Comments
Transcript
CERCARE IMMAGINI PER COPERTINA (FACSIMILE)
LEGGERE DI SCIENZA Letture e schede di lavoro per l'estate “Una cosa ho imparato nella mia lunga vita che tutta la nostra scienza, commisurata alla realtà, è primitiva e infantile eppure è la cosa più preziosa che abbiamo” A.Einstein INDICE INTRODUZIONE ............................................................................................................................... 1 LA MAGIA DEI NUMERI E DELLE FORME ......................................................................................... 2 Ogni numero pari maggiore di due è la somma di due numeri primi......................................... 2 Scheda di lavoro: Ogni numero pari maggiore di due …… ...................................................... 8 Animali da soma ........................................................................................................................ 11 Scheda di lavoro: Animali da soma ....................................................................................... 13 Sugli abitanti della Flatlandia .................................................................................................... 16 Scheda di lavoro: Sugli abitanti della Flatlandia.................................................................... 18 I MISTERI DELLA SCIENZA .............................................................................................................. 23 Le pietre che piovono dal cielo ................................................................................................. 23 Come si sviluppa la nostra conoscenza ............................................................................. 24 Una gigantesca pioggia di meteoriti.................................................................................. 25 Il continuo progresso della conoscenza ............................................................................ 25 Caratteristiche essenziali di una mentalità scientifica ...................................................... 26 Scheda di lavoro: Le pietre che piovono dal cielo ................................................................. 27 Perché non piovono passeri arrosto ? ...................................................................................... 31 Scheda di lavoro: Perché non piovono passeri arrosto ? ...................................................... 33 L’origine curiosa di cibi comuni ................................................................................................. 34 L’origine dello yogurt ........................................................................................................ 34 La produzione della birra e la definizione di biotecnologie: ............................................. 34 Scheda di lavoro: L’origine curiosa di cibi comuni ................................................................ 36 Generazione spontanea e panspermia ..................................................................................... 37 Scheda di lavoro: Generazione spontanea e panspermia..................................................... 39 DIFENDERE LA NOSTRA TERRA ...................................................................................................... 40 Cos'è lo spreco? ......................................................................................................................... 40 Scheda di lavoro: Cos’è lo spreco? ........................................................................................ 43 Le energie rinnovabili ................................................................................................................ 45 Schede di lavoro: Le energie rinnovabili ............................................................................... 47 Fukushima e il futuro del nucleare............................................................................................ 49 Scheda di lavoro: "Fukushima e il futuro del nucleare" ........................................................ 53 A good place to live? ................................................................................................................. 55 The greenhouse effect ...................................................................................................... 55 Scheda di lavoro: A good place to live?................................................................................. 56 Which world for the future? ..................................................................................................... 57 Scheda di lavoro: Which world for the future? ..................................................................... 58 INTRODUZIONE Cari studenti, se vi siete iscritti all'IIS "J.C.Maxwell" la scienza fa per voi!!! Pertanto vi proponiamo alcune letture estive finalizzate ad incuriosirvi su temi scientifici. Ogni brano che leggerete sarà seguito da una scheda di lavoro, che dovrete completare con cura, organizzando le risposte di ciascun brano in un quaderno. I docenti delle classi prime, all'inizio del prossimo anno scolastico, analizzeranno i vostri lavori per avviare in modo coinvolgente ed attivo la loro didattica. A questo punto non ci resta che augurarvi Buone vacanze e…buon lavoro!!! Gli Insegnanti dell’IIS “J.C. MAXWELL” 1 LA MAGIA DEI NUMERI E DELLE FORME Ogni numero pari maggiore di due è la somma di due numeri primi (Da Zio Petros e la congettura di Goldbach, di Apolostolos Doxiadis, ed Bompiani, 2001, pagg. 22-31) La serata alla Società Matematica Ellenica segnò una svolta. Fu allora che decisi per la prima volta di diventare un matematico. Alla fine di quell'anno scolastico mi diedero il premio per il migliore della classe in matematica. Mio padre se ne vantò con zio Anargyros - come se avesse potuto fare altrimenti! A questo punto, avevo completato il mio penultimo anno delle superiori e si era già deciso che avrei fatto l'università negli Stati Uniti. Poiché il sistema americano non obbliga gli studenti a dichiarare il loro principale campo d'interesse al momento dell'iscrizione, potevo aspettare qualche anno prima di rivelare a mio padre l'orribile verità - poiché tale l'avrebbe senza dubbio considerata. (Per fortuna, i miei due cugini avevano già espresso una preferenza che assicurava all'azienda famigliare una nuova generazione di manager.) Di fatto, mentre stavo già ordendo il mio piano, lo fuorviai per qualche tempo con vaghi discorsi sul progetto di studiare economia: una volta all'università, con tutto l'oceano Atlantico fra me e la sua autorità, avrei potuto seguire la rotta verso il mio Destino. Quell' anno, nel giorno di San Pietro e Paolo, non ce la feci più a trattenermi. "Zio, sto pensando di diventare un matematico." Il mio entusiasmo, però, non suscitò una reazione immediata. Mio zio rimase silenzioso e impassibile, fissandomi improvvisamente con estrema serietà - mi resi conto, con un brivido, che quello doveva essere il suo aspetto quando si sforzava di scoprire i misteri della Congettura di Goldbach. "Che cosa sai di matematica, giovanotto?" domandò, dopo una breve pausa. Il suo tono non mi piacque, ma proseguii come avevo progettato: "Ero il primo della classe, zio Petros. Ho vinto anche il premio della scuola!" Per un po', sembrò riflettere su questa informazione, poi alzò le spalle. "È una decisione importante," disse. "Non devi prenderla senza averci pensato bene. Perché non vieni qui un pomeriggio e ne parliamo?" Poi aggiunse, senza che fosse necessario: "È meglio che non lo dica a tuo padre." Ci andai qualche giorno dopo, appena trovai una buona scusa. Zio Petros mi condusse in cucina e mi offrì una bibita fredda, preparata con le amarene del suo albero. Poi si sedette di fronte a me, assumendo un atteggiamento solenne e professorale. "Dimmi, allora, cos'è la matematica secondo la tua opinione?" chiese. L'enfasi data all'ultima parola sembrava sottintendere che qualsiasi risposta sarebbe stata probabilmente sbagliata. Tirai fuori qualche luogo comune sulla "più eccelsa delle scienze" e sulle sue meravigliose applicazioni nell' elettronica, nella medicina e nell' esplorazione spaziale. Zio Petros si accigliò. "Se t'interessano le applicazioni, perché non fai l'ingegnere? O il fisico. Anche questi hanno a che fare con qualche specie di matematica". Un'altra enfatizzazione significativa: era evidente che di questa "specie" non aveva un' opinione molto alta. Prima di sentirmi ancor più a disagio, decisi che non ero in grado di battermi con lui da pari a pari, e lo confessai. "Zio, non sono capace di esprimere il “perché” in parole. So soltanto che voglio diventare un matematico - pensavo che mi avresti capito." Meditò per un momento, poi chiese: "Conosci gli scacchi?" "Più o meno. Ma, per piacere, non chiedermi di giocare. Posso dirti fin d'ora che perderei!" Sorrise. 2 "Non ti proponevo una partita. Voglio solo farti un esempio che potrai capire. Vedi, la vera matematica non ha nulla a che fare con le applicazioni o con le procedure di calcolo che impari a scuola. Studia costrutti intellettuali astratti che, almeno finché se ne occupa il matematico, non hanno alcun rapporto con il mondo fisico, percepibile." "Questo per me va bene," dissi. "I matematici," continuò, "trovano nei loro studi lo stesso godimento che gli scacchisti traggono dagli scacchi. In realtà, la conformazione psicologica del vero matematico è vicina a quella del poeta o del compositore o, in altre parole, di una persona interessata alla creazione della bellezza e alla ricerca dell' armonia e della perfezione. Insomma, si situa all'opposto dell'uomo pratico, dell'ingegnere, del politico o del..." S'interruppe, riflettendo un momento per cercare qualcosa di ancor più aborrito nella sua scala dei valori. " ... Ma sì, dell'uomo d'affari." Se intendeva dire tutto questo per scoraggiarmi, aveva scelto la strada sbagliata. "È proprio quello che cerco, zio Petros," replicai, tutto eccitato. "Non voglio fare l'ingegnere. Non voglio lavorare nell'azienda di famiglia. Voglio immergermi nella vera matematica, proprio come te ... proprio come per la Congettura di Goldbach!" Accidenti, avevo rovinato tutto! Prima di partire per Ekali, avevo deciso di evitare come il diavolo qualsiasi riferimento alla Congettura per tutta la nostra conversazione. Ma ero così eccitato e sventato che non seppi controllarmi. Zio. Petros rimase impassibile, ma potei notare che gli tremava leggermente la mano. "Chi ti ha parlato della Congettura di Goldbach?" domandò, con tono pacato. "Mio padre," mormorai. "E che ti ha detto di preciso?" "Che hai cercato di dimostrarla." “Solo questo?” "E ... che non ci sei riuscito." La sua mano era di nuovo ferma. "Nient' altro?" "Nient' altro." "Uhm," disse. "Cosa ne diresti se facessimo un patto?" "Che genere di patto?" "Ascolta: a mio modo di vedere, nella matematica come nelle arti negli sport, del resto , se non sei il migliore, non sei nulla. Un ingegnere civile, un avvocato o un dentista che sia soltanto capace può avere ugualmente una vita professionale creativa e soddisfacente. Un matematico che sia soltanto di media levatura - parlo di un ricercatore, naturalmente, non di un professore di liceo - è invece una tragedia ambulante ... " "Ma zio," lo interruppi, "io non ho nessuna intenzione di essere 'soltanto di media levatura'. Voglio diventare il numero uno!" Sorrise. "Almeno in questo, è chiaro che mi assomigli. Anch'io ero estremamente ambizioso. Ma vedi, ragazzo, le buone intenzioni purtroppo non bastano. Non è come in altri campi, dove conta molto l'applicazione. In matematica, per arrivare al vertice occorre anche un'altra cosa, assolutamente indispensabile per riuscire." "E sarebbe?" Mi guardò perplesso, vedendo che ignoravo una cosa così ovvia. "Ma il talento! La predisposizione naturale nella sua manifestazione più estrema. Non dimenticarlo mai: 'Mathematicus nascitur, non fit', 'Matematico si nasce, non si diventa'. Se non hai questa particolare attitudine nei tuoi geni, faticherai invano per tutta la vita e non uscirai mai dalla mediocrità. Da un'aurea mediocrità, forse, ma sempre mediocrità!" Lo guardai negli occhi. "Che specie di patto mi proponi, zio?" Esitò per un momento, come se ci stesse pensando. Poi disse: "Non voglio vederti seguire una strada che ti porterà al fallimento e all'infelicità. Ti chiedo dunque di promettermi solennemente che diventerai un matematico se - e solo se - sei estremamente dotato. Accetti?" 3 Ero sconcertato. "Ma come posso stabilirlo, zio?" "Non puoi farlo e non ne hai bisogno," disse, con un sorrisetto sornione. "Lo stabilirò io." "Tu?" "Sì. Ti proporrò un problema. Te lo porterai a casa e tenterai di risolverlo. Dal tuo successo, o dal tuo fallimento, potrò valutare con estrema precisione le tue possibilità di diventare un grande matematico." La proposta suscitò in me sentimenti contrastanti: odiavo i test, ma adoravo le sfide. "Quanto tempo avrò?" domandai Zio Petros socchiuse gli occhi per riflettere. "Uhm ... Diciamo fino all'inizio della scuola, il 1° ottobre. Quasi tre mesi." Ignorante com' ero, credevo che in tre mesi avrei potuto risolvere ben più di un unico problema matematico. "Così tanti?!" "Be', sarà un problema difficile," mi fece notare lui. "Non di quelli che chiunque o quasi potrebbe risolvere. Ma tu, se hai quel che occorre per diventare un grande matematico, ci riuscirai. Naturalmente, devi giurarmi che non ti farai aiutare da nessuno e che non consulterai nessun libro." "Lo giuro," dissi. Mi fissò. "Ciò significa che accetti il patto?" Respirai a fondo. "Sì." Senza una parola, zio Petros uscì per un momento e tornò con carta e matita. Divenne professionale, un matematico che si rivolge a un altro matematico. "Ecco il problema. Saprai, immagino, che cos'è un numero primo." "Certo che lo so, zio! Un numero primo è un numero intero maggiore di 1 che non ha altri divisori che se stesso e l'unità. Per esempio, 2, 3, 5, 7, 11, 13 ecc." Parve soddisfatto dell' esattezza della mia risposta. "Magnifico. E adesso dimmi, per piacere, quanti numeri primi ci sono?" All'improvviso, mi trovai incapace di rispondere. "Quanti?" "Sì, quanti. Non te l'hanno insegnato a scuola?" "No." Mio zio trasse un sospiro profondo, deluso dal basso livello del moderno insegnamento della matematica in Grecia. "E va bene, te lo dirò io, perché ne avrai bisogno. I numeri primi sono infiniti, un fatto dimostrato per la prima volta da Euclide nel III secolo avanti Cristo. La sua dimostrazione è un gioiello di bellezza e di semplicità. Col metodo della reductio ad absurdum, Euclide suppone dapprima il contrario di ciò che intende dimostrare, cioè che i numeri primi siano finiti. Così..." Con rapidi e vigorosi tocchi di matita e alcune parole esplicative, zio Petros ricostruì a mio beneficio la dimostrazione' del nostro saggio predecessore e mi diede contemporaneamente il primo esempio di vera matematica. " ... Che però," concluse, "è contrario alla nostra supposizione iniziale. Supporre la finitudine porta a una contraddizione, ergo i numeri primi sono infiniti. Quod erat demonstrandum:" "Ma è fantastico, zio," dissi, eccitato dall'ingegnosità della dimostrazione. "Ed è così semplice!" "Sì," sospirò lui, "semplicissimo. Eppure, prima di Euclide nessuno lo aveva pensato. Rifletti sulla lezione che si può trame: a volte le cose appaiono semplici solo a posteriori." Non ero in vena di filosofare. "Forza, zio. Enuncia il problema che dovrei risolvere." Lo scrisse su un foglio e me lo lesse. "Voglio che tu cerchi di dimostrare," disse, "che ogni numero pari maggiore di 2 è la somma di due numeri primi." 4 Meditai per un momento, pregando con fervore perché un lampo d'ispirazione lo spazzasse via con una soluzione immediata. Ma, vedendo che non arrivava, mi limitai a dire: "Tutto qui?" Zio Petros agitò un dito per mettermi in guardia. "Ma non è tanto semplice! In ogni caso particolare che puoi prendere in considerazione 4=2+2,6=3+3, 8=3+5, 10=3+7, 12=7+5, 14=7+7 ecc. - è ovvio, anche se più i numeri sono alti più complessi sono i calcoli che richiedono. Tuttavia, essendoci un'infinità di numeri pari, non si può affrontare il problema caso per caso. Devi trovare una dimostrazione generale, e questo - sospetto - ti sarà forse più difficile di quel che pensi." Mi alzai. "Difficile o no," dissi, "voglio farcela! Mi metterò subito al lavoro." Mentre mi stavo avvicinando al cancello, lo zio mi chiamò dalla finestra della cucina. "Ehi! Non lo prendi il foglio con il problema?" Soffiava un vento gelido, e io respiravo le esalazioni del terreno bagnato. Credo che mai in vita mia, né prima né dopo quel breve momento, mi sono sentito così felice, così pieno di fiducia e di ottimismo, e di speranze di gloria. "Non ne ho bisogno, zio," risposi. "Me lo ricordo perfettamente: “Ogni numero pari maggiore di 2 è la somma di due numeri primi.” Ci vediamo Il 1 ottobre con la soluzione!" Il suo monito severo mi arrivò quando ero già in strada. "Non scordarti del nostro patto," gridò. "Solo se saprai risolvere il problema, potrai diventare un matematico!" Mi aspettava una dura estate. Per fortuna nei mesi caldi, luglio e agosto, i miei genitori mi spedivano a Pylos, a casa di uno zio materno. Ciò significava che, fuori della portata di mio padre, se non altro non avevo l'ulteriore problema (come se quello che mi aveva posto zio Petros non fosse stato sufficiente) di dover lavorare in segreto. Appena arrivato a Pylos, disposi le mie carte sul tavolo da pranzo (d'estate mangiavamo sempre fuori) e annunciai ai miei cugini che fino a nuovo ordine non sarei stato disponibile per nuotate, giochi e serate al cinema all'aperto. Lavoravo al problema dalla mattina alla sera, salvo brevi interruzioni. Mia zia manifestava la sua preoccupazione in maniera bonaria. "Stai lavorando troppo, ragazzo. Prenditela comoda. Sei in vacanza. Lascia un po' da parte i libri. Sei qui per riposare." Ma io ero deciso a non riposare fino alla vittoria finale. Sgobbavo senza sosta, riempiendo fogli su fogli, affrontando il problema ora da un lato e ora dall’altro. Spesso, quando mi sentivo troppo stanco per un ragionamento deduttivo astratto, esaminavo casi specifici, nel timore che zio Petros mi avesse teso una trappola, chiedendomi di dimostrare qualcosa di palesemente falso. Dopo innumerevoli divisioni avevo creato, una tavola dei primi cento numeri primi (una sorta di primitivo Crivello di Eratostene) che passai poi a sommare, in tutte le coppie possibili, per confermare la validità del principio. Inutilmente cercai entro questi limiti un numero pari che non rispondesse alla condizione richiesta - erano tutti esprimibili come la somma di due numeri primi. A un certo punto, verso la metà d'agosto, dopo una serie di notti insonni e innumerevoli tazze di caffè greco, per poche ore felici pensai d'avercela fatta, di aver trovato la soluzione. Riempii parecchie pagine coi miei ragionamenti e le spedii per espresso a zio Petros. Godetti del mio trionfo soltanto per qualche giorno, fino a quando il postino mi portò questo telegramma: LA SOLA COSA CHE HAI DIMOSTRATO È CHE OGNI NUMERO PARI PUÒ ESSERE ESPRESSO COME LA SOMMA DI UN NUMERO PRIMO E DI UN NUMERO DISPARI, UN FATTO OVVIO. Mi ci volle una settimana per riavermi dal fallimento del mio primo tentativo e dal colpo inferto al mio orgoglio. Ma mi ripresi e, senza molto entusiasmo, tornai al lavoro, ricorrendo stavolta al metodo della reductio ad absurdum. "Supponiamo che esista un numero pari n che non possa essere espresso come la somma di due numeri primi. In tal caso ... " 5 Quanto più mi arrovellavo sul problema, tanto più diventava evidente che esso esprimeva una verità fondamentale sui numeri interi, materia prima dell'universo matematico. Arrivai presto a interrogarmi su quale sia precisamente la distribuzione dei numeri primi fra gli interi o sulla procedura che, dato un certo numero primo, conduce a quello successivo. Sapevo che questa informazione, se me ne fossi impadronito, mi sarebbe stata estremamente utile nella situazione in cui mi trovavo, e per un paio di volte fui tentato di cercarla in un libro. Ma, fedele all'impegno di non ricorrere ad aiuti esterni, non lo feci mai. Esponendomi la dimostrazione euclidea dell'infinità dei numeri primi, zio Petros aveva detto di avermi dato l'unico strumento di cui avevo bisogno per arrivare alla mia dimostrazione. Eppure non stavo facendo progressi. Alla fine di settembre, pochi giorni prima che cominciasse il mio ultimo anno di scuola, mi ritrovai, imbronciato e abbattuto, a Ekali. Poiché zio Petros non aveva il telefono, mi toccò sottopormi alla prova di persona. "Be'?" mi domandò appena ci sedemmo, dopo che avevo seccamente respinto la sua offerta di una bibita a base di amarene. "Hai risolto il problema?” "No," dissi, "non ci sono riuscito." L'ultima cosa che desideravo in quel momento era di dover ricostruire il percorso del mio fallimento o di lasciare che lo analizzasse lui per me. Non solo, ma non ero per niente curioso di conoscere la soluzione, la dimostrazione di quel principio. Volevo soltanto dimenticare ogni cosa che avesse una pur vaga attinenza con i numeri, pari o dispari - per non parlare dei primi. Ma zio Petros non voleva che me la cavassi troppo a buon mercato. "Allora il discorso è chiuso," disse. "Ricordi, no, il nostro patto?" Questo suo bisogno di ratificare ufficialmente la propria vittoria (poiché, per qualche.ragione, ero convinto che tale fosse ai suoi occhi la mia sconfitta), per me era estremamente seccante. Ma non intendevo rendergli la cosa ancor più piacevole facendogli capire che mi sentivo in qualche modo ferito. "Certo che lo ricordo, zio, e sono sicuro che lo ricordi anche tu. Il nostro patto era che non sarei diventato un matematico se non fossi riuscito a risolvere il problema ... " "No," m'interruppe, con improvvisa veemenza. "Il patto era che, se non avessi risolto il problema, avresti fatto una solenne promessa di non diventare un matematico!" Lo guardai torvo. “Esattamente” ammisi. “E non avendo risolto il problema, io….” "Farai ora una solenne promessa," m'interruppe, completando per la seconda volta una mia frase, e sottolineando le parole come se ne dipendesse la sua vita (o meglio, la mia). "Certo," dissi, sforzandomi di apparire indifferente. "Se questo ti fa piacere, farò una solenne promessa." La sua voce divenne aspra, perfino crudele. "Non si tratta di far piacere a me, giovanotto, ma di tener fede al nostro patto! Devi impegnarti a stare lontano dalla matematica!" La mia irritazione si trasformò all'istante in un vero e proprio odio. "E va bene, zio," dissi freddamente. "M'impegno a star lontano dalla matematica. Contento, adesso?" Ma mentre mi alzavo per andarmene, lui sollevò minacciosamente una mano. "Non così in fretta!" Con un rapido gesto, trasse di tasca un foglio, lo spiegò e me lo cacciò davanti al naso. . Eccone il contenuto: lo sottoscritto, in pieno possesso delle mie facoltà, giuro solennemente con questo documento che, non avendo superato l'esame teso a dimostrare una capacità matematica elevata, e in conformità con il patto stipulato con mio zio, Petros Papachristos, non cercherò mai di ottenere una laurea in matematica in un istituto d'insegnamento superiore, né tenterò in qualsiasi altro modo di perseguire una carriera professionale nel campo della matematica. Lo guardai incredulo. "Firma!" ordinò. "Ma a che serve?" borbottai, senza cercare più di nascondere ciò che pensavo. "Firma," ripeté lui, inflessibile. "Un patto è un patto!" Lasciai sospesa a mezz' aria la sua mano che mi offriva una stilografica, tirai fuori la mia biro e apposi la firma. Poi, 6 senza lasciargli il tempo di aggiungere altro, gli gettai il foglio e corsi furiosamente verso il cancello. "Aspetta!" gridò, ma io ero già fuori. Continuai a correre e correre e correre, finché fui certo di non essere più alla portata dei suoi orecchi; poi, ancora senza fiato, crollai e mi misi a piangere come un bambino: lacrime di rabbia e frustrazione e umiliazione mi rigavano il viso. 7 Scheda di lavoro: Ogni numero pari maggiore di due …… Riflettiamo insieme A. COMPRENSIONE 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. Chi sono i protagonisti del racconto? Dove si svolge il dialogo tra zio Petros ed il nipote? Qual è la motivazione che spinge il nipote a parlare con lo zio? Cosa vuol dimostrare zio Petros al nipote con l'espressione “ Mathematicus nascitur, non fit”? Di che cosa si è occupato zio Petros in tutta la sua vita? Qual è il problema che zio Petros assegna per le vacanze estive? “LA SOLA COSA CHE HAI DIMOSTRATO È CHE OGNI NUMERO PARI PUÒ ESSERE ESPRESSO COME LA SOMMA DI UN NUMERO PRIMO E DI UN NUMERO DISPARI”. Trova degli esempi di questo fatto ovvio. Che tipo di patto stipulano, nel finale, lo zio ed il nipote? Fai un riassunto del brano in 20 righe. B. AUTORE 1. Fai una breve ricerca sull’autore del libro da cui è stato tratto questo racconto. 2. Lo stile della narrazione è: vivace, immediato, in prima persona vivace, immediato, in terza persona formale, difficile C. VALUTAZIONI 1. Che messaggio hai tratto dalla lettura del racconto? 2. Dai un giudizio sull’interesse che ha suscitato in te questo brano (un voto da 1 a 10 ) 8 D. ASPETTI MATEMATICI 1. Esprimere 39 se è possibile come: • Come somma di due numeri consecutivi • Come somma di due numeri dispari • Come somma di un numero pari ed uno dispari • Come prodotto di due numeri dispari 2. Completare la seguente tabella: Un numero è divisibile per 2 se: Esempi: Un numero è divisibile per 3 se: Esempi: Un numero è divisibile per 4 se: Esempi: Un numero è divisibile per 5 se: Esempi: Un numero è divisibile per 9 se: Esempi: Un numero è divisibile per 10 se: Esempi: Un numero è divisibile per 11 se: Esempi: 1 3. 2 3 Costruire il crivello di Eratostene 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 4. Chi era Eratostene? 5. Tra i numeri 12,39,13,18,26,16,4,2 scrivere: • Quelli che sono primi • Quelli che sono multipli di 3 • Quelli che sono multipli di 4 9 6. Ricerca cos’è il MCD (completare sul quaderno) Il MASSIMO COMUNE DIVISORE E’ Per determinare il MCD di due o più numero è necessario: 7. Trovare il MCD: • 28,40 • 45,88 • 18,48 8. Scrivere alcuni multipli di: 12 9. Ricerca cos’è il mcm di due o più numeri • • • 7,49,21 12,36,60 256,120,80 Il MINIMO COMUNE MULTIPLO E’ Per determinare il mcm di due o più numero è necessario: 10. Trova il mcm dei seguenti numeri • 12,36 • 18,48 • 150,84 • • • 10 625,26,13 150,39,65 48,207,192 Animali da soma (da L’uomo che sapeva contare, di Malba Tahan, ed Salani, 1966, pagg. 10-13) Del singolare episodio di trentacinque cammelli da dividere fra tre fratelli arabi. In che modo Beremiz Samir, l'Uomo Che Contava, riuscì a fare una suddivisione che sembrava impossibile e che invece lasciò del tutto soddisfatti i litiganti. L'inatteso guadagno che ci venne da questa operazione. Avevamo viaggiato senza fermarci per qualche ora, quando ci capitò un episodio degno di venir raccontato, in cui il mio compagno Beremiz utilizzò le sue doti di esperto conoscitore dell'algebra. Vicino a una vecchia locanda semiabbandonata scorgemmo tre uomini che discutevano animatamente presso un branco di cammelli. Tra urla e insulti costoro litigavano gesticolando con violenza e noi potevamo udire le loro grida astiose. «Non è così! » «Questo è un furto! » «Non sono d'accordo! » L'abile Beremiz domandò perché mai stessero litigando. «Siamo fratelli» spiegò il più vecchio, «e abbiamo ricevuto in eredità questi trentacinque cammelli. Secondo l'espresso desiderio di nostro padre, la metà di essi mi appartiene, un terzo spetta a mio fratello Hamed e la nona parte a Harim, il più giovane. Però non sappiamo come fare la divisione, e qualsiasi suggerimento fatto da uno di noi viene respinto dagli altri. Nessuna delle soluzioni finora escogitate si è rivelata accettabile. Come è possibile fare questa divisione se la metà di 35 è 17 e 1/2, e se né un terzo né un nono di 35 sono numeri interi?» « Ma è semplicissimo» disse l'Uomo Che Contava. « Mi impegno a fare la suddivisione equamente, ma permettetemi prima di aggiungere all'eredità questo splendido animale che ci ha portato qui nel momento più opportuno ». A questo punto intervenni. «Non posso permettere una simile follia. Come potremo continuare il viaggio se non avremo più il nostro cammello? » ' «Non ti preoccupare, amico di Baghdad » mi sussurrò Beremiz, «so esattamente ciò che sto facendo. Dammi il tuo cammello e vedrai il risultato alla fine». Tale era la sicurezza della sua voce che gli consegnai senza la minima esitazione il mio bellissimo Jamal, che fu quindi aggiunto al gruppo dei cammelli che bisognava dividere fra i tre fratelli. «Amici miei» disse, «ora farò una giusta ed esatta divisione dei cammelli che, come vedete, sono adesso 36 »; e rivolgendosi al più anziano dei fratelli: «Avresti dovuto» disse, «ricevere la metà di 35, cioè 17 e 1/2. Avrai invece la metà di 36, che fa 18. Non hai proprio di che lamentarti, dal momento che ci guadagni». Rivolto al secondo così continuò: «A te, Hamed, spetterebbe un terzo di 35, cioè 11 e qualcosa. Ti toccherà invece un terzo di 36, ovverosia 12. Non hai motivo di protestare, poiché anche tu ci guadagni da questa ripartizione »; Infine così parlò all'ultimo dei tre: «Giovane Harim Namir, secondo le ultime volontà di tuo padre dovresti ricevere un nono di 35, ovvero sia tre cammelli e una parte di cammello. Ti darò invece un nono di 36, il che fa quattro. In tal modo hai conseguito un bel vantaggio e dovresti essermene grato». E concluse con grande sicurezza: «Con questa vantaggiosa suddivisione, da cui tutti han tratto beneficio, 18 cammelli vanno al maggiore, 12 al secondo e 4 al più giovane, per un totale di 18+ 12+4=34 cammelli. Dei 36 cammelli ne avanzano quindi due. Uno appartiene, come sapete, al mio 11 amico di Baghdad. L'altro mi spetta di diritto dal momento che ho risolto con soddisfazione di tutti il complicato problema dell'eredità »; «Straniero, sei veramente molto intelligente» esclamò il maggiore dei fratelli, «e noi accettiamo la tua soluzione sicuri della sua giustizia ed equità », L'abile Beremiz, l'Uomo Che Contava, s'impossessò di uno dei più begli animali del branco e, porgendomi le redini del mio cammello, disse: «Adesso, caro amico, puoi continuare il viaggio comodamente da solo sul tuo cammello. lo viaggerò sul mio». E riprendemmo la strada per Baghdad. 12 Scheda di lavoro: Animali da soma Riflettiamo insieme A. COMPRENSIONE 1. 2. 3. 4. 5. 6. Chi sono i protagonisti del brano? Dove si svolge il racconto? Qual è la motivazione che spinge Beremiz a risolvere il problema? Quale soluzione troverà Beremiz? Individua i dati. La soluzione data da Beremiz fa guadagnare tutti, perché? Fai un riassunto del brano in 20 righe. B. AUTORE 1. Fai una breve ricerca sull’autore del libro da cui è stato tratto questo racconto 2. Lo stile della narrazione è: vivace, immediato, in prima persona vivace, immediato, in terza persona formale, difficile C. VALUTAZIONI 1. Che messaggio hai tratto dalla lettura del racconto? 2. Dai un giudizio sull’interesse che ha suscitato in te questo brano (un voto da 1 a 10 ) 13 D. ASPETTI MATEMATICI 1. Riflettiamo sul problema di Beremiz: a. La parte dei 35 cammelli che spetta al primo figlio è 35 1 = 17 + 2 2 b. La parte dei 35 cammelli che spetta al secondo figlio è 35 2 = 11 + 3 3 c. La parte dei 35 cammelli che spetta al terzo figlio è 35 8 = 3+ 9 9 33 + d. La somma è pertanto .. .. e. Quanto avanza? f. Ripeti il ragionamento il cammello di Beremiz e quindi con 36 cammelli g. Tutti ci guadagnano è così … Qual è l’errore commesso dal padre? Costruire la frazione significa dividere un segmento in ………….. parti uguali e prendere …………. parti 2. 3. Rispondi alle domande: a) 7/5 è un numero? b) 3/5 è un numero? Scegliendo come unità grafica un segmento, rappresenta le frazioni seguenti 3/8; 1/3; 2/5; 5/4; 6/3 4. Scrivi quattro frazioni equivalenti a ciascuna delle seguenti, calcola il numero decimale corrispondente (fermandoti in ogni caso ai centesimi) e rappresentale sulla retta numerica:3/5; 4/9; 4/14; 2/5 Un mezzo 5. Tre quarti Due terzi Scrivi le frazioni che corrispondono ai punti indicati dalle frecce nella seguente retta numerica: 14 6. Dividendo opportunamente il segmento unitario, individua sulla retta numerica i punti corrispondenti ai seguenti valori numerici: 3 1 1 1 3 2 7 0,25; 0,5; 1,6; 0,1; 0,6; 1,4; 1,2; ; ; ; ; ; 4 4 2 10 5 4 5 7. Trova un numero compreso a) fra 1 e 2. b) fra 0 e 0,1. Completa come nell’esempio Frazione Retta numerica Rappresentazione Numero decimale 1 :2= 0,5 1 2 …..:…..= ……… 3 8 ……….. …..:…..= 0,75 ……….. …..:…..= ……… …..:…..= ……… 5 2 …..:…..= 1,3 ……….. 15 Sugli abitanti della Flatlandia (da Flatlandia, di Edwin A. Abbot, ed Adelphi, 1884, pagg. 37-41) La massima lunghezza o larghezza di un abitante adulto della Flatlandia si può calcolare all'incirca in ventotto dei vostri centimetri. Trenta centimetri può considerarsi un' eccezione. Le nostre Donne sono delle Linee Rette. I nostri Soldati e gli Operai delle Classi Inferiori sono dei Triangoli con due lati uguali, ciascuno della lunghezza di ventotto centimetri circa, e un terzo lato, o base, così corto (spesso appena più lungo di un centimetro) da formare al vertice un angolo assai acuto e temibile. E specialmente quando le loro basi sono di tipo infimo (cioè lunghe non più della terza parte di un centimetro) è difficile distinguerli dalle Linee Rette, o Donne, tanto acuminati sono i loro vertici. Da noi, come da voi, questi Triangoli si distinguono dagli altri col nome di Isosceli, e così mi riferirò ad essi nelle pagine che seguiranno. La nostra Borghesia è composta da Equilateri, ovvero da Triangoli dai lati uguali. I nostri Professionisti e Gentiluomini sono Quadrati (classe a cui io stesso appartengo) e Figure a Cinque Lati, o Pentagoni. Subito al disopra di costoro viene l'Aristocrazia, divisa in parecchi gradi, cominciando dalle Figure a Sei Lati o Esagoni per continuare, via via che il numero dei lati aumenta, fino a ricevere il titolo onorifico di Poligonali, o dai molti lati. Infine, quando il numero dei lati diventa tanto grande, e i lati tanto piccoli, che la Figura non è più distinguibile da un Cerchio, si entra a far parte dell'ordine Circolare o Sacerdotale; e questa è la classe più elevata di tutte. Da noi è una Legge Naturale che il figlio maschio abbia un lato di più del padre, così che ogni generazione (di regola) sale di un gradino nella scala dello sviluppo e della Nobiltà. Così il figlio di un Quadrato è un Pentagono; il figlio di un Pentagono, un Esagono; e via dicendo. Ma questa regola non sempre funziona per i Commercianti, e ancor più di rado per i Soldati e gli Operai; del resto questi ultimi a malapena possono dirsi degni del nome di Figure umane, visto che non hanno tutti i lati uguali. Perciò con loro la Legge Naturale non vale; e il figlio di un Isoscele (cioè di un Triangolo con due lati uguali) rimane un semplice Isoscele. Tuttavia, nemmeno a un Isoscele è negata ogni speranza che la sua discendenza possa un giorno elevarsi dalla propria condizione degradata. Perché dopo una lunga serie di successi militari, o dopo solerti e fruttuose fatiche, si nota in genere che gli esponenti più intelligenti delle Classi degli Artigiani e dei Soldati mostrano un leggero aumento del terzo lato o base, e un accorciamento degli altri due lati. I matrimoni misti (combinati dai Preti) tra i figli e le figlie di questi membri delle Classi Inferiori intellettualmente più dotati, dànno in genere come risultato una prole ancora un poco più vicina al tipo del Triangolo Equilatero. Raramente - in proporzione al gran numero delle nascite degli Isosceli - genitori Isosceli producono un Triangolo Equilatero autentico e certificabile. Una nascita del genere richiede come premesse non solo una serie di matrimoni accuratamente combinati, ma anche un diuturno esercizio di frugalità e di autocontrollo da parte degli aspiranti progenitori del futuro Equilatero, nonché lo sviluppo paziente, sistematico e continuo dell'intelletto dell'Isoscele durante molte generazioni. Nel nostro paese la nascita di un autentico Triangolo Equilatero da genitori Isosceli è motivo di giubilo in un ambito di parecchie centinaia di metri. Dopo un accurato esame condotto dalla Commissione Sanitaria e Sociale, il neonato, se riconosciuto Regolare, viene ammesso con una cerimonia solenne alla Classe degli Equilateri. Subito dopo egli viene sottratto agli orgogliosi ma dolenti genitori, per essere adottato da un Equilatero senza figli, che sotto giuramento si impegna a 16 non permettere che il bambino metta più piede nella vecchia casa né che veda mai più i suoi parenti, per paura che l'organismo appena formato possa, per via di una inconscia imitazione, ricadere al livello ereditario. L'eventuale apparizione di un Equilatero dai ranghi di progenitori nati servi non è festeggiato soltanto dai poveri servi in questione come un raggio di luce e di speranza sullo squallore monotono della loro esistenza, ma anche dall'Aristocrazia in genere; perché tutte le classi più elevate sono ben consce che siffatti rari fenomeni, mentre da un lato contribuiscono poco o nulla a svilire i loro privilegi, dall'altro costituiscono un'utilissima difesa contro una rivoluzione dal basso. Se tutta la plebaglia acutangola fosse sempre stata, senza eccezioni, affatto priva di ambizioni e di speranze, essa avrebbe forse trovato dei capi a qualcuna delle sue numerose sedizioni, dei capi in grado di far sentire anche alla sapienza dei Circoli il peso della propria superiorità di forza e di numero. Ma una saggia disposizione della Natura ha decretato che, nella proporzione stessa con cui aumentano l'intelligenza, le cognizioni e ogni altra virtù delle classi operaie, aumenti anche l'ampiezza del loro angolo acuto (che li rende fisicamente temibili), per avvicinarsi all'angolo relativamente inoffensivo del Triangolo Equilatero. Così, negli esponenti più brutali e pericolosi della Classe Militare creature quasi al livello delle Donne, quanto a mancanza d'intelligenza - si nota che col crescere della capacità mentale necessaria allo sfruttamento del loro tremendo potere perforante, essi incorrono in una corrispondente diminuzione di quel potere medesimo. Com'è mirabile, questa Legge di Compensazione! E quale prova perfetta dell'aderenza alla Natura, e starei per dire dell'origine divina della costituzione aristocratica degli Stati della Flatlandia! Mediante un impiego giudizioso di questa Legge Naturale, i Poligoni e i Cerchi riescono quasi sempre a soffocare la sedizione sul nascere, mettendo a profitto l'insopprimibile quanto illimitata capacità di sperare della mente umana. Anche l'Arte viene in aiuto alla Legge e all'Ordine. In genere è possibile, grazie a una piccola compressione o espansione artificiale operata dai Medici di Stato, rendere perfettamente Regolare qualcuno dei capi più intelligenti di una rivolta, e ammetterlo subito a far parte delle classi privilegiate; un numero assai maggiore, che non possiede ancora i requisiti adatti, allettato dalla prospettiva di una futura nobilitazione, viene indotto a entrare nei vari Ospedali di Stato, dove è poi tenuto in un onorevole confino per il resto della vita; solo uno o due fra i più ostinati, sciocchi e irrimediabilmente irregolari, sono condannati all'esecuzione capitale. Così, la sventurata plebaglia degli Isosceli, priva di guida e di piani d'azione, si lascia trafiggere senza opporre resistenza dal piccolo gruppo dei loro confratelli che il Gran Circolo assolda e tiene pronto per casi d'emergenza come questo; oppure, più spesso, grazie a sospetti e gelosie abilmente seminati fra di loro dal partito Circolare, essi vengono aizzati alle lotte intestine, e periscono l'uno sull'angolo dell'altro. Nei nostri annali si registrano non meno di centoventi rivoluzioni, che con i tumulti di minore importanza arrivano a un totale di duecentotrentacinque; e sono tutte andate a finire così. 1. «Che bisogno c'è di un certificato?» potrà chiedere un critico della Spacelandia. «La procreazione di un figlio Quadrato non è forse un certificato rilasciato dalla Natura stessa, a dimostrazione dell'eguaglianza dei lati del Padre?». Rispondo che nessuna Signora di una certa levatura sposerebbe mai un Triangolo privo di certificato. Si è dato il caso di un figlio Quadrato nato da un Triangolo leggermente Irregolare; ma in quasi tutti i casi di questo genere l'Irregolarità della prima generazione torna a manifestarsi nella terza, che non arriva al rango Pentagonale, ovvero ricade in quello Triangolare 17 Scheda di lavoro: Sugli abitanti della Flatlandia Riflettiamo insieme A. COMPRENSIONE 1. Dove si svolge il racconto? 2. Collega i sostantivi con gli enti geometrici come descritto nel brano: 3. 4. 5. 6. 7. Qual è la legge naturale che regola la vita a Flatlandia? Per chi non vale? L’intelligenza è legata ad un concetto geometrico quale? Cosa si dice delle donne nel testo? Come si reprime una rivolta a Flatlandia? Fai un riassunto del brano in 20 righe B. AUTORE 1. Fai una breve ricerca sull’autore del romanzo "Flatlandia". 2. Lo stile della narrazione è: vivace, immediato, in prima persona vivace, immediato, in terza persona formale, difficile C. VALUTAZIONI 1. Che messaggio hai tratto dalla lettura del racconto? 2. Dai un giudizio sull’interesse che ha suscitato in te questo brano (un voto da 1 a 10 ) 18 D. ASPETTI MATEMATICI………………..UN PO’ DI GEOMETRIA Elementi geometrici fondamentali. 1. In figura è disegnata una retta passante per il punto A: disegnane altre, sempre passanti per A. Concludi: per un punto del piano passano …………………… rette. 2. La retta disegnata in figura passa per i due punti A e B: è possibile disegnare altre rette passanti per A e B? Concludi: per due punti del piano ……………………………….. ………………………… . 3. In figura sono disegnate due semirette di origine O: disegnane altre con la stessa origine. Concludi: ci sono ………………..semirette aventi la stessa origine. Angoli. 4. 5. 6. Osserva le figure e determina l’ampiezza dell’angolo . In figura è disegnato l’angolo ABC di ampiezza 60°: disegna il suo complementare CBD e calcolane l’ampiezza. In figura è disegnato l’angolo ABC di ampiezza 125°: disegna il suo supplementare CBD e calcolane l’ampiezza. CBD = …… CBD =…… 19 Triangoli (Riportare la tabella sul quaderno e completare ) Nome della figura Disegno geometrica 7. Caratteristiche Ha tre lati, tre angoli, un lato è minore della somma degli altri due e maggiore della differenza, la somma degli angoli interni vale 180° Triangolo A= 8. Triangolo scaleno 9. Triangolo isoscele 10. Triangolo equilatero 11. Triangolo con due angoli di 45* 12. Triangolo con angolo di 60° e 30° 13. Triangolo ottusangolo 20 bi h 2 Quadrilateri (Riportare la tabella sul quaderno e completare ) Figura geometrica Disegno Caratteristiche 14. Parallelogramma 15. Rettangolo 16. Quadrato 17. Rombo 18. Trapezio Altezze e mediane 19. Di ciascun triangolo disegna tutte e tre le altezze. 20. Disegna le tre mediane del triangolo ABC e le tre bisettrici del triangolo DEF. 21. In figura è disegnato un triangolo equilatero: disegna le mediane, le altezze e le bisettrici. Concludi: ………………………………………… ………………………………………… 22. In figura è disegnato il quadrilatero ABCD. AC si chiama: a. mediana b. asse c. diagonale d. bisettrice 21 Area Dati non verosimili Proposizioni con dati non verosimili 23. Il campo di calcio ha perimetro 3 Km 24. La mia biro è lunga 2 m 25. La nostra aula ha perimetro 30 cm 26. Il foglio A4 del mio quadernone ha per dimensione 210 × 297 m Spiegare perché non sono verosimili Comprensione del testo di un problema. Leggi le istruzioni e riconosci la figura corrispondente: 27. “Disegna un angolo ottuso AOB . Dal vertice O conduci la perpendicolare al lato AO. Fissa su questa perpendicolare un punto P e da esso conduci la parallela al lato OB.” a. b. c. d. 28. 29. Leggi le istruzioni e riconosci la figura corrispondente: “Nel triangolo ABC costruisci la bisettrice dell’angolo ACˆB che incontra in D il lato AB. Dal punto D conduci la parallela al lato BC che sechi il lato AC nel punto E.” a. b. c. d. 30. 22 I MISTERI DELLA SCIENZA Le pietre che piovono dal cielo da Non è vero ... ma ci credo, di Hy Ruchlis, ed. DEDALO, 1999, pagg. 69-74, pagg. 81-84 Prima del 1803 l'idea che dal cielo potessero piovere pietre sulla terra sembrava assolutamente ridicola. Da dove sarebbero mai potute provenire tali pietre? C'era forse qualcuno seduto sulle nuvole che dall' alto si divertiva a lanciare sassi verso di noi? No di certo! Nessuna ipotesi che tentasse di spiegare questo fenomeno era considerata sufficientemente plausibile. Occasionalmente, era giunta notizia, da luoghi remoti, di sassi piovuti dal cielo che avevano colpito la terra con un violento impatto. Tuttavia, nel 1803 non c'erano telefoni, radio, automobili o aeroplani, ed era difficile approfondire gli scarni e lacunosi racconti provenienti da luoghi tanto lontani. Così, le vaghe notizie non potevano essere attribuite a osservatori affidabili che effettivamente avessero assistito all'impatto con il suolo terrestre di un sasso caduto dal cielo. Questa eventualità era considerata solo frutto dell'immaginazione. In seguito, il 26 agosto 1803, molti abitanti del villaggio di Laigle, in Francia, videro una serie di fulminee scie luminose attraversare il cielo e udirono numerosi impatti violenti. Successivamente trovarono nei campi intorno al villaggio molte buche a forma di cratere di diverse dimensioni. Ogni cratere conteneva un sasso piuttosto diverso da quelli che si trovavano abitualmente in quella zona. Sebbene fosse difficile credervi, gli abitanti di Laigle erano alquanto certi del fatto che una pioggia di sassi si fosse abbattuta sulla terra. Altrove, la popolazione era scettica di fronte a queste incredibili notizie. Ma i numerosi e concordanti racconti degli abitanti di Laigle non potevano essere facilmente ignorati. Così, un gruppo di scienziati partì per Laigle allo scopo di effettuare delle indagini. In una vasta area, lunga quasi dieci chilometri e larga cinque, gli scienziati osservarono circa 3000 crateri di recente formazione, contenenti ognuno un masso dalla forma insolita. Sulla base di queste prove decisive, accompagnate da numerose osservazioni, essi conclusero che una pioggia di pietre, in moto ad alta velocità, era effettivamente caduta dal cielo. Qual era la loro origine? L'unica spiegazione plausibile era che queste pietre fossero cadute sulla terra provenendo dallo spazio. In tutto il mondo, sui giornali e sulle riviste di scienza, fu pubblicata la relazione degli scienziati riguardo alle osservazioni effettuate, accompagnata da una possibile spiegazione dell'accaduto. 23 All'inizio, l'idea che potessero cadere sulla terra pietre provenienti dallo spazio era considerata da molti scienziati un'ipotesi, cioè una ragionevole congettura esplicativa di un possibile fatto, basata su alcune prove. Questa sconcertante scoperta stimolò in seguito gli scienziati a considerare seriamente tale eventualità e molti di loro iniziarono a cercare ulteriori prove contro o a favore. Come si sviluppa la nostra conoscenza La scoperta che potessero cadere sulla terra frammenti di rocce di diverse dimensioni provenienti dallo spazio aprì la porta ad una nuova area disciplinare in seno all'astronomia, che si sviluppò molto in fretta sulla base delle innumerevoli nuove osservazioni effettuate. Oggi le informazioni e i dati raccolti a partire da quel lontano 1803 hanno un ruolo fondamentale nella descrizione che gli scienziati propongono dell'origine della terra, del sole, della luna, dei pianeti, e di tutte le stelle, che viene fatta risalire a molti miliardi di anni fa. Tutte queste informazioni si basano su accurate osservazioni. Per esempio, è stato osservato che, prima di colpire il suolo, tali frammenti di roccia spesso vengono avvistati, a centinaia di chilometri di distanza, sotto forma di luminosissime «palle di fuoco» incandescenti che attraversano veloci il cielo producendo scie di colore rossastro. Questo dato osservativo indica che si trovano ad un' altezza elevata nell' atmosfera e viaggiano ad enorme velocità. Gli astronomi dispongono di una sofisticata strumentazione che permette loro di misurare la velocità e l'altezza rispetto al suolo di queste palle di fuoco. È stato quindi stabilito che questi massi viaggiano alla velocità di circa quindici chilometri al secondo e iniziano a diventare incandescenti appena entrano in contatto con lo strato più esterno dell'atmosfera terrestre, ad un'altezza di circa 80 chilometri. A causa della loro somiglianza con le meteore, questi sassi celesti sono stati chiamati meteoriti. Oggi sappiamo che la principale differenza fra meteore e meteoriti riguarda la loro dimensione. Le meteore sono molto piccole; per lo più hanno la dimensione di granelli di polvere. Quando entrano in contatto con l'atmosfera terrestre ad enorme velocità, l'attrito con l'aria le riscalda, facendole diventare quindi incandescenti per un breve istante, prima che la piccola quantità di materia che le costituisce subisca combustione o evaporazione. Le meteore possono essere osservate, in una notte limpida, possibilmente in assenza di luna, lontano dalle luci della città, sotto forma di fugaci strisce di luce che di solito durano un secondo o poco più. Più è grande il granello di polvere (ad esempio della dimensione di un granello di sabbia), più duratura e più brillante è la scia lasciata nel cielo. La scia della meteora si ingrossa e si assottiglia in svariati punti della sua traiettoria a causa della combustione, evaporazione o frattura di alcune sue parti, fenomeni provocati dall'impatto ad alta velocità con l'atmosfera terrestre. Alcune meteoriti sono cadute in luoghi sufficientemente vicini all'ubicazione di laboratori scientifici, così gli scienziati hanno potuto esaminarle subito dopo l'impatto con la superficie terrestre. È stato osservato che la parte esterna di una meteorite appena caduta è molto calda a causa dell'attrito con l'atmosfera. Al contrario, l'interno risulta estremamente freddo, dal momento che la meteorite solitamente effettua lunghi viaggi nel gelido spazio interstellare. Alcune meteoriti conservate nei musei hanno grandi dimensioni, pur essendo soltanto piccolissimi frammenti di enormi meteoriti. 24 Una gigantesca pioggia di meteoriti La più grande pioggia di meteoriti dopo quella di Laigle si è verificata una mattina del 1908 in una remota regione della Siberia, in Russia. Molte persone osservarono una immensa palla di fuoco attraversare il cielo, poi udirono boati lontani che si conclusero con un violentissimo impatto avvertito fino a 1000 chilometri di distanza! La terra è stata bombardata a lungo da una pioggia di particelle di polvere provenienti dallo spazio interplanetario, probabilmente fin dall' origine del sistema solare. Dalle prove raccolte, appare chiaro che esiste un'enorme quantità di corpi nel sistema solare. Ci sono i pianeti, le lune, gli asteroidi, le comete, frammenti e rocce di tutte le dimensioni. C'è un'incredibile quantità di oggetti che sono grandi quanto granelli di sabbia e particelle di polvere. Ci sono inoltre molti diversi atomi e molecole di svariati tipi di gas." Ciò non significa che lo spazio celeste sia affollato. Il volume del sistema solare è cosi grande che la probabilità che un frammento roccioso, o persino una particella grande quanto un granello di sabbia, colpisca una navicella spaziale con equipaggio umano è estremamente piccola. Alle altissime velocità di molti chilometri al secondo, anche l'impatto di un frammento di materia delle dimensioni di un granello di sabbia potrebbe danneggiare una navicella spaziale e mettere in pericolo l'incolumità degli astronauti. Fortunatamente, questa temibile eventualità non si è ancora verificata, pur rappresentando in linea di principio un potenziale rischio. Il pianeta terra è ben protetto contro questo pericolo dal suo strato di atmosfera, spesso 80 chilometri, che è in grado di arrestare buona parte dei frammenti solidi (eccetto ovviamente i più grandi) provenienti dallo spazio. Il continuo progresso della conoscenza Ciò che è cominciato nel 1803 con lo sconcertante spettacolo di una pioggia di pietre celesti sulla città di Laigle ha portato gli astronomi ad una comprensione molto più profonda del nostro pianeta e del sistema solare, fornendo inoltre importanti informazioni riguardo agli eventi che si sono verificati molti miliardi di anni fa. 25 Attualmente, tali informazioni, basate sulle osservazioni, occupano un ruolo importante nelle teorie riguardanti l'origine del sistema solare, stimata intorno a 4 miliardi e mezzo di anni fa. Gli astronomi dispongono di una quantità sufficiente di prove a sostegno del’ipotesi secondo cui il sistema solare ha avuto origine da un’immensa nebulosa di materia dispersa, costituita di gas e polveri, che si è successivamente aggregata per effetto della reciproca attrazione gravitazionale. Il nostro stesso pianeta probabilmente ha avuto origine in questo modo, a partire dalle polveri e dai detriti che si sono aggregati alla massa in via di condensazione. La conoscenza acquisita su meteoriti e meteore a partire da quella pioggia di pietre celesti avvenuta nel lontano 1803 a Laigle, costituisce una parte importante di queste considerazioni. Ripercorrendo la storia dell' approccio scientifico allo studio delle meteoriti, otteniamo un esempio di come la scienza progredisce, vale a dire verità dopo verità. La scoperta di un nuovo dato scientifico spesso porta poi alla scoperta concatenata di altri dati. L'esperienza e l'accumulo di informazioni permettono a migliaia di scienziati moderni di affrontare positivamente tutti i problemi che continuamente sorgono nel tentativo di comprendere il mondo. Questa mentalità scientifica è largamente in uso nell'ingegneria, nell'industria, e nella medicina. Sta gradualmente cominciando ad essere applicata anche in economia e nelle scienze politiche e sociali. Siamo ormai pericolosamente entrati in un' epoca in cui conoscenza significa potere. Coloro che adottano una mentalità scientifica, e sanno quindi ricavare nuove informazioni per poi usarle in maniera opportuna, parteciperanno alle nuove scoperte e all'individuazione e soluzione dei difficili problemi del nostro tempo. Caratteristiche essenziali di una mentalità scientifica 1. I fatti accettati come veri devono basarsi su osservazioni accurate, attentamente controllate e verificate da molte persone. Queste caratteristiche costituiscono il fondamento di una mentalità scientifica, e distinguono sensibilmente la scienza dal modo di pensare ingannevole che è proprio delle superstizioni. 2. Gli scienziati si servono dell’immaginazione, così come del ragionamento logico a partire dai fatti di cui dispongono formulano delle ipotesi, cioè congetture ragionevoli proposte come possibili spiegazioni di ciò che osserviamo. Ma queste ipotesi non sono considerate vere fino a che non sono suffragate da prove decisive. 3. Gli esperimenti sono spesso progettati per eseguire nuove osservazioni che permettano di verificare le ipotesi. 4. Gli scienziati sono privi di preconcetti nei confronti delle nuove idee, ma anche ragionevolmente scettici nell'accettarle come vere troppo impulsivamente. La storia è piena di esempi in cui si nutriva totale fiducia verso dati e teorie che poi si sono invece rivelati sbagliati. Questo approccio scientifico all'analisi del reale ha significato, per la nostra società, molto di più che il mero accumulo di dati sull'ambiente circostante. Negli ultimi 500 anni, ha profondamente influenzato il modo di pensare della gente, incluso il modo di operare della classe dirigente. La scienza ha avuto un ruolo fondamentale nel consolidamento di molte democrazie. 26 Scheda di lavoro: Le pietre che piovono dal cielo Riflettiamo insieme A. COMPRENSIONE 1. Quale fenomeno analizza questo brano? 2. Quale prova convinse gli scienziati dell'esistenza di "piogge di pietre"? 3. Quale aspetto assumono i frammenti di roccia quando attraversano il cielo e per quali ragioni? 4. Aiutandoti con il dizionario, spiega la differenza tra meteore e meteoriti 5. Oltre all'osservazione, di cosa dispongono gli astronomi per effettuare le loro valutazioni? 6. Ricava dal testo la data e il modo della formazione del sistema solare. 7. Esponi sinteticamente le caratteristiche del metodo d'indagine scientifico. 8. Fai un riassunto in 20 righe del brano B. AUTORE 1. Scrivi alcune informazioni (anche in lingua inglese) su Hyman Ruchlis, l’autore del libro da cui è tratto questo brano 2. Lo stile della narrazione è: vivace, immediato, in prima persona vivace, immediato, in terza persona formale, difficile C. VALUTAZIONI 1. Quali informazioni hai tratto dalla lettura del racconto? 2. Dai un giudizio sull’interesse che ha suscitato in te questo brano (un voto da 1 a 10 ) 27 D. ASPETTI SCIENTIFICI RISOLVI IL CRUCIVERBA IN BASE ALLE DEFINIZIONI. Le lettere contenute nella colonna verticale in grigio formeranno una parola. 1 2 3 4 5 6 7 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. Analisi quantitativa Illusioni della vista Scienziato del IV secolo a.C. dotato di rigoroso senso logico Serve per accertare la validità di un'ipotesi Asse y o asse delle... Analisi qualitativa Grafico fatto di piccole figure DOMANDE ATTIVE 1. Da cosa si caratterizza una scienza sperimentale? 2. Descrivi brevemente le fasi in cui si può suddividere la ricerca scientifica. 3. Che cosa significa osservare? 4. Che cosa significa fare un'analisi qualitativa? 5. Che cosa significa fare un'analisi quantitativa? f. Che cosa significa misurare? 6. Quali sono i tipi di grafici più usati? 7. I tuoi sensi talvolta ti possono ingannare. Fornisci alcuni esempi. ESERCIZI 1. Completa le seguenti espressioni inserendo i termini appropriati scelti tra quelli elencati in parentesi. (osservazione,ipotesi,esperimento,misurazione,legge scientifica) a. serve per accertare la validità di un’ipotesi = ………………………………………………… b. viene compiuta usando i cinque sensi = ………………………………………………… c. un confronto tra le dimensioni di un corpo e l'unità di misura = ………………………………………………… d. una previsione da verificare = ………………………………………………… 28 2. Riscrivi, riordinando in sequenza corretta, le espressioni che indicano le fasi della ricerca scientifica. a. formulazione dell’ipotesi 1. ……………………………………………………………………… b. comunicazione dei risultati 2. ……………………………………………………………………… c. osservazione 3. ……………………………………………………………………… d. esperimento 4. ……………………………………………………………………… 3. Completa le seguenti espressioni inserendo i termini appropriati scelti tra quelli elencati in parentesi. (sensi,soggettivo,ipotesi,esperimento,legge, esperimento) a. L’esperimento permette allo scienziato di confermare o contraddire una sua ………………………………………… b. Nella prima fase dell’osservazione ti servi dei ……………………………………………………… c. Una teoria scientifica diviene…………………………quando si è potuto dimostrare che è universalmente valida. d. L’………………………………è il mezzo di cui si serve lo scienziato per accertare la validità di un'ipotesi. e. i nostri sensi hanno carattere ……………………………………… 4. Scrivi quale unità di misura è più adatta per misurare: a. la lunghezza di una strada = ………………………………………………… b. l’altezza di un bicchiere = ………………………………………………… c. il peso di una ragazza = ………………………………………………… d. la capacità di una bottiglia = ………………………………………………… e. la massa di un ragazzo = ………………………………………………… 5. Vero o Falso? a. Attraverso le rappresentazioni grafiche è possibile avere un’idea V F immediata dell’andamento di un fenomeno. …………………………………………………………………… V F b. Un'ipotesi è sempre vera ………………………………………………………………………………… V F c. Osservare significa guardare ciò che ti sta intorno. …………………………………………. V F d. I sensi ti danno informazioni precise sul mondo che ti circonda. …………………….. V F 6. La seguente tabella rappresenta il numero dei passeggeri in attesa delle fermate di un autobus n° fermate 1 2 3 4 5 6 7 8 n° persone 5 9 5 10 3 5 4 12 a. Riporta i dati in un diagramma cartesiano e rispondi alle seguenti domande: i. a) A quale fermata ci sono più persone in attesa? A quale ce ne sono di meno? ii. B) Quante persone attendono l’autobus alla quarta fermata ? 29 COLLEGA GLI EVENTI DELLA VITA QUOTIDIANA SOTTOSTANTI, CON LE FASI ORDINATE DEL METODO SCIENTIFICO ʘ Sei a casa, stai eseguendo i compiti. SPARISCE LA LUCE ʘ Che cosa è successo? Prova a trovare la risposta! Formulazioni delle ipotesi SI E’ BRUCIATA LA LAMPADINA ʘ Che cosa fai? Osservazione del fenomeno PROVA A CAMBIARE LA LAMPADINA ʘ Ricompare la luce? SI ESPERIMENTO Verifica dell’ipotesi NO LA TUA LA TUA IPOTESI E’ IPOTESI E’ VERA FALSA Se la tua ipotesi è falsa trova altra soluzione E’ SCATTATO IL SALVAVITA: SI E’INTERROTTA L’EROGAZIONE DELLA CORRENTE Riformulazione dell’ipotesi Verifica dell’ipotesi 30 Perché non piovono passeri arrosto ? (da Al suo barbiere Einstein la raccontava così, di Robert Wolke, ed SUPER UE, pagg. 86-87) Perché gli uccelli non vengono fulminati quando si appollaiano sui fili dell’alta fili dell’alta tensione? Questa domanda è vecchia quanto la corrente elettrica. E’ stata posta almeno tanto spesso quanto "mi ami?", ottenendo risposte altrettanto poco convincenti. La risposta più comune: “gli uccelli non vengono fulminati perché non sono collegati in alcun modo a terra” non arriva alla radice della questione. Tutti quelli che se ne vanno dopo questa spiegazione sanno davvero che cosa vuol dire "a terra"? Che cosa c'è di tanto speciale nel toccare il suolo? Come sapete, una corrente elettrica è un flusso di elettroni. La parola chiave qui è "flusso"; se. gli elettroni non possono scorrere da un posto a un altro, non possono fare nulla di utile o di dannoso, proprio come un corso d'acqua non può far girare una turbina stando fermo. Per ottenere luce elettrica, per esempio, facciamo scorrere elettroni attraverso un sottilissimo filamento di tungsteno, da una estremità all'altra; attraversando questo filamento sotto la spinta di 220 Volt, essi lo scaldano tanto da renderlo incandescente. Notate che la tensione fornisce l'impulso; è appunto questo: una forza che spinge gli elettroni da un posto all'altro, in modo che possano lavorare per noi. Ma indipendentemente da quanto alta sia la tensione, gli elettroni non possono fare alcunché se non si offre loro una via da percorrere. I fili dell'alta tensione sono questo percorso; sotto l'impulso di una spinta a elevata tensione, conducono gli elettroni dalla centrale elettrica alle nostre case, dove li si può far scorrere attraverso una lampadina, un tostapane o un televisore. Dove vanno gli elettroni dopo essere passati attraverso i nostri elettrodomestici? Ritornano alla Madre Terra, cioè dove le compagnie elettriche li hanno presi. E dove diavolo avrebbero potuto prenderli, altrimenti? Sulla Luna? Quindi il pianeta Terra, che noi chiamiamo familiarmente la terra, è la fonte originaria degli elettroni per la compagnia elettrica, e la loro destinazione finale quando abbiamo finito di adoperarli. La Terra è composta di un'enorme quantità di atomi, che contengono una quantità ancora maggiore di elettroni; in base a una stima approssimativa, il numero di elettroni sulla Terra è 1 seguito da 51 zeri. La definirei una scorta inesauribile. Ora torniamo agli uccellini. Le loro zampette sono certamente a contatto con montagne di elettroni in attesa di essere succhiati fuori e restituiti al suolo tramite il vostro tostapane; ma fortunatamente per i volatili, i loro corpi non offrono alcuna via che conduca gli elettroni al suolo. Gli uccelli non sono collegati a nulla: per gli elettroni sono un vicolo cieco, una strada senza uscita. Gli elettroni non hanno modo di usare gli uccelli come canale verso il suolo, e quindi attraverso di loro non scorre corrente elettrica. Ecco perché non ci ritroviamo con una pioggia di passeri fritti. E a proposito: che cos'altro fanno quegli uccelli sui fili della luce, a parte scacazzarvi l'automobile? D'inverno almeno, ci stanno perché la corrente elettrica, passando nei fili, genera un pochino di 31 calore, che tiene loro calde le zampette. E già che ci siamo, come fanno a dormirci su senza cadere? I muscoli delle loro zampe, quando sono rilassati, si contraggono invece di rilasciarsi come i nostri; quindi attenti a non addormentarvi mentre siete appesi ai rami di un albero. Vi sarà capitato di vedere un guardafili della compagnia elettrica, in un pulpito sollevato da un braccio semovente, che lavora sui cavi elettrici a mani nude. È al sicuro come gli uccelli, perché il pulpito è completamente isolato da terra. Gli elettroni non riescono a trovare una strada verso il suolo attraverso il suo corpo, perciò non possono farlo risplendere come un filamento incandescente di tungsteno. 32 Scheda di lavoro: Perché non piovono passeri arrosto ? Riflettiamo insieme A. COMPRENSIONE 1. Qual è la prima domanda posta dal brano? 2. La domanda a cui si vuole dare una risposta scaturisce da una scena osservata nella realtà fisica : illustrala graficamente. 3. Quale risposta hai dato tu alla domanda ? L’hai confrontata con quella del brano in questione? 4. L’espressione “messa a terra” cosa vuol dire per te? 5. Spiega il significato del termine “flusso”. 6. Secondo te chi dà l’energia agli elettroni per muoversi ? Come viene chiamata questa energia? 7. Che cosa permette ai volatili di non finire arrostiti ? 8. Fai un riassunto in 15 righe del brano. B. AUTORE 1. Svolgi una breve ricerca su Robert Walke, autore del libro da cui è stato tratto il testo. 2. Lo stile della narrazione è: vivace, immediato, in prima persona vivace, immediato, in terza persona formale, difficile C. VALUTAZIONI 1. Quali informazioni hai ricavato dalla lettura del testo? 2. Dai un giudizio sull’interesse che ha suscitato in te questo brano (un voto da 1 a 10 ). D. ASPETTI SCIENTIFICI 1. Cosa succede se si fanno scorrere “elettroni” attraverso un filamento di tungsteno di una lampadina ? Da cosa sono spinti tali elettroni? 2. Qual è la stima del numero di elettroni contenuti dal pianeta Terra ? Prova a scriverlo. Conosci altri modi per poter scrivere numeri così grandi ? 3. Prova a cercare altri esempi di numeri infinitamente grandi o infinitamente piccoli 33 L’origine curiosa di cibi comuni L’origine dello yogurt (da Le favole dell’alchimista, Tiziano Pera e Rosarina Carpignano, ed Il Baobab,) Un tempo in una fattoria viveva una mandria di mucche. Fra queste ce n’era una molto vanitosa di nome Vanesia, la quale si vantava dicendo che il suo fosse il latte più pregiato. Stanche di essere ritenute inferiori a lei, le sue compagne di stalla si rivolsero ad un mago affinché potesse risolvere il caso. Il mago mandò una squadra di microsoldati in fermento che, ovunque andavano, provocavano dei subbugli! Per questo li chiamavano i “Fermenti”. Una notte i Fermenti scesero sulla terra, entrarono nella stalla e, stanchi del viaggio, andarono a riposarsi proprio nella mangiatoia di Vanesia. Lì si addormentarono e … quando si svegliarono si ritrovarono nello stomaco della mucca. Tutti imbrattati decisero di farsi un bagno: quale posto migliore se non la morbida vasca di tiepido latte di una mucca? Il cammino era difficile perché dentro al corpo del bovino c’era molto buio ed inoltre si scivolava! Improvvisamente precipitarono in una immensa piscina di latte: la mammella di Vanesia! Che relax! Che delizia! Tuffi, nuotate, bevute, che pacchia!!! Improvvisamente si sentirono risucchiare da un vortice: terrorizzati persero i sensi! Quando si ripresero il loro stupore fu grande: erano stati scaraventati in un secchio colmo di latte. Il contadino, dopo aver terminato la mungitura di Vanesia, si accorse che il latte munto era più denso del solito. Assaggiandolo pensò che aggiungendo un po’ di zucchero e dei pezzetti di frutta sarebbe stato un ottimo dessert. E così fu. Infatti da quel giorno il latte di Vanesia andò a ruba. La produzione della birra e la definizione di biotecnologie: (da Le biotecnologie: definizione, metodiche e applicazioni, Stefano Bertacchi, Luigi D'Avino, ) Si raccontano due storie di come casualmente gli Egizi scoprirono la lievitazione: un impasto fu dimenticato all’aria per troppo tempo, risultando poi rigonfiato dagli organismi depositatisi sopra, oppure di come una schiava, per sbaglio, versò della birra nell’impasto, il quale risultò alla fine lievitato. La birra contiene infatti dei lieviti (anche se in minima parte) che vengono utilizzati per la sua produzione: un processo che utilizza il microrganismo per trasformare il glucosio, derivante per esempio dall’uva o dal malto d’orzo, in alcol, in particolare etanolo. La via metabolica che il lievito usa per produrre etanolo è la fermentazione alcolica. La produzione della birra è stata molto migliorata rispetto alle tecniche introdotte dagli Egizi e dai popoli che si sono susseguiti nella storia, e oggi viene portata a termine utilizzando enzimi in grado di migliorare di molto la procedura, costituita da 4 fasi principali. 1. Maltazione: i semi del cereale, come orzo, hanno un elevato contenuto di amido, il quale si trova protetto all’interno di una struttura proteica e zuccherina. Essi vengono bagnati e sotterrati per permetterne la germinazione. Successivamente i semi vengono parzialmente scalfiti mediante abrasione o con l’uso di enzimi chiamati cellulasi. 34 2. Preparazione del mosto: l’aggiunta di enzimi degradativi come amilasi e proteasi permettono la liberazione degli zuccheri nel liquido, ottenendo il mosto. Esso viene poi bollito e addizionato al luppolo, il quale, oltre a causare il caratteristico sapore amaro della birra, ha la funzione di inibire i batteri presenti. 3. Fermentazione: i lieviti vengono utilizzati per fermentare i nutrienti contenuti nel mosto a etanolo. Il tipo di lievito usato, la sua concentrazione e quella degli zuccheri, e la temperatura influenzano questo passaggio e il prodotto finale. 4. Post-fermentazione: in questa fase di maturazione le caratteristiche organolettiche (sapore, odore, colore, etc.) vengono eventualmente modificate. Per esempio è possibile eliminare le proteine presenti nella birra, chiarificandone il colore. Come possiamo associare questo processo così antico a una scienza moderna, come viene considerata la biotecnologia? Nel 1919 l’agronomo ungherese Karl Ereky utilizzò per la prima volta il termine “biotecnologia”, identificandola come: la scienza che comprende i metodi e le tecniche che permettono la produzione di sostanze grazie all’utilizzo di organismi. Di conseguenza le biotecnologie hanno lo scopo primario di produrre un bene o un servizio mediante l'uso di organismi viventi (spesso microorganismi). Essi possono essere anche modificati geneticamente grazie alla tecnologia del DNA ricombinante, che ha permesso anche l’inizio dell’ingegneria genetica, proteica e metabolica, affinando e aumentando di molto le potenzialità delle biotecnologie. Poiché Ereky “inventò” questo termine 35 anni prima che Avery scoprisse che il DNA è "portatore" dell’informazione genica e quasi 45 anni prima che Watson e Crick chiarissero la struttura a doppia elica del DNA, ad oggi è evidente che esiste una biotecnologia indipendente dalla manipolazione genetica, a cui attribuire il nome di biotecnologia classica (o tradizionale). In contrapposizione, l’utilizzo del DNA ricombinante ha permesso di sviluppare le moderne biotecnologie, che godono attualmente dei maggiori interessi da parte di investitori. Tornando alla definizione di biotecnologie quindi possiamo osservare come questa scienza sia stata inconsapevolmente utilizzata dall’uomo sin dall’antichità, come nel caso della produzione della birra. 35 Scheda di lavoro: L’origine curiosa di cibi comuni Riflettiamo insieme A. COMPRENSIONE 1. Nei due testi troviamo dei “personaggi” che trasformano le sostanze (il latte in yogurt ed il malto in birra): come si chiamano? • Nel primo …………………………… 2. 3. 4. 5. • Nel secondo………………………… Qual era il vanto di Vanesia? In quali modi gli Egizi scoprirono la lievitazione? Chi coniò il termine "biotecnologia"? Chi scoprì, invece, il DNA? Fai un breve riassunto (10 righe) del secondo brano. B. AUTORE 1. Stefano Bertacchi è un giovane studioso autore di uno dei testi presentati. Cerca altre notizie su di lui. 2. Lo stile del brano è: vivace, immediato, in prima persona vivace, immediato, in terza persona formale, difficile C. VALUTAZIONI 1. Quali informazioni hai ricavato dalla lettura del testo? 2. Dare un giudizio del brano ed una valutazione dell’interesse suscitato (un voto da 1 a 10 ) D. ASPETTI SCIENTIFICI 1. 2. 3. 4. Conosci altri prodotti che si possono “creare” utilizzando i microorganismi? Trova la definizione di biotecnologie e trascrivila sul quaderno In che cosa differiscono le biotecnologie moderne rispetto a quelle antiche? Quale trasformazione chimica avviene nella produzione della birra? Dal glucosio all’etanolo Dal malto all’uva Dal malto al glucosio 36 Generazione spontanea e panspermia (da Campbell Reece et al., Biologia biennio, ed Linx) La vita potrebbe trasferirsi da un pianeta all’altro sotto forma di germi o spore che “viaggiano” nello spazio, ma dove sarebbe comparsa in origine? A portare la vita sulla Terra potrebbero essere stati membri di una civiltà extra terrestre che, trovandosi forse in pericolo di estinzione, potrebbero aver affidato allo spazio forme di vita primitive nella speranza che raggiungessero pianeti adatti per essere popolati. Questa stravagante visione non è la trama di un film, ma un'ipotesi presentata dal premio Nobel Francis Crick in un provocatorio libro del 1981 intitolato Ufo itself: its origin and nature. Crick, però, non fu né il primo né l'ultimo a cercare una soluzione "fantasiosa" al complesso problema dell'origine della vita, e del resto sono ancora così tante le domande che restano senza risposta che teorie del tutto speculative sono pienamente giustificabili. Tra i primi a cercare in galassie lontane le nostre origini era stato, nel 1908, il chimico svedese Svante Arrhenius: secondo la sua visione, definita panspermia, la vita si sposterebbe da un pianeta all'altro sotto forma di spore o germi sospinti dalla pressione di radiazione delle stelle. Al di là della mancanza, almeno per il momento, di prove in grado di dimostrarla, il vero difetto della panspermia sta nella mancata spiegazione della comparsa della vita: anche se la vita venisse da fuori, infatti, rimarrebbe il problema di come e dove si sia formata per la prima volta. In realtà, per molto tempo nessuno si era posto questo problema, perché si dava per scontato che gli esseri umani e gli altri organismi superiori fossero stati creati da Dio, mentre gli animali di piccole dimensioni, come insetti o vermi, potevano generarsi spontaneamente da materia inerte, come fango o carne in putrefazione, secondo la teoria della generazione spontanea, che risaliva addirittura ad Aristotele. 37 Intorno alla metà del XVII secolo, però, un medico fiammingo, jean Baptisce Van Helmont, sentì l’esigenza di dimostrare sperimentalmente la validità di questa teoria. Egli mise a contatto chicchi di grano con una camicia sporca e dopo ventun giorni constatò che erano nati dei topi, probabilmente "spinti" a manifestarsi sotto l'influenza di un principio attivo rappresentato dal sudore. È evidente che l'esperimento fu condotto male, ma all'epoca ebbe il merito di stimolare nuove ricerche sperimentali sull'argomento, soprattutto da parte degli scettici. Tra questi, il medico e naturalista Francesco Redi (1626-97), uno dei primi biologi sperimentali moderni. Dopo studi preliminari sullo sviluppo di diverse specie di mosche, Redi effettuò un famoso esperimento in cui mise diversi tipi di carne in due gruppi di barattoli. In un gruppo i barattoli erano aperti, nell'altro erano chiusi con garza molto fine. In tutti i barattoli aperti si svilupparono larve e poi mosche, mentre in quelli chiusi non accadde niente. Nei suoi appunti Redi notò come nei barattoli chiusi non si fosse sviluppata alcuna forma di vita nonostante sui tappi di garza si posassero di tanto in tanto insetti in cerca di un'apertura. La carne nei barattoli aperti, naturalmente, brulicava di larve che, osservò Redi, davano poi origine a diversi tipi di mosche. L'esperimento di Redi convinse molti scienziati che l'idea della generazione spontanea era errata. Nel giro di dieci anni, tuttavia, il microscopio di Van Leeuwenhoek dimostrò che esistono piccoli "animaliculi" (che oggi chiameremmo microrganismi) praticamente ovunque e molti conclusero che, se la generazione spontanea non era vera per larve e mosche, molto probabilmente lo era invece per quei microrganismi. Solo un centinaio di anni più tardi venne dimostrato che ciò non era possibile. Nel XVIII secolo, Lazzaro Spallanzani (1729-99), fisico, microscopista e fisiologo, dimostrò che nessun organismo cresceva in un brodo di coltura prima riscaldato e quindi raffreddato in un contenitore chiuso. Alcuni scienziati, però, pensavano che, riscaldando il brodo e l'aria, Spallanzani potesse aver distrutto qualche sostanza necessaria alla generazione spontanea. La controversia durò per un altro secolo fino a che nel 1860, divenne così aspra che l'Accademia delle Scienze di Francia offrì un premio a chiunque fosse stato in grado di risolvere la questione. Nel 1864 Louis Pasteur (1822-95), il padre della moderna microbiologia, progettò un esperimento semplice ma irrefutabile che vinse il premio, L'esperimento, in pratica, era analogo a quello di Spallanzani, ma con una differenza essenziale. Anziché chiudere i contenitori per impedire a organismi o spore di cadere nel brodo, Pasteur utilizzò un contenitore con un lungo collo ricurvo. In questo modo, l'aria poteva passare liberamente, ma i microbi non potevano superare il collo. Solo se questo veniva spezzato, il brodo veniva "seminato" da batteri e funghi presenti nell'aria. Alcuni dei contenitori aperti di Pasteur - ancora sterili dopo 130 anni - sono esposti a Parigi. «Vita dalla vita», concluse enfaticamente Pasteur. «La dottrina della generazione spontanea - affermò - non si riprenderà mai dal colpo mortale di questo semplice esperimento.» E in effetti così è stato: le circostanze dell'origine della vita sul nostro pianeta, però, rimangono ancora da chiarire. 38 Scheda di lavoro: Generazione spontanea e panspermia Riflettiamo insieme A. COMPRENSIONE 1. Cosa afferma la teoria della panspermia? La sua validità è provata? 2. Quando gli scienziati iniziarono ad occuparsi del problema dell’origine della vita? 3. Prima di tali ipotesi scientifiche a chi si attribuiva l'origine, rispettivamente, dell'uomo e degli altri esseri superiori e degli animali di piccole dimensioni? 4. Come spieghi l'esperimento condotto dal medico fiammingo Van Helmont? 5. Fai un riassunto del brano in 20 righe B. AUTORE 1. Tra gli studiosi citati nel testo compare Francis Crick. Fai una breve ricerca su questo Premio Nobel 2. Lo stile della narrazione è: vivace, immediato, in prima persona vivace, immediato, in terza persona formale, difficile C. VALUTAZIONI 1. Che messaggio hai tratto dalla lettura del brano? 2. Dai un giudizio brano ed una valutazione dell’interesse suscitato (un voto da 1 a 10 ) D. ASPETTI SCIENTIFICI 1. Perché l’esperimento di REDI dimostra l’impossibilità della generazione spontanea? 2. Qual è la differenza fondamentale tra le esperienze di Spallanzani e di Pasteur? 3. Com’erano i primi organismi comparsi sulla terra? Che caratteristiche doveva avere l’ambiente terrestre per permettere la vita? 4. Secondo te la teoria della generazione spontanea è plausibile? E’ facilmente riscontrabile nell’esperienza personale? 5. Quali difficoltà si incontrano se si vuole indagare e condurre esperienze sull’origine della vita? 39 DIFENDERE LA NOSTRA TERRA Cos'è lo spreco? (da Andrea Segrè, Spreco. Gemme by Rosenberg & Sellier, Torino 2014: pagg. 18-24) La parola "spreco" è proprio un gioiello prezioso che illumina il nostro povero tempo di crisi. È una pietra dura ma capace di infrangere la negatività che porta con sé la parola stessa - cosa c'è di peggio se non il buttar via qualcosa che è ancora buono? - per trasformarla in azione positiva, occasione, cambiamento, riscatto, ricchezza: donare l'eccesso a chi invece ha bisogno. È il riflesso, lucente e seducente, che ci rispecchia e ci interroga sul perché scartiamo tanti beni ancora validi e in definitiva sul modello economico e di consumo - ormai vecchio, datato, finito - che fonda, o per meglio dire affonda, la nostra società. È ancora il germoglio di una nuova società che, provando a ridurlo, ritrova nel rapporto fra ecologia ed economia una nuova casa. L’eco che germoglia: cresce e risuona, mentre si azzera l'eccesso, il surplus, il troppo, il di più. È la nostra piccola casa (l'economia) che - finalmente rispetta i limiti della casa più grande (l'ecologia). L’uomo, noi, dentro e non oltre la natura. Per me lo spreco è il germoglio di una pianta che affonda le sue radici nel suolo, la nostra madre terra. Quel corpo naturale tanto vivo quanto capace di sostenere la vita vegetale e animale, oggi sprecato - eroso, salinizzato, urbanizzato, cementificato, consumato, abbandonato - diventato tuttavia il paradigma del cambiamento verso la responsabilità, il rispetto, la cura, la civiltà. È il germoglio dove si innesterà un nuovo gene, quello dell'intelligenza ecologica, che permetterà a una nuova economia - più naturale perché meno lineare e più circolare - di crescere promuovendo una società sostenibile, che cioè dura nel tempo rinnovandosi continuamente. La parola spreco è, insomma, una gemma preziosa: che riflette e fa riflettere, che prevede nel senso di guardare avanti, al nostro futuro. Ma cosa s'intende per spreco? Che differenza c'è rispetto al termine rifiuto? Sono sinonimi? Parto dalla parola in inglese: waste. Non perché ritenga che bisogna essere anglofoni, al contrario: ci aiuta a capire e scoprire le differenze e anche le soluzioni - tante - che invece la nostra lingua, storia, cultura offre. Dunque waste: rifiuto, scarto, spreco, ma anche devastazione e distruzione: una polifonia di significati che l'inglese - lingua concreta e pragmatica, mediatore comune in campo scientifico - riassume in un unico termine essenziale. Non così l'italiano, che invece arricchisce di sfumature e differenti significati sottintesi i termini rifiuto e spreco. Mentre, appunto, nell'inglese waste tutto si semplifica ma anche si confonde. Per capire, e poi intervenire, bisogna invece separare o meglio ancora differenziare. Vale la pena cioè tenerli distinti, come si fa nella nostra lingua, magari esemplificando. Così, se mangio uno yogurt e getto via il vasetto di plastica che lo conteneva, questo è - propriamente - un rifiuto. Anzi, è un rifiuto solido urbano che si raccoglie. Lo potremo differenziare, riciclare, riutilizzare e pagarci una qualche tassa sopra: tassa sui rifiuti solidi urbani, tariffa di igiene ambientale, tassa rifiuti e servizi, service tax o qualche altra sigla-formula che comunque ha e avrà un peso nella nostra spesa. Più pesano i rifiuti, gli scarti, gli imballaggi che dobbiamo smaltire, trasportandoli e incenerendoli, maggiore sarà il peso di questo balzello comunque lo si voglia chiamare. È vero: la crisi economica ha fatto diminuire anche il peso dei rifiuti, si acquista di meno. Ma non necessariamente è diminuito il peso degli sprechi. Perché rifiuto e spreco sono due parole e due effetti diversi, appunto. Infatti, tornando all'esempio dello yogurt, se per una qualche ragione non lo 40 mangio (scade quel giorno perché l'ho dimenticato nel frigorifero e penso non sia più commestibile), dunque lo getto via anche se ancora consumabile, questo è propriamente spreco. Nella spazzatura finisce il vasetto di plastica e il suo contenuto. Per produrre il quale, peraltro, sono state utilizzate delle risorse naturali - suolo, acqua, energia - e umane (lavoro). Dunque getto via dei soldi (euro), del suolo (ettari), dell'acqua (ettolitri), dell'energia (kilowatt), tutte risorse limitate seppure rinnovabili nel tempo. Lo spreco dunque è legato più ai nostri comportamenti, stili di vita, percezioni, consuetudini, ai principi economici e normativi in atto. Rifiutare si deve, pur se entro certi limiti, sprecare invece no. In altre parole, o meglio in numeri, possiamo pensare a una società in cui spreco e rifiuto tendano a zero, riducendosi progressivamente. Ma non per effetto della crisi, bensì per scelta e azione "premeditata". Tuttavia, mentre per il primo termine, lo spreco, l'obiettivo deve essere concretamente lo zero, per i rifiuti la non coincidenza con lo zero si può ammettere se questi diventano risorse da riutilizzare. Bisogna dunque agire subito: prima di essere sommersi da sprechi e rifiuti. Come in “Trashed. Verso rifiuti zero”, il documentario dove Jeremy Irons ci conduce attraverso i cinque continenti mostrando quanto l'inquinamento dell'aria, della terra e degli oceani, prodotto dai rifiuti, stia mettendo sempre più in pericolo la stessa esistenza del genere umano: un film che è un atto di accusa durissimo nei confronti dell'economia mondiale ma anche un forte stimolo per cambiare e ridurre la montagna di rifiuti che lentamente ma inesorabilmente ci sta sommergendo. Usiamo le lettere dell'alfabeto per azzerare sprechi e rifiuti. Per questi abbiamo le "R" di riutilizzo, riciclo, riuso. Per lo spreco usiamo la "P" di prevenzione. E non è solo una questione di precedenza alfabetica, è la stessa normativa europea del 2008 sui rifiuti che impone di partire con la prevenzione. È utile tuttavia espandere la distinzione fra rifiuto e spreco. Il rifiuto, lo scarto, la rimozione, l'abbandono e la perdita sono azioni che fanno parte della vita quotidiana, individuale e collettiva del genere umano. Tutte le attività infatti, da quelle più materiali a quelle più intellettuali, lasciano un "resto" tangibile o intangibile che sia. È per questo motivo che la nozione di rifiuto nella nostra era "moderna" - del (ex)turbocapitalismo, della superproduzione e dell'iperconsumo - si è dilatata, arrivando a comprendere fenomeni apparentemente distanti: dall'immondizia all'uomo, dall'abbandono alla morte, dalla distruzione dell'ambiente naturale alla distruzione della persona. Insomma i significati di waste ritornano tutti, perfettamente uniti e coerenti. Del resto, anche le "cose" umane possono diventare, o hanno a che fare, con i rifiuti: i desideri, la felicità, la responsabilità, la percezione del mondo, la conoscenza di sé e l'accettazione dei (propri e non solo) limiti. E già, quegli stessi oggetti" che gettiamo nella pattumiera con tanta facilità, spogliati in quel momento di ogni valore, sono stati portatori fino a poco prima di importanti significati simbolici, affettivi, cognitivi, è così che diventano "cose umane". I rifiuti non sono soltanto cose buttate, sono l'immagine virtuale di noi stessi, un altro noi creato, con il sofisticato aiuto della pubblicità, per soddisfare il desiderio inconscio di felicità che la concezione di un uomo onnipotente capace di modificare le leggi naturali porta con sé. Rinnovare incessantemente l'immagine di sé attraverso le cose ci allontana inconsciamente dal senso del limite, che per una persona è innanzitutto limite alla propria vita: la morte. Le cose che ci circondano sono i nodi della rete su cui leghiamo i fili per tracciare la tela del nostro mondo, interno ed esterno, che vorremmo il più bello e infinito possibile. Ma, allora, perché rifiutiamo e addirittura sprechiamo? Cosa ci spinge a un gesto che nella nostra cultura è considerato negativo - non a caso diciamo "avere le mani bucate" - fino a considerarlo immorale? Lo spreco richiama nel linguaggio comune lo sperperare, il dissipare, lo scialacquare, il trattare male qualcosa che meriterebbe al contrario più attenzione e cura: a partire dal cibo - bisogno 41 primario essenziale - che consumiamo nelle nostre economie, cioè - letteralmente - nelle nostre case. Forse che dovremmo mettere in discussione anche la parola "consumo" e il verbo "consumare" e ancor prima "mangiare"? 42 Scheda di lavoro: Cos’è lo spreco? Riflettiamo insieme A. COMPRENSIONE 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. Indica i termini con cui l’autore definisce lo spreco Quale delle definizioni date si riferisce ad un essere vivente? Qual è, secondo l'autore, il rapporto tra economia ed ecologia? Quale gene porterà ad una nuova economia più naturale che permetterà di crescere promuovendo una società sostenibile? Quali sono le traduzioni del termine waste? Qual è la differenza di significato tra spreco e rifiuto? Secondo l’autore i rifiuti sono l’immagine virtuale di noi: perché? consentono di rinnovare la nostra immagine aiutano ad essere più felici sono senza valore sono senza significati Cerca sul dizionario i termini che hai incontrato in questo brano di cui non conosci il significato B. AUTORE 1. Fai una breve ricerca sull’autore di questo libro 2. Lo stile della narrazione è: vivace, immediato, in prima persona vivace, immediato, in terza persona formale, difficile C. VALUTAZIONI 1. Che messaggi hai tratto dalla lettura del brano? 2. Dai un giudizio sul brano ed una valutazione dell’interesse suscitato (un voto da 1 a 10 ) 43 D. ASPETTI SCIENTIFICI 1. Secondo l’autore, il vasetto di plastica dello yogurt è un waste ma in italiano è un? ……………………………………………. 2. Secondo l’autore, un vasetto con il suo contenuto di yogurt scaduto è un waste ma in italiano è un? ……………………………………………. 3. Quali risorse naturali sono impiegate per la produzione di un vasetto di yogurt? 4. Nel futuro qual è l'obiettivo che tutti noi dovremmo prefiggerci rispetto a "spreco" e "rifiuto"? 5. Quale delle seguenti parole, alla fine del testo, secondo l’autore può essere legata al termine spreco? consumo rinnovamento riuso tassa da pagare 44 Le energie rinnovabili (da Margherita Hack, La mia vita in bicicletta, Ediciclo editore, 2011, pagg. 129-133) Oltre a usare di più le gambe e la bicicletta, cosa possiamo fare per ridurre l'inquinamento e non rinunciare a tutti i vantaggi che l'energia elettrica fornisce al nostro mondo supertecnologico? È semplice - ci risponde l'esperto - usare energie rinnovabili, che nel parlare comune sono diventate sinonimo di energia pulita. Ma cosa sono le energie rinnovabili? Ed è vero che non inquinano? Quella classica, più antica, è l'idroelettrica, e poi c'è la geotermica, che estrae il calore dal sottosuolo, ed è disponibile solo in alcune aree limitate; ci sono poi quelle prodotte dalle moderne tecnologie - la solare, l'eolica, quella da biomasse e rifiuti e quelle ancora ipotetiche ottenibili sfruttando l'energia delle maree. Tutte le rinnovabili insieme forniscono circa il 17 per cento dell’elettricità prodotta in Italia, ma ben il 12 per cento viene dall’idroelettrica, solo circa l’1,5 per cento ciascuna dalle biomasse, dalla geotermica e dall'eolica e meno dell’1 per cento dal solare (eppure siamo il paese del sole!). Il grosso del nostro fabbisogno è fornito dal gas, per il 50 per cento e dal fortemente inquinante carbone, per il 12 per cento circa, per cui dipendiamo in gran parte dall’estero, in particolare dalla Libia e dalla Ucraina, ed energia nucleare che importiamo dalla Francia e in parte dalla Svizzera. L'abbondanza di montagne e di cascate fornisce l'energia idroelettrica, pulita sì, ma non esente da rischi, anche se spesso provocati dall'imprudenza umana. Ricordiamo il disastro del Vajont, catastrofico quasi come Chernobyl, anche se senza le stesse conseguenze nel lungo periodo. L’energia solare può essere sfruttata per i bisogni familiari grazie all'installazione di pannelli solari sui tetti delle singole abitazioni, oppure per un impiego molto più esteso e conveniente. Anche l’elettricità per usi industriali si può ottenere con il fotovoltaico. Esso si basa sulle proprietà di certi materiali, in particolare il silicio, di produrre energia elettrica quando sono illuminati dal sole. Il dispositivo fondamentale è la cella fotovoltaica, una cinquantina di esse collegate formano un modulo fotovoltaico che ha dimensioni di circa un metro quadro ed è in grado di fornire un centinaio di watt. Il primo grande impianto sperimentale chiamato DELPHOS, un acronimo formato da parole inglesi (Demonstrative Electrical Photovoltaic System), si trova nel comune di Manfredonia (Foggia), nel Parco nazionale del Gargano e consiste di 4320 moduli, coprenti una superficie di 4200 metri quadrati (pari a un quadrato di quasi 65 metri di lato) e capace di fornire 300 chilowatt (kW), cioè capace di produrre energia elettrica per una cittadina di 10.000 abitanti. Certo che in regioni fittamente popolate come quelle delle pianure dell'Italia settentrionale e centrale, in cui un paese confina praticamente con l'altro, senza interruzione, non è facile trovare spazi sufficienti per impiantare centrali fotovoltaiche in quantità tale da emanciparsi dall'uso di combustibili fossili. Ce ne vorrebbero infatti almeno una o due come quella di Serre per ogni paese, per non parlare poi del fabbisogno di una città medio-grande. Un altro tipo di impianto per lo sfruttamento dell' energia solare, ancora in fase sperimentale, è il "termodinamico a specchi" che dovrebbe essere più efficiente del fotovoltaico perché in grado di produrre energia elettrica anche di notte o con cielo coperto. L’impianto chiamato Archimede si trova a Priolo Gargallo (Siracusa), e consiste di una serie di specchi concavi che concentrano la luce del sole per scaldare a 550°C un fluido che produrrà il vapore necessario per mettere in moto le turbine della centrale elettrica. Questo sistema secondo alcuni potrebbe rappresentare il futuro delle energie 45 rinnovabili, secondo altri l'energia necessaria per azionare gli specchi che devono tener sempre puntato il sole supererebbe l'energia prodotta. L'energia solare potrebbe dunque essere sfruttata molto di più di quanto si sia fatto fino a ora, ma non sarà certo in grado di soddisfare le crescenti richieste di energia, e comunque lo farà a spese di vaste aree disseminate per le campagne, che verrebbero sottratte a impieghi di tipo agricolo o turistico. Il vento è un' altra fonte di energia, e già oggi viaggiando per l'Italia capita spesso di vedere filari non di cipressi ma di pale eoliche. La prima centrale di questo tipo in Italia fu proposta nel 1984 dal presidente dell'Enel di allora, Francesco Corbellini, fummo primi in Europa. Piazzata in Sardegna non incontrò la fiducia né dei politici né degli amministratori locali. Il piano nazionale per l'energia prevedeva di ottenere 600 megawatt (MW) nel 2000 e invece ci si fermò a 5, quando nel resto d'Europa, partito dopo di noi, si era a quasi 1600. Come sempre in Italia si discuteva fra chi affermava che nel nostro paese c'erano pochissimi siti eolici e chi diceva il contrario. Si tenga presente che per far partire la macchina occorre una velocità del vento di 4 o 5 metri al secondo (circa 15 chilometri all'ora). Oggi, grazie anche agli incentivi ministeriali, l'eolico ha ripreso piede, sebbene continui a essere contrastato, soprattutto dai difensori del paesaggio, deturpato da queste grandi pale che ricordano i mostruosi cavalieri immaginari contro cui si lanciava Don Chisciotte. Il pericolo maggiore però non viene dai danni estetici all' ambiente ma dalla possibilità che molti imprenditori disonesti si accaparrino gli incentivi per costruire impianti a basso prezzo, con tecnologia difettosa, destinati ad arrugginire, un po' come succede per i contributi europei per lo sviluppo di coltivazioni inesistenti. Un'altra fonte d'energia rinnovabile è fornita dalle biomasse. Ma cosa sono esattamente? Sono sostanze organiche prodotte da animali o vegetali, da coltivazioni di granturco o di altre piante in grado di produrre olio di semi. Per ottenere quantità di carburanti per autotrazione in proporzioni tali da portare un sostanziale contributo al nostro fabbisogno occorrerebbe seminare più di metà del territorio coltivabile con queste piante, a danno di molte altre coltivazioni, costringendoci comunque a importare energia o prodotti agricoli. In conclusione in Italia tutte le energie rinnovabili, di nuova e di classica tecnologia, alla fine del 2008 fornivano una potenza complessiva di 23.859 MW, milioni di watt, e una produzione di 56,9 TWh, migliaia di miliardi di wattora (Wh). Nel 2008, da carbone, gas, oli (responsabili dell'inquinamento) 242,6 TWh, per un totale di 299,5 TWh mentre 40 TWh sono stati importati per coprire il fabbisogno totale di 339,5 TWh. Se volessimo coprire il nostro fabbisogno solo con energie rinnovabili dovremmo importare 282,6 TWh fra eolica, solare e geotermica, ammettendo che il consumo del 2008 resti più o meno costante. 46 Schede di lavoro: Le energie rinnovabili Riflettiamo insieme A. COMPRENSIONE 1. 2. 3. 4. Cosa sono le energie rinnovabili? È vero che non inquinano? Quali sono quelle prodotte dalle moderne tecnologie? Quali condizioni naturali favoriscono in Italia la produzione di energia idroelettrica? Quale fattore costituisce un limite all'impianto di centrali fotovoltaiche in certe zone d'Italia? 5. Descrivi l'impianto "termodinamico a specchi" Archimede. 6. Nella costruzione di quale tipo di impianto l'Italia fu la prima in Europa? 7. Fai un riassunto del brano in 20 righe. B. AUTORE 1. Fai una breve ricerca sulla celebre autrice di questo libro 2. Lo stile della narrazione è: vivace, immediato, in prima persona vivace, immediato, in terza persona formale, difficile C. VALUTAZIONI 1. Che messaggio hai tratto dalla lettura del testo? 2. Dai un giudizio sull’interesse che ha suscitato per te questo brano (in un voto da 1 a 10) 47 D. ASPETTI SCIENTIFICI 1. Qual è la percentuale precisa di energia solare prodotta in Italia che puoi desumere dal testo? 2. Il comune di Nichelino ha circa 48.000 abitanti. Quanti moduli DELPHOS servirebbero per produrre energia elettrica solare per la città di Nichelino? Quanti kW verrebbero prodotti con un tale impianto? 3. La superficie del comune di Nichelino è di 20,56 km². Basterebbero per ospitare una centrale ad energia solare con i moduli DELPHOS? Perché? Quale potrebbe essere una possibile soluzione? 4. Quale delle seguenti coltivazioni forniscono oli in grado di fornire energia da biomasse? Grano Frumento Mais Olive 5. Quali sono i pericoli maggiori dell’energia eolica, secondo l’autrice? l’impatto sul paesaggio impianti con costi troppo elevati impianti a basso prezzo bassa produttività per mancanza di vento 6. Quale argomento l’autrice non considera direttamente come possibile guadagno di energia? Lo fa solo in modo indiretto, come? Quale strumento suggerisce di usare? 7. Sulla base dei dati forniti da M. Hack, quanta energia rinnovabile dovrebbe produrre l’Italia per evitare di importare energia dall’estero? 8. E’ credibile, per l’Italia, puntare alla produzione di carburanti per autotrazione? Perché? 48 Fukushima e il futuro del nucleare (Tratto da: “Energia per l’astronave Terra” , di Armarolo- Balzani, Zanichelli, 2011, p.199-205) Alle 14.46 dell’11 marzo 2011 un terremoto di magnitudo 9.0 con epicentro in mare, e lo tsunami che l’ha seguito, hanno sconvolto la costa nord-orientale del Giappone, danneggiando 11 reattori nucleari situati in 4 centrali. Le conseguenze più gravi si sono verificate nella centrale Fukushima-1 (Fukushima Daiichi), che comprende sei reattori ed è gestita dalla Tokyo Electric Power Company (Tepco). Che cosa è successo a Fukushima Daiichi? Le unità 1, 2 e 3 erano operative al momento del terremoto, mentre le unità 4, 5 e 6 erano spente per manutenzione. Il reattore 4 era vuoto, con tutte le barre di combustibile trasferite nella piscina di raffreddamento. In seguito al terremoto le unità 1, 2 e 3 si sono fermate automaticamente. Tuttavia un reattore nucleare continua a generare calore anche dopo il blocco della reazione a catena, a causa dei processi radioattivi spontanei: perciò è assolutamente necessario proseguire il raffreddamento. Il terremoto però ha danneggiato i tralicci della rete elettrica, provocando un black-out. Sono allora entrati in azione motori diesel di emergenza per far funzionare le pompe dell’acqua, ma dopo meno di un’ora uno tsunami con onde alte 14 metri, più del doppio del muro di protezione della centrale, ha allagato i locali delle pompe e ha reso inutilizzabili i motori diesel. Per qualche tempo un parziale pompaggio di acqua è continuato con energia fornita da batterie di emergenza; poi, venendo a mancare il raffreddamento, i reattori hanno incominciato a surriscaldarsi. In seguito, a causa della mancanza di raffreddamento, l’acqua dei reattori e delle piscine è parzialmente evaporata, lasciando esposte le barre di combustibile. La temperatura è ulteriormente aumentata e la scissione termica dell’acqua a contatto con i materiali surriscaldati (in particolare, lo zirconio che ricopre le barre di combustibile) ha generato idrogeno che poi è esploso distruggendo la parte superiore degli edifici dei reattori 1, 3 e 4. Man mano che la temperatura saliva, i prodotti più volatili della fissione, 131I e 137Cs, passavano nell’atmosfera. Nel tentativo di limitare l’aumento di temperatura si è versata acqua di mare sui reattori mediante elicotteri, una misura del tutto inefficace anche perché l’acqua era dispersa dal vento. Poi si è cercato di usare cannoni ad acqua, provocando un forte riflusso di materiali radioattivi nell’oceano. A causa dell’aumento della temperatura tutto il combustibile del reattore 1 − e probabilmente anche quello dei reattori 2 e 3 − si è liquefatto insieme a parte delle strutture, generando un magma altamente radioattivo e corrosivo, chiamato corio, che ha raggiunto i 2500 °C. Quale sia realmente la situazione dentro i vari reattori non sarà possibile stabilirlo prima di parecchio tempo; a Three Mile Island dovettero trascorrere tre anni dall’incidente prima che si potesse ispezionare con una telecamera il nocciolo del reattore. L’incidente di Fukushima, inizialmente classificato di livello 3 nella scala INES (International Nuclear and Radiological Event Scale), è stato poi innalzato al livello 7, lo stesso raggiunto dal disastro di Chernobyl, che è il massimo della scala. L’agenzia per la sicurezza nucleare giapponese ha stimato che il materiale radioattivo emesso nell’atmosfera nel primo mese dopo l’incidente fosse circa il 10% di quello emesso nell’incidente di Chernobyl. Molto altro materiale radioattivo è certamente uscito anche in seguito, particolarmente nel terreno sotto i reattori e nell’oceano. La Tepco ha stimato in sei mesi il tempo necessario per 49 completare il raffreddamento delle barre di combustibile presenti nei reattori e nelle piscine. Una volta che la situazione sarà tornata sotto controllo dal punto di vista della sicurezza, si deciderà che cosa fare. In ogni caso il problema si protrarrà per decenni, come insegna l’esperienza di Chernobyl. Quali conseguenze ci sono state per la popolazione? L’emissione di materiale radioattivo dai reattori 1, 2 e 3 e dalla piscina del reattore 4 è continuata per mesi. La diffusione nell’aria e la successiva ricaduta al suolo hanno interessato particolarmente la zona a nord della centrale. Per fortuna dopo l’incidente il vento è spirato per lo più verso l’oceano, a est. I principali elementi radioattivi diffusi sono stati 131I (con emivita di 8 giorni) e 137Cs (emivita: 30 anni) che, in piccole quantità, sono stati misurati un po’ in tutto il mondo. Le autorità giapponesi hanno ammesso anche la fuoriuscita di 90Sr (emivita: 28 anni) e di piccole quantità di 239Pu (emivita: 24 000 anni), presumibilmente dal reattore 3 che era alimentato da Mox (mixed oxide), un combustibile che contiene il 5% di plutonio. L’unità di misura SI della dose di radiazioni assorbita dall’organismo è chiamata sievert (Sv). La soglia massima consigliata dalle autorità internazionali per i lavoratori delle centrali è di 20 millisievert (mSv) all’anno. Per il governo giapponese la dose ammessa era di 100 mSv/anno, innalzata a 250 mSv/anno dopo l’incidente. Almeno 50 lavoratori sono stati contaminati oltre questo limite. Il raggio di pericolo per la popolazione è stato esteso dagli iniziali 3 km a 10 km, poi a 20 km e infine a 30 km attorno alla centrale. In totale le persone evacuate sono state almeno 80 000; molte di queste hanno ricevuto dosi imprecisate di radiazioni. Il livello di informazione è sempre stato scarso, tanto da sollevare le proteste anche di altri Paesi. La contaminazione radioattiva ha interessato l’aria, l’acqua, i vegetali, la carne e il pesce. Nelle zone evacuate le coltivazioni e la pesca sono state proibite. È stato scoraggiato anche il consumo di tè, la bevanda preferita dai giapponesi, di cui è stata proibita l’esportazione. È difficile stabilire quale sarà il rischio effettivo per la salute delle persone. In seguito all’esposizione alle radiazioni possono insorgere tumori. Tuttavia, dato il lungo tempo di latenza di queste malattie, sarà molto difficile distinguere gli effetti dell’incidente da quelli provocati da altre cause. Se dopo un incidente nucleare si fa uno studio epidemiologico serio (cosa che a Chernobyl non è accaduta), soltanto dopo decenni si possono ottenere stime statistiche, affette comunque da numerosi elementi di incertezza. Basti pensare al caso delle persone che sono morte o moriranno prematuramente a causa dell’incidente di Chernobyl: secondo l’UNSCEAR (United Nations Scientific Committee on the Effects of Atomic Radiation) il numero delle vittime sarà compreso tra 65 e 4000 in ottant’anni, ma altre stime provenienti dall’ex Unione Sovietica e dalla Accademia nazionale delle scienze Usa parlano di un milione di morti, e Greenpeace addirittura di sei milioni. Va detto che il comitato UNSCEAR, che minimizza i danni di Chernobyl, è di fatto controllato dalla lobby nucleare. Le discordanze fra le fonti sono dovute a varie ragioni. Raramente le radiazioni hanno un effetto letale immediato, come accade invece in altri incidenti. Se poi le persone colpite da radiazioni (spesso in quantità non ben nota) muoiono dopo anni per un cancro, non ci sarà mai la prova diretta che quel tumore sia stato originato proprio dalle radiazioni. Bisogna poi considerare che le radiazioni hanno effetti che vanno al di là del danno fisico. Le persone evacuate saranno costrette a vivere a lungo lontano dai luoghi d’origine, tormentate dalla preoccupazione di aver assorbito una dose di radiazioni sufficiente a compromettere la loro salute, come una bomba a orologeria. Per questo, come è già avvenuto a Chernobyl, gli evacuati saranno facili prede di sindromi depressive che possono portare a maggiore vulnerabilità ad altre malattie, all’alcolismo e anche al suicidio. Che cosa insegna il disastro di Fukushima? 50 Più che insegnamenti, da Fukushima vengono conferme. Se ce ne fosse stato ancora bisogno, l’incidente ha dimostrato che la sicurezza assoluta non esiste, perché non si può prevedere l’imprevedibile. Se poi si vuole aumentare la sicurezza, bisogna aumentare la complessità e la robustezza del sistema e quindi moltiplicare i costi. Fukushima conferma anche che un incidente nucleare grave, a differenza di qualsiasi altro tipo di incidente, non è delimitabile nello spazio né nel tempo. La radioattività infatti si trasmette in gran parte attraverso l’atmosfera e la catena alimentare, che non possiamo controllare, e può compromettere l’uso di un territorio anche per migliaia di anni. Proprio per queste caratteristiche nessuna assicurazione copre i danni causati da un grave incidente nucleare, e neppure un governo può farvi fronte. Allo stesso tempo l’incidente di Fukushima conferma che i danni diminuiscono man mano che ci si allontana dal luogo dell’incidente. Sono dunque privi di senso i discorsi di chi in Italia sostiene che «ci sono molte centrali nucleari al di là delle Alpi che, in caso di incidente, causerebbero danni come se fossero qui nella Valle Padana». Fukushima insegna − ma anche questo già si sapeva − che gli enormi interessi economici e politici coinvolti nel nucleare impediscono una gestione trasparente di eventuali incidenti: non ci si può fidare di quello che viene comunicato dalle aziende che gestiscono le centrali e neppure dai governi. La Tepco era già nota per avere in passato contraffatto dati sulla sicurezza delle sue centrali e il governo giapponese a fatica è riuscito a prendere in mano la situazione soltanto alcuni giorni dopo l’incidente. A sua volta il governo non ha consultato l’apposita unità di crisi e non si è servito dei dati raccolti da una pur esistente rete nazionale di dosimetri, gli strumenti che misurano l’intensità delle radiazioni ionizzanti. Va aggiunto che non è tutt’ora chiaro quale possa essere il ruolo dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (IAEA) nel caso di incidenti nucleari, né quale sia il suo grado di indipendenza dagli Stati membri. Dopo Fukushima l’IAEA per molti giorni non ha fatto altro che riportare le notizie date dalla Tepco e dal governo giapponese; ha poi inviato un proprio gruppo di esperti in Giappone soltanto due mesi e dieci giorni dopo l’incidente. Fukushima insegna che un grave incidente nucleare causa non soltanto il collasso economico dell’azienda che gestisce la centrale (danni stimati provvisoriamente: da 100 a 200 miliardi di euro, pari al costo di costruzione di 30−50 centrali; per confronto, il fondo di compensazione imposto dal governo Usa alla BP per il disastro del 2010 causato nel Golfo del Messico dalla piattaforma Deepwater Horizon è stato di 20 miliardi di dollari), ma anche molti problemi per la nazione intera, particolarmente in Paesi fortemente nuclearizzati come il Giappone. Dopo l’incidente di Fukushima soltanto 16 dei 54 reattori giapponesi sono rimasti in funzione e, a causa della scarsità di energia elettrica, è diminuita fortemente la produzione industriale. È dovuto cambiare anche lo stile di vita: si è limitato drasticamente l’uso degli ascensori e dei condizionatori, si sono riaperte le finestre degli uffici, si è attenuata l’illuminazione dei negozi e gli impiegati sono andati a lavorare senza giacca e cravatta. Forse ci si poteva pensare prima a consumare meno energia, così da avere bisogno di un numero minore di centrali. Fukushima insegna anche che nella tecnologia nucleare, già di per sé pericolosa, il tentativo di fare maggiori profitti può accrescere i rischi per la popolazione. Il reattore 3 era alimentato in parte con Mox, una miscela di uranio e plutonio ottenuta dal combustibile esausto e molto più pericolosa del solo uranio. Francia e Regno Unito, molto attivi in questo campo a differenza degli Usa, avevano stipulato accordi con il Giappone per riciclare il suo combustibile esausto e fornirgli Mox. Ora che il Giappone e altre nazioni hanno rinunciato ai piani di estensione dell’uso del Mox, Francia e Regno Unito si trovano in grande difficoltà. In particolare i 51 britannici hanno chiuso un costosissimo impianto per produrre Mox, costruito a Sellafield e mai entrato veramente in funzione. Un messaggio segreto carpito da Wikileaks all’ambasciata Usa a Londra parla a questo proposito del più imbarazzante disastro economico della storia industriale britannica. Infine l’incidente di Fukushima ha messo a nudo la pericolosità del fare della tecnologia un idolo. Il Giappone, nazione con scarse risorse naturali, nel dopoguerra si è illuso che l’energia nucleare − che pure aveva distrutto due sue città, uccidendo 180 000 persone − potesse offrire la soluzione ideale al problema energecco. Forc pressioni del governo e vaste, continue e costosissime campagne pubblicitarie delle compagnie elettriche hanno costruito con il passare degli anni il mito del «nucleare sicuro». Libri di testo, centri di pubbliche relazioni, parchi tematici rivolti particolarmente ai bambini, dove il nucleare è descritto come il paese delle meraviglie, hanno inculcato l’idea che l’energia nucleare sia non soltanto necessaria, ma anche assolutamente sicura. Così è accaduto che, in un Paese dove le auto con appena tre anni di vita sono sottoposte a minuziose revisioni per poter circolare, reattori vecchi di decenni fossero controllati esclusivamente da chi non aveva alcun interesse a fermarli. 52 Scheda di lavoro: "Fukushima e il futuro del nucleare" Riflettiamo insieme A. COMPRENSIONE 1. Cosa possiamo dire dell’incidente di Fukushima: non è stato molto grave, infatti i giornali non ne parlano quasi più è stato tra i più gravi incidenti nucleari della storia non possiamo ancora valutarne la gravità 2. Quando assistiamo a questi incidenti, cosa dobbiamo pensare della scienza e della tecnologia? si viveva meglio all’età della pietra è stato un caso eccezionale, è impossibile che si ripresenti prima di costruire un’opera tecnologica, bisogna valutare bene i rischi 3. Cosa si può dire dei pericoli che corre l’Italia per le centrali nucleari: Sarebbe meglio che ne avesse, intanto la Francia vicina ne ha molte In caso di incidente in Italia ci saranno conseguenze meno gravi, perché gli effetti del nucleare diminuiscono man mano che ci si allontana Purtroppo gli isotopi radioattivi passano nella catena alimentare e corriamo rischi ovunque sia la centrale 4. Cosa possiamo dire dei costi dell’energia nucleare Sono molto più bassi di quelli di altri tipi di energia Sono molto alti, se si tiene conto delle spese per la sicurezza Sono simili a quelli di altre forme di energia 5. Da chi dovrebbero essere controllati gli impianti? Dai tecnici della ditta che li gestisce, perché li conoscono meglio Da tecnici esterni, pagati da un’altra ditta o dallo Stato Da chiunque, pur di avere controlli frequenti 6. Per limitare la crisi energetica, cosa bisognerebbe fare? Basterebbe produrre moltissima energia Bisognerebbe cercare di non consumare energia quando non serve Sarebbe utile trovare sistemi di produzione dell’energia poco dannosi e contemporaneamente limitare i consumi 53 7. Perché sono state vietate la coltivazione e la pesca nei territori vicini all’incidente nucleare? Perché le colture assorbono acqua in cui sono sciolti elementi radioattivi (e i pesci la bevono) e sarebbero pericolosi per la salute Perché non crescerebbe nulla Perché avrebbero forme strane e sarebbero difficili da vendere 8. Fai un breve riassunto del brano in 20 righe B. AUTORE 1. Fai una breve ricerca su Vincenzo Balzani, uno degli autori di questo saggio 2. Lo stile della narrazione è: vivace, immediato, in prima persona vivace, immediato, in terza persona formale, difficile C. VALUTAZIONI 1. Che messaggi hai tratto dalla lettura del testo ? 2. Dai un giudizio sul brano ed una valutazione dell’interesse suscitato (un voto da 1 a 10 ) D. ASPETTI SCIENTIFICI 1. Conosci altri modi per ottenere l’energia, diversi dalla centrale nucleare? 2. Cerca i nomi degli elementi chimici di cui è citato il simbolo, e scrivili: I………………… Cs………………… Sr………………… Pu………………… 3. Cosa si intende per emivita di un elemento radioattivo? La vita media dell’elemento Il tempo impiegato perché la sua quantità diventi la metà Il tempo che trascorre fino a metà della vita dell’elemento 4. Perché consigliano di tenere il telefono cellulare lontano dal corpo? Per vendere più zaini e borse Perché le radiazioni pericolose diventano meno potenti man mano che si allontanano dalla sorgente Non è sempre vero, dipende dalla marca 5. Per quale motivo è utile conoscere l’emivita di un isotopo radioattivo? Per calcolare quando sarà quasi scomparso Per allungargli la vita Per sapere se esisteva già nell’antichità 6. Da che cosa è formato il combustibile chiamato Mox? 54 A good place to live? (from B.F. Martelli, "ON SCIENCE - Reading and writing for scientific English", edizioni Minerva Italica) The greenhouse effect Our planet is getting warmer and warmer. Burning fuels put polluting gases into the air. These gases then act like the glass in a green house and keep the heat in – this effect leads to global warming. Carbon dioxide gas is the most important green house gas, and millions of tons of it are produced by petrol, gas and coal we burn every day. What might happen in a warmer world? Scientists predict what the weather will be like in the future. Destructive droughts could strike more often and places that grow crops at the moment could turn semi-desert. Forests could decline and change, and wildlife would have to find new habitats. As ice on Greenland and Antarctica melts, the sea could creep higher onto the land and large parts of low countries could be submerged. Scientists think that we must act immediately to slow down the Earth’s warming. The future lies in the use of alternative ways of getting our energy that does not involve the use of fossil fuels. For example solar and wind energy and other renewable sources such as water, tide, biogas. 55 Scheda di lavoro: A good place to live? Answer the Riflettiamo questions below insieme A. COMPREHENSION 1. 2. 3. 4. Which gas is the major cause of global warming? What do the scientists think we must do to slow down global warming? In what ways could global warming change future weather patterns? What is your opinion about alternative forms of energies? MATCH EACH WORD WITH ITS CORRECT DEFINITION WORDS DEFINITIONS a) Melt b) c) d) e) f) Strike Wildlife Fuel Greenhouse Drought 1) Anything that you burn to make heat or power, such as wood, coal and oil 2) Building made of glass where plants grow 3) A long time when there is not enough rain 4) To hit somebody or something 5) Animals and plants in nature 6) To warm something so that it becomes liquid 56 MATCHI NG Which world for the future? (from B.F. Martelli, "ON SCIENCE - Reading and writing for scientific English", edizioni Minerva Italica) By the year 2030, 25 per cent of all the animals, birds, fish and insects may be extinct. There are three main reasons for catastrophe: pollution, hunting and environmental destruction. Pollution is the first reason why millions of animals die every year, because man has polluted their natural habitats. The second reason is hunting, because man hunts and kills millions of animals every year, for food and even worse for profit ( poaching). The third reason is environmental destruction because every year man cuts down more trees, builds more roads and uses more land for farming. This is what is happening in the rainforests of South America, Africa and Asia. They are the oldest habitats in the world, or better they were. Man is destroying an area of rainforest as big as Switzerland every year. 57 Scheda di lavoro: Which world for the future? Answer the Riflettiamo questions below insieme A. COMPREHENSION 1. Decide which of these statements are true or false a. Hunting is the main reason for wildlife destruction b. Rainforests are in South America c. 25 per cent of animals might become extinct d. Switzerland is destroying rainforests e. Animals are also killed by poachers T T T T T F F F F F 2. Choose the right answer a. Which are the three main key-words of the passage? Pollution, natural habitat, rainforest Pollution, hunting, environmental destruction Catastrophe, food, trees b. Which of these sentences contain main ideas There are three main reasons…. Builds more roads and uses more……. They are the oldest habitats in the world… 3. Complete the chart. a. Threats to wildlife i. -------------------------------------------------------------------------------------------------------ii. -------------------------------------------------------------------------------------------------------iii. -------------------------------------------------------------------------------------------------------b. Causes i. -------------------------------------------------------------------------------------------------------ii. -------------------------------------------------------------------------------------------------------iii. -------------------------------------------------------------------------------------------------------- 58