo guardai negli occhi. "Che specie di patto mi proponi, zio?"
Esitò per un momento, come se ci stesse pensando. Poi disse: "Non voglio vederti seguire una
strada che ti porterà al fallimento e all'infelicità. Ti chiedo dunque di promettermi solennemente
che diventerai un matematico se - e solo se - sei estremamente dotato. Accetti?"
3
Ero sconcertato. "Ma come posso stabilirlo, zio?"
"Non puoi farlo e non ne hai bisogno," disse, con un sorrisetto sornione. "Lo stabilirò io."
"Tu?"
"Sì. Ti proporrò un problema. Te lo porterai a casa e tenterai di risolverlo. Dal tuo successo, o
dal tuo fallimento, potrò valutare con estrema precisione le tue possibilità di diventare un grande
matematico."
La proposta suscitò in me sentimenti contrastanti: odiavo i test, ma adoravo le sfide.
"Quanto tempo avrò?" domandai
Zio Petros socchiuse gli occhi per riflettere. "Uhm ... Diciamo fino all'inizio della scuola, il 1°
ottobre. Quasi tre mesi."
Ignorante com' ero, credevo che in tre mesi avrei potuto risolvere ben più di un unico problema
matematico.
"Così tanti?!"
"Be', sarà un problema difficile," mi fece notare lui. "Non di quelli che chiunque o quasi
potrebbe risolvere. Ma tu, se hai quel che occorre per diventare un grande matematico, ci
riuscirai. Naturalmente, devi giurarmi che non ti farai aiutare da nessuno e che non consulterai
nessun libro."
"Lo giuro," dissi. Mi fissò.
"Ciò significa che accetti il patto?" Respirai a fondo. "Sì."
Senza una parola, zio Petros uscì per un momento e tornò con carta e matita. Divenne
professionale, un matematico che si rivolge a un altro matematico.
"Ecco il problema. Saprai, immagino, che cos'è un numero primo." "Certo che lo so, zio! Un
numero primo è un numero intero maggiore di 1 che non ha altri divisori che se stesso e l'unità.
Per esempio, 2, 3, 5, 7, 11, 13 ecc."
Parve soddisfatto dell' esattezza della mia risposta. "Magnifico. E adesso dimmi, per piacere,
quanti numeri primi ci sono?"
All'improvviso, mi trovai incapace di rispondere. "Quanti?"
"Sì, quanti. Non te l'hanno insegnato a scuola?"
"No."
Mio zio trasse un sospiro profondo, deluso dal basso livello del moderno insegnamento della
matematica in Grecia.
"E va bene, te lo dirò io, perché ne avrai bisogno. I numeri primi sono infiniti, un fatto
dimostrato per la prima volta da Euclide nel III secolo avanti Cristo. La sua dimostrazione è un
gioiello di bellezza e di semplicità. Col metodo della reductio ad absurdum, Euclide suppone
dapprima il contrario di ciò che intende dimostrare, cioè che i numeri primi siano finiti. Così..."
Con rapidi e vigorosi tocchi di matita e alcune parole esplicative, zio Petros ricostruì a mio
beneficio la dimostrazione' del nostro saggio predecessore e mi diede contemporaneamente il
primo esempio di vera matematica.
" ... Che però," concluse, "è contrario alla nostra supposizione iniziale. Supporre la finitudine
porta a una contraddizione, ergo i numeri primi sono infiniti. Quod erat demonstrandum:"
"Ma è fantastico, zio," dissi, eccitato dall'ingegnosità della dimostrazione. "Ed è così semplice!"
"Sì," sospirò lui, "semplicissimo. Eppure, prima di Euclide nessuno lo aveva pensato. Rifletti sulla
lezione che si può trame: a volte le cose appaiono semplici solo a posteriori."
Non ero in vena di filosofare. "Forza, zio. Enuncia il problema che dovrei risolvere." Lo scrisse su
un foglio e me lo lesse.
"Voglio che tu cerchi di dimostrare," disse, "che ogni numero pari maggiore di 2 è la somma di
due numeri primi."
4
Meditai per un momento, pregando con fervore perché un lampo d'ispirazione lo spazzasse via
con una soluzione immediata. Ma, vedendo che non arrivava, mi limitai a dire:
"Tutto qui?"
Zio Petros agitò un dito per mettermi in guardia.
"Ma non è tanto semplice! In ogni caso particolare che puoi prendere in considerazione 4=2+2,6=3+3, 8=3+5, 10=3+7, 12=7+5, 14=7+7 ecc. - è ovvio, anche se più i numeri sono alti più
complessi sono i calcoli che richiedono. Tuttavia, essendoci un'infinità di numeri pari, non si può
affrontare il problema caso per caso. Devi trovare una dimostrazione generale, e questo - sospetto
- ti sarà forse più difficile di quel che pensi." Mi alzai. "Difficile o no," dissi, "voglio farcela! Mi
metterò subito al lavoro." Mentre mi stavo avvicinando al cancello, lo zio mi chiamò dalla finestra
della cucina.
"Ehi! Non lo prendi il foglio con il problema?" Soffiava un vento gelido, e io respiravo le
esalazioni del terreno bagnato. Credo che mai in vita mia, né prima né dopo quel breve momento,
mi sono sentito così felice, così pieno di fiducia e di ottimismo, e di speranze di gloria.
"Non ne ho bisogno, zio," risposi. "Me lo ricordo perfettamente: “Ogni numero pari maggiore di
2 è la somma di due numeri primi.” Ci vediamo Il 1 ottobre con la soluzione!"
Il suo monito severo mi arrivò quando ero già in strada.
"Non scordarti del nostro patto," gridò. "Solo se saprai risolvere il problema, potrai diventare
un matematico!"
Mi aspettava una dura estate.
Per fortuna nei mesi caldi, luglio e agosto, i miei genitori mi spedivano a Pylos, a casa di uno zio
materno. Ciò significava che, fuori della portata di mio padre, se non altro non avevo l'ulteriore
problema (come se quello che mi aveva posto zio Petros non fosse stato sufficiente) di dover
lavorare in segreto. Appena arrivato a Pylos, disposi le mie carte sul tavolo da pranzo (d'estate
mangiavamo sempre fuori) e annunciai ai miei cugini che fino a nuovo ordine non sarei stato
disponibile per nuotate, giochi e serate al cinema all'aperto. Lavoravo al problema dalla mattina
alla sera, salvo brevi interruzioni. Mia zia manifestava la sua preoccupazione in maniera bonaria.
"Stai lavorando troppo, ragazzo. Prenditela comoda. Sei in vacanza. Lascia un po' da parte i libri.
Sei qui per riposare." Ma io ero deciso a non riposare fino alla vittoria finale. Sgobbavo senza
sosta, riempiendo fogli su fogli, affrontando il problema ora da un lato e ora dall’altro. Spesso,
quando mi sentivo troppo stanco per un ragionamento deduttivo astratto, esaminavo casi
specifici, nel timore che zio Petros mi avesse teso una trappola, chiedendomi di dimostrare
qualcosa di palesemente falso. Dopo innumerevoli divisioni avevo creato, una tavola dei primi
cento numeri primi (una sorta di primitivo Crivello di Eratostene) che passai poi a sommare, in
tutte le coppie possibili, per confermare la validità del principio. Inutilmente cercai entro questi
limiti un numero pari che non rispondesse alla condizione richiesta - erano tutti esprimibili come la
somma di due numeri primi. A un certo punto, verso la metà d'agosto, dopo una serie di notti
insonni e innumerevoli tazze di caffè greco, per poche ore felici pensai d'avercela fatta, di aver
trovato la soluzione. Riempii parecchie pagine coi miei ragionamenti e le spedii per espresso a zio
Petros. Godetti del mio trionfo soltanto per qualche giorno, fino a quando il postino mi portò
questo telegramma:
LA SOLA COSA CHE HAI DIMOSTRATO È CHE OGNI NUMERO PARI PUÒ ESSERE ESPRESSO COME
LA SOMMA DI UN NUMERO PRIMO E DI UN NUMERO DISPARI, UN FATTO OVVIO.
Mi ci volle una settimana per riavermi dal fallimento del mio primo tentativo e dal colpo inferto
al mio orgoglio. Ma mi ripresi e, senza molto entusiasmo, tornai al lavoro, ricorrendo stavolta al
metodo della reductio ad absurdum. "Supponiamo che esista un numero pari n che non possa
essere espresso come la somma di due numeri primi. In tal caso ... "
5
Quanto più mi arrovellavo sul problema, tanto più diventava evidente che esso esprimeva una
verità fondamentale sui numeri interi, materia prima dell'universo matematico. Arrivai presto a
interrogarmi su quale sia precisamente la distribuzione dei numeri primi fra gli interi o sulla
procedura che, dato un certo numero primo, conduce a quello successivo. Sapevo che questa
informazione, se me ne fossi impadronito, mi sarebbe stata estremamente utile nella situazione in
cui mi trovavo, e per un paio di volte fui tentato di cercarla in un libro. Ma, fedele all'impegno di
non ricorrere ad aiuti esterni, non lo feci mai. Esponendomi la dimostrazione euclidea dell'infinità
dei numeri primi, zio Petros aveva detto di avermi dato l'unico strumento di cui avevo bisogno per
arrivare alla mia dimostrazione. Eppure non stavo facendo progressi. Alla fine di settembre, pochi
giorni prima che cominciasse il mio ultimo anno di scuola, mi ritrovai, imbronciato e abbattuto, a
Ekali. Poiché zio Petros non aveva il telefono, mi toccò sottopormi alla prova di persona. "Be'?" mi
domandò appena ci sedemmo, dopo che avevo seccamente respinto la sua offerta di una bibita a
base di amarene. "Hai risolto il problema?”
"No," dissi, "non ci sono riuscito."
L'ultima cosa che desideravo in quel momento era di dover ricostruire il percorso del mio
fallimento o di lasciare che lo analizzasse lui per me. Non solo, ma non ero per niente curioso di
conoscere la soluzione, la dimostrazione di quel principio. Volevo soltanto dimenticare ogni cosa
che avesse una pur vaga attinenza con i numeri, pari o dispari - per non parlare dei primi.
Ma zio Petros non voleva che me la cavassi troppo a buon mercato. "Allora il discorso è chiuso,"
disse. "Ricordi, no, il nostro patto?" Questo suo bisogno di ratificare ufficialmente la propria
vittoria (poiché, per qualche.ragione, ero convinto che tale fosse ai suoi occhi la mia sconfitta), per
me era estremamente seccante. Ma non intendevo rendergli la cosa ancor più piacevole
facendogli capire che mi sentivo in qualche modo ferito.
"Certo che lo ricordo, zio, e sono sicuro che lo ricordi anche tu. Il nostro patto era che non sarei
diventato un matematico se non fossi riuscito a risolvere il problema ... "
"No," m'interruppe, con improvvisa veemenza. "Il patto era che, se non avessi risolto il
problema, avresti fatto una solenne promessa di non diventare un matematico!"
Lo guardai torvo. “Esattamente” ammisi. “E non avendo risolto il problema, io….”
"Farai ora una solenne promessa," m'interruppe, completando per la seconda volta una mia
frase, e sottolineando le parole come se ne dipendesse la sua vita (o meglio, la mia). "Certo," dissi,
sforzandomi di apparire indifferente. "Se questo ti fa piacere, farò una solenne promessa."
La sua voce divenne aspra, perfino crudele.
"Non si tratta di far piacere a me, giovanotto, ma di tener fede al nostro patto! Devi impegnarti
a stare lontano dalla matematica!"
La mia irritazione si trasformò all'istante in un vero e proprio odio. "E va bene, zio," dissi
freddamente. "M'impegno a star lontano dalla matematica. Contento, adesso?"
Ma mentre mi alzavo per andarmene, lui sollevò minacciosamente una mano.
"Non così in fretta!" Con un rapido gesto, trasse di tasca un foglio, lo spiegò e me lo cacciò
davanti al naso. . Eccone il contenuto:
lo sottoscritto, in pieno possesso delle mie facoltà, giuro solennemente con questo documento
che, non avendo superato l'esame teso a dimostrare una capacità matematica elevata, e in
conformità con il patto stipulato con mio zio, Petros Papachristos, non cercherò mai di ottenere
una laurea in matematica in un istituto d'insegnamento superiore, né tenterò in qualsiasi altro
modo di perseguire una carriera professionale nel campo della matematica.
Lo guardai incredulo. "Firma!" ordinò. "Ma a che serve?" borbottai, senza cercare più di
nascondere ciò che pensavo. "Firma," ripeté lui, inflessibile. "Un patto è un patto!" Lasciai sospesa
a mezz' aria la sua mano che mi offriva una stilografica, tirai fuori la mia biro e apposi la firma. Poi,
6
senza lasciargli il tempo di aggiungere altro, gli gettai il foglio e corsi furiosamente verso il
cancello.
"Aspetta!" gridò, ma io ero già fuori.
Continuai a correre e correre e correre, finché fui certo di non essere più alla portata dei suoi
orecchi; poi, ancora senza fiato, crollai e mi misi a piangere come un bambino: lacrime di rabbia e
frustrazione e umiliazione mi rigavano il viso.
7
Scheda di lavoro: Ogni numero pari maggiore di due ……
Riflettiamo
insieme
A. COMPRENSIONE
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
Chi sono i protagonisti del racconto?
Dove si svolge il dialogo tra zio Petros ed il nipote?
Qual è la motivazione che spinge il nipote a parlare con lo zio?
Cosa vuol dimostrare zio Petros al nipote con l'espressione “ Mathematicus nascitur,
non fit”?
Di che cosa si è occupato zio Petros in tutta la sua vita?
Qual è il problema che zio Petros assegna per le vacanze estive?
“LA SOLA COSA CHE HAI DIMOSTRATO È CHE OGNI NUMERO PARI PUÒ ESSERE ESPRESSO COME LA
SOMMA DI UN NUMERO PRIMO E DI UN NUMERO DISPARI”. Trova degli esempi di questo fatto
ovvio.
Che tipo di patto stipulano, nel finale, lo zio ed il nipote?
Fai un riassunto del brano in 20 righe.
B. AUTORE
1. Fai una breve ricerca sull’autore del libro da cui è stato tratto questo racconto.
2. Lo stile della narrazione è:
vivace, immediato, in prima persona
vivace, immediato, in terza persona
formale, difficile
C. VALUTAZIONI
1. Che messaggio hai tratto dalla lettura del racconto?
2. Dai un giudizio sull’interesse che ha suscitato in te questo brano (un voto da 1 a 10 )
8
D. ASPETTI MATEMATICI
1. Esprimere 39 se è possibile come:
• Come somma di due numeri consecutivi
• Come somma di due numeri dispari
• Come somma di un numero pari ed uno dispari
• Come prodotto di due numeri dispari
2. Completare la seguente tabella:
Un numero è divisibile per 2 se:
Esempi:
Un numero è divisibile per 3 se:
Esempi:
Un numero è divisibile per 4 se:
Esempi:
Un numero è divisibile per 5 se:
Esempi:
Un numero è divisibile per 9 se:
Esempi:
Un numero è divisibile per 10 se:
Esempi:
Un numero è divisibile per 11 se:
Esempi:
1
3.
2 3
Costruire il crivello di Eratostene
4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20
21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40
41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60
61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80
81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100
4. Chi era Eratostene?
5. Tra i numeri 12,39,13,18,26,16,4,2 scrivere:
• Quelli che sono primi
• Quelli che sono multipli di 3
• Quelli che sono multipli di 4
9
6. Ricerca cos’è il MCD (completare sul quaderno)
Il MASSIMO COMUNE DIVISORE E’
Per determinare il MCD di due o più numero è necessario:
7. Trovare il MCD:
• 28,40
• 45,88
• 18,48
8. Scrivere alcuni multipli di: 12
9. Ricerca cos’è il mcm di due o più numeri
•
•
•
7,49,21
12,36,60
256,120,80
Il MINIMO COMUNE MULTIPLO E’
Per determinare il mcm di due o più numero è necessario:
10. Trova il mcm dei seguenti numeri
• 12,36
• 18,48
• 150,84
•
•
•
10
625,26,13
150,39,65
48,207,192
Animali da soma
(da L’uomo che sapeva contare, di Malba Tahan, ed Salani, 1966, pagg. 10-13)
Del singolare episodio di trentacinque cammelli da dividere fra tre fratelli arabi. In che modo
Beremiz Samir, l'Uomo Che Contava, riuscì a fare una suddivisione che sembrava impossibile e che
invece lasciò del tutto soddisfatti i litiganti. L'inatteso guadagno che ci venne da questa operazione.
Avevamo viaggiato senza fermarci per qualche ora, quando ci capitò un episodio degno di venir
raccontato, in cui il mio compagno Beremiz utilizzò le sue doti di esperto conoscitore dell'algebra.
Vicino a una vecchia locanda semiabbandonata scorgemmo tre uomini che discutevano
animatamente presso un branco di cammelli. Tra urla e insulti costoro litigavano
gesticolando con violenza e noi potevamo udire le loro grida astiose.
«Non è così! »
«Questo è un furto! »
«Non sono d'accordo! »
L'abile Beremiz domandò perché mai stessero litigando.
«Siamo fratelli» spiegò il più vecchio, «e abbiamo ricevuto in eredità questi trentacinque cammelli.
Secondo l'espresso desiderio di nostro padre, la metà di essi mi appartiene, un terzo spetta a mio
fratello Hamed e la nona parte a Harim, il più giovane. Però non sappiamo come fare la divisione, e
qualsiasi suggerimento fatto da uno di noi viene respinto dagli altri. Nessuna delle soluzioni finora
escogitate si è rivelata accettabile. Come è possibile fare questa divisione se la metà di 35 è 17 e 1/2,
e se né un terzo né un nono di 35 sono numeri interi?»
« Ma è semplicissimo» disse l'Uomo Che Contava. « Mi impegno a fare la suddivisione equamente,
ma permettetemi prima di aggiungere all'eredità questo splendido animale che ci ha portato qui nel
momento più opportuno ».
A questo punto intervenni. «Non posso permettere una simile follia. Come potremo continuare il
viaggio se non avremo più il nostro cammello? » '
«Non ti preoccupare, amico di Baghdad » mi sussurrò Beremiz, «so esattamente ciò che sto
facendo. Dammi il tuo cammello e vedrai il risultato alla fine».
Tale era la sicurezza della sua voce che gli consegnai senza la minima esitazione il mio bellissimo
Jamal, che fu quindi aggiunto al gruppo dei cammelli che bisognava dividere fra i tre fratelli.
«Amici miei» disse, «ora farò una giusta ed esatta divisione dei cammelli che, come vedete, sono
adesso 36 »; e rivolgendosi al più anziano dei fratelli: «Avresti dovuto» disse, «ricevere la metà di 35,
cioè 17 e 1/2. Avrai invece la metà di 36, che fa 18. Non hai proprio di che lamentarti, dal momento
che ci guadagni».
Rivolto al secondo così continuò: «A te, Hamed, spetterebbe un terzo di 35, cioè 11 e qualcosa.
Ti toccherà invece un terzo di 36, ovverosia 12. Non hai motivo di protestare, poiché anche tu ci
guadagni da questa ripartizione »;
Infine così parlò all'ultimo dei tre: «Giovane Harim Namir, secondo le ultime volontà di tuo padre
dovresti ricevere un nono di 35, ovvero sia tre cammelli e una parte di cammello. Ti darò invece un
nono di 36, il che fa quattro. In tal modo hai conseguito un bel vantaggio e dovresti essermene grato».
E concluse con grande sicurezza: «Con questa vantaggiosa suddivisione, da cui tutti han tratto
beneficio, 18 cammelli vanno al maggiore, 12 al secondo e 4 al più giovane, per un totale di 18+
12+4=34 cammelli. Dei 36 cammelli ne avanzano quindi due. Uno appartiene, come sapete, al mio
11
amico di Baghdad. L'altro mi spetta di diritto dal momento che ho risolto con soddisfazione di tutti il
complicato problema dell'eredità »;
«Straniero, sei veramente molto intelligente» esclamò il maggiore dei fratelli, «e noi accettiamo la
tua soluzione sicuri della sua giustizia ed equità »,
L'abile Beremiz, l'Uomo Che Contava, s'impossessò di uno dei più begli animali del branco e,
porgendomi le redini del mio cammello, disse: «Adesso, caro amico, puoi continuare il viaggio
comodamente da solo sul tuo cammello. lo viaggerò sul mio».
E riprendemmo la strada per Baghdad.
12
Scheda di lavoro: Animali da soma
Riflettiamo
insieme
A. COMPRENSIONE
1.
2.
3.
4.
5.
6.
Chi sono i protagonisti del brano?
Dove si svolge il racconto?
Qual è la motivazione che spinge Beremiz a risolvere il problema?
Quale soluzione troverà Beremiz? Individua i dati.
La soluzione data da Beremiz fa guadagnare tutti, perché?
Fai un riassunto del brano in 20 righe.
B. AUTORE
1. Fai una breve ricerca sull’autore del libro da cui è stato tratto questo racconto
2. Lo stile della narrazione è:
vivace, immediato, in prima persona
vivace, immediato, in terza persona
formale, difficile
C. VALUTAZIONI
1. Che messaggio hai tratto dalla lettura del racconto?
2. Dai un giudizio sull’interesse che ha suscitato in te questo brano (un voto da 1 a 10 )
13
D. ASPETTI MATEMATICI
1.
Riflettiamo sul problema di Beremiz:
a. La parte dei 35 cammelli che spetta al primo figlio è
35
1
= 17 +
2
2
b. La parte dei 35 cammelli che spetta al secondo figlio è
35
2
= 11 +
3
3
c. La parte dei 35 cammelli che spetta al terzo figlio è
35
8
= 3+
9
9
33 +
d. La somma è pertanto
..
..
e. Quanto avanza?
f. Ripeti il ragionamento il cammello di Beremiz e quindi con 36 cammelli
g. Tutti ci guadagnano è così … Qual è l’errore commesso dal padre?
Costruire la frazione significa dividere un segmento in ………….. parti uguali e prendere …………. parti
2.
3.
Rispondi alle domande:
a) 7/5 è un numero?
b) 3/5 è un numero?
Scegliendo come unità grafica un segmento, rappresenta le frazioni seguenti
3/8; 1/3; 2/5; 5/4; 6/3
4.
Scrivi quattro frazioni equivalenti a ciascuna delle seguenti, calcola il numero decimale
corrispondente (fermandoti in ogni caso ai centesimi) e rappresentale sulla retta
numerica:3/5; 4/9; 4/14; 2/5
Un mezzo
5.
Tre quarti
Due terzi
Scrivi le frazioni che corrispondono ai punti indicati dalle frecce nella seguente retta
numerica:
14
6.
Dividendo opportunamente il segmento unitario, individua sulla retta numerica i punti
corrispondenti ai seguenti valori numerici:
3 1 1 1 3 2 7
0,25; 0,5; 1,6; 0,1; 0,6; 1,4; 1,2;
;
;
; ;
;
4 4 2 10 5 4 5
7.
Trova un numero compreso
a) fra 1 e 2.
b) fra 0 e 0,1.
Completa come nell’esempio
Frazione
Retta numerica
Rappresentazione
Numero
decimale
1 :2=
0,5
1
2
…..:…..=
………
3
8
………..
…..:…..=
0,75
………..
…..:…..=
………
…..:…..=
………
5
2
…..:…..=
1,3
………..
15
Sugli abitanti della Flatlandia
(da Flatlandia, di Edwin A. Abbot, ed Adelphi, 1884, pagg. 37-41)
La massima lunghezza o larghezza di un abitante adulto della Flatlandia si può calcolare all'incirca
in ventotto dei vostri centimetri. Trenta centimetri può considerarsi un' eccezione.
Le nostre Donne sono delle Linee Rette. I nostri Soldati e gli Operai delle Classi Inferiori sono dei
Triangoli con due lati uguali, ciascuno della lunghezza di ventotto centimetri circa, e un terzo lato, o
base, così corto (spesso appena più lungo di un centimetro) da formare al vertice un angolo assai
acuto e temibile. E specialmente quando le loro basi sono di tipo infimo (cioè lunghe non più della
terza parte di un centimetro) è difficile distinguerli dalle Linee Rette, o Donne, tanto acuminati sono i
loro vertici. Da noi, come da voi, questi Triangoli si distinguono dagli altri col nome di Isosceli, e così
mi riferirò ad essi nelle pagine che seguiranno.
La nostra Borghesia è composta da Equilateri, ovvero da Triangoli dai lati uguali.
I nostri Professionisti e Gentiluomini sono Quadrati (classe a cui io stesso appartengo) e Figure a
Cinque Lati, o Pentagoni.
Subito al disopra di costoro viene l'Aristocrazia, divisa in parecchi gradi, cominciando dalle Figure a
Sei Lati o Esagoni per continuare, via via che il numero dei lati aumenta, fino a ricevere il titolo
onorifico di Poligonali, o dai molti lati. Infine, quando il numero dei lati diventa tanto grande, e i lati
tanto piccoli, che la Figura non è più distinguibile da un Cerchio, si entra a far parte dell'ordine
Circolare o Sacerdotale; e questa è la classe più elevata di tutte.
Da noi è una Legge Naturale che il figlio maschio abbia un lato di più del padre, così che ogni
generazione (di regola) sale di un gradino nella scala dello sviluppo e della Nobiltà. Così il figlio di un
Quadrato è un Pentagono; il figlio di un Pentagono, un Esagono; e via dicendo.
Ma questa regola non sempre funziona per i Commercianti, e ancor più di rado per i Soldati e gli
Operai; del resto questi ultimi a malapena possono dirsi degni del nome di Figure umane, visto che
non hanno tutti i lati uguali. Perciò con loro la Legge Naturale non vale; e il figlio di un Isoscele (cioè di
un Triangolo con due lati uguali) rimane un semplice Isoscele. Tuttavia, nemmeno a un Isoscele è
negata ogni speranza che la sua discendenza possa un giorno elevarsi dalla propria condizione
degradata. Perché dopo una lunga serie di successi militari, o dopo solerti e fruttuose fatiche, si nota
in genere che gli esponenti più intelligenti delle Classi degli Artigiani e dei Soldati mostrano un leggero
aumento del terzo lato o base, e un accorciamento degli altri due lati.
I matrimoni misti (combinati dai Preti) tra i figli e le figlie di questi membri delle Classi Inferiori
intellettualmente più dotati, dànno in genere come risultato una prole ancora un poco più vicina al
tipo del Triangolo Equilatero.
Raramente - in proporzione al gran numero delle nascite degli Isosceli - genitori Isosceli producono
un Triangolo Equilatero autentico e certificabile. Una nascita del genere richiede come premesse non
solo una serie di matrimoni accuratamente combinati, ma anche un diuturno esercizio di frugalità e di
autocontrollo da parte degli aspiranti progenitori del futuro Equilatero, nonché lo sviluppo paziente,
sistematico e continuo dell'intelletto dell'Isoscele durante molte generazioni.
Nel nostro paese la nascita di un autentico Triangolo Equilatero da genitori Isosceli è motivo di
giubilo in un ambito di parecchie centinaia di metri. Dopo un accurato esame condotto dalla
Commissione Sanitaria e Sociale, il neonato, se riconosciuto Regolare, viene ammesso con una
cerimonia solenne alla Classe degli Equilateri. Subito dopo egli viene sottratto agli orgogliosi ma
dolenti genitori, per essere adottato da un Equilatero senza figli, che sotto giuramento si impegna a
16
non permettere che il bambino metta più piede nella vecchia casa né che veda mai più i suoi parenti,
per paura che l'organismo appena formato possa, per via di una inconscia imitazione, ricadere al
livello ereditario.
L'eventuale apparizione di un Equilatero dai ranghi di progenitori nati servi non è festeggiato
soltanto dai poveri servi in questione come un raggio di luce e di speranza sullo squallore monotono
della loro esistenza, ma anche dall'Aristocrazia in genere; perché tutte le classi più elevate sono ben
consce che siffatti rari fenomeni, mentre da un lato contribuiscono poco o nulla a svilire i loro
privilegi, dall'altro costituiscono un'utilissima difesa contro una rivoluzione dal basso.
Se tutta la plebaglia acutangola fosse sempre stata, senza eccezioni, affatto priva di ambizioni e di
speranze, essa avrebbe forse trovato dei capi a qualcuna delle sue numerose sedizioni, dei capi in
grado di far sentire anche alla sapienza dei Circoli il peso della propria superiorità di forza e di
numero. Ma una saggia disposizione della Natura ha decretato che, nella proporzione stessa con cui
aumentano l'intelligenza, le cognizioni e ogni altra virtù delle classi operaie, aumenti anche l'ampiezza
del loro angolo acuto (che li rende fisicamente temibili), per avvicinarsi all'angolo relativamente
inoffensivo del Triangolo Equilatero. Così, negli esponenti più brutali e pericolosi della Classe Militare creature quasi al livello delle Donne, quanto a mancanza d'intelligenza - si nota che col crescere della
capacità mentale necessaria allo sfruttamento del loro tremendo potere perforante, essi incorrono in
una corrispondente diminuzione di quel potere medesimo.
Com'è mirabile, questa Legge di Compensazione!
E quale prova perfetta dell'aderenza alla Natura, e starei per dire dell'origine divina della
costituzione aristocratica degli Stati della Flatlandia! Mediante un impiego giudizioso di questa Legge
Naturale, i Poligoni e i Cerchi riescono quasi sempre a soffocare la sedizione sul nascere, mettendo a
profitto l'insopprimibile quanto illimitata capacità di sperare della mente umana. Anche l'Arte viene in
aiuto alla Legge e all'Ordine. In genere è possibile, grazie a una piccola compressione o espansione
artificiale operata dai Medici di Stato, rendere perfettamente Regolare qualcuno dei capi più
intelligenti di una rivolta, e ammetterlo subito a far parte delle classi privilegiate; un numero assai
maggiore, che non possiede ancora i requisiti adatti, allettato dalla prospettiva di una futura
nobilitazione, viene indotto a entrare nei vari Ospedali di Stato, dove è poi tenuto in un onorevole
confino per il resto della vita; solo uno o due fra i più ostinati, sciocchi e irrimediabilmente irregolari,
sono condannati all'esecuzione capitale.
Così, la sventurata plebaglia degli Isosceli, priva di guida e di piani d'azione, si lascia trafiggere
senza opporre resistenza dal piccolo gruppo dei loro confratelli che il Gran Circolo assolda e tiene
pronto per casi d'emergenza come questo; oppure, più spesso, grazie a sospetti e gelosie abilmente
seminati fra di loro dal partito Circolare, essi vengono aizzati alle lotte intestine, e periscono l'uno
sull'angolo dell'altro.
Nei nostri annali si registrano non meno di centoventi rivoluzioni, che con i tumulti di minore
importanza arrivano a un totale di duecentotrentacinque; e sono tutte andate a finire così.
1. «Che bisogno c'è di un certificato?» potrà chiedere un critico della Spacelandia. «La procreazione di un figlio Quadrato non è forse un certificato
rilasciato dalla Natura stessa, a dimostrazione dell'eguaglianza dei lati del Padre?». Rispondo che nessuna Signora di una certa levatura sposerebbe mai
un Triangolo privo di certificato. Si è dato il caso di un figlio Quadrato nato da un Triangolo leggermente Irregolare; ma in quasi tutti i casi di questo
genere l'Irregolarità della prima generazione torna a manifestarsi nella terza, che non arriva al rango Pentagonale, ovvero ricade in quello Triangolare
17
Scheda di lavoro: Sugli abitanti della Flatlandia
Riflettiamo
insieme
A. COMPRENSIONE
1. Dove si svolge il racconto?
2. Collega i sostantivi con gli enti geometrici come descritto nel brano:
3.
4.
5.
6.
7.
Qual è la legge naturale che regola la vita a Flatlandia? Per chi non vale?
L’intelligenza è legata ad un concetto geometrico quale?
Cosa si dice delle donne nel testo?
Come si reprime una rivolta a Flatlandia?
Fai un riassunto del brano in 20 righe
B. AUTORE
1. Fai una breve ricerca sull’autore del romanzo "Flatlandia".
2. Lo stile della narrazione è:
vivace, immediato, in prima persona
vivace, immediato, in terza persona
formale, difficile
C. VALUTAZIONI
1. Che messaggio hai tratto dalla lettura del racconto?
2. Dai un giudizio sull’interesse che ha suscitato in te questo brano (un voto da 1 a 10 )
18
D. ASPETTI MATEMATICI………………..UN PO’ DI GEOMETRIA
Elementi geometrici fondamentali.
1.
In figura è disegnata una retta passante per il
punto A: disegnane altre, sempre passanti per
A.
Concludi: per un punto del piano passano
…………………… rette.
2.
La retta disegnata in figura passa per i due
punti A e B: è possibile disegnare altre rette
passanti per A e B?
Concludi: per due punti del piano
………………………………..
………………………… .
3.
In figura sono disegnate due semirette di
origine O: disegnane altre con la stessa origine.
Concludi: ci sono ………………..semirette aventi la
stessa origine.
Angoli.
4.
5.
6.
Osserva le figure e
determina
l’ampiezza
dell’angolo .
In figura è disegnato
l’angolo ABC di ampiezza
60°: disegna il suo
complementare CBD e
calcolane l’ampiezza.
In figura è disegnato
l’angolo ABC di ampiezza
125°: disegna il suo
supplementare CBD e
calcolane l’ampiezza.
CBD = ……
CBD =……
19
Triangoli (Riportare la tabella sul quaderno e completare )
Nome della figura
Disegno
geometrica
7.
Caratteristiche
Ha tre lati, tre angoli, un lato
è minore della somma degli
altri due e maggiore della
differenza, la somma degli
angoli interni vale 180°
Triangolo
A=
8.
Triangolo scaleno
9.
Triangolo isoscele
10.
Triangolo equilatero
11.
Triangolo
con due
angoli di 45*
12.
Triangolo con angolo
di 60° e 30°
13.
Triangolo ottusangolo
20
bi h
2
Quadrilateri (Riportare la tabella sul quaderno e completare )
Figura geometrica
Disegno
Caratteristiche
14. Parallelogramma
15.
Rettangolo
16.
Quadrato
17.
Rombo
18.
Trapezio
Altezze e mediane
19.
Di ciascun triangolo disegna tutte e
tre le altezze.
20.
Disegna le tre mediane del triangolo
ABC e le tre bisettrici del triangolo
DEF.
21.
In figura è disegnato un triangolo
equilatero: disegna le mediane, le
altezze e le bisettrici.
Concludi: …………………………………………
…………………………………………
22.
In figura è disegnato il quadrilatero
ABCD. AC si chiama:
a.
mediana
b.
asse
c.
diagonale
d.
bisettrice
21
Area
Dati non verosimili
Proposizioni con dati non verosimili
23.
Il campo di calcio ha perimetro 3 Km
24.
La mia biro è lunga 2 m
25.
La nostra aula ha perimetro 30 cm
26.
Il foglio A4 del mio quadernone ha per
dimensione 210 × 297 m
Spiegare perché non sono verosimili
Comprensione del testo di un problema.
Leggi le istruzioni e riconosci la figura corrispondente:
27.
“Disegna un angolo ottuso AOB . Dal vertice O conduci la perpendicolare al lato AO. Fissa su
questa perpendicolare un punto P e da esso conduci la parallela al lato OB.”
a.
b.
c.
d.
28.
29.
Leggi le istruzioni e riconosci la figura corrispondente:
“Nel triangolo ABC costruisci la bisettrice dell’angolo ACˆB che incontra in D il lato AB. Dal punto
D conduci la parallela al lato BC che sechi il lato AC nel punto E.”
a.
b.
c.
d.
30.
22
I MISTERI DELLA SCIENZA
Le pietre che piovono dal cielo
da Non è vero ... ma ci credo, di Hy Ruchlis, ed. DEDALO, 1999, pagg. 69-74, pagg. 81-84
Prima del 1803 l'idea che dal cielo potessero piovere pietre sulla terra sembrava assolutamente
ridicola. Da dove sarebbero mai potute provenire tali pietre? C'era forse qualcuno seduto sulle nuvole
che dall' alto si divertiva a lanciare sassi verso di
noi? No di certo! Nessuna ipotesi che tentasse di
spiegare questo fenomeno era considerata
sufficientemente plausibile.
Occasionalmente, era giunta notizia, da luoghi
remoti, di sassi piovuti dal cielo che avevano colpito
la terra con un violento impatto.
Tuttavia, nel 1803 non c'erano telefoni, radio,
automobili o aeroplani, ed era difficile approfondire
gli scarni e lacunosi racconti provenienti da luoghi
tanto lontani. Così, le vaghe notizie non potevano
essere attribuite a osservatori affidabili che
effettivamente avessero assistito all'impatto con il
suolo terrestre di un sasso caduto dal cielo. Questa
eventualità
era
considerata
solo
frutto
dell'immaginazione.
In seguito, il 26 agosto 1803, molti abitanti del
villaggio di Laigle, in Francia, videro una serie di
fulminee scie luminose attraversare il cielo e udirono numerosi impatti violenti.
Successivamente trovarono nei campi intorno al villaggio molte buche a forma di cratere di diverse
dimensioni. Ogni cratere conteneva un sasso piuttosto diverso da quelli che si trovavano
abitualmente in quella zona.
Sebbene fosse difficile credervi, gli abitanti di Laigle erano alquanto certi del fatto che una pioggia
di sassi si fosse abbattuta sulla terra.
Altrove, la popolazione era scettica di fronte a queste incredibili notizie. Ma i numerosi e
concordanti racconti degli abitanti di Laigle non potevano essere facilmente ignorati. Così, un gruppo
di scienziati partì per Laigle allo scopo di effettuare delle indagini. In una vasta area, lunga quasi dieci
chilometri e larga cinque, gli scienziati osservarono circa 3000 crateri di recente formazione,
contenenti ognuno un masso dalla forma insolita. Sulla base di queste prove decisive, accompagnate
da numerose osservazioni, essi conclusero che una pioggia di pietre, in moto ad alta velocità, era
effettivamente caduta dal cielo.
Qual era la loro origine? L'unica spiegazione plausibile era che queste pietre fossero cadute sulla
terra provenendo dallo spazio. In tutto il mondo, sui giornali e sulle riviste di scienza, fu pubblicata la
relazione degli scienziati riguardo alle osservazioni effettuate, accompagnata da una possibile
spiegazione dell'accaduto.
23
All'inizio, l'idea che potessero cadere sulla terra pietre provenienti dallo spazio era considerata da
molti scienziati un'ipotesi, cioè una ragionevole congettura esplicativa di un possibile fatto, basata su
alcune prove. Questa sconcertante scoperta stimolò in seguito gli scienziati a considerare seriamente
tale eventualità e molti di loro iniziarono a cercare ulteriori prove contro o a favore.
Come si sviluppa la nostra conoscenza
La scoperta che potessero cadere sulla terra frammenti di rocce di diverse dimensioni provenienti
dallo spazio aprì la porta ad una nuova area disciplinare in seno all'astronomia, che si sviluppò molto
in fretta sulla base delle innumerevoli nuove osservazioni effettuate. Oggi le informazioni e i dati
raccolti a partire da quel lontano 1803 hanno un ruolo fondamentale nella descrizione che gli
scienziati propongono dell'origine della terra, del sole, della luna, dei pianeti, e di tutte le stelle, che
viene fatta risalire a molti miliardi di anni fa.
Tutte queste informazioni si basano su accurate osservazioni. Per esempio, è stato osservato che,
prima di colpire il suolo, tali frammenti di roccia spesso vengono avvistati, a centinaia di chilometri di
distanza, sotto forma di luminosissime «palle di fuoco» incandescenti che attraversano veloci il cielo
producendo scie di colore rossastro. Questo dato osservativo indica che si trovano ad un' altezza
elevata nell' atmosfera e viaggiano ad enorme velocità.
Gli astronomi dispongono di una sofisticata strumentazione che permette loro di misurare la
velocità e l'altezza rispetto al suolo di queste palle di fuoco. È stato quindi stabilito che questi massi
viaggiano alla velocità di circa quindici chilometri al secondo e iniziano a diventare incandescenti
appena entrano in contatto con lo strato più esterno dell'atmosfera terrestre, ad un'altezza di circa 80
chilometri.
A causa della loro somiglianza con le meteore, questi sassi celesti sono stati chiamati meteoriti.
Oggi sappiamo che la principale differenza fra meteore e meteoriti riguarda la loro dimensione. Le
meteore sono molto piccole; per lo più hanno la dimensione di granelli di polvere. Quando entrano in
contatto con l'atmosfera terrestre ad enorme velocità, l'attrito con l'aria le riscalda, facendole
diventare quindi incandescenti per un breve istante, prima che la piccola quantità di materia che le
costituisce subisca combustione o evaporazione.
Le meteore possono essere osservate, in una notte limpida, possibilmente in assenza di luna,
lontano dalle luci della città, sotto forma di fugaci strisce di luce che di solito durano un secondo o
poco più. Più è grande il granello di polvere (ad esempio della dimensione di un granello di sabbia),
più duratura e più brillante è la scia lasciata nel cielo.
La scia della meteora si ingrossa e si assottiglia in svariati punti della sua traiettoria a causa della
combustione, evaporazione o frattura di alcune sue parti, fenomeni provocati dall'impatto ad alta
velocità con l'atmosfera terrestre.
Alcune meteoriti sono cadute in luoghi sufficientemente vicini all'ubicazione di laboratori
scientifici, così gli scienziati hanno potuto esaminarle subito dopo l'impatto con la superficie terrestre.
È stato osservato che la parte esterna di una meteorite appena caduta è molto calda a causa
dell'attrito con l'atmosfera. Al contrario, l'interno risulta estremamente freddo, dal momento che la
meteorite solitamente effettua lunghi viaggi nel gelido spazio interstellare.
Alcune meteoriti conservate nei musei hanno grandi dimensioni, pur essendo soltanto piccolissimi
frammenti di enormi meteoriti.
24
Una gigantesca pioggia di meteoriti
La più grande pioggia di meteoriti dopo quella di Laigle si è verificata una mattina del 1908 in una
remota regione della Siberia, in Russia. Molte persone osservarono una immensa palla di fuoco
attraversare il cielo, poi udirono boati lontani che si conclusero con un violentissimo impatto avvertito
fino a 1000 chilometri di distanza!
La terra è stata bombardata a lungo da una pioggia di particelle di polvere provenienti dallo spazio
interplanetario, probabilmente fin dall' origine del sistema solare.
Dalle prove raccolte, appare chiaro che esiste un'enorme quantità di corpi nel sistema solare. Ci
sono i pianeti, le lune, gli asteroidi, le comete, frammenti e rocce di tutte le dimensioni. C'è
un'incredibile quantità di oggetti che sono grandi quanto granelli di sabbia e particelle di polvere. Ci
sono inoltre molti diversi atomi e molecole di svariati tipi di gas."
Ciò non significa che lo spazio celeste sia affollato. Il volume del sistema solare è cosi grande che la
probabilità che un frammento roccioso, o persino una particella grande quanto un granello di sabbia,
colpisca una navicella spaziale con equipaggio umano è estremamente piccola. Alle altissime velocità
di molti chilometri al secondo, anche l'impatto di un frammento di materia delle dimensioni di un
granello di sabbia potrebbe danneggiare una navicella spaziale e mettere in pericolo l'incolumità degli
astronauti. Fortunatamente, questa temibile eventualità non si è ancora verificata, pur
rappresentando in linea di principio un potenziale rischio.
Il pianeta terra è ben protetto contro questo pericolo dal suo strato di atmosfera, spesso 80
chilometri, che è in grado di arrestare buona parte dei frammenti solidi (eccetto ovviamente i più
grandi) provenienti dallo spazio.
Il continuo progresso della conoscenza
Ciò che è cominciato nel 1803 con lo sconcertante spettacolo di una pioggia di pietre celesti sulla
città di Laigle ha portato gli astronomi ad una comprensione molto più profonda del nostro pianeta e
del sistema solare, fornendo inoltre importanti informazioni riguardo agli eventi che si sono verificati
molti miliardi di anni fa.
25
Attualmente, tali informazioni, basate sulle osservazioni, occupano un ruolo importante nelle
teorie riguardanti l'origine del sistema solare, stimata intorno a 4 miliardi e mezzo di anni fa. Gli
astronomi dispongono di una quantità sufficiente di prove a sostegno del’ipotesi secondo cui il
sistema solare ha avuto origine da un’immensa nebulosa di materia dispersa, costituita di gas e
polveri, che si è successivamente aggregata per effetto della reciproca attrazione gravitazionale. Il
nostro stesso pianeta probabilmente ha avuto origine in questo modo, a partire dalle polveri e dai
detriti che si sono aggregati alla massa in via di condensazione. La conoscenza acquisita su meteoriti e
meteore a partire da quella pioggia di pietre celesti avvenuta nel lontano 1803 a Laigle, costituisce
una parte importante di queste considerazioni.
Ripercorrendo la storia dell' approccio scientifico allo studio delle meteoriti, otteniamo un esempio
di come la scienza progredisce, vale a dire verità dopo verità. La scoperta di un nuovo dato scientifico
spesso porta poi alla scoperta concatenata di altri dati. L'esperienza e l'accumulo di informazioni
permettono a migliaia di scienziati moderni di affrontare positivamente tutti i problemi che
continuamente sorgono nel tentativo di comprendere il mondo.
Questa mentalità scientifica è largamente in uso nell'ingegneria, nell'industria, e nella medicina.
Sta gradualmente cominciando ad essere applicata anche in economia e nelle scienze politiche e
sociali.
Siamo ormai pericolosamente entrati in un' epoca in cui conoscenza significa potere. Coloro che
adottano una mentalità scientifica, e sanno quindi ricavare nuove informazioni per poi usarle in
maniera opportuna, parteciperanno alle nuove scoperte e all'individuazione e soluzione dei difficili
problemi del nostro tempo.
Caratteristiche essenziali di una mentalità scientifica
1. I fatti accettati come veri devono basarsi su osservazioni accurate, attentamente controllate e
verificate da molte persone. Queste caratteristiche costituiscono il fondamento di una mentalità
scientifica, e distinguono sensibilmente la scienza dal modo di pensare ingannevole che è
proprio delle superstizioni.
2. Gli scienziati si servono dell’immaginazione, così come del ragionamento logico a partire dai fatti
di cui dispongono formulano delle ipotesi, cioè congetture ragionevoli proposte come possibili
spiegazioni di ciò che osserviamo. Ma queste ipotesi non sono considerate vere fino a che non
sono suffragate da prove decisive.
3. Gli esperimenti sono spesso progettati per eseguire nuove osservazioni che permettano di
verificare le ipotesi.
4. Gli scienziati sono privi di preconcetti nei confronti delle nuove idee, ma anche ragionevolmente
scettici nell'accettarle come vere troppo impulsivamente. La storia è piena di esempi in cui si
nutriva totale fiducia verso dati e teorie che poi si sono invece rivelati sbagliati.
Questo approccio scientifico all'analisi del reale ha significato, per la nostra società, molto di più
che il mero accumulo di dati sull'ambiente circostante. Negli ultimi 500 anni, ha profondamente
influenzato il modo di pensare della gente, incluso il modo di operare della classe dirigente. La scienza
ha avuto un ruolo fondamentale nel consolidamento di molte democrazie.
26
Scheda di lavoro: Le pietre che piovono dal cielo
Riflettiamo
insieme
A. COMPRENSIONE
1. Quale fenomeno analizza questo brano?
2. Quale prova convinse gli scienziati dell'esistenza di "piogge di pietre"?
3. Quale aspetto assumono i frammenti di roccia quando attraversano il cielo e per quali
ragioni?
4. Aiutandoti con il dizionario, spiega la differenza tra meteore e meteoriti
5. Oltre all'osservazione, di cosa dispongono gli astronomi per effettuare le loro
valutazioni?
6. Ricava dal testo la data e il modo della formazione del sistema solare.
7. Esponi sinteticamente le caratteristiche del metodo d'indagine scientifico.
8. Fai un riassunto in 20 righe del brano
B. AUTORE
1. Scrivi alcune informazioni (anche in lingua inglese) su Hyman Ruchlis, l’autore del libro da
cui è tratto questo brano
2. Lo stile della narrazione è:
vivace, immediato, in prima persona
vivace, immediato, in terza persona
formale, difficile
C. VALUTAZIONI
1. Quali informazioni hai tratto dalla lettura del racconto?
2. Dai un giudizio sull’interesse che ha suscitato in te questo brano (un voto da 1 a 10 )
27
D. ASPETTI SCIENTIFICI
RISOLVI IL CRUCIVERBA IN BASE ALLE DEFINIZIONI.
Le lettere contenute nella colonna verticale in grigio formeranno una parola.
1
2
3
4
5
6
7
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Analisi quantitativa
Illusioni della vista
Scienziato del IV secolo a.C. dotato di rigoroso senso logico
Serve per accertare la validità di un'ipotesi
Asse y o asse delle...
Analisi qualitativa
Grafico fatto di piccole figure
DOMANDE ATTIVE
1. Da cosa si caratterizza una scienza sperimentale?
2. Descrivi brevemente le fasi in cui si può suddividere la ricerca scientifica.
3. Che cosa significa osservare?
4. Che cosa significa fare un'analisi qualitativa?
5. Che cosa significa fare un'analisi quantitativa? f. Che cosa significa misurare?
6. Quali sono i tipi di grafici più usati?
7. I tuoi sensi talvolta ti possono ingannare. Fornisci alcuni esempi.
ESERCIZI
1. Completa le seguenti espressioni inserendo i termini appropriati scelti tra quelli elencati
in parentesi. (osservazione,ipotesi,esperimento,misurazione,legge scientifica)
a. serve per accertare la validità di un’ipotesi
= …………………………………………………
b. viene compiuta usando i cinque sensi
= …………………………………………………
c. un confronto tra le dimensioni di un corpo e l'unità di misura
= …………………………………………………
d. una previsione da verificare
= …………………………………………………
28
2. Riscrivi, riordinando in sequenza corretta, le espressioni che indicano le fasi della ricerca
scientifica.
a. formulazione dell’ipotesi
1. ………………………………………………………………………
b. comunicazione dei risultati
2. ………………………………………………………………………
c. osservazione
3. ………………………………………………………………………
d. esperimento
4. ………………………………………………………………………
3. Completa le seguenti espressioni inserendo i termini appropriati scelti tra quelli elencati
in parentesi. (sensi,soggettivo,ipotesi,esperimento,legge, esperimento)
a. L’esperimento permette allo scienziato di confermare o contraddire una sua
…………………………………………
b. Nella prima fase dell’osservazione ti servi dei ………………………………………………………
c. Una teoria scientifica diviene…………………………quando si è potuto dimostrare che è
universalmente valida.
d. L’………………………………è il mezzo di cui si serve lo scienziato per accertare la validità di
un'ipotesi.
e. i nostri sensi hanno carattere ………………………………………
4. Scrivi quale unità di misura è più adatta per misurare:
a. la lunghezza di una strada
= …………………………………………………
b. l’altezza di un bicchiere
= …………………………………………………
c. il peso di una ragazza
= …………………………………………………
d. la capacità di una bottiglia
= …………………………………………………
e. la massa di un ragazzo
= …………………………………………………
5. Vero o Falso?
a. Attraverso le rappresentazioni grafiche è possibile avere un’idea V F immediata
dell’andamento di un fenomeno. …………………………………………………………………… V F
b. Un'ipotesi è sempre vera ………………………………………………………………………………… V F
c. Osservare significa guardare ciò che ti sta intorno. …………………………………………. V F
d. I sensi ti danno informazioni precise sul mondo che ti circonda. …………………….. V F
6. La seguente tabella rappresenta il numero dei passeggeri in attesa delle fermate di un
autobus
n° fermate
1
2
3
4
5
6
7
8
n° persone
5
9
5
10
3
5
4
12
a. Riporta i dati in un diagramma cartesiano e rispondi alle seguenti domande:
i. a) A quale fermata ci sono più persone in attesa? A quale ce ne sono di meno?
ii. B) Quante persone attendono l’autobus alla quarta fermata ?
29
COLLEGA GLI EVENTI DELLA VITA QUOTIDIANA SOTTOSTANTI, CON LE FASI ORDINATE DEL
METODO SCIENTIFICO
ʘ Sei a casa, stai eseguendo i compiti.
SPARISCE LA LUCE
ʘ Che cosa è successo? Prova a trovare la risposta!
Formulazioni delle ipotesi
SI E’ BRUCIATA LA LAMPADINA
ʘ Che cosa fai?
Osservazione del fenomeno
PROVA A CAMBIARE LA LAMPADINA
ʘ Ricompare la luce?
SI
ESPERIMENTO
Verifica dell’ipotesi
NO
LA TUA
LA TUA
IPOTESI E’
IPOTESI E’
VERA
FALSA
Se la tua ipotesi è falsa trova altra soluzione
E’ SCATTATO IL SALVAVITA: SI E’INTERROTTA
L’EROGAZIONE DELLA CORRENTE
Riformulazione dell’ipotesi
Verifica dell’ipotesi
30
Perché non piovono passeri arrosto ?
(da Al suo barbiere Einstein la raccontava così, di Robert Wolke, ed SUPER UE, pagg. 86-87)
Perché gli uccelli non vengono fulminati quando si appollaiano sui fili dell’alta fili dell’alta tensione?
Questa domanda è vecchia quanto la corrente elettrica. E’ stata posta almeno tanto spesso quanto
"mi ami?", ottenendo risposte altrettanto poco convincenti.
La risposta più comune: “gli uccelli non vengono fulminati
perché non sono collegati in alcun modo a terra” non arriva
alla radice della questione.
Tutti quelli che se ne vanno dopo questa spiegazione
sanno davvero che cosa vuol dire "a terra"? Che cosa c'è di
tanto speciale nel toccare il suolo?
Come sapete, una corrente elettrica è un flusso di
elettroni. La parola chiave qui è "flusso"; se. gli elettroni non
possono scorrere da un posto a un altro, non possono fare
nulla di utile o di dannoso, proprio come un corso d'acqua
non può far girare una turbina stando fermo.
Per ottenere luce elettrica, per esempio, facciamo scorrere elettroni attraverso un sottilissimo
filamento di tungsteno, da una estremità all'altra; attraversando questo filamento sotto la spinta di
220 Volt, essi lo scaldano tanto da renderlo incandescente.
Notate che la tensione fornisce l'impulso; è appunto questo: una forza che spinge gli elettroni da
un posto all'altro, in modo che possano lavorare per noi. Ma indipendentemente da quanto alta sia la
tensione, gli elettroni non possono fare alcunché se non si offre loro una via da percorrere. I fili
dell'alta tensione sono questo percorso; sotto l'impulso di una spinta a elevata tensione, conducono
gli elettroni dalla centrale elettrica alle nostre case, dove li si può far scorrere attraverso una
lampadina, un tostapane o un televisore.
Dove vanno gli elettroni dopo essere passati attraverso i nostri elettrodomestici? Ritornano alla
Madre Terra, cioè dove le compagnie elettriche li hanno presi. E dove diavolo avrebbero potuto
prenderli, altrimenti? Sulla Luna? Quindi il pianeta Terra, che noi chiamiamo familiarmente la terra, è
la fonte originaria degli elettroni per la compagnia elettrica, e la loro destinazione finale quando
abbiamo finito di adoperarli. La Terra è composta di un'enorme quantità di atomi, che contengono
una quantità ancora maggiore di elettroni; in base a una stima approssimativa, il numero di elettroni
sulla Terra è 1 seguito da 51 zeri. La definirei una scorta inesauribile.
Ora torniamo agli uccellini. Le loro zampette sono certamente a contatto con montagne di
elettroni in attesa di essere succhiati fuori e restituiti al suolo tramite il vostro tostapane; ma
fortunatamente per i volatili, i loro corpi non offrono alcuna via che conduca gli elettroni al suolo. Gli
uccelli non sono collegati a nulla: per gli elettroni sono un vicolo cieco, una strada senza uscita. Gli
elettroni non hanno modo di usare gli uccelli come canale verso il suolo, e quindi attraverso di loro
non scorre corrente elettrica.
Ecco perché non ci ritroviamo con una pioggia di passeri fritti.
E a proposito: che cos'altro fanno quegli uccelli sui fili della luce, a parte scacazzarvi l'automobile?
D'inverno almeno, ci stanno perché la corrente elettrica, passando nei fili, genera un pochino di
31
calore, che tiene loro calde le zampette. E già che ci siamo, come fanno a dormirci su senza cadere? I
muscoli delle loro zampe, quando sono rilassati, si contraggono invece di rilasciarsi come i nostri;
quindi attenti a non addormentarvi mentre siete appesi ai rami di un albero.
Vi sarà capitato di vedere un guardafili della compagnia elettrica, in un pulpito sollevato da un
braccio semovente, che lavora sui cavi elettrici a mani nude. È al sicuro come gli uccelli, perché il
pulpito è completamente isolato da terra. Gli elettroni non riescono a trovare una strada verso il
suolo attraverso il suo corpo, perciò non possono farlo risplendere come un filamento incandescente
di tungsteno.
32
Scheda di lavoro: Perché non piovono passeri arrosto ?
Riflettiamo
insieme
A. COMPRENSIONE
1. Qual è la prima domanda posta dal brano?
2. La domanda a cui si vuole dare una risposta scaturisce da una scena osservata nella
realtà fisica : illustrala graficamente.
3. Quale risposta hai dato tu alla domanda ? L’hai confrontata con quella del brano in
questione?
4. L’espressione “messa a terra” cosa vuol dire per te?
5. Spiega il significato del termine “flusso”.
6. Secondo te chi dà l’energia agli elettroni per muoversi ? Come viene chiamata questa
energia?
7. Che cosa permette ai volatili di non finire arrostiti ?
8. Fai un riassunto in 15 righe del brano.
B. AUTORE
1. Svolgi una breve ricerca su Robert Walke, autore del libro da cui è stato tratto il testo.
2. Lo stile della narrazione è:
vivace, immediato, in prima persona
vivace, immediato, in terza persona
formale, difficile
C. VALUTAZIONI
1. Quali informazioni hai ricavato dalla lettura del testo?
2. Dai un giudizio sull’interesse che ha suscitato in te questo brano (un voto da 1 a 10 ).
D. ASPETTI SCIENTIFICI
1. Cosa succede se si fanno scorrere “elettroni” attraverso un filamento di tungsteno di una
lampadina ? Da cosa sono spinti tali elettroni?
2. Qual è la stima del numero di elettroni contenuti dal pianeta Terra ? Prova a scriverlo.
Conosci altri modi per poter scrivere numeri così grandi ?
3. Prova a cercare altri esempi di numeri infinitamente grandi o infinitamente piccoli
33
L’origine curiosa di cibi comuni
L’origine dello yogurt
(da Le favole dell’alchimista, Tiziano Pera e Rosarina Carpignano, ed Il Baobab,)
Un tempo in una fattoria viveva una mandria di mucche.
Fra queste ce n’era una molto vanitosa di nome Vanesia, la quale si vantava dicendo che il suo
fosse il latte più pregiato.
Stanche di essere ritenute inferiori a lei, le sue compagne di stalla si rivolsero ad un mago affinché
potesse risolvere il caso. Il mago mandò una squadra di microsoldati in fermento che, ovunque
andavano, provocavano dei subbugli!
Per questo li chiamavano i “Fermenti”. Una notte i Fermenti scesero sulla terra, entrarono nella
stalla e, stanchi del viaggio, andarono a riposarsi proprio nella mangiatoia di Vanesia. Lì si
addormentarono e … quando si svegliarono si ritrovarono nello stomaco della mucca.
Tutti imbrattati decisero di farsi un bagno: quale posto migliore se non la morbida vasca di tiepido
latte di una mucca? Il cammino era difficile perché dentro al corpo del bovino c’era molto buio ed
inoltre si scivolava!
Improvvisamente precipitarono in una immensa piscina di latte: la mammella di Vanesia!
Che relax! Che delizia! Tuffi, nuotate, bevute, che pacchia!!!
Improvvisamente si sentirono risucchiare da un vortice: terrorizzati persero i sensi!
Quando si ripresero il loro stupore fu grande: erano stati scaraventati in un secchio colmo di latte.
Il contadino, dopo aver terminato la mungitura di Vanesia, si accorse che il latte munto era più
denso del solito. Assaggiandolo pensò che aggiungendo un po’ di zucchero e dei pezzetti di frutta
sarebbe stato un ottimo dessert.
E così fu. Infatti da quel giorno il latte di Vanesia andò a ruba.
La produzione della birra e la definizione di biotecnologie:
(da Le biotecnologie: definizione, metodiche e applicazioni, Stefano Bertacchi, Luigi D'Avino, )
Si raccontano due storie di come casualmente gli Egizi scoprirono la lievitazione: un impasto fu
dimenticato all’aria per troppo tempo, risultando poi rigonfiato dagli organismi depositatisi sopra,
oppure di come una schiava, per sbaglio, versò della birra nell’impasto, il quale risultò alla fine
lievitato.
La birra contiene infatti dei lieviti (anche se in minima parte) che vengono utilizzati per la sua
produzione: un processo che utilizza il microrganismo per trasformare il glucosio, derivante per
esempio dall’uva o dal malto d’orzo, in alcol, in particolare etanolo. La via metabolica che il lievito usa
per produrre etanolo è la fermentazione alcolica.
La produzione della birra è stata molto migliorata rispetto alle tecniche introdotte dagli Egizi e dai
popoli che si sono susseguiti nella storia, e oggi viene portata a termine utilizzando enzimi in grado di
migliorare di molto la procedura, costituita da 4 fasi principali.
1. Maltazione: i semi del cereale, come orzo, hanno un elevato contenuto di amido, il quale si
trova protetto all’interno di una struttura proteica e zuccherina. Essi vengono bagnati e
sotterrati per permetterne la germinazione. Successivamente i semi vengono parzialmente
scalfiti mediante abrasione o con l’uso di enzimi chiamati cellulasi.
34
2. Preparazione del mosto: l’aggiunta di enzimi degradativi come amilasi e proteasi permettono
la liberazione degli zuccheri nel liquido, ottenendo il mosto. Esso viene poi bollito e
addizionato al luppolo, il quale, oltre a causare il caratteristico sapore amaro della birra, ha la
funzione di inibire i batteri presenti.
3. Fermentazione: i lieviti vengono utilizzati per fermentare i nutrienti contenuti nel mosto a
etanolo. Il tipo di lievito usato, la sua concentrazione e quella degli zuccheri, e la temperatura
influenzano questo passaggio e il prodotto finale.
4. Post-fermentazione: in questa fase di maturazione le caratteristiche organolettiche (sapore,
odore, colore, etc.) vengono eventualmente modificate. Per esempio è possibile eliminare le
proteine presenti nella birra, chiarificandone il colore.
Come possiamo associare questo processo così antico a una scienza moderna, come viene
considerata la biotecnologia?
Nel 1919 l’agronomo ungherese Karl Ereky utilizzò per la prima volta il termine “biotecnologia”,
identificandola come: la scienza che comprende i metodi e le tecniche che permettono la produzione
di sostanze grazie all’utilizzo di organismi.
Di conseguenza le biotecnologie hanno lo scopo primario di produrre un bene o un servizio
mediante l'uso di organismi viventi (spesso microorganismi). Essi possono essere anche modificati
geneticamente grazie alla tecnologia del DNA ricombinante, che ha permesso anche l’inizio
dell’ingegneria genetica, proteica e metabolica, affinando e aumentando di molto le potenzialità delle
biotecnologie.
Poiché Ereky “inventò” questo termine 35 anni prima che Avery scoprisse che il DNA è "portatore"
dell’informazione genica e quasi 45 anni prima che Watson e Crick chiarissero la struttura a doppia
elica del DNA, ad oggi è evidente che esiste una biotecnologia indipendente dalla manipolazione
genetica, a cui attribuire il nome di biotecnologia classica (o tradizionale). In contrapposizione,
l’utilizzo del DNA ricombinante ha permesso di sviluppare le moderne biotecnologie, che godono
attualmente dei maggiori interessi da parte di investitori.
Tornando alla definizione di biotecnologie quindi possiamo osservare come questa scienza sia stata
inconsapevolmente utilizzata dall’uomo sin dall’antichità, come nel caso della produzione della birra.
35
Scheda di lavoro: L’origine curiosa di cibi comuni
Riflettiamo
insieme
A. COMPRENSIONE
1. Nei due testi troviamo dei “personaggi” che trasformano le sostanze (il latte in yogurt ed
il malto in birra): come si chiamano?
• Nel primo ……………………………
2.
3.
4.
5.
• Nel secondo…………………………
Qual era il vanto di Vanesia?
In quali modi gli Egizi scoprirono la lievitazione?
Chi coniò il termine "biotecnologia"? Chi scoprì, invece, il DNA?
Fai un breve riassunto (10 righe) del secondo brano.
B. AUTORE
1. Stefano Bertacchi è un giovane studioso autore di uno dei testi presentati. Cerca altre
notizie su di lui.
2. Lo stile del brano è:
vivace, immediato, in prima persona
vivace, immediato, in terza persona
formale, difficile
C. VALUTAZIONI
1. Quali informazioni hai ricavato dalla lettura del testo?
2. Dare un giudizio del brano ed una valutazione dell’interesse suscitato (un voto da 1 a 10 )
D. ASPETTI SCIENTIFICI
1.
2.
3.
4.
Conosci altri prodotti che si possono “creare” utilizzando i microorganismi?
Trova la definizione di biotecnologie e trascrivila sul quaderno
In che cosa differiscono le biotecnologie moderne rispetto a quelle antiche?
Quale trasformazione chimica avviene nella produzione della birra?
Dal glucosio all’etanolo
Dal malto all’uva
Dal malto al glucosio
36
Generazione spontanea e panspermia
(da Campbell Reece et al., Biologia biennio, ed Linx)
La vita potrebbe trasferirsi da un pianeta all’altro sotto forma di germi o spore che “viaggiano”
nello spazio, ma dove sarebbe comparsa in origine?
A portare la vita sulla Terra potrebbero essere
stati membri di una civiltà extra terrestre che,
trovandosi forse in pericolo di estinzione,
potrebbero aver affidato allo spazio forme di vita
primitive nella speranza che raggiungessero pianeti
adatti per essere popolati.
Questa stravagante visione non è la trama di un
film, ma un'ipotesi presentata dal premio Nobel
Francis Crick in un provocatorio libro del 1981
intitolato Ufo itself: its origin and nature. Crick,
però, non fu né il primo né l'ultimo a cercare una
soluzione "fantasiosa" al complesso problema
dell'origine della vita, e del resto sono ancora così
tante le domande che restano senza risposta che
teorie del tutto speculative sono pienamente
giustificabili.
Tra i primi a cercare in galassie lontane le nostre
origini era stato, nel 1908, il chimico svedese
Svante Arrhenius: secondo la sua visione, definita
panspermia, la vita si sposterebbe da un pianeta
all'altro sotto forma di spore o germi sospinti dalla
pressione di radiazione delle stelle.
Al di là della mancanza, almeno per il momento,
di prove in grado di dimostrarla, il vero difetto
della panspermia sta nella mancata spiegazione
della comparsa della vita: anche se la vita venisse
da fuori, infatti, rimarrebbe il problema di come e
dove si sia formata per la prima volta.
In realtà, per molto tempo nessuno si era posto
questo problema, perché si dava per scontato che
gli esseri umani e gli altri organismi superiori
fossero stati creati da Dio, mentre gli animali di
piccole dimensioni, come insetti o vermi, potevano
generarsi spontaneamente da materia inerte,
come fango o carne in putrefazione, secondo la
teoria della generazione spontanea, che risaliva
addirittura ad Aristotele.
37
Intorno alla metà del XVII secolo, però, un medico fiammingo, jean Baptisce Van Helmont, sentì
l’esigenza di dimostrare sperimentalmente la validità di questa teoria. Egli mise a contatto chicchi di
grano con una camicia sporca e dopo ventun giorni constatò che erano nati dei topi, probabilmente
"spinti" a manifestarsi sotto l'influenza di un principio attivo rappresentato dal sudore. È evidente che
l'esperimento fu condotto male, ma all'epoca ebbe il merito di stimolare nuove ricerche sperimentali
sull'argomento, soprattutto da parte degli scettici. Tra questi, il medico e naturalista Francesco Redi
(1626-97), uno dei primi biologi sperimentali moderni.
Dopo studi preliminari sullo sviluppo di diverse specie di mosche, Redi effettuò un famoso
esperimento in cui mise diversi tipi di carne in due gruppi di barattoli. In un gruppo i barattoli erano
aperti, nell'altro erano chiusi con garza molto fine. In tutti i barattoli aperti si svilupparono larve e poi
mosche, mentre in quelli chiusi non accadde niente. Nei suoi appunti Redi notò come nei barattoli
chiusi non si fosse sviluppata alcuna forma di vita nonostante sui tappi di garza si posassero di tanto in
tanto insetti in cerca di un'apertura. La carne nei barattoli aperti, naturalmente, brulicava di larve che,
osservò Redi, davano poi origine a diversi tipi di mosche.
L'esperimento di Redi convinse molti scienziati che l'idea della generazione spontanea era errata.
Nel giro di dieci anni, tuttavia, il microscopio di Van Leeuwenhoek dimostrò che esistono piccoli
"animaliculi" (che oggi chiameremmo microrganismi) praticamente ovunque e molti conclusero che,
se la generazione spontanea non era vera per larve e mosche, molto probabilmente lo era invece per
quei microrganismi.
Solo un centinaio di anni più tardi venne dimostrato che ciò non era possibile. Nel XVIII secolo,
Lazzaro Spallanzani (1729-99), fisico, microscopista e fisiologo, dimostrò che nessun organismo
cresceva in un brodo di coltura prima riscaldato e quindi raffreddato in un contenitore chiuso. Alcuni
scienziati, però, pensavano che, riscaldando il brodo e l'aria, Spallanzani potesse aver distrutto
qualche sostanza necessaria alla generazione spontanea. La controversia durò per un altro secolo fino
a che nel 1860, divenne così aspra che l'Accademia delle Scienze di Francia offrì un premio a chiunque
fosse stato in grado di risolvere la questione.
Nel 1864 Louis Pasteur (1822-95), il padre della moderna microbiologia, progettò un esperimento
semplice ma irrefutabile che vinse il premio, L'esperimento, in pratica, era analogo a quello di
Spallanzani, ma con una differenza essenziale. Anziché chiudere i contenitori per impedire a organismi
o spore di cadere nel brodo, Pasteur utilizzò un contenitore con un lungo collo ricurvo. In questo
modo, l'aria poteva passare liberamente, ma i microbi non potevano superare il collo. Solo se questo
veniva spezzato, il brodo veniva "seminato" da batteri e funghi presenti nell'aria. Alcuni dei
contenitori aperti di Pasteur - ancora sterili dopo 130 anni - sono esposti a Parigi.
«Vita dalla vita», concluse enfaticamente Pasteur.
«La dottrina della generazione spontanea - affermò - non si riprenderà mai dal colpo mortale di
questo semplice esperimento.»
E in effetti così è stato: le circostanze dell'origine della vita sul nostro pianeta, però, rimangono
ancora da chiarire.
38
Scheda di lavoro: Generazione spontanea e panspermia
Riflettiamo
insieme
A. COMPRENSIONE
1. Cosa afferma la teoria della panspermia? La sua validità è provata?
2. Quando gli scienziati iniziarono ad occuparsi del problema dell’origine della vita?
3. Prima di tali ipotesi scientifiche a chi si attribuiva l'origine, rispettivamente, dell'uomo e
degli altri esseri superiori e degli animali di piccole dimensioni?
4. Come spieghi l'esperimento condotto dal medico fiammingo Van Helmont?
5. Fai un riassunto del brano in 20 righe
B. AUTORE
1. Tra gli studiosi citati nel testo compare Francis Crick. Fai una breve ricerca su questo
Premio Nobel
2. Lo stile della narrazione è:
vivace, immediato, in prima persona
vivace, immediato, in terza persona
formale, difficile
C. VALUTAZIONI
1. Che messaggio hai tratto dalla lettura del brano?
2. Dai un giudizio brano ed una valutazione dell’interesse suscitato (un voto da 1 a 10 )
D. ASPETTI SCIENTIFICI
1. Perché l’esperimento di REDI dimostra l’impossibilità della generazione spontanea?
2. Qual è la differenza fondamentale tra le esperienze di Spallanzani e di Pasteur?
3. Com’erano i primi organismi comparsi sulla terra? Che caratteristiche doveva avere
l’ambiente terrestre per permettere la vita?
4. Secondo te la teoria della generazione spontanea è plausibile? E’ facilmente riscontrabile
nell’esperienza personale?
5. Quali difficoltà si incontrano se si vuole indagare e condurre esperienze sull’origine della
vita?
39
DIFENDERE LA NOSTRA TERRA
Cos'è lo spreco?
(da Andrea Segrè, Spreco. Gemme by Rosenberg & Sellier, Torino 2014: pagg. 18-24)
La parola "spreco" è proprio un gioiello prezioso che illumina il nostro povero tempo di crisi. È una
pietra dura ma capace di infrangere la negatività che porta con sé la parola stessa - cosa c'è di peggio
se non il buttar via qualcosa che è ancora buono? - per trasformarla in azione positiva, occasione,
cambiamento, riscatto, ricchezza: donare l'eccesso a chi invece ha bisogno. È il riflesso, lucente e
seducente, che ci rispecchia e ci interroga sul perché scartiamo tanti beni ancora validi e in definitiva
sul modello economico e di consumo - ormai vecchio, datato, finito - che fonda, o per meglio dire
affonda, la nostra società. È ancora il germoglio di una nuova società che, provando a ridurlo, ritrova
nel rapporto fra ecologia ed economia una nuova casa. L’eco che germoglia: cresce e risuona, mentre
si azzera l'eccesso, il surplus, il troppo, il di più. È la nostra piccola casa (l'economia) che - finalmente rispetta i limiti della casa più grande (l'ecologia). L’uomo, noi, dentro e non oltre la natura.
Per me lo spreco è il germoglio di una pianta che affonda le sue radici nel suolo, la nostra madre
terra. Quel corpo naturale tanto vivo quanto capace di sostenere la vita vegetale e animale, oggi
sprecato - eroso, salinizzato, urbanizzato, cementificato, consumato, abbandonato - diventato
tuttavia il paradigma del cambiamento verso la responsabilità, il rispetto, la cura, la civiltà.
È il germoglio dove si innesterà un nuovo gene, quello dell'intelligenza ecologica, che permetterà a
una nuova economia - più naturale perché meno lineare e più circolare - di crescere promuovendo
una società sostenibile, che cioè dura nel tempo rinnovandosi continuamente.
La parola spreco è, insomma, una gemma preziosa: che riflette e fa riflettere, che prevede nel
senso di guardare avanti, al nostro futuro. Ma cosa s'intende per spreco? Che differenza c'è rispetto al
termine rifiuto? Sono sinonimi?
Parto dalla parola in inglese: waste. Non perché ritenga che bisogna essere anglofoni, al contrario:
ci aiuta a capire e scoprire le differenze e anche le soluzioni - tante - che invece la nostra lingua, storia,
cultura offre. Dunque waste: rifiuto, scarto, spreco, ma anche devastazione e distruzione: una
polifonia di significati che l'inglese - lingua concreta e pragmatica, mediatore comune in campo
scientifico - riassume in un unico termine essenziale.
Non così l'italiano, che invece arricchisce di sfumature e differenti significati sottintesi i termini
rifiuto e spreco. Mentre, appunto, nell'inglese waste tutto si semplifica ma anche si confonde. Per
capire, e poi intervenire, bisogna invece separare o meglio ancora differenziare. Vale la pena cioè
tenerli distinti, come si fa nella nostra lingua, magari esemplificando. Così, se mangio uno yogurt e
getto via il vasetto di plastica che lo conteneva, questo è - propriamente - un rifiuto. Anzi, è un rifiuto
solido urbano che si raccoglie. Lo potremo differenziare, riciclare, riutilizzare e pagarci una qualche
tassa sopra: tassa sui rifiuti solidi urbani, tariffa di igiene ambientale, tassa rifiuti e servizi, service tax
o qualche altra sigla-formula che comunque ha e avrà un peso nella nostra spesa. Più pesano i rifiuti,
gli scarti, gli imballaggi che dobbiamo smaltire, trasportandoli e incenerendoli, maggiore sarà il peso
di questo balzello comunque lo si voglia chiamare.
È vero: la crisi economica ha fatto diminuire anche il peso dei rifiuti, si acquista di meno. Ma non
necessariamente è diminuito il peso degli sprechi. Perché rifiuto e spreco sono due parole e due
effetti diversi, appunto. Infatti, tornando all'esempio dello yogurt, se per una qualche ragione non lo
40
mangio (scade quel giorno perché l'ho dimenticato nel frigorifero e penso non sia più commestibile),
dunque lo getto via anche se ancora consumabile, questo è propriamente spreco. Nella spazzatura
finisce il vasetto di plastica e il suo contenuto. Per produrre il quale, peraltro, sono state utilizzate
delle risorse naturali - suolo, acqua, energia - e umane (lavoro). Dunque getto via dei soldi (euro), del
suolo (ettari), dell'acqua (ettolitri), dell'energia (kilowatt), tutte risorse limitate seppure rinnovabili nel
tempo. Lo spreco dunque è legato più ai nostri comportamenti, stili di vita, percezioni, consuetudini,
ai principi economici e normativi in atto. Rifiutare si deve, pur se entro certi limiti, sprecare invece no.
In altre parole, o meglio in numeri, possiamo pensare a una società in cui spreco e rifiuto tendano
a zero, riducendosi progressivamente. Ma non per effetto della crisi, bensì per scelta e azione
"premeditata". Tuttavia, mentre per il primo termine, lo spreco, l'obiettivo deve essere
concretamente lo zero, per i rifiuti la non coincidenza con lo zero si può ammettere se questi
diventano risorse da riutilizzare.
Bisogna dunque agire subito: prima di essere sommersi da sprechi e rifiuti. Come in “Trashed.
Verso rifiuti zero”, il documentario dove Jeremy Irons ci conduce attraverso i cinque continenti
mostrando quanto l'inquinamento dell'aria, della terra e degli oceani, prodotto dai rifiuti, stia
mettendo sempre più in pericolo la stessa esistenza del genere umano: un film che è un atto di accusa
durissimo nei confronti dell'economia mondiale ma anche un forte stimolo per cambiare e ridurre la
montagna di rifiuti che lentamente ma inesorabilmente ci sta sommergendo. Usiamo le lettere
dell'alfabeto per azzerare sprechi e rifiuti. Per questi abbiamo le "R" di riutilizzo, riciclo, riuso. Per lo
spreco usiamo la "P" di prevenzione. E non è solo una questione di precedenza alfabetica, è la stessa
normativa europea del 2008 sui rifiuti che impone di partire con la prevenzione.
È utile tuttavia espandere la distinzione fra rifiuto e spreco. Il rifiuto, lo scarto, la rimozione,
l'abbandono e la perdita sono azioni che fanno parte della vita quotidiana, individuale e collettiva del
genere umano. Tutte le attività infatti, da quelle più materiali a quelle più intellettuali, lasciano un
"resto" tangibile o intangibile che sia. È per questo motivo che la nozione di rifiuto nella nostra era
"moderna" - del (ex)turbocapitalismo, della superproduzione e dell'iperconsumo - si è dilatata,
arrivando a comprendere fenomeni apparentemente distanti: dall'immondizia all'uomo,
dall'abbandono alla morte, dalla distruzione dell'ambiente naturale alla distruzione della persona.
Insomma i significati di waste ritornano tutti, perfettamente uniti e coerenti.
Del resto, anche le "cose" umane possono diventare, o hanno a che fare, con i rifiuti: i desideri, la
felicità, la responsabilità, la percezione del mondo, la conoscenza di sé e l'accettazione dei (propri e
non solo) limiti. E già, quegli stessi oggetti" che gettiamo nella pattumiera con tanta facilità, spogliati
in quel momento di ogni valore, sono stati portatori fino a poco prima di importanti significati
simbolici, affettivi, cognitivi, è così che diventano "cose umane". I rifiuti non sono soltanto cose
buttate, sono l'immagine virtuale di noi stessi, un altro noi creato, con il sofisticato aiuto della
pubblicità, per soddisfare il desiderio inconscio di felicità che la concezione di un uomo onnipotente
capace di modificare le leggi naturali porta con sé. Rinnovare incessantemente l'immagine di sé
attraverso le cose ci allontana inconsciamente dal senso del limite, che per una persona è innanzitutto
limite alla propria vita: la morte. Le cose che ci circondano sono i nodi della rete su cui leghiamo i fili
per tracciare la tela del nostro mondo, interno ed esterno, che vorremmo il più bello e infinito
possibile.
Ma, allora, perché rifiutiamo e addirittura sprechiamo? Cosa ci spinge a un gesto che nella nostra
cultura è considerato negativo - non a caso diciamo "avere le mani bucate" - fino a considerarlo
immorale? Lo spreco richiama nel linguaggio comune lo sperperare, il dissipare, lo scialacquare, il
trattare male qualcosa che meriterebbe al contrario più attenzione e cura: a partire dal cibo - bisogno
41
primario essenziale - che consumiamo nelle nostre economie, cioè - letteralmente - nelle nostre case.
Forse che dovremmo mettere in discussione anche la parola "consumo" e il verbo "consumare" e
ancor prima "mangiare"?
42
Scheda di lavoro: Cos’è lo spreco?
Riflettiamo
insieme
A. COMPRENSIONE
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
Indica i termini con cui l’autore definisce lo spreco
Quale delle definizioni date si riferisce ad un essere vivente?
Qual è, secondo l'autore, il rapporto tra economia ed ecologia?
Quale gene porterà ad una nuova economia più naturale che permetterà di crescere
promuovendo una società sostenibile?
Quali sono le traduzioni del termine waste?
Qual è la differenza di significato tra spreco e rifiuto?
Secondo l’autore i rifiuti sono l’immagine virtuale di noi: perché?
consentono di rinnovare la nostra immagine
aiutano ad essere più felici
sono senza valore
sono senza significati
Cerca sul dizionario i termini che hai incontrato in questo brano di cui non conosci il
significato
B. AUTORE
1. Fai una breve ricerca sull’autore di questo libro
2. Lo stile della narrazione è:
vivace, immediato, in prima persona
vivace, immediato, in terza persona
formale, difficile
C. VALUTAZIONI
1. Che messaggi hai tratto dalla lettura del brano?
2. Dai un giudizio sul brano ed una valutazione dell’interesse suscitato (un voto da 1 a 10 )
43
D. ASPETTI SCIENTIFICI
1. Secondo l’autore, il vasetto di plastica dello yogurt è un waste ma in italiano è un?
…………………………………………….
2. Secondo l’autore, un vasetto con il suo contenuto di yogurt scaduto è un waste ma in
italiano è un? …………………………………………….
3. Quali risorse naturali sono impiegate per la produzione di un vasetto di yogurt?
4. Nel futuro qual è l'obiettivo che tutti noi dovremmo prefiggerci rispetto a "spreco" e
"rifiuto"?
5. Quale delle seguenti parole, alla fine del testo, secondo l’autore può essere legata al
termine spreco?
consumo
rinnovamento
riuso
tassa da pagare
44
Le energie rinnovabili
(da Margherita Hack, La mia vita in bicicletta, Ediciclo editore, 2011, pagg. 129-133)
Oltre a usare di più le gambe e la bicicletta, cosa possiamo fare per ridurre l'inquinamento e non
rinunciare a tutti i vantaggi che l'energia elettrica fornisce al nostro mondo supertecnologico? È
semplice - ci risponde l'esperto - usare energie rinnovabili, che nel parlare comune sono diventate
sinonimo di energia pulita.
Ma cosa sono le energie rinnovabili? Ed è vero che non inquinano?
Quella classica, più antica, è l'idroelettrica, e poi c'è la geotermica, che estrae il calore dal
sottosuolo, ed è disponibile solo in alcune aree limitate; ci sono poi quelle prodotte dalle moderne
tecnologie - la solare, l'eolica, quella da biomasse e rifiuti e quelle ancora ipotetiche ottenibili
sfruttando l'energia delle maree.
Tutte le rinnovabili insieme forniscono circa il 17 per cento dell’elettricità prodotta in Italia, ma ben
il 12 per cento viene dall’idroelettrica, solo circa l’1,5 per cento ciascuna dalle biomasse, dalla
geotermica e dall'eolica e meno dell’1 per cento dal solare (eppure siamo il paese del sole!).
Il grosso del nostro fabbisogno è fornito dal gas, per il 50 per cento e dal fortemente inquinante
carbone, per il 12 per cento circa, per cui dipendiamo in gran parte dall’estero, in particolare dalla
Libia e dalla Ucraina, ed energia nucleare che importiamo dalla Francia e in parte dalla Svizzera.
L'abbondanza di montagne e di cascate fornisce l'energia idroelettrica, pulita sì, ma non esente da
rischi, anche se spesso provocati dall'imprudenza umana. Ricordiamo il disastro del Vajont,
catastrofico quasi come Chernobyl, anche se senza le stesse conseguenze nel lungo periodo.
L’energia solare può essere sfruttata per i bisogni familiari grazie all'installazione di pannelli solari
sui tetti delle singole abitazioni, oppure per un impiego molto più esteso e conveniente. Anche
l’elettricità per usi industriali si può ottenere con il fotovoltaico. Esso si basa sulle proprietà di certi
materiali, in particolare il silicio, di produrre energia elettrica quando sono illuminati dal sole. Il
dispositivo fondamentale è la cella fotovoltaica, una cinquantina di esse collegate formano un modulo
fotovoltaico che ha dimensioni di circa un metro quadro ed è in grado di fornire un centinaio di watt.
Il primo grande impianto sperimentale chiamato DELPHOS, un acronimo formato da parole inglesi
(Demonstrative Electrical Photovoltaic System), si trova nel comune di Manfredonia (Foggia), nel
Parco nazionale del Gargano e consiste di 4320 moduli, coprenti una superficie di 4200 metri quadrati
(pari a un quadrato di quasi 65 metri di lato) e capace di fornire 300 chilowatt (kW), cioè capace di
produrre energia elettrica per una cittadina di 10.000 abitanti.
Certo che in regioni fittamente popolate come quelle delle pianure dell'Italia settentrionale e
centrale, in cui un paese confina praticamente con l'altro, senza interruzione, non è facile trovare
spazi sufficienti per impiantare centrali fotovoltaiche in quantità tale da emanciparsi dall'uso di
combustibili fossili. Ce ne vorrebbero infatti almeno una o due come quella di Serre per ogni paese,
per non parlare poi del fabbisogno di una città medio-grande.
Un altro tipo di impianto per lo sfruttamento dell' energia solare, ancora in fase sperimentale, è il
"termodinamico a specchi" che dovrebbe essere più efficiente del fotovoltaico perché in grado di
produrre energia elettrica anche di notte o con cielo coperto. L’impianto chiamato Archimede si trova
a Priolo Gargallo (Siracusa), e consiste di una serie di specchi concavi che concentrano la luce del sole
per scaldare a 550°C un fluido che produrrà il vapore necessario per mettere in moto le turbine della
centrale elettrica. Questo sistema secondo alcuni potrebbe rappresentare il futuro delle energie
45
rinnovabili, secondo altri l'energia necessaria per azionare gli specchi che devono tener sempre
puntato il sole supererebbe l'energia prodotta.
L'energia solare potrebbe dunque essere sfruttata molto di più di quanto si sia fatto fino a ora, ma
non sarà certo in grado di soddisfare le crescenti richieste di energia, e comunque lo farà a spese di
vaste aree disseminate per le campagne, che verrebbero sottratte a impieghi di tipo agricolo o
turistico.
Il vento è un' altra fonte di energia, e già oggi viaggiando per l'Italia capita spesso di vedere filari
non di cipressi ma di pale eoliche. La prima centrale di questo tipo in Italia fu proposta nel 1984 dal
presidente dell'Enel di allora, Francesco Corbellini, fummo primi in Europa. Piazzata in Sardegna non
incontrò la fiducia né dei politici né degli amministratori locali. Il piano nazionale per l'energia
prevedeva di ottenere 600 megawatt (MW) nel 2000 e invece ci si fermò a 5, quando nel resto
d'Europa, partito dopo di noi, si era a quasi 1600. Come sempre in Italia si discuteva fra chi affermava
che nel nostro paese c'erano pochissimi siti eolici e chi diceva il contrario. Si tenga presente che per
far partire la macchina occorre una velocità del vento di 4 o 5 metri al secondo (circa 15 chilometri
all'ora). Oggi, grazie anche agli incentivi ministeriali, l'eolico ha ripreso piede, sebbene continui a
essere contrastato, soprattutto dai difensori del paesaggio, deturpato da queste grandi pale che
ricordano i mostruosi cavalieri immaginari contro cui si lanciava Don Chisciotte. Il pericolo maggiore
però non viene dai danni estetici all' ambiente ma dalla possibilità che molti imprenditori disonesti si
accaparrino gli incentivi per costruire impianti a basso prezzo, con tecnologia difettosa, destinati ad
arrugginire, un po' come succede per i contributi europei per lo sviluppo di coltivazioni inesistenti.
Un'altra fonte d'energia rinnovabile è fornita dalle biomasse. Ma cosa sono esattamente? Sono
sostanze organiche prodotte da animali o vegetali, da coltivazioni di granturco o di altre piante in
grado di produrre olio di semi. Per ottenere quantità di carburanti per autotrazione in proporzioni tali
da portare un sostanziale contributo al nostro fabbisogno occorrerebbe seminare più di metà del
territorio coltivabile con queste piante, a danno di molte altre coltivazioni, costringendoci comunque
a importare energia o prodotti agricoli.
In conclusione in Italia tutte le energie rinnovabili, di nuova e di classica tecnologia, alla fine del
2008 fornivano una potenza complessiva di 23.859 MW, milioni di watt, e una produzione di 56,9
TWh, migliaia di miliardi di wattora (Wh). Nel 2008, da carbone, gas, oli (responsabili
dell'inquinamento) 242,6 TWh, per un totale di 299,5 TWh mentre 40 TWh sono stati importati per
coprire il fabbisogno totale di 339,5 TWh. Se volessimo coprire il nostro fabbisogno solo con energie
rinnovabili dovremmo importare 282,6 TWh fra eolica, solare e geotermica, ammettendo che il
consumo del 2008 resti più o meno costante.
46
Schede di lavoro: Le energie rinnovabili
Riflettiamo
insieme
A. COMPRENSIONE
1.
2.
3.
4.
Cosa sono le energie rinnovabili? È vero che non inquinano?
Quali sono quelle prodotte dalle moderne tecnologie?
Quali condizioni naturali favoriscono in Italia la produzione di energia idroelettrica?
Quale fattore costituisce un limite all'impianto di centrali fotovoltaiche in certe zone
d'Italia?
5. Descrivi l'impianto "termodinamico a specchi" Archimede.
6. Nella costruzione di quale tipo di impianto l'Italia fu la prima in Europa?
7. Fai un riassunto del brano in 20 righe.
B. AUTORE
1. Fai una breve ricerca sulla celebre autrice di questo libro
2. Lo stile della narrazione è:
vivace, immediato, in prima persona
vivace, immediato, in terza persona
formale, difficile
C. VALUTAZIONI
1. Che messaggio hai tratto dalla lettura del testo?
2. Dai un giudizio sull’interesse che ha suscitato per te questo brano (in un voto da 1 a 10)
47
D. ASPETTI SCIENTIFICI
1. Qual è la percentuale precisa di energia solare prodotta in Italia che puoi desumere dal
testo?
2. Il comune di Nichelino ha circa 48.000 abitanti. Quanti moduli DELPHOS servirebbero per
produrre energia elettrica solare per la città di Nichelino? Quanti kW verrebbero prodotti
con un tale impianto?
3. La superficie del comune di Nichelino è di 20,56 km². Basterebbero per ospitare una
centrale ad energia solare con i moduli DELPHOS? Perché? Quale potrebbe essere una
possibile soluzione?
4. Quale delle seguenti coltivazioni forniscono oli in grado di fornire energia da biomasse?
Grano
Frumento
Mais
Olive
5. Quali sono i pericoli maggiori dell’energia eolica, secondo l’autrice?
l’impatto sul paesaggio
impianti con costi troppo elevati
impianti a basso prezzo
bassa produttività per mancanza di vento
6. Quale argomento l’autrice non considera direttamente come possibile guadagno di
energia? Lo fa solo in modo indiretto, come? Quale strumento suggerisce di usare?
7. Sulla base dei dati forniti da M. Hack, quanta energia rinnovabile dovrebbe produrre
l’Italia per evitare di importare energia dall’estero?
8. E’ credibile, per l’Italia, puntare alla produzione di carburanti per autotrazione? Perché?
48
Fukushima e il futuro del nucleare
(Tratto da: “Energia per l’astronave Terra” , di Armarolo- Balzani, Zanichelli, 2011, p.199-205)
Alle 14.46 dell’11 marzo 2011 un terremoto di magnitudo 9.0 con epicentro in mare, e lo tsunami
che l’ha seguito, hanno sconvolto la costa nord-orientale del Giappone, danneggiando 11 reattori
nucleari situati in 4 centrali. Le conseguenze più gravi si sono verificate nella centrale Fukushima-1
(Fukushima Daiichi), che comprende sei reattori ed è gestita dalla Tokyo Electric Power Company
(Tepco).
Che cosa è successo a Fukushima Daiichi?
Le unità 1, 2 e 3 erano operative al momento del terremoto, mentre le unità 4, 5 e 6 erano spente
per manutenzione. Il reattore 4 era vuoto, con tutte le barre di combustibile trasferite nella piscina di
raffreddamento.
In seguito al terremoto le unità 1, 2 e 3 si sono fermate automaticamente. Tuttavia un reattore
nucleare continua a generare calore anche dopo il blocco della reazione a catena, a causa dei processi
radioattivi spontanei: perciò è assolutamente necessario proseguire il raffreddamento.
Il terremoto però ha danneggiato i tralicci della rete elettrica, provocando un black-out. Sono allora
entrati in azione motori diesel di emergenza per far funzionare le pompe dell’acqua, ma dopo meno di
un’ora uno tsunami con onde alte 14 metri, più del doppio del muro di protezione della centrale, ha
allagato i locali delle pompe e ha reso inutilizzabili i motori diesel. Per qualche tempo un parziale
pompaggio di acqua è continuato con energia fornita da batterie di emergenza; poi, venendo a
mancare il raffreddamento, i reattori hanno incominciato a surriscaldarsi.
In seguito, a causa della mancanza di raffreddamento, l’acqua dei reattori e delle piscine è
parzialmente evaporata, lasciando esposte le barre di combustibile. La temperatura è ulteriormente
aumentata e la scissione termica dell’acqua a contatto con i materiali surriscaldati (in particolare, lo
zirconio che ricopre le barre di combustibile) ha generato idrogeno che poi è esploso distruggendo la
parte superiore degli edifici dei reattori 1, 3 e 4.
Man mano che la temperatura saliva, i prodotti più volatili della fissione, 131I e 137Cs, passavano
nell’atmosfera. Nel tentativo di limitare l’aumento di temperatura si è versata acqua di mare sui
reattori mediante elicotteri, una misura del tutto inefficace
anche perché l’acqua era dispersa dal vento. Poi si è cercato di usare cannoni ad acqua,
provocando un forte riflusso di materiali radioattivi nell’oceano.
A causa dell’aumento della temperatura tutto il combustibile del reattore 1 − e probabilmente
anche quello dei reattori 2 e 3 − si è liquefatto insieme a parte delle strutture, generando un magma
altamente radioattivo e corrosivo, chiamato corio, che ha raggiunto i 2500 °C. Quale sia realmente la
situazione dentro i vari reattori non sarà possibile stabilirlo prima di parecchio tempo; a Three Mile
Island dovettero trascorrere tre anni dall’incidente prima che si potesse ispezionare con una
telecamera il nocciolo del reattore.
L’incidente di Fukushima, inizialmente classificato di livello 3 nella scala INES (International Nuclear
and Radiological Event Scale), è stato poi innalzato al livello 7, lo stesso raggiunto dal disastro di
Chernobyl, che è il massimo della scala.
L’agenzia per la sicurezza nucleare giapponese ha stimato che il materiale radioattivo emesso
nell’atmosfera nel primo mese dopo l’incidente fosse circa il 10% di quello emesso nell’incidente di
Chernobyl. Molto altro materiale radioattivo è certamente uscito anche in seguito, particolarmente
nel terreno sotto i reattori e nell’oceano. La Tepco ha stimato in sei mesi il tempo necessario per
49
completare il raffreddamento delle barre di combustibile presenti nei reattori e nelle piscine. Una
volta che la situazione sarà tornata sotto controllo dal punto di vista della sicurezza, si deciderà che
cosa fare. In ogni caso il problema si protrarrà per decenni, come insegna l’esperienza di Chernobyl.
Quali conseguenze ci sono state per la popolazione?
L’emissione di materiale radioattivo dai reattori 1, 2 e 3 e dalla piscina del reattore 4 è continuata
per mesi. La diffusione nell’aria e la successiva ricaduta al suolo hanno interessato particolarmente la
zona a nord della centrale. Per fortuna dopo l’incidente il vento è spirato per lo più verso l’oceano, a
est.
I principali elementi radioattivi diffusi sono stati 131I (con emivita di 8 giorni) e 137Cs (emivita: 30
anni) che, in piccole quantità, sono stati misurati un po’ in tutto il mondo.
Le autorità giapponesi hanno ammesso anche la fuoriuscita di 90Sr (emivita: 28 anni) e di piccole
quantità di 239Pu (emivita: 24 000 anni), presumibilmente dal reattore 3 che era alimentato da Mox
(mixed oxide), un combustibile che contiene il 5% di plutonio. L’unità di misura SI della dose di
radiazioni assorbita dall’organismo è chiamata sievert (Sv). La soglia massima consigliata dalle autorità
internazionali per i lavoratori delle centrali è di 20 millisievert (mSv) all’anno. Per il governo
giapponese la dose ammessa era di 100 mSv/anno, innalzata a 250 mSv/anno dopo l’incidente.
Almeno 50 lavoratori sono stati contaminati oltre questo limite.
Il raggio di pericolo per la popolazione è stato esteso dagli iniziali 3 km a 10 km, poi a 20 km e
infine a 30 km attorno alla centrale. In totale le persone evacuate sono state almeno 80 000; molte di
queste hanno ricevuto dosi imprecisate di radiazioni. Il livello di informazione è sempre stato scarso,
tanto da sollevare le proteste anche di altri Paesi. La contaminazione radioattiva ha interessato l’aria,
l’acqua, i vegetali, la carne e il pesce. Nelle zone evacuate le coltivazioni e la pesca sono state proibite.
È stato scoraggiato anche il consumo di tè, la bevanda preferita dai giapponesi, di cui è stata proibita
l’esportazione.
È difficile stabilire quale sarà il rischio effettivo per la salute delle persone. In seguito
all’esposizione alle radiazioni possono insorgere tumori. Tuttavia, dato il lungo tempo di latenza di
queste malattie, sarà molto difficile distinguere gli effetti dell’incidente da quelli provocati da altre
cause. Se dopo un incidente nucleare si fa uno studio epidemiologico serio (cosa che a Chernobyl non
è accaduta), soltanto dopo decenni si possono ottenere stime statistiche, affette comunque da
numerosi elementi di incertezza. Basti pensare al caso delle persone che sono morte o moriranno
prematuramente a causa dell’incidente di Chernobyl: secondo l’UNSCEAR (United Nations Scientific
Committee on the Effects of Atomic Radiation) il numero delle vittime sarà compreso tra 65 e 4000 in
ottant’anni, ma altre stime provenienti dall’ex Unione Sovietica e dalla Accademia nazionale delle
scienze Usa parlano di un milione di morti, e Greenpeace addirittura di sei milioni. Va detto che il
comitato UNSCEAR, che minimizza i danni di Chernobyl, è di fatto controllato dalla lobby nucleare.
Le discordanze fra le fonti sono dovute a varie ragioni. Raramente le radiazioni hanno un effetto
letale immediato, come accade invece in altri incidenti. Se poi le persone colpite da radiazioni (spesso
in quantità non ben nota) muoiono dopo anni per un cancro, non ci sarà mai la prova diretta che quel
tumore sia stato originato proprio dalle radiazioni. Bisogna poi considerare che le radiazioni hanno
effetti che vanno al di là del danno fisico. Le persone evacuate saranno costrette a vivere a lungo
lontano dai luoghi d’origine, tormentate dalla preoccupazione di aver assorbito una dose di radiazioni
sufficiente a compromettere la loro salute, come una bomba a orologeria. Per questo, come è già
avvenuto a Chernobyl, gli evacuati saranno facili prede di sindromi depressive che possono portare a
maggiore vulnerabilità ad altre malattie, all’alcolismo e anche al suicidio.
Che cosa insegna il disastro di Fukushima?
50
Più che insegnamenti, da Fukushima vengono conferme. Se ce ne fosse stato ancora bisogno,
l’incidente ha dimostrato che la sicurezza assoluta non esiste, perché non si può prevedere
l’imprevedibile. Se poi si vuole aumentare la sicurezza, bisogna aumentare la complessità e la
robustezza del sistema e quindi moltiplicare i costi.
Fukushima conferma anche che un incidente nucleare grave, a differenza di qualsiasi altro tipo di
incidente, non è delimitabile nello spazio né nel tempo. La radioattività infatti si trasmette in gran
parte attraverso l’atmosfera e la catena alimentare, che non possiamo controllare, e può
compromettere l’uso di un territorio anche per migliaia di anni.
Proprio per queste caratteristiche nessuna assicurazione copre i danni causati da un grave
incidente nucleare, e neppure un governo può farvi fronte.
Allo stesso tempo l’incidente di Fukushima conferma che i danni diminuiscono man mano che ci si
allontana dal luogo dell’incidente. Sono dunque privi di senso i discorsi di chi in Italia sostiene che «ci
sono molte centrali nucleari al di là delle Alpi che, in caso di incidente, causerebbero danni come se
fossero qui nella Valle Padana».
Fukushima insegna − ma anche questo già si sapeva − che gli enormi interessi economici e politici
coinvolti nel nucleare impediscono una gestione trasparente di eventuali incidenti: non ci si può fidare
di quello che viene comunicato dalle aziende che gestiscono le centrali e neppure dai governi. La
Tepco era già nota per avere in passato contraffatto dati sulla sicurezza delle sue centrali e il governo
giapponese a fatica è riuscito a prendere in mano la situazione soltanto alcuni giorni dopo l’incidente.
A sua volta il governo non ha consultato l’apposita unità di crisi e non si è servito dei dati raccolti da
una pur esistente rete nazionale di dosimetri, gli strumenti che misurano l’intensità delle radiazioni
ionizzanti.
Va aggiunto che non è tutt’ora chiaro quale possa essere il ruolo dell’Agenzia internazionale per
l’energia atomica (IAEA) nel caso di incidenti nucleari, né quale sia il suo grado di indipendenza dagli
Stati membri. Dopo Fukushima l’IAEA per molti giorni non ha fatto altro che riportare le notizie date
dalla Tepco e dal governo giapponese; ha poi inviato un proprio gruppo di esperti in Giappone
soltanto due mesi e dieci giorni dopo l’incidente. Fukushima insegna che un grave incidente nucleare
causa non soltanto il collasso economico dell’azienda che gestisce la centrale (danni stimati
provvisoriamente: da 100 a 200 miliardi di euro, pari al costo di costruzione di 30−50 centrali; per
confronto, il fondo di compensazione imposto dal governo Usa alla BP per il disastro del 2010 causato
nel Golfo del Messico dalla piattaforma Deepwater Horizon è stato di 20 miliardi di dollari), ma anche
molti problemi per la nazione intera, particolarmente in Paesi fortemente nuclearizzati come il
Giappone.
Dopo l’incidente di Fukushima soltanto 16 dei 54 reattori giapponesi sono rimasti in funzione e, a
causa della scarsità di energia elettrica, è diminuita fortemente la produzione industriale. È dovuto
cambiare anche lo stile di vita: si è limitato drasticamente l’uso degli ascensori e dei condizionatori, si
sono riaperte le finestre degli uffici, si è attenuata l’illuminazione dei negozi e gli impiegati sono
andati a lavorare senza giacca e cravatta. Forse ci si poteva pensare prima a consumare meno energia,
così da avere bisogno di un numero minore di centrali. Fukushima insegna anche che nella tecnologia
nucleare, già di per sé pericolosa, il tentativo di fare maggiori profitti può accrescere i rischi per la
popolazione. Il reattore 3 era alimentato in parte con Mox, una miscela di uranio e plutonio ottenuta
dal combustibile esausto e molto più pericolosa del solo uranio. Francia e Regno Unito, molto attivi in
questo campo a differenza degli Usa, avevano stipulato accordi con il Giappone per riciclare il suo
combustibile esausto e fornirgli Mox. Ora che il Giappone e altre nazioni hanno rinunciato ai piani di
estensione dell’uso del Mox, Francia e Regno Unito si trovano in grande difficoltà. In particolare i
51
britannici hanno chiuso un costosissimo impianto per produrre Mox, costruito a Sellafield e mai
entrato veramente in funzione. Un messaggio segreto carpito da Wikileaks all’ambasciata Usa a
Londra parla a questo proposito del più imbarazzante disastro economico della storia industriale
britannica.
Infine l’incidente di Fukushima ha messo a nudo la pericolosità del fare della tecnologia un idolo. Il
Giappone, nazione con scarse risorse naturali, nel dopoguerra si è illuso che l’energia nucleare − che
pure aveva distrutto due sue città, uccidendo
180 000 persone − potesse offrire la soluzione ideale al problema energecco. Forc pressioni del
governo e vaste, continue e costosissime campagne pubblicitarie delle compagnie elettriche hanno
costruito con il passare degli anni il mito del «nucleare sicuro».
Libri di testo, centri di pubbliche relazioni, parchi tematici rivolti particolarmente ai bambini, dove il
nucleare è descritto come il paese delle meraviglie, hanno inculcato l’idea che l’energia nucleare sia
non soltanto necessaria, ma anche assolutamente sicura. Così è accaduto che, in un Paese dove le
auto con appena tre anni di vita sono sottoposte a minuziose revisioni per poter circolare, reattori
vecchi di decenni fossero controllati esclusivamente da chi non aveva alcun interesse a fermarli.
52
Scheda di lavoro: "Fukushima e il futuro del nucleare"
Riflettiamo
insieme
A. COMPRENSIONE
1. Cosa possiamo dire dell’incidente di Fukushima:
non è stato molto grave, infatti i giornali non ne parlano quasi più
è stato tra i più gravi incidenti nucleari della storia
non possiamo ancora valutarne la gravità
2. Quando assistiamo a questi incidenti, cosa dobbiamo pensare della scienza e della
tecnologia?
si viveva meglio all’età della pietra
è stato un caso eccezionale, è impossibile che si ripresenti
prima di costruire un’opera tecnologica, bisogna valutare bene i rischi
3. Cosa si può dire dei pericoli che corre l’Italia per le centrali nucleari:
Sarebbe meglio che ne avesse, intanto la Francia vicina ne ha molte
In caso di incidente in Italia ci saranno conseguenze meno gravi, perché gli
effetti del nucleare diminuiscono man mano che ci si allontana
Purtroppo gli isotopi radioattivi passano nella catena alimentare e corriamo
rischi ovunque sia la centrale
4. Cosa possiamo dire dei costi dell’energia nucleare
Sono molto più bassi di quelli di altri tipi di energia
Sono molto alti, se si tiene conto delle spese per la sicurezza
Sono simili a quelli di altre forme di energia
5. Da chi dovrebbero essere controllati gli impianti?
Dai tecnici della ditta che li gestisce, perché li conoscono meglio
Da tecnici esterni, pagati da un’altra ditta o dallo Stato
Da chiunque, pur di avere controlli frequenti
6. Per limitare la crisi energetica, cosa bisognerebbe fare?
Basterebbe produrre moltissima energia
Bisognerebbe cercare di non consumare energia quando non serve
Sarebbe utile trovare sistemi di produzione dell’energia poco dannosi e
contemporaneamente limitare i consumi
53
7. Perché sono state vietate la coltivazione e la pesca nei territori vicini all’incidente
nucleare?
Perché le colture assorbono acqua in cui sono sciolti elementi radioattivi (e i
pesci la bevono) e sarebbero pericolosi per la salute
Perché non crescerebbe nulla
Perché avrebbero forme strane e sarebbero difficili da vendere
8. Fai un breve riassunto del brano in 20 righe
B. AUTORE
1. Fai una breve ricerca su Vincenzo Balzani, uno degli autori di questo saggio
2. Lo stile della narrazione è:
vivace, immediato, in prima persona
vivace, immediato, in terza persona
formale, difficile
C. VALUTAZIONI
1. Che messaggi hai tratto dalla lettura del testo ?
2. Dai un giudizio sul brano ed una valutazione
dell’interesse suscitato (un voto da 1 a 10 )
D. ASPETTI SCIENTIFICI
1. Conosci altri modi per ottenere l’energia, diversi dalla
centrale nucleare?
2. Cerca i nomi degli elementi chimici di cui è citato il
simbolo, e scrivili:
I…………………
Cs…………………
Sr…………………
Pu…………………
3. Cosa si intende per emivita di un elemento radioattivo?
La vita media dell’elemento
Il tempo impiegato perché la sua quantità diventi la metà
Il tempo che trascorre fino a metà della vita dell’elemento
4. Perché consigliano di tenere il telefono cellulare lontano dal corpo?
Per vendere più zaini e borse
Perché le radiazioni pericolose diventano meno potenti man mano che si
allontanano dalla sorgente
Non è sempre vero, dipende dalla marca
5. Per quale motivo è utile conoscere l’emivita di un isotopo radioattivo?
Per calcolare quando sarà quasi scomparso
Per allungargli la vita
Per sapere se esisteva già nell’antichità
6. Da che cosa è formato il combustibile chiamato Mox?
54
A good place to live?
(from B.F. Martelli, "ON SCIENCE - Reading and writing for scientific English", edizioni Minerva Italica)
The greenhouse effect
Our planet is getting warmer and warmer. Burning fuels put polluting gases into the air. These
gases then act like the glass in a green house and keep the heat in – this effect leads to global
warming.
Carbon dioxide gas is the most important green house gas, and millions of tons of it are produced
by petrol, gas and coal we burn every day.
What might happen in a warmer world? Scientists predict what the weather will be like in the
future. Destructive droughts could strike more often and places that grow crops at the moment could
turn semi-desert. Forests could decline and change, and wildlife would have to find new habitats.
As ice on Greenland and Antarctica melts, the sea could creep higher onto the land and large parts
of low countries could be submerged.
Scientists think that we must act immediately to slow down the Earth’s warming.
The future lies in the use of alternative ways of getting our energy that does not involve the use of
fossil fuels. For example solar and wind energy and other renewable sources such as water, tide,
biogas.
55
Scheda di lavoro: A good place to live?
Answer
the
Riflettiamo
questions
below
insieme
A. COMPREHENSION
1.
2.
3.
4.
Which gas is the major cause of global warming?
What do the scientists think we must do to slow down global warming?
In what ways could global warming change future weather patterns?
What is your opinion about alternative forms of energies?
MATCH EACH WORD WITH ITS CORRECT DEFINITION
WORDS
DEFINITIONS
a) Melt
b)
c)
d)
e)
f)
Strike
Wildlife
Fuel
Greenhouse
Drought
1) Anything that you burn to make heat or power, such as
wood, coal and oil
2) Building made of glass where plants grow
3) A long time when there is not enough rain
4) To hit somebody or something
5) Animals and plants in nature
6) To warm something so that it becomes liquid
56
MATCHI
NG
Which world for the future?
(from B.F. Martelli, "ON SCIENCE - Reading and writing for scientific English", edizioni Minerva Italica)
By the year 2030, 25 per cent of all the animals, birds, fish and insects may be extinct. There are
three main reasons for catastrophe: pollution, hunting and environmental destruction.
Pollution is the first reason why millions of animals die every year, because man has polluted their
natural habitats.
The second reason is hunting, because man hunts and kills millions of animals every year, for food
and even worse for profit ( poaching).
The third reason is environmental destruction because every year man cuts down more trees,
builds more roads and uses more land for farming.
This is what is happening in the rainforests of South America, Africa and Asia. They are the oldest
habitats in the world, or better they were. Man is destroying an area of rainforest as big as
Switzerland every year.
57
Scheda di lavoro: Which world for the future?
Answer
the
Riflettiamo
questions
below
insieme
A. COMPREHENSION
1. Decide which of these statements are true or false
a. Hunting is the main reason for wildlife destruction
b. Rainforests are in South America
c. 25 per cent of animals might become extinct
d. Switzerland is destroying rainforests
e. Animals are also killed by poachers
T
T
T
T
T
F
F
F
F
F
2. Choose the right answer
a. Which are the three main key-words of the passage?
Pollution, natural habitat, rainforest
Pollution, hunting, environmental destruction
Catastrophe, food, trees
b. Which of these sentences contain main ideas
There are three main reasons….
Builds more roads and uses more…….
They are the oldest habitats in the world…
3. Complete the chart.
a. Threats to wildlife
i. -------------------------------------------------------------------------------------------------------ii. -------------------------------------------------------------------------------------------------------iii. -------------------------------------------------------------------------------------------------------b. Causes
i. -------------------------------------------------------------------------------------------------------ii. -------------------------------------------------------------------------------------------------------iii. --------------------------------------------------------------------------------------------------------
58
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