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Pregare in famiglia con il Padre Nostro

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Pregare in famiglia con il Padre Nostro
SERVIZIO PER LA PASTORALE DELL’ARTE
SUORE ORSOLINE DI SAN CARLO
CENTRO DIOCESANO DI PASTORALE FAMILIARE
Diocesi di Verona
Pregare in famiglia con il Padre Nostro
Incontri per coppie e famiglie
Gesù tentato
di Ivan Kramskoj, 1872,
Galleria Tret’yakov, Mosca.
“E NON ABBANDONARCI NELLA TENTAZIONE
MA LIBERACI DAL MALE”
5° Incontro – 3 marzo 2013
Mericianum (Desenzano)
PREGHIERA iniziale
Canto:
Il Signore ti ristora, Dio non allontana
Il Signore viene ad incontrarti, viene ad incontrarti
Salmo 77
La mia voce verso Dio: io grido aiuto!
La mia voce verso Dio, perché mi ascolti.
Nel giorno della mia angoscia io cerco il Signore,
nella notte le mie mani sono tese e non si stancano;
l’anima mia rifiuta di calmarsi.
Mi ricordo di Dio e gemo,
medito e viene meno il mio spirito.
Tu trattieni dal sonno i miei occhi,
sono turbato e incapace di parlare.
Ripenso ai giorni passati,
ricordo gli anni lontani.
Un canto nella notte mi ritorna nel cuore:
medito e il mio spirito si va interrogando.
Forse il Signore ci respingerà per sempre,
non sarà mai più benevolo con noi?
È forse cessato per sempre il suo amore,
è finita la sua promessa per sempre?
Può Dio aver dimenticato la pietà,
aver chiuso nell’ira la sua misericordia?
E ho detto: «Questo è il mio tormento:
è mutata la destra dell’Altissimo».
Ricordo i prodigi del Signore,
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sì, ricordo le tue meraviglie di un tempo.
Vado considerando le tue opere,
medito tutte le tue prodezze.
O Dio, santa è la tua via;
quale dio è grande come il nostro Dio?
Tu sei il Dio che opera meraviglie,
manifesti la tua forza fra i popoli.
Hai riscattato il tuo popolo con il tuo braccio,
i figli di Giacobbe e di Giuseppe.
Ti videro le acque, o Dio,
ti videro le acque e ne furono sconvolte;
sussultarono anche gli abissi.
Le nubi rovesciavano acqua,
scoppiava il tuono nel cielo;
le tue saette guizzavano.
Il boato dei tuoi tuoni nel turbine,
le tue folgori rischiaravano il mondo;
tremava e si scuoteva la terra.
Sul mare la tua via,
i tuoi sentieri sulle grandi acque,
ma le tue orme non furono riconosciute.
Guidasti come un gregge il tuo popolo
per mano di Mosè e di Aronne.
Canto:
Il Signore ti ristora, Dio non allontana
Il Signore viene ad incontrarti, viene ad incontrarti
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Cosa ci dice la vita (Roberta e Piero)
Anche oggi siamo chiamati a riflettere su una frase difficile
del Padre Nostro, quella in cui si recita “e non abbandonarci
nella tentazione”.
Abbiamo preferito scegliere questa traduzione piuttosto che
quella tradizionale “non indurci in tentazione”, perché è ovvio
che Dio, che è Amore, non può indurci volontariamente in tentazione, ma siamo noi che allontanandoci da Lui cadiamo in tentazione e nel peccato.
Lasciando ad altri l’approfondimento biblico e teologico, noi
ci siamo chiesti cosa sono per noi oggi le tentazioni in cui cadiamo con così tanta facilità.
Sono molte, e spesso simili a quelle a cui fu sottoposto Gesù
nel deserto da parte di satana, le tentazioni a cui oggi come singoli, come coppia, come famiglia siamo sottoposti.
La prima è la tentazione dell’autosufficienza: spesso, magari
quasi inconsapevolmente, ci comportiamo come se al mondo ci
fossimo solo noi, la nostra famiglia, il nostro lavoro, i nostri interessi..
Questo senso di autosufficienza ci porta all’egoismo, cioè a
vedere gli altri come nemici da cui difenderci, come usurpatori
di qualcosa che ci appartiene.
Un’altra tentazione è quella di considerare la libertà, non un
valore da utilizzare, ma un diritto assoluto, quasi ne fossimo gli
unici depositari.
Un’altra tentazione molto diffusa soprattutto oggi è quella di
pensare che avere è più importante che essere, per cui siamo
spinti ad accumulare sempre più soldi o potere, che spesso coincidono, a pensare che siamo i padroni del mondo, delle sue risorse, dei beni della terra.
Una tentazione tipica dei nostri giorni è, poi, quella di non
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avere più una visione verso l’Assoluto, la Trascendenza, per
cui non siamo più capaci di sognare, di sperare, di essere contenti di quello che abbiamo, di quello che condividiamo con gli altri.
Quelle ricordate sono solo alcune delle tentazioni a cui siamo
continuamente soggetti, sono un po’ tutte collegate tra di loro,
sono prove che la vita spesso ci mette davanti e che misurano in
un certo qual modo il nostro “essere cristiani”, quanto siamo capaci, non contando solo sulle nostre forze, di superarle.
Sono tentazioni che riguardano direttamente sia la nostra vita
“sociale”, cioè il rapporto con gli altri, con il denaro, i beni, ma
sono anche, e forse soprattutto, tentazioni “familiari”, che riguardano cioè la nostra vita di coppia e di famiglia, il nostro essere genitori.
Quante volte anche noi stessi in vari momenti della stessa
giornata cadiamo in queste tentazioni, non ci dimostriamo fiduciosi, non testimoniamo la nostra fede, ci ritiriamo nelle nostre
comodità e sicurezze?
Basta fare un piccolo esame di coscienza e abbiamo subito la
risposta.
Per superarle non possiamo fidarci solo di noi stessi, ma dobbiamo chiedere a Dio sia di tenerci lontano che di darci la forza
di superarle. Una forza che però Dio ci dona sì gratuitamente,
ma per la quale chiede la nostra responsabilità, il nostro impegno, ci chiede sofferenza e preghiera.
Anche Gesù per superare le tentazioni nel deserto ha dovuto
soffrire e pregare, così, ancor di più, dobbiamo fare noi.
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Cosa ci dice la Bibbia (suor Grazia Papola)
Marco 5,25-34: L’emorroissa
Essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. 22E venne uno dei
capi della sinagoga, di nome Giairo, il quale, come lo vide, gli si gettò
ai piedi 23e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». 24Andò con lui.
Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
21
25
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni
e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo
tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, 27udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. 28Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a
toccare le sue vesti, sarò salvata». 29E subito le si fermò il flusso
di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
30
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era
uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie
vesti?». 31I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si
stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». 32Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. 33E la
donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto,
venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. 34Ed egli le
disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita
dal tuo male».
26
35
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». 36Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». 37E non permise a nessuno di
seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
38
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e
gente che piangeva e urlava forte. 39Entrato, disse loro: «Perché vi
agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». 40E lo deri-
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devano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre
della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. 41Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: alzati!». 42E subito la fanciulla si alzò e
camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande
stupore. 43E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.
Il racconto dell’emorroissa occupa la parte centrale di una
storia più ampia, quella di Giairo e di sua figlia morente e diventa la chiave per interpretare la storia maggiore che le fa da cornice.
La figlia di Giairo e la donna malata sono accomunate da un
medesimo destino. Entrambe si trovano in una situazione estrema nella quale la vita appare impossibile, appare finita. La bambina sta per morire, la sua vita sta giungendo alla fine proprio
quando invece è nel momento in cui dovrebbe entrare nella pienezza, dodici anni era l'età in cui le donne si sposavano.
La donna soffre di emorragie. Ora il sangue è simbolo della
vita. Questo vuol dire che questa donna sente che la vita, progressivamente, le sfugge; la vita se ne va e non pare che sia possibile in alcun modo arrestarla.
Marco è rapido nel presentarci Giairo, lo introduce e parla
della sua richiesta, invece si dilunga a presentarci la donna e la
sua condizione (vv.25-26). La malattia di cui essa soffre dura da
molti anni, dodici, precisa Marco, un tempo totale e pieno, e a
questa percezione di gravità contribuiscono pure i numerosi aggettivi (molti, tutti).
Possiamo ritenere che sia una malattia dolorosa a un duplice
livello. C'è sicuramente una sofferenza fisica, legata alla malattia
stessa, l’avvertire per es. un senso di debolezza continua.
Ma soprattutto c'è una sofferenza molto più profonda, che potremmo chiamare spirituale. La perdita di sangue infatti impediva a questa donna di poter avere delle normali relazioni con le
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altre persone. La legge (Lev 15,25-30) stabilisce che non si può
entrare in contatto, non si può toccare chi soffre emorragie, toccare la persona o il suo letto, o la sua sedia provoca una condizione di impurità e dunque di separazione.
Accompagna il suo stato un sentimento di vergogna e forse di
colpa, che spesso sono legati alle malattie, specialmente quelle
di questo tipo.
Dunque, non soltanto la donna si sente lei impura, separata da
Dio, ma si sente impura e di conseguenza separata dal resto della
comunità. Al dolore per la vita che scorre via e si perde si collega una profonda solitudine. La separazione a cui è condannata
diventa il simbolo interiore di una vita che non è piena, che anzi
scivola via.
Eppure, questa donna, nel corso degli anni, si è aggrappata alla vita, ha cercato in tutti i modi di trattenerla, è ricorsa a tutti i
mezzi, ha messo in campo tutti i suoi beni, tutta la sua energia
pur di guarire, pur di vincere la progressiva esclusione dalla vita
stessa. Tutto però è stato vano, non ha trovato alcun giovamento,
anzi è andata sempre più peggiorando. È giunta ormai alla fine.
È a questo punto che la donna fa una scelta: ha sentito parlare
di Gesù e decide di toccare da dietro il suo vestito mentre sta
passando. Compie questo gesto da dietro. Lei sa che toccare Gesù è una trasgressione. Le donne non toccano un uomo religioso,
soprattutto le donne nella sua condizione, che soffrono di una
malattia inguaribile e vergognosa, che la separa da Dio.
Per questo la donna tocca da dietro Gesù e Marco ci dice subito dopo quanto ha pensato, cosa l’ha spinta a fare così. La
donna esprime due cose: un desiderio naturale e forte di vita (sarò salva) e una profonda fiducia in Gesù (se riuscirò anche solo a
toccargli il vestito), una fiducia che nasce da quello che lei ha
udito che Gesù ha fatto e detto finora (soprattutto capp.1-2).
La donna intuisce che, nonostante non le sarebbe permesso,
nel toccare Gesù c'è la possibilità per lei di essere salva, c’è cioè
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per lei la possibilità di poter continuare a vivere. Al passaggio di
Gesù la donna intuisce che lei è fatta per la vita e che Gesù è l'unico in grado di garantirgliela e di preservargliela.
La sua intuizione è giusta: Gesù lascia che la sua potenza esca
da lui. È questo il modo per rivelare che Dio non vuole la morte,
ma la vita dei suoi figli. Proprio con “figlia” si rivolgerà Gesù
alla donna nel momento in cui le rivolge la parola (v.34)
La donna sente nel suo corpo di essere guarita, sente che il
flusso di sangue si interrompe.
La storia potrebbe finire qui, il miracolo è avvenuto. E invece
la storia continua con la reazione di Gesù.
La donna, pur guarita, avrebbe infatti potuto continuare a vivere
nel timore di aver rubato qualcosa, di aver ottenuto la guarigione
attraverso un gesto di trasgressione, di profanazione, come rivela
il modo in cui compare davanti a Gesù (impaurita e tremante).
Allora, proprio la domanda che Gesù pone è un segno ancora più
evidente e forte del suo rispetto per la vita e del suo desiderio di
una vita i pienezza, libera dal timore.
Il coraggio e l’intuizione della donna hanno bisogno sia di essere
confermati sia di essere interpretati, di ricevere un nuovo nome,
che ne dica la profonda portata.
È quello che fa Gesù insistendo, innanzitutto, davanti alla perplessità dei discepoli, perché la donna sia identificata.
Quindi, Gesù chiama “fede che salva” l'intuizione coraggiosa
di questa donna. Non nomina la sua potenza, quella che noi sappiamo essere uscita da lui e aver sanato, ma rimette tutto alla fede della donna, dando così rilievo al gesto semplice e nascosto
da lei compiuto.
È la manifestazione non solo di un profondo desiderio di bene
e di vita, un profondo sentimento di amore nei confronti della
donna malata, ma anche di una straordinaria discrezione di Gesù.
Nonostante la donna si presenti davanti al Signore e dunque si
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mostri pubblicamente, tutto ciò che è avvenuto di importante, i
motivi della donna, la sua malattia, il suo gesto rimangono segreti agli occhi della folla. Tutto si compie tra Gesù e la donna.
In un certo senso Gesù custodisce il suo segreto e dice solo ciò
che permette alla donna di superare la sua paura.
È a questo punto che la donna davvero guarisce, non solo dalla
sua malattia, ma dal timore e dalla vergogna che l'accompagnavano. La donna si sente conosciuta e raggiunta non solo nel suo
male fisico, ma molto di più nella sofferenza del suo cuore.
“Va’ in pace” non è solo un saluto, è piuttosto il dono della pace
del cuore che permette di guardare alla vita, alla propria storia
con serenità e coraggio, è il dono che conferma la verità
dell’intuizione che Dio vuole la vita, vuole il bene dei suoi figli e
che per questo si prende cura di loro, nella salute e nella malattia.
La storia continua con il contemporaneo annuncio della morte
della figlia di Giairo. Non ci soffermiamo sul seguito degli eventi; ma siamo avvertiti che Giairo, e noi con lui, potremo superare
la prova soltanto con la fede di questa donna.
9
Cosa ci dice l’arte (don Antonio Scattolini)

Generale
Avvicinarsi all’anima di un artista russo, per noi occidentali,
vuol dire affrontare un cammino di conoscenza nuovo e non che
non ci è familiare. Così anche cercare di entrare nel mondo interiore delle opere di Kramskoj, suppone il riconoscimento che solo la fede, intesa come sentimento, slancio emotivo e passionale,
è il metro con cui comprendere lo spirito russo, o almeno cercare
di delinearne il profilo. Non ci bastano più i soli strumenti della
mente e del ragionamento critico. Basta anche solo un primo
sguardo a questo Cristo nel deserto, per intuire un universo segnato dalla compassione, dalla prova, dalla pietà e dal senso di
una dignità umana che si alimenta dalle inattaccabili certezze
della fede. Il nostro pittore ritrova nella figura del Cristo tentato
quella santità, intesa come forza d’animo e purezza interiore,
quella santità che è espressione della bellezza che può salvare il
mondo.

Gesù
Gesù qui riassume la spiritualità del popolo russo, cresciuta lentamente, seguendo i ritmi e le stagioni della propria, immensa
terra. Egli incarna l’immagine della forza interiore che dona la
capacità di affrontare la condizione di lotta nella fatica quotidiana. Come le radici di una grande quercia nella terra che la nutre,
Kramskoj ritrova in questo Cristo tentato il fondamento del proprio credo, dei propri riti, in cui si tiene saldo.

Volto
Questo senso ultimo, caratteristico della tensione messianica di
cui si nutre lo spirito degli artisti russi, si coniuga con un senso
primo che proviene dalla figura di Cristo. Per questo il capolavoro di Kramskoj, è un’opera di immenso valore. Il forte impatto
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emozionale che suscita questa figura, questo paesaggio arido
questa luce sono davvero straordinari: il volto di Cristo ci attira
in modo particolare, perché è proprio il ritratto della prova, del
combattimento interiore, del digiuno.

Deserto
“Fu condotto dallo Spirito nel deserto dove, per quaranta giorni,
fu tentato dal diavolo” (Lc 4,1-2). La figura di Cristo si presenta in un atteggiamento di solitaria umiltà, personificazione dello
stesso paesaggio che lo circonda: è un Cristo fattosi deserto per
incarnare il deserto dell’uomo e del suo mondo, che attende la
liberazione. L’essenzialità dell’ambientazione rocciosa, avvolge
il Messia tentato: ogni singola pietra si inserisce in un orizzonte
immenso, illimitato, che è lo specchio dell’infinita grandezza
dello spirito di Cristo, di ogni spirito umano. Con queste pietre
che possono diventare pane, Gesù deve fare i conti, per dare
priorità alla fame del cuore. Ricorda Fossion: “L’uomo è un essere di desiderio. Ma che cos’è desiderare? Cosa può mai desiderare l’uomo? Fin dove possono spingersi le sue aspirazioni? Non
è forse vittima di illusioni il desiderio? Come dunque metterlo
alla prova ed educarlo al meglio?” Questo è il deserto che vive
Gesù, e che ci mostra il nostro dipinto: il deserto in cui il suo desiderio di uomo e di Messia viene messo alla prova.

Montagna
Il forte senso di trascendenza di questo dipinto ci viene anche
suggerito dall’utilizzo di una prospettiva che combina sapientemente una visione dal basso in primo piano, con una visione panoramica dall’alto, che ci dà immediatamente la sensazione di
trovarci su di una montagna. Sicuramente il pittore non poteva
non aver presente la figura del profeta Elia sul monte di Dio,
soggetto di numerose icone liturgiche che da secoli nutrivano la
spiritualità russa.
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
Mani Giunte
Ed è in vista della sua missione salvifica per l’umanità che Cristo vive nel deserto la sua preparazione. Il racconto delle Tentazioni precede immediatamente la prima predicazione di Gesù a
Nazaret e dunque l’inizio della sua vita pubblica, e viene subito
dopo l’episodio del suo Battesimo («Tu sei mio figlio, io oggi ti
ho generato»). Il Vangelo ci dice inoltre che Gesù è spinto dallo
Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. Le tentazioni
affrontate da Gesù nel deserto rappresentano tutte le tentazioni
diaboliche che può conoscere l’umanità. Nella tensione di queste
tentazioni il desiderio di Gesù viene messo alla prova. Superandole tutte, Gesù vince il male e compie l’iniziale promessa di
salvezza annunciata dal testo della Genesi: un giorno la stirpe
della donna schiaccerà la testa del serpente (Gen 3,15). Gesù,
vincendo il tentatore, appare come il nuovo Adamo che, nella
potenza dello Spirito, apre una storia nuova come all’alba della
prima creazione. Il racconto delle tentazioni indica la via di questa storia rinnovata. Ci anticipa, in maniera programmatica, le
parole e le azioni di Gesù lungo tutta la sua vita pubblica. Il racconto delle tentazioni si presenta, in un certo senso, come un
condensato di Vangelo. Nel suo insistente affidarsi alla parola di
Dio (sta scritto) espressione della volontà del Padre, Gesù vive la
prova, le tentazioni, ancorato saldamente nella fede. Queste mani
giunte, sono la trasposizione della fede dell’artista e del suo popolo: una fede dove il contatto, il dialogo tra Dio e l’uomo sono
segnati da immediatezza e profondità. Kramskoj ritrova in Cristo, il portavoce di questo rapporto altissimo ed eletto con Dio:
anche lui, come artista, conosce le Parole del Vangelo, possiede
il linguaggio per parlare alla gente per ricordare al mondo al sua
missione. Così anche questo dipinto, possiamo dire che si inserisce nella gloriosa tradizione dell’iconografia delle Chiese
d’Oriente, in cui i colori e le forme si caricano dell’altissimo valore epifanico e dogmatico: qui il pittore diventa profeta, e, come
Gesù, con la parabola dell’arte figurativa riesce a compiere il mi12
racolo di unire l’umanità a Dio, in un duplice movimento, quello
della rivelazione in un senso, e quello della risposta di fede orante, dall’altro.

Alba
Allora noi comprendiamo anche l’importanza storica di questo
capolavoro, perché la rappresentazione dell’uomo, trasfigurata
cristologicamente, è il marchio visivo di quell’arte di Kramskoj e
dei suoi “rivoluzionari”, impegnata sul fronte politico e culturale
per un riscatto sociale degli oppressi. E’ un riscatto che passa attraverso l’esperienza del popolo russo, ma che si compie nella
vittoria interiore di ogni singolo uomo sul male che è dentro e
fuori di sé: come succede per Gesù. Nulla deve ancora accadere
in un certo senso, poiché l’immagine che vediamo è già compiuta, attraverso l’espressione della presenza della meravigliosa luce
di un’alba sullo sfondo; un’alba che testimonia la prospettiva
della fede pasquale, definitivamente vittoriosa sul male e sulla
morte. In questo senso la vittoria di Gesù nel racconto delle Tentazioni sono un anticipo ed una promessa della Pasqua: “Egli ha
combattuto perché noi combattessimo; egli ha vinto perché anche noi, come lui, potessimo vincere” (san Leone Magno).
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Preghiera conclusiva
Dio non ti dà mai una croce così pesante
che tu non possa portare.
Soltanto l’uomo e la donna che sono stati
sottoposti alla prova potranno sperimentare
la gioia della battaglia vinta.
La tua salvezza passa anch’essa attraverso
il modo con cui avrai sopportato il peso
della prova su questa terra.
Fatti animo con la speranza che, dopo la notte
del dolore, viene un nuovo giorno
Che ha sapore di risurrezione.
(Sergio Jeremia de Souza)
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MOMENTO DI PREGHIERA IN CHIESA
Canto di inizio: E sono solo un uomo
Io lo so Signore che vengo da lontano
prima nel pensiero e poi nella tua mano
io mi rendo conto che Tu sei la mia vita
e non mi sembra vero di pregarti così.
Padre d'ogni uomo - e non t'ho visto mai
Spirito di vita - e nacqui da una donna
Figlio mio fratello - e sono solo un uomo
eppure io capisco che Tu sei Verità.
E imparerò a guardare tutto il mondo
con gli occhi trasparenti di un bambino
e insegnerò a chiamarti Padre Nostro
ad ogni figlio che diventa uomo. (x2)
1. PADRE NOSTRO CHE SEI NEI CIELI
Antifona: Laudate omnes gentes,
laudate Dominum! (2v)
Salmo 54
Dio, per il tuo nome salvami,
per la tua potenza rendimi giustizia.
Dio, ascolta la mia preghiera,
porgi l’orecchio alle parole della mia bocca
Ecco, Dio è il mio aiuto,
il Signore sostiene la mia vita.
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Segno portato dai bambini
2. SIA SANTIFICATO IL TUO NOME,
VENGA IL TUO REGNO, SIA
FATTA LA TUA VOLONTÀ
Antifona Confitemini Domino quia bonus
Confitemini Domino alleluia
Salmo 124
Se il Signore non fosse stato Colui che è per noi
- lo dica Israele -,
se il Signore non fosse stato Colui che è per noi,
quando uomini si ergevano contro di noi,
allora ci avrebbero inghiottiti vivi.
Benedetto il Signore che non ci ha dati
in preda ai loro denti.
Il nostro aiuto è nel nome del Signore:
che fa cielo e terra.
Segno portato dai bambini
3. DACCI OGGI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO
Antifona Bonum est confidere in Domino
Bonum sperare in Domino
Salmo 104
Benedici il Signore, anima mia!
Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Tu mandi nelle valli acque sorgive
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perché dissetino tutte le bestie dei campi
e con il frutto delle tue opere si sazia la terra.
Tu fai crescere l’erba per il bestiame
e le piante che l’uomo coltiva
per trarre cibo dalla terra,
vino che allieta il cuore dell’uomo,
olio che fa brillare il suo volto
e pane che sostiene il suo cuore.
Tutti da te aspettano
che tu dia loro cibo a tempo opportuno.
Tu lo provvedi, essi lo raccolgono;
apri la tua mano, si saziano di beni.
Segno portato dai bambini
4. RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI COME NOI LI RIMETTIAMO
AI NOSTRI DEBITORI
Antifona Misericordias Domini
in aeternum cantabo
Salmo 51
Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.
Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Ecco, nella colpa io sono nato,
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nel peccato mi ha concepito mia madre.
Fammi sentire gioia e letizia:
esulteranno le ossa che hai spezzato.
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.
Segno portato dai bambini
5. E NON ABBANDONARCI NELLA TENTAZIONE MA LIBERACI
DAL MALE
Antifona
Il Signore ti ristora, Dio non allontana
Il Signore viene ad incontrarti, viene ad incontrarti
Salmo 77
La mia voce verso Dio: io grido aiuto!
La mia voce verso Dio, perché mi ascolti.
Nel giorno della mia angoscia io cerco il Signore,
nella notte le mie mani sono tese e non si stancano;
l’anima mia rifiuta di calmarsi.
Forse il Signore ci respingerà per sempre,
non sarà mai più benevolo con noi?
E ho detto: «Questo è il mio tormento:
è mutata la destra dell’Altissimo».
Ricordo i prodigi del Signore,
sì, ricordo le tue meraviglie di un tempo.
Tu sei il Dio che opera meraviglie,
manifesti la tua forza fra i popoli.
18
Sul mare la tua via,
i tuoi sentieri sulle grandi acque,
ma le tue orme non furono riconosciute.
Segno portato dai bambini
Preghiere libere
Padre nostro
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Un arrivederci da
Servizio per la Pastorale dell’Arte “Karis”
email: [email protected]
Centro Spiritualità Mericianun
email: [email protected]
www.mericianum.com
Centro Pastorale Familiare
email: [email protected]
www.portalefamiglie.it
20
Per approfondire quanto in questi incontri abbiamo
condiviso e pregato
Il Padre Nostro. Spiegato da Enzo Bianchi
Il Padre nostro. Compendio di tutto il Vangelo, di Enzo Bianchi
Il Padre Nostro Come pregarlo come viverlo, di Anselm Grun
Il Canto del Pane, di Ermes Ronchi
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CENTRO DIOCESANO DI PASTORALE FAMILIARE
SUORE ORSOLINE DI SAN CARLO
SERVIZIO PER LA PASTORALE DELL’ARTE
Diocesi di Verona
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