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“Non dimentico quel giorno” - Diocesi di Sulmona
Anno VII n.11 Novembre - Dicembre 2014 Editoriale “Poste Italiane S.P.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 2° e 3°, Roma aut. n.160/2008” Padre Angelo Vescovo Grazie Vita e formazione permanente del clero Il messaggio dei Vescovi ai presbiteri. Assisi, 13 novembre 2014 a tutte le Famiglie S i è da poco concluso il Sinodo dei Vescovi sul tema “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto della nuova evangelizzazione”. I Vescovi, riuniti attorno a Papa Francesco, hanno dato testimonianza a tutti dell’amore preferenziale della Chiesa per la famiglia. Essi iniziano sia il Messaggio che la Relazione conclusiva, rivolgendo il loro pensiero “a tutte le famiglie dei diversi continenti e in particolare a quelle che seguono Cristo Via, Verità e Vita”. Verso queste ultime, formate da battezzati, i Pastori della Chiesa così si esprimono: “manifestiamo la nostra ammirazione e gratitudine per la testimonianza quotidiana che offrite a noi e al mondo con la vostra fedeltà, la vostra fede, speranza e amore”. Desidero unirmi alla voce di Papa Francesco e del Sinodo ed esprimere stima e sostegno alle tante famiglie della nostra Diocesi di Sulmona-Valva che danno testimonianza di un amore fedele e aperto alla vita. Esse sono un esempio da indicare ai giovani che hanno bisogno di ideali grandi per la loro esistenza. La Chiesa ha ricevuto dal suo Signore il “Vangelo della famiglia” e desidera farlo risuonare anche in questo tempo perché “è gioia che riempie il cuore e la vita intera”. I primi annunciatori sono proprio i coniugi e le famiglie cristiane perché “senza la loro testimonianza l’annunzio, anche se corretto, rischia di essere incompreso o di affogare nel mare di parole che caratterizza la nostra società” (Relatio Synodi, 2.30.31). Anche nella nostra Diocesi abbiamo splendide famiglie cristiane che hanno fondato il loro amore sulla grazia del sacramento e, confidando in Dio, si conservano indissolubilmente fedeli e aperte a generare nuove creature. Esse sono un Vangelo vivente che diffonde la speranza che è possibile superare la diffusa fragilità affettiva e maturare la forza di donarsi reciprocamente per tutta la vita (Relatio Synodi, 10). Queste famiglie ci impegneremo ad amare e a sostenere in ogni modo perché sono, da tutti i punti di vista, un patrimonio per la Chiesa e per tutta la società. Tante famiglie continuano a lottare contro una pesante precarietà economica e lavorativa. Grazie alla loro forza di coesione e di solidarietà esse stanno dando a tutta la società un decisivo contributo per reggere in questa prolungata crisi. I fattori di ordine economico esercitano un peso talvolta determinante contribuendo al forte calo della natalità che indebolisce il tessuto sociale, compromette il rapporto tra generazioni e rende incerto lo sguardo sul futuro. È sotto gli occhi di tutti quanto la denatalità sia una delle più preoccupanti emergenze anche dei nostri territori. Per questi motivi le esigenze delle famiglie dovrebbero essere collocate tra i primi posti dell’agenda dei nostri amministratori nei quali vorremmo vedere maggiore convinzione nel promuovere politiche più incisive a favore della famiglia. Tante famiglie che portano le “ferite aperte ” dalle lacerazioni di violenza, chiusura e divisione, sono al centro della nostra preghiera con una attenzione quotidiana. Il Natale, ormai vicino, ci invita a guardare alla Famiglia di Nazaret, per avere fiducia e speranza perché ogni famiglia accolga il Signore Gesù, portatore di pace e di salvezza. Grazie Famiglie, auguri di Buon Natale e Buon Anno Nuovo! C arissimi presbiteri delle Chiese d’Italia, vogliamo chiudere la nostra Assemblea Generale con un messaggio di saluto per voi tutti. È per dirvi grazie e per condividere parole di augurio e propositi di impegno. segue a pag. 3 “Non dimentico quel giorno” S enza enfasi, quella vissuta il 23 ottobre scorso, in Vaticano, è stata una giornata storica, di grande gioia e di viva emozione, che resterà negli annali della Diocesi di Sulmona-Valva, nel cuore del vescovo Angelo Spina, dei sacerdoti che lo hanno accompagnato e dei cantori della cappella Pamfiliana, che a tu per tu, in udienza privata, hanno incontrato il papa emerito Benedetto XVI. Sono stati i cantori stessi, attraverso il loro maestro Alessandro Sabatini, a lanciare l’idea di un’udienza privata al papa emerito, per ricordare e rinnovare, questa volta a più stretto contatto, l’incontro con papa Ratzinger. Lo stesso pontefice che quattro anni fa, il 4 luglio del 2010, onorò la città e la diocesi di Sulmona con la sua visita, in occasione del giubileo dedicato a Celestino V. Appena arrivati a Roma, nel primo pomeriggio, all’ombra del maestoso colonnato del Bernini, in piazza San Pietro, il vescovo, accompagnato dai sacerdoti, don Maurizio Nannarone, vicario, don Luigi Ferrari e don Carmine Caione ed i cantori hanno sostato a lungo. Occasione propizia per allenare l’ugola prima dell’atteso incontro nel monastero Mater Ecclesiae, residen- za del papa emerito. Subito, a decine, turisti e pellegrini si sono avvicinati. Hanno ascoltato stupiti e compiaciuti le note dei brani eseguiti. Si sono fermati, chiedendo una foto accanto ai cantori e al vescovo. Primi assaggi di emozione, davanti alla basilica di san Pietro. Poi per ingannare il tempo dell’attesa una rapida visita ai negozi di souvenir e articoli religiosi, da riportare a casa e donare. Il clima di ansia per l’avvenimento imminente si è avvertito ancor di più quando guidati da monsignor Spina i cantori si sono mossi verso il cancello d’ingresso alla Città del Vaticano. segue a pag. 2 2 L’appuntamento era fissato alle 17. Ma già da un pezzo tutti erano pronti ad entrare nel cuore della cristianità. Passi spediti, con il cuore già trepidante, la piccola comitiva attraversa cortili e strade di Città del Vaticano, tra la cupola di S. Pietro che su tutto spicca e i palazzi apostolici, il palazzo del governatore, i monumenti e poi distese di verde. Luoghi incantevoli, ammirati con crescenti emozioni. Passo passo, seguendo un agente della gendarmeria, il gruppo procede celere, inoltrandosi, mano a mano, tra curiosità e reminiscenze di immagini spesso viste in tv o in fotografie, lungo le vie dello Stato più piccolo del mondo ma centro universale. Ognuno in cuor suo, guardando e fotografando luoghi che sono storia, pensa con ansia al momento che sarà davanti al Papa emerito, il pontefice che ha visitato la nostra terra, che ci ha sorpreso con le sue dimissioni, che resta un grande Papa, un teologo raffinato, un pastore eccelso, nella storia della Chiesa. Il vescovo Spina di tanto in tanto rammenta il significato e il valore di quanto è davanti agli occhi di tutti. Non c’è luogo, monumento, palazzo che non sia un simbolo da comprendere per arricchire la conoscenza personale di uomini e fatti della storia della Chiesa. Un cielo appena solcato dalle nubi sovrasta i giardini vaticani e al cammino della comitiva sulmonese fa sempre compagnia la cupola della basilica petrina. Finalmente, quasi affiorando dal verde dei giardini, ecco il cancello dell’istituto e monastero diventato da poco più di un anno residenza del Papa emerito. Il primo ad accogliere il vescovo, i sacerdoti e i cantori è monsignor Georg Ganswein, il segretario particolare di papa Ratzinger. Onori di casa fatti con il sorriso di una cordialità immediata, che dà subito un tono familiare alla visita degli ospiti. Monsignor Georg dispone le sedie per il Papa, annunciando che a momenti scenderà nel piccolo cortile e per il vescovo. Intanto anche il fratello del Papa, l’altro monsignor Georg, che già fu ospite di Sulmona, nell’imminenza della visita pontificia, arriva in giardino, ormai impossibilitato a camminare. Ed ecco aprirsi il piccolo portone della residenza pontificia ed apparire Papa Benedetto. Una grande emozione che per tanti diventa anche commozione. “Santità siamo lieti ed emozionati di rivederla, trascorsi quattro anni dalla memorabile giornata vissuta quattro anni fa a Sulmona” saluta monsignor Spina. Il Papa segue ogni parola, ogni movimento, ogni persona con lenti cenni del viso, sorridente, con occhi vivi. Terminato il saluto del vescovo è il momento del coro della cappella pamfiliana. Il maestro Sabatini, dopo aver salutato il pontefice, è pronto a dirigere il primo brano, il “Sicut cervus” di Pierluigi da Palestrina. Seguiranno il “Cantate Domino” composto dal maestro Alessandro Sabatini, in occasione della visita del papa a Sulmona ed infine l’antifona, per solo coro maschile, “Da pacem Domine”. Il Papa, il fratello, monsignor Georg e il resto dei presenti ascol- “Non dimentico quel giorno” - continua da pag. 1 Novembre - Dicembre 2014 tano con grande attenzione. Papa Ratzinger ed il fratello hanno dimestichezza con il pentagramma e il Papa è peraltro buon pianista. Le note della cappella Pamfiliana penetrano dolcemente il silenzio del piccolo cortile e salgono lentamente verso il cielo, toccando quasi quei luoghi, uno ad uno e incedendo come una preghiera ed una lode al Signore, per quel momento unico. Il Papa ascolta, annuisce, applaude l’esibizione. Il “Cantate Domino” è però il brano a cui il maestro e il coro tengono di più perchè resta nel ricordo della giornata sulmonese di papa Benedetto. Musica e parole di quel giorno radioso tornano ad echeggiare adesso, in luoghi carichi di suggestione, come rinnovata gratitudine di quel dono prezioso che il Pontefice fece alla Città e alla Diocesi di Sulmona-Valva. Ma un ringraziamento sgorga anche dalle labbra e dal cuore del Papa emerito per questa visita. Benedetto ricorda con gioia la giornata vissuta a Sulmona. “Non dimentico quel giorno” dice ravvivando l’emozione degli ospiti. Un ricordo accompagnato, sottolinea il Papa, dalla costante preghiera per la diocesi di Sulmona e per quelle difficoltà, che come ricorda il vescovo Spina, attraversano un territorio trafitto da una crisi sempre più grave, segnata dal bisogno urgente di lavoro e dal disagio quotidiano vissuto in tante fami- LA CORALE PAMPHILIANA DAL PAPA EMERITO BENEDETTO XVI Claudia Pronio G iovedì 23 ottobre 2014 è stata una giornata nella quale ho vissuto un’esplosione di emozioni attraverso le quali ho percepito tutta la grandezza della Fede nelle sue varie sfaccettature: la spiritualità, l’amicizia, la bellezza, l’arte, la coralità nel senso più alto del termine. Cantare in piazza San Pietro di fronte alla maestosità della basilica petrina, al centro dell’abbraccio del colonnato del Bernini, sebbene fosse solo una prova di riscaldamento delle voci, è stata una fusione di espressioni artistiche: l’armonia architettonica, frutto dell’alto ingegno di personaggi del calibro di Michelangelo, Maderno e Bernini, trovava la sua unione con l’eufonia delle nostre voci che davano vita al “ Sicut cervus “ di Palestrina. L’incontro con il Papa emerito Benedetto XVI nella meravigliosa cornice dei giardini vaticani è stata un’esperienza che travalica ogni comune sentimento: mai avrei immaginato che la Provvidenza mi riservasse un’emozione così grande. L’onore di esibirci davanti a lui e a suo fratello Mons. Georg, magistralmente diretti dal maestro Alessandro Sabatini, l’inaspettata opportunità di potergli stringere la mano dataci dal Prefetto della casa pontificia Mons. Georg, la possibilità di avere con il Papa un seppur breve dialogo per ringraziarlo dei suoi preziosi e profondi insegnamenti saranno attimi che rimarranno indelebili nella mia memoria e nel mio cuore. Quando Papa Benedetto ha stretto la mia mano trattenendola tra le sue, è stata solo la paterna vicinanza del nostro Vescovo Mons. Angelo Spina a riportarmi alla consapevolezza della realtà. Concluso l’incontro con il glie. Al Pontefice vengono presentati doni. Sono i frutti di questa terra, generosa di risorse e di uomini e donne capaci di valorizzarle. Sono genuini formaggi della Valle del Sagittario, come il gregoriano, che non è irriverente accostamento al canto liturgico ma nome dato ad un formaggio dal suo produttore di Scanno, Gregorio Rotolo. E poi il Pan dell’orso, il tipico parrozzo coperto di cioccolato, prodotto nello stesso centro lacustre. Il vescovo ricorda al Papa che nel suo stemma pontificio figura proprio l’orso, un motivo in più per tenere nella mente e nel cuore la nostra diocesi. Ed infine ecco i confetti sulmonesi. E’ l’occasione per una battuta....una scorpacciata di quei confetti avrebbe segnato il destino del poeta Giacomo Leopardi. Al vescovo il Pontefice risponde assicurando allora che non ne mangerà tanti.. da morire. Il tempo breve ma intenso corre. E’ il momento dei saluti. Uno ad uno Benedetto, in spirito di squisita e paterna ospitalità, saluta gli ospiti. Prima i sacerdoti, poi i cantori. Ad ognuno riserva una parola, una stretta di mano, un abbraccio. Il papa, come un anziano padre premuroso, domanda, incoraggia, sorride, congeda tutti con la sua benedizione. E la benedizione finale del Papa emerito al piccolo drappello sulmonese conclude la visita. E’ il tramonto pieno di luce di una giornata che resterà nel cuore di tutti, insieme alla gratitudine al papa emerito per l’accoglienza ricevuta e per un momento, unico e irripetibile, vissuto. Pian piano vescovo, sacerdoti e coro riscendono verso piazza san Pietro, ancora commossi dell’avvenimento vissuto. Si torna a casa con un ricco bagaglio di gioia, di emozioni da raccontare, di immagini e ricordi da custodire nel profondo, per sempre, di un incontro irripetibile, che in tutti ha irradiato letizia. Papa emerito, noi componenti del coro insieme al nostro Vescovo, agli stimati sacerdoti e al direttore dell’ ufficio delle comunicazioni sociali che ci hanno accompagnato, abbiamo trascorso il resto del pomeriggio immersi nella bellezza dei giardini vaticani con animo gioioso uniti dall’esperienza appena condivisa. Ennesima inestimabile sorpresa è stata il poter cantare davanti a Mons. Giuseppe Liberto, direttore della Cappella Musicale Pontificia Sistina fino al 2010 in una piazza San Pietro illuminata solo dalle luci artificiali perché ormai sera. Essendo entrata a far parte della Corale Pamphiliana da circa un mese e mezzo, non avrei mai osato pensare che questa esperienza potesse darmi emozioni così intense. Non manchino perciò i miei più sinceri e sentiti ringraziamenti innanzitutto a sua eccellenza Mons. Angelo Spina, senza il quale non avremmo potuto vivere questi momenti, e al Maestro Alessandro Sabatini che con decisione e grande rispetto mi ha permesso di poter cantare davanti a un eccellente pubblico insieme a meravigliosi coristi che mi hanno accolto con amicizia. 3 SulmonaValva Diocesi Il messaggio dei Vescovi ai presbiteri - continua da pag. 1 Ci rivolgiamo a tutti: preti diocesani e religiosi, preti di ogni età, preti italiani e originari di altri paesi presenti nelle nostre Chiese. Un saluto particolarmente affettuoso e un segno di speciale attenzione vogliamo che giunga ai preti che sono malati e anziani e ai preti che attraversano momenti di particolare tribolazione. L’Assemblea Generale dei Vescovi italiani ha affrontato come tema principale quello della vita e della formazione permanente del clero. Ci siamo confrontati sui diversi aspetti del tema con tale interesse e coinvolgimento che il tempo non è bastato per ascoltare tutti coloro che desideravano intervenire. È un segno di quanto ci stiano a cuore la vita e il ministero dei presbiteri e di quanto siamo determinati a porre mano all’impresa di ripensare la formazione permanente fino a farne un capitolo di quella riforma della Chiesa che Papa Francesco richiama con insistenza e che non si può fare senza un nostro rinnovamento. In questo tempo la missione della Chiesa e la vita delle comunità cristiane devono affrontare delle sfide che per molti aspetti ricadono sui preti, ne rendono particolarmente gravoso il ministero: quanta ammirazione e gratitudine vi dobbiamo per quello che fate! Ma insieme dobbiamo prenderci cura del ministero del prete perché le fatiche e le prove non spengano la gioia, non stanchino lo slancio missionario, non offuschino la lucidità del discernimento, non impediscano l’intensità della preghiera e la disponibilità a quell’incontro con le persone che arricchisce tutti, consola, rende sapienti, se è vissuto secondo lo Spirito di Dio. Insieme! La formazione dei ministri ordinati e la riforma della loro vita sono il compito di tutta la comunità cristiana, sono responsabilità del vescovo e di tutto il presbiterio. Insieme! Il cammino che ci aspetta non può che essere compiuto insieme, in un presbiterio che diventa luogo di paternità e fraternità, di discernimento e di accompagnamento. Siamo infatti persuasi che il fattore determinante del rinnovamento della vita del clero è l’assunzione dell’appartenenza al presbiterio come determinazione essenziale della nostra identità sacerdotale. Insieme, in quella comunione che il sacramento costituisce tra noi, vogliamo intravedere e percorrere i sentieri che lo Spirito di Dio ci suggerisce per essere pastori secondo il cuore di Cristo. L’amore di Cristo per noi e di noi per il Signore e la sua Chiesa, è il principio della nostra vocazione e ci riempie di trepidazione nel nostro ministero: noi, vescovi e preti, portiamo volentieri il peso del nostro servizio, ma sentiamo anche il timore di diventare un peso per le nostre comunità a motivo delle nostre inadeguatezze e dei nostri peccati. L’amore, cioè il desiderio di servire sempre meglio il Signore che ci ha chiamati e le persone che amiamo, ci convince ad essere umili, attenti e disponibili per la conversione. Nessuna proposta formativa e nessuna forma di accompagnamento possono produrre un qualche frutto se non cresce in noi la persuasione di aver bisogno di essere aiutati, corretti, istruiti, formati. Invochiamo per tutti la benedizione del Signore, perché in ogni giorno della nostra vita, tutta vissuta in questo ministero che continua a suscitare in noi stupore e trepidazione per la nostra inadeguatezza, risplenda la gloria di Dio: nella gioia invincibile della qualità cristiana della vita, nella intensità di una fraternità praticata e riconoscibile, nella condivisione del vissuto della nostra gente che ci vuole bene, ci aiuta, molto ci dona e molto si aspetta da noi. E possano la nostra gioia e il nostro cammino di santificazione convincere molti che vale la pena di servire il Signore facendo il prete oggi nelle nostre Chiese. Con l’augurio più affettuoso, la perseverante preghiera reciproca, il saluto più cordiale. I Vescovi Italiani Papa Francesco al Parlamento Europeo Giuseppe Fuggetta “È giunta l’ora di costruire l’Europa che ruota non intorno all’economia ma intorno alla sacralità della persona umana”. La dignità della persona umana, sempre da rispettare, è stata la parola chiave del primo discorso che Papa Francesco ha pronunciato davanti al Parlamento Europeo, a Strasburgo, nella giornata del 24 novembre scorso. Un discorso tradotto in un accorato appello su tante persone che affollano quelle che il pontefice ama definire le “periferie” del mondo. Il Papa ha imperniato tutto il suo intervento sulla difesa della dignità e sacralità della persona. “Quale dignità può mai avere un uomo o una donna fatto oggetto di ogni genere di discriminazione? Quale dignità potrà mai trovare una persona che non ha il cibo o il minimo essenziale per vivere e, peggio ancora, il lavoro che lo unge di dignità?”. Queste le domande che il Papa ha rivolto agli europarlamentari per ricordare le condizioni di grave disagio nelle quali tanti uomini e donne sono ancor oggi costretti a vivere, subendole spesso in silenzio e nell’indifferenza di tanti. Il Papa ha voluto riportare ancora in luce il dramma di chi subisce discriminazioni per il colore della pelle, la nazionalità o la fede religiosa, tra cui tanti cristiani perseguitati. E ancora il dramma di chi è condannato a soffrire la fame. E la drammatica condizione, sempre più allarmante in Europa, di chi non ha un lavoro o vive di lavoro precario. Parole toccanti che hanno suscitato l’applauso unanime dell’emiciclo di Strasburgo. In un momento di confusione e disorientamento le parole di Papa Francesco sembra abbiano indicato le vere emergenze di cui chi regge le sorti delle nazioni deve ritenere priorità assolute nell’impegno istituzionale e politico di ogni giorno. Né il pontefice ha dimenticato la condizione di solitudine che sempre più spesso affligge gli anziani “spesso abbandonati al loro destino”. Ma il Papa non ha mancato di ricordare la solitudine e lo smarrimento colto “nei giovani privi di punti di riferimento e di opportunità per il futuro”, come pure solitudine si avverte “nei numerosi poveri che popolano le nostre città, negli occhi smarriti dei migranti che sono venuti qui in cerca di un futuro migliore”. Il Papa ha ribadito con forza che “è necessario affrontare insieme la questione migratoria. Non si può tollerare che il Mar Mediterraneo diventi un grande cimitero”. Nuovi stili di vita, come cambiare il mondo e non esserne cambiati Francesca Fusco U na riflessione sugli stili di vita nuovi è stata suggerita da Alice Consolaro, membro della commissione diocesana Nuovi stili di vita. L’incontro è stato promosso il 25 ottobre scorso, nell’ambito del mese missionario, nella parrocchia di Cristo Re. Alice ha offerto interessanti spunti di riflessione sul modo in cui oggi viviamo la nostra vita e sul modo in cui invece potremmo viverla; sulle potenzialità che abbiamo per effettivo cambiamento nelle nostre relazioni con le cose, con le persone, con la natura e col mondo. Ma perché si è reso necessario parlare di nuovi stili di vita? E di nuovi stili di vita come cristiani? È la nostra evoluzione che ce lo impone ed è la natura stessa che ce lo chiede; è un’esigenza etica che ha a che fare con il senso del bene comune e che quindi riguarda e coinvolge tutti gli uomini, cristiani e non. Come cristiani però, oltre all’approccio etico, noi abbiamo anche una visione di fede. Il filo conduttore di questo discorso è la sobrietà, o meglio il recupero di essa come valore fondamentale. Sobrietà rispetto alle cose: nel mangiare, nel vestire, nel modo di spendere; in questo senso sobrietà è non sprecare nulla, consumare solo il necessario, rispettare la natura come dono di Dio e cercare di scardinare la visione utilitaristica della terra, che la considera solo un oggetto e una merce. Sobrietà rispetto alle persone: è vivere ogni legame in maniera autentica, rispettando la libertà dell’altro, non tradire la fiducia di nessuno e soprattutto non scendere a compromessi per rincorrere il successo personale. Sobrietà è liberazione, è scoprire, anzi riscoprire quello che davvero conta nella vita. I nuovi stili di vita non possono però fermarsi alla nostra sfera privata: bisogna partire dal basso, cioè dal livello personale, e cercare di raggiungere una dimensione comunitaria, per arrivare infine ad un livello istituzionale per cambiare le strutture sociopolitiche, economiche e finanziarie e i loro obiettivi. Naturalmente per raggiungere questo risultato è necessaria una formazione su diversi livelli: c’è bisogno innanzitutto di un lavoro su noi stessi che ci renda consapevoli delle nostre potenzialità; un impegno coerente nella realtà in cui viviamo, condotto sempre con spirito di servizio, qualunque sia il nostro ambiente (scuola, lavoro, famiglia...); la capacità di uno sguardo sul mondo, cioè imparare a guardare al mondo come la casa comune della grande famiglia umana. In sostanza non facciamoci cambiare dal mondo, ma cambiamo noi il mondo! In proposito San Paolo stesso ci ricorda di non adeguarci “alla mentalità di questo mondo”, per essere lievito di cambiamento costante e di conversione dei cuori. 4 Novembre - Dicembre 2014 Studenti consapevoli oggi, cittadini del domani Daniele Manias L ’alternanza scuola lavoro, l’orientamento, la sicurezza degli edifici scolastici, il rapporto tra le famiglie e la scuola sono stati gli argomenti al centro del dibattito nell’aula del liceo scientifico di Sulmona, venerdì 14 novembre . I ragazzi della nostra città hanno dimostrato, in questa occasione di confronto, cosa significhi in concreto vivere in comunione in uno stesso contesto, mettendo in evidenza che uniti si vince! divisi si è solo deboli!. Infatti i due poli cittadini, quello umanistico e quello scientifico-tecnologico, sono scesi in campo in questo bel momento di condivisione per esprimere le proprie opinioni sul documento emanato dal ministero dal titolo: “La Buona Scuola”. Il dibattito e la riflessione degli studenti si sono concentrati su temi importanti per il nostro territorio e per il suo sviluppo. Ampio il numero dei relatori con la presenza, del Dott. Massimo Di Paolo, le rappresentanze dei docenti ,dei genitori e degli studenti. «Una giornata bellissima, dove i due poli si sono stretti le mani per la prima volta, in modo concreto e utile» è stato il commento di uno dei relatori, Mario Puglielli, che ha messo in evidenza come sia stata superata la divisione esistente tra le due realtà scolastiche. «Questo evidenzia come sia veramente importante costruire insieme il nostro futuro» ha continuato il giovane studente universitario «mettendo in disparte i continui campanilismi che fruttificano in questa nostro territorio , per diventare una società nuova che rilanci il nostro paese». Molta soddisfazione è stata espressa an- INCONTRI DI FORMAZIONE ASSOCIAZIONE Maria Chiara Carrozza MEDICI CATTOLICI Q ual è il rapporto tra il medico e il paziente? In che modo un medico si approccia alla cura della malattia? Questi argomenti sono stati al centro di tre incontri formativi organizzati nel corso dell’anno Un tweet da Dio “Allora disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete».” Gv 21,6 #GenerazioneNet È l’alba. I pescatori tornano verso riva, a mani vuote. Sono stanchi, come chi ha faticato, e delusi, come chi ha lavorato invano. Sono arrabbiati, frustrati. Forse parlano tra loro di quando il mare era più ricco, forse si lamentano dei cambiamenti climatici; forse non parlano per niente. Guardano a riva, con solo la voglia di tornarsene a casa e ficcarsi a letto per dimenticare una nottataccia. Poi un uomo, uno sconosciuto, li invita a tornare di nuovo al largo, dove non andrebbero mai di loro iniziativa. Addirittura propone loro di gettare la rete dalla parte destra, che è più scomoda per issare le reti. Non mi spiego perché, ma i pescatori lo ascoltano, gli danno retta. Fanno ciò che non hanno mai fatto prima: pensano di giorno, dopo una nottata andata male, dal lato destro. E’ una follia. E pescano. Pescano tanto da dover chiamare altri in aiuto. Perché la follia è pensare che le cose possano cambiare, continuando a far sempre le stesse cose. 2014 dall’associazione laicale dei Medici Cattolici di Sulmona –Valva, presente nella nostra diocesi da oltre vent’anni. Ogni incontro è stato organizzato tenendo conto da un lato della formazione religiosa, di cui si è occupato l’assistente dell’associazione Don Egidio Berardi e dall’ altro dell’aspetto prettamente scientifico, affidato di volta in volta a medici più impegnati nel determinato settore. Nella prima tavola rotonda, tenutasi il 27 marzo, il cui tema era “La malattia: significato cristiano e origini; trattamento del dolore”, mentre l’assistente dell’associazione ha fornito spunti di riflessione sul rapporto tra Dio e l’uomo e la concezione del male in tutte le sue forme: fisico –psichica( malattia), morale(peccato) e spirituale(il distacco da Dio Padre), la dott.ssa Serena Puglielli, dopo aver rapidamente ricordato i meccanismi fisiopatologici del dolore, ha passato in rassegna i più importanti protocolli terapeutici in uso. Infine ha sottolineato le necessità di dare sempre una risposta efficace al dolore del paziente stimolando un’ interessante discussione fra i presenti. Nel secondo incontro del 29 maggio, il tema è stato: “ Cristo e la malattia: cure palliative e accanimento terapeutico”. Don Egidio ha ricordato i vari interventi di Gesù riportati nel Vangelo, ponendo dunque l’ac- che dagli organizzatori, i rappresentanti degli studenti del polo scientifico – tecnologico , che molto hanno lavorato per la realizzazione di questo evento e per la ricucitura del rapporto di amicizia con i compagni del polo umanistico. «Da qui si riparte! » ha sottolineato Antonio Menchinelli, uno dei rappresentanti, «per portare a termine, insieme, le battaglie per la riapertura dei due istituti della nostra città , il De Nino-Morandi e il liceo Ovidio». La giornata si è chiusa poi con il verdetto della giuria scolastica, che ha razionalizzato le proposte emerse dal dibattito che sono state inserite sul sito del ministero. cento sulla Sua continua attenzione nei confronti dei sofferenti. Il dott. Giancarlo Cipriani, ha ribadito con fermezza nel suo intervento la necessità di eseguire le cure palliative con la giusta attenzione scientifica, in quanto rappresentano l’aspetto più importante nei casi in cui la malattia principale non sia più “curabile”¸ ha poi sottolineato come il limite tra accanimento terapeutico e negazione della terapia necessaria appaia molto labile e insieme ai partecipanti si è convenuto di affrontare l’argomento ancora in seguito. “Il compito del medico nella malattia: disabilità e riabilitazione” questo il tema dell’ultimo incontro tenutosi lo scorso 30 ottobre. Come negli appuntamenti precedenti, c’è stata un’introduzione di Don Egidio che, partendo dall’eloquente frase finale del brano biblico del Buon Samaritano, «Và e anche tu fa lo stesso», ha proposto numerosi spunti di riflessione. La seconda parte dell’incontro è stata curata dal dott. Raffaele Luigi Carrozza che ha sottolineato il rapporto tra la disabilità e la necessità di riabilitazione, ricordando come quest’ultima debba riguardare la cura dell’intera persona e del nucleo familiare e non soltanto l’intervento più propriamente terapeutico; si è in seguito discusso dei nuovi protocolli regionali sulla riabilitazione. Al termine dell’ incontro, il presidente dell’associazione Medici Cattolici di Sulmona-Valva , il dr. Luca Pupillo, nel ringraziare tutti gli intervenuti, ha annunciato che a breve saranno rese note le date e i temi della prossima serie di incontri. GENERAZIONE NEET? NO, NET! I sociologi li chiamano Neet, con un acronimo inglese che sta per Not (engaged) in Education, Employment or Training. Sono i giovani (ma non solo i giovani) che non studiano, non lavorano, non cercano occupazione, non sono impegnati in tirocinio o servizio civile. Nell’ambito delle nostre comunità parrocchiali potrebbero essere quelli che non vengono a messa, che non vanno più a catechismo, che non frequentano i gruppi laicali, che non conoscono il parroco, che non sono interessati a ciò che viene proposto. Sono quelli per i quali ci vengono in mente solo i “non sono…”. Eppure qualcuno non ci sta. Qualcuno rivendica il proprio essere e il proprio voler esserci, al di là delle etichette sociali, dei titoli di studio ancora da acquisire, della professionalità ancora inespressa. Qualcuno, tra questi giovani, mostra il desiderio di non essere scivoloso alla vita ma di imparare a cogliere al volo le opportunità. Con questo spirito è nata GENERAZIONE NET. Le animatrici del Progetto Policoro, Alice e Patrizia, insieme a Don Domenico Villani, parroco della parrocchia di San Panfilo Vescovo, e a don Carmine Caione, della parrocchia Maria SS. Ausiliatrice, si sono chiesti come intercettare i giovanissimi del dopo cresima delle due parrocchie per offrire loro uno spazio di incontro, amicizia e confronto. Un punto di riferimento dove provare a scoprire “chi sono io e chi sei Tu, o Signore”, come pregava San Francesco. Net sta per “rete”: non solo perché i ragazzi che ne fanno parte sono esperti di internet ma anche perché vogliono esprimere la volontà di “fare rete”, di aggregarsi facendo gruppo, e di acchiappare la vita per portare a casa qualcosa di buono per sé, da spendere negli ambiti della propria quotidianità. I ragazzi stessi hanno ideato l’acronimo Noi Emozioniamo Tutti: e al di là dell’apparente banalità delle parole scelte, è significativo quel voler partire da un noi, tutto da costruire, per arrivare a tutti, attraverso le emozioni, che sono il canale prioritario degli adolescenti. Durante l’incontro si gioca, ci si conosce, si riflette assieme, magari partendo da un segno. Soprattutto si osservano i ragazzi, si cerca di ascoltare loro, perché il gruppo diventi ciò di cui hanno bisogno e desiderio. Prima della cena in condivisione, si conclude sempre con un Tweet da Dio. Su Twitter, come ci insegnano i ragazzi, chiunque può scrivere e raggiungere contemporaneamente tutti i follower, i “seguaci”. Così, nella nostra metafora, Dio ci manda ogni volta un messaggio; poi sta a noi decidere se seguirlo, se condividerlo, se commentarlo. Note tecniche: Ci si incontra ogni 2 settimane, il mercoledì, a partire dalle ore 19.00, una volta negli spazi della parrocchia di S.Panfilo, la successiva in quelli di Maria SS.ma Ausiliatrice. Si conclude sempre con la cena, dove ognuno portaqualcosa da condividere. La partecipazione è gratuita. Per partecipare o saperne di più contatta Alice o Patrizia (Progetto Policoro diocesano) oppure i parroci Don Domenico e Don Carmine. 5 SulmonaValva Diocesi Iniziative Caritas La Caritas diocesana incontra le parrocchie Orsatti Francesca Avvento-Natale 2015 Orsatti Francesca Caritas diocesana, nell’incontro svolto a Castel di L a Caritas diocesana dedicherà quest’anno pastorale alla visita personale nelle parrocchie, nel desiderio di conoscere e toccare con mano le diverse realtà del territorio della diocesi. Una formazione dinamica, dunque, fatta di prossimità e di sostegno individuale alle singole comunità che ogni giorno si misurano con le difficoltà e con le gioie di spendere il proprio servizio verso gli ultimi. E’ questo l’orientamento emerso tra sacerdoti e collaboratori della Sangro, l’11 novembre scorso. Don Palmiero Amatangelo, direttore della Caritas diocesana, ha fornito alcune nozioni fondamentali sul metodo ascoltare, osservare, discernere ribadendo l’assoluta necessità di avere un centro di ascolto in cui accogliere le persone, ascoltarle ed accompagnarle in un percorso che promuova la dignità individuale. È stata illustrata la metodologia del consiglio d’amministrazione diocesano, la scheda per gli accolti ed il programma Ospoweb. Si è parlato, inoltre, del nuovo fondo europeo FEAD che integrerà, per l’anno 2015, gli aiuti alimentari AGEA e della colletta alimentare diocesana del prossimo 28 febbraio, sollecitando i parroci ad individuare collaboratori interessati e motivati che possano avviare un progetto Caritas nelle proprie comunità. L’incontro si è chiuso con un fruttuoso scambio di opinioni e con la condivisione di alcuni casi che hanno interessato la zona, promuovendo la necessità di un lavoro di rete più attento ed accurato. TUTTO DA SCOPRIRE! Antonella Di Fonso “T utto da scoprire”: con questo slogan si sono ritrovati domenica 9 novembre numerosi ragazzi dell’ACR, Azione Cattolica Ragazzi, ospitati presso i locali della parrocchia di Maria SS.ma della Libera a Pratola. L’occasione era quella della ormai consolidata Festa del Ciao, appuntamento ormai consueto per l’Azione Cattolica diocesana che ogni anno, in autunno, organizza questo evento rivolto ai più piccoli. Un allegro gruppo formato da più di cento persone, ragazzi ed educatori provenienti da diverse parrocchie della diocesi di Sulmona-Valva - da Sulmona San Giovanni da Capestrano, Santa Maria della Tomba, San Francesco della Scarpa, Sant’Agata, San Francesco di Paola; da Bussi San Biagio; da Pratola Santa Maria della Libera, da Popoli San Lorenzo e Santa Maria della Pace; da Ofena San Nicola di Bari – si è incontrato nello spirito della condivisione e della consapevolezza di far parte di una Chiesa unita e viva. La giornata è stata ambientata in un laboratorio scientifico dove i ragazzi hanno dovuto scoprire una formula misteriosa che permettesse allo scienziato Mr. Fogg di realizzare il suo esperimento: e il segreto di questa formula è accogliere con amore tutto il coraggio della fede e incamminarsi sulla strada di Gesù, seguendo il racconto del brano del Vangelo di Matteo in cui Gesù, camminando sulle acque, ci invita a non avere paura. La celebrazione eucaristica è stata condivisa insieme a tutta la comunità parrocchiale di Pratola Peligna che ha accolto i ragazzi e gli educatori ACR con grande vicinanza ed entusiasmo, realizzando un momento conviviale a base di castagne appena arrostite al termine della giornata. Come una famiglia, l’Azione Cattolica è vicina ad ognuno dei suoi membri, grandi e piccini, vicini e lontani, nel segno della festa, della condivisione e della bellezza della scoperta. Il Consiglio pastorale prepara la Diocesi al convegno di Firenze L a Diocesi di Sulmona-Valva porterà le sue esperienze sul tema del convegno nazionale di Firenze, in programma l’anno prossimo, sul tema: “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. L’argomento è stato al centro della discussione nel Consiglio pastorale diocesano, riunito nei locali del Centro pastorale. In vista del convegno nazionale intanto la Chiesa d’Abruzzo e Molise terrà un suo convegno nel mese di febbraio 2015, a Montesilvano. Intanto la Chiesa diocesana dovrà tenere un suo convegno, con tema da decidere, per settembre dell’anno prossimo. Tutte occasioni e opportunità importanti per la Chiesa che vuole aprirsi sempre più alla società, accogliendo l’esortazione di Papa Francesco ad essere “Chiesa in uscita”, che va incontro ad una società sempre più attraversata da problemi e travagli e sempre più bisognosa di ritrovare la strada del- la fede, del dialogo e di valori oggi spesso trascurati. In apertura di riunione il vescovo Angelo Spina, che ha presieduto i lavori del Consiglio pastorale, ha fatto il punto sul recente Sinodo straordinario dedicato alla famiglia. “La famiglia deve ritrovare il fondamento della fede, per vivere in serenità e coltivare veri valori – ha sottolineato monsignor Spina – spesso oggi il rapporto di coppia e il matrimonio nascono e vivono più di emozioni che di convinzioni e tutto questo porta al fallimento della coppia, alla nascita di nuove relazioni e di nuovi matrimoni, provocati dall’annullamento di valori, dall’individualismo e dall’isolamento”. La riunione si è conclusa con un breve esame sullo stato dei diversi uffici pastorali della Diocesi di Sulmona-Valva. L a Caritas diocesana ha realizzato quest’anno un calendario in distribuzione in tutte le parrocchie. L’iniziativa ha lo scopo di stimolare la riflessione della comunità civile ed ecclesiale attorno al tema della carità, troppo spesso abusata e distorta. Ogni mese si compone di un’immagine tratta dalle diverse opere messe in campo dalla nostra Caritas nel corso degli ultimi sei anni; in basso una riflessione estrapolata dai documenti pastorali dedicati appunto alla carità che possono servire alla riflessione personale e comunitaria. Il ricavato sarà destinato alle singole Caritas parrocchiali per fronteggiare le emergenze e i bisogni dei suoi accolti. La Caritas parrocchiale è l’organismo pastorale istituito per animare la parrocchia, con l’obiettivo di aiutare tutti a vivere la testimonianza, non solo come fatto privato, ma come esperienza comunitaria, costitutiva della Chiesa. L’idea stessa di Caritas parrocchiale esige, pertanto, una parrocchia “comunità di fede, preghiera e amore”. La testimonianza comunitaria della carità è dunque, insieme, la meta da raggiungere e il mezzo, o almeno uno dei mezzi, per costruire la comunione. Un esercizio da praticare costantemente. Ricordo di Don Antonio Berluti U n grande sacerdote, un pastore affabile, gioviale, paterno, sempre attento ad ogni necessità della sua comunità parrocchiale e sempre sensibile ai bisogni di ogni singolo parrocchiano e di ogni famiglia. Così a dieci anni dall’improvvisa scomparsa la sera del 25 ottobre scorso è stato ricordato don Antonio Berluti, parroco di S.Maria ad Nives. Una santa messa solenne è stata celebrata nella chiesa di S.Francesco della Scarpa da don Gilberto Uscategui, suo successore. “La partecipazione commossa e consistente della comunità parrocchiale attesta con chiarezza la grande figura di don Antonio, che ho avuto onore e piacere di conoscere – ha detto nell’omelia don Gilberto – è grazie al suo operato pastorale, alla sua parola ed al suo esempio che tanti oggi sono legati alla parrocchia e al servizio della Chiesa e dei fratelli”. In una lettera le comunità parrocchiali di S.Maria ad Nives e di S.Pietro hanno ricordato che “don Antonio è stato un prezioso dono di Dio”. Per i suoi parrocchiani di sempre “don Antonio c’era anche quando non ce ne rendevamo conto, quando non faceva domande o ne faceva troppe, quando silenziosamente trovava soluzioni ai problemi irrisolvibili, come un padre per i suoi figli”. Tanti i ricordi in quella serata. “La sua pacatezza e gentilezza nell’esporre le proprie idee, il suo nascondersi dietro un giornale osservando tutto con attenzione, i suoi sorrisi interrogativi, gli sguardi eloquenti, le passeggiate serali lungo i vicoli della parrocchia, la disponibilità con tutti ed il senso pratico, in ogni circostanza” così lo ha descritto una giovane parrocchiana che come tutti gli altri conserva nel fondo del cuore l’immagine di un sacerdote che vive ancora nella memoria indelebile di chi lo ha conosciuto e amato. 6 Novembre - Dicembre 2014 Festa degli Anniversari di Matrimonio D omenica 26 ottobre, durante la celebrazione Eucaristica delle ore 11.00, si è tenuta nella parrocchia di San Francesco di Paola, una vera e propria “Festa del matrimonio”. Sono ormai 22 anni che coppie di sposi, che celebrano nel corso dell’anno i loro 25esimi, 50esimi, 60esimi e anche 65esimi anniversari di matrimonio, partecipano numerose a questa festa comunitaria. Anche quest’anno, in molti sono stati accolti con gioia dal parroco, padre Cherubino, che durante la celebrazione, ha posto l’accento sull’importanza della famiglia cristiana come nucleo centrale della Chiesa tutta, esempio di amore, comunione, tolleranza, disponibilità e ascolto. La famiglia, ha poi proseguito il parroco, è fondamentale anche e soprattutto nella situazione di difficoltà e trasformazione sociale contemporanea. Dopo l’omelia, le coppie di sposi hanno rinnovato le promesse matrimoniali in una breve ma intensa cerimonia di benedizione degli anelli nuziali. Al termine della celebrazione, tutte le coppie hanno ricevuto in dono dal parroco un’icona rappresentante la Sacra Famiglia e la gioia della giornata è stata immortalata con alcune foto ricordo. “Sicuramente un’emozione grande comprendere l’importanza del traguardo raggiunto e dopo 25 anni rinnovare le promesse matrimoniali con una consapevolezza diversa, più matura e razionale” queste le sensazioni di Luigi e Annamaria, una delle coppie presenti. “Sono stati senza dubbio momenti forti durante i quali è stato possibile sperimentare la grande unità parrocchiale, che andrebbe vissuta maggiormente grazie a questa rete di famiglie. È stata un’opportunità importante per poter riflettere sul percorso fatto in 25 anni, sui progetti, sui traguardi raggiunti ma anche sulle difficoltà incontrate, dunque un’occasione per ringraziare il Signore che ci ha sempre dato la forza di superare tutto insieme. Una festa per ribadire come la famiglia sia centrale e sia speranza di vita per il futuro!” sono queste le impressioni di Paolo e Paola, un’altra coppia che ha partecipato all’evento. “L’iniziativa è nata con l’intento di permettere a tutte le coppie di sposi presenti in parrocchia, di condividere con la comunità la gioia di questo traguar- Maria Chiara Carrozza do importante della loro vita insieme e di anno in anno assistiamo con piacere ad una risposta sempre maggiore!” così la signora Annamaria, da molti anni impegnata nell’organizzazione dell’evento insieme a molti altri parrocchiani, ci racconta come tutto è iniziato. Una festa, dunque che permette di ringraziare il Signore per il dono dell’amore e della famiglia, testimoniando la bellezza e l’importanza del matrimonio cristiano, dinanzi a tutta la comunità parrocchiale, pronta a condividere questa felicità. Particolarmente emozionante è stato vedere una coppia che festeggiava il 65° anno di matrimonio, a testimonianza di un amore che non diminuisce ma aumenta negli anni! Esercizi spirituali del clero in Sicilia O spiti della Casa di spiritualità delle Suore di Maria Ausiliatrice a Messina, un gruppo di sacerdoti della diocesi di Sulmona-Valva, con il vescovo Spina e sacerdoti della diocesi di Isernia-Venafro con il vescovo Cibotti e un gruppo di sacerdoti della diocesi di Campobasso-Bojano, hanno vissuto gli esercizi spirituali. Il raccoglimento, l’ascolto intenso della Parola di Dio, le meditazioni dettate dal sacerdote salesiano don Raimondo Frattallone, i momenti di preghiera hanno permesso a tutti di interrogarsi sulla propria identità’ e fare una seria revisione di vita per essere sempre più conformi al Signore Gesù. Le due tematiche proposte dal predicatore: L’ identità sacerdotale alla luce di Maria, Madre di Cristo e della Chiesa e il presbitero esperto del divino hanno dato l’imput alla riflessione. La prima giornata e stata arricchita dalla visita al santuario mariano della Madonna nera a Tindari dove il gruppo ha celebrato l’Eucaristia e ha pregato la Vergine Maria per i sacerdoti e per le vocazioni. Gli esercizi continuano con la preghiera nel cuore: Ti ho cercato, o Signore della vita, e tu mi hai fatto il dono di trovarti: te voglio amare mio Dio. Le giornate degli esercizi spirituali trascorrono velocemente. Tanti i momenti dedicati alla preghie- ra comunitaria e all’ascolto della Parola di Dio. Nel santuario della Madonna delle Lacrime a Siracusa, i presbiteri, con i vescovi, hanno celebrato il sacramento della riconciliazione e pregato con queste parole: “Ti commuova, o Signore, l’umile e fiduciosa confessione dei tuoi figli, la tua mano guarisca le loro ferite, li sollevi e li salvi”. Dopo la preghiera al santuario della Madonna delle lacrime i sacerdoti sono stati accol- ti dal Vescovo Salvatore Pappalardo nell’episcopio. Hanno visitato la cattedrale e la cappella di S. Lucia, ascoltando la meditazione nella cappella del seminario sul tema: il sacerdozio nel ministero della Chiesa. La giornata si è conclusa con la S. Messa nella bellissima cattedrale.Il quarto giorno degli esercizi spirituali ci ha portati a Catania per riflettere sul martirio di S. Agata. L’Arcivescovo Salvatore Gristina ci ha accolti in episcopio parlandoci della sua diocesi e condividendo un momento di preghiera. Nel pomeriggio e’ stata dettata la meditazione su “ L’Eucaristia, fonte della vita spirituale per il sacerdote”. Se il servizio della Parola e’ elemento fondamentale del ministero presbiterale, il cuore e il centro vitale di esso è costituito senza dubbio, dall’Eucaristia, in cui Gesù Cristo e’ presente, e’ vivo. Grazie a te, o amico degli uomini, o Maestro, o Pane della vita, o Salvatore. Scriveva S. Massimiliano Kolbe: Ricevi l’Eucaristia con le disposizioni di Maria. Ricevi Gesù nella S. Comunione e accogli tutto dalle Sue mani, con l’umile disposizione della Vergine Maria al momento dell’annunciazione: “Eccomi sono la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua parola”. 7 SulmonaValva Diocesi Momenti di grazia e di gioia quelli della Visita Pastorale di Mons. Angelo Spina nelle parrocchie di Anversa D al giorno 28 Ottobre al 1 Novembre, mons. Angelo Spina ha dedicato tutto se stesso alle piccole comunità affidate alla cura di don Oliviero Tullio Liberatore. Il primo impatto di cui il vescovo ha conservato indelebile il piacevole ricordo è stato quello con gli operatori della Riserva Naturale, i quali -con competenzahanno immerso il nostro pastore in uno dei doni più belli che Dio abbia potuto fare ad Anversa e a Castrovalva: la natura. Interpretandone scientificamente il linguaggio, gli amici della riserva, hanno dischiuso ai nostri occhi e ai nostri cuori la bellezza di Cristo, il cui volto, Dio Padre guardava mentre dava forma al mondo e all’uomo. Profondo e commovente l’incontro con i malati attraverso le cui lacrime abbiamo ancora una volta appreso il valore dell’essere per gli altri e della sofferenza come luogo abitato da Dio. I giorni successivi, caratterizzati dall’incontro con il Sindaco e l’amministrazione comunale, la comunità “Il Castello”, la caserma dei carabinieri, hanno immerso il vescovo nella realtà del paese portandolo a condividerne le problematiche, le speranze ma anche la stima per il luminoso esempio di dedizione totale da parte delle istituzioni “in” e “per” realtà così piccole. La preghiera dei Salmi, la catechesi sul Credo, la Celebrazione Eucaristica quotidiana, l’incontro e la riflessione sul mistero delle morte e la speranza della risurrezione presso il Cimitero e l’incontro con i fedeli l’ultimo giorno- in cui il vescovo ha dato ascolto e risposta alle aspettative dei parrocchiani - non hanno tradito quanto la visita pastorale si era prefissata: far entrare il pastore nel cuore del gregge e il gregge nel cuore del pastore. “Ci manca”: queste le parole che don Oliviero ha raccolto i giorni successivi la visita dalle labbra dei parrocchiani; nulla di più sincero e vero per incarnare l’intensità con cui il gregge ha accolto e ha vissuto con il suo pastore, la cui visibilità si è data nei doni della mitria e del pastorale. Visita pastorale a Barrea D al 6 al 9 di novembre il Vescovo si è recato in visita pastorale a Barrea. L’accoglienza è stata serena e gioiosa da parte delle tante persone, del Sindaco e del parroco don Ghislain che ha esposto, con un discorso articolato, come la comunità vive la vita cristiana. Gli incontri si sono succeduti uno dopo l’altro permettendo alle persone di ascoltare le catechesi, celebrare i sacramenti e vivere gli incontri. Significativo quello con gli alunni delle scuole che hanno posto tante domande sul senso della vita, su degli Abruzzi e di Castrovalva come nasce una vocazione al sacerdozio, sul come costruire la pace in n mondo lacerato. Il vescovo ha fatto visita agli ammalati nelle loro case e sostato a lungo nella Casa anziani della parrocchia, fiore all’occhiello di civiltà e di carità. In un tempo in cui la società scarta gli anziani, la parrocchia se ne fa carico e li accoglie, li ospita in una casa funzionale in un clima di famiglia, per dare sostegno materiale e spirituale. Nell’incontro serale, in dialogo con le famiglie, sono emerse domande sul valore che ricopre oggi la famiglia, sul tema della fede, su come educare le nuove generazioni alla vita spirituale e come affrontare la sofferenza quando bussa alla porta della propria vita. I barreani hanno vissuto intensamente la visita pastorale che ha avuto le tante sfaccettature sia dal punto di vista civile che religioso. Il paese aperto al turismo, soffre per la mancanza di lavoro, ha detto il sindaco nella sede del Comune, anche se il numero degli abitanti si mantiene stazionario, avanza l’invecchiamento, ma abbiamo speranza. L’incontro con le persone è stato a trecento sessanta gradi: ragazzi, giovani, famiglie, ammalati, confraternite, consigli parrocchiali, ecc. Concludendo la visita il vescovo, che ha tenuto le catechesi centrate sul Credo, ha dato questa immagine: “Barrea si specchia sul lago ed è circondata dalle montagne. Sia così la vostra fede forte e radicata come questi monti e come il lago riflette il cielo sereno, così la vostra vita sia riflesso della fede. Il legame profondo con la parola di Dio, con i sacramenti, con il pastore della diocesi, hanno mostrato ancora una volta la bellezza del volto della Chiesa. Una visita pastorale che rimarrà scritta nei cuori di tutti coloro che l’hanno vissuta. La Comunità Parrocchiale di Barrea 8 Novembre - Dicembre 2014 Don Vittorio D’Orazio ha festeggiato i 100 anni Incontro annuale dei Cooperatori salesiani della Provincia Adriatica L I o scorso 20 novembre don Vittorio D’Orazio ha festeggiato il suo centesimo compleanno e la comunità parrocchiale di San Panfilo ha voluto riunirsi attorno a lui per lodare il Signore col cuore pieno di affetto e riconoscenza. Molte persone gremivano la Cattedrale, tanti sono tornati da vari posti d’Italia (Roma, Pisa, Bari) per rivedere e fare gli auguri al parroco che ha celebrato le loro nozze, la Prima comunione o che è stato il punto di riferimento della loro giovinezza. Visibilmente commosso, nell’omelia don Vittorio ha ringraziato anzitutto il Signore per il dono della vita e del sacerdozio e parafrasando il Vangelo ha dato lode allo Spirito Santo che come agli apostoli nel cenacolo, gli ha donato la forza della missione «vincendo la paura che spesso umanamente blocca ogni iniziativa ridimensionandola e mostrandone sempre i lati negativi». Il Vescovo, presente alla celebrazione insieme al parroco e ad altri sacerdoti del presbiterio diocesano, ha ringraziato don Vittorio per il bel momento celebrativo e comunitario donando la pergamena con la benedizione apostolica di Papa Francesco. La Comunità parrocchiale insieme al Borgo San Panfilo e a molti altri estimatori, hanno fatto dono a don Vittorio, di una stampa ottocentesca della Sacra Famiglia, «per ricordare a don Vittorio che per tutti noi è uno di famiglia e perché la Vergine Maria, San Giuseppe e il Bambin Gesù, veglino sempre su di Lui», «caro don Vittorio – ha continuato il parroco – questa è casa tua e la tua presenza ci riempie di gioia». Terminata la celebrazione Eucaristica, la festa è continuata nei locali del borgo San Panfilo in un clima di fraternità e allegria, con la presenza del Sindaco, del Vescovo e di tanti amici. Anche l’Arciconfraternita della Santissima Trinità ha voluto stringersi attorno a don Vittorio per fargli sentire tutto l’affetto e la riconoscenza per il suo lungo servizio all’Arciconfraternita e fargli i calorosi auguri per i 100 anni con una solenne celebrazione eucaristica. Il Presbiterio diocesano, nella giornata di ritiro del 2 dicembre ha festeggiato don Vittorio con un momento intenso di preghiera. Il Vescovo gli ha consegnato l’Onorificenza di Cappellano di Sua Santità. Sono seguiti gli effetti pirotecnici, con il canto e una grande torta. Il Vescovo a nome di tutti, facendo gli auguri ha ricordato il salmo 89: “ Signore, insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore”, augurando a don Vittorio a nome del Presbiterio e di tutta la Diocesi “Ad multos annos”. l vescovo Angelo Spina, nel pomeriggio di domenica 16 novembre, ha portato il suo saluto all’incontro annuale dei Cooperatori salesiani della Provincia Adriatica, riuniti nei locali dell’Oratorio salesiano della chiesa parrocchiale di Cristo Re. Il vescovo rivolto ai cooperatori li ha esortati ad offrire sempre una valida testimonianza cristiana, facendo proprio e valorizzando il carisma di San Giovanni Bosco. Nella mattinata il convegno si è caratteriz- zato per le relazioni di don Giuseppe Buccellato, responsabile nazionale dei Cooperatori salesiani e Renato Cursi, coordinatore nazionale del Movimento giovanile salesiano. Tema dell’incontro annuale è stato “Dalla storia alla realtà”. L’incontro, al quale hanno partecipato circa centocinquanta cooperatori provenienti da Abruzzo, Marche e Umbria, si è concluso con la celebrazione eucaristica nella chiesa di Cristo Re. Prima giornata di formazione liturgico musicale Benedetta a Pratola Peligna l’edicola della “Madonna del sorriso” D ove i bambini hanno uno spazio per giocare e le persone si incontrano, in un’area attrezzata, a Pratola Peligna, è stata realizzata una artistica edicola che accoglie la statua in legno della “Madonna del sorriso”, che il vescovo ha benedetto dopo un momento di preghiera, con la partecipazione del parroco P. Renato Frappi e di P. Agostino. Durante la riflessione il vescovo ha detto: “Sono lieto di essere qui con voi, per benedire questa artistica statua in legno della Beata Vergine Maria, che voi chiamate Madonna del sorriso, e che io dico, Madonna che ci libera dalla tristezza. Vederla collocata qui dove la comunità si incontra, dove i bambini vengono a giocare, è segno di serenità e protezione per tutti. La Vergine celeste ci guarda, ci guida, ci protegge come la più tenera delle madri. Come sarebbe bello, in futuro, poter dire “Pratola città di Maria”, visto che qui c’è il santuario, una devozione viva e sentita dal popolo…Ringrazio il parroco, P. Renato, i padri Maristi, tutti voi per questo momento così significativo e invoco su di voi la benedizione”. La celebrazione solenne presieduta dal vescovo Angelo Spina, nella Cattedrale di San Panfilo, ha concluso la prima giornata di formazione liturgico musicale, tenuta domenica 16 novembre nella sala convegni del centro pastorale diocesano. La musica nella liturgia è da sempre momento essenziale nella santa messa e in altri riti della chiesa. E nella musica, come nella liturgia, nulla è affidato al caso ma tutto ha il suo posto e il suo significato. La musica è completamento essenziale delle parole che il sacerdote e l’assemblea pronun- ciano durante il rito della santa messa. Sul valore della musica nella liturgia e sull’evoluzione del rapporto musicaliturgia nella storia della chiesa cattolica è intervenuto monsignor Vincenzo De Gregorio, consulente della musica liturgica della conferenza episcopale italiana. Ad aprire la giornata è stato don Carmine Caione, sul tema il ministero del canto nella liturgia. A seguire il maestro Alessandro Sabatini, direttore dell’ufficio di Musica Sacra della diocesi, sulla vocalità liturgica. 9 SulmonaValva Diocesi Solenne rito della dedicazione del nuovo altare a Secinaro C on una solenne celebrazione è stato consacrato il nuovo altare della chiesa di Secinaro. Presente il parroco P. Carmine Castiglione, don Luigi e tanta gente. Durante l’omelia il vescovo ha spiegato il significato dell’altare nella liturgia e sottolineato i punti della preghiera di consacrazione. “E ora ti preghiamo umilmente, Signore, avvolgi della tua santità questo altare eretto nella casa della tua Chiesa, perché sia dedicato a te per sempre come ara del sacrificio di Cristo e mensa del suo convito, che redime e nutre il suo popolo… Sia il centro della nostra lode e del comune rendimento di grazie, finché nella patria eterna ti offriremo esultanti il sacrificio della lode perenne con Cristo, pontefice sommo e altare vivente”. E’ stato benedetto anche il nuovo ambone. Alcuni ragazzi e ragazze hanno ricevuto il sacramento della confermazione. Al termine della celebrazione in tutti era visibile la gioia di sentirsi amati dal Signore e formare un’unica chiesa, chiamata alla santità. Una festa alla mensa Caritas Festa di S. Giovanni a Capestrano e presentazione del nuovo Amministratore parrocchiale G rande partecipazione a Capestrano per la festa del Patrono S. Giovanni. Dopo il corteo partito dal Comune, la deposizione della corona ai caduti ci si è ritrovati tutti in chiesa per la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Spina. Presente all’incontro anche il vescovo ungherese Lajos Pápai, della diocesi di Győr, gli Ambasciatori ungheresi presso lo Stato italiano e la Santa Sede, il Sindaco e tante autorità, con la presenza dei frati minori e del provinciale p. Carlo Serri. Prima della D celebrazione il Vescovo ha salutato tutti sottolineando che sono 30 anni da quando san Giovanni Paolo II ha proclamato patrono dei Cappellani militari S. Giovanni da Capestrano, ha poi letto la bolla di nomina del nuovo Amministratore parrocchiale nelle persona di P. Hieronim Slawomir Staron, in sostituzione di P. Mario. La Comunità parrocchiale ha accolto P. Girolamo con un grande applauso. Durante l’omelia il vescovo ha sottolineato alcuni tratti della vita di S. Giovanni, ponendo l’attenzione sul tema della fede, grande dono di Dio che illumina la vita e non ci fa sentire vuoti e soli e l’urgenza di crescere ogni giorno ascoltando la parola di Dio e pregando. Dopo la celebrazione è seguita la processione per le vie del paese fino alla casa natale di S. Giovanni da Capestrano, con la partecipazione di tanti cappellani militari provenienti da diversi luoghi. on Giovanni Di Placido, che ha festeggiato i 70 anni di sacerdozio, ha voluto incontrare gli ospiti della mensa della Caritas Diocesana e pranzare con loro. E’ stato un momento bello di festa e di semplice convivialità. Salutando gli ospiti ha detto: “Il Signore ci ha insegnato a pregare il Padre nostro, segno che tutti siamo fratelli e così Inaugurazione dell’anno scolastico a Popoli G li alunni delle scuole elementari, medie e superiori di Popoli, insieme alle loro famiglie e ai docenti, si sono riuniti nella chiesa di S. Francesco per inaugurare il nuovo anno scolastico con la celebrazione della Santa Messa, presieduta da S.E. dobbiamo trattarci. Condividere con voi questo momento è per me sacerdote motivo di gioia, sapendo che Dio non ci abbandona mai… A tutti voi assicuro la mia preghiera. All’incontro era presente anche il vescovo, don Palmiero, direttore Caritas, altri sacerdoti, gli operatori e i volontari della Caritas. Francesco Domenicucci Mons. Angelo Spina. La celebrazione eucaristica, animata dai giovani di Popoli e di Torre de’ Passeri, è stata una vera festa della Fede dove si respirava la gioia del Risorto e la bellezza della comunione ecclesiale. Nell’omelia il vescovo si è rivolto con affetto ai giovani, invitandoli a ringraziare Dio per il dono dell’intelligenza. Nel suo infinito amore, il Signore ha creato l’uomo a sua immagine e gli ha donato la libertà e l’intelligenza, affinché attraverso il progresso scientifico potesse contemplare le meraviglie del creato. Il vescovo poi ha sottolineato l’importanza della preghiera e dell’impegno nello studio; il percorso di formazione culturale dell’individuo deve aiutare l’uomo a scoprire la sua vocazione all’interno della società e a mettere il suo sapere al servizio degli altri. Durante la Santa Messa i fedeli hanno pregato per il Santo Padre Francesco e per i vescovi impegnati nel Sinodo, perché illuminati dalla Parola di Dio possano aiutare la famiglia a riscoprire i valori autentici che la rendono nucleo fondamentale della società e piccola chiesa domestica. Prima della benedizione i ragazzi hanno affidato i loro studi al Signore per intercessione di San Gabriele dell’Addolorata, patrono degli studenti. Prima della benedizione, la nuova dirigente scolastica ha ringraziato il vescovo, il parroco don Luigi, don Panfilo e don Eugenio; ha espresso la sua gratitudine verso le famiglie che hanno partecipato alla funzione religiosa, esortandole a dialogare con la scuola e a collaborare con i docenti per garantire ai ragazzi la migliore formazione umana e culturale; ha inoltre espresso il desiderio che ogni anno si possa iniziare, con la benedizione di Dio, il cammino scolastico. Infine ha preso la parola il sindaco di Popoli, il quale ha ricordato che i giovani sono il futuro della nostra società ed è compito delle istituzioni impegnarsi affinché essi possano realizzarsi e adoperarsi per il bene comune. Al termine della celebrazione il coro del Liceo scientifico, attraverso l’esecuzione di alcuni brani, magistralmente eseguiti, ha dato colore e calore alla serata di festa. 10 Novembre - Dicembre 2014 Ritiro del Clero dell’Abruzzo e del Molise a Lanciano “Periferie cuore della Missione” L I sacerdoti, i religiosi, i diaconi, con i loro vescovi si sono incontrati a Lanciano, per una giornata di ritiro regionale. L’incontro si è tenuto all’interno della Fiera dove è stata allestita una interessante mostra di oggetti di artigianato e di arte sacra. Dopo i saluti e il momento di preghiera è seguito l’intervento di Mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, sul Sinodo sulla famiglia. L’intervento ben articolato è stato suddiviso in quattro punti: i Papi e il clima del Concilio Vaticano II; le fatiche del Sinodo; i protagonisti; cosa ha detto il Sinodo. 1. I Papi e il clima del Concilio. Papa Francesco ha invitato a parlare con assoluta libertà, con parresia, ha voluto la pubblicazione della relazione, senza nascondere e senza negare. All’interno del Sinodo ci sono state le differenze, sotto la guida dello Spirito. Papa Benedetto è stato fisicamente presente due volte: all’inizio e il giorno della beatificazione, ma ha posto le basi con il suo pensiero teologico sull’importanza della fede dei nubendi perché il matrimonio sia valido e l’importanza di far fare ai futuri sposi un serio e scrupoloso cammino. IL Sinodo si è concluso con la beatificazione di Paolo VI, che, con il Concilio, ha messo in evidenza come la Chiesa non rinuncia alla fede ma che si fa compagna di viaggio per tutti nel corso della storia Così la Chiesa di oggi, ferma nella fede è sinodale, aperta a tutti, impegnata nel dialogo pronta a scommettere sulla famiglia con libertà, con coraggio, con profezia. 2.Le fatiche del Sinodo. Al Sinodo hanno partecipato complessivamente 253 persone con un confronto aperto. Le fatiche del Sinodo sono state elencate nelle cinque tentazioni: a. Irrigidimento possibile (tradizionalisti) b. Buonismo distruttivo (progressisti) c. Trasformare le pietre in pani (arrivare subito alla soluzione) d. Trasformare i pani in pietre (mettere sulle spalle degli altri pesi insopportabili) e. Scendere dalla croce per accontentare la gente, per assecondare la mondanità 3. I protagonisti 253 presenti tra cui 14 coppie di sposi che hanno fatto vedere la fedeltà alla località con la concretezza alla storia, ma anche la dimensione della chiesa che è cattolica, universale. 4. Cosa ha detto il Sinodo. La relazione finale del Sinodo è stato frutto della collegialità. Sono emerse le grandi trasformazioni della realtà familiare. Nuove tensioni e condizionamenti non presenti nella società di alcuni anni fa. La precarietà, le convivenze crescenti, la paura di un vincolo matrimoniale, o il ritenerlo inutile. C’è una forte rilevanza della vita affettiva e la problematicità nell’emozionale: “Io devo pensare alla mia felicità”. L’affettività senza limiti, la sessualità vissuta senza responsabilità, il calo delle nascite. In un quadro così complesso La Chiesa deve annunciare il vangelo della famiglia, la bellezza del progetto di Dio, l’indissolubilità del matrimonio, l’apertura alla vita, la trasmissione della fede da parte dei genitori ai figli. Il gronde compito è evangelizzare la famiglia che è scuola di bontà, di socialità, di ecclesialità, di santità. Molto si è discusso sulla possibilità di riammettere i divorziati e risposati alla comunione, ma restano valide le norme attualmente vigenti nella Chiesa in attesa del prossimo Sinodo ordinario che riprenderà la discussione su questi temi. Riguardo alle persone omosessuali il Sinodo ha messo in evidenza che sono persone che hanno il diritto di rispetto alla loro dignità. In nessun modo è possibile equiparare unione omosessuale a quella matrimoniale. Ci sono oggi organismi internazionali che spingono perché vengano approvate leggi per i matrimoni omosessuali. Su ttutti incombe la responsabilità di educare. Il Sinodo straordinario continua con quello ordinario che ci sarà il prossimo ottobre. Ora deve maturare l’apporto delle Chiese locali. Non bisogna avere paura perché sarà lo Spirito a guidare la Chiesa. Chiunque desidera contribuire alle spese di stampa può inviare la sua libera offerta tramite Conto Corrente Postale n. 2795773 intestato a: DIOCESI DI SULMONA VALVA VIALE ROOSEVELT, 7 - 67039 SULMONA (AQ) a veglia di preghiera nella basilica cattedrale di S.Panfilo ha preceduto sabato scorso la celebrazione della Giornata missionaria mondiale. “Le periferie non sono solo quelle geografiche – ha ricordato il vescovo Angelo Spina, a proposito del tema della giornata missionaria – le periferie sono soprattutto quelle del cuore e il tema della giornata missionaria suggerisce proprio, ad ogni cristiano, la necessità di andare incontro ai fratelli più bisognosi, emarginati e soli per testimoniare la Parola, divenendo tutti missionari del Vangelo”. La veglia presieduta dal vescovo si è svolta con momenti di preghiera e di meditazione. Particolarmente importante è stata la lettura di un brano dell’esortazione apostolica di Papa Francesco, “Evangelii Gaudium” e la testimonianza registrata e trasmessa in audio di un detenuto del penitenziario di Sulmona che ha raccontato del proprio cammino di conversione, con l’abbandono di una vita di errore e di colpa, per avvicinarsi a Dio e al Vangelo. “Sulmona terra d’incontro” Giuseppe Fuggetta L a recita del Padre nostro, mano nella mano, cattolici e ortodossi, è stato il momento più significativo dell’incontro ecumenico, svoltosi domenica 30 novembre, prima d’Avvento e festa di S.Andrea, nella chiesa dell’Annunziata. “Sulmona terra d’incontro” tra cattolici e ortodossi, annunciava la locandina preparata per l’evento. Insieme, padre Daniel Mittitelu, sacerdote romeno ortodosso e don Gilberto Uscategui, direttore dell’Ufficio diocesano dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso, hanno salutato i fedeli che hanno affollato la chiesa spiegando loro il significato dell’incontro. “Gesù mo spesso un canto, dicendo come è bello stare insieme e amarci gli uni gli altri come Dio ci ama – ha sottolineato don Gilberto – questa giornata dimostra proprio questo, che stare insieme è davvero bello”. Lo stesso sacerdote ha ricordato che l’incontro ecumenico dell’Annunziata, voluto anzitutto dal vescovo Angelo Spina, è caduto in coincidenza con la visita del Papa Francesco ad Istanbul, per incontrare il patriarca ortodosso. Incontro coincidente anche con la festa di S.Andrea e con la festa nazionale di Romania. All’incontro, in rappresentanza del presidente del Consiglio comunale, è pregò perchè noi fossimo una cosa sola – ha ricordato padre Mittitelu – noi invece siamo divisi, spesso noi stessi diventiamo attori di divisione”. Per essere una cosa sola bisogna sforzarsi di mettere da parte “egoismo, calcolo, insensibilità e indifferenza verso l’altro”. Il sacerdote ortodosso ha invitato tutti a fare la propria parte, “per risanare le fratture esistenti, in ogni ambiente di vita, attraverso l’amore e la speranza in Cristo”. Don Gilberto, subito dopo, ha espresso gratitudine profonda e fraterna a padre Daniel e a tutti i presenti per la bella e importante esperienza vissuta con questo incontro. “Cantia- intervenuta la consigliera Maria Ciampaglione. “E’ un incontro molto suggestivo e soprattutto di grande significato religioso e civile in un momento nel quale spesso alcune religioni diventano strumento di offesa e violenza, mentre questa iniziativa tra cattolici e ortodossi stimola il dialogo e un clima di comprensione reciproca tra tutti”. Uno scambio di doni ha concluso l’incontro. A Sulmona sono all’incirca duecento i praticanti ortodossi e la loro chiesa di riferimento è San Gaetano, nel centro storico, data loro in uso dalla diocesi valvense. 11 SulmonaValva Diocesi Istituiti sette accoliti C on una solenne celebrazione, nella cattedrale di Sulmona, sono stati istituiti sette accoliti, provenienti dalle parrocchie della diocesi. Don Carmine Caione, direttore dell’Ufficio liturgico, ha detto: Si presentino coloro che devono essere istituiti acco- liti: Ciavarro Antonio della comunità parrocchiale di Cristo Re in Sulmona; D’Andreametteo Nino di Maria Ss. della Libera di Pratola Peligna; Di Pietro Mario di S. Giovanni da Capestrano in Sulmona; Giorgi Roberto della Madonna Pellegrina in Sulmona: Marrama Panfilo della Madonna della Neve di Vittorito; Paolini Carmine di Maria Ss.ma Ausiliatrice di Sulmona; Rubino Gaetanino di S. Maria della Misericordia di Pacentro. Il Vescovo ha ringraziato monsignor Eulo Tarullo, che ha curato il cammino di preparazione degli accoliti e tutti i sacerdoti e laici che hanno collaborato. Durante l’omelia ha detto: “Il termine “accolito” deriva da un verbo greco che significa “seguire” o anche “servire”. L’accolitato quindi è il ministero affidato a coloro che, nella Chiesa, sono chiamati a seguire i pastori, cioè a collaborare strettamente con loro nella specifica missione ad essi affidata e a offrire ai fratelli un servizio ispirato ad una sincera carità, soprattutto nel momento in cui questa carità si manifesta e si celebra, cioè durante la celebrazione eucaristica…L’accolito è costituito per aiutare il diacono e servire il sacerdote. Pertanto è suo compito curare il servizio dell’altare, aiutare il diacono e il sacerdote nelle azioni liturgiche, specialmente nella celebrazione della Messa; inoltre, distribuire, come ministro straordinario, la santa Comunione tutte le volte che i ministri (ordinari)… non vi sono o non possono farlo, per malattia, per l’età avanzata o perché impediti da altro ministero pastorale, oppure tutte le volte che il numero dei fedeli, i quali si accostano alla sacra mensa, è tanto elevato che la celebrazione della Messa si protrarrebbe troppo a lungo. Nelle medesime circostanze straordinarie potrà essere incaricato di esporre pubblicamente la SS. Eucaristia e poi riporla; ma non di benedire il popolo. Potrà anche - in quanto sia necessario - provvedere all’istruzione degli altri fedeli che, per incarico temporaneo, aiutano il diacono e il sacerdote nelle azioni liturgiche… Aver cura dei deboli e degli infermi. Compito che “stimola (l’accolito) a farsi strumento dell’amore di Cristo e della Chiesa nei loro confronti” , cioè amare i poveri”. In tutti i presenti la celebrazione ha suscitato tanta gioia nel vedere che la Chiesa è tutta ministeriale. E’ stato cantato il Magnificat e portato all’altare della Vergine Immacolata l’omaggio floreale con l’incensazione, nel primo giorno della Novena dell’Immacolata. ROMA, PIAZZA SAN PIETRO, 23 NOVEMBRE 2014 PADRE LUDOVICO DA CASORIA PROCLAMATO SANTO Pasquale Di Petta I l lungo cammino che ha portato il beato Ludovico da Casoria agli onori degli altari è terminato il 23 novembre 2014 con la sua canonizzazione in piazza San Pietro a Roma. Insieme con lui sono stati proclamati Santi i beati Giovanni Antonio Farina, Kuriakose Elias Chavara della Sacra Famiglia, Nicola da Longobardi, Eufrasia Eluvathingal del Sacro Cuore ed Amato Ronconi. Casoria, ormai in fermento da alcuni mesi, per questo meraviglioso ed indimenticabile evento, ha partecipato con la presenza di numerosissimi cittadini e di religiosi. Non solo da Casoria, ma da molti paesi della Campania, dell’Italia e di alcune parti del mondo in cui hanno operato qusti nuovi Santi sono venuti a Roma fedeli, religiosi, autorità civili, militari ed ecclesiastiche per essere presenti in piazza San Pietro nel momento della santificazione dei loro eroi della fede e della carità. Fin dalle sei del mattino, schiere di pellegrini hanno incominciato a sistemarsi nei pressi della Basilica. Alle ore dieci piazza San Pietro scoppiava di gente. Le guardie hanno incontrato difficoltà a contenere l’onda di folla che premeva fino a sfondare le transenne. Dal sagrato della Basilica si è potuto ammirare lo sventolio di bandiere, striscioni scritti in varie lingue, persone in costume dei loro paesi, che davano luogo ad una pittoresca coreografia. In tribuna d’onore erano presenti alte personalità religiose, politiche, civili e militari convenute per onorare i nuovi Santi. I suoni incessanti delle campane della Basilica, i canti religiosi e le preghiere si sono fusi in una commovente armonia. L’arrivo di Papa Francesco è stato accolto con una esplosione di gioia ed un calorosissimo applauso che dalla piazza e dalle tribune sono saliti fino al cielo. Poi è incominciata la celebrazione del rito religioso presieduto dal Santo Padre. Sono stati letti i profili dei nuovi Santi. Nell’omelia, Papa Francesco ha detto: “Ho la gioia di elevare agli onori degli altari sei nuovi Santi, di cui quattro italiani e due indiani”. Poi di ognuno ha illustrato con parole pregnanti la profonda spiritualità e l’opera compiuta. Del nostro San Ludovico ha detto:”Sorprendente è quanto Iddio ha compiuto attraverso il beato Ludovico. Grande è stata la sua dedizione a Dio ed ai fratelli. La sua predilezione per i piccoli e per i poveri è stata illimitata. Nella sua vita si è dedicato completamente al servizio degli ultimi. Iscrivo il suo nome nell’albo dei Santi e, come tale, sia invocato da tutti i cristiani”. Ha proseguito: “Questi nuovi Santi ci incoraggiano a perseverare nella fede e a non perdere mai la fiducia in Dio, che tutto opera. Chiamati ad essere gli apostoli dei tempi moderni, possano i credenti ispirarsi ad essi per infondere in tante creature la carità immensa di Cristo”. La cerimonia molto toccante ha avuto termine verso le ore tredici con la benedizione dei fedeli urbi et orbi. Una nuova perla luminosa di ardente fede si è aggiunta alla corona dei santi della Campania. A Casoria il numero è salito a due, essendo madre Giulia Salzano già Santa. Nel corso del prossimo anno sarà proclamata Santa anche la beata Maria Cristina Brando, fondatrice dell’ordine delle “Suore Sacramentine”, e decretata Venerabile la serva di Dio, Maria Luigia Velotti, fondatrice dell’ordine delle “Suore Francescane Adoratrici della Santa Croce”. Per una miglior conoscenza di San Ludovico ecco una breve sintesi della sua vita e delle sue opere. Egli nacque a Casoria (NA) l’11 marzo del 1814 dal vinaio Vincenzo Palmentieri e da Candida Zenga e fu chiamato Arcangelo. Fu molto diligente nell’apprendere le prime nozioni del leggere e dello scrivere. Poi andò a bottega da un falegname dove per tre anni lavorò duramente. Non avendo una casa, durante la notte dormiva nella bottega. All’età di 15 anni perse la madre. Provato dal dolore, abbandonò il lavoro e riprese gli studi presso il Convento Francescano dei Frati Minori di Afragola (NA). In seguito divenne frate francescano. Ordinato sacerdote nel 1837, si dedicò completamente alla carità, agli studi ed all’insegnamento. La sua prima opera fu la creazione di una infermeria per frati della Provincia Minoritica. Acquistò una casa sul lato occidentale della collina di Capodimonte, per le opere di Carità. Questa sede divenne “Il Convento della Palma”, dove fece sorgere nel 1852 “Il Collegio dei Mori”. Fondò il ricovero per ciechi e sordomuti ad Assisi, l’orfanotrofio di Firenze, l’Istituto dell’Immacolata a Roma. Diede luogo alla ristampa delle sacre scritture, alla fondazione di periodici ed all’apertura di una libreria in piazza Dante a Napoli. Con il programma “L’Africa convertirà l’Africa” e con la sua stessa partenza per il continente nero si adoperò per diffondere la parola di Cristo tra gli africani ed intensificò la sua opera di carità. Nel 1859 fondò “La Congregazione dei Frati Bigi della Carità” per potenziare l’assistenza nei vari ospedali di Napoli. Promosse l’educazione degli accattoncelli che trasformò da piccoli ladruncoli vagabondi in uomini con un dignitoso mestiere. Nel 1862 San Ludovico fondò “La Congregazione delle Suore Bigie Elisabettine” a servizio della carità. A Posillipo fece sorgere “L’Ospizio Marino” per dare ricovero ai vecchi pescatori, ai fanciulli scrofolosi e ad ecclesiastici poveri. E’ da menzionare il suo grande coraggio ed il suo fervido spirito di carità che ebbe nel fondare l’opera dei moretti per la redenzione dalla schiavitù dei giovani africani, per la loro civilizzazione, cristianizzazione e formazione missionaria. A quei tempi esisteva ancora la tratta degli schiavi. In Africa ragazzi e ragazze venivano venduti per essere sfruttati nel campo del lavoro, della prostituzione, della malavita. La grande idea di San Ludovico non fu solo quella di riscattarli ed educarli, ma di farne degli apostoli per evangelizzare l’Africa, cioè per portare nella loro terra di origine, afflitta dalla fame, dalla miseria, dai soprusi, dallo schiavismo e dalle malattie, la fede e la civiltà dell’amore. Nella sua idea di convertire l’Africa si ispirò anche al grande amore che San Francesco di Assisi ebbe per il continente nero. E per quest’opera ebbe grande aiuto dal re Ferdinando II di Borbone, di cui godeva amicizia e grande stima. Chiese al re Ferdinando II di riscattare a proprie spese un certo numero di bambini neri dell’Africa per accoglierli nel convento della Palma. Il sovrano esaudì la sua richiesta ed il 9 febbraio 1857 diede disposizioni di com- prare dodici moretti, o in Alessandria o al Cairo, di anni 10 o 12, “neri perfetti di color ebano, sani di corpo, svegli di mente e non battezzati”. Però, San Ludovico sarebbe dovuto andare ad Alessandria d’Egitto prima della compera. Appena saputa la notizia il nostro eroe della carità partì. Ad Alessandria fu accolto con grande rispetto ed in un banchetto fu fatto sedere al posto d’onore, come rappresentante del Re. Dopo aver risolto la questione del riscatto dei moretti, partì per la Terra Santa per un viaggio di pietà. I luoghi dove era nato, vissuto e morto Gesù lo segnarono profondamente e quando tornò a Napoli fece costruire a somiglianza di essi: la grotta di Betlemme, il Calvario, il Santo Sepolcro e la casa della Madonna. Portò con sé a Napoli alcuni moretti e li presentò anche a re Ferdinando. Nel giro di tre anni il numero dei piccoli africani al convento della Palma arrivò a 64. I bambini continuavano ad aumentare e necessitavano i fondi per il loro sostentamento e la loro educazione. Il Re ed i nobili non facevano mancare la loro generosità ed anche i napoletani del ceto medio affezionati all’opera di San Ludovico davano ricche elemosine ai negretti. Vennero alte personalità dalla Germania ad osservare la grande impresa del nostro Santo per fondare anche nei loro paesi associazioni intese ad utilizzare il riscatto dei negri per evangelizzare ed incivilire l’Africa. Ma padre Ludovico per ospitare sempre più bambini africani aveva bisogno di spazio ed anche questa volta gli venne incontro il figlio del sovrano, re Francesco II, il quale acquistò la casa attigua al convento della Palma e gliela donò. Così sorse il collegio per educare i giovani mori. Pensò anche alle fanciulle africane ed insieme con suor Anna Lapini, in seguito morta in odor di santità, fondò a Napoli la Casa delle Stimatine ed il Collegio delle morette. Questa sua iniziativa risvegliò la coscienza missionaria ed in poco tempo nei collegi francescani d’Italia giunsero oltre settecento fanciulle more perché venissero educate alla fede cattolica. Il suo amore per l’Africa e per tutti i paesi in cui regnavano la miseria, la violenza, l’arretratezza, le malattie e l’assenza della fede è stato ereditato dagli ordini religiosi, che hanno dato vita alle missioni con lo scopo di diffondere la parola di Dio, la cultura e la civiltà. E dalla nostra Casoria sono partite le Suore Francescane Adoratrici della Croce, Le Suore del Sacro Cuore, le Suore Sacramentine, le Suore Bigie, le Figlie della Carità di San Vincenzo De’ Paoli, alla volta di terre lontane nelle Filippine, nel Brasile, nel Venezuela, nell’Indonesia, ecc. per portare il carisma delle loro fondatrici, per avviare alla fede cattolica centinaia di fanciulle, per farle diventare delle suore accese d’amore per Cristo e capaci di ritornare nei loro paesi per continuare la difficile opera di evangelizzazione e di carità. Il nostro grande eroe della carità sociale morì all’età di 71 anni a Napoli nell’ “Ospizio Marino” il 30 marzo 1885. La causa di Canonizzazione di San Ludovico iniziò nello stesso anno della sua morte, cioè il 22 agosto 1885 per merito dell’arcivescovo di Napoli, cardinale Guglielmo Sanfelice. Le sue virtù eroiche furono riconosciute il 13 febbraio 1964 con la promulgazione del decreto da parte di Sua Santità Paolo VI . Per i miracoli effettuati e per le sue alte virtù fu proclamato Beato dal Santo Padre, Giovanni Paolo II, il 18 aprile 1993. Dopo 129 anni è stato proclamato Santo. Oggi, nuova stella ardente di fede e di carità, splende nel cielo di Casoria (NA) e del mondo. Per una Chiesa che spezza il pane “Date loro voi stessi da mangiare” (Mt 14,16) Per assolvere [...] alla sua identità la Chiesa non può che essere povera e stare dalla parte dei poveri, anche se tale opzione è difficile e spesso neppure compresa. Le comunità e i singoli cristiani che fanno la scelta libera e volontaria della povertà rivelano che questa non è solo un problema e un male, ma una possibile condizione positiva nell’ottica delle Beatitudini. Bisogna comunque stare attenti che l’affermazione del valore spirituale della povertà non diventi un messaggio consolatorio per i poveri e un alibi per chi dovrebbe dare e agire e non lo fa. Soltanto approfondendo gli atteggiamenti di Gesù verso i poveri e l’altro come ricchezza, si creano le premesse per una condivisione solidale che parte dal profondo dell’essere. Questa spiritualità supera quello spiritualismo, talora presente nelle comunità cristiane, che ritiene di poter coniugare la fede con il disinteresse per il prossimo e in particolare verso i problemi dei poveri; supera l’ottica di una carità spesso emotiva, che si esaurisce nell’intervento immediato, pur necessario ed apprezzabile, non preoccupandosi di conoscere e rimuovere le cause della povertà. A stare con i poveri la Chiesa scopre la sua povertà, a stare con i malati scopre la sua malattia; a stare con i peccatori scopre il suo peccato. Si tratta di un processo di “scambio di doni”, nel quale la Chiesa non soltanto dona ai poveri, ma in cui riceve anche messaggi e stimoli per la sua conversione: evangelizza ed è evangelizzata, dona libertà e si fa libera. Il volto della Chiesa è il volto del Dio-amore. Una Chiesa con questo volto è garanzia di apertura e di accoglienza verso tutti, senza esclusione di nessuno; è certezza di costruire qui sulla terra quella “casa di tutti”, che è segno e anticipazione del regno di Dio. (“Lo riconobbero nello spezzare il pane” n.22 – Documenti Chiese locali n. 47) e l a t a N n o u B i d i r u Aug 5 1 0 2 o v o u N o n n e Buon A Sulmona-Valva diocesi - Periodico di formazione e informazione della Diocesi di Sulmona-Valva - Viale Roosevelt, 7 - 67039 SULMONA (AQ) - Tel. 0864.34065 Fax 0864.33522 E-mail: [email protected] - Sito Web: www.diocesisulmona.it - Autorizzazione tribunale di Sulmona n. 3/08 del 30/04/08 - Anno VII n. 7 • 11-12 - 2014 Direttore Responsabile: Concezio Barcone Direttore Editoriale: Giuseppe Fuggetta. Impaginazione: Gianni Grossi - Stampa VideoService V.le dell’Industria, 6 - Sulmona (AQ)