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In caso di catastrofe le banche devono garantire il servizio

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In caso di catastrofe le banche devono garantire il servizio
In caso di catastrofe le banche devono garantire il servizio
Un’indagine del Centro studi bancari di Vezia e Deloitte Sa sull’attuale situazione in Ticino
Vezia – La gestione della continuità dell'operatività, ossia della garanzia del servizio alla clientela anche in casi di crisi dovuta a eventi quali catastrofi naturali come il recente, tragico terremoto in Abruzzo (oppure a seguito di incendi o
esplosioni, assenza massiccia di personale causa
pandemia, interruzione dei sistemi o delle infrastrutture IT e/o di comunicazione, atti di matrice
terroristica o sabotaggi, avaria degli impianti di
alimentazione energetica, …) è per gli istituti finanziari, visto il loro ruolo centrale all’interno
del ciclo economico, un aspetto imprescindibile.
Non a caso nel novembre del 2007 l’Associazione
svizzera dei banchieri ha emesso delle raccomandazioni per il Business continuity management
(Bcm), uno standard minimo a cui le banche sono
tenute ad attenersi per «evitare l’instabilità o il
crollo del sistema finanziario». Le raccomandazioni sono entrate in vigore il 1° gennaio 2008 e gli
istituti sono invitati ad applicarle al più tardi entro la fine di quest’anno.
Da alcuni anni il Centro di studi bancari di Vezia (Csb) propone, a scadenza regolare, dei seminari per gli specialisti del Bcm della piazza finanziaria ticinese, l’ultimo di questi incontri si è
svolto giovedì, 23 aprile, e ha coinvolto, in qualità
di relatori, alcuni membri dello specifico gruppo
di accompagnamento sul Bcm del Csb. In occasione del workshop sono state presentate, da Maurizio Di Paola, Organizzatore presso la Banca
popolare di Sondrio (Suisse) Sa, le indicazioni di
Swissbanking in materia di Business impact
analysis e, da Alberto Zampella, Manager enterprise risk services di Deloitte Sa, i risultati di
una recente indagine svolta in collaborazione tra
il Csb e Deloitte Sa. Tra i dati più significativi della survey emerge che circa il 30% degli istituti
bancari ticinesi non ha ancora affrontato il problema del Bcm e che metà delle banche demandano la gestione della continuità operativa alle proprie divisioni IT, in netto contrasto con quanto
avviene invece a livello internazionale, dove la responsabilità è nella maggiorparte dei casi delegata ai dipartimenti di Risk management. Dall’altro
canto, oltre il 50% degli istituti dichiara di aver
testato il proprio programma di continuità. Infine, come indicato da Zampella, non bisogna sottovalutare il fatto che per molti istituti locali più
piccoli, anche l’assenza di poche persone chiave
può costituire uno scenario paragonabile a quello pandemico. Se quindi da un lato la gestione del-
la continuità richiede degli sforzi in termini organizzativi è anche vero che la revisione dei processi in ottica Bcm può portare, come descritto
durante il convegno da Marco Beozzi, Business
continuity manager di Bsi Sa, a delle ottimizzazioni dei flussi ed essere quindi fonte di risparmi.
Un aspetto altresì interessante è il rapporto tra la
banca e i suoi fornitori esterni. Come descritto da
Patrick Burki, Head of risk management services
di B-Source Sa, è importante che in questi casi la
banca sia cosciente del fatto che la responsabilità
in ottica Bcm resta comunque sempre a suo carico, motivo per cui è fondamentale prestare molta
attenzione alla qualità dei propri partner in outsourcing e ai rispettivi accordi di collaborazione.
A CURA DI ALBERTO STIVAL
RESPONSABILE AREA BANKING, CSB
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