Nepal. Un Paradiso perduto? - Viaggi Avventure nel Mondo
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Nepal. Un Paradiso perduto? - Viaggi Avventure nel Mondo
Articoli 4-5-6/03 17-07-2003 13:53 Pagina 20 L’uscita dal pendio ripido Testo e foto di Luciano Gerbi N onostante abbia già fatto parecchie esperienze legate a viaggi in paesi con culture e costumi diversi dai nostri occidentali è sempre con un certo senso di estraneità che vivo i primi giorni del rientro a casa. Senso di estraneità dovuto principalmente alla reiterata constatazione del divario sempre più marcato tra quanto è considerato in certi paesi utile ed indispensabile in rapporto a poter vivere “dignitosamente “da quanto invece è considerato tale da noi, ove sempre più pare che la qualità della vita si debba basare solo su parametri consumistici e di possesso di beni. Una società sbilanciata e purtroppo oggi anche modellata attraverso scelte politicamente“ miopi e scellerate “ 20 operate da un governo schiavo solo agli interessi di bottega delle sue varie anime. Scelte populiste per quanto riguarda la “bassa macelleria” demagogica ed emotiva che ha sempre bisogno di avere nel “diverso” il nemico cui attribuire tutti i propri mali e le proprie difficoltà e parallelamente scelte sempre più elitarie ed ingiuste a favore di quanti già molto hanno. Scelte che ci stanno portando a vivere in una società sempre più sperequata ed ove man mano vengono per legge cancellati ed affossati drammaticamente quei valori di solidarietà e giustizia solo sui quali si può fondare una convivenza che possa dirsi realmente “civile “. Se a questo “divario” esistenziale si aggiunge poi la valanga di notizie di AVVENTURE NEL MONDO 4-5-6 • LUGLIO/DICEMBRE 2003 segno negativo legate alle valutazioni “post 11 settembre” sulla visita di paesi valutati a rischio terroristico ( in pratica buona parte del mondo ) si corre anche l’alea di andare in corto circuito domandandosi se il desiderio e la curiosità che ci hanno spinto, nonostante tutti questi segnali, ad iniziare certi viaggi siano frutto di sottovalutazione di problemi reali da parte nostra oppure siano una giusta rettifica alla fobia e paura di incontrare chi è diverso da noi. Ovviamente, anche a seconda dei paesi, le risposte possono essere ben diverse . Per quanto riguarda il Nepal la nostra valutazione è stata positiva e così abbiamo effettuato il viaggio. Un viaggio “iniziato in casa” con mia moglie, stufa di vivere solo il rac- Articoli 4-5-6/03 17-07-2003 13:53 Pagina 21 NEPAL conto di miei viaggi fatti tra Ottobre e Novembre in Nepal, e con la decisione presa di non aspettare, per fare qualche cosa assieme in quell’area, il raggiungimento della sua età pensionistica. Una possibilità colta usufruendo di un paragrafo del nuovo contratto della Scuola che permette agli insegnanti di avere accesso ad un permesso “sabbatico” una volta ogni dieci anni, rinunciando allo stipendio e al relativo versamento pensionistico per il periodo usufruito. Un progetto al quale si sono aggregati man mano alcuni amici con i quali , avendo interessi e capacità alpinistiche diverse, si è modulato al meglio questo viaggio. Un viaggio che nei primi 15 giorni ci ha portati a percorrere quella che è ormai un classico di AnM.: la Khumbu Haute Route. Un percorso ormai descritto in vari resoconti, ai quali vi è poco da aggiungere se non il fatto che potrebbe essere oggi arricchito ed impreziosito da alcune brevi varianti quali la traversata del Kongma- La che porta direttamente dalla valle di Chukkung a Lobuche ed allo scavalcamento dell’ancor meno conosciuto Renjo Pass che permette di arrivare nella valle del Bothe Kosi, poco sopra Thame direttamente dal paese di Gokyo. Al termine di questa prima parte alcuni del gruppo sono rientrati poi a Ktm mentre in cinque abbiamo fatto una mini- spedizione che ci ha portati a salire il Pancharmo, una bella e non banale montagna di 6270 m. con partenza e ritorno dalla valle di Thame. Un percorso inusuale dato dal fatto che il Pancharmo viene salito prevalentemente a coronamento di un trek di una dozzina di giorni che attraversando la regione del Rolwaling porta al colle del Tesi Lapcha a 5750 m. che da poi accesso alla discesa nella valle del Khumbu. Un percorso questo molto meno frequentato della zona dell’Everest. Penso comunque che salire il Pancharmo avendo percorso prima la Khumbu Haute Route , anche se più “antropizzata” del Rolwaling, possa complessivamente regalare non meno emozioni per la carrellata “paesaggistica” che può offrire unita alla soddisfazione del raggiungimento di magnifici belvedere quali Il ChukkungRi, il Kala Pattar, il Cho–La ed il Gokyo–Ri. La salita al Pancharmo si fa in sei giorni e penso possa valere la pena di farne circolare e conoscere la relazione in modo più dettagliato. Il Pancharmo è una bella montagna glaciale che sovrasta di 500 metri il colle del Tesi Lapcha . La sua salita pur non presentando in condizioni normali particolari difficoltà tecniche è senza dubbio complessivamente più impegnativa delle più conosciute salite all’Island Peak ed al Mera Peak. Valutazione tecnica PD +. Per salire il Pancharmo occorre avere il Peak permit al costo di $ 450 per quattro persone + $ 40 per ogni altro aggiunto. E’ necessario essere autosufficienti per vitto e pernottamenti poiché occorre passare 3 notti in località senza appoggi di case o lodge. Noi abbiamo preso un tutto compreso dal referente nepalese Tshiring che ci ha forniti dello staff di cucina con il materiale per il campeggio e che ci ha procurato come guida Lapka Sherpa, persona veramente in gamba e preparata con già al suo attivo la salita di un paio di 8000. Approfitto poi di queste note relative all’organizzazione per rendere pubblico il ringraziamento mio e di tutto il gruppo a Tshiring per la serietà , l’aiuto ed il personale coinvolgimento dimostrato in occasione di un grave problema di salute ( risoltosi poi per fortuna positivamente ) occorso ad un membro del gruppo nella parte finale del viaggio 1 Giorno Namche Bazar – Thame -Ore 3,20 Percorso iniziale molto suggestivo attraverso una bella pineta (facente parte di un progetto di riforestazione del Khumbu) che porta poi, dopo essere transitati per alcuni insediamenti arricchiti da una scuola costruita dagli austriaci, al bel Gompa femminile di Thamo ed a scavalcare il Bothe Kosi poco prima di un bivio. A destra attraverso il colle alla testata della valle, il Nangpa –La a 5745 m., si potrebbe direttamente arrivare in Tibet, ma il Passo è chiuso al turismo, mentre a sinistra una breve, ma dura risalita porta al bel paese di Thame. Poco sopra il paese, modernizzato da una centrale elettrica e famoso anche per avere dato i natali a Tenzing Norgay, vi è lo splendido Gompa , il secondo per importanza del Khumbu, ove ciclicamente viene anche celebrata la grande festa buddista del Mani Ridmu. A Thame vi sono alcuni lodge e si può scegliere per comodità se stare in tenda, appoggiarsi ad essi o a qualche casa di privata. (Quest’ultima è stata la nostra soluzione). 2 Giorno Thame – Thyango Kharka Campo base 4855 m. Ore 5.30 Dal paese salendo per il sentiero che passa dal Gompa ci si inoltra nella valle che è dominata a sinistra dalle muraglie ghiacciate del Thyangmoce, Paniyo Tapa e Go Shar, tutte vette oltre i 6500 m. Il percorso è a mezza costa e attraverso zone da pascolo conduce in poco più di tre ore alla piana erbosa dell’alpeggio di Thyango Kharka a 4230 m. ove usualmente ci si ferma per il pranzo. E’ questo l’ultimo insediamento della valle ed al fondo del paese (salendo) vi è un piccolo lodge. Qui la valle piega decisamente a destra e permette finalmente di vederne la testata verso il colle del Tesi Lapcha dominato a sinistra dai ripidissimi fianchi glaciali del Pancharmo ed a destra da quelli più articolati del Tengi Ragi Tau. Risalendo ancora la valle da Thyango i pen- dii diventano man mano più ripidi e pietrosi e dopo alcuni scavalcamenti di ripide morene si perviene , lasciando a sinistra un incassato lago glaciale, ad un grande ripiano morenico ove si pone il campo base. Ore 2,15 dal paese. Fino a questo punto , anche se non ci avremmo scommesso una lira a favore in certi tratti, sono arrivati anche gli yak con i nostri carichi. 3 Giorno Campo Base – Campo Alto 5650 m. Ore 4,15 Alleggeriti al massimo i nostri bagagli ( gli yak non possono salire oltre e non essendosi potuti reclutare altri portatori a Thame abbiamo solo l’aiuto di due porters, del cuoco e della guida per il trasporto del materiale al campo alto ) saliamo con calma la successione delle ripide morene sovrastanti il campo che conducono ad una zona glaciale che si risale fino sotto alla barra rocciosa che da l’accesso ai pendii verso il colle. Ore 2 circa. Di qui, prima per neve e poi per ripidissimi sfasciumi, si arriva alla strozzatura rocciosa ove un piccolo colatoio glaciale permette di uscire sui più aperti e dolci pendii nevosi sommatali. Questo tratto se in ghiaccio richiede per sicurezza l’uso dei ramponi e la guida fissa anche circa 100 metri di corda fissa per i porters che ne sono sprovvisti. Dopo il colatoio un ultimo strappo su neve porta contro la parete rocciosa del Tengi Ragi Tau la cui vetta ci sovrasta di oltre mille metri . Qui, sfruttando un tratto di parete rocciosa aggettante una decina di metri dal ghiacciaio, sono state ricavate alcune piccole piazzole per le tende dove si monta il campo. Una posizione alquanto suggestiva anche un se po’allarmante al pensiero di cosa abbiamo sulla testa. Dal campo, che si trova circa 100 metri di dislivello sotto il colle del Tesi Lapcha ed a cui si perviene per un dolce pendio, la via di salita al Pancharmo è quasi tutta visibile ed è con quella visione negli occhi e nel cuore che passiamo la nottata. Una nottata in quota per quanto mi riguarda al solito un po’ sfigata ( al Mera Peak mi si era aperta nel sacco piuma la borraccia che mi ero messo Congha-La, con il Makalu sullo sfondo AVVENTURE NEL MONDO 4-5-6 • LUGLIO/DICEMBRE 2003 21 Articoli 4-5-6/03 17-07-2003 13:53 Pagina 22 NEPAL Sulla cresta finale dentro perché non gelasse rendendomelo inservibile per il resto della notte ) poiché alla tenda si rompono tutte e due le cerniere e così si bivacca io e la moglie tra uno smoccolamento e l’altro cercando di costruire aleatorie barriere di sacchi e vestiti alla invadenza della non proprio tiepida aria notturna. 4 Giorno Salita alla Vetta e discesa al Campo Base. Ore 4 per la salita e 4,30 per la discesa. Solo 650 metri di dislivello ci separano dalla vetta per cui decidiamo che è inutile partire molto presto. Sveglia alle 5 e dopo avere ingollato due tazze di tè e una barretta ci prepariamo legandoci per sicurezza ( siamo su ghiacciaio ).in due cordate ed alle 6,20 partiamo. Siamo in quattro più Lapka poiché Silvio ha passato una pessima notte e decide di non salire. Come accennato la salita al colle è molto dolce e ci prende circa mezz’ora di cammino. Dal colle si piega a sinistra e si punta al centro della parete che porta ad un primo pulpito glaciale . La pendenza si fa via via più accentuata. La neve è ottimamente ramponabile , ma abbastanza dura ed allora decidiamo che e più tranquillo salire su corda fissa.evitando di fare i tiri di corda in sicurezza..Ci sleghiamo , Lapka ci precede e fissa i 150 metri delle tre corde che abbiamo sulla parte finale del pendio che si drizza sui 45 gradi; corde che risaliamo con il prusik . Dal pulpito riformiamo le due cordate e con un ulterio- L’alta valle di Thame re traverso verso sinistra ci si porta poco sotto il filo della cresta. da dove si può vedere il resto del percorso. Si sale sul dosso parallelo la cresta e sfruttando un largo corridoio sulla destra si perviene senza difficoltà sotto i risalti terminali della vetta. Qui in condizioni di poco innevamento e con ghiaccio si può trovare il grosso ostacolo rappresentato da un grande crepaccio trasversale . Sotto questo crepaccio ghiacciato si dovettero fermare quelli che avrebbero potuto essere i primi salitori nel 1951 ( Shipton , Gregory ed Evans ) che per tener fede all’ottica di affrontare la montagna “ by fair means” non avevano con loro i ramponi. La prima salita fu poi effettuata nel 1955 dagli inglesi Davis e Boultbee . Fortunatamente per noi la neve copre bene il crepaccio che passiamo così senza problemi. Si sale poi con diagonale ascendente fino a raggiungere il filo di cresta che si percorre brevemente fino alla antecima. Di qui un ultimo “emozionante” sali- scendi estremamente aereo ci conduce in una ventina di metri alla vetta vera e propria .Una vetta un pò angusta su cui ci alterniamo, ma dove senza dubbio immensa è la gioia di Ilda, Rosella, Dado e del sottoscritto. Ore 4 dal campo Purtroppo il tempo sta cambiando e le vette dell’Everest e del Makalu sono già avvolte dalle nubi. Rapidissima la sosta in vetta e subito iniziamo la discesa . Senza problemi ritorniamo al pulpito sopra al grande pendio dove riposizioniamo le tre corde fisse che ci portano velocemente alla zona meno ripida sopra il colle. Di qui in breve alle tende . Circa 2 ore dalla vetta. Il tempo si ingrigisce sempre più e scendiamo a valle sotto una leggera nevicata. rientrando alle tende del campo base in poco più di 2 ore. Felicissimi per la bella salita, ma anche rammaricati dal cambiamento del tempo.( per la cronaca sarà l’unico giorno in tutto il viaggio in cui abbiamo avuto al mattino il brutto tempo ) 5 Giorno - Campo Base – Thame. Ore 3,15 Si rientra a Thame ove ci rifermiamo per dormire nella stessa casa dell’andata. Pomeriggio allietato dalla visita dei ragazzi della scuola locale che in occasione di una festa religiosa vanno di casa in casa a cantare e ballare ricevendo in cambio offerte di danaro, di biscotti e riso. 6 Giorno Thame – Namche Bazar Ore 3,15. Da Namche a Lukla e poi il breve volo che ci riporta a Kathmandu ove si conclude questo viaggio che è stato ricco di soddisfazioni sotto tanti aspetti : ritrovo di vecchi contatti locali, trekking a dir poco molto bello con un gruppo di nove amici su e giù per le varie valli del Khumbu ed a conclusione la soddisfazione di avere centrato la salita del Pancharmo, con l’intimistica ciliegina rappresentata dall’avere festeggiato sulle sue pendici il compleanno di mia moglie. Al di la di tutti questi aspetti personali il viaggio mi ha però stimolato anche ad una riflessione più ampia sul come questi squilibri politici mondiali, uniti ad una situazione interna ormai disastrosa, hanno condotto il Nepal in una situazione di conflitto sociale armato ed ad una recessione economica legata principalmente al calo verticale delle presenze turistiche. In assoluto il Nepal è il paese che più mi ha affascinato in tanti anni di viaggi per il mondo, ci sono tornato ben otto volte in circa 20 anni ed ogni volta ha saputo regalarmi nuovi stimoli ed una carica positiva di emotività. Il Paradiso 22 AVVENTURE NEL MONDO 4-5-6 • LUGLIO/DICEMBRE 2003 Articoli 4-5-6/03 17-07-2003 13:53 Pagina 23 NEPAL degli Dei era chiamato questo minuscolo regno Himalajano e mai penso definizione fu più azzeccata. La domanda che si pone è però quella relativa a se questo paradiso ancora esista . Se si presta orecchio solo alle note di agenzia ove non passa settimana ove non si diano notizie di scontri tra movimento Maoista e forze governative con il loro corollario di morti e feriti la risposta propenderebbe verso il no. Se si torna invece nel paese , nonostante ci siano frequenti coprifuochi in città, si vedano militari armati con controlli e posti di blocco sulle strade e si giri anche in montagna a Lukla e Namche Bazar assieme a ragazzetti armati la risposta, per lo meno per me, è molto più sfumata e meno negativa. Ed è appunto sull’onda di questa risposta “positiva” che mi sono lanciato in queste note, quasi un manifesto a non tagliare fuori il Nepal dai nostri programmi di viaggio poiché sono convinto che il turismo oltre ad essere in questo caso fonte di reddito per una buona fetta di popolazione può anche essere un antidoto ed uno stimolo a che il Nepal stesso non si chiuda su se stesso in una spirale interna di disgregazione e violenza Da tenere ben presente è anche il fatto che nel paese non sono avvenuti mai atti indiscriminati terroristici , ne turisti sono stati fino ad ora coinvolti in alcun scontro. Il movimento maoista stesso ha rilasciato in più occasioni note ad agenzie di stampa occidentali ove si ribadisce che i turisti sono i benvenuti nel paese e che non sono da parte loro oggetto di alcun tipo di conflitto. Cercando di darne una collocazione “storica” penso si possa rimarcare come l’attuale violenza arrivi da lontano, sull’onda di un sistema monarchico classista e nepotistico che solo dopo i grandi moti di piazza del 1990 ha trovato timide aperture democratiche. Aperture che purtroppo si sono arenate per immobilismo, frammentazione partitica e anche per una certa dose di ignoranza diffusa che ha portato a ratificare il potere monarchico come emanazione divina in un referendum popolare. Un equilibrio sociale che già nel 1996 è stato messo in discussione dal neonato movimento maoista che ha iniziato la propria attività con l’occupazione di terre di latifondisti nell’Ovest del paese e che sull’onda di un crescente supporto da parte degli strati più poveri ha preso sempre più potere arrivando in pratica a controllare oggi oltre metà del paese , soprattutto nelle zone occidentali montane prive di vie di comunicazione. Questo movimento pare essere stato molto sottovalutato dal Re precedente che ha sempre affrontato il problema come un fatto di mera delinquenza sociale. Un equilibrio che però si è infranto dopo che la famiglia reale è stata sterminata in un modo mai del tutto chiarito ( La versione ufficiale dice che è stato il figlio del re per contrasti interni ad uccidere tutti i famigliari prima di suicidarsi ) e che al trono è salito il fratello dell’ex re . Costui, considerato “uomo d’ordine” ha militarizzato il problema mandando le milizie e l’esercito a combattere i maoisti ed il risultato è l’attuale prova di forza che vede frequenti scontri armati tra maoisti e forze governative con l’aggravante che sempre più civili vengono coinvolti negli scontri, radicalizzando così sempre più il problema che vede il rischio ora di potere trasformarsi in una guerra civile vera e propria.. Nonostante questo clima pesante la vita del paese cerca di essere ancora normale. Di tutte queste tensioni e degli scontri si legge sui giornali, ma per contro, oltre a questi riscontri “negativi”, si può dire che quotidianamente vengono anche lanciati appelli alla ricerca di un dialogo per un ritorno ad un confronto civile e politico tra governo e maoisti a nome di prestigiose personalità religiose e civili del paese. Personalmente l’assurdità che questo conflitto rappresenta per molti degli stessi nepalesi la ho colta chiaccherando con quanti dei locali hanno a che fare con i turisti : dai titolari delle agenzie, alle Guide di trek e montagna, ai portatori stessi ed ai gestori dei lodge di montagna. Per tutti costoro gli scontri sono negativi e tutti sono concordi nel dare la colpa di ciò sia al radicalismo dei maoisti che alla cecità, al malcostume ed alla burocrazia centrale che opera un drenaggio delle risorse a favore dell’apparato governativo, dimenticando di trasferire almeno parte di queste ricchezze alle popolazioni di campagna e montane . L’attuale situazione, che ha portato ad un calo turistico sia in Kathmandu città che di trekker nelle zone montane di oltre il 50% in questi ultimi due anni, pare in una fase di stallo e concretamente nulla pare all’orizzonte capace di trovare una soluzione al problema. Molto potrebbe penso essere fatto tramite mediazioni internazionali, ma l’attuale Il gruppo al campo base congiuntura politica mondiale con l’America sempre più risoluta ad affrontare e risolvere unilateralmente e militarmente ciò che non è confacente alla propria visione politica non gioca a favore del Nepal. Non resta forse allora per noi comuni cittadini che hanno a cuore le sorti di quell’affascinante paese nulla altro che cercare di darne notizie non solo in chiave negativa . Con la speranza (anche se ciò si scontra contro ogni ragionevolezza laica del nostro pensiero ) che gli Dei che i nepalesi venerano sulle cime di quelle montagne che noi tanto amiamo scendano un poco anche a valle ad illuminare e sospingere quanti di buona volontà cercano con tenacia e fiducia di risolvere in chiave di giustizia ed eguaglianza i problemi del loro paese. Un paese riconsegnato in un prossimo futuro a quella visione se vogliamo onirica, ma affascinante e coinvolgente di “Paese degli Dei.” AVVENTURE NEL MONDO 4-5-6 • LUGLIO/DICEMBRE 2003 23