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Barbatelle: messa a dimora con radice corta o lunga?

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Barbatelle: messa a dimora con radice corta o lunga?
U N T R IEN NIO DI PROV E NELLE L A NGHE CU NEESI
Barbatelle: messa a dimora
con radice corta o lunga?
•
Nel caso di impianto manuale, la messa a dimora in buca
con radice lunga, anche se più costosa, consente
una ripresa iniziale decisamente migliore e aumenta la probabilità
di avere piante uniformi, pronte a entrare in produzione
•
CN 230
CN 142
CN 230
Nebbiolo
Kober 5BB
SO4
110 R
Kober 5BB
SO4
420 A
Kober 5BB
SO4
110 R
Kober 5BB
SO4
420 A
Barbera
Kober 5BB
SO4
157-11
1103 P
41 B
Rupestris du Lot
Kober 5BB
SO4
157-11
1103 P
41 B
Rupestris du Lot
Moscato bianco
Kober 5BB
SO4
Kober 5BB
SO4
CN 142
Clone
AT 84
Portinnesto
AT 84
Foto 1 - Buca scavata con trivella
di potatura nei tre anni di prova
CN4
L
e modalità di messa a dimora
delle barbatelle, se si eccettua
l’impianto a macchina, sono
essenzialmente due: impianto
in buche oppure con forcella (ago). Nel
primo caso, sul fondo di buche profonde
circa 25 cm (foto 1), le barbatelle vengono poste con le radici recise a una lunghezza di circa 10-12 cm. Il piantamento
con forcella, invece, si esegue forzando
nel terreno le marze con apparato radicale ridotto ad appena 1-2 cm (foto 2).
Ciò consente un aumento della capacità
TABELLA 1 - Peso dei sarmenti
lavorativa oraria degli operatori, che varia da 80 a 180 viti/ora per persona, contro le 30-60 viti/ora per persona in caso
di messa a dimora scavando la buca con
trivella (Corradi, 2004) e una netta diminuzione dei costi che ne hanno promosso l’ampia diff usione.
L’impianto a macchina, di recente introduzione, ma sempre più diff uso grazie agli ottimi risultati di attecchimento
e ripresa (Gasparinetti, 1999), ha rimesso in discussione la sistemazione con radice corta tuttora diff usa in situazioni
in cui i mezzi meccanici non possono
operare e dove ancora sia disponibile la
manodopera necessaria. Ma che effetto
CN4
di Simone Lavezzaro,
Silvia Guidoni, Albino Morando
ha quest’ultima tecnica sullo sviluppo
vegetativo delle marze nei primi anni
di vita? Da un punto di vista teorico è
indubbio che barbatelle private dell’apparato radicale subiscano effetti negativi, lasciando presupporre una ripresa
vegetativa più difficoltosa e sembra an-
2003
2004
2005
peso sarmenti (g/ceppo)
7
10
6
10
5
6
5
3
5
6
2
2
208
116
200
240
116
124
203
67
85
159
40
73
505
435
430
555
470
305
390
330
300
445
250
375
21
23
26
19
30
35
11
6
5
11
5
9
209
171
260
308
283
214
160
77
129
204
123
142
505
560
350
460
495
420
385
460
345
330
455
315
6
6
3
2
129
170
101
120
362
480
297
405
= messa a dimora con radice lunga;
= messa a dimora con radice corta.
Le barbatelle messe a dimora con radice
lunga hanno evidenziato uno sviluppo
vegetativo sensibilmente superiore
rispetto a quelle private dell’apparato
radicale.
45/2007 • L’Informatore Agrario
51
Impianto del vigneto
S
SP EC I ALE
Impianto del vigneto
S
SP EC I ALE
Impostazione della prova
L’esperienza, di durata triennale, è stata
condotta in provincia di Cuneo, comune
di Castiglione Tinella, presso l’azienda
Vit.En, centro di saggio e sperimentazione, dove le colline scoscese delle Langhe
si confondono con le più dolci pendenze
monferrine, in una zona dall’antica tradizione viticola e dalla vocazione alla
produzione di vini di elevata qualità. Il
Moscato bianco è il vitigno che maggiormente popola i vigneti della zona in cui
sono comunque presenti altre eccellenti
varietà piemontesi, come Barbera, Nebbiolo e Freisa.
Il vigneto sperimentale, in forte pendenza e con altitudine media di 250 m slm,
ha esposizione sud, con filari rettilinei,
disposti in traverso per favorire la regimazione delle acque e agevolare i lavori
manuali. Il suolo, di origine sedimentaria, è di medio impasto con l’1,5% di sostanza organica e presenta un pH a reazione subalcalina (7,3). Le piante delle tre
varietà in studio sono state poste a dimora nel 2003 con distanze d’impianto di
2,50 × 0,80 m e con una densità teorica
di 5000 piante/ha. La forma d’allevamento delle viti è a controspalliera con siste-
che una minore fertilità delle gemme
al secondo anno (Belvini e Bavaresco,
1997). Le radici, infatti, oltre a provvedere al nutrimento della pianta, sono
importanti organi di accumulo, dove le
sostanze di riserva sono prima immagazzinate e poi rese disponibili tramite
processi enzimatici, nei momenti di necessità. Ciò si verifica quando la pianta è
priva di un’efficiente superficie fogliare,
come accade ogni anno prima del germogliamento, oppure in seguito all’impianto, quando la marza si trova in una
situazione tutt’altro che agevole. Infatti, oltre agli stress dovuti all’innesto, si
trova ad abitare un nuovo substrato, il
terreno agrario, al quale deve adattarsi,
per poter sopravvivere, priva di qualsiasi organo vegetativo, escluse le radici. È
quindi facilmente comprensibile l’importanza che esse rivestono in questo
delicato momento, grazie alle riserve
metaboliche che possono fornire alla
giovane pianta (Morando, 2001).
Lo scopo della sperimentazione è stato
quello di valutare, nei primi tre anni di
vita, le differenze di sviluppo vegetativo
di barbatelle messe a dimora con radice
52
L’Informatore Agrario • 45/2007
ma di potatura a Guyot. Per minimizzare gli effetti ambientali, le tesi, ognuna di
10 piante, sono state distribuite a blocchi
randomizzati.
Nel corso del triennio, in funzione di due
differenti metodologie d’impianto (buca
scavata per le barbatelle messe a dimora
con radice lunga 10-12 cm, e forcella per
TABELLA A - Cultivar, cloni
e portinnesti valutati
nella sperimentazione
Varietà
Clone
142
Nebbiolo
230
Barbera
AT 84
Moscato
bianco
CN4
Portinnesto
Kober 5BB
SO4
110 R
420 A
Kober 5BB
SO4
Kober 5BB
157-11
SO4
1103 P
41 B
Rupestris du Lot
Kober 5BB
SO4
lunga o corta. A tal fine si sono messi a
confronto in un vigneto collinare cloni
di vitigni diversi innestati su portinnesti
differenti, al fine di individuare eventuali difformità di comportamento indotte
anche dai portinnesti.
Risultati
Indipendentemente dalle differenze di
comportamento tra le diverse cultivar osservate, e che saranno in seguito discusse, è bene sottolineare come la tecnica di
impianto abbia, significativamente e in
modo duraturo, influenzato lo sviluppo
delle barbatelle (tabella 1). La cultivar ha
influenzato la ripresa vegetativa soltanto nei primi due anni dopo l’impianto,
mentre al terzo anno lo sviluppo delle
piante è apparso simile per tutti i vitigni;
così come l’interazione «tesi × cultivar» che si è dimostrata significativa
soltanto al primo anno. Il portinnesto
non ha indotto differenze univoche nelle diverse combinazioni, tant’è che queste non sono mai risultate significative,
mentre l’interazione «cultivar × portinnesto» lo è stata soltanto al terzo anno, e
quelle messe a dimora con apparato radicale ridotto a circa 2 cm di lunghezza),
è stata confrontata la produzione annuale di legno di tre cultivar, Moscato bianco, Barbera e Nebbiolo, innestate su differenti portinnesti (tabella A).
I rilievi hanno interessato la pesatura del
legno derivante dalla potatura invernale
di 5 ceppi per ogni parcella, per mezzo di
una bilancia sensibile a ± 1 g.
I dati sono stati sottoposti all’analisi della varianza per mezzo del software statistico SAS (SAS Institute, Cary, NC) valutando la significatività delle differenze
fra le medie con il test di Duncan.
Il 2003, anno dell’impianto, è ricordato
come fra i più caldi e siccitosi degli ultimi
cento anni, in cui la pioggia nel semestre
marzo – settembre fu di appena 110 mm.
Di certo questa circostanza non ha aiutato le giovani piante, ma ai fini sperimentali è servita a valutare condizioni di forte stress da trapianto. Gli anni seguenti,
2004 e 2005, seppur più caldi rispetto alle
medie di lungo periodo, sono stati maggiormente piovosi, con valori nel periodo primaverile-estivo, rispettivamente,
di 410 e 580 mm.
•
quella «tesi × portinnesto» solo al primo (tabella 2).
Nebbiolo. L’impianto con radice lunga
ha permesso, al primo anno, uno sviluppo
vegetativo nettamente maggiore rispetto
a quello con forcella (tabella 1, foto 3) e ha
TABELLA 2 - Significatività
delle differenze tra le medie (1)
tra tesi, cultivar e portinensti
Tesi
Cultivar
Portinnesto
Tesi × cultivar
Tesi × portinnesto
Cultivar × portinnesto
2003
2004
2005
**
**
n.s.
**
**
n.s.
**
*
n.s.
n.s.
n.s.
n.s.
*
n.s.
n.s.
n.s.
n.s.
**
(1) Medie calcolate tra tutti gli individui separandoli,
via via, in funzione della tesi, della cultivar,
del portinnesto.
Tesi = radice lunga o radice corta;
* = significativo per p ≤ 0,5%;
** = significativo per p ≤ 0,01%;
n.s. = non significativo.
La cultivar ha influenzato la ripresa
vegetativa nei primi due anni; le interazioni
«tesi × cultivar» e «cultivar × portinnesto»
si sono dimostrate significative soltanto
al primo e al terzo anno rispettivamente.
anche permesso un migliore attecchimento delle barbatelle. Le fallanze al primo
anno, infatti, sono state dello 0,8% con
l’impianto a radice corta e dello 0,01% con
quello a radice lunga. Inoltre sono state significative le differenze tra i portinnesti,
fra i quali è spiccato il Kober 5BB per la
rilevante quantità di legno prodotto come media fra i due cloni, ma soprattutto
se abbinato al clone 230, seguito da SO4
che ha dato la migliore risposta sul clone
142. Il portinnesto che ha mostrato la minor attitudine alla ripresa vegetativa dopo
l’impianto è stato il 420 A, in particolare
se messo a dimora a radice corta, mentre
il 110 R ha dato prova di buona attitudine
con questa sistemazione.
Il rilievo del 2004 ha parzialmente confermato l’andamento dell’anno precedente: mentre è stato ribadito il buon vigore
delle piante innestate su Kober 5BB (anche con poche differenze tra i due sistemi d’impianto), l’incremento rispetto
all’anno precedente, indotto dall’SO4
e dal 420 A è risultato di minore entità,
nonostante quest’ultimo abbia evidenFoto 2 - Operazioni di taglio delle radici per messa a dimora con forcella
ziato un buon recupero se piantato a radice corta; il 110 R ha rivelato una buona maggiore di quello indotto da altri im- (grafico 2). Inoltre, anche per il Barbevigoria al secondo anno, soprattutto se piantati a radice lunga (grafico 1).
ra come sul Nebbiolo, le fallanze al priposto in opera con radice lunga.
Barbera. È la varietà che ha determi- mo anno sono risultate maggiori per le
A tre anni dall’impianto la differen- nato il maggiore sviluppo delle piante piante poste a dimora con la radice corta
za di vigore tra le barbatelle con radice nell’arco del triennio a partire dall’anno (1,5% rispetto a 0,04%).
lunga e quelle con radice corta, risul- d’impianto, quando ha evidenziato anche
Tra le piante con radice lunga, al prita ancora statisticale differenze più mar- mo anno, off rono un maggior sviluppo
mente significativa, se
cate tra le tesi, sempre quelle innestate su Rupestris du Lot e 41
I risultati migliori
pur attenuata rispetsignificative per tutto B, al secondo anno 1103 P, 41 B e 157dell’impianto manuale a radice
to agli anni precedenil periodo di osserva- 11, al terzo SO4 e 41 B, però con diffelunga, pur a fronte di costi
ti, a dimostrazione di
zione (tabella 1). In- renze sempre meno importanti con il
elevati, ne consigliano la scelta
come la pianta ancofatti nel 2003 la radice passare del tempo, e comunque mai sira risenta della totale
corta ha prodotto, ri- gnificative (tabella 3) a causa di alcuni
asportazione delle raspetto alla radice lun- dati minus varianti dovuti allo svilupdici. Inoltre, ciò che è interessante notare ga, una quantità di legno quasi dimez- po stentato di alcune barbatelle. I porè l’appianarsi delle disparità fra i portin- zata su Kober 5BB e 1103 P, meno di un tinnesti SO4, 157-11 e 41 B, se piantati
nesti, tra cui solo il Kober 5BB ha con- terzo su Rupestris, meno di un quarto su a radice corta, hanno mostrato un’attifermato la maggior vigoria anche da un 157-11 e SO4 e sei volte inferiore su 41 B tudine piuttosto scarsa alla ripresa vepunto di vista statistico. Infine, unico caso in tutta la prova, il vigore indotto dal TABELLA 3 - Significatività delle differenze tra le medie in funzione
420A impiantato a forcella ha superato, della cultivar
sia pure di poco, quello indotto dalla sua
Nebbiolo
Barbera
Moscato bianco
messa in opera con radice lunga.
2003
2004
2005
2003
2004
2005
2003
2004
2005
Riassumendo, in tutti e tre gli anni la
Tesi
**
**
**
**
**
**
*
n.s.
n.s.
messa a dimora delle piante con la raPortinnesti
**
**
**
n.s.
n.s.
n.s.
n.s.
n.s.
*
dice lunga ha determinato un vigore siTesi × portinnesto
**
n.s.
n.s.
n.s.
n.s.
n.s.
n.s.
n.s.
n.s.
gnificativamente maggiore rispetto alla
Tesi = radice lunga o radice corta; * = significativo per p ≤ 0,5%; ** = significativo per p ≤ 0,01%; n.s.= non significativo.
radice corta, con differenze significative
indotte anche dai portinnesti (tabella 3).
Nebbiolo: l’interazione tra tecnica d’impianto e i portinnesti è stata significativa soltanto nel
L’interazione tra la tecnica d’impianto e
primo anno a riprova del fatto che alcuni portinnesti, anche se messi a dimora con radice
corta, hanno permesso un buon recupero di vigore, a volte anche maggiore di quello indotto
i portinnesti è stata significativa soltanto
da altri impiantati a radice lunga.
nel primo anno, a riprova del fatto che
Barbera: le modalità di impianto hanno mantenuto differenze statisticamente significative
alcuni di essi, anche se messi a dimora
nel corso di tutti e tre gli anni.
con radice corta, hanno permesso un
Moscato bianco: le due modalità d’impianto non sono risultate statisticamente significative
ad eccezione del primo rilievo; tra i portinnesti ci sono diversità significative solo al terzo anno.
buon recupero di vigore, a volte anche
45/2007 • L’Informatore Agrario
55
Impianto del vigneto
S
SP EC I ALE
SP EC I ALE
2003
5
200
100
0
Kober SO4 110 R Kober SO4 420 A
5BB
5BB
Clone 142
Clone 230
400
200
0
Kober SO4 110 R Kober SO4 420 A
5BB
5BB
Clone 142
Clone 230
Radice lunga
2005
600
Peso sarmenti (g/ceppo)
10
0
2004
300
Peso sarmenti (g/ceppo)
Peso sarmenti (g/ceppo)
15
Kober SO4 110 R Kober SO4 420 A
5BB
5BB
Clone 142
Clone 230
Radice corta
GRAFICO 1 - Nebbiolo: peso dei sarmenti di potatura in funzione delle modalità di impianto, nei tre anni di prova
In tutti e tre gli anni la messa a dimora con la radice lunga ha determinato un vigore significativamente maggiore rispetto alla radice
corta, con differenze significative indotte anche dai portinnesti.
2003
20
10
300
200
100
0
1103 P Kober SO4 157-11 41 B Rupe5BB
stris
2005
600
Peso sarmenti (g/ceppo)
30
0
2004
400
Peso sarmenti (g/ceppo)
Peso sarmenti (g/ceppo)
40
450
300
150
0
1103 P Kober SO4 157-11 41 B Rupe5BB
stris
Radice lunga
Radice corta
1103 P Kober SO4 157-11 41 B Rupe5BB
stris
GRAFICO 2 - Barbera: peso dei sarmenti di potatura in funzione delle modalità di impianto, nei tre anni di prova
È la varietà con maggior sviluppo delle piante nel triennio e con differenze più marcate tra le tesi: per esempio nel 2003 la radice corta
ha prodotto, rispetto alla radice lunga, quasi la metà del legno su Kober 5BB e 1103 P, meno di un terzo su Rupestris du Lot, meno
di un quarto su 157-11 e SO4 e sei volte meno su 41 B.
2003
3
Kober 5BB
SO4
150
100
50
0
Kober 5BB
Radice lunga
2005
600
Peso sarmenti (g/ceppo)
6
0
2004
200
Peso sarmenti (g/ceppo)
9
Peso sarmenti (g/ceppo)
Impianto del vigneto
S
SO4
400
200
0
Kober 5BB
SO4
Radice corta
GRAFICO 3 - Moscato bianco: peso dei sarmenti di potatura in funzione delle modalità di impianto, nei tre anni di prova
È la cultivar con la minore vigoria post-impianto soprattutto comparando l’impianto a radice lunga; infatti, pur innestato
su Kober 5BB, che per Barbera e Nebbiolo ha mostrato buona vigoria, non ha dato sviluppi comparabili.
getativa sia dopo l’impianto, sia l’anno
successivo. Discreto il recupero al terzo
anno, anche se solamente le marze innestate su 157-11 o su 41 B hanno rag-
56
L’Informatore Agrario • 45/2007
giunto il peso di quelle a radice lunga.
Kober 5BB e SO4 hanno confermato
di imprimere il maggior vigore vegetativo ma, a differenza di quanto emer-
so per il Nebbiolo, solo al terzo anno.
Moscato bianco. Tra le cultivar oggetto della sperimentazione il Moscato
bianco è risultato quello con la minore
Impianto del vigneto
S
Foto 3 - Differente vigoria fra l’impianto a radice corta (a sinistra) e lunga (a destra)
vigoria post impianto, intesa come media del triennio, e soprattutto comparando l’impianto a radice lunga con le altre
varietà in esame. Infatti, pur innestato su
Kober 5BB, che per Barbera e Nebbiolo
ha mostrato buona vigoria, non ha dato
sviluppi comparabili (grafico 3). È stato
anche l’unico vitigno in cui le differenze
tra le due modalità d’impianto, evidenti e
mantenutesi negli anni, non sono risultate statisticamente significative ad eccezione del primo rilievo (tabella 3). Tra i portinnesti non sono state rilevate diversità
significative se non al terzo anno (tabella 3) quando SO4, come sul Barbera, ha
mostrato una maggiore vigoria rispetto a
Kober 5BB. Le fallanze iniziali sono rimaste contenute a 0,6% per la radice corta e
0,02% per quella lunga.
ber 5BB, 110 R, 1103 P e Rupestris du Lot
si è dimostrato meno critico. Da notare,
però, che nel caso del Barbera lo sviluppo di piante messe a dimora con radice
corta ha superato, in alcuni casi, quello
delle altre cultivar impiantate a radice
lunga, a indicare che l’interazione «tecnica × cultivar» può risultare utile per
decisioni a livello di impianto.
Le differenze di sviluppo ottenute in
questa prova potevano risultare meno
eclatanti qualora il 2003 fosse decorso
Peso sarmenti/ceppo
Conclusioni
In tutte le combinazioni portinnestovitigno-clone, per i primi tre anni di sviluppo, il peso del legno di potatura è risultato significativamente superiore nelle tesi messe a dimora a radice lunga con
l’eccezione del Moscato negli ultimi due
anni) (tabella 2).
Le differenze tra i due sistemi d’impianto sono risultate più consistenti al
primo anno (in particolare su Barbera)
per poi attenuarsi nei successivi (sempre
su Barbera), senza comunque perdersi.
La ripresa al primo anno è stata particolarmente difficoltosa per le piante con
la radice corta innestate su 420 A, SO4,
157-11 e 41 B, per i quali è stata più evidente la convenienza a un impianto con
buca scavata. Lo sviluppo iniziale su Ko-
Radice lunga
Radice corta
Rupestris
41 B
1103 P
157-11
420 A
110 R
SO4
Kober 5BB
(*) Considerando la media dei primi tre anni di potatura.
GRAFICO 4 - Risposte dei differenti
portinnesti in termini di vigoria (*)
Vi sono portinnesti alquanto sensibili
all’impianto con radice corta (1103 P,
Rupestris du Lot e 110 R). Per questi
può essere sconsigliabile l’operazione
di recisione delle radici, in quanto
comporta una lenta formazione
dell’apparato vegetativo che,
inevitabilmente, può tradursi
in un allungamento del tempo di entrata
in produzione della vite.
con una piovosità maggiore, ma apparire anche più vistose operando su un
terreno più difficile (argilloso o sabbioso)
nel quale avrebbero potuto considerevolmente aumentare le fallanze.
È evidente che la messa a dimora delle barbatelle con radice lunga (impianto
a buche) ha consentito una ripresa iniziale decisamente migliore che, nel caso della prova riportata, si è mantenuta
fino al terzo anno, aumentando la probabilità di avere piante uniformi, pronte a entrare in produzione. Negli appezzamenti che lo consentono, l’impianto
a macchina (se a radice lunga come ormai nella quasi totalità dei casi) risolve
il problema nel migliore dei modi con il
vantaggio di costi bassi, mentre operare
manualmente con radice lunga costa 3-4
volte di più rispetto alla forcella, che però impone il raccorciamento delle radici
a 1-2 cm. L’aumento del costo è dovuto
ai tempi necessari allo scavo delle buche
(anche se fatto con trivella meccanica),
alla risegnatura della posizione di ogni
barbatella e alla necessità di personale
esperto, attento a disporre adeguatamente le radici».
•
Simone Lavezzaro
Albino Morando
Vit.En, Calosso (Asti)
[email protected]
Silvia Guidoni
Dipartimento di colture arboree
Università di Torino
[email protected]
Per consultare la bibliografia di questo articolo
visitare il sito: www.informatoreagrario.it/
ita/Riviste/Infoagri/Lia4507/2532_web.pdf
45/2007 • L’Informatore Agrario
57
S
Impianto del vigneto
Articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 45/2007 a pag. 51
Barbatelle: messa a dimora
con radice corta o lunga?
BIBLIOGRAFIA
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47: 72-76.
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Materiali d’impianto in viticoltura: un
occhio ai particolari. L’Informatore Agrario, 7: 33-40.
Morando A. (2001) - Vigna nuova.
Corradi C. (2004) - Creare una nuova vigna. Vignevini, 1: 47-51.
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