La soddisfazione del turista tra ricerche quantitative e
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La soddisfazione del turista tra ricerche quantitative e
La soddisfazione del turista tra ricerche quantitative e qualitative FRANCESCO CASARIN∗ Abstract I settori turistici rappresentano un fertile campo applicativo per modelli di customer satisfaction originariamente concepiti in altri settori, prevalentemente per i prodotti (beni) di consumo. Tuttavia, gli esiti delle ricerche sulla soddisfazione del turista restano ancora troppo spesso esclusi dai processi decisionali interni delle imprese turistiche. Il presente contributo si pone innanzitutto l’obiettivo di evidenziare che le difficoltà incontrate nelle ricerche quantitative sulla soddisfazione del turista, nella prassi operativa ma anche a livello scientifico, derivano in primis dalla mancata considerazione delle caratteristiche strutturali che contraddistinguono il fenomeno turistico. Le ricerche quantitative sono certamente utili e necessarie per diversi scopi istituzionali, ma una comprensione più approfondita della soddisfazione richiede l’integrazione di tecniche di ricerca qualitativa. Tra queste, il sottoinsieme delle ricerche qualitative esperienziali sembra poter rispondere in modo particolarmente efficace alle specificità del contesto turistico. Nella parte finale, lo studio propone una serie di riflessioni sul potenziale applicativo delle tecniche esperienziali all’analisi della soddisfazione nei principali business turistici, con alcune indicazioni per il futuro della ricerca. Key words: soddisfazione del consumatore, turismo, ricerche qualitative, esperienza Tourism is a fruitful field for the application of customer satisfaction models originally drawn up for other areas, especially as far as consumer goods are concerned. However, the outcomes of research projects in tourism are still too often unconsidered in decision making process. This paper is intended to mark that the difficulties we meet in quantitative customer satisfaction research are due above all to the lack of consideration to the structural characteristics belonging to tourism. Quantitative research techniques are certainly useful for different other aims, but an in-depth knowledge of satisfaction requires also implementing qualitative research techniques. Among these, the set of experience-based qualitative research seems to fit effectually the specific context of tourism. Key words: customer satisfaction, tourism, qualitative research techniques, experience ∗ Associato di Marketing - Università Ca’ Foscari di Venezia e-mail: [email protected] sinergie n. 66/05 114 LA SODDISFAZIONE DEL TURISTA TRA RICERCHE QUANTITATIVE E QUALITATIVE 1. La soddisfazione del turista: un problema aperto Gli studi sulla soddisfazione del consumatore hanno ricevuto un notevole impulso dagli anni Ottanta. I risultati a cui sono pervenuti costituiscono ormai un corpus teorico cospicuo e variegato, che rende la soddisfazione del consumatore un’area di ricerca matura, ancorché passibile di ulteriori sviluppi1. Negli anni Sessanta e Settanta si sottolineava soprattutto la componente cognitiva del concetto di soddisfazione. Howard e Sheth (1969), ad esempio, definivano la soddisfazione come lo stato cognitivo del consumatore per essere stato adeguatamente/inadeguatamente compensato per il costo sostenuto in una situazione d’acquisto. A partire dagli anni Ottanta è invece prevalsa una concezione definitoria che ha integrato componenti cognitive e affettive (ad esempio, Westbrook, 1980; Woodruff, Cadotte e Jenkins, 1983; Oliver e DeSarbo, 1988), consentendo così l’apertura di nuove direzioni di ricerca. Nonostante l’esistenza di molteplici teorie sulla customer satisfaction (Oliver, 1997; Boss, 1999)2, le ricerche sulla soddisfazione hanno finora utilizzato prevalentemente la teoria expectancydisconfirmation, secondo la quale gli individui effettuano acquisti sulla base di aspettative di risultati3. Il confronto tra performance e aspettative produce disconfirmation positiva, negativa o nulla, quindi rispettivamente soddisfazione positiva, negativa, nulla. Gli studiosi interpretano il costrutto della disconfirmation come un confronto soggettivo da parte del consumatore tra performance e aspettative (Oh e Parks, 1997, 44). Pertanto la rilevazione della soddisfazione viene condotta spesso mediante la misurazione delle aspettative e delle performance4, il 1 2 3 4 Nella prospettiva della concezione sistemica vitale dell’impresa (Golinelli 2000), ciò si spiega con il ruolo della soddisfazione del consumatore nella strategia relazionale dell’impresa sistema vitale: tale soddisfazione può essere intesa come uno degli obiettivi fondamentali perseguiti dall’organo di governo per conseguire consonanza e risonanza con il sovra-sistema dei segmenti di domanda, a vantaggio di crescita e redditività (Golinelli 2002). Si comprende appieno, in quest’ottica, la particolare attenzione riservata alla tematica dagli studiosi di marketing. Vastissima e approfondita appare la letteratura specializzata, anche italiana, sul tema della customer satisfaction. Non essendo in questa sede possibile darne conto, si rinvia, a semplice titolo di esempio, ad alcuni contributi: il numero monografico di Micro & Macro Marketing curato da E. Valdani nel dicembre 1995; Valdani, Busacca e Costabile, 1994; Collesei, Casarin e Vescovi, 1995; Cuomo, 2000). Esistono comunque altre teorie, che non seguono il paradigma del confronto: tra queste, le più note sono l’Importance-Performance Analysis (IPA) (Martilla e James, 1977) e la Perceived Performance Analysis (ad esempio Churchill e Surprenant, 1982). Lo standard più utilizzato con cui confrontare le performance è costituito dalle aspettative predittive, ma sono stati proposti molti altri tipi di standard (Cozzi e Ferrero, 2000, 256; Orsingher, 1996), ad esempio le aspettative normative, i desideri, la performance ricevuta da altri consumatori, la performance del brand preferito, l’ultima performance esperita, la minima performance tollerabile, ecc. (Ngobo, 1997). Spreng et al. (1996), ad esempio, ritengono che aspettative e desideri debbano essere considerati congiuntamente come standard, perché entrambi possono influenzare la soddisfazione. Nel turismo, uno standard rilevante è ad esempio rappresentato dal livello di performance di servizi FRANCESCO CASARIN 115 che, nel turismo, come vedremo, pone specifici problemi. Durante gli anni Novanta il turismo ha rappresentato un fertile campo di applicazione di concetti e modelli di soddisfazione originariamente concepiti in altri settori, prevalentemente per i prodotti (beni) di consumo. Nelle applicazioni effettuate, tuttavia, le ricerche quantitative sulla domanda turistica hanno evitato di integrare le numerose specificità dei business turistici, che rendono il turismo un fenomeno complesso e composito, e che aumentano le difficoltà di misurazione e comprensione della soddisfazione. Parallelamente, l’intensificarsi della competizione ha motivato i gruppi turistici nazionali ed internazionali ad ascoltare con maggiore attenzione il cliente, dotandosi di strumenti di rilevazione e investendo risorse per integrare il concetto di soddisfazione nei sistemi informativi di marketing. Questi sforzi hanno però fornito risultati di validità e attendibilità dubbie; di conseguenza, i dati sulla soddisfazione del turista restano ancora troppo spesso esclusi dai processi decisionali interni delle imprese turistiche. Negli ultimi anni sono apparsi alcuni contributi di critica alle ricerche sulla soddisfazione del turista (Ryan, 1995a; Oh e Parks, 1997; Pizam e Ellis, 1999; Bowen, 2001a; Yüksel e Yüksel, 2001a; Bowen e Clarke, 2002), ma hanno affrontato prevalentemente la problematica tecnico-statistica della misurazione o l’analisi dei fattori psicologici influenzanti la soddisfazione, trascurando di evidenziare la fonte principale dei problemi: la mancata valutazione delle conseguenze delle caratteristiche strutturali che contraddistinguono il fenomeno turistico sui modelli utilizzati. La mobilità spaziale del turista, la mobilità temporale, la frequenza del viaggio turistico, la socializzazione, il costo ed il rischio percepito, l’esclusività del viaggio, la multiculturalità della domanda, la partecipazione del turista alla produzione, la dotazione di informazioni, il modello decisionale, la fase post-prenotazione nel processo d’acquisto e, non meno importante, la natura composita del prodotto turistico, sono tutte caratteristiche che chiedono una risposta dal consumatore, perché creano un contesto specifico, ed è all’interno di questo contesto che la customer satisfaction viene indagata. Alla base del presente contributo vi è la convinzione che esista la necessità di ripensare l’approccio allo studio della soddisfazione nel turismo: se i risultati delle ricerche sulla soddisfazione acquisiranno maggiore credibilità, potranno assumere una posizione più corretta nel processo decisionale delle imprese turistiche. In particolare, il lavoro si pone i seguenti obiettivi: - evidenziare il problema fondamentale aperto: le difficoltà incontrate nelle ricerche quantitative sulla soddisfazione del turista, nella prassi operativa ma anche a livello scientifico, sono originate dalla mancata valutazione delle specificità del comportamento del turista; - individuare quali tecniche alternative di ricerca sembrano potersi adattare più efficacemente alle specificità dei contesti turistici; - delineare alcune indicazioni per coadiuvare le imprese turistiche nello sviluppo di progetti di ricerca e strumenti di rilevazione della soddisfazione più efficaci. abitualmente vissuto nella quotidianità della propria destinazione d’origine. Per una discussione della varietà degli standard si veda Yüksel e Yüksel (2001b, pp. 64-67). 116 LA SODDISFAZIONE DEL TURISTA TRA RICERCHE QUANTITATIVE E QUALITATIVE 2. Le specificità del comportamento del turista e le ricerche sulla soddisfazione: l’anello mancante L’Organisation Mondiale du Tourisme definisce i turisti a fini statistici, assumendo come parametri base la durata, la distanza e lo scopo della visita. Lo studio della soddisfazione si concentra, invece, sulla figura del turista come individuo: presuppone, quindi, una concezione del turismo come forma di comportamento umano, non come un fenomeno descrivibile con la sola manipolazione di parametri spazio-temporali; una concezione non economicostatistica, che resta utile per altri scopi, ma qualitativa del turista. Da un punto di vista concettuale non statistico, il turismo può essere definito come l’insieme dei comportamenti degli individui nello svolgimento di un continuum di attività, motivate da bisogni, connesse alla mobilità territoriale verso destinazioni meno familiari, entro il breve termine (Casarin, 1996, 21). L’essere turista è un ruolo sociale assunto temporaneamente da un individuo, derivante da bisogni ricreativi (relax, riposo, divertimento)/creativi, ed espresso in attività. Riferire il turismo ad un insieme delle attività del consumatore significa riconoscere la centralità della figura del turista nello studio del sistema turistico e, quindi, ammettere la necessità di approfondire la conoscenza di tale figura. Lo svolgimento di queste attività, ad esempio la ricerca di informazioni sulle alternative di prodotto, attesta l’entrata dell’individuo nel ruolo turistico, nelle fasi iniziali del processo d’acquisto e consumo, ben prima della partenza, prima della rilevazione statistica della decisione d’acquisto, ed il temporaneo permanere dell’individuo in questo ruolo anche dopo il ritorno, quando si continua a consumare il prodotto nel comportamento post-acquisto, ad esempio durante le serate conviviali con proiezione di materiale audio-video o quando ci si scambiano via Internet le fotografie digitali della vacanza. La corretta valutazione dello stato di soddisfazione richiede preliminarmente la comprensione dell’insieme di fattori caratterizzanti il ruolo del turista. Si cercherà di mostrare, ora, come da tali caratteristiche del comportamento turistico, con particolare riferimento al processo d’acquisto e consumo, derivino i problemi incontrati dalle ricerche sulla soddisfazione del turista. Le caratteristiche si riferiscono alla domanda turistica; ad esse va aggiunta la natura composita del prodotto turistico, un elemento che contribuisce senz’altro a rendere più complesso il quadro in cui si effettuano le rilevazioni in oggetto. 2.1 La mobilità spaziale La mobilità spaziale è una componente connaturata al turismo, sia esso regionale, nazionale o internazionale, ma deve spingersi al punto di far entrare l’individuo in un ambiente e in una comunità significativamente diversi da quelli abitualmente vissuti (Leiper, 1990, 45). Il viaggio implica una forma di distacco geografico e psicologico, di fuga temporanea da certi ambienti e/o condizioni, seguita dal ritorno alla situazione originaria presso la località di domicilio, ma in FRANCESCO CASARIN 117 condizioni personali psico-fisiche differenti. La distanza tra luogo d’origine e luogo di destinazione turistica determina difficoltà nella realizzazione operativa della ricerca sulla soddisfazione, difficoltà sormontabili solo a costi elevati. Una parte del processo d’acquisto avviene lontano dal luogo di erogazione del servizio, in contesti locali poco noti se non del tutto sconosciuti. Raramente si esplora come questi contesti locali influenzino le aspettative di vacanza. Una conoscenza più approfondita richiederebbe il ricorso a società di ricerche di mercato nei Paesi d’origine dei flussi turistici, il che avviene di rado. La somministrazione del questionario dovrebbe avvenire nel luogo d’origine dopo la vacanza, al fine di rilevare il giudizio del turista nel luogo dove la soddisfazione termina di formarsi e inizia a produrre eventuali effetti, ma ciò appare spesso eccessivamente costoso. Nel caso di vari target turistici, l’utilizzo di Internet non sembra ancora rappresentare una strategia idonea di raccolta dati (ad esempio, per gli anziani5). Nelle indagini postali, il distacco psicologico che accompagna quello spaziale tende a ridurre il tasso di risposta. La somministrazione avviene, così, alla partenza dalla destinazione di vacanza o alla frontiera in uscita (per le indagini a carattere istituzionale pubblico): queste modalità sembrano meno efficienti della somministrazione nel luogo d’origine dopo la vacanza, in quanto il processo di costruzione della soddisfazione non può ancora considerarsi realmente terminato. Il problema si aggrava nel caso di vacanza itinerante che preveda (come normalmente accade) poco tempo per conoscere le singole destinazioni del viaggio. In questa situazione, il giudizio sulle performance della singola destinazione (e delle organizzazioni turistiche lì sperimentate) subisce l’influenza del giudizio sulle destinazioni precedenti; e quanto inferiore è il tempo disponibile, tanto più il giudizio sarà superficiale e basato sulla tappa precedente. Questo particolare aspetto sembra trascurato dalla ricerca, nonostante l’evidente rilevanza. 2.2 La mobilità temporale La mobilità temporale è componente costitutiva del turismo, in quanto il ruolo turistico sussiste in un arco temporale che inizia con la percezione del desiderio di essere lontani dall’ambiente in cui si risiede abitualmente e termina con il completo reinserimento dell’individuo nelle condizioni di vita abituali, quando gli input psicologici e socioculturali del tour vengono assimilati nella routine quotidiana e le attività esperite vengono comunicate e confrontate con quelle di altri soggetti (parenti, amici, colleghi). Riconoscere la natura di processo del viaggio turistico comporta una serie di conseguenze rilevanti per le ricerche sulla soddisfazione. Innanzitutto sorge il problema del periodo nel quale effettuare la rilevazione. Le aspettative iniziali del turista subiscono modifiche e conferme, sono cioè sottoposte 5 La domanda senior rappresenta per il turismo un target importante e crescente. Per una disamina dei rapporti dell’anziano sia con le nuove tecnologie, sia con i prodotti turistici, si rinvia a Casarin (2003). 118 LA SODDISFAZIONE DEL TURISTA TRA RICERCHE QUANTITATIVE E QUALITATIVE ad apprendimento durante il consumo del prodotto. Registrare le aspettative dopo l’arrivo alla destinazione significa consentire la distorsione dei dati a causa dei primi service encounter (Danaher e Mattsson, 1994), quindi perdere il termine di confronto rispetto al quale valutare la performance, perché nel frattempo il turista tende a crearsi nuove aspettative differenti da quelle iniziali. Inoltre è dubbio che il turista intervistato presso la destinazione si ricordi esattamente quali erano le sue aspettative originarie nei confronti del prodotto esperito (Loundsbury e Hoopes, 1985). La duplice misurazione, delle aspettative prima dell’arrivo e della performance dopo la partenza dalla destinazione turistica, è stata talvolta realizzata in studi accademici (ad esempio Pizam e Milman, 1993), ma molto raramente nella prassi aziendale. Un altro problema operativo, derivante dalla percezione della limitatezza del tempo di vacanza, riguarda la condizione di fretta nella quale si trova spesso l’intervistato in partenza, con conseguente rischio di minore attendibilità delle risposte relative alla performance. A seguito del ritmo sincopato dei flussi turistici, la rilevazione deve inoltre essere realizzata in breve tempo. Ciò significa che, nel caso non si raggiunga il campione programmato nel progetto di ricerca, vi sono scarse possibilità di recupero. Inoltre, il tempo limitato può indurre il ricercatore ad inserire sia quesiti sulla soddisfazione sia quesiti sulle intenzioni di riacquisto (utilizzate come variabile proxy della customer retention) nel medesimo questionario (Yüksel e Yüksel, 2001b, 49), con il risultato di sovrastimare la correlazione tra le due variabili. 2.3 La frequenza del viaggio turistico Nonostante la tendenza verso l’effettuazione di vacanze più frequenti e più brevi, per la maggior parte della popolazione il comportamento turistico, inteso come viaggio con pernottamento, si manifesta occasionalmente: raramente più di due/tre volte all’anno. Anche l’acquisto ripetuto della medesima vacanza viene cadenzato in periodi di tempo estesi. A motivo della relativa sporadicità, e dell’elevato coinvolgimento che comporta, l’esperienza turistica tende ad essere “vissuta” in anticipo e, successivamente, ad essere ricordata con una intensità superiore a quella di altri svaghi. La frequenza ridotta può, inoltre, stimolare l’individuo ad affastellare un eccessivo numero di attività diverse nella stessa vacanza, con il risultato di trarre insoddisfazione da esperienze affrettate e/o superficiali. La natura sporadica del viaggio turistico dovrebbe suggerire uno spostamento di focus della ricerca dalla soddisfazione relativa ad una singola transazione (vacanza) all’evoluzione delle aspettative, delle performance e della soddisfazione nel tempo, ovvero agli studi tracking longitudinali di una serie di vacanze. Questi studi consentirebbero di capire più approfonditamente le correlazioni da un lato tra soddisfazione rispetto ai singoli attributi di prodotto e soddisfazione totale, dall’altro tra soddisfazione totale e intenzioni di comportamento (riacquisto, reclami, boucheà-oreille). Tali correlazioni vengono invece perse quando le rilevazioni non hanno carattere di continuità. FRANCESCO CASARIN 119 2.4 La socializzazione Il turista interagisce con addetti appartenenti ai diversi settori turistici, con addetti di altri settori (ad esempio, strutture sanitarie locali), con i residenti presso la destinazione turistica, con altri turisti, e la soddisfazione che trae da queste quattro interazioni è parte significativa della soddisfazione globale dell’esperienza di vacanza. La socializzazione figura tra le principali modalità di conseguimento degli obiettivi di relax e di divertimento, al punto che la mancanza di occasioni di socializzazione può determinare, coeteris paribus, una valutazione complessivamente negativa della propria esperienza turistica. Strutture ricettive come ad esempio villaggi turistici e navi da crociera sono progettate in modo da agevolare gli incontri tra gli ospiti. Il turista, tuttavia, spesso non conosce in anticipo le persone con cui dovrà interagire. Si pensi al viaggio organizzato, che obbliga un gruppo a vivere esperienze comuni lungo un itinerario, o anche soltanto al passaggio aereo, che costringe alla contiguità per ore: il turismo di massa non tiene in particolare considerazione l’eventuale sensibilità degli individui allo status ed ai suoi simboli. Nei gruppi si mescolano soggetti di estrazione sociale e culturale diversa, con abitudini che possono apparire talora strane e criticabili. Appare evidente che l’elevata intensità di socializzazione e di comunicazione interpersonale rappresenta per le aziende turistiche allo stesso tempo un’opportunità da cogliere ed una sfida da gestire. Un’esperienza positiva di socializzazione è importante al punto da poter giungere a spiegare perché talvolta il turista si dichiara soddisfatto anche se le performance degli attributi di prodotto “hard” (vitto, camera, ecc.) risultano inferiori alle aspettative. Nonostante questo ruolo, i quattro suddetti tipi di socializzazione vengono scarsamente considerati nelle rilevazioni sul campo, forse perché, trattandosi di elementi del tutto immateriali, la loro rilevazione sembra difficile quando ci si affida esclusivamente alle indagini quantitative. 2.5 Il costo ed il rischio percepito Lo svago turistico risulta generalmente più costoso rispetto agli altri tipi di svago. Il turista presta perciò maggiore attenzione al valore effettivo del prodotto acquistato ed alla sua effettiva corrispondenza al costo sostenuto. Inoltre l’individuo che desidera acquistare una vacanza deve prendere alcune decisioni complesse, riguardanti quale prodotto comprare, dove e quando comprarlo. Poiché gli esiti di queste decisioni sono spesso incerti, deve affrontare un determinato grado di rischio. Vi sono segmenti di domanda che tendono a percepire un alto livello di rischio in molte situazioni di consumo: questi high-risk perceivers limitano la loro scelta del prodotto turistico ad un ristretto numero di alternative sicure (ad esempio poche destinazioni in Paesi noti e confinanti). Viceversa, i lowrisk perceivers tendono a rischiare una scelta insoddisfacente piuttosto che limitare il numero di alternative tra cui scegliere. Accettazione del rischio ex ante e 120 LA SODDISFAZIONE DEL TURISTA TRA RICERCHE QUANTITATIVE E QUALITATIVE soddisfazione ex post sembrano quindi collegati (Moutinho, 1987, 25): la probabilità del turista di essere soddisfatto dipende in parte dalla sua predisposizione al rischio. Il costo, il rischio, e quindi l’elevato coinvolgimento del turista nella scelta del prodotto turistico hanno anche un effetto sulle aspettative e sui giudizi di performance. Se, in generale, nei servizi si rilevano sistematicamente valori delle aspettative più elevati delle performance (Parasuraman, Zeithaml e Berry, 1991; Parasuraman, Zeithaml e Berry, 1994), nel turismo ciò sembra ancora più probabile, come confermato da numerosi studi (ad esempio Bojanic e Rosen, 1995; Yüksel e Rimmington, 1998). Sembra che il turista si aspetti sempre la massima performance su tutti gli elementi del prodotto, e che sia particolarmente predisposto a seguire la norma sociale “Io mi attendo il massimo”. Entra qui in gioco la valenza psicologica e sociale dell’acquisto di un prodotto turistico. Ma aspettative molto elevate dovrebbero significare sistematica disconfirmation negativa, quindi sistematica insoddisfazione. D’altro lato, l’elevato coinvolgimento rende il cliente sensibile alle forti variazioni di performance e lo stimola ad una valutazione particolarmente attenta dei servizi esperiti. 2.6 L’esclusività In ogni momento dell’anno, solo una parte limitata della popolazione può accedere al turismo più impegnativo, specialmente a quello internazionale. Rispetto al resto della popolazione, quindi, i turisti possono maturare una percezione di esclusività che va ad aumentare il valore attribuito al prodotto turistico. Il prodotto acquistato contribuisce a comunicare la posizione sociale del soggetto nel gruppo e nella società. Quando questa esclusività diventa il fattore motivante principale del viaggio, il significato stesso dell’attività leisure viene travisato; il comportamento dei turisti status-oriented crea spesso problemi, soprattutto al personale incaricato di gestire l’interfaccia aziendale con la clientela. In primo luogo, nelle persone che si accostano alla prima esperienza di acquisto di un prodotto turistico, la percezione di esclusività può talvolta contribuire alla creazione di aspettative irrealistiche, pericolose perché quasi sempre impossibili da soddisfare. Ad esempio, quando nel turista sussiste la convinzione che ad un determinato prezzo della camera d’albergo debbano corrispondere servizi irrealisticamente elevati. I risultati sono irritazione ed insoddisfazione del cliente. In secondo luogo, il desiderio di status spinge il turista a visitare brevemente la destinazione secondo un modello “one brief stay”, senza approfondirne le potenzialità di soddisfazione dei bisogni ricreativi e/o creativi, giusto il tempo per poter affermare “sono stato a …”. E poiché una singola visita è sufficiente a soddisfare i bisogni di stima e status, il turista tende a non tornare nella località visitata. La soddisfazione non produce, in questo caso, le intenzioni di riacquisto desiderate dagli operatori. FRANCESCO CASARIN 121 2.7 La multiculturalità della domanda Numerosi business turistici producono la confluenza nei medesimi impianti (hotel, aerei, villaggi turistici, ecc.) di domanda proveniente da culture anche radicalmente differenti. Il medesimo prodotto turistico può essere fruito da consumatori caratterizzati da valori, tradizioni, abitudini sensibilmente diversi, mentre le possibilità di adattamento personalizzato del prodotto sono limitate. In realtà molti prodotti destinati ad una clientela internazionale presentano standard che sono frutto di mediazione tra esigenze, di origine culturale, nettamente differenti. Si noti, inoltre, che è tipico del turista considerare il comportamento che egli stesso abitualmente assume nel consumo del servizio tra le mura domestiche come uno degli standard di riferimento per valutare il prodotto acquistato. Ad esempio, il turista può confrontare il vitto dell’albergo con le proprie abitudini culinarie, la pulizia della camera con quella del proprio domicilio, le prestazioni dell’auto noleggiata con quelle della propria auto, ecc. Questo significa che il medesimo servizio erogato viene costantemente comparato da turisti di diverse culture con molteplici punti di riferimento profondamente diversi tra loro. La multiculturalità pone, quindi, una serie di problemi alla misurazione della soddisfazione, sia nel caso di impresa single-unit, o multi-unit ma con impianti in un solo Paese, sia per l’impresa plurilocalizzata in più Paesi6. Turisti provenienti da culture diverse possono, infatti, manifestare aspettative diverse nei confronti del medesimo prodotto, assegnare diversa importanza ai fattori, percepire in modo diverso le performance (Pizam ed Ellis, 1999, 335; Turner, Reisinger e McQuilken, 2001, 83). Il rischio è di registrare dati di soddisfazione sensibilmente differenti da cultura a cultura senza che ciò sia imputabile al prodotto, bensì alle modalità di effettuazione della ricerca. Il medesimo progetto di ricerca non può essere proposto in ambienti socio-culturali del tutto dissimili. In tutte le ricerche su turisti di culture diverse, ad esempio, l’interpretazione dei costrutti utilizzati nel questionario può essere differente così come quella della scala di misura; il concetto di indifferenza può non esistere o risultare molto debole presso alcune culture; il modo in cui sono raggruppati e presentati gli argomenti del questionario può influenzare le risposte. Nelle ricerche internazionali delle imprese multi-unit sorgono ulteriori problemi: l’omogeneità tra i campioni utilizzati in Paesi diversi può risultare scarsa per frequenza d’acquisto, motivazione, ecc., minando così l’opportunità del confronto cross-cultural; l’opzione di impiegare più di una scala per limitare il potenziale di distorsione (Schofield 1999, 107) si rivela difficilmente realizzabile a causa dei costi e dei tempi necessari; le difficoltà interpretative aumentano, perché occorre scontare 6 Per una definizione e un’analisi delle diverse forme di offerta turistica, con particolare riferimento ai prodotti alberghieri, si rinvia al contributo di Rispoli e Tamma (1995). Si veda inoltre Vicari (1983). 122 LA SODDISFAZIONE DEL TURISTA TRA RICERCHE QUANTITATIVE E QUALITATIVE le variazioni indesiderate degli standard qualitativi in impianti dislocati in aree geografiche radicalmente differenti tra loro7. 2.8 La partecipazione del turista alla produzione La rilevanza della partecipazione del turista alla produzione e all’erogazione del prodotto tende ad aumentare in molti business turistici (si pensi alle attività nei villaggi turistici, al turismo sportivo, ai business self-service, ecc.). Il contributo può essere attivo o passivo, spontaneo o sollecitato, accettato o forzato. La partecipazione tende a modificare in senso favorevole il quadro psicologico del cliente, la sua autonomia e la sua possibilità di controllare la situazione in cui si trova; inoltre favorisce la produttività dell’azienda, che trasferisce al cliente alcuni compiti altrimenti svolti dal personale di contatto. Una maggiore partecipazione del turista alla produzione del servizio comporta, tuttavia, maggiore difficoltà nel comprendere le correlazioni tra il livello di soddisfazione/insoddisfazione e le intenzioni di comportamento. Come conseguenza di questa partecipazione, infatti, il turista tende ad auto-attribuirsi una parte della responsabilità dell’eventuale insoddisfazione. Ad esempio, il potenziale turista può imputare l’incapacità dell’agente di viaggi nel reperire una combinazione appetibile volo-alloggio al ritardo con cui si è rivolto all’agenzia e alla propria indecisione sul tipo di vacanza da effettuare. Ciò allenta la coerenza tra la soddisfazione/insoddisfazione espressa e le conseguenti intenzioni di comportamento (riacquisto, reclamo, bouche-à-oreille). D’altra parte, appare molto difficile scorporare questa auto-attribuzione dalla valutazione espressa quantitativamente nel questionario8. 2.9 La dotazione di informazioni Il turista, prima della partenza, dispone di un insieme limitato di informazioni relative a componenti tangibili e intangibili del prodotto acquistato. L’ammontare di informazioni è molto ridotto quando l’individuo è alla prima esperienza presso una certa destinazione. Nel turismo è legittimo chiedersi se il deficit informativo iniziale del turista pregiudichi la possibilità di costruire aspettative specifiche prima del viaggio. E’ probabile che le aspettative ex ante siano inerenti ad attributi generici (il comfort della camera), ma che il turista si trovi poi a sperimentare anche una serie di attributi di prodotto non previsti (ad esempio, il funzionamento dei comandi elettronici centralizzati delle dotazioni di una camera d’albergo), rispetto ai quali non aveva 7 8 Infatti, due hotel della medesima catena, ma ubicati in Paesi diversi, difficilmente erogano lo stesso livello di qualità di prodotto. Per un approfondimento sul tema della qualità nel turismo si veda il contributo di Brunetti (1999). Un interessante caso di attribuzione di responsabilità nel contesto aeroportuale è presentato da Folkes et al. (1987). FRANCESCO CASARIN 123 maturato aspettative9. Questo significa che, nel turismo, la capacità della disconfirmation di predire la soddisfazione e il comportamento post-acquisto dovrebbe risultare tendenzialmente inferiore rispetto ad altri business, nei quali invece la dotazione informativa iniziale è meno incompleta. Il turista, come altri consumatori di servizi, manifesta un’intensa attività di ricerca d’informazioni e di valutazione nella fase post-acquisto. Ciò rende applicabile anche al turismo il modello “dissonance-attribution” di risposta alla comunicazione (Ray, 1982), secondo il quale la maggior parte della valutazione viene effettuata durante e dopo il consumo. Durante il consumo il turista sviluppa il suo atteggiamento verso il prodotto e dopo il consumo continua l’apprendimento manifestando particolare attenzione ai messaggi di varia natura che supportano la scelta effettuata. Anche la fase postconsumo costituisce, quindi, un momento cruciale per la determinazione del successo o dell’insuccesso del prodotto. A ciò si aggiunga che la ricerca di informazioni da parte del turista utilizza maggiormente le fonti personali rispetto alle fonti impersonali, perché le prime riescono a comunicare le experience qualities meglio di quanto possano fare televisione e stampa. Come è noto, le fonti personali sono difficilmente controllabili dal produttore. Le informazioni ricevute nella fase di consumo e post-consumo e da fonti personali possono colmare il deficit informativo iniziale ed influenzare il livello finale di soddisfazione del turista. La frequenza del confronto post-experience con altri turisti e la disponibilità del turista ad accogliere informazioni in questa fase fanno sì che nel turismo sia possibile l’imputazione della soddisfazione/insoddisfazione a cause diverse dall’incontro tra aspettative e performance. L’insoddisfazione può comparire anche se nel questionario risulta che la performance del prodotto ha incontrato le aspettative (Yüksel e Yüksel, 2001a, 123): ad esempio, perché il prezzo pagato dall’amico che ha visitato la medesima destinazione ma con un tour operator diverso risulta inferiore. Il noto fenomeno della dissonanza cognitiva, studiato da L. Festinger fin dagli anni Cinquanta, nel turismo appare molto forte. 2.10 Il modello decisionale Il consenso e la negoziazione sono momenti usuali nel processo d’acquisto dei prodotti turistici, in quanto la scelta viene frequentemente fatta da un gruppo (famiglia, amici). Lo stile decisionale riguardante la vacanza vede la forte presenza delle decisioni congiunte, benchè nella coppia i ruoli del marito e della moglie possano differire secondo la singola sotto-decisione (date di viaggio, durata della vacanza, budget, ecc.). Nella valutazione della soddisfazione finale dovrebbero, quindi, entrare anche i giudizi sui benefici per la coppia, non solo quelli per il singolo individuo. 9 Crompton e Love (1995) presentano una interessante lettura di questo fenomeno riferita ad un evento organizzato. 124 LA SODDISFAZIONE DEL TURISTA TRA RICERCHE QUANTITATIVE E QUALITATIVE 2.11 Dalla prenotazione al consumo Nei settori turistici che presentano strutturalmente una domanda superiore all’offerta in periodi speciali del giorno, della settimana, dell’anno (ad esempio l’hôtellerie, le linee aeree, i traghetti), il processo d’acquisto è caratterizzato dalla fase intercorrente tra la prenotazione della vacanza e la partenza. In questa fase l’individuo ha definito le proprie preferenze ed ha operato la scelta finale; è, quindi, a tutti gli effetti un turista e come tale, va analizzato. Come già detto, la condizione del turista in attesa di partenza non è cristallizzata. La sua percezione dell’immagine del prodotto, ad esempio, può cambiare, e con essa le aspettative. Inizia, inoltre, il fenomeno della “dissonanza cognitiva postdecisione”, perché il soggetto può fin d’ora ricevere nuove informazioni, relative a credi in conflitto con i credi originari relativi al prodotto prenotato. Ora le informazioni non sono più funzionali alla decisione di base, bensì da un lato all’esigenza di precisare meglio le aspettative, dall’altro all’esigenza sempre avvertita, benché attenuata dalle fasi precedenti, di ridurre il rischio percepito nel consumo del prodotto. Pertanto non è indifferente misurare le aspettative prima della prenotazione o prima della partenza: è presumibile che le aspettative prima della partenza siano meno distanti da quelle che effettivamente fungono da standard di comparazione con le performance. 2.12 La natura composita del prodotto Il prodotto turistico ha carattere composito, in quanto comprende servizi offerti dalla singola azienda turistica, da altri operatori, dalla Pubblica Amministrazione, e risorse presenti nell’ambiente. Questa natura peculiare del prodotto è evidente quando si considera l’offerta tipica del tour operator, il package comprensivo di trasporto, vitto e alloggio, ma permane sia nell’ipotesi che il turista acquisti il solo soggiorno alberghiero, perché così facendo egli considera necessariamente l’utilizzo di altri servizi pubblici e di attrazioni ambientali, sia nell’ipotesi ancor più semplificata che il turista si rechi con propri mezzi a visitare amici, perché utilizzerebbe comunque infrastrutture pubbliche, ad esempio ferrovie ed autostrade (Casarin, Pastore e Tamma, 1999). In definitiva, l’individuo che desideri compiere una vacanza deve in ogni caso formulare una domanda che comprende una combinazione di servizi, che acquisterà (o utilizzerà, nel caso non si tratti di risorse commerciabili) in unica soluzione o con più operazioni successive durante il viaggio. Il primo problema posto dalla natura composita del prodotto turistico concerne il livello di aggregazione al quale misurare la soddisfazione, perché è evidente che il turista può esprimere aspettative e performance sensibilmente differenti se si riferisce alla vacanza nel suo complesso, alla destinazione, all’alloggio, alla camera. Non solo: al variare del livello di riferimento possono variare i processi di costruzione della soddisfazione, e poco si conosce su tali differenze da livello a livello. La scelta dovrebbe essere guidata in primis dal livello di mercato al quale si FRANCESCO CASARIN 125 svolge la competizione. Tuttavia, anche i rapporti tra i risultati di soddisfazione rilevati ai differenti livelli di mercato forniscono risultati utili al management. E’ sempre interessante, ad esempio, agganciare la soddisfazione registrata dall’hotel alla soddisfazione rilevata da un barometro più generale riguardante la destinazione. Il secondo problema riguarda quali attributi inserire nell’indagine. La varietà di business presenti nel turismo non consente di adottare una scala omogenea. E’ invece probabile che ciascun settore turistico debba utilizzare una scala multi-attributo differente, per riflettere le caratteristiche della propria offerta. Inoltre tra gli studiosi non vi è accordo sul livello di specificità degli attributi da inserire10. Le scale considerano, quindi, attributi diversi e con livello di specificità diverso. Ciò significa che i risultati della soddisfazione espressa in differenti questionari in relazione a differenti componenti (trasporti, alloggio, ristorazione, escursioni) della medesima vacanza non sono comparabili. E tuttavia la défaillance di una sola componente (ad esempio, il trasporto) può compromettere la soddisfazione relativa all’intera vacanza. Il paradosso della soddisfazione nel turismo è che spesso l’impresa turistica si concentra sulla soddisfazione espressa rispetto al proprio prodotto, mentre la soddisfazione della vacanza dipende da aspettative e performance relative a più componenti. Le intenzioni di comportamento dipendono dalla soddisfazione globale, più che dalla soddisfazione particolare. Questo significa che la misurazione della soddisfazione che si limiti al controllo degli elementi hard (camera, piscina, ristorante, ecc.) sui quali si può agire trascura la natura composita della vacanza ed è destinata a produrre risultati fuorvianti. Ad esempio, un elevato livello di soddisfazione nei singoli hotel di una destinazione può indurre la percezione che vi sia poco da fare per migliorare l’offerta ricettiva, mentre invece l’associazione di categoria potrebbe avviare progetti per accrescere la soddisfazione verso la destinazione nel suo complesso, riguardo all’ospitalità della popolazione, alla protezione ambientale, ecc.11 Inserire nella ricerca solo gli attributi del proprio prodotto, e solo quelli su cui si può intervenire, può condurre ad interpretazioni pericolose dei dati sulla soddisfazione. 3. Verso un approccio qualitativo esperienziale Si è finora cercato di mettere in evidenza che la semplice trasposizione a business turistici di metodi concepiti per la rilevazione quantitativa della soddisfazione nei prodotti di largo consumo incontra molteplici problemi, derivanti in primis dalle specificità strutturali del fenomeno turistico. La mancata 10 11 Si confrontino, ad esempio, Barsky (1992) e Callan (1994). Per un’approfondita analisi della complessa tematica del governo delle destinazioni turistiche, si rinvia al testo curato da Franch (2002), ed in particolare ai contributi di Martini (2002) e di Tamma (2002). Si vedano utilmente, inoltre, Pencarelli (2003) e Della Corte (2000). 126 LA SODDISFAZIONE DEL TURISTA TRA RICERCHE QUANTITATIVE E QUALITATIVE considerazione delle caratteristiche strutturali del turismo è all’origine dei problemi incontrati dalle ricerche quantitative finalizzate alla comprensione della soddisfazione del turista. Una conferma dei forti dubbi su validità e attendibilità dei dati sulla soddisfazione abitualmente rilevati nelle prassi aziendali viene da una breve analisi dei più diffusi strumenti operativi di raccolta dei giudizi e delle opinioni dei turisti: la “scheda-clienti”, l’indagine diretta con questionario su campione, la rilevazione dei dati sui reclami, sui complimenti e sui tassi di riacquisto. La cosiddetta “scheda-clienti”, estremamente diffusa, viene normalmente compilata senza l’aiuto di intervistatori e riconsegnata alla partenza dall’hotel, dal ristorante, ecc. Alcuni studi hanno messo in evidenza l’inefficacia di questo strumento (ad es. Barsky e Huxley, 1992; Gilbert e Horsnell, 1998; Shea e Roberts, 1998) che, sebbene di facile somministrazione e non costoso, spesso non considera lo stato motivazionale dei rispondenti, ottiene bassi tassi di risposta (quindi lascia spazio ad errori di natura statistica), fornisce un flusso di dati e informazioni del tutto insufficiente per i fini decisionali del management. Un altro strumento fortemente utilizzato, l’indagine diretta con questionario contenente misure di item somministrati ad un campione di intervistati, manifesta problemi di vario tipo. Sovente gli attributi inseriti nel questionario vengono decisi o influenzati dal ricercatore o dal management, non accolgono le peculiarità di una data organizzazione, provengono da fonti di dati secondari (altri questionari, dépliant, cataloghi, ricerche varie, operatori dei canali distributivi). Questo significa che la lista degli attributi inseriti nel questionario può non essere appropriata, oppure può essere incompleta, o comunque può non riflettere gli adattamenti necessari allo specifico contesto in cui si svolge l’indagine. A ciò si aggiungano le distorsioni determinate dalle scale utilizzate, dal numero dei quesiti e dalla loro successione. In sintesi, in tali questionari sembra di riconoscere un processo di soddisfazione immaginato e costruito dal ricercatore più che il riflesso del processo di soddisfazione vissuto, secondo reazioni e percezioni soggettive, dal turista. Al punto che, talvolta, si ha perfino la sensazione che il vero obiettivo dell’indagine sia semplicemente quello di creare/arricchire il data base aziendale con i dati personali dei rispondenti piuttosto che di conoscere i loro giudizi. Un terzo strumento quantitativo per misurare la soddisfazione è costituito dai dati sui reclami, sui complimenti e sul tasso di riacquisto. Se, da un lato, questo strumento si avvale di un approccio non invasivo, riservato, nei confronti dei clienti, è tuttavia noto che tende a raccogliere le opinioni e i giudizi degli individui più assertivi e/o di quelli che hanno sperimentato picchi di servizio positivi o negativi: la rappresentatività del campione può risultarne, quindi, danneggiata. Le ricerche quantitative restano certamente utili e necessarie per vari scopi istituzionali, nazionali, regionali e comprensoriali12, ma, ai fini dell’analisi della 12 In proposito, si ricorda che dal 1998 la C.C.I.A.A. di Venezia, in collaborazione con il CISET Centro Internazionale di Studi di Economia del Turismo di Ca’ Foscari, ha avviato, per la prima volta in Italia, un’analisi barometrica a livello comprensoriale dei dati sulla soddisfazione del turista rilevati dalla nuova indagine UIC-Doxa alle frontiere. FRANCESCO CASARIN 127 soddisfazione del turista, la progettazione che si avvale del solo approccio quantitativo appare insufficiente13. Una risposta a queste difficoltà può giungere dall’integrazione di tecniche qualitative nei progetti di ricerca perché queste tecniche, se adeguatamente applicate, sono in grado di adattarsi alle caratteristiche strutturali del turismo in modo più efficiente di quanto accada con le tecniche quantitative. Le ricerche qualitative si propongono di esplorare e capire le motivazioni piuttosto che misurare i comportamenti, si avvalgono di un ristretto numero di rispondenti/casi (spesso compresi tra 20 e 50 interviste/casi), la raccolta dei dati segue metodi non strutturati, l’analisi dei dati non è di tipo statistico (ad esempio, l’analisi dei contenuti) e di solito dura circa 1-2 mesi, non offre diagnosi corredate da cifre, ma mira a comprendere i problemi ed a ipotizzare potenziali soluzioni14. Nonostante non siano dotate di rappresentatività statistica come le tecniche quantitative, le tecniche qualitative, in generale, presentano il vantaggio di essere applicabili anche nei casi in cui l’informazione è poco disponibile, difficile da rilevare, complessa da analizzare o di problematica interpretazione (Andreani, 1998; Andreani e Conchon, 2001; Tissier-Desbordes, 1998). Sotto questo profilo, risultano particolarmente idonee per studiare un fenomeno come la soddisfazione nei servizi, che si presenta spesso come il prodotto di un’esperienza olistica caratterizzata da rilevanti componenti emozionali, oltre che cognitive. La riflessione sulla natura del fenomeno turistico suggerisce di intenderlo quale insieme di attività motivate da bisogni creativi/ricreativi15, attività che perciò sostanziano esperienze. La soddisfazione del turista appare, quindi, l’esito di un’esperienza di servizio, un’esperienza cumulativa per propria natura in quanto implicante una serie di decisioni su molteplici componenti del prodotto (Yüksel e Yüksel, 2001b, 68). La fruizione del prodotto turistico è, infatti, leggibile sotto le quattro dimensioni fondamentali di un’esperienza: estetica, formativa, ludica, di evasione (Pine II e Gilmore, 1999, 30; Hetzel, 2002) e tende a combinare fattori soggettivi, emozionali e cognitivi16. Questa connotazione esperienziale suggerisce di enucleare, all’interno dell’insieme delle ricerche qualitative, un sottoinsieme definito “tecniche 13 14 15 16 Una forte dichiarazione in questa direzione, ancorchè riferita in generale agli studi sulla soddisfazione del cliente, viene da Fournier e Mick (1999), che criticano la cristallizzazione degli studi sulla customer satisfaction con metodi quantitativi. Per una disamina più completa delle caratteristiche delle ricerche di mercato quantitative e qualitative si rinvia alla cospicua letteratura specializzata disponibile (ad esempio Barile e Metallo, 2002; Evrard, Pras e Roux, 1993; Malhotra, 1996; Marbach, 1988; Molteni e Troilo, 2003). Cfr. inizio del paragrafo n.2 di questo articolo. Pencarelli e Forlani (2003) propongono un’interessante lettura dell’economia dell’esperienza applicata al turismo e ai distretti turistici, che ben si prestano all’analisi secondo l’approccio sistemico vitale di G.M. Golinelli (2000). Mattiacci (2000, 165-210) presenta il caso di un prodotto turistico, il viaggio-avventura, contraddistinto da esperienze culturali di particolare intensità. 128 LA SODDISFAZIONE DEL TURISTA TRA RICERCHE QUANTITATIVE E QUALITATIVE esperienziali”, che sembra attagliarsi più efficacemente allo studio della soddisfazione nello specifico contesto turistico. Le tecniche esperienziali rappresentano un approccio relativamente recente (Holbrook e Hirschmann, 1982) nell’ambito delle ricerche qualitative, i cui prodromi risalgono invece agli studi di psicologia sociale degli anni Trenta. Costituiscono una metodologia qualitativa ibrida, che associa le tecniche di intervista destrutturata e le tecniche di osservazione etnografica17. Si studiano le esperienze vissute dal consumatore, si osservano le sensazioni di piacere e le fantasie decisionali che intervengono nella scelta del prodotto, si rilevano le reazioni sensoriali indotte dagli stimoli di marketing. Ne risulta un affinamento degli approcci qualitativi tradizionali basati su tecniche proiettive. Le tecniche esperienziali si distinguono dagli approcci proiettivi per la capacità di esplorare i segnali deboli di differenziazione, le strategie relazionali tra produttori e clienti, le politiche di servizio dei produttori nei confronti degli intermediari commerciali e della forza vendita. L’indagine esperienziale si focalizza sulle reazioni immediate dopo l’esperienza, sulle risposte sensoriali, sulle cosiddette “prime impressioni”. Approfondisce il ricordo delle prime percezioni e del coinvolgimento iniziale nel prodotto. Oltre alle motivazioni individuali, analizza anche i simboli, i miti e le tradizioni veicolati dalle marche e le modalità con cui questi consentono di integrarsi socialmente. Considera il significato del prodotto a livello individuale, ma anche i desideri e i sentimenti che conducono a consumare dei simboli. Nel contempo, prende in esame gli specifici contesti in cui si muove il consumatore, gli aspetti culturali degli atti d’acquisto e non si arresta al solo punto di vista individuale (Andreani e Conchon, 2002, 3). Tra i diversi strumenti utilizzabili a disposizione del ricercatore, si ritiene qui opportuno menzionarne alcuni, che presentano un elevato potenziale applicativo agli studi turistici: il racconto di vita, il percorso del processo d’acquisto, la contestualizzazione, l’osservazione partecipante. Il primo si riferisce al racconto in dettaglio, da parte degli intervistati stessi, dei propri comportamenti e dei ragionamenti empirici della vita quotidiana. I partecipanti autorealizzano l’osservazione fotografando, filmando, registrando e inventariando i propri comportamenti; il racconto può avvenire direttamente durante il consumo oppure in modalità differita a partire dal ricordo. Il percorso del processo d’acquisto studia le sequenze-chiave, gli effetti incrociati tra le fasi del processo, gli scambi tra gli attori intervenienti. Seguendo la tecnica degli itinerari (Desjeux, 1998), si osserva l’individuo non solo nel punto vendita, ma anche nella stesura della lista degli acquisti, nella scelta del mezzo di trasporto, nello stoccaggio dei prodotti, nel loro uso effettivo, ecc., rilevando le convenzioni adottate e le modalità di soluzione delle difficoltà incontrate. La tecnica della contestualizzazione, invece, non si limita allo studio del prodotto o della marca, ma allarga la prospettiva di 17 Un’analisi approfondita delle tecniche esperienziali esula dagli obiettivi del presente lavoro. Si rinvia pertanto alla letteratura specializzata (ad esempio Denzin e Lincoln et al., 1994; Holbrook, 1995; Sampson, 1998) e al recente contributo di Andreani e Conchon (2002). FRANCESCO CASARIN 129 rilevazione fino a comprendere tutti i dettagli di una situazione d’acquisto e consumo, quei microfatti all’apparenza insignificanti ma che, in realtà, possono svelare segnali evolutivi allo stato iniziale. L’osservazione partecipante, infine, è uno degli strumenti di maggiore tradizione e di maggiore diffusione negli studi qualitativi. Nel corso della ricerca etnografica, l’osservatore si inserisce nella quotidianità della situazione analizzata, che condivide con gli individui osservati, e può decidere diversi gradi di integrazione, secondo che intenda celare o meno il proprio ruolo. In queste condizioni, egli vede, ascolta, registra informazioni e fatti che verranno poi analizzati. Quale può essere l’apporto delle tecniche esperienziali allo studio della soddisfazione del turista? I contributi nella letteratura scientifica sul turismo risultano finora in numero limitato18; eppure l’applicazione delle tecniche esperienziali può effettivamente contribuire a complementare gli esiti delle ricerche quantitative sulla soddisfazione del turista, almeno per i seguenti motivi: - - - - - 18 19 20 consente di studiare il fenomeno della soddisfazione con un approccio olistico, non solo dal punto di vista dei singoli attributi di prodotto, aggirando così il problema del numero e del tipo di attributi da inserire nella ricerca (problema, come abbiamo visto, spesso semplicemente rimosso dai ricercatori affidandosi a fonti secondarie e a valutazioni del management turistico); permette di rilevare e di valutare il fenomeno dell’auto-attribuzione, da parte del turista, della responsabilità della soddisfazione/insoddisfazione relativa al prodotto consumato19; consente di osservare il fenomeno nella sua completezza temporale, considerando il ruolo turistico dal suo inizio alla conclusione, non soltanto in alcuni istanti dati di rilevazione come accade nelle ricerche quantitative; ciò consente maggiore approfondimento e precisione nella ricostruzione del processo di formazione della soddisfazione; il management turistico è di solito presente nel luogo di erogazione del servizio turistico; nelle ricerche quantitative questa prossimità può comportare una serie di distorsioni sia da parte del manager (che sceglie gli item del questionario), sia da parte dell’intervistato (che trasferisce nelle risposte i suoi rapporti con il manager): le tecniche esperienziali consentono di superare le contaminazioni “da prossimità”, benché occorra porre attenzione ad altri tipi di contaminazione, provenienti soprattutto dal ricercatore stesso e dal suo rapporto con il contesto; consente, inoltre, flessibilità nell’affrontare la problematica derivante dalla mobilità spaziale del turista20; possono essere effettuate rilevazioni in più luoghi, Si vedano ad esempio Arnould e Price,1993; Bowen, 2001b; Foster, 1986; Ladwein, 2002; Ryan, 1995b, mentre un’analisi metodologica dei principali tipi di osservazione etnografica, con applicazione al turismo, è proposta da Seaton (2002). Si veda inoltre Simonicca (1997). Cfr. il paragrafo n. 2.8 di questo articolo. Cfr. il paragrafo n. 2.1 di questo articolo. 130 LA SODDISFAZIONE DEL TURISTA TRA RICERCHE QUANTITATIVE E QUALITATIVE seguendo l’intera vacanza del turista anche se itinerante, oppure si possono anche abbinare più tecniche in modo da coprire sia la destinazione d’origine del turista, sia la destinazione di transito, sia la destinazione di vacanza. A partire dalle precedenti considerazioni, è infine possibile proporre alcune riflessioni sull’applicabilità degli strumenti di ricerca esperienziale citati (senza dimenticare che non si tratta certo di una lista esaustiva) ai diversi business turistici. Ci si può, cioè, chiedere se esistano business turistici più idonei di altri all’utilizzo delle tecniche esperienziali per la rilevazione della soddisfazione. Il potenziale applicativo delle tecniche esperienziali dipende da una serie di fattori, tra cui: la durata dell’erogazione del servizio turistico, l’“embeddedness” del cliente, la varietà dei service encounter prevedibili, la complessità del processo d’acquisto, il grado di accettazione dell’osservatore nel gruppo turistico, la stabilità (in termini di ricambio) della popolazione indagata durante l’osservazione, il timing di realizzazione della ricerca, la facilità di registrare i dati. Valutando la presenza di questi fattori nei prodotti turistici, il soggiorno in un villaggio turistico o la crociera, ad esempio, sembrano prestare contesti idonei all’osservazione partecipante, più di un viaggio aereo. Il tour organizzato itinerante presenta normalmente processi d’acquisto più complessi rispetto alla prenotazione di un viaggio aereo o di una camera d’albergo; perciò si presta meglio a tecniche di racconto di vita e di osservazione partecipante “in campo chiuso” (ad esempio, in coach o in yacht), perché l’osservatore può essere facilmente accettato come membro del gruppo senza svelare il proprio ruolo e perché il gruppo di popolazione osservato resta stabile e mantiene il ruolo turistico durante l’intera vacanza. Il soggiorno (non breve) in hotel, la vacanza itinerante e la crociera sono prodotti turistici ideali per l’applicazione di queste tecniche, principalmente a motivo della durata dell’erogazione del servizio e della “embeddedness” del cliente. Il viaggio aereo di breve durata e la visita museale, invece, non offrono l’opportunità di osservazioni ripetute sulla medesima popolazione, quindi si riduce la possibilità di triangolazioni di dati. In generale, i prodotti turistici di breve durata offrono minori possibilità alle ricerche esperienziali, che necessitano di tempo per la raccolta degli elementi d’analisi. La tecnica della contestualizzazione, infine, così come il percorso del processo d’acquisto, può essere utilmente applicata al turista nelle fasi precedenti alla prenotazione, ad esempio nel contesto dell’agenzia di viaggi. Conclusioni Una semplice trasposizione al turismo dei metodi quantitativi concepiti per la misura della soddisfazione riguardo i prodotti di largo consumo presenta molteplici difficoltà, determinate in primis dalle specificità strutturali del fenomeno turistico. La validità e la credibilità dei dati quantitativi sulla soddisfazione abitualmente raccolti dalle imprese turistiche sembrano fortemente dubbie. Si avverte, quindi, la necessità di sviluppare nuove vie per approfondire lo studio della soddisfazione del FRANCESCO CASARIN 131 turista e per coadiuvare le imprese nella formulazione di progetti e di strumenti di rilevazione più efficaci. In questa direzione, il lavoro di ricerca può tenere presenti alcune indicazioni: - - - - - l’affiancamento di tecniche di ricerca qualitativa esperienziale agli abituali strumenti quantitativi; queste tecniche possono aggirare molti dei problemi metodologici derivanti dalle specificità strutturali del contesto turistico; l’integrazione di approcci di ricerca qualitativi e quantitativi può produrre analisi più complete del processo di costruzione della soddisfazione (quando e come nasce, si sviluppa, si completa, ecc.) e garantire verifiche di triangolazione21 dei dati; l’utilizzo di tecniche esperienziali diverse secondo le caratteristiche dei diversi business turistici; ad esempio, la tecnica dell’osservazione etnografica diretta può risultare particolarmente adatta nel caso di pacchetti turistici itineranti, mentre il viaggio aereo può tollerare tecniche di misurazione più tradizionali; lo studio delle politiche di gestione delle aspettative, che possono influenzare la soddisfazione finale del turista (ad esempio quando nelle prime fasi del processo d’acquisto sono presenti aspettative irrealistiche); l’esigenza di dare continuità alle rilevazioni, al fine di sfruttare tutte le potenzialità degli studi longitudinali, e di indagare a fondo l’evoluzione della soddisfazione e le sue conseguenze. 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