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Cattafesta: “Mamma mi ha perdonato”
MANTOVA MERCOLEDÌ 17 OTTOBRE 2012 la Voce di Mantova 7 IL POLIESPIANTO ESEGUITO L’ALTRA NOTTE A BRESCIA. OGGI IN DUOMO I FUNERALI DI ANNALISA TOSO Ha donato gli organi la poliziotta stroncata da aneurisma Annalisa Toso, l’agente 44enne della questura di Mantova stroncata da un malore improvviso Ieri nel carcere di via Poma Quando hanno capito che non c’era più niente da fare hanno concesso l’espianto degli organi. I familiari della sovrintendente della Polizia di Stato Annalisa Toso hanno preso questa difficile decisione perché questo era ciò che lei avrebbe voluto. L’ultimo regalo della 44enne poliziotta della questura di Mantova stroncata da un aneurisma che l’ha colpita domenica scorsa. Trasportata d’urgenza all’ospedale di Brescia, là ha cessato di vivere l’altro ieri pomeriggio. Da ieri pomeriggio, ultimato l’intervento di polie- spianto, il feretro con la salma di Annalisa Toso è esposto nella camera ardente allestita nella caserma del Reparto Provinciale della Polizia di Stato di via Solferino. Nata a Mantova il 15 gennaio 1968, Annalisa Toso si era arruolata in Polizia nell’aprile dell’89. Fino al ‘91 ha svolto servizio alla Polfer di Milano per poi tasferirsi allo stesso ufficio di Mantova. In servizio in questura nel ‘93 è stata promossa vice-sovrintendente nel ‘98 svolgendo servizio alla Squadra Mobile fino al 2009, quando è stata assegnata alla Squa- dra Volanti. Nel 2010 è passata alla Divisione Anticrimine per fare ritorno alle Volanti lo scorso marzo. «Una persona di grande umanità fino alla fine - ha commentato non senza commozione il vice-questore aggiunto Gianna Adami, dirigente della Squadra Volanti -. La conoscevo da 15 anni e tutto quello che riesco a dire che era una persona degna del massimo rispetto». Annalisa Toso lascia il marito Paolo Colpo, agente della Polizia Stradale di Mantova, e due figli. Oggi alle 11 i funerali in Duomo. Il fioraio di piazza Erbe accusato del tentato omicidio della madre racconta la sua verità Cattafesta: “Mamma mi ha perdonato” Lori: Nuovo colloquio con i parenti Il 44enne: “Ero stressato dal lavoro e l’ho colpita. Adesso voglio riabbracciarla” Nuovo incontro ieri in carcere a Mantova tra Fabrizio Lori e i suoi familiari. Già venerdì scorso l’ex patron del Mantova, in carcere per bancarotta fraudolenta, aveva incontrato la sua compagna, Elena Iodice. Ieri mattina, oltre a lei, Lori ha potuto incontrare la madre Romana Manini e la sorella Patrizia. «E’ stanco di stare in carcere ha detto la Iodice quando è uscita a fine colloquio -, e pensa solo a tornare a casa, però è anche contento di quello che sente da fuori, della gente che gli è vicina. Torneremo a trovarlo venerdì». Fabrizio Lori è stato arrestato lo scorso 2 ottobre con l’accusa di bancarotta fraudolenta su ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Milano Alessandra Clemente che ha accolto la richiesta del Pm Isidoro Palma. Il magistrato milanese contesta a Lori un buco da 40 milioni di euro che l’ex patron del Mantova avrebbe distratto dalle casse della sua azienda la Nuova Pansac, dichiarata fallita proprio dal tribunale di Milano lo scorso dicembre. Circa 18 di quei 40 milioni sono finiti nella casse del Mantova, acquistato a suo tempo da Lori. Altri soldi sono stati spesi tra consulenze aziendali, acquisto di mezzi di lusso quali auto di grossa cilindrata, motoscafi ed elicotteri, e immobili. I suoi avvocati hanno già presentato istanza di scarcerazione chiedendo in subordine che venga messo ai domiciliari. La risposta dovrebbe arrivare entro la prossima settimana. «A mia madre ho già chiesto perdono, e lei mi ha perdonato. Ora vorrei riabbracciarla, ma soprattutto vorrei tornare indietro a quella mattina, cancellare quello che ho fatto». Luca Cattafesta, il fioraio di Porto Mantovano che lo scorso 2 marzo accoltellò sua madre, Laura Pecorari, è libero dallo scorso 5 ottobre ma l’indagine che lo vede accusato di tentato omicidio è ancora in corso anche se sembra avere preso una direzione precisa, così come la vicenda tra lui e sua madre. Arrestato per il tentato omicidio della madre era stato poi messo ai domiciliari nella stessa abitazione che divideva coi genitori (la madre nel frattempo si era trasferita). Una decisione che aveva destato la perplessità della Procura di Mantova che aveva fatto ricorso in Appello, dove i giudici del Riesame avevano accolto l’istanza del Pm, confermata in Cassazione. Ma lo scorso 5 ottobre, con il deposito della consulenza del perito del gip che dice che Luca Cattafesta, 44enne di Porto Mantovano, ex titolare di un banco di fiori in piazza Erbe che gestiva proprio insieme a sua madre, era incapace di intendere e volere al momento del fatto e non socialmente pericoloso, cadevano i termini per la custodia cautelare in carcere dell’indagato. Altre perplessità della Procura e non solo, che lo stesso Cattafesta, ieri in tribunale per la discussione di quella perizia, cerca di dissipare. «Ora abito a Buscoldo da mio cugino che ha un’azienda di florovivaismo - racconta Cattafesta -. Adesso lavoro da lui, così posso contare su uno stipendio per aiutare i miei genitori. Spero di riuscire a dare loro un sostegno, visto che fino ad ora mi hanno pagato le spese legali. Non abbiamo più la licenza per vendere i fiori, l’abbiamo venduta e anche la nostra casa è in vendita. Io starò a Buscoldo e loro prenderanno un appartamento a Porto Mantovano». Ma a Cattafesta più che sistemare le faccende economiche sta a cuore sistemare quelle con la sua famiglia e sua madre in particolare. «Dopo che sono stato scarcerato - racconta -, ho telefonato ai miei e ho parlato con mia madre. Le ho chiesto di perdonarmi e lei lo ha fatto. Se potessi tornare indietro sarebbe bello - aggiunge -, perché non farei mai più una cosa del genere». Una cosa del genere: aggredire la propria madre accoltellandola in preda a un raptus. Luca ora vive a Buscoldo: “Lavoro da mio cugino per aiutare i miei genitori” Luca Cattafesta ieri in tribunale dopo essere comparso davanti al gip IERI UDIENZA DAL GIP: LA DIFESA HA DEPOSITATO LA PROPRIA PERIZIA Ma la Procura pensa a un suo perito In via Poma non escludono la nomina di un consulente dell’accusa Ieri mattina davanti al gip Gilberto Casari si è discussa la perizia del dottor Pietro Lucarini, consulente nominato dal Tribunale di Mantova in sede di incidente probatorio, e che ha consentito a Luca Cattafesta di tornare in libertà. Incapace di intendere e volere al momento del fatto e non socialmente pericoloso quanto ha scritto Lucarini, e quanto è bastato al gip per disporre la sua scarcerazione. Ieri mattina il Pm Silvia Bertuzzi, che sostiene l’accusa, ha chiesto dei chiarimenti a Lucarini, che ha di fatto ribadito le conclusioni che ha scritto nero su bianco. Ora la Procura valuterà l’even- tualità di nominare un proprio perito che esamini le carte del consulente del giudice: al momento infatti, l’unica azione penale possibile nei confronti dell’indagato è quella di richiesta di proscioglimento dalle accuse. Intanto sempre ieri l’avvocato Marzia Panazza, difensore di fiducia di Cattafesta, ha depositato la relazione del proprio consulente, dottor Luciano Negrisoli, che giunge alle stesse conclusioni del suo collega Lucarini. Luca Cattafesta, 44 anni, in preda ad un raptus aveva aggredito la propria madre, Laura Pecorari, 78 anni, ferendola gravemente con un taglio alla gola lungo una quindicina di centimetri, quindi aveva cercato di togliersi la vita. Non era riuscito nell'uno e nell'altro intento. Per questo fatto, accaduto lo scorso 2 marzo nell’abitazione di via Rosselli a Porto Mantovano dove abitava con i genitori, il 44enne era stato arrestato per tentato omicidio aggravato. La Procura di Mantova aveva a suo tempo fatto ricorso in Appello contro la decisione dei giudici di mettere il 44enne ai domiciliari. Gli esiti della perizia lo hanno fatto rimettere in libertà, ma a quanto pare in via Poma non sono del tutto convinti delle argomentazioni del consulente. (cad) Motivi? «Ero sotto stress - spiega Cattafesta -. Non riuscivo più a fare fronte alle spese. Avevo fatto un mutuo per ristrutturare la casa (quella di via Rosselli a Porto Mantovano, dove è avvenuto il fatto, ndr), lavoravo tanto ma le rate del mutuo, le tasse da pagare... non ce la facevo più. Quella mattina stavamo preparando le cose per il banco dei fiori di piazza Erbe. C’erano in ballo le forniture per l’8 Marzo, e anche le spese per il plateatico. Avevo la testa piena di pensieri per le spese, il bilancio da fare quadrare. Ero nel magazzino con mia madre: non c’è stata nessuna lite o discussione. Semplicemente sono andato come in stallo e ho fatto quello che ho fatto. Forse se avessi venduto prima la casa e la licenza del banco di fiori tutto questo non sarebbe successo. Forse non mi sarei neppure separato dalla mia compagna. Finché siamo stati insieme mi ha aiutato, ma a forza di tirare la corda quella poi si spezza». E qualcosa, lascia intendere Cattafesta si è spezzato anche quella mattina dello scorso 2 marzo. «Mi sentivo soffocare - conclude il 44enne - e ho colpito mia madre. Lei ora mi ha perdonato. Mi ha aperto le braccia e vorrebbe che tornassi a casa con lei e anch’io vorrei poterla riabbracciare almeno un’altra volta. Ma per come stanno le cose adesso è giusto che io me ne stia lontano da lei mentre la Giustizia fa il suo corso». Carlo Doda Precari: “lista nera” nel sistema informatico E’ stata richiesta come supplente da un istituto di Viadana nonostante “la comunicazione ricevuta dal Csa in cui” avrebbe dovuto essere ignorata nelle nomine, ma dalla scuola in questione non sono riusciti a formalizzare il contratto perché la docente risultava inesistente. La docente in questione è una delle precarie che hanno vinto il ricorso contro il Ministero dell'Istruzione (Miur). Poco prima dell’inizio dell’anno scolastico chi aveva vinto questo ricorso ha scoperto di essere stato messo fuori graduatoria dal provveditore regionale Colosio. Ora c’è chi ha scoperto di essere stato cancellato dal sistema informatico del provveditorato. Nonostante il provvedimento d’urgenza del Giudice del lavoro di Mantova che disapplicava il cosiddetto decreto-Colosio ordinando il reinserimento in graduatoria dei precari esclusi, alcuni di questi sono ancora su una sorta di “lista nera” del provveditorato che li avrebbe di fatto cancellati dal programma applicativo per le nomine. Inutile, a quanto risulta, digitare il nominativo richiesto: il sistema lo dava come inesistente. Questo è solo l’ultimo di una serie di episodi sui quali la Procura di Mantova sta svolgendo degli accertamenti a seguito dell’esposto presentato a suo tempo dall’avvocato Giuseppina Coppolino, che assiste una parte dei precari in questa vicenda. Nel frattempo sarebbero stati accertati alcuni casi di conciliazioni firmate dai precari dopo la dichiarazione di illegittimità di queste stesse conciliazioni. Una di queste sarebbe stata firmata lo scorso 17 settembre: quanto potrebbe bastare per fare sì che la Procura riscontri reati penali nella vicenda (le conciliazioni erano state firmate da molti dei precari per potere essere reinseriti nelle graduatorie dalle quali erano stati esclusi dopo il decreto-Colosio, ndr). La questione dei precari mantovani è stata sollevata dall’avvocato Coppolino anche a livello nazionale tramite il coinvolgimento dei politici mantovani che siedono in parlamento. A tale proposito l’onorevole Pietro Maracazzan (Udc) si è mosso tramite la propria segreteria chiedendo a Coppolino informative più precise per un’eventuale interpellanza parlamentare sulla questione. Gli insegnanti in attesa all’esterno del Mazzolari (Foto 2000)