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Da sedici secoli custode di sapienza e promotrice di cultura

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Da sedici secoli custode di sapienza e promotrice di cultura
DA SEDICI SECOLI CUSTODE DI SAPIE ZA E PROMOTRICE DI CULTURA
LA BIBLIOTECA CAPITOLARE DI VERONA
Da sedici secoli custode
di sapienza e promotrice
di cultura
di Piero Del Re
l/Cave ab homine unius libri" San Tommaso d/Aquino
(Guardati dell'uomo di un solo libro)
"Il più antico documento della nostra letteratura
è comunemente creduto la.Canzone di Ciullo di
Alcamo .... " - ricordate? "Rosa fresca aulentissima,
c'eper' in ver la state... " - e così si esprimeva nella
sua monumentale Storia della Letteratura Italiana
(1870/1871) l'iniziatore della moderna critica
letteraria, Francesco De Sanctis. L'autore sici I iano
e la sua Canzone vengono datati all'intorno del
secolo XIII. AI X secolo vengono fatti risalire i
così detti piaciti cassinesi, ovvero testimonianze
rese sotto giuramento nel corso di un giudizio per
riconoscimenti di proprietà che così dichiarano:
"Seo ko kelle terre per kelli fini que ki contene,
tranta anni le possette parte sancti Benedicti",
ovvero "50 che quelle terre, entro i confini che
le racchiudono, le possedette per trent'anni
la parte cioè il Convento di San Benedetto." Il
manoscritto in assoluto più antico, che può essere
considerato il certificato di battesimo della nostra
lingua, è custodito presso la Biblioteca Capitolare
di Verona ed è comunemente
noto come
"L'indovinello veronese". Il testo, in un linguaggio
che è stato anche definito come esempio di latino
volgare, risale alla fine dell'VIII- inizio IX secolo
ed è dovuto ad un ignoto scrivano dell'epoca il
quale, forse per "collaudare" la sua penna sulla
pergamena, si è divertito a scrivere: "Separaba
boves, alba pratalia araba, albo versorio teneba
et negro semen seminaba."-. Testo che si traduce:
Separavo i buoi (le dita della mano), aravo i
bianchi prati (cioè le pagine ancora intonse),
reggevo un aratro bianco (la penna d'oca) e
seminavo la semente nera (l'inchiostro). L'evidente
spiegazione è che lo spiritoso amanuense veronese
descriveva se stesso all'inizio del suo lavoro di
copista o scrittore. La scoperta di questa preziosa
testimonianza di primigenia manifestazione
della lingua italiana, è assai recente ed è dovuta
ad una specifica indagine svolta da paleografo
Luigi Schiaparelli nel 1924 sul codice LXXXIX
denominato Breviarium Mozarabicum
cum
aliquibus missis che nel foglio 3 riporta tale
iscrizione. Le cronache peraltro aggiungono che
se la scoperta è dovuta allo Schiaparelli ciò lo si
deve ad una sua studentessa che nell'esaminare
il reperto, non riuscendo a venirne a capo, lo
sottopose per decifrarlo all'indagine del suo
professore.
»
La loggia della Biblioteca Capitolare a Verona,
prospiciente il fiume Adige
73
TERZA PAGINA
»
Le rovine della Biblioteca dopo i bombardamenti
del 4 gennaio 1945
Ho voluto partire da questa notizia, che per gli
eruditi e gli specialisti non è certamente una
novità, per far vedere di come una cosa sotto
gli occhi di tutti, e dei veronesi in particolare,
la Biblioteca Capitolare appunto, sia in grado a
distanza di tanti secoli di rivelare ancora oggi i
suoi tesori e ch issà quanti ancora ne serba nei
suoi libri e documenti. Questo riferimento risulta
inoltre esemplare di come non sia mai sufficiente
conservare un bene, qualunque esso sia, per
adempiere al proprio ruolo di custodi se accanto
a questo impegno non si colloca anche quello di
valorizzatori dell'eredità che abbiamo ricevuto.
Lungo tutta la sua storia la Capitolare ha saputo
non solo sopravvivere a catastrofi politiche e
naturali, a guerre e pestilenze, a malanni dovuti
all'incuria del tempo e alla noncuranza degli
uomini, ma è stata in grado di capitalizzare nel
corso dei secoli, in modo graduale ma parimenti
irresistibile, una reputazione che l'ha portata al
vertice delle biblioteche europee conferendole
un assoluto primato per quanto riguarda l'ambito
della cultura latina, in particolare per la continuità
»
74
I
La sala Arcidiacono
Pacifico della Biblioteca
e la costanza del suo operare. Questo può essere
spiegato solo in parte considerando come Verona
possa essere ritenuta la seconda città d'Italia per
giacimenti di reperti romani, dopo Roma, ma va
altresì valutata alla luce della "biografia della
città": Verona infatti pur venendo variamente
occupata da eserciti e da potentati, dalle
invasioni barbariche agli eserciti napoleonici,
da quelli austriaci sin alla più recente e rovinosa
occupazione
tedesca dell'ultima
guerra
mondiale, ha saputo conservare in special modo
nella sua Biblioteca Capitolare le ragioni della
cultura rispetto alle follie della violenza. Equesta
sua intrinseca vitalità non può essere spiegata
che con il valore delle sue origini: nata infatti
come manifestazione di fede nel V secolo dopo
Cristo come Scriptorium, ovvero come sussidio di
bottega libraria per la nascente religione cristiana
cui l'editto di Costantino del 313 aveva dato
diritto di piena cittadinanza, è riuscita a passare
da tale ruolo di fornitrice di libri su pergamena
per i sacerdoti a stimolatrice e formatrice di
cultura a far tempo dal periodo carolingio, (IX
secolo) grazie ad una straordinaria figura di
umanista quanto mai versatile e poliedrico in
diverse branche delle scienze umane e grande
erudito, l'Arcidiacono Pacifico. Sotto l'impulso
di questo eclettico benedettino, di famiglia di
origine longobarda ma nato a Quinzano, nella
provincia di Verona, la Capitolare "produsse"
oltre 200 volumi, quando era sufficiente per
l'epoca la dotazione di una settantina di volumi
per essereconsiderati una biblioteca di prestigio.
Eproprio questa matrice religiosa della Capitolare
è riuscita a preservare la qualità "universale" delle
opere e dei volumi raccolti e custoditi, presidiati
da una devozione esemplare delle figure che di
volta in volta si sono succedute alla sua guida
e nell'ambito della Chiesa veronese che in
quelle epoche, ma anche in quelle successive,
si è distinta per la qualità e la
santità dei suoi Vescovi che
ne sono stati efficaci protettori
e sostenitori.
La consacrazione come centro
culturale della Capitolare
può essere ascritto intorno al
1200 quando la sua semplice
funzione di Scriptorium della
Schola majoris Ecclesiae
della Cattedrale,
diviene
sussidiaria rispetto a quella
di dispensatrice di volumi
per l'attività formativa del
clero, creando al tempo
stesso un ambiente di studio
e di consultazione su temi
ed argomenti non più soltanto esclusivamente
religiosi. Hanno quindi occasione di frequentarla
Dante Alighieri, che nella vicina chiesa di S.
Elena dibatterà il tema della Quaestio de aqua
et terra, e Francesco Petrarca invitato a visitarla
da un suo amico veronese e che lì avrà modo di
consultare per la prima volta un codice altrimenti
sconosciuto in cui sono trascritte le lettere di
Cicerone ad Attico, al fratello Quinto e Bruto.
Levicende della Biblioteca Capitolare proseguono
nei secoli successivi con uno svolgimento che
dovrebbe diventare, a mio avviso, occasione di
uno straordinario romanzo storico, degno non
tanto della penna di un Umberto Eco, come
pure è stato suggerito, quanto piuttosto di un
Iohan Huizinga, lo storico olandese cui si deve
un libro famoso come quello da lui redatto con
il titolo "L'autunno del Medioevo". Basti pensare
alla vicenda di cui fu protagonista agli inizi del
1600, esattamente nel 1625, il bibliotecario
della Capitolare dell'epoca, il canonico Mons.
Agostino Rezzani il quale, in attesa di una diversa
sistemazione dei locali in una nuova vicina
costruzione, allineò codici e libri a stampa entro le
cimase degli armadi di una stanza nelle vicinanze,
paventando possibili razzie o sottrazioni. Riuscì
nel suo intento di nascondere un notevole
numero di opere di gran pregio, ma poco tempo
dopo morì per l'epidemia della peste del 1630,
quella per intenderci di manzoniana memoria,
che causò la morte di due terzi dei veronesi. Nel
1626 il censimento di quell'anno indicava infatti
in oltre 53.000 gli abitanti di Verona e al temine
della pestilenza ne risultarono vivi poco più meno
di 21.000. L'improvvisa scomparsa di Mons.
Rezzani gli impedì di comunicare il luogo in cui
erano stati collocati i libri che quindi vennero
considerati dispersi. Bisognerà attendere quasi
un secolo, nel 1712, perché questo immenso
tesoro librario venga ritrovato e ciò si dovette alla
instancabile investigazione del Marchese Scipione
Maffei, umanista ed insigne letterato veronese, che
avvalendosi della collaborazione del Canonico
Carlo Carinelli riuscì a scoprire il nascondiglio
e a riportare alla luce i volumi. La notizia del
ritrovamento fu salutata con grande gioia ed
ammirazione da parte degli ambienti letterari
europei e diede ulteriore impulso all'attività di
raccolta del patrimonio librario della Capitolare
fatto oggetto di costante ed assidue donazioni
da parte di grandi collezionisti dell'epoca. Un
tesoro di così vaste proporzioni e soprattutto di
così elevata qualità artistica non poteva sfuggire
alla inveterata e collaudata attività predatoria
della Grande Armée di Napoleone Bonaparte che
nella sua campagna militare in Italia ebbe modo
di esercitarsi con grande determinazione. Di fatto
»
Il codice ccxxxix, sec. xv, Petrus Candidus Decembrius,
In libris epitomatum illustrium virorum Plutarchi
vennero depredati, alla sola Biblioteca Capitolare,
trent'un codici e venti incunaboli trasferiti
d'imperio alla Biblioteca Nazionale di Parigi (cfr.
il timbro apposto sul libro della Vita degli Uomini
Illustri di Plutarco di seguito riprodotto) e da
cui ritornarono nel 1816 solo due terzi dopo la
sconfitta di Napoleone a Waterloo nel 1815.
Nel corso del XIX secolo l'attività della Capitolare
si è caratterizzata in modo peculiare nell'indagine
filologica che è stata in grado recuperare nei libri
pergamenacei (i così detti palinsesti), i manoscritti
stesi nella prevalenza dei casi nel corso del V
secolo dopo Cristo, successivamente abrasi nel
VII per recuperare il manufatto sottostante, cioè
la pergamena sulla quale manoscrivere altri testi.
L'utilizzo di reagenti chimici ha consentito di
recuperare e di poter quindi leggere nuovamente
iI testo origi nario che era stato cancellato (iI c.d.
scriptio inferior, la sottoscrittura), ma il materiale
usato all'epoca, in genere tintura di bile o
idrosolfuro di ammonio non infrequentemente
ne pregiudicavano la leggibilità. Oggi tecniche
più moderne consentono di ottenere risultati
di gran lunga migliori, con gli ultravioletti, la
sovrapposizione fotografica e la digitalizzazione
delle immagini.
Anche in tempi che possiamo considerare vicini a
noi la sopravvivenza della Biblioteca Capitolare è
stata messa a dura prova. Cominciando dal 1882
dove una rovinosa inondazione dell' Adige mise
i due terzi di Verona sotto le acque alluvionali,
75
TERZA PAGINA
, dUlllr.YX"lr tt.\ni
o h,"ne:
»
_LUt
fe("I1{"~
F 4r, de Il codice ccxxxix, dettaglio del timbro della
Biblioteca Nazionale di Francia
avendo raggiunto al Ponte Pietra un livello di 4
metri e 50 sul segnale di guardia. Quella che fu
definita come una tra le peggiori esondazioni del
fiume allagherà di fango i locali della Capitolare
con gravissimi danni per le undicimila pergamene
lì custodite. Il 4 gennaio del 1945, nella parte
terminale dell'ultimo
conflitto mondiale, un
bombardamento degli alleati angloamericani
rase al suolo la Biblioteca Capitolare il cui
patrimonio librario più importante, rappresentato
dai manoscritti e dagli incunaboli, era già stato
posto in salvo dal Bibliotecario dell'epoca Mons.
Giuseppe Turrini. A lui già si doveva il recupero
e la catalogazione delle undicimila pergamene
infangante dalla inondazione del 1882 e a lui
si dovrà la ricostruzione della nuova sede della
Biblioteca Capitolare che verrà inaugurata
il 28 settembre del 1948. Come ricorderà il
suo successore, Mons. Alberto Piazzi, in quei
frangenti della ricostruzione si registrò //... una
presenza particolarmente significativa: quella di
due personaggi, già frequentatori della biblioteca
in qualità di studiosi, che gli eventi bellici
avevano collocato su fronti contrapposti. L'uno
americano, Bernard Peebles, l'altro tedesco,
Wolfang Hageman, già hostes in acie e ora fratres
in pace, i quali si trovarono ad offrire insieme
la loro collaborazione nella ricostruzione della
Capitolare. // A conferma, se mai ve ne fosse
bisogno, che i luoghi della vera cultura sono
anche quelli dove più rigogliosi crescono i frutti
della pace.
Evisto che abbiamo citato Mons. Piazzi, sentiamo
il dovere di rendergli omaggio non solo e non
tanto per i suoi ventotto anni di direzione della
Biblioteca Capitolare - incarico che ha appena
lasciato al traguardo dei suoi 86 anni - ma per
aver reso questa istituzione da cittadina che era,
ad europea ed oggi internazionale. Rifiutando
radicalmente quel ruolo di hortus conclusus di
cui aveva avuto modo di parlare nel testo della
sua presentazione del volume strenna della
Banca Popolare di Verona, edito nel 2003, tratto
dalla vita de "Gli uomini illustri di Plutarco
nelle miniature del compendio di Pier Candido
Decembrio" (Codice CCXXXIX della Biblioteca
Capitolare di Verona). Anzi, là così si esprimeva:
//11 criterio di favorire una divulgazione variegata,
ma seria, è in linea con la conduzione della
Biblioteca Capitolare, che non vuole rimanere un
hortus conclusus, ma da anni, per mezzo di visite
guidate, di pubblicazioni varie, frutto di altrettante
esposizioni di manoscritti, mantiene l'impegno di
far conoscere i propri tesori a quanti hanno piacere
di apprezzarli. ", In tal senso rispondeva alle
preoccupazioni che qualche pagine prima aveva
espresso il Presidente della Banca, l'avvocato
Carlo Fratta Pasini, che aveva dichiarato nella
prefazione di quella stessaopera .... "Nel periodo
più recente, complici anche le difficoltà connesse
alla ricostruzione post-bellica, l'attenzione verso
la Capitolare non è forse stata sempre adeguata
al suo valore ed alla sua importanza. AI pericolo
proprio delle istituzioni di alta cultura di lasciarsi
andare verso l'irrigidimento di altrettante turres
eburneae, si aggiunge la presenza in Verona
di tanti monumenti e di tante opere d'arte più
facilmente fruibili, che non ha probabilmente
giovato ad una istituzione così complessa e ad
un patrimonio, almeno apparentemente, meno
"I tesori della Biblioteca"
Assai difficile per un non specialista in tema eli bibliografia quale mi reputo, tentare un qualche inventario
dei testi più preziosi che sono custoditi nella "Capitolare". Correndo qualche rischio di clamorose omissioni
o eli maldestri inserimcnti, ne tenterò una brevissima rassegna, invocando sin d'ora come esimente la tirannia
di questo spazio. Senza assegnazione di alcuna gerarchia comincerò segnalando le Istituzioni di Caio che
rappresenta un unicum del diritto privato romano. testo risalente al Il secolo e il cui codice fu trascritto nel
V secolo. Un altro preziosissimo codice è quello che contiene il più antico manoscritto della De Civita/e
Dei di Sanl'Agostino la cui datazione viene fatta risalire alla metà del V secolo, contemporanea quindi
alla scompilrsa del Santo avvenuta a ìppona il 28 agosto del 430. Un posto il parte nell'elenco merita il
Seciemcnterium di San Woliango redatto del 985 e proveniente da Raiisbona. Questa speciale menzione è
dovuta per il fatto che da questo codice eli assoluto pregio artistico, con frequente utilizzo di capi lettera assai
preziosi per l'uso dell'oro e dell'argento, stimolò la diffusione dell'arte delle miniatura a Verona.
76
J
DA SEDICI SECOLI CUSTODE DI SAPIE ZA E PROMOTRICE DI CULTURA
"spetta colare come quello della Capitolare .....
N
N.
A confermare quest'ansia di apertura verso il
mondo esterno, ad una crescente permeabilità
verso il nuovo che avanza, Mons. Piazzi al
termine della sua "carriera" di Prefetto della
Biblioteca Capitolare di Verona (posto che una
carriera come la sua possa mai dirsi conclusa e
possa essere definita "carriera" o non piuttosto
"vocazione", nel suo caso, nella sua originaria
vocazione sacerdotale), ha saputo dar vita ad
un progetto di assoluta modernità e cioè "L'
informatizzazione del patrimonio librario della
Biblioteca Capitolare". Questa iniziativa, subito
condivisa dal Presidente Fratta Pasini, avrà la
durata di quattro anni e il suo sostegno è stato
assicurato dalla Banca Popolare di Verona e
prevede la riproduzione digitalizzata di ogni
pagina dei codici custoditi presso la Biblioteca
con il sistema dello "sfogliamento pagina per
pagina". Alla sua conclusione l'accesso sarà
reso possibile via rete telematica (internet).
Come si può rilevare, si tratta di utilizzare
sistemi d'avanguardia
ed avveniristici
per
conservare e valorizzare le radici culturali del
nostro passato, soprattutto quello più remoto
e lontano. La vastità dell'impegno tecnico e
professionale va misurato con i "numeri" della
Capitolare: 1.200 manoscritti, 245 incunaboli,
2.500 cinquecentine, 2.800 seicentine, e oltre
70.000 volumi. L'intero progetto è stato dedicato
alla memoria dell'avv. Luigi Righetti, compianto
Consigliere di Amministrazione
della Banca
Popolare di Verona e giurista di grande saggezza
ed umanità.
È stato recentemente chiamato a sostituire
Mons. Piazzi, Mons. Bruno Fasani, persona
particolarmente
esperta nell'ambito
della
comunicazioni
sociali e con una biografia
professionale di grande spessore.La responsabilità
che gli è stata affidata è grande, ma la sfida è
assolutamente irresistibile: far diventare sempre
più la Biblioteca Capitolare di Verona un "capitale
culturale" a vantaggio di tutti. Mettendo in rete il
sapere custodito in antichi e nobili scaffali, ora
appannaggio di pochi, implementando viepiù
quei dialoghi fecondi e costruttivi già in essere
con tutti gli intermediari culturali della città,
ma non solo. Coinvolgendo in modo assiduo
e costante l'Università, le strutture didattiche
cittadine, le istituzioni, le docenze professionali
e gli studenti, dando così continuità all'opera
di Mons. Piazzi. Senza mai dimenticare che la
Capitolare è sì nata come atto di fede religiosa,
ma, nel tempo, è divenuta anche un preclaro
esempio di viva comunità culturale.
Qualcuno ha detto che "Una casa senza libri è
come una stanza senza finestre" e parafrasando
questo motto possiamo dire, pensando alla nostra
Biblioteca Capitolare, che "Una città che non
affolli le proprie biblioteche per studiare quello
che è stato scritto in passato, si condanna ad un
futuro di solitudine di cui non sarà più grado di
scrivere neppure una pagina."
Un vivo ringraziamento a Mons. Piazzi per le conversazioni
di cui mi ha dato modo di godere in numerose occasione e
la mia gratitudine al Prof. Lorenzo Antonini per isuggerimenti
che mi ha offerto.
1tDml!lL.. in.
»
Codice
CXIV,
OrCe... 1uu'1lo.
.
sec XVIII, Ratherii episcopi veronensis Opera varia, f 789r, con iconografia rateriana
77
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