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La parte più bella della scultura è l`idea
LORENZO QUINN: “La parte più bella della scultura è l’idea” 22/2009 Settimanale Gratuito www.ilgiornaleitaliano.net Pag. 2 22/2009 LORENZO QUINN, LE SUE SCULTURE NEL MONDO PARLANO DI LUI di Paola Pacifici maestri. Questa “Mano di Dio” di 5 metri contiene un uomo a dimensione naturale seduto nel suo palmo. È stato bellissimo lavorarla, mi ricordava “Il Torso del Belvedere” che è nel Vaticano, una superba scultura in marmo di Apollonio di Atene del primo secolo avanti Cristo, che mi ha fortemente influenzato. Tu sei italiano, coma mai hai scelto la Spagna? Veramente con mia moglie Giovanna, italianissima di Venezia, eravamo venuti per starci sei mesi, per far nascere il secondo figlio, in quanto il primo era nato a New York in un famoso ospedale, Lorenzo Quinn e la sua bella famiglia Intervista a Lorenzo Quinn. Lorenzo Quinn, perché la scultura? Perché prima ero una persona tridimensionale a desso sono diventato quadrimensionale, nel senso che avevo iniziato anni fa con la pittura. Però mi mancava questa cosa del tatto. Per me il tatto è molto importante. Ero e sono un seguace delle opere di Dalì, mi chiamavano “il giovane Dalì”. Sono arrivato addirittura ad interpretarlo in un film, lì ho capito che ovviamente di Dalì ce ne era solo uno e che ero solo una brutta copia, come artista dovevo creare uno stile proprio. Ho iniziato con le sculture e non ho più smesso. Quali materiali preferisci? Preferisco il bronzo, però attualmente sto lavorando anche con dei nuovi materiali come alluminio, acciaio. Le mie sculture sono abbastanza classiche, sono un artista figurativo. Mi piace spiegare qualcosa attraverso le sculture, non devono essere solo decorative. Sono simboliche, ognuna ha la sua storia. Il bronzo ha un suo calore, con la sua patina rappresenta il tempo che passa, mi attira molto perché praticamente sono rimaste invariate le modalità di uso da ormai migliaia di anni. L’alluminio e l’acciaio invece rendono moderna una scultura che potrebbe essere vista come una opera classica. Pertanto posso sviluppare e seguire vari interessi utilizzando questi due materiali, ci sono sculture che vi si adattano ed altre che preferiscono il bronzo. Ultimamente sto combinando materiali diversi, ne ho una che mi piace moltissimo e credo che sarà una delle mie opere più importanti. Un artista, se ha dieci opere maestre è fortunato, è conosciuto sempre per quel particolare, o quei particolari quadri o sculture, che lo hanno reso celebre. L’ultima opera che sto facendo “What came first” cioè “Cosa venne prima”, è una scultura che combina il marmo, il bronzo e l’acciaio. Quale di questi materiali senti veramente tuo? Non è né il bronzo, né l’alluminio, né l’acciaio, quello che veramente sento è l’argilla, lavoro l’argilla e poi le sculture vengono riprodotte nei vari materiali. Dove veramente metto le mani, ciò che veramente tocco e plasmo è l’argilla. Sei veramente il creatore, La “Mano di Dio” una sensazione bellissima, ti immagini in quel momento di creare Adamo ed Eva, vedi e senti la creatura nascere sotto le dita. L’argilla ha vari fasi di lavorazione, da quella iniziale che è morbida tipo fango, a quando si indurisce e la puoi cuocere. Ogni fase ha un suo fascino. Per te è più emozionante vedere l’opera in argilla o nel materiale finale? Dipende. La scultura che sto facendo, “Cosa venne prima”, non la posso vedere finita in argilla in quanto il marmo viene da Carrara. È un uovo con una base in acciaio che viene realizzata da uno specialista su mie istruzioni. Faccio l’originale della scultura, che poi andrà dentro questo uovo con una figura di bronzo. Anche se sono un artista figurativo, non faccio proprio sculture classiche, come può essere una donna seduta o un uomo in piedi. Le mie opere hanno una parte moderna con elementi che in argilla non posso realizzare. Ho fatto una scultura molto grande che ricorda il “Pensatore “ di Rodin, che è uno degli artisti che adoro, mi ispiro a lui, a Michelangelo, a Lorenzo Buonarroti e a Carpo, sono per me i quattro grandi ma la loro freddezza ci aveva creato varie difficoltà, basti pensare che il giorno in cui doveva nascere, il medico stava giocando a golf, lo aveva seguito per sette mesi e quel giorno non c’era. Quindi mai più. Ci avevano parlato di un grande medico di Barcellona, Santiago Dexeus, che poi si è confermato tale durante la nascita del nostro secondo figlio. Nel frattempo, ci siamo innamorati di questa città, conoscevo un po’ la Spagna come attore e poi per un tour con le mie sculture a Barcellona, dove in trenta giorni sono arrivati 17 mila visitatori. Poi a Marbella nel Museo del Grabado, a Santiago de Compostela nel museo del Pueblo Gallego e a Madrid. Durante il giro ho visto che gli spagnoli apprezzavano le mie sculture, quindi pensai che c’era un mercato. Inoltre il clima, il mare. La professione è molto cara, non è come un pittore che può dipingere anche in una soffitta o in un appartamentino. Lo scultore ha bisogno di spazio anche per il trasporto. A New York tutto era più difficile e più caro. Avrei dovuto lavorare dieci volte di più per guadagnare venti volte di meno. Qui la vita era facile e la sua qualità molto buona, ho trovato spazi adeguati a prezzi incredibili e potevo fare buoni affari, quindi rimanemmo per un periodo e adesso sono 13 anni. Ritorneremo a New York perché la galleria madre “Halcjon” che mi rappresenta a Londra da 10 anni, mettendomi su un alto gradino sul piano internazionale inaugura la sua nuova sede a New York, ed io sarò presente come ho fatto sempre quando ha aperto i suoi prestigiosi spazi espositivi. Che differenza di mercato c’è tra la Spagna e le altre nazioni? Non vendo niente in Spagna, proprio zero. Il mio mercato è internazionale. Gli spagnoli comprano le mie opere all’estero soprattutto a Londra. In Italia, dove sono stato un anno, la gente compra per dire io ho “un ...” ma io non ero ancora famoso e quindi non compravano. Adesso mi comprerebbero, ma in Italia non ho rappresentante. In Spagna hanno paura, mi dispiace dirlo, lo spagnolo non ha coraggio, non gli piace scoprire il talento, vuole che lo facciano gli altri e poi si associa. Tutti gli artisti importanti spagnoli, dico tutti, nel presente e nel passato, sono diventati famosi fuori, nessuno in Spagna. Anche lo stesso Antoni Tápies,diventato famoso alla Fiera Internazionale di Parigi, anche Miguel Barcelò divento famoso a New York nella galleria di Leo Castelli, per non parlare di Picasso e Dalì. Il caso mio è ancora più atipico perché non sono spagnolo. Che cos’è che ti ispira di più? La vita in generale. Non ho nessuna formula. La parte più bella della scultura è l’idea. Ti entra un’alle- gria, hai i brividi per tutto il corpo e dici: ecco ho trovato! Ci sono artisti, come Picasso, che rispetto moltissimo e forse è stato il più grande, che dicono che l’ispirazione avviene attraverso la traspirazione, ossia attraverso il lavoro. Io non sono così. Prima deve venirmi l’ispirazione e poi mi metto a lavorare. La parte della realizzazione è forse la più noiosa perché l’opera è già creata in testa, però mi rimane di farla vedere al mondo. È un problema, a volte non mi riesce di realizzare quello che ho pensato. Una delle cose più difficili per me è lavorare su incarico. Visualizzo quello che voglio fare e vorrei che mi lasciassero farlo, ma loro vogliono il disegno, il bozzetto, il plastico, lo faccio, ma è un processo rallenta e ammazza la parte creativa. Chi sono i tuoi clienti? Società e persone agiate. Su dieci persone importanti e ricche nel mondo, tre hanno sculture mie. A novembre farò una bellissima e importante mostra a Valencia, all’ IVAM (Institut Valenciá d’Art Modern), non posso dire di più sarà una grande sorpresa. Ê un anno splendido, ho già fatto una mostra ad Andorra alla bella galleria Art al Set, ho una presenza costante a Londra. Sarò a Nuova Delhi e Bombay, poi Puerto Rico al Museo Contemporaneo e in una galleria importantissima. Poi terrò una mostra nel Qatar a Doha, a New York e per finire a Los Angeles Come nasce l’idea di una mostra? Dal gallerista o da me stesso. Sono un po’ atipico, molti artisti hanno bisogno di qualcuno che li rappresenti, io mi propongo da solo, parlo con le Lorenzo (con suo padre Anthony Quinn) è nato dal matrimonio del famoso attore americano con l’italiana Jolanda Addolori, con la quale ha avuto un’altro figlio, Danny 22/2009 gallerie, faccio sia la parte creativa sia la parte amministrativa. Un opera è una autobiografia? Si, assolutamente. Conosciamo Michelangelo attraverso le sue opere, tanto per paragonarmi come semplice analogia. La gente mi conosce attraverso le mie opere e sono molto attento a cosa lascio. Ovviamente anche io ho fatto i miei sbagli, e sono rappresentati attraverso le mie opere meno riuscite. Però rimangono parte della mia storia così come quelle più belle. In quale museo vorresti vedere esposta una tua opera e quale, fra quelle già fatte o una che farai? Ho diverse sculture che sono state commercialmente valide, però non da museo. Ne ho due o tre, che come qualità e obbiettivamente parlando, potrebbero essere accolte in un museo, come la “Mano di Dio” e “Dare e Avere” che, proprio per la sua semplicità, racconta tutto attraverso il semplice gesto di due mani. Oppure l’opera che sto facendo adesso. Come museo preferirei il Metropolitan al MoMA E in Italia? In Italia ho mia madre e mio fratello. Probabilmente riceverò la bellissima notizia che per il 2010 mi offrono il Museo dei Fori Imperiali, ai Mercati Traiani a Roma. Sarà per me una grandissima soddisfazione perché significa arrivare in Italia in maniera trionfale. L’ultima scultura che ho visto e dalla quale mi è venuta l’idea di farlo, è stata quella di Igor Mitorai. Adesso anch’io sono pronto ad affrontare questo passo, perché ho delle sculture molto grandi che troveranno a Roma lo spazio ideale. Qual’è il tuo carattere? Se vogliamo parlare di segni, sono un toro con ascendente bilancia, per cui parto a testa bassa con forza e coraggio, ma il mio ascendente bilancia mi da equilibrio e creatività. Mi appoggio alla mia famiglia, ascolto i giudizi dei miei cari , sono i miei critici più sinceri. Mia moglie, che proviene dai corsi delle Belle Arti con indirizzo direzione dei musei, ha un bellissimo senso dell’equilibrio e dell’estetica, un dono innato, vede le cose molto prima di me e mi aiuta molto. Se mi dice qualco- Pag. 3 sa che non le piace, per il novanta per cento la ascolto, se si tratta di obiezioni reali e non di gusto. In questo caso decido da solo perché in fondo l’artista sono io. A volte ho ragione a volte no. Mia moglie ha lasciato gli studi all’ultimo anno e si dedica alla famiglia, abbiamo tre figli maschi, Christopher, Nicholas e Anthony. Non ho chiamato i miei primi due figli con il nome di mio padre, perché era ancora vivo. Ma per il terzo, essendo mio padre morto ho pensato che era una bella cosa ricordare suo nonno che non ha conosciuto. Abbiamo anche un a cane, Golden Retrival, maschio. E se uno dei tuoi figli volesse fare lo sculture che cosa gli consiglieresti? Qualcosa di artistico faranno sicuramente, uno di loro potrebbe diventare un bravissimo scrittore. Comunque come artista ci vuole immaginazione. Quello dello scultore è un lavoro difficile, quindi non glielo auguro, sono anni di sofferenza. Ho avuto sempre la spada di Damocle di mio padre, se loro diventassero scultori sarebbe lo stesso. Però come mio padre che non mi ha mai fermato in quello che volevo fare non li fermerò neanch’io , anche se spero che facciano altro. Nel momento che dici ad un figlio di non fare una cosa lui la fa. Il più grande potrebbe fare anche l’attore perché è bravissimo e ha voglia. Tu perché hai smesso di fare l’attore? Come dicono gli spagnoli “no me llenava”, non mi gratificava abbastanza. Il cinema mi piaceva solo per motivi sbagliati, per la fama, per la parte superficiale. Quello che veramente odiavo era che tu non lo controllavi, eri un “muñeco”, un pupazzo, una marionetta nelle mani di altri. Per esempio è già più bello e diretto il teatro, dove hai un rapporto diretto con il pubblico. Il cinema è freddo, distante, magari giri una scena dieci volte per essere ripreso da differente angolazione, può durare anche due giorni, poi viene montata, cambiata, doppiata. Come se Sinatra venisse a cantare e Serrat lo doppiasse. Il pubblico e l’artista non l’accetterebbero. È molto più difficile fare un buon film che una buona scultura. Nel film ci sono una serie di combinazioni di talenti, invece la scultura è solo una cosa tua. Che hobby hai? Fare sport, li faccio tutti, bici, tennis, moto, moto in montagna; in acqua faccio di tutto, immersioni con i figli, windsurf. Sono molto attivo e poi leggo, in inglese. Mi piacciono i romanzi epici perché mi diverto e imparo qualcosa. Attualmente sto leggendo “The Kite Runner”. Un’opera che sogni di realizzare? Da 12 anni sto realizzando un opera che si chiama “Umanidad”, una scultura che è una enciclopedia tridimensionale, con una forma a sfera che rappresenta il mondo (tipo la Colonna Traiana che racconta la storia), attraverso delle placche collocate a spirale e riferite ai 100 momenti più importanti della storia della umanità, non da un punto di vista occidentale od orientale, ma relative all’avanzamento ed alle conquiste, partendo dal Big Bang fino ad oggi. Tengo moltissimo a questa scultura, perché poi sarà fatta da cento opere. Ogni cosa a suo tempo, dieci anni fa avevo una conoscenza dell’arte e adesso ne ho una superiore anche se prima ero più libero, meno condizionato nel creare. Adesso è inclusa in un megaprogetto di 1500 milioni di euro che sto curando per un cliente. Che differenza c’è tra uno scultore di oggi e uno del passato? È una bella domanda. Credo che continuiamo a soffrire, magari in modo diverso. Erano dei grandi maestri, molto più grandi di noi, sicuramente tecnicamente. Si dedicavano completamente a questo fin da bambini, lavorando nelle botteghe, tutto era finalizzato all’arte ed è così che Michelangelo a ventitrè anni realizzò la sua stupenda “Pietà”. Oggi questi artisti non ci sono più. Noi non andiamo nei cimiteri a prendere i cadaveri per studiare l’anatomia, abbiamo i libri. Oggi qualsiasi persona si crede capace di essere artista, ma io ritengo che come un architetto deve sapere come si fanno le fondamenta anche uno scultore debba avere delle solide basi, poi può creare quello che vuole. Lo spiego sempre ai miei figli, ai quali come a tutti i bambini la scuola pesa molto, e gli dico “guardate che la scuola sono la fondamenta. Poi deciderai quello che vuoi, se vuoi fare un piano va bene ma se devi fare un grattacielo devi avere delle basi”. Se non fossi Lorenzo Quinn chi avresti voluto essere? Uno dei quattro che ti ho nominato, ma forse più Michelangelo. La prossima volta che ti farò un’intervista sarà per la mostra di Roma, e per una tua opera esposta al museo Metropolitan? Èh, eh vediamo... certo sarebbe bello. Rimaniamo così, ci diamo questi appuntamenti. Sono due in uno, nel senso che nello stesso momento in cui sarai ai Fori Imperiali sarai anche al Metropolitan. Te lo auguro. Ride e mi dice “bello, mi piacerebbe” Pag. 4 I TA L I A I N S PA G N A 22/2009 IL PRESIDENTE LUPATTELLI “PIÙ SPENDI NELLO SPORT, MENO SPENDI IN SANITÀ” Intervista a Gian Francesco Lupattelli, presidente della ACES (Associazione Capitali Europee dello Sport) Come è nata l’Associazione? È cominciata negli anni 2000, anzi nel 1989 quando ero a pranzo con il Sindaco di Madrid Alvarez del Manzano , il quale mi disse “Vorrei candidare Madrid per le Olimpiadi del 2012, cerca di trovare qualcosa per l’immagine di Madrid.” Risposi che ci avrei pensato e che ci saremmo visti il giorno dopo. Durante la notte ci pensai e mi sono chiesto come mai esisteva la Capitale Europea della Cultura e non esisteva quella dello sport. Il giorno dopo gli dissi “Con Madrid potremmo iniziare come Capitale Europea dello Sport, visto che è l’unica Capitale in Europa che gestisce direttamente 90 impianti del Comune con più di 3000 dipendenti, permettendo a 300 mila madrileni di fare attività sportiva, quindi il Comune gestisce per benessere, non concede impianti in gestione ai privati, ma fa una operazione di grande politica sportiva. Riteniamo che Madrid possa essere la Prima Capitale Europea dello Sport”. Così è nata. Dopo Madrid c’è stata Stoccolma, poi Glasgow, Alicante, Rotterdam, Copenhagen, Stoccarda, Varsavia e quest’anno Milano, il prossimo anno è Dublino. Milano come Capitale Europea dello Sport del 2009, ha preparato un grande programma per il semplice motivo che si è aggiudicata anche l’EXPO del 2015, basando il tutto sul discorso dell’alimentazione, con un importante convegno dall’1 al 3 di dicembre sul tema “L’alimentazione nello sport” al quale il GIORNALE ITALIANO de España è fin da ora invitato. La sindachessa di Valencia Rita Barberá, vuole candidarsi Capitale Europea dello Sport del 2011. Altre città candidate sono Budapest e Marsiglia e aspettiamo le indicazioni di altre candidature in quanto una città che diventa capitale può candidarne altre. Per cui Letizia Moratti, sindaco di Milano, potrà candidare un’altra città. Le finaliste saranno quattro e nel convegno di dicembre sarà decisa la Capitale Europea del 2011. Come avviene una candidatura? Attraverso la sottoscrizione da parte del sindaco di un documento, un manifesto sul valore dello sport, sul desiderio di svolgere una attività sportiva per il benessere dei cittadini. A noi non interessano i grandi eventi, ma riteniamo più importante quello che si fa per la gente, la politica sportiva per la salute, per i disabili, le donne, per gli anziani, per l’integrazione contro il razzismo. Fare una attività dove lo sport sia effettivo. Più si spende nello sport e meno si spende nella sanità. Se tutti i Comuni capissero che se i cittadini fanno sport stanno meglio, si spenderebbero meno soldi in medicine. Questo è il nostro impegno con le Capitali. Nel 2007 l’Unione Europea ci ha detto di cercare di coinvolgere più città ed è nata l’idea di fare un premio per le città più piccole, al di sotto dei 500 mila abitanti sono nate le Città Europee dello Sport. Per la Spagna è stata Bo- adilla del Monte, per l’Italia Palermo, per l’Austria Innsbruck, poi nel 2008 ancora la Spagna Lleida, poi Rimini, Leistadt. Quest’anno le città sono Varese, Marbella, Biarritz e Cardiff. Se ne possono fare fino a nove. L’Europa è divisa in nove commissioni ACES. Praticamente le 27 capitali degli Stati Membri di Europa possono candidarsi anche se hanno meno di 500 mila abitanti, come accade per la Lituania e l’Estonia, perché le loro sono già capitali di un paese. Unico requisito è la volontà e presentare un progetto a favore dei cittadini, accogliendo quanto indicato dal Libro Bianco dello Sport. Cosa fa l’Unione Europea? La cosa importante è che lo sport fino ad oggi non è previsto nei bilanci dell’Unione Europea. Con il trattato di Lisbona, quando passerà ci sarà la voce relativa allo sport e quindi potrà deliberare in merito e stabilire dei finanziamenti adeguati. Perché sei a Marbella? Con Marbella ho un legame mio personale che risale al 1974, quando ci venni per la prima volta scoprendo la Marbella di Alfonso de Hohenlohe.,Porto Banus si stava costruendo. Me ne innamorai e in ventiquattro ore comprai un appartamento. L’idea di Marbella Città dello Sport è nata perché si è presentata con un programma sulle nuove tecnologie, che penso costituiscano il futuro anche per lo sport. È encomiabile l’impegno che hanno messo, con interessanti tavole rotonde e conferenze che probabilmente verranno riportate su di un libro per evidenziare i lavori di questo convegno. In una recente riunione abbiamo deciso di stabilire un coordinamento specifico per le città europee dello sport del mare, in quanto hanno delle te- matiche differenti. Ne abbiamo già tante come Palermo, Rimini, Marbella, Alicante, Rotterdam e Biarritz. Abbiamo detto alla sindaca di Marbella di coordinare tutte queste città per impostare programmi sullo sport del mare. Che cos’è oggi lo sport? Oggi è frainteso perché non è il risultato per arrivare a vincere medaglie. Lo sport deve essere benessere, salute, perché se una persona vuol stare bene deve fare attività fisica Quindi la mia associazione ed i 24 comuni che ne fanno parte e che sono amministrazioni importanti in tutta l’Europa, si impegnano per attività motorie e sportive per i cittadini cercando sempre di migliorare le modalità. Per esempio abbiamo copiato un sistema da Glasgow per le città italiane e spagnole, consistente nel fatto che il medico di famiglia obbliga nelle sue prescrizioni, ai suoi pazienti, di praticare attività sportiva altrimenti gli tolgono l’assistenza. Il desiderio della ACES è di far diventare lo sport una fonte di benessere e salute. Poi i comitati olimpici faranno i discorsi agonistici. A noi interessa il 90% degli europei e a loro il 4% che fanno le gare. Pertanto non c’è concorrenza fra noi e loro. Vorrei vedere realizzato che lo sport venga gestito in ciascuno dei 200 mila comuni di Europa, da 200 mila professionisti dello sport non da amministratori pubblici che non sono del settore , con finanziamenti e gestito in modo professionale. In Cina tutte le domeniche portano i cittadini a fare ginnastica, non dico che dobbiamo imitare loro, ma per esempio si potrebbero aumentare le ore dedicate all’educazione fisica che nelle scuole italiane sono inferiori a quelle dei paesi nord europei. Giulio Rosi 22/2009 I TA L I A I N S PA G N A Pag. 5 Questa la lettera del nostro rappresentante diplomatico a Madrid inviata al Direttore de EL PAIS contro i continui ed ingiustificati attacchi al nostro Paese Gentile Direttore, giorno dopo giorno cresce la mia sensazione che il Pais stia perseguendo, non so quanto consapevolmente, una campagna di demolizione sistematica dell’immagine dell’Italia. Io credo che siano tanti gli Spagnoli che continuano ad apprezzare l’Italia, eppure da tempo il Suo giornale offre spazio solo a voci critiche, spagnole come italiane. Voci che ricorrono sempre più all’iperbole. Ad esempio, Felix de Azua ha definito il Presidente del Consiglio, nonostante sia stato eletto democraticamente per la terza volta in quindici anni dalla maggioranza degli italiani, “uno de los más siniestros dirigentes europeos, sólo comparable con los de algunos enclaves balcánicos” e il sistema giuridico italiano simile a “las satrapias latinoamericanas”. Non capisco a quali satrapie o enclavi si faccia riferimento. Se invece si tratta di applicare un cliché, da italiano prima ancora che da Ambasciatore d’Italia mi sento offeso da simili affermazioni che, per la loro vaghezza, hanno il sapore dell’insulto. Non credo che la grandissima maggioranza dei miei connazionali – indipendentemente dal loro orientamento politico - possa riconoscersi nelle descrizioni deformanti e offensive che leggo sul suo giornale, in assenza di qualsiasi opinione in dissenso. Tutto questo mi preoccupa perché una campagna così dura, oltraggiosa e a senso unico rischia di avere effetti negativi sull’amicizia e sulla simpatia che tradizionalmente caratterizzano i rapporti tra i nostri due popoli. Le sarò molto grato se vorrà pubblicare questa mia lettera sul suo giornale e Le invio cordiali saluti, Pasquale Terracciano Ambasciatore d’Italia L’Ambasciatore Terracciano Si è svolta all’Istituto Italiano di Cultura (Organizzatore dell’evento) la presentazione del libro dedicato all’opera completa del celebre pittore Ribera. Il volume, che comprende pregevoli immagini dei quadri del Riviera, è stato realizzato dal Prof. Spinosa, Direttore della Soprintendenza per il Polo Museale di Napoli. Alla presentazione, presieduta dall’Ambasciatore in Spagna, Pasquale Terracciano erano presenti, oltre all’autore del libro, il Sr. Juan Abello, Presidente della Fundacion Arte Hispanico (prestigioso ente che ha curato la pubblicazione dell’opera) e il Sr. Juan Miguel Villar Mir, Presidente del Gruppo Villar Mir e del Gruppo OHL (Patrocinatori del Volume). Tra i relatori segnaliamo la presenza del Director Adjunto de Conservacion e Investigacion del Museo nacional del Prado, Gabriele Finaldi e della esperta Encarnacion Sanchez García. Il volume riveste particolare importanza come strumento di studio e promozione del patrimonio artistico spagnolo, relativo a uno dei più rilevanti esponenti della corrente pittorica ispirata all’opera del Caravaggio. Presentato presso la Cancelleria Consolare dell’Ambasciata d’Italia il primo Master Un iversitario Europeo di II Livello in Fitoterapia Il Master, riservato all’area sanitaria, è frutto della collaborazione tra l’Università di Cagliari e l’Università Complutense di Madrid ed è rivolto esclusivamente a medici e farmacisti. Fornirà un titolo di specializzazione riconosciuto in tutti i paesi dell’Unione Europea. L’alto profilo dei docenti, il rigore scientifico con cui è stato definito il percorso di formazione, lo svolgersi delle lezioni previste nelle diverse sedi con un totale di oltre 270 ore complessive con parti teoriche e pratiche, rendono questo Master assolutamente unico nel panorama europeo. Esso pertanto costituisce un’ ulteriore tappa evolutiva nel percorso di accreditamento scientifico della fitoterapia a livello internazionale. Il Master europeo in fitoterapia rappresenta un modello di cooperazione tra Atenei, aziende leader del settore con forte tendenza all’innovazione tecnologica e alla ricerca scientifica e le realtà delle professioni sanitarie. Il mondo accademico e quello produttivo più evoluto manifestano così grande sensibilità rispetto alle nuove esigenze di conoscenza dei medici e dei farmacisti la cui preparazione riveste un’importanza strategica per il futuro scientifico del settore naturale. Per ulteriori informazioni consultare il sito web www.masterfitoterapia.eu Pag. 6 I TA L I A I N S PA G N A 22/2009 EMANUELE FIORILLI, LA RAI A MADRID È UNA SEDE ALL’AVANGUARDIA Emanuele Fiorilli, con Pasquale Terracciano (Ambasciatore d'Italia) e Oktavia Brugger (moglie di Emanuele), riceve l’Onorificenza di Commendatore dell’Ordine della “Stella Italiana” Intervista a Emanuele Fiorilli, corrispondente RAI per la Penisola Iberica Emauele, come è cambiato e che ruolo ha oggi un corrispondente della RAI in Spagna? Il ruolo è cambiato molto, la Spagna è un paese che attira l’Italia, soprattutto per il costume e per le nuove leggi fatte dal Governo spagnolo che hanno interessato i giornali italiani. Quindi c’è molto lavoro, lavoriamo moltissimo per le testate RAI, Tg1, TG2, TG3, RAI News 24, RAI International, la radio e per le reti Uno, Due e Tre. La sede RAI di Madrid lo scorso anno ha prodotto circa 1.010 servizi, di questi, 728 li ho fatti io e gli altri gli inviati che sono venuti come supporto in occasioni particolari, come l’incidente della Spanair o e le elezioni. Sono cambiati anche i mezzi di comunicazione, da quando c’era il bravissimo Vasile e si montava su pellicola, poi su beta e ora siamo la prima sede completamente digitale della RAI in Europa. L’abbiamo aperta nel giugno dell’anno scorso, sono 125 metri quadrati, una sede con uno studio di trasmissione, una regia, un montaggio digitale per la televisione e uno per la radio, anche le telecamere sono digitali. Siamo una sede all’avanguardia. La redazione come è composta? Ci sono io, unico corrispondente e poi due producer spagnoli, Javier Alvaro e Noelia Vizcarra, che ho contattati ed assunti io stesso. Javier lavora con me dal gennaio 2006 quando sono arrivato qui e Noelia dall’aprile del 2007. Laureati in giornalismo a Madrid, ho preferito prendere due giovani per poterli forgiare in base alle mie necessità, si compensano fra di loro e vanno molto d’accordo. Nei momenti di estremo bisogno sono molto bravi. Giorgio Spinelli e Sergio Segati sono stati assieme a Javier e a Tommaso Magna, l’ingegnere, quelli che hanno realizzato la sede digitale. Abbiamo avuto un notevole risparmio anche sulla trasmissione dei servizi, con una fibra che ci ha permesso di ridurre il costo di spedizione di ben 12 volte, sono cifre notevoli, un invio costa circa 700 euro, dividilo per 12 e moltiplicalo per il numero di servizi che abbiamo fatto e vedi che risparmio. Lo scopo è lavorare, risparmiare, ma senza togliere nulla al prodotto. Quali sono i servizi che ti chiedono dalla sede e che piacciono agli italiani? Sulla Spagna in generale. Gli italiani hanno una immagi- una sede adeguata di questa nostra grande azienda. Ho ricevuto un grande appoggio dal direttore delle strutture degli uffici di corrispondenza, Ennio Chiodi, mi ha seguito nel fare una sede nuova che è diventata pilota anche per le altre in Europa e nel mondo, adattando il modello Madrid alle rispettive esigenze delle altre. Ho cercato di risparmiare sui costi, abbattendo quelli di produzione, prendendo operatori a giornata e pagando le cifre che paga la televisione spagnola come se fossi un occasionale. Siamo passati dai 400- 500 euro al giorno per un operatore ai 180 euro al giorno. Dai 150 euro all’ora del montaggio del 2006 ai 180 euro al giorno. Abbiamo adottato tutte le tecnologie, il sistema digitale “Avid” che ci permette di montare molti speciali. Per esempio la serie di inchieste per la trasmissione dei regionali chiamata “Buongiorno Europa”, sulle poste in della signora a Malaga, l’uccisione del capitano da parte dell’ufficiale di macchine in Galizia, la vicenda della ragazza massacrata sulla costa di Barcellona. Stiamo sempre attenti a quando vengono fuori nomi italiani, facendo delle verifiche, anche perché una cosa è scrivere su un giornale anche se nazionale, un’altra è entrare in diretta nelle case con il TG e comunicare che ti è morto un fratello, un cugino, un parente. Che cosa ha in più un giornalista corrispondente di uno che lavora in sede? L’esperienza di vita. Un collega che sta in sede non ha niente di meno di un corrispondente. Fare il corrispondente è come fare l’inviato permanente perché lavori 24 ore su 24. Madrid è una sede monocratica. Avendo fatto una grande esperienza, prima come inviato di cronaca poi di guerra, pensavo che questo fosse un lavoro di tutto riposo, ma mi sono sbagliato. Hai avuto mai paura facendo l’inviato di guerra? La paura deve sempre accompagnare l’inviato, ma più che la paura il senso del pericolo. Molte volte hai anche paura. Siamo arrivati in Afganistan prima dei nostri militari, in Iraq quando hanno abbattuto il regime, siamo andati in Ruanda, nel Burundi, in mezzo alle guerre civili, nella Sierra Leone e in tutta l’Africa orientale. La paura? Forse quando un soldato americano mi ha puntato il mitra. In un quartiere di Baghdad era scoppiato un deposito di armi, erano le otto del mattino, abbia- mo sentito una esplosione e visto un gran fumo, siamo andati in direzione dello scoppio, dove gli americani avevano creato un cordone sanitario lasciando passare solo gli embeded, cioè gli accreditati al loro seguito. Noi avevamo un passi giordano e quindi non ci facevano passare. Parlai con il soldato insistendo continuamente per passare ma lui alla fine mi puntò il mitra armando l’otturatore. Ho pensato: meglio un giornalista vivo che un eroe morto. Quando è morto Fuentes, il collega del EL MUNDO, sono stati giorni bruttissimi. Lo avevo conosciuto in Macedonia. Con la moglie, anche lei collega dello stesso giornale, nel primo anniversario della morte siamo andati sulla strada di Jalalabad dove era stato ammazzato con la collega del Corriere della Sera, e lì abbiamo fatto una cerimonia assieme l’Ambasciatore italiano a Kabul, Domenico Giorgi. Questi sono i momenti più tristi della mia carriera da giornalista. I tuoi programmi? Per la parte lavorativa sai che i giornalisti sono molto superstiziosi. L’unica cosa che spero è quella di tornare a vivere con mia moglie, sono tre anni che ci vediamo una volta al mese, anche lei è giornalista parlamentare della RAI, Octavia Brugger, si occupa dei telegiornali in lingua tedesca e vive a Roma. Indubbiamente, contrariamente a quanto si pensi, è una vita di sacrificio. Sono tanti i Natali e le feste che non abbiamo fatto insieme. Paola Pacifici Riunione in sede RAI, Fiorilli Noelia Vizcarra (producer) e Javier Álvaro (producer) ne distorta della Spagna come gli spagnoli dell’Italia. La prima volta che venni nel 1972, era un’altra Spagna, nel 2006 ho trovato ancora un’altra Spagna. Non è vero che gli italiani e gli spagnoli sono due popoli uguali, sono completamente diversi. Soprattutto a Madrid lo spagnolo è molto più riconducibile come comportamento ad un austriaco o a un tedesco, per l’ordine, le file. Gli spagnoli amano moltissimo fare le file. Ecco, la Spagna che io cerco di raccontare e di far capire è che siamo due paesi diversi, che loro hanno le proprie abitudini, il loro modo di vivere e di comportarsi e noi, altri. Adattarmi agli orari del mangiare delle 10 della notte e delle 2,30 del pomeriggio non ero abituato. Ecco, io cerco di far capire come vivono loro. Un momento difficile e un momento bello ed allegro durante questi anni? Un momento triste è stato quello della Spanair dove è morto anche un italiano. Poi i vari attentati terroristici dell’ETA, passaggio che noi in Italia, abbiamo avuto con le Brigate Rosse, anche se era un fenomeno completamente diverso dal terrorismo separatista. Un momento felice? Quando abbiamo aperto la sede, perché dopo molti anni la RAI tornava a Madrid, io l’ho aperta e ora c’é. Mi sembrava giusto che anche in Spagna ci fosse Spagna, sulla “ley de la dependencia “e sulla televisione spagnola, la discussione fra TVE e Telecinco, sul problema che hanno creato la Sexta e la Cuatro sul mercato pubblicitario spagnolo. Lavoro moltissimo per TG2.it, per la diretta del mattino alle 10 sulla seconda rete. Per esempio ho raccontato la storia delle suore di clausura che hanno messo un video su youtube e nel giro di una settimana hanno trovato una novizia che era venuta dal Sud America. Racconto storie che piacciono che non sono solo quella di Zapatero o di Rouco Varela, ma quelle di tutti i giorni. Per la rubrica del TG1 “Terra e sapori” ho parlato della storia di un ragazzo siciliano che ha aperto una delle “pincerie” più belle di Madrid, dove puoi mangiare 150 tipi di “pinchos” (spiedini, n.d.r.). Certo che è faticoso fare 700 e passa servizi all’anno, non è poco. Questo tuo lavoro così professionale ed attento ti dà grandi soddisfazioni? Si, devo dire che l’azienda lo ha riconosciuto e mi ha promosso Capo Redattore. Questa è una bella esperienza, vengo da anni di inviato speciale e quindi per me era una cosa tutta nuova, sono molto testardo anche per le mie origini grecopugliesi. Ho vissuto a Torino, ho iniziato lavorando a La Stampa nel 1973. A volte gli avvenimenti coinvolgono gli italiani, come l’incidente Emanuele Ferilli in collegamento con Dario Laruffa del TG2 Emanuele sta facendo una diretta telefonica per il TG3 durante la guerra Eritrea-Etiopia Sergio Segati e Giorgio Spinelli, ingeniere RAI Almerino Furlan (Presidente Intercomites) ed Emanuele Fiorilli Pag. 7 I TA L I A I N S PA G N A 2009: Reggio Calabria catalizza Successo della gastronomia italiana al Salón Aula l’attenzione dei giovani madrileni Internacional del Club de Gourmets de Madrid 22/2009 organizzate delle degustazioni di prodotti italiani, abbinati con particolari tipologie di vino spagnolo, confermando che le eccellenze enogastronomiche di ciascuno dei due paesi possono combinarsi in modo sapiente. Il forte interesse che gli operatori locali hanno dimostrato nei confronti delle imprese italiane presenti, ha confermato che il prodotto italiano di qualità ha tutti i requisiti necessari per affermarsi in un mercato esigente e dalle forti potenzialità come quello spagnolo. Visita della Ministra di Medio Ambiente, Medio Rural y Marino, Elena Espinosa, all'Area Italia. Da sinistra: Pasquale Terracciano, Ambasciatore d'Italia in Spagna; Marco Pizzi, Presidente della Camera di Commercio e Industria Italiana per la Spagna; Elena Espinosa; Giovanni Aricò, Segretario Generale della Camera di Commercio e Industria Italiana per la Spagna. La Camera di Commercio Italiana di Spagna ha realizzato uno spazio espositivo all’interno della fiera, denominato “Area Italia”, che ha visto la partecipazione di più di 20 imprese italiane provenienti da diverse regioni a forte tradizione enogastronomia. Ha appena chiuso le porte la XXIII edizione del Salone Internazionale del Club de Gourmets di Madrid, svoltosi nel quartiere fieristico di IFEMA. Questa edizione del Salone è stata un successo sorprendente di pubblico ed espositori, con numeri che presagiscono un considerevole momento di ripresa dalla crisi economica attuale: 24.000 m2 di superficie espositiva, 1.311 espositori presenti e più di 80.000 visitatori (tutti operatori del settore agroalimentare), per una vetrina importante per i prodotti enogastronomici italiani. Grazie al lavoro organizzativo della Camera di Commercio e Industria Italiana per la Spagna, infatti, è stata creata una zona espositiva denominata “Area Italia”, nella quale hanno esposto più di 20 imprese provenienti da differenti realtà territoriali italiane. In particolare, dalla regione Sardegna, presentando una grande varietà di pasta fresca e secca e un‘acqua minerale dalle importanti proprietà digestive; dalle province di Bologna e Modena, con prodotti che spaziavano dal Pignoletto alla birra artigianale a base di marroni, dall’aceto balsamico agli affettati e formaggi tipici; produttori siciliani di ottime conserve a base di verdura e agrumi; un birrificio artigianale della provincia di Parma; produttori della provincia di Reggio Calabria, che hanno presentato una grande varietà di liquori, grappe, marmellate e conserve, oltre al rinomato olio extravergine e dell’ottimo caffè. All’interno dell’ Area Italia sono state anche Camera di Commercio e Industria Italiana per la Spagna Glorieta de Quevedo, 5 28015 Madrid Teléfono 91.590.09.00 Fax 91.563.05.60 [email protected] www.italcamara-es.com DA PAGINA 9 A PAGINA 17 LA PASQUA IN ITALIA E LA PASQUA IN SPAGNA, LE NOSTRE E LE LORO TRADIZIONI Si Chiama “AULA 2009” ed è il Salone Internazionale dello Studente e dell’Offerta Educativa, la principale piattaforma di orientamento al servizio dello studente in Spagna. Si è svolto presso la fiera di Madrid, vi hanno partecipato oltre 200 espositori spagnoli, accompagnati dai principali centri educativi internazionali ed è stato visitato da oltre 150.000 persone. L’iniziativa investe sempre più risorse per trasformarsi in un punto di riferimento internazionale rispetto all’offerta educativa, dimostrando particolare interesse per i vicini europei. Nell’edizione appena conclusa, l’Italia partecipando come paese ospite, si converte in un invitato di lusso con l’opportunità di far conoscere più a fondo la propria offerta formativa. All’interno di questo contesto, si inserisce la partecipazione alla manifestazione da parte del Comune di Reggio Calabria, per la presentazione e promozione del progetto Todos a Italia, Passaporto per l’Europa. Il Patronato ACLI cambia sede Il Patronato ACLI, nasce in Italia nel 1945 per difendere e promuovere i diritti dei lavoratori e dei cittadini nei confronti dello Stato e degli Istituti di Previdenza e Assistenza. La stessa Corte Costituzionale ne ha riconosciuto il ruolo definendolo di pubblica utilitá. Nel 1946 viene Il presidente Marcello Caprarella istituito in Sede Centrale a Roma il servizio per l’assistenza dei cittadini residenti all’estero. Oltre all’Italia siamo presenti in 18 Stati a forte emigrazione italiana per un totale di 75 sedi. Il Patronato ACLI, presente in Spagna dal 2004, si occupa di: •verifica dei contributi, dell’accertamento del diritto a pensione, compilazione e inoltro delle domande di vecchiaia, anzianitá, invaliditá, reversibilitá, controllo e gestione della pensione; •assistenza per la compilazione e invio dei modelli RE·D INPS; •verifica annuale dell’importo della pensione in pagamento; •servizio ai cittadini italiani per il rilascio del codice fiscale; •richiesta del modello E 121 per italiani residenti all’estero; Da lunedi 16 marzo siamo reperibili presso gli uffici del COM.IT.ES, in C/ Cristóbal Bordíu, 3 – 28003 Madrid, telefono: 91 533 433 7 Le nostre Emails: [email protected] e [email protected] Gli orari di aperture al pubblico sono dal lunedí al venerdí dale 09.30 alle 12:30. Si riceve anche su appuntamento. Momento di degustazione presso l'Area Italia Vista dell'Area Italia Buongiorno e benvenuti ad un nuovo appuntamento con la newsletter del Com.it.Es. di Madrid. Oggi è un giorno importante per il Com. It.Es.: dopo un'attenta opera di catalogazione del nostro archivio storico di videocassette mettiamo a disposizione della collettività italiana l'intero patrimonio, sotto forma di prestito gratutito della durata di una settimana. Già nella Home page del portale (www.comitesspagna.info ) è presente il menù "servizi" attraverso il quale accedere alla nuova sezione. Si potrà così scaricare sul proprio computer un file excel contenente l'intera mole dell'archivio e, applicando i comodi filtri su regista anno o titolo film, si potrà selezionare facilmente l'opera cercata. Successivamente, compilando il comodo form on-line, sarà possibile prenotare la consegna della videocassetta. Si tratta di una collezione di più di 1000 titoli, tutto un ripercorrere la storia del grande cinema italiano. Ringraziamo la ricercatrice Beatrice Croce per l'opera di catalogazione dell'archivio storico. Ringraziando per l'attenzione rimando al prossimo appuntamento con la newsletter del comites di Madrid. Segreteria generale SPAGNA - SPAGNA Pag. 8 NOTIZIE Il Consiglio dei Ministri spagnolo ha approvato la Nuova legge chiamata “Ley Concursal” che fra l’altro riguarda i fallimenti e il sovraindebitamento, cioè quella situazione patologica tipica delle situazioni di crisi econimica e finanziaria, determinata dall’impossibilità, non temporanea, di adempiere regolarmente alle obbligazioni assunte attraverso il ricorso ai redditi, ai beni mobili e immobili di proprietà. In un incontro con la stampa, il dottor Raimon Casanellas, Presidente del Registro degli Economisti Forensi di Spagna (REFOR) - assieme agli esperti del REFOR, Gastón Letamendía (Vicepresidente) e Inés Landín (Directora) - ha analizzato puntualmente le riforme appena approvate dal Consiglio dei Ministri, prendendo in considerazione tutti gli aspetti di maggior interesse per imprese e lavoratori. Miguel Sebastián, Ministro dell’ Industria, Turismo e Commercio, Juan E. Iranzo, Decano-presidente della Scuola degli Economisti di Madrid ed Emilio Ontiveros, Direttore dei rivista “Economistas”, edita dal Collegio degli Economisti di Madrid, hanno presentato il numero straordinario della pubblicazione stessa, nel quale si fa una valutazione completa e globale dell’economia spagnola nell’anno 2008. Tra i settanta quattro autori che collaborano in questo numero della rivista - la 119 della serie finora pubblicata - figurano Antonio Beteta, Gerardo Díaz Ferrán, José Manuel González-Páramo, José Luis Brutto di Molina, Cristóbal Montoro, Fernando Restoy, José Mª Roldán, Pedro Solbes e José Viñals. Questo bilancio , tracciato dagli “Economisti” non si riferisce ad una delle prime revisioni dell’anno, ma come la più completa e pluralistica valutazione realizzata da settantaquattro veri e specialisti, fra i quali: Queste le dieci aree nelle quali si struttura la rivista, con i rispettivi coordinatori di settore: Panorama generale, Emilio Ontiveros; Ambiente internazional, José Antonio Alonso; Settori produttivi, Rafael Myro; Sistema finanziario, Angelo Berges e Francisco J. Valero; Settore pubblico, Manuel Lagares; Capitale umano ed impiego, Felipe Sáez; L’impresa, Álvaro Cuervo e Juan E. Iranzo; Infrastrutture ed ecosistema Ginés di Rus; Economia di Madrid, José Luis García Delgado; Panorama bibliografico, Mª Eugenia Callejón. Il numero speciale di “Economistas” contiene, oltre alle aree suddette, unaa sezione “Premio Nobel di Economia”, con la immagine dell’economista premiato nell’anno 2008 ed un completo riferimento bibliografico delle sue opere. Valentí Pich Rosell, presidente del Consiglio Generale degli Economisti e Salvatore Marín Hernández, presidente del Registro degli Economisti Esperti in Informazione Finanziaria del Consiglio stesso, hanno presentato la relazione “L’Urgenza di un nuovo modello industriale in Spagna”, elaborata per il Consiglio Generale del Collegio degli Economisti Spagnoli. L’esigenza nasce in concomitanza della crisi economica e finanziaria che, pur riguardando molte nazioni europee, ha colpito in misyra preoccupante tutte le atività imprenditoriali spagnole. La presentazione si è svolta nella sede del Consiglio Generale del Collegio degli Economisti, trattando i seguenti punti: la carta strategica dell’industria nella società; l’urgenza di un’attuazione a molto breve termine; l’urgenza di definire un piano a mezzo e lungo termine; l’attualità di una politica industriale con due vettori: orizzontale e settorialle; la necessità di una “cultura industriale” e di consenso; responsabilità delle distinte amministrazioni; misure che si stanno adottando in altri paesi; paragone con altri modelli industriali. 22/2009 ELEZIONI EUROPEE In Spagna, le elezioni per il Parlamento Europeo, si celebrano domenica 7 giugno 2009. Vi potranno partecipare i cittadini dell'Unione Europea residenti in qualunque “Stato membro” di cui non abbiano la nazionalità. Per essere iscritto nel censimento elettorale - e quindi avere il diritto a votare - è necessario che il cittadino comunitario sia censito e che abbia manifestato la sua volontà di votare in Spagna nelle elezioni al Parlamento Europeo. Le persone che hanno già manifestato, in precedente occasione, la propria intenzione di votare in Spagna nelle elezioni al Parlamento Europeo, figurano già comprese nel censimento elettorale, avendo questa opzione carattere permanente finché risiedono in Spagna, salvo disdetta formale. Essere censito, però, non significa avere automaticamente il diritto a votare, in quanto è necessario compilare "la dichiarazione formale", manifestando per scritto la volontà di votare. Per farlo, il cittadino europeo deve presentarsi personalmente nel suo municipio, generalmente al Dipartimento di Statistica, provare la sua identità e riempire il documento suddetto prima del 27 di aprile del 2009. Tra i 20 e 27 di aprile, il Municipio permette a tutti i cittadini di consultare il censimento nelle liste provvisorie. In questa maniera, i cittadini possono verificare se sono già censiti e se i suoi dati sono corretti. In caso contrario possono presentare reclamo nello stesso municipio. Per compiere questo tramite il Municipio mette a disposizione di tutti il suo servizio di informazione. Sei cittadino europeo e vivi in Spagna, pertanto hai pieno diritto di scegliere come e dove votare. MISS ITALIA IN SPAGNA Perché Miss Italia nel Mondo? Nacque dall’esigenza morale di valorizzare e far sentire meno isolati gli emigranti nei vari Paesi del mondo. Attraverso le loro figlie avveniva un riscatto “sentimentale” che li legava alla loro patria, l’Italia. PER RAGAZZE I TA L I A N E O D I O R I G I N I I TA L I A N E 952.469.403 647.952.382 670.030.227 I.P.A. International Police Association NOTIZIARIO I.P.A . a cura di Sebastián Suárez - ([email protected]) Agrupación IPA Marbella La comunica a sus Amigos Asociados y Socios que: Se encuentra abierto el plazo de Cobro de la Cuota 2009. Que se puede hacer efectivo en persona, contactando con Ender Alberto Quero, actual tesorero, de Lunes a Jueves de 17.00 a 19.00 horas en la Cafetería de Policía Local. También se puede realizar un ingreso en la cuenta que tiene la Agrupación en Unicaja. Unicaja nº 2103-2072-28- 0030004066 De igual manera queremos informaros que para Mayo se realizará el 18º Campeonato de Andalucía de Tiro Policial con arma Corta de fuego, y se realizarán varios eventos durante el mes de Mayo de 2009, en Junio el Campeonato de Paint-ball, en Septiembre el Día del Socio, y otras pendientes INFORMACION: TEL 655 34 58 01 de confirmar. www.defensaoriental.com - Email: [email protected] Cuotas Socios 2009: Socios Numerarios 25 Euros; Socios Especiales 40 Euros, Socios Jubilados 5 Euros. Se comunica que están disponibles las carteras porta placas de la IPA, para todos los asociados al corriente de pago, que tendrán una subvención de la Agrupación para su adquisición. Es imprescindible presentar el carné de socio para efectuar el pago de la cuota, ya que se entregarán los sellos de 2008 y 2009, teniendo que dejar copia de carné, con el de actualizar la base de datos. El Presidente I.P.A. AGRUPACION DE SALAMANCA XIII CONCURSO DE FOTOGRAFÍA DÍA DE LA POLICÍA LOCAL 1º Podrán tomar parte cualquier miembro de los Cuerpos Policiales, en situación de servicio activo en toda España. 2º El tema de trabajo será libre, aunque relacionado con temas policiales, pudiendo presentar cada autor un máximo de cinco (5) fotografías. 3º Las fotografías podrán ser en Blanco y Negro o Color, y su tamaño será entre 18x24 cm. (mínimo) y 40x40 cm. (máximo). Se montarán sobre cartulina de 40x40 cm. o 40x50 cm. El título figurará en la parte inferior de la cartulina. Se adjuntará un sobre cerrado con el título de la obra y dentro constará el nombre y apellidos del autor, cuerpo policial al que pertenece y teléfono de contacto. 4º Los trabajos se entregarán protegidos para evitar cualquier deterioro en la Jefatura de la Policía Local de Salamanca (Plana Mayor). Avd. de Lasalle nº 114116, 37008 Salamanca, bien por correo o personalmente en dicha oficina. 5º El plazo de entrega de los trabajos finalizará el día 25 de Mayo de 2009. 6º Con todas las obras se montará una exposición desde el día 7 hasta el día 14 de Junio de 2009 en la sala de Exposiciones del Casino de Salamanca, sito en la C/ Zamora nº 9-15. 7º La organización designará a los miembros del Jurado, cuyos nombres serán dados a conocer oportunamente. 8º El fallo será inapelable. Quedando las obras premiadas en propiedad de la International Police Association (I.P.A.) Sección Española, Delegación de Castilla y León, Agrupación de Salamanca. 9º Se establecen los siguientes premios: Primer Premio: Valorado en 500 Euros por la “Revista Servicios de Policía Municipal”. Segundo Premio: Valorado en 180 Euros. Tercer Premio: Valorado en 120 Euros. Premio Especial: Valorado en 300 Euros. 10º La entrega de trofeos se realizará durante la recepción que presidirá el Ilmo. Sr. Alcalde de Salamanca, Dº Julián Lanzarote Sastre, el día 11 de Junio de 2009, festividad de San Juan de Sahagún, Patrón de la ciudad de Salamanca y de la Policía Local. Los premiados deberán vestir el uniforme oficial del cuerpo al que pertenezcan. José Bajo Bajo Secretario del XIII Concurso de Fotografía “Día de la Policía Local”. Tlfno: 923-194440, Fax:: 923-279176 22/2009 Pag. 9 LA PASQUA IN ITALIA - LE NOSTRE TRADIZIONI a cura di Maria Rosselli LA DOMENICA DELLE PALME Nel calendario liturgico cristiano la Domenica delle Palme, chiamata anche Seconda Domenica di Passione, viene celebrata la domenica che precede la Pasqua. Con essa inizia la settimana santa, ultima della Quaresima, che terminerà con le celebrazioni del giovedì santo, in cui si darà inizio al Sacro Triduo Pasquale. Nella forma del rito romano viene definita domenica De Passione Domini. Questa festività è celebrata anche dagli Ortodossi e dai Protestanti. In questo giorno la Chiesa rievoca l’ingresso trionfale di Cristo a Gerusalemme in sella a un asino, con la folla che lo salutava. Il popolo, radunato dalle notizie dell’arrivo di Gesù, stese i mantelli a terra, mentre altri mozzavano rami dagli alberi di ulivo e di palma, e agitandoli festosamente gli rendevano omaggio. In ricordo di questo, la liturgia della Domenica delle Palme, si svolge iniziando da un luogo al di fuori della chiesa dove si radunano i fedeli e il sacerdote benedice i rami di ulivo o di palma che sono portati dai fedeli, quindi si dà inizio alla processione fin dentro la chiesa. Generalmente i fedeli portano a casa i rametti di ulivo e di palma benedetti, per conservarli quali simbolo di pace, scambiandone parte con parenti ed amici. In alcune regioni, si usa che il capofamiglia utilizzi un rametto, intinto nell’acqua benedetta durante la veglia pasquale, per benedire la tavola imbandita nel giorno di Pasqua. In molte zone d’Italia, con le foglie di palma intrecciate vengono realizzate piccole e grandi confezioni addobbate, che vengono regalate o scambiate fra i fedeli in segno di pace.Nelle zone in cui non cresce l’ulivo i rametti sono sostituiti da fiori e foglie intrecciate. Dal 1985, nella Domenica delle Palme i cattolici celebrano anche la “Giornata Mondiale della Gioventù”. GIOVEDÌ SANTO Nel calendario cristiano il Giovedì Santo ricorda l’Ultima Cena di Gesù con i suoi apostoli e il tradimento di Giuda. È l’ultimo giorno della Quaresima, con esso finisce anche il digiuno quaresimale. Con esso inizia anche il Triduo pasquale dei tre giorni «Passionis et Resurrectionis Domini», che si conclude con i secondi vespri della Domenica di Pasqua. Nella Chiesa cattolica è caratterizzato soprattutto dalla messa del Crisma e dalla messa in Cena Domini. Il giovedì mattina si celebra nella cattedrale la Messa del Crisma, in cui il Vescovo consacra gli Olii Santi: il Crisma, l’Olio dei Catecumeni e l’Olio degli Infermi. Il crisma viene usato nel battesimo, nella cresima e nell’ordinazione dei presbiteri e dei vescovi; l’Olio dei Catecumeni viene usato nel battesimo; l’Olio degli Infermi viene usato per l’Unzione degli infermi. Nella messa del crisma tutti i presbiteri rinnovano le promesse fatte nel giorno della loro ordinazione sacerdotale. La sera del giovedì invece si celebra la Messa in Cena Domini (Messa della Cena del Signore), che dà solenne inizio al Triduo Pasquale; in essa si fa memoriale dell’Ultima Cena consumata da Gesù prima della sua passione e si commemorano l’istituzione dell’Eucarestia e del sacerdozio e il comandamento dell’amore. Durante questa Messa si svolge il rito della lavanda dei piedi, ripetendo quello che Gesù stesso fece dopo l’Ultima Cena. In serata, fino alla mezzanotte, i cristiani sono invitati a soffermarsi in adorazione dell’Eucaristia donata da Gesù in questa notte, e nella meditazione sulla sua agonia nel Getsemani e sul suo tradimento. IL SIGNIFICATO DELLA LAVANDA DEI PIEDI Nel gesto della lavanda dei piedi da parte di Gesù è simbolicamente rappresentato il completamento della sua missione. Il gesto riassume tutta la vita di Gesù, il quale “non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”. Durante la sera gli apostoli si riunirono con Gesù stesso e cominciarono le celebrazioni pasquali. Ognuno di loro desiderava un posto più onorifico e già nascevano le lamentele su chi di loro fosse il più grande fra i dodici. Dopo avre affermato che il più grande è colui che si renderà schiavo dei suoi fratelli, Gesù, preso un catino, cominciò a lavare i piedi ai discepoli dimostrando che il maestro era il più umile fra loro. La chiesa rivive il gesto della lavanda dei piedi da parte del Santo Padre, durante la liturgia del Giovedì santo, nella messa in Coena Domini. GIOVEDI SANTO E’ TRADIZIONE VENERDI SANTO VISITARE ALMENO TRE SEPOLCRI È difficile risalire alle origini del rito dei “Sepolcri”. Fino all’epoca carolingia nella giornata del giovedì si celebravano due messe: una per la fine della Quaresima e l’altra per l’inizio del Triduo Pasquale e successivamente si optò per l’unica messa “in Coena Domini” al termine della quale si esponeva il tabernacolo sull’ Altare della Reposizione, allestito per la sua venerazione. Non si sa quando si iniziò a chiamare “Sepolcri” questi altari ritenendoli impropriamente la tomba di Cristo, sui quali vengono collocati il tavolo simbolo del sacrificio e dell’ imminente Pasqua, il pane ed il vino, i tredici piatti degli apostoli e il tabernacolo dove è collocata la Eucaristia. Nel tardo pomeriggio del giovedì i fedeli iniziano la visita ai “sepolcri” dei quali è tradizione visitarne almeno tre. MISTERI E QUESITI DELL’ULTIMA CENA NEL DIPINTO DI LEONARDO L’Ultima cena - detta anche il Cenacolo - è un dipinto di Leonardo da Vinci eseguito per il duca di Milano Lodovico Sforza. Si basa sul Vangelo di Giovanni nel quale Gesù annuncia che verrà tradito da uno dei suoi discepoli. L’opera misura 4,6 × 8,8 m e si trova nel refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie a Milano. Leonardo iniziò a lavorarvi nel 1495 e la completò nel 1498. Non c’erano agnello e pane sulla tavola dell’Ultima Cena dipinta da Leonardo, bensì anguille alla griglia guarnite con arance. Insomma, un classico della cucina rinascimentale, secondo quanto sostiene uno studio condotto da John Varriano pubblicato sulla rivista americana ‘Gastronomica’. Lo studio, intitolato At supper with Leonard, è il risultato di una serie di ingrandimenti del dipinto e di analisi dei piatti diffusi nell’Italia rinascimentale. Si dice che lo stesso Leonardo Da Vinci abbia voluto ritrarre sé nel quadro nel ruolo di un apostolo, più precisamente nel ruolo di Giuda Taddeo. La struttura del Cenacolo propone i cinque apostoli capeggiati da Pietro e i sette capeggiati da Giovanni, in una sorta di contrapposizione fra le cinque Chiese Pietrine, che rappresentavano la vita attiva, e le sette Chiese Giovannee che rappresentavano la vita contemplativa. In questa contrapposizione viene ad essere motivato l’atteggiamento di Pietro proprio nei confronti di Giovanni (mano minacciosa sulla spalla e coltello dietro alla schiena). Riguardo a questo, in una visione ingrandita del dipinto, sembra che Pietro in realtà fermi la mano che porta il coltello, ma non lo impugni lui stesso. Potrebbe trattarsi di un effetto visivo dovuto al fatto che il polso di Pietro è più scuro della mano, e ciò darebbe infatti l’illusione che si tratti di due mani differenti. La celebrazione del Venerdì santo ha origine nella Chiesa di Gerusalemme, che era solita rievocare la passione di Cristo nei luoghi dove essa era realmente avvenuta. Dall’antichità questo giorno è stato privo della celebrazione eucaristica. Il nucleo della celebrazione è la celebrazione della Parola di Dio e, in modo particolare, la Passione secondo Giovanni. Nel VIII-IX sec. i vescovi di Roma provenivano da quella tradizione. Portano con loro l’Adorazione della croce. Nell’Urbe si conservava un frammento del legno della Croce. Esso veniva portato in processione dalla Basilica di Santa Croce alla Basilica del Laterano. La processione veniva guidata dal papa che, scalzo come erano i vescovi orientali, portava il turibolo dell’incenso davanti alla reliquia della Santa Croce. In questo senso entra anche il digiuno eucaristico. «Il Signore è assente dal mondo, allora i discepoli digiunano».. L’unico mistero di questi tre giorni culmina nella celebrazione della Veglia Pasquale, e in particolare nell’Eucaristia. «Bramiamo, dunque, il pane celeste della Risurrezione di Cristo». Per la comunione nell’arco dei secoli gli usi sono stati diversi. Inizialmente nella celebrazione del papa non ci si comunicava: «Chi vuole comunicarsi vada nelle altre chiese consumando da ciò che è stato conservato dalla celebrazione del giovedì». Dal XIII secolo, però si comunica solo il pontefice. Il popolo, fino alla riforma del Vaticano II, non poteva ricevere il pane eucaristico. Oggi è stata introdotta la comunione dei fedeli. Anche l’adorazione della Croce, è stata semplificata. Viene riportato sull’altare il Santissimo, senza solennità e l’assemblea si scioglie in silenzio. Pag. 10 22/2009 LA PASQUA IN ITALIA - LE NOSTRE TRADIZIONI a cura di Fabio Vitali SABATO SANTO Sabato santo è il giorno del grande silenzio – perché – come dice un’antica omelia, «il Re dorme. La terra tace perché il Dio fatto carne si è addormentato ed ha svegliato coloro che da secoli dormono». Le Chiese orientali celebrano la discesa di Cristo agli inferi. Egli, che rompe le porte dell’inferno, redime e libera i santi, che aspettavano da secoli la sua risurrezione. La Chiesa romana, oltre all’Ufficio del mattino e della sera, non ha però mai istituito alcuna celebrazione del Cristo nel sepolcro. E’ la celebrazione silenziosa del tempo sospeso, del riposo, ma non del nulla-fare. Sabato mattina venivano convocati i catecumeni per la pubblica professione di fede. Questo giorno era segnato da un severo digiuno fino alla celebrazione della Veglia. Purtroppo, per causa della sempre più anticipata celebrazione della Veglia, fino al punto di celebrarla al mattino, si è perso il senso primitivo di questo giorno. Verso il XVI secolo, si cominciò con un’anticipazione della Vigilia alla mattina del Sabato Santo, forse perché non era consigliabile stare di notte fuori casa, ad ogni modo questa anticipazione al mattino del Sabato, è durata fino agli ultimi anni Cinquanta del XX secolo; la “Gloria” si “scioglieva” verso le 10-11 del mattino del sabato, con il suono delle campane, appunto “sciolte” dai legami messi la sera del Giovedì Santo. Poi con la riforma liturgica Conciliare, tutto è ritornato come alle origini e il Sabato ha ripreso il significato del giorno della meditazione e penitenza; l’oscurità nelle chiese è totale, non vi sono celebrazioni liturgiche, né Sante Messe; è l’unico giorno dell’anno che non si può ricevere la S. Comunione, tranne nel caso di Viatico per gli ammalati gravi. Grazie alla riforma liturgica che riporta la Vigilia di Pasqua alla sera, viene restituito al sabato santo il significato originario. Il Sabato Santo è il secondo giorno del Triduo Pasquale. In tale giornata, come nel Venerdì Santo, la Chiesa cattolica non offre il sacrificio della Messa fino alla Veglia Pasquale, che si svolge nella notte tra il Sabato Santo e la Domenica di Pasqua; in molte chiese rimane esposta la Croce servita per l’adorazione il Venerdì Santo; l’Eucaristia non è conservata nel Tabernacolo, le luci e tutte le candele sono spente. Il segno più tangibile dell’attesa è che le campane di tutte le chiese tacciono, “sono legate”. Gli altari sono spogli, senza tovaglia né copritovaglia. Sui tabernacoli manca il conopeo. Questo è un giorno di silenzio per la Chiesa cattolica, durante il quale i cristiani attendono il gioioso annuncio della Risurrezione. E questo avverrà la domenica di Pasqua, quando finalmente vengono “sciolte” le campane. PASQUA! “Veglia della Notte Madre di tutte le veglie”: così S. Agostino definisce questa celebrazione. Essa si colloca al cuore dell’anno liturgico, al centro di ogni celebrazione. Ad essa si preparavano i nuovi cristiani, in essa speravano i peccatori, tutti potevano di nuovo attingere dalla mensa ai «cancelli celesti». Essa rappresenta il compendio dell’intero triduo, infatti in essa si celebrano non solo i fatti della risurrezione, ma anche quelli della passione di Cristo. I cristiani celebravano la risurrezione del Signore ogni domenica, ogni settimana. Oggi la celebrazione è stata semplificata nei riti. Consta di quattro momenti fondamentali: la liturgia della luce, la liturgia della Parola, la liturgia battesimale, la celebrazione eucaristica. La liturgia della luce, essendo compiuta nelle ore notturne, ha ripristinato la sua simbologia. Il rito è stato semplificato: compiuta la benedizione del fuoco e del cero, l’assemblea fa rientro in chiesa con la triplice acclamazione del «Cristo, luce del mondo». La Liturgia della Parola è stata arricchita con le orazioni «a scelta», che rendono più facile la comprensione delle letture. Segue la Liturgia Battesimale. Il messale presenta due varianti: quando ci sono i battezzandi, oppure la sola benedizione dell’acqua lustrale. Qui vediamo una novità non indifferente: la rinnovazione delle promesse battesimali e l’aspersione dell’assemblea con l’acqua benedetta. I fedeli portano in mano la candela accesa col fuoco nuovo, che simboleggia l’attesa del Signore che ritorna alla fine dei tempi. Al termine la celebrazione prosegue con l’Eucaristia. Tutto il mondo risulta quindi rinnovato dal Mistero Pasquale. I neo-battezzati adulti per la prima volta si comunicano così assieme a tutti gli altri fedeli. La celebre Pietà, simbolo del dolore e della morte di Cristo, è conservata nella basilica di San Pietro in Vaticano di Roma ed è una delle prime opere marmoree di Michelangelo. È considerata all’unanimità una delle maggiori opere che l’arte occidentale abbia mai prodotto. I due personaggi principali sono estremamente levigati, a differenza del basamento, che risulta essere scolpito piuttosto grossolanamente. È in dubbio se Michelangelo abbia lasciato il basamento abbozzato per sua volontà oppure no, ma la tesi più accreditata è che lo abbia fatto di proposito, per esaltare ancor di più la divinità del Cristo e la santità della Madonna, e segnare una netta divisione tra umanità (terrena) e divinità. Nell’eseguire questa scultura Michelangelo dimostrò una abilità tecnica così eccezionale che cinquant’anni dopo Vasari ancora la celebrava, scrivendo: “Alla quale opera non pensi mai scultore né artefice raro potere aggiugnere di disegno né di grazia, né con fatica poter mai di finezza, pulitezza e di straforare il marmo tanto con arte, quanto Michelangelo vi fece, perché si scorge in quella tutto il valore e il potere dell’arte”. IL LUNEDÌ DELL’ANGELO, DETTO LA BENEDIZIONE DELLE CASE E LE ANCHE LUNEDÌ DI “PASQUETTA” TRADIZIONALI PULIZIE DI PASQUA Il lunedì dell’Angelo - detto anche lunedì di Pasqua, oppure Pasquetta - è il giorno dopo la Pasqua. In Italia è un giorno festivo, introdotto dallo Stato italiano nel dopoguerra, per allungare la festa della Pasqua, così come è avvenuto per il 26 dicembre, indomani di Natale. In Spagna non esiste questa ricorrenza. Prende il nome dal fatto che in questo giorno si ricorda l’incontro dell’angelo con le donne giunte al sepolcro. Il Vangelo racconta che Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e Giuseppe, e Salome andarono al sepolcro, dove Gesù era stato sepolto, con degli olii aromatici per imbalsamare il corpo di Gesù. Vi trovarono il grande masso che chiudeva l’accesso alla tomba spostato; le tre donne erano smarrite e preoccupate e cercavano di capire cosa fosse successo, quando apparve loro un angelo che disse: “Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui! È risorto come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto”. E aggiunse: “Ora andate ad annunciare questa notizia agli Apostoli”, e si precipitarono a raccontare l’accaduto agli altri. Il lunedì dell’Angelo è giorno dell’ottava di Pasqua, ma non è giorno di precetto per i cattolici, cosa che comporterebbe l’obbligo di partecipare alla santa messa. Fra i riti, le tradizioni, gli eventi e le manifestazioni che caratterizzano il periodo pasquale c’è quello della “Benedizione delle Case” e delle “Pulizie di Pasqua” che coincidono con l’arrivo della primavera. Le pulizie si facevano per rendere la casa degna della visita del prete, il quale, assieme al chierichetto - armato di secchiello, aspersorio e bussolotto per le offerte - nei giorni precedenti alla festa veniva a benedire la casa e i suoi occupanti. Erano momenti solenni, di grande religiosità, di emozione. Quando arrivava il prete, la padrona di casa, curata e ben vestita per l’occasione, gli faceva fare il giro della casa e il curato benediceva le stanze. Alla fine si ritrovavano in cucina e sul tavolo apparecchiato c’era un cestino con le uova sode, che venivano benedette assieme al piatto di salame e alla torta pasquale. La palma, ossia il rametto d’ulivo benedetto dell’anno prima, ormai secco e polveroso, veniva devotamente bruciato, sostituito con quello nuovo e appeso nelle immagini sacre nella casa e sopra il letto. Oggi la benedizione delle case è praticamente scomparsa nelle città. Le ragioni di questa diminuzione possono essere molteplici, come il numero esiguo dei sacerdoti e l’eccessivo ampliamento delle città. Le parrocchie hanno raggiunto un numero elevatissimo di fedeli. Ma la tradizione della benedizione delle case continua nei piccoli paesi.. 22/2009 Pag. 11 LA PASQUA IN ITALIA - LE NOSTRE TRADIZIONI a cura di Claudio Testa STORIA, CURIOSITÀ E ORIGINI DELL’UOVO DI PASQUA Fin dall’antichità, l’uovo è stato visto come simbolo di fertilità e quasi magia. Le uova venivano considerate oggetti dai poteri speciali, ed erano interrate sotto le fondamenta degli edifici per tenere lontano il male, portate in grembo dalle donne in stato interessante per scoprire il sesso del nascituro e le spose vi passavano sopra prima di entrare nella loro nuova casa. I Greci, i Cinesi ed i Persiani si scambiavano le uova come dono per le feste Primaverili. I filosofi egiziani vedevano nell’uovo il fulcro dei quattro elementi dell’universo. Nell’antico Egitto le uova decorate erano scambiate all’equinozio di primavera, data di inizio del «nuovo anno», quando ancora l’anno si basava sulle stagioni. Gli Israeliti avevano la consuetudine di portare le uova in dono agli amici o di regalarle a chi festeggiava il compleanno. Gli antichi romani usavano dire: «Omne vivum ex ovo» (Qualunque essere vivente deriva dall’uovo). Le uova con l’avvento del Cristianesimo divennero simbolo della resurrezione del Cristo: come un pulcino esce dell’uovo, Cristo uscì vivo dalla sua tomba. Si narra che Maria Maddalena si presentò all’imperatore Tiberio per regalargli un uovo dal guscio rosso, testimonianza della Resurrezione di Gesù e che Maria, Madre del Cristo, portò in omaggio a Ponzio Pilato un cesto dorato pieno di uova per implorare la liberazione di Suo Figlio. Pilato disse che ormai non c’era nulla da fare e Lei per il dolore lasciò cadere il canestro con tutte le uova che si dispersero rotolando in ogni angolo della Terra. Nella simbologia, le uova colorate con colori brillanti rappresentano i colori della primavera e la luce del sole. Quelle colorate di rosso scuro sono invece simbolo del sangue del Cristo. Anche nel Medioevo le uova venivano donate, insieme ad altri oggetti, a bambini e servitù per festeggiare il giorno della Resurrezione. L’usanza di donare uova decorate con elementi preziosi va molto indietro nel tempo e già nei libri contabili di Edoardo I di Inghilterra risulta segnata una spesa di 18p. per 450 uova rivestite d’oro e decorate da donare come regalo di Pasqua. Ma le uova più famose furono indubbiamente quelle del maestro orafo, Peter Carl Fabergé, che nel 1883 ricevette dallo zar Alessandro la commissione per la creazione di un dono speciale per la zarina Maria. Oggi ritroviamo in molte tradizioni l’uso delle uova per celebrare la ricorrenza pasquale; i popoli slavi dipingono le uova per donarle come simbolo di buon auspicio, amore e fertilità e le case vengono addobbate con uova colorate. In Germania, per Pasqua, si nascondono uova colorate nel giardino o all’interno della abitazione e si invitano i bimbi a cercarle, affermando che sono state lasciate dai leprotti. Anche in alcune regioni della Francia si nascondono nei giardini le uova dipinte e si narra ai bambini che sono state lasciate dalle campane che la notte del Venerdì Santo hanno volato fino a Roma per prenderle. È per questo che nessuno le sente suonare durante la notte della Passione. Nei Paesi Scandinavi è tradizione compiere anche dei giochi con le uova sode. I più noti sono: far rotolare le uova da un dosso e vince chi ha lasciato quello che arriva più lontano con il guscio integro; un altro segno di abilità è tenere un uovo lesso in mano e cercare di rompere quello tenuto dall’avversario. Le uova assumono anche altre valenze in queste nazioni del nord. Andare in chiesa con in tasca un uovo nato il Giovedì Santo aiuta a smascherare le streghe! Un uovo, lasciato in ciascuno dei quattro angoli del campo, nei solchi arati, aiuta invece ad avere un abbondante raccolto. Gli ortodossi celebrano la ricorrenza dei morti il venerdì successivo al giorno di Pasqua. In tale occasione qualcuno ancora colora le uova di rosso e le mette sopra le tombe, come augurio di felice vita ultraterrena per i loro cari che sono sepolti. Questa tradizione è legata ad una leggenda che narra di Maria: costei era abituata a far divertire Gesù Bambino con delle uova colorate. Il giorno di Pasqua, tornata sul sepolcro, lo trova aperto e sul ciglio scorge delle uova rosse. Le uova come simbolo pasquale hanno origini molto antiche, legate soprattutto alla primavera, come stagione feconda ed hanno sempre rivestito un ruolo unico, quello del simbolo della vita in sé, ma anche del mistero, quasi della sacralità. Nell’iconografia cristiana, l’uovo è il simbolo della Resurrezione. Per i pagani l’uovo è il simbolo della fertilità: l’eterno ritorno alla vita. I Greci, i Cinesi ed i Persiani se li scambiavano come dono per le feste Primaverili. Per i filosofi egiziani l’uovo era il fulcro dei quattro elementi. Per gli israeliti un dono da portare agli amici o lo regalavano a chi festeggiava un compleanno. Nel Medioevo era tradizione regalare uova ai servitori. In Germania le uova venivano donate ai bambini insieme ad altri regali pasquali. In alcuni paesi, come la Gran Bretagna, ogni anno a Pasqua i bambini vanno a cercare in giardino, fra l’erba e i cespugli, le uova che il dispettoso coniglietto pasquale ha colorato e poi nascosto. In alcune regione della Francia si nascondono le uova colorate nei giardini e si racconta ai bambini che sono state lasciate dalle campane che la notte del Venerdì Santo hanno volato fino a Roma per prenderle ed è per questo che nessuno le sente suonare durante la notte della Passione. Nei Paesi Scandinavi è tradizione anche fare dei giochi con le uova sode: farle rotolare le uova da un dosso senza romperne il guscio oppure tenere un uovo lesso in mano e cercare di rompere quello tenuto dall’avversario. La tradizione pasquale di colorare e decorare le uova nasce dalla leggenda secondo cui dopo che Maria Maddalena aveva trovato era il sepolcro di Gesù vuoto, corse dai discepoli e annunciò la straordinaria notizia. Pietro, incredulo, disse: «Crederò a quello che dici solo se le uova contenute in quel cestello diverranno rosse.» E subito le uova si colorarono di un rosso intenso! Ogni cultura ha sviluppato un proprio modo di decorare le uova. A volte si usano le uova sode, colorate con colori vegetali e alimentari se si intende mangiarle. Oppure si svuotano facendo un forellino con un ago ad ogni estremo dell’uovo, così si usa soltanto il guscio. In Grecia si usa scambiarsi uova rosse in onore del sangue di Cristo. In Germania e Austria si regalano uova verdi il Giovedi Santo. In Armenia si usa dipingere le uova con immagini di Gesù, della Madonna o con scene della Passione. Nei paesi dell’Europa orientale si utilizzano motivi stilizzati geometrici bicolore: blu e bianco, rosso e bianco. Una tecnica antica per decorare le uova consiste nell’attaccare piccole piante e foglie intorno alle uova e nel bollirle con colori vegetali. Staccando le piante, sul guscio rimangono delle impronte più chiare. Fabergé - Uovo Imperiale Terzo centenario dei Romanov, collezione Museo del Cremlino, 1913 LA COLOMBA PASQUALE SULLE NOSTRE TAVOLE L’origine della colomba è legata a diverse leggende. La prima risale all’epoca medioevale, quando Re Alboino calò in Italia con le sue orde barbariche per assalire Pavia. Dopo un assedio di tre anni, alla vigilia della Pasqua del 572, riuscì ad entrare in città, ricevendo in segno di sottomissione vari regali fra i quali anche dodici meravigliose fanciulle. Fu allora che un vecchio artigiano si presentò al re donandogli un dolce a forma di colomba, quale tributo di pace nel giorno di Pasqua. Questo dolce era così invitante che costrinse il sovrano alla promessa di pace, e di rispettare sempre le colombe simbolo della tua delizia. Quando il re interpellò le fanciulle donategli, scoprì che il loro nome rispondeva a quello di “Colomba”. Alboino comprese il raggiro, ma rispettò la promessa fatta. La seconda leggenda è fatta risalire al tempo di Federico Barbarossa e della Lega dei Comuni lombardi, nel XII sec. Un condottiero del Carroccio, osservando durante la battaglia due colombi posarsi sopra le insegne lombarde, decise d’infondere ai suoi uomini il nobile spirito di quegli uccelli, facendo confezionare dai cuochi dei pani a forma di colomba. In realtà la colomba come prodotto industriale è una tradizione nata da esigenze industriali, più che da tradizioni legate al territorio come la torta pasqualina o le sfrappole. La colomba come prodotto di massa nasce nei primi del Novecento, quando l’azienda milanese Motta decide di confezionare un prodotto simile al panettone, ma con un aspetto decisamente legato alla Pasqua. Nasce così la colomba moderna, un dolce con un impasto molto simile a quello del panettone, ma che si arricchisce di una copertura di amaretto. Nel 1930 la Motta commissiona all’artista Cassandre, un manifesto sulla colomba con lo slogan “Colomba pasquale Motta, il dolce che sa di primavera”. La produzione della colomba è protetta da un decreto legge che fra l’altro dice: “La denominazione colomba e’ riservata al prodotto dolciario da forno a pasta morbida, ottenuto per fermentazione naturale da pasta acida, di forma irregolare ovale simile alla colomba, una struttura soffice ad alveolatura allungata, con glassatura superiore e una decorazione composta da granella di zucchero e almeno il due per cento di mandorle, riferito al prodotto finito e rilevato al momento della decorazione.” LA RICETTA DELLA COLOMBA PASQUALE Per 8 persone: 200 gr. di farina bianca, 130 gr. di zucchero semolato, 80 gr. di latte, 100 gr. di burro, 50 gr. di fecola di patate, 40 gr. di melassa, 10 mandorle, 2 uova, 1 bustina di vanillina, 1 bustina di lievito per dolci, 1 limone, zucchero a velo q.b., burro e farina per lo stampo, sale. In una terrina mescolate farina, fecola, 10 gr. di lievito, vanillina, 1 pizzico di sale, la scorza grattugiata del limone, lo zucchero semolato, il burro a pezzetti e mescolate il tutto; aggiungete la melassa e due uova intere e mescolata con la frusta elettrica fino ad ottenere un composto liscio e gonfio. Versate il composto ricavato in uno stampo a forma di colomba già imburrato e infarinato. Abbiate cura che il composto sia distribuito in maniera uniforme nello stampo, dodichè spolverate con le mandorle non sgusciate. Infornate in forno già caldo a 180° per circa 50 minuti. Gli ultimi 15 minuti di cottura coprite lo stampo con un foglio di alluminio per evitare che la superfice diventi troppo scura. Controllate la cottura durante i 50 minuti infilzando il composto con uno stuzzicadenti che se uscirà asciuttto indicherà l’avvenuta cottuta del dolce. Appena cotto fatelo raffreddare per 15 minuti e sformatelo su una gratella; Appoggiate al centro del dolce un bicchiere capovolto e spolverizzate con lo zucchero al velo; togliete il bicchiere e guarnite il cerchio privo di zucchero con dei fiorellini o dei confetti. Tempo stimato 90 minuti. Pag. 12 22/2009 LA PASQUA IN ITALIA - LE NOSTRE TRADIZIONI LE BUONISSIME RICETTE TIPICHE DELLE REGIONI ITALIANE ABRUZZO Capra alla Neretese Ingredienti per venti persone: 1,500 kg di capra - 1 kg di pomodori - 1 kg di peperoni rossi - 1 bicchiere di olio d'oliva - 1 cipolla - 1 sedano - 2 chiodi di garofano - buccia di limone - acqua quanto basta Preparazione: Tagliare a media grandezza la carne di capra e lavarla. Metterla a cuocere a fuoco medio in una pentola abbastanza larga, in cui si saranno già fatti rosolare la cipolla, l'olio, i chiodi di garofano e la buccia di mezzo limone, aggiungendo acqua perché la carne arrivi a metà cottura dopo circa un'ora e mezza. Ritiratasi l'acqua, far rosolare la carne e mettere i pomodori spezzati e altra acqua. Lasciar cuocere per un'altra ora e mezza e, a cottura quasi ultimata, mettere i peperoni già fritti a parte e lasciare insaporire per 2-3 minuti. CALABRIA Pitte con Niepita Ingredienti per la pasta: 500 gr di farina - 100 gr di strutto - 150 gr di zucchero Ingredienti per il ripieno: 500 gr di marmellata d’uva - 50 gr di cannella - 200 gr di zucchero - 250 gr di noci sgusciate e pestate - 2 bicchieri di liquore - 200 gr di cacao Preparazione: Questi dolci sono tradizionali delle feste pasquali calabresi. Bisogna preparare prima la pasta esterna, mescolando i vari ingredienti, lavorare la pasta ottenuta, e stenderla fino a raggiungere uno spessore di circa 3 millimetri, poi con un bicchiere ritagliare tanti dischetti quanta è la pasta. Mescolare a parte i vari ingredienti del ripieno, e quando sono bel amalgamati, metterne due cucchiai su ogni dischetto di pasta, ripiegare la pasta in modo da dargli una forma di mezzaluna, premere bene sui bordi, con le dita inumidite, in modo che i dolcetti non si aprano durante la cottura. Posizionare le “pitte” sulla lastra del forno infarinata, ed infornare. Si possono mangiare sia calde che fredde. CAMPANIA La Pastiera Napoletana Ingredienti per sei persone: 500 g di pasta frolla surgelata - 500 g di ricotta - 200 g di zucchero - 220 g di grano cotto (si trova in scatola anche nei supermercati) - 40 g di cedro candito - 40 g di arancia candita - un pizzico di cannella - 2 dl di latte - 30 g di burro - 5 uova - 50 g di zucchero a velo - 1 limone - sale Preparazione: Fate scongelare la pasta a temperatura ambiente, versate in una casseruola il grano, il latte, il burro e la scorza grattugiata di 1/2 limone; lasciate cuocere per 10 minuti mescolando spesso. Passate al setaccio la ricotta e amalgamatevi lo zucchero semolato con la cannella, la rimanente scorza di limone grattugiata, il sale e la frutta candita tagliata a dadini. Unite 4 tuorli, la crema di grano e 3 albumi montati a neve; mescolate bene. Imburrate una tortiera del diametro di cm 24 e foderatela con la pasta frolla che avrete steso con il mattarello allo spessore di circa 1/2 cm. Ritagliate la parte eccedente, ristendetela e ricavatene delle strisce. Versate il composto nella tortiera, livellatelo, ripiegate verso l’interno i bordi della pasta e decorate con strisce formando una grata che pennellerete con un tuorlo sbattuto. Infornate a 180° gradi per un’ora e mezzo; lasciate raffreddare e, prima di servire, spolverizzate con zucchero a velo. EMILIA ROMAGNA Lasagne Verdi Ingredienti per sei persone: Per il sugo: 200 g di manzo macinato - 150 g di carne di maiale macinata - 100 gr di fegatini di pollo - ½ cipolla - 1 carota - 1 gambo di sedano - 200 g di passata di pomodoro - 30 g di burro - sale - pepe Per le lasagne: 400 g di farina bianca - 2 uova - 250 g di spinaci 5 dl di besciamella - 60 g di parmigiano - 60 g di burro - 1 cucchiaio d’olio extravergine d’oliva - sale Preparazione: Per preparare il ragù, spellare, lavare e tritare insieme la cipolla, la carota e il sedano e soffriggerli in un pentolino con il burro. Aggiungere le carni macinate ed i fegatini puliti e tritati. Quando tutto sarà ben rosolato, aggiungere la passata di pomodoro. Salare, pepare e cuocere a fuoco bassissimo con il coperchio per 1 ora e 30 minuti, mescolando di tanto. Pulire gli spinaci e lavarli a lungo sotto l’acqua corrente, lessarli in poca acqua salata e scolarli ben bene. Strizzarli a fondo e sminuzzarli a pezzettini. Impastare la farina con le uova e gli spinaci, tritare la sfoglia molto sottile e tagliarla in rettangoli uguali. Cuocere le lasagne in acqua salata bollente, condita con un cucchiaio d’olio, in modo che le lasagne non si attacchino tra loro. Scolarle e stenderle ad asciugare una accanto all’altra su un canovaccio. Imburrare una teglia e riempirla con strati alternati di lasagne, ragù, formaggio grattugiato e besciamella. Sull’ultimo strato versare un po’ di besciamella e del burro in noci. Cuocere il tutto in forno a 160° per circa mezz’ora, finché la superficie sia ben abbrustolita. Servire caldo. FRIULI Pinza Pasquale alla Triestina Ingredienti: 1 kg di farina - 6 uova e 2 albumi - 350 g di zucchero - 250 g di burro - 100 g di lievito di birra 1/2 litro di latte - Rhum - vaniglia Preparazione: Impastare il lievito con un po’ di latte tiepido e di farina, lavorare con un cucchiaio di legno finché la pastella sia della giusta consistenza e lasciare lievitare in un luogo tiepido. Nel frattempo, preparare sulla tavola gli altri ingredienti, farina, uova, un pizzico di sale stemperato in acqua appena calda, lo zucchero ammorbidito in un po’ di latte tiepido, ed il burro sciolto. Mescolare con un po’ di vaniglia ed un bicchierino di Rhum. Quando il panetto di lievito sarà cresciuto abbastanza, unirlo al resto, e mano a mano che si lavora la pasta, aggiungere se serve, del latte. Quando la pasta è pronta, farla lievitare nuovamente, e poi passare al forno caldo. LAZIO Arrosto d’Agnello con la Coratella Ingredienti per otto persone: 1 carré d’agnello - 150 g di coratella d’agnello - un misto di salvia, rosmarino, timo, maggiorana, aglio - rete di agnello (o di maiale) - 1 sedano - 1 carota - 1 cipolla - 6 spicchi d’aglio - vino bianco secco - olio d’oliva - sale - pepe nero a granelli Preparazione: Tagliare la coratella a fette sottili e tenerla per 30 minuti sotto l’acqua corrente. Spolpare il carré d’agnello, salarlo e dividerlo in due pezzi uguali e sistemare tutta la coratella su una parte, cospargerla con il misto di odori, sale, pepe macinato, il tutto in grande abbondanza, e quindi appoggiarvi sopra l’altro pezzo di polpa, formando una specie di polpettone da avvolgere poi con la rete. Legarlo con lo spago bianco da cucina, metterlo in una pentola insieme alle ossa spolpate, condire il tutto con olio, sale, pepe e infornare a 200°, per 30 minuti, fino a quando la carne sia ben colorita. Scolare quindi tutto il grasso che si sarà formato, e mettere nella teglia una coda di sedano, una carotina, una cipolla media, il tutto a tocchi, poi gli spicchi d’aglio non sbucciati, e bagnare con un dito di vino. Proseguire la cottura in forno ancora per un’ora circa. Al momento di servire, liberare l’arrosto di agnello dallo spago, tagliarlo a fette, irrorarlo con il sugo filtrato. Guarnire il piatto a piacere e servire immediatamente in tavola. LIGURIA Torta Pasqualina Ingredienti per la pasta: 400 g di farina bianca - 2 cucchiai d’olio extravergine d’oliva - sale - acqua Ingredienti per il ripieno: 500 g di bieta - 200 g di ricotta (o di latte cagliato) - 50 g di burro fuso - 6 uova - 1 cucchiaio di maggiorana fresca (1 cucchiaino se essiccata) - 4 cucchiai di parmigiano grattugiato - 4 cucchiai di pecorino grattugiato - 1 bicchiere di latte - 1 bicchiere d’olio - sale e pepe Preparazione: Impastare la farina con l’olio e il sale; aggiungere man mano tanta acqua tiepida quanto basta per ottenere un impasto consistente e morbido; lavorarla finché si formino delle bollicine d’aria. Coprire con un tovagliolo umido e far riposare (chi lo volesse può usare pasta sfoglia surgelata). Stendere 6 sfoglie il più sottili possibile con un mattarello, perché questo piatto tradizionale ligure è tanto più buono quanto più sottili sono le sfoglie di pasta. Pulire la bieta, lavarla e cuocerla in una casseruola con poco sale, senz’altro. Cuocere a fuoco basso, e con il coperchio, per 6 minuti. Appena cotta strizzarla bene, tritarla finemente e metterla in una ciotola grande. Aggiungere la ricotta sbriciolata (o il latte cagliato), 2 uova intere, il parmigiano grattugiato, metà pecorino e la maggiorana: se l’impasto è troppo solido, ammorbidire con il latte. Foderare con una sfoglia uno stampo apribile, unto d’olio, ungere la sfoglia con un pennello intinto nell’olio e sovrapporne a una a una, le altre due, ungendole sempre con l’olio tranne l’ultima. Disporre il ripieno e con un cucchiaio scavare 4 incavature in cui si porranno le uova intere, crude. Salare e cospargere con il resto del pecorino. Chiudere con una sfoglia di pasta e sovrapporvi le altre due, sempre ungendo con il pennello da cucina la superficie tra una e l’altra. Sigillare con i ritagli di pasta formando un cordone tutt’intorno al bordo. Ungere la superficie con un po’ d’olio e perché risulti più dorata, con parte di un uovo intero battuto; bucare la superficie con uno stuzzicadenti, facendo attenzione a non rompere le uova e infornare in forno già caldo, a 200°C, per 40 minuti. Si può servire tiepida, ma anche fredda, durante il pranzo del lunedì di Pasqua. LOMBARDIA Torta Salata di Paqua Ingredienti per otto persone: 1 pollo da Kg 1,500 - 700 g di pasta sfoglia surgelata - 1 fetta di prosciutto di Praga per 250 g - 200 g di asparagi lessi - 3 scalogni - un uovo - prezzemolo - timo - parmigiano -estratto di carne - burro - brodo vegetale - vino bianco olio d’oliva - sale - pepe Preparazione: Scongelare la pasta sfoglia. Disossare il pollo, ridurre a bocconcini la polpa ottenuta e rosolarla in padella, a fuoco vivo, con burro e olio caldi e gli scalogni a spicchi; stemperare con un dito di vino, salare, pepare e portare a cottura, coperto, senza aggiungere alcun liquido. Cuocere per circa 25’ e, alla fine, togliere la carne dal sugo (che va conservato), farla raffreddare poi mescolarla con il prosciutto a cubetti, gli asparagi sminuzzati, di timo e prezzemolo tritati e 2 cucchiai di parmigiano grattugiato. Stendete la pasta sfoglia a mm 3 di spessore poi, con una parte, rivestire uno stampo a guscio d’uovo lasciando la pasta debordare abbondantemente. Versare nello stampo il misto di pollo e prosciutto, chiudere ripiegandovi sopra la pasta debordante, quindi sformare la torta a forma d’uovo, su una placca coperta da carta da forno; pennellarla con uovo sbattuto, guarnirla con un nastro di pasta, pennellare tutto ancora una volta e, infine, infornare a 200° per 40’ circa. Servire la torta accompagnata dal sugo di pollo, precedentemente allungato con un mestolo di brodo, e insaporito con un punta di estratto di carne e fatto ridurre a salsina. MARCHE Brodetto Bianco di Portorecanati Ingrediente per sei persone: 2 kg di pesce assortito per zuppa (triglie, sogliole, merluzzi, seppie, palombo, pescatrice, pannocchie) - 1 cipolla - 1 bicchiere d’olio extra vergine d’oliva -2 bustine di zafferano - 2 bicchieri di vino bianco secco - alcune fette di pane casereccio - brodo di pesce - sale - pepe Preparazione: Pulire i pesci e tagliare a pezzi i più grossi. In una pentola soffriggere nell’olio la cipolla tagliata a velo. Aggiungere le seppie tagliate a pezzettini e coprire con un filo di brodo di pesce (o acqua), in cui sarà stato sciolto lo zafferano. Salare, pepare e aggiungere gli altri pesci, in ordine di cottura (prima quelli che cuociono di più). Bagnare con il vino e cuocere per 22/2009 Pag. 13 LA PASQUA IN ITALIA - LE NOSTRE TRADIZIONI 15 minuti, muovendo di tanto in tanto la pentola, salare e pepare. Servire il brodetto su fette di pane abbrustolite, caldissime. MOLISE Insalata Buona Pasqua Ingredienti per sei persone: 1/2 cespo di lattuga romana - 1 mango - 3 pomodori rossi e ben sodi - 150 g di fagiolini - 6 ovetti di quaglia - basilico - limone - olio extravergine d’oliva - sale - pepe Preparazione: Tuffate i fagiolini, mondati, in acqua bollente salata e lessateli per circa 5’. Rassodate le uova (per quelle di quaglia occorrono 4 o 5’). Mondate intanto la lattuga, lavatela e sgocciolatela bene, quindi tagliatene le foglie a pezzi non troppo sottili. Sbucciate il mango, eliminate il nocciolo centrale e tagliate il frutto a dadi. Mondate e fate a spicchi i pomodori. Scolate e raffreddate i fagiolini, quindi mescolate in una ciotola la verdura e la frutta. Unite qualche foglia di basilico spezzettata a mano. Guarnite con le uova di quaglia sode, sbucciate e dimezzate. Servite l’insalata condita con una salsa citronnette preparata battendo quattro cucchiaiate di olio, con il succo filtrato del limone, sale e pepe. PIEMONTE Brasato al Barolo Ingredienti per quattro persone: 800 g di carne magra della coscia di manzo - 50 g di pancetta - 50 g di burro - una spruzzatina di brandy - farina La marinatura: 1 bottiglia di Barolo non molto invecchiato - 2 o 3 carote - 2 costole di sedano 1 cipolla - le foglie di un rametto di rosmarino - 3 chiodi di garofano - 1 pizzico di timo - 1 spicchio d’aglio - 1 foglia di alloro - 1 pezzetto di cannella - 3 grani di pepe raccolti in un sacchettino di garza Preparazione: Steccate la carne con qualche listarella di pancetta, mettetela in una terrina con le verdure tagliate a pezzetti e il sacchettino con gli aromi e le spezie; versate il barolo, coprite con un piatto e lasciate marinare (circa un giorno), coperto, in luogo fresco (non in frigo), rimescolando qualche volta. In una casseruola soffriggete nel burro la rimanente pancetta tritata, poi rosolate la carne scolata e leggermente infarinata, versate quindi tutta la marinata e portate a bollore; dopo una decina di minuti togliere il sacchettino degli aromi, salate, coprite e portate a cottura a fuoco basso. Togliete quindi la carne e tenetela al caldo, passate il sugo nel passaverdure, rimettetelo sul fuoco, addensatelo, regolatelo di sale e spruzzatelo col brandy. Dopo qualche minuto di bollore versatelo sulla carne affettata e servite con polenta o purè. PUGLIA Le Scarcelle Ingredienti: 300 g di farina doppio zero - 2 uova - 2 cucchiai di olio - 100 g di zucchero - latte - sale - buccia di limone grattugiata Preparazione: Prendere la farina, ed impastarla con le uova, i due cucchiai di olio, lo zucchero, un po’ di latte, pochissimo sale e la buccia di limone grattugiata. Quando l’impasto sarà pronto, spianare la pasta riducendola a mezzo centimetro di altezza e ritagliare tre ovali, conservando i ritagli. Poggiare su una delle estremità un uovo col guscio, fissarlo con i ritagli, cospargerle di zucchero e di confettini colorati e metterle in forno dopo averle sistemate su una teglia appena unta. Controllare la cottura, lasciare raffreddare e mangiare. SARDEGNA Pillus Ingredienti: 500 gr di semolino - uova quanto bastano olio - 1 cipolla - 1 carota - 300 g di carne - brodo - vino bianco - 100 g di prosciutto - prezzemolo - 50 g di burro - salsa di pomodoro Preparazione: Prendere il semolino ed aggiungere tante uova quante ne assorbe, e lavorare la pasta finché diventi uniforme e vellutata. Lasciare riposare per più di un’ora e intanto far rosolare una cipolla tritata in olio abbondante, appena diventa dorata, aggiungere la carne tagliata a dadini, la carota tagliuzzata fine e far cuocere lentamente versandovi, di tanto in tanto, il brodo. Quando la carne è cotta, aggiungere il prosciutto tagliato a pezzetti, un po’ di prezzemolo tritato, il burro, un cucchiaino di concentrato di pomodoro sciolto in poca acqua tiepida, sale, ed infine aggiungere il vino bianco secco. Lasciare cuocere ancora, lentamente, poi prendere una casseruola, riempirla d’acqua salata e far bollire forte. Nel frattempo stendere la pasta col mattarello e farne delle sfoglie sottilissime, tagliarle a dischi della dimensione di un piatto. Far cuocere i dischi di pasta nell’acqua bollente, uno alla volta, e quando sono al dente scolarli con un mestolo forato, facendo attenzione che non si rompano. Preparare una teglia alta con dentro il sugo, il formaggio dolce grattugiato e disporre a strati i dischi di pasta, il sugo, il formaggio, fino alla fine degli ingredienti. Condire l’ultimo strato di pasta con sugo, formaggio e fiocchetti di burro. Cuocere nel forno da campagna elettrico o a gas, lasciare dorare un poco la superficie e poi servire direttamente nel recipiente, possibilmente di pirofila. SICILIA Zuccotto Pasquale Ingredienti per lo zuccotto: 1 pan di Spagna da cm 24 di diametro - 400 g di panna fresca - 40 g di cioccolato fondente - 40 g di canditi misti a dadini - acqua di fior d’arancio - Grand Marnier Ingredienti per la glassa e per completare: 300 g di cioccolato fondente - pasta di mandorle (marzapane): 200 g gialla, 200 g verde Preparazione: Tagliate tutto il pan di Spagna in fette rettangolari di circa cm 1 di spessore, quindi dividete ogni fetta a metà, cioè in due triangoli. Pennellate di Grand Marnier uno stampo a forma d’uovo, e, successivamente, rivestitelo con le fette di pan di Spagna, sistemandole, una di seguito all’altra, con le punte convergenti rivolte al centro dello stampo. Spruzzatele quindi con una bagna preparata con acqua e Grand Marnier in parti uguali. Per la farcia, montate la panna, aromatizzatela con un cucchiaio di acqua di fior d’arancio quindi mescolatela con i dadini di canditi e con il cioccolato fondente sminuzzato a mano. Versate la farcia nello stampo preparato, coprite con altre fette di pan di Spagna, pennellate anche queste di bagna, quindi passate in frigo almeno per 4 ore e, intanto, temperate il cioccolato: riscaldatelo a bagnomaria fino a 45° poi, mescolandolo, raffreddatelo fino a 27° e, infine, riportatelo a 30°. Con un filo di cioccolato temperato, fatto uscire da un cornetto per decorare, guarnite con un disegno a griglia il dolce appena sformato. Spruzzate poche gocce di acqua fredda nel cioccolato rimasto, poi lavoratelo con una frusta per renderlo denso e cremoso; raccoglietelo in una tasca con bocchetta spezzata e decorate il centro dell’uovo con un nastro spesso, che chiuderete con il fiocco di marzapane verde. TRENTINO Polpettine Pasquali Ingredienti: 600 g di polpa di agnello macinata - 1 scalogno - rosmarino - prezzemolo - rete di maiale - aceto balsamico - vino bianco - brodo di dado - olio d’oliva - sale - pepe Preparazione: Amalgamare la polpa macinata di agnello con un trito di prezzemolo, rosmarino, uno scalogno, sale, pepe. Preparare con il composto 8 polpettine. Allargate la rete di maiale, dividetela in 8 pezzi uguali e, in ciascuno, avvolgete una polpettina schiacciandola leggermente. Rosolate le 8 polpettine in un velo d’olio caldo e, quando saranno colorite, passatele nel forno a 200° per 10’. Sfornatele, toglietele dal fondo di cottura, sgrassate questo ultimo, riportatelo sul fuoco, aggiungete un cucchiaio di aceto, g 60 di vino e un mestolino di brodo. Fate ridurre la salsina poi versatela sulle polpettine e servitele: noi le abbiamo accompagnate con una teglia di patate fritte. UMBRIA Agnello Tartufato Ingredienti per sei persone: ½ kg di agnello tagliato a pezzetti - 3 cucchiai d’olio extravergine d’oliva - 1 spicchio d’aglio - 1 rametto di rosmarino - 5 dl di vino bianco secco - 150 g di tartufo nero - sale e pepe Preparazione: Soffriggere l’aglio intero e il rosmarino, tritato grossolanamente, in una padella di ferro con l’olio, mettere la carne, salare e pepare. Quando la carne sarà ben rosolata, bagnare con il vino bianco e cuocere a fuoco basso per 1 ora, con il coperchio. Trasferire l’agnello sul piatto da portata, aggiungere il tartufo tagliato a lamelle sottili, mescolare e lasciare riposare al caldo, coperto, per qualche minuto prima di servire. VALLE D’AOSTA Crescia di Pasqua Ingredienti per dodici persone: 820 g di farina bianca - 200 g di olio d’oliva - 200 g di parmigiano grattugiato - 90 g di lievito di birra - 50 g di pecorino grattugiato - 6 uova - sale - pepe nero in grani - burro - farina per lo stampo Preparazione: In una ciotolina, con g 20 di lievito, g 50 di farina e g 100 di acqua tiepida, preparare una pastella e lasciare lievitare per 30’ coperto da un tovagliolo. Montare a neve gli albumi con la frusta rotonda, poi unire i tuorli e, sempre lavorando, aggiungere l’olio, il pecorino, il parmigiano, il pastello lievitato, sale e una generosa macinata di pepe (a questo punto il composto diventerà così liquido che l’aver montato inizialmente gli albumi, potrebbe sembrare un’operazione superflua; invece è necessaria per dare una maggior morbidezza all’impasto finale). Sostituire la frusta rotonda con quella a gancio e, sempre lavorando, aggiungere g 400 di farina, g 70 di lievito sbriciolato e, poco per volta, la farina rimasta (g 400), proseguendo la lavorazione finché la pasta risulterà morbida, omogenea, molto elastica e sulla superficie compariranno delle bollicine d’aria. Imburrare e infarinare abbondantemente uno stampo a chiusura mobile di cm 32 di diametro e trasferitevi la pasta che non dovrà riempirlo per più di due terzi. Tenere in luogo tiepido, coperto da un tovagliolo, finché la pasta lievitando colmerà lo stampo; allora passare nel forno già a 180° per un’ora e 30’ circa, coprendo la crescia a metà cottura con un foglio di alluminio, per evitare che diventi troppo scura in superficie. Prima di sfornare, provare la cottura con uno stecchino che, infilzato nella parte più alta della focaccia, dovrà uscire perfettamente asciutto. La crescia si gusta tiepida o fredda, tagliata a fette, con salame a grana grossa. VENETO Insalatina Pasqualina Ingredienti per otto persone: 1 kg di asparagi - 250 g di code di gamberetti già lessate e sgusciate - 120 g di olio extra vergine d’oliva - 16 uova di quaglia - 1 uovo sodo - 1 cuore di lattuga - olive verdi snocciolate - prezzemolo maggiorana - aceto - vino bianco secco - sale - pepe nero in grani Preparazione: Pelare gli asparagi raschiando i gambi ed eliminando la parte più legnosa. Lavarli, raccoglierli a mazzetto, lessarli in poca acqua bollente salata, scolarli al dente, quindi tagliare le punte con un pezzetto di. Far rassodare le uova di quaglia, inizialmente in acqua fredda e lasciandole cuocere per 4 minuti dall’inizio del bollore; passarli subito dopo a raffreddare e sgusciateli. Lavate e sgocciolate molto bene il cuore di lattuga, tagliatelo a striscette sottili, che disporrete in un mucchietto al centro di un piatto da portata ovale, piuttosto capiente. Sopra mettete le code di gamberetti e rondelle di uova (saranno sufficienti 4); intorno al piatto disponete le punte d’asparago tagliate per il lungo a fettine con un coltellino affilatissimo con lama molto sottile. Tra gli asparagi e l’insieme al centro del piatto, mettete gli ovetti rimasti, tagliati a metà, sistemandoli tutti in giro. Al momento di servire, preparate una salsina frullando il tuorlo dell’uovo sodo insieme con l’olio, una decina di olive verdi, una cucchiaiata d’aceto, una di vino, tre di acqua fredda, sale e una generosa macinata di pepe. Aromatizzate la salsina con un trito di prezzemolo e maggiorana quindi versatela a filo sull’insalata che porterete immediatamente in tavola, mescolandola in presenza dei commensali. LA REDAZIONE augura BUONA PASQUA! Pag. 14 22/2009 LA PASQUA IN SPAGNA - LE LORO TRADIZIONI PER LA “SEMANA SANTA”, TUTTI GLI L A “ S E M A N A S A N TA ” SPAGNOLI INSIEME CON E PER LA FEDE ATTRAVERSO I SECOLI A Malaga, Siviglia e nelle altre città spagnole, durante il passaggio delle processioni la gente si accalca ai bordi della strada partecipando vistosamente, con emozione ed entusiasmo, al solenne rituale. Ma quanti di loro, senza togliere il merito di una spontanea ed a volte rudimentale devozione, ne conoscono i veri risvolti spirituali e religiosi? La religione Cattolica è unica in tutto il mondo. Pertanto cerchiamo di capire le motivazioni religiose da cui partono le differenti forme di celebrazione organizzate nel mondo. Che cosè in realtà la Settimana Santa? È la settimana nella quale il Cristianesimo celebra gli eventi di fede correlati agli ultimi giorni di Gesù, comprendenti in particolare la sua passione, morte e resurrezione. Gli ortodossi chiamano la stessa “grande settimana”, perché commemora le grandi opere di Dio per l’umanità. In molte città italiane e straniere si svolgono i Riti della Settimana Santa, come i misteri, le via crucis e le proces- sioni in cui le statue, dette anche troni o simboli, sono portate a spalla dai confratelli. Fra le celebrazioni più particolari e belle in Italia figurano quelle di Taranto, di Polistena, di Catanzaro, San Fratello, Enna, Caltanissetta, Bitonto e Trapani. Tradizionalmente la settimana santa si apre con la Domenica delle Palme, nella quale si celebra l’entrata trionfale di Gesù a Gerusalemme, acclamato come Messia e figlio di Davide. Nella liturgia cattolica viene letto il racconto della Passione di Gesù secondo l’Evangelista corrispondente al ciclo liturgico che si sta vivendo. La tradizione risale a prima del IV secolo. Il lunedì, martedì e mercoledì santo la Chiesa contempla in particolare il tradimento di Giuda per trenta denari. Durante la mattina del Giovedì santo non si celebra l’eucarestia nelle parrocchie, perché viene celebrata un’unica Messa (detta Messa del Crisma) in ogni diocesi, nella chiesa cattedrale, presieduta dal vescovo insieme a tutti i suoi presbiteri e diaconi. La sera invece si celebra la Messa in Cena Domini. Alla fine della messa i ministri cambiano il colore liturgico (assumendo il colore viola) ed ha luogo il rito della spoliazione degli altari e la velatura delle croci. Gli altari restano senza ornamenti, le croci velate e le campane silenti. Il solenne Triduo pasquale della passione, morte e risurrezione di Cristo inizia nel pomeriggio del giovedì santo. In ora serale si celebra la solenne Messa della cena del Signore, nella quale si ricorda l’Ultima Cena di Gesù, la istituzione dell’Eucarestia e del sacerdozio ministeriale, e si ripete il gesto simbolico della lavanda dei piedi effettuato da Cristo nell’Ultima Cena.Il Venerdì Santo è il giorno della morte di Gesù sulla Croce. La chiesa celebra verso le tre del pomeriggio la solenne celebrazione della Passione. In molte città e paesi, è tradizione effettuare per le strade il pio esercizio della Via Crucis. La chiesa cattolica pratica il digiuno ecclesiastico e si astiene dalle carni come forma di partecipazione alla passione e morte del suo Signore. Il Sabato Santo è tradizionalmente giorno senza liturgia: non si celebra l’Eucaristia, e la comunione ai malati si porta solamente ai malati in punto di morte. Nella notte si celebra la solenne Veglia pasquale, che, nella chiesa cattolica, è la celebrazione più importante di tutto l’Anno Liturgico. La domenica di Resurrezione torna a riecheggiare la gioia della veglia pasquale. Tale domenica è ampliata nell’Ottava di Pasqua: la Chiesa celebra la pienezza di questo evento fondamentale per la durata di otto giorni, concludendosi con la Seconda domenica di Pasqua, chiamata fin dall’antichità domenica in albis, che Giovanni Paolo II ha voluto dedicare al ricordo della divina Misericordia. Gian Giacomo Bei La celebrazione della Settimana Santa di Malaga ha iniziato il suo attuale percorso nel 1487, con la riconquista della città da parte del Re Cattolici. La conversione degli abitanti al cattolicesimo, assieme all’arrivo di nuovi abitanti dalla Castiglia, diede una nuova dimensione, dopo secoli di influenza musulmana, alla espressione religiosa del popolo Malaga. Durante il periodo barocco le confraternite erano formate dalle nobili famiglie della città. I troni erano delle rudimentali piattaforme sulle quali venivano montate le immagini, trasportate a spalla da una decina di portatori. Fin da quei tempi, riuscire ad essere portatore, almeno per una volta, costituiva un grande onore e per ottenerlo c’era sempre una lunga fila d’attesa di anno in anno. Il corteo era composto dagli “Hermanos de Luz”, letteralmente fratelli di luce trasportatori di candele che corrispondono agli attuali nazareni che accompagnano le processioni - e dagli “ Hermanos de Sangre “, letteralmente fratelli di sangue, penitenti che si flagellavano pubblicamente, suscitando orrore e ammirazione nella gente che assisteva alla processione. A quei tempi, la maggior parte dei membri delle confraternite erano mossi dal desiderio di ottenere un luogo sacro per il riposo eterno delle loro spoglie mortali. Con le invasioni napoleoniche le confraternite vennero saccheggiate ed il loro patrimonio scomparve finendo in mani straniere. Nel 1921 è stata creata in associazione la “Settimana Santa di Malaga”, la cui funzione principale era ottenere il sostegno finanziario per pagare le spese delle processioni. Ma in realtà divenne subito molto popolare come attrazione turistica, trasformandosi in una apprezzabile fonte di reddito per la città. Questa età dell’oro venne stroncata da motivi politici e sociali. Nella notte del 11 al 12 maggio 1931, con la Seconda Repubblica, gruppi di anarchici saccheggiarono i le chiese distruggendo tutto ciò che contenevano. A seguito di questi eventi, il burrascoso clima sociale costrinse alla sospensione delle processioni, anche se nel 1935 alcune confraternite, poi chiamate “dei coraggiosi”, sfilarono in piazza rischiando il piccolo patrimonio che erano riuscite a mettere insieme. Nel 1936, la guerra civile spagnola provoca un’altra ondata di cieca violenza antireligiosa, distruggendo quanto si era salvato dal precedente saccheggio. Alla fine della guerra i vincitori trasformano le processioni in una rivalsa sui nemici della fede cattolica, dandogli sfarzo ed aumentando la presenza di forze militari nelle manifestazioni. Da questo momento crescono le dimensioni dei troni, anche per evidenziare il desiderio di vittoria della fede cattolica sul brutale ateismo repubblicano e vengono introdotti nuovi elementi, che purtroppo stanno scomparendo, come i tinglaos, agili strutture metalliche per proteggere i troni in caso di maltempo. Ed arriviamo ai giorni nostri, in cui ormai coesistono due forme di vita e di interpretazione della Settimana Santa. Insieme con la scuola di pensiero sviluppata nel periodo post-bellico, fatta di troni enormi, sontuosità e di lusso, verso la fine degli anni ‘70 cominciarono ad apparire le nuove confraternite, fatte di spirito penitenziale e di una maggiore austerità nel suo rito. Il sacro si unisce armoniosamente al profano. E la “Semana Santa” diventa anche un potente motivo per visitare Malaga, segnando clamorosamente l’inizio della primavera. Maria Annunzia Lungarini 22/2009 Pag. 15 LA PASQUA IN SPAGNA - LE LORO TRADIZIONI a cura di Alessandra Selvelli LA “SEMANA SANTA” DI MALAGA La Legione sfila in “Semana Santa” con il Santo Patrono: “Cristo de la Buena Muerte” La “Semana Santa de Málaga”, ossìa la Settimana Santa di Malaga, è un’antica tradizione che risale all’epoca dei Re Cattolici. Per tutto il periodo la città di Malaga, capitale della Costa del Sol, coniuga perfettamente la modernità con la più resistente tradizione, rappresentata appunto dalla Settimana Santa, esuberante e suggestiva manifestazione religiosa, a metà fra la devozione, la liturgia e lo spettacolo culturale. Dal 1965 è stata dichiarata avvenimento di Interesse Turistico Internazionale. Per assistervi la gente viene da ogni parte del mondo. Il gusto per l’arte barocca delle 41 Confraternite dette Cofradias e Hermandades - potenti associazioni religiose che organizzano e danno vita alla manifestazione - e la grande quantità di materiale processionale, costituiscono da secoli il trionfo di un’arte da strada ridondante di pregiati orpelli e luminarie, piena di colore e di traboccante maestosità. Protagonisti della celebrazione sono i troni, immense e pesantissime macchine religiose portate a spalla dai membri delle rispettive confraternite, sulle quali troneggiano statue di impressionante impatto emozionale raffiguranti il Cristo o la Madonna, oppure scene della Passione di Gesù. Sono impalcature complesse, strutture di legno e metallo, nelle quali abbondano - ogni anno di più, quasi come una gara fra le confraternite - ricche luminarie d’argento, alimentate a gas o a batteria, pregiati broccati, raffinati tessuti, ricamati in oro e migliaia di candele. Il loro peso può raggiungere diverse tonnellate e per portarle in processione, attraversando miracolosamente itinerari fatti anche di stretti vicoli e piazzette, sono necessari fino a 280 portatori. Tutti muovendosi in perfetto sincronismo, l’uno attaccato all’altro come un corpo unico per distribuire uniformemente il peso del trono. Un errore può essere fatale. Nel loro incedere con il cosiddetto “passo marinaro”, tipico delle processioni di Malaga, imprimono alla macchina un andamento ondeggiante che fa muovere le vesti e drappeggi delle statue dandogli una impressionante sensazione di vita. Ogni trono è accompagnato da una serie di lugubri incappucciati chiamati nazarenos - penitenti che sorreggono una enorme candela accesa - e quasi sempre, a meno che non si tratti di processioni silenziose, da una banda musicale che ne marca solennemente il passo. Su tutto spicca la figura de Capataz, il quale comanda e sincronizza i movimenti del portatori picchiando in modo convenzionale su una campanella posta davanti al trono. A partire dalle prime ore della sera i cortei lasciano lentamente i loro quartieri e si incrociano senza intralciarsi per le strade del centro, riempiendo l’aria di suoni e di inequivocabili effluvi. Per sette giorni a Malaga la festa è percepibile attraverso i cinque sensi, snodandosi lungo un percorso fiancheggiato da una folla, immensa, festosa e plaudente allo stesso tempo. L’odore della cera, del fumo e dell’incenso satura l’aria rendendola densa e palpabile, alternandosi al profumo del biancospino e delle rose che decorano generosamente i troni. Ondate di calore galleggiano a mezz’aria, alimentate dalle migliaia di candele che gocciolano sull’asfalto lasciandovi uno strato di cera che per molti giorni farà stridere le gomme delle macchine. La liturgia religiosa si mescola senza contrasti al rituale pagano esaltandone la spettacolarità. Di tanto in tanto, sempre su comando del Capataz, le processioni si fermano per accogliere in silenzio gli canti lamenti delle saetas. A Malaga, la Settimana Santa è molto diversa da quella celebrata in altri luoghi andalusi o spagnoli. Chi vi assiste per la prima volta ne rimane affascinato e sorpreso, perché non è vissuta con la meditazione e il silenzio, ma è piena di felicità, di rumore, di allegria, di canti, di grida e di spontanei applausi. Con una religiosità viscerale, quasi confidenziale, al limite dell’irriverente, per esprimere il proprio amore la gente si rivolge alla Vergine gridandole “Guapa!”, cioè bella. Per un andaluso è il massimo del complimento. Una delle tradizioni più suggestive, che si ripete ogni anno, è quella della liberazione di un recluso, prelevato a sorte dalla prigione di Malaga, il quale viene graziato pubblicamente dopo essere sfilato incappucciato davanti al trono che rappresenta la cattura di Gesù. Unica condizione, che non sia stato condannato per omicidio. NON C’È SEMANA SANTA SENZA “PREGON OFICIAL” Come per altre cerimonie, anche la Semana Santa viene inaugurata col discorso (pregón) di un “pregonero” o di una “pregonera”, personaggi illustri che esprimono publicamente i propri sentimenti per l’evento che sta per iniziare. Quest’anno il Pregón Oficial della Semana Santa di Malaga 2009 è stato pronunciato dalla professoressa Ana Maria Flores Guerrero, alla presenza del sindaco Francisco de la Torre e del Vescovo Don Jesús Catalá. È intervenuta la Banda de Música de la Archicofradía de la Expiración. Come vuole la tradizione, Ana Maria Flores Guerrero è stata presentata dal “pregonero” uscente del 2008, il giornalista Francisco García Muñoz. Come vuole una antica tradizione di Málaga, anche quest’anno la Cofradía de Nuestro Padre Jesús El Rico ha fatto liberare un carcerato dal penitenziario di Alhaurín de la Torre. Si tratta del muratore Manuel F.G., di 26 anni, célibe, condannato a sette anni di reclusione per lesioni. Ne aveva scontati solo due. Come regola, la liberazione del prigioniero avviene dopo averlo fatto sfilare incappucciato in testa alla processione. Ancora oggi il Consiglio dei Ministri mantiene viva una tradizione voluta da Carlos III e collegata ad un’epidemia di peste che nel 1759 colpì gravemente Malaga, provocando molti morti e causando la sospensione delle processioni di Settimana Santa. Nessuno osava più uscire in strada per paura del contagio. Fu allora che i carcerati di Malaga chiesero al giudice il permesso di essere loro, a portare in processione l’immagine della quale si dichiaravano devoti. Il permesso gli venne negato. Allora scapparono dalla prigione e portarono a spalle il sacro trono per le strade della città con una lunga processione. Quando rientrarono volontariamente in cella, la mortale epidemia cessò di colpo. Questo miracolo impressionò Carlos III, il quale concesse questo privilegio, poi ratificato dal Re Juan Carlos I nel 1976. Quest’anno, oltre all’indulto a Manuel il Consiglio dei Ministri ha approvato anche la grazia parziale ad una reclusa, richiesta della Cofradía del Amor, la Caridad y San Juan Evangelista di Marbella. T U T T E L E C O N F R AT E R N I T E D I M A L A G A Pollinica, Lágrimas (Fusionadas), Huerto, Dulce Nombre, Salutación, Salud, Prendimiento, Humildad, Crucifixión, Columna, Dolores del Puente, Pasión, Estudiantes, Cautivo, Penas, Nueva Esperanza, Humillación, Rescate, Sentencia, Rocío, Salesianos, Fusionadas, Paloma, Rico, Sangre, Expiración, Santa Cruz, Cena, Viñeros, Mena, Misericordia, Zamarrilla, Esperanza, Dolores de San Juan, Descendimiento, Monte Calvario, Santo Traslado, Amor, Piedad, Sepulcro, Resucitado Pag. 16 22/2009 LA PASQUA IN SPAGNA - LE LORO TRADIZIONI LA “SEMANA SANTA” DI SIVIGLIA TUTTE LE CONFRATERNITE DI SIVIGLIA La Semana Santa di Siviglia, è il più importante avvenimento della tradizione religiosa e folcloristica che si tiene nella città spagnola e precede di qualche settimana l’altro grande appuntamento della vita sivigliana: la Fiera di Aprile. Assieme a quella di Malaga, è una delle più importanti dell’intero panorama mondiale. Grazie alla Settimana Santa, Siviglia appartiene alle poche città spagnole in cui sopravvive l’artigianato: intagliatori, pittori di statue di santi, ricamatori, argentieri, orafi, che all’ombra della cattedrale fanno lo stesso lavoro dignitoso come nel XVI e XVII secolo. Come in tutte le città della Spagna, ma certamente con un volume di lavoro notevole per la quantità di processioni in programma, a Siviglia la Settimana Santa viene vissuta durante tutto l’anno, le confraternite lavorano giorno per giorno attraverso quelli che vengono definiti i tre pilastri fondamentali del loro statuto: Formazione, Culto e Carità. Sono molteplici anche le opere assistenziali che le confraternite portano avanti in città ed in provincia. I riti della passione, insomma, rappresenta- no solo il culmine delle attività che però, sebbene non visibili dal di fuori dell’ambiente, si protraggono per tutto l’anno, anche se i rituali veri e propri delle processioni sono i soli effettuati in ambiente esterno. Per disciplinare le attività religiose e sociali di questi sodalizi, esiste un Consiglio Generale delle Fratellanze e delle Confraternite, i cui membri sono eletti ogni quattro anni dai Confratelli Anziani delle distinte Fratellanze. Fra i suoi compiti ovviamente c’è anche quello di organizzare la Settimana Santa tramite accordi con le autorità pubbliche. A Siviglia la scarsità delle liturgie dopo il Concilio Vaticano Secondo non ha nemmeno scalfito la confraternita della Settimana Santa. Duramente e con successo si sono battuti per difendere la loro identità barocca e cittadina (che poi è una cosa sola), a cui sono rimasti fedeli sin dalla Controriforma. In fondo la “Settimana Santa” sfocia in una gigantesca festa della mamma, e per i Sivigliani è del tutto indifferente se Gesù sia il Figlio di Dio o dell’imperatore della Cina. L’importante è che si tratti del figlio della donna, della madre dolorosa, che lo segue lungo la Via Crucis con il volto rigato di lacrime. I gruppi di statue vengono portati avanti e indietro giorno e notte dalle parrocchie alla cattedrale dai “Nazarenos”, “Penitentes” e “Costaleros”; i quartieri riuniscono la gente locale, quello di Triana in particolare diviene centro cerimoniale della popolazione, con cerimonie sfarzose e una retorica teatrale, con tribune e ghirlande, bandiere e croci; le scene vengono rappresentate come una costosa festa dei sensi, un percorso che può richiedere anche 8 ore, con un peso per ogni portatore di 50-100 chili. Le li- ste di attesa per essere accettati in una delle Confraternite della Settimana Santa sono lunghe, e spesso si avanza molto lentamente o addirittura per niente. Per l’abitante di Siviglia è una questione d’onore diventare un “capillita”, un membro di queste confraternite. Un “capillita” non si riconosce subito solo perché ha la sua Señora al braccio con la “mantilla”, ma soprattutto per l’abito tipico: camicia di un bianco splendente, cravatta, doppiopetto blu marino, possibilmente con bottoni dorati, pantaloni grigi marengo, scarpe lucide e capelli impomatati. Appartiene ad una specie particolare che si trova solo in Andalusia, la terra della Santissima Maria. Oltre al vestito, l’anello alla cravatta e il distintivo sul revers il “capillita” si contraddistingue per le sue abitudini profondamente radicate. Tutto l’anno parla della “Settimana Santa” che, come tutti sanno, è la più grande del mondo. Vive per la sua confraternita, alla quale dedica più tempo che alla famiglia. Si accompagna con i suoi pari e versa calde lacrime quando la mattina presto, per l’esattezza alle 2,45, vede passare la Vergine sul Calle Feria, che piange non solo Suo Figlio, ma ogni toro ucciso, oppure quando sente i canti di lamento vibrati, fervidi, quasi aggressivi, le saetas. O ancora quando alle 5 in punto in via Castellar con un “pss!” fa tacere uno straniero perché non gli fa sentire il paso racheado, il passo strascicato del portatore della confraternita El Gran Poder con le sue scarpe di canapa. Il “capillita” è il cardine di questa tradizione. Forse questa città è rimasta così perché lui la tratta come se fosse una sua proprietà privata. Per quanto ci si sforzi di imitare Siviglia non ci si riesce. Amargura, Carmen Doloroso, Cautivo de San Ildelfonso, Corpus Christi, Cristo de Burgos, Cristo de la Corona, Dulce Nombre, El Amor, El Baratillo, El Buen Fin, El Calvario, El Carmen Doloroso, El Cerro, El Museo, El Sol, El Valle, Especiales, Esperanza de Triana, Extraordinarias, Glorias, Gran Poder, Jesus Despojado, La Candelaria, La Carreteria, La Cena, La Estrella, La Exaltación, La Hiniesta, La Lanzada, La Macarena, La Milagrosa, La Mortaja, La O, La Paz, La Quinta Angustia, La Redención, La Resurreccion, La Sed, La Trinidad, Las Aguas, Las Cigarreras, Las Penas de San Vicente, Las Siete Palabras, Los Estudiantes, Los Gitanos, Los Javieres, Los Negritos, Los Panaderos, Los Servitas, Montesión, Montserrat, Otros lugares, Pasión, Pino Montano, Redención, San Benito, San Bernardo, San Esteban, San Gonzalo, San Isidoro, San Pablo, San Roque, Santa Cruz, Santa Genoveva, Santa Marta, Santo Angel, Santo Entierro, Semana Santa 2008, Soledad San Buenaventura, Soledad San Lorenzo, Varios, Vera-Cruz 22/2009 Pag. 17 LA PASQUA IN SPAGNA - LE LORO TRADIZIONI a cura di Maria Giulia Nuti PREGONEROS 2008 DEI CAPOLUOGHI SPAGNOLI Albacete, José Manuel Martínez Martínez, Presidente de AJUSA Alicante, Francisco Grau Vegara, Director de la Unidad de Música de la Guardia Real - Almería, Adolfo González Montes, Obispo de la Diócesis - Ávila, Antonio Cañizares, Cardenal primado de España y arzobispo de Toledo - Badajoz, José María Gil Tamayo, Canónigo y director del secretariado de la Comisión Social de la Conferencia Episcopal - Barcelona, Josep Joan Badia Ardanuy, Monje de Montserrat y exconsiliario de la Hermandad del Rocío de Barcelona - Bilbao, Joaquín Caparros, Entrenador del Athletic de Bilbao - Burgos, Miguel Ángel Velasco Puente, Director del semanario de información católica “Alfa y Omega” - Cáceres, Ceferino Martín Calbarro, Vicario general de la Diócesis - Cádiz, Antonio Bustos Rodríguez, Director de Temas Sevillanos - Castellón de la Plana, [...], [...] - Ceuta, Pedro Mariscal Rojas, Hermano Mayor de la Cofradía de la Encrucijada Ciudad Real, Juan Luis Huertas, [...] - Córdoba, Inmaculada Luque, [...] - Cuenca, Javier Caruda, Presidente de la Junta de Cofradías entre 2001 y 2006 - Gerona, [...], [...] - Granada, José Manuel Rodríguez Viedma, Poeta - Guadalajara, Julián del Olmo, Sacerdote y periodista director del programa de La 2 “Pueblo de Dios” - Huelva, Esther Bazán Gasch, Periodista - Huesca, Manuel Malo, Prior honorario de la Cofradía de la Vera Cruz - Jaén, Pío Aguirre Zamorano, Presidente de la Audiencia Provincial de Jaén - La Coruña, [...], [...] - Las Palmas de Gran Canaria, Juan Andrés Melián García, Miembro de la ejecutiva insular del PP y presidente de la Mesa Nacional de Turismo - León, Máximo Cayón Diéguez, Poeta - Lérida, Antonio Varo Pineda, Cofrade cordobés colaborador con diversos medios y pregonero de la Semana Santa de Córdoba en 1986 - Logroño, José Luis Moreno Martínez, Vicario general de la Diócesis Lugo, Marta Rivera de la Cruz, Escritora - Madrid, José María Álvarez del Manzano y López del Hierro, Alcalde de Madrid de 1991 a 2003 y presidente de IFEMA - Málaga, Francisco García Muñoz, Periodista gerente de Punto Radio en Málaga Melilla, Blas Jesús Imbroda Ortiz, Decado del Colegio de Abogados - Murcia, María José Díaz García, Periodista Oviedo, Juan Antonio Martínez Camino, Obispo auxiliar de Madrid y secretario general de la Conferencia Episcopal - Orense, [...], [...] - Palma de Mallorca, Felipe Munar i Munar, Historiador, filólogo y articulista - Pamplona, [...], [...] - Palencia, Mariano Valero, Periodista director del diario “Palencia Siete” - Pontevedra, [...], [...] - Salamanca, Florentino Gutiérrez, Vicario general de la Diócesis - San Sebastián, [...], [...] - Santander, Vicente Jiménez Zamora, Obispo de la Diócesis Santa Cruz de Tenerife, Damián Iaguacen Borau, Obispo emérito de la Diócesis - Segovia, Ángel Rubio Castro, Obispo de la Diócesis - Sevilla, Antonio Burgos, Escritor y columnistas de ABC - Soria, Francisco Parra Palacios, Periodista - Tarragona, Rosa María Virolés, Magistrada del Tribunal Supremo - Teruel, Jesús Sanz Montes, Obispo de la Diócesis de Huesca y Jaca Toledo, Fernando Aranda Alonso, Terciario Franciscano y miembro de la Cofradía Internacional de Investigadores - Valencia, Francisco Arnau, Consejero de Trabajo y Asuntos Sociales de España en Ginebra ante la Organización Internacional del Trabajo(OIT) - Valladolid, Antonio Pelayo, Periodista y sacerdote correspondal de Antena 3 en la Ciudad del Vaticano Vitoria, Alberto González de Langarica, Sacerdote y doctor en Teología - Zamora, Ricardo Gómez Jambrina “Cario”, Profesor - Zaragoza, Manuel Ureña, Arzobispo de la Diócesis LE TRE “PREZIOSITÀ” DELLE PROCESSIONI SPAGNOLE C’è chi dice che vedere come una Confraternita scende in strada è già un’arte di per sé. Ed è vero. Molti infatti sono gli elementi artistici concentrati nelle processioni della Settimana Santa. Si tratta di pregiati dettagli, vere opere d’arte, preziosi reperti di antica arte orafa e prodotti della più raffinata scuola del ricamo che, a volte, a causa del loro carattere artigianale, vengono sottovalutati. Vediamo i principali. L’ARTE SCULTOREA Dal punto di vista scultorio, la città di Malaga, dopo la Riconquista di Re Cattolici, dipendeva dalla vicina città di Granada. Solo la figura dello scultore Pedro de Mena y Medrano (1628 - 1688) basterà per soddisfare con le sue opere tutto il suo secolo e il successivo. L’artista, originario di Granada, giunse a Malaga per realizzare le sedie del coro della cattedrale di Malaga e si stabilì in città fino alla fine dei suoi giorni, realizzando un gran numero di opere religiose, alcune delle quali di fondamentale importanza, come il celebre Cristo de la Buena Muerte , purtroppo scomparso nel 1931, la cui qualità era tale che, ancora oggi, il popolo malaghegno chiama la statua attuale (magnifica scultura di Palma Burgos) “il Cristo di Mena”. Il Venerdì Santo la statua viene solennemente portata a spalla dai “legionari”, di cui è Santo Patrono. L’OREFICERIA I troni sono ora opere di oreficeria minuziosa. L’arte di lavorare l’oro, l’argento e altri materiali preziosi è un elemento tipico della Settimana Santa. Dai gioielli delle stesse Immagini fino ai troni su cui sfilano in processione, passando dagli oggetti che indossano alcuni penitenti in processione, sempre vi è un qualcosa di metallico con decorazione barocca. Nelle Vergini e nei loro troni l’arte dell’oreficeria mostra il massimo splendore, sia nei gioielli che decorano le Immagini - corone, pugnali, rosari - sia sul trono in generale - fori, candele, pedana. Utilità e decorazione si uniscono. Tutti questi elementi sono in metallo, in particolare alpacca, oppure argento color argento o placcato oro. I nazzareni devono indossare un elemento metallico, come il bastone intarsiato. PREZIOSI RICAMI I ricami più caratteristici e finemente elaborati si trovano sui manti che possono raggiungere gli 8 metri di lunghezza e 5 di larghezza. Questa lavorazione, conosciuta in Andalusia da vari secoli, si è evoluta notevolmente nel tempo. Dagli antichi maestri ricamatori ai conventi di monache che si sono occupate dei ricami fino alla seconda metà del secolo, fino ad arrivare agli atelier professionali di oggi. All’interno delle confraternite, il ricamo svolge senza dubbio un ruolo decisivo, visto che sia i maestri più veterani sia i giovani professionisti del mestiere hanno raggiunto un ottimo livello professionale. Il che fa sì che questo tipo di arte possa evolversi e far crescere il numero e la qualità delle Confraternite giorno dopo giorno. LA “SAETA”, ANTICO LAMENTO DI DISPERATA VENERAZIONE La “Saeta” e un canto religioso spagnolo di venerazione, un lamento tragico risalente molti secoli addietro, generalmente improvvisato e senza accompagnamento, eseguito nelle processioni della Settimana Santa. Ha origine nel folclore andaluso. Si tratta di una melodia di esecuzione libera, piena di lirismo, di influenza araba. Attinge allo stile del cante jondo proprio della tradizione musicale del flamenco. Il testo è composto di vari versi ottonari e ha sempre un significato religioso che allude ai fatti e personaggi della Passione. Si canta in onore delle immagini sacre dei troni che sfilano in processione durante la Settimana Santa. La Saeta antigua probabilmente sorse dalla recitazione di salmi sotto l’influenza della musica liturgica. La Saeta è meglio conosciuta per il suo risvolto doloroso e luttuoso durante la Settimana Santa, quando dalla tradizione cattolica il canto è eseguito durante le processioni da religiosi confraternite che vanno per le strade di città e villaggi nel sud della Spagna. Possedendo una intensità emozionale nei lamenti, e pregnanza drammatica, la Saeta è cantata dal saetero o da una saetera, spesso da un balcone, e può essere indirizzata alla statua di Gesù sottostante, nella sua agonia lungo la Via Dolorosa, o a quella della sofferente madre Maria. L’immediata commovente risposta della Saeta, spesso di intensa contrizione, può essere la ragione del suo nome, poiché la parola saeta in spagnolo significa “freccia o freccetta” , o anche “germoglio di vite” o “lancetta di orologio” o “ago magnetico”. La Saeta è diventata un frutto artistico emozionante di molte culture. I Gitani di Spagna si sentono identificati con gli episodi della Passione e considerano Gesú come un fratello caduto in disgrazia, che soffre persecuzione e morte. In conclusione, la Saeta costituisce la sintesi antropologica dell’andaluso, fatta di profondità, plasticità, signoria e dolore metafisico, ma incoronata a santità. A Malaga e Siviglia si dice che gli Andalusi possono, anzi devono parlare a Dio durante la Settimana Santa, e loro lo fanno anche cantando la Saeta. CALENDARIO DEI VENERDI SANTO FINO ALL’ANNO 2018 Semana Santa 2009 il Venerdì Santo cade il 10 aprile - Semana Santa 2010 il Venerdì Santo cade il 2 aprile - Semana Santa 2011 il Venerdì Santo cade il 22 aprile - Semana Santa 2012 il Venerdì Santo cade il 6 aprile - Semana Santa 2013 il Venerdì Santo cade il 29 marzo - Semana Santa 2014 il Venerdì Santo cade il 18 aprile - Semana Santa 2015 il Venerdì Santo cade il 3 aprile - Semana Santa 2016 il Venerdì Santo cade il 25 marzo - Semana Santa 2017 il Venerdì Santo cade il 14 aprile - Semana Santa 2018 il Venerdì Santo cade il 30 marzo. Struttura La struttura dei pannelli è realizzata con particelle di legno nobilitato IDROREPELLENTE CLASSE E1 (materiale atossico con basso contenuto di formaldeide sp. 18 mm.) Cerniere In acciaio con riporto galvanico di rame e nichel, dotate di tre regolazioni. Oltre 120.000 cicli di apertura/chiusura, apertura 110º di serie e 180º per una maggiore praticitá: innesto rapido con clips. Fondo lavello Il fondo base lavello é dotato di un coprifondo in alluminio anodizzato, che protegge il fondo dalla condensa del sifone, perdite d’acqua e dalla corrosione dei detersivi. Ripiani Con pannello sp. 1,8 come la struttura stondato sul lato davanti. Dotati di bloccaggio normativa europea. Zoccoli Sono in materiale plastico rivestito in carte melaminiche o alluminio con guarnizione in gomma per una perfetta aderenza al pavimento LA NOSTRA FILOSOFIA Massima disponibilitá con incontro preliminare, nell’orario a voi più comodo, nella nostra esposizione o a casa vostra. Studio e progettazione personalizzato nei minimi dettagli rispettando e ricercando i nostri tre valori per noi fondamentali quali qualità, funzionalità e design. Proposte sempre aggiornate alle ultime tendenze e ai nuovi materiali del made in italy. Montaggio diretto dei nostri prodotti al fine di seguire la cura dei particolari, dei minimi dettagli in ogni aspetto dell’assemblaggio e finitura. Trasporto montaggio e sgombero imballaggi incluso nel prezzo ed effettuato dal nostro personale specializzato. Assistenza qualificata come solo chi ha realizzato riesce a dare. Servizio di post vendita rapido ed efficace, non abbandonare i nostri clienti è la nostra migliore pubblicità. Ritiro e smaltimento della vostra vecchia cucina. Vuoto sanitario Tutte le basi e le colonne hanno lo schienale rientrato di cm.5 per facilitare il passaggio di tubi, cavi, ecc. Attaccaglie I pensili sono dotati di attacchi a parete regolabili dall’interno del mobile in due direzioni con copertura cromata. Cassetti tandembox Sponde acciaio inossidabile, retro metallo verniciato a estrazione totale. Estrazione totale 30 kg. Movimento silenzioso, oltre 60.000 cicli di apertura/chiusura con richiamo automatico negli ultimi 4 cm. COSTA DEL SOL dove v ivo no 12 mila i ta l i a n i MARBELLA - MARBELLA MIJAS FUENGIROLA - FUENGIROLA Al CIOMIJAS Monografico Di Pasticceria In occasione della Semana Santa, Bruno Filippone presenta nuovi menù della cucina italiana, per pranzare o cenare in un ambiente “consacrato all’ospitalità”, come indica il motto dell’impresa creata assieme a sua moglie Giuseppina nel 1994. Impresa che conta già con cinque ristoranti in Marbella, diventati ormai una sosta abituale per stranieri residenti e di passaggio per la città. Attualmente Da Bruno è uno dei maggiori gruppi di ristorazione della Costa del Sol che, nonostante abbia ampliato il menù a livello internazionale, non ha mai abbandonato la cucina italiana come il classico piatto di spaghetti alle vongole veraci che offre ai suoi clienti. Presso il Club di Tennis “Manolo Santana” di Marbella, si è svolto il Torneo delle Scuole Sportive Municipali, organizzato per la Fondazione Sportiva Municipale ed aperto a tutte le categorie giovanili. Alla presentazione dell’evento erano presenti, oltre a Manolo Santana, anche l'Assessore municipale allo Sport, Angel Mora, il responsabile della competizione, Frank Cano, ed il membro dell’Assessorato allo Sport, Alejandro Núñez. Il Centro Andaluz de Formación Integral de las Industrias del Ocio, CIOMIJAS – che fa parte del Consorzio formato dall’Assessorato all’Impiego della Giunta di Andalusia e il Municipio di Mijas, ed è gestito da GDT e MS Hoteles - ha accolto 250 professionisti della Ristorazione e dell'Industria alberghiera, che hanno degustato delle vere delizie presentate da Tomás Calderón e José Montero, rispettivamente membri della squadra tecnica di Vandemoortele ed Unifine. L’evento è stato organizzato da Cohepa e si è svolto nella cucina dimostrazione di CIOMIJAS. I presenti hanno assaporato cocktail con semifreddi, come Kir Royal, Campari Orange o Piña Colada, torte di San Felipe, Carioca o Corona di arance e fragole, o le degustazioni salate di Coca di verdure. Frank e Dany, titolari del ristorante “La Trufa negra” di Fuengirola, un riferimento per tutti, con prezzi ragionevoli, un servizio squisito ed alcuni sapori delicati da degustare nel migliore ambiente. La specialità della casa è il tartufo, il diamante della cucina. La base della cucina utilizza la tecnica culinaria dell'indimenticabile e raffinato cuoco e scrittore francese Georges Auguste Escoffer. Dopo essersi trasferiti dal Belgio da circa sei mesi, Frank e Dany, soci ed amici, ma anche maitre e chef, hanno deciso di realizzare un progetto in comune. Felicidades! Venerdì 10 aprile MALAGA - MALAGA -MALAGA le interviste, i personaggi, la storia e le città Il presidente del PP di Malaga, Elías Bendodo, si è incontrato col lea-der nazionale dei popolari, Mariano Rajoy, informandolo del lavoro intenso che hanno svolto i membri della direzione provinciale e gli altri incaricati pubblici, durante i suoi primi cento giorni come presidente provinciale. Bendodo ha sottolineato la riunificazione del centrodestra a Benalmádena e l’intenso lavoro svolto nei municipi delle zone interne, dalla quale si spera di ottenere buoni risultati, sia in Europa e sia in Spagna. Inoltre Bendodo ha informato Rajoy sulla posizione mantenuta dal partito popolare a Malaga, in occasione della trattativa per la fusione tra Unicaja e Caja Castilla la Mancha. Lunedi 06 aprile 9,30 Inizio programmi (Inno di Mameli) - 9,45 Parlando di Siena - 11,30 Intervista Gruppo Guarnieri su Accordo Daihatsu - 13,30 Storia di Palma de Mayorca - 15,00 Intervista a Francesca Taino, di Aquabag - 17,00 Intervista professor Michele Carruba - 19,00 12 Ottobre Dia de la Hispanidad - 21,00 Intervista On.Marcello Sera, per una Libera Scuola - 22,00 Intervista Raffaella Resca Dirigente del Comites di Madrid - 23,00 Notiziario - 24,00 Fine programmi (Inno di Mameli) Martedì 07 aprile 9,30 Inizio programmi (Inno di Mameli) - 9,45 Intervista Mauro Rivoltella Presidente Harley Davidson Club Italia - 11,30 Associazione Consulenti Politici - 13,30 Notizie Costa del Sol - 15,00 Intervista Elsa Ricchi Azienda Agricola Casale del Giglio - 17,00 Intervista Daniela Ciarlantini Assessora Cultura Comune Ladispoli - 19,00 Intervista al picolo violinista Carlo Allegri - 21,00 Simone Airoldi: quando giocai con Maradona - 22,00 Incontro con la scrittrice Curri Valenzuela - 23,00 Notiziario - 24,00 Fine programmi (Inno di Mameli) Mercoledì 08 aprile 9,30 Inizio programmi (Inno di Mameli) - 9,45 Intervista Ambasciatore Moreno, Commissario Governativo Expo 2008 - 11,30 Intervista Dr.Salvatore Iannuzzi (Sindaco Valle dell’Angelo) - 15,00 Intervista con l’On.Claudio Scajola, Ministro dell’Economia - 17,00 La storia del Chupa Chus - 19,00 Anna Botella ama l’Italia - 21,00 Juancho Asenjo, giornalista spagnolo e ambasciatore dei vini italiani - 22,00 La notte di San Giovanni - 23,00 Notiziario - 24,00 Fine programmi (Inno di Mameli) Giovedì 09 aprile Direttore: Giulio Rosi - Capo Redattore: Paola Pacifici Grafica e impaginazione: Mauro Piergentili, Maria Giulia Nuti Il Giornale Italiano de España - Direzione e redazione - +34 647952382/670030227 - [email protected] Impreso por Corporación de Medios de Andalucia, S.A. D.L.: MA-884-2008 9,30 Inizio programmi (Inno di Mameli) - 9,45 Piazza del Campo - 11,30 Incontro con Almerino Furlan, Presidente del Comites di Madrid - 13,00 Intervista a Giuseppina Vescovile, Ristorante La Luna, Cala de Mijas - 15,00 Intervista con Paolo Antonini, Direttore Commerciale Vinicola Pitti - 17,00 La Moschea di Cordoba - 19,00 Notizie Costa del Sol - 21,00 Storia del Cuerpo de Policia Nacional - 22,00 Valencia, città forte - 23,00 Notiziario - 24,00 Fine programmi (Inno di Mameli) 9,30 Inizio programmi (Inno di Mameli) - 9,45 Intervista a Santiago Dominguez: una importante Marisqueria - 11,30 Almeria - 13,00 Intervista con Marta Viuncenzi, sindaco di Genova - 15,00 Incontro con Nicoletta Negrini, i prodotti italiani fra storia e qualità - 17,00 Intervista con Dario Romito, industrale italiano in Asturia - 19,00 Due Giugno, storia del Tricolore - 21,00 Intervista con l’Avv. Terracciano, Ambasciatore d’Italia a Madrid - 22,00 Madrid - 23,00 Notiziario-- 24,00 Fine programmi (Inno di Mameli) Sabato 11 aprile 9,30 Inizio programmi (Inno di Mameli) - 9,45 Palazzo Pubblico - 11,30 La Lambrusqueria di Valenza - 13,00 Il Palau de la Musica di Barcellona - 15,00 Notizie Costa del Sol - 17,00 Studiare all’estero - 19,00 Incontro con Marco Mascherpa, Università Cattolica di Milano - 21,00 I Giganti e i Capoccioni - 22,00 Granada - 23,00 Notiziario - 24,00 Fine programmi (Inno di Mameli) Domenica 12 aprile 9,30 Inizio programmi (Inno di Mameli) - 9,45 La Pasqua in Italia - 11,30 S.S. Messa di Pasqua - 13,00 Le tradizioni di Pasqua- 15,00 La Semana Santa - 17,00 Calcio femminile - 19,00 Che cos’è la FAES? - 21,00 Elcano, la nave scuola degli ufficiali spagnoli - 22,00 La Rotta del Crimine, di Giulio Rosi - 23,00 Notiziario - 24,00 Fine dei programmi (Inno di Mameli) lunedì 13 aprile 9,30 Inno di Mameli - 9,45 La storia di Siviglia - 11,30 Intervista ad Alvaro Silva, Giocatore del Malaga 13,00 Intervista a Cristian Gnesi, fantino italiano in Spagna - 15,00 Intervista a Rufino, Direttore Istituto di Cultura - 17,00 Intervista a Carlo De Blasio, Console a Las Palmas - 19,00 Intervista a Genes Melendez, selezionatore Under 17 spagnolo - 21,00 Intervista al Direttore Clinica Buchinger - 22,00 Notiziario Costa del Sol - 23,00 Motori - 24,00 Inno di Mameli martedì 14 aprile 9,30 Inno di Mameli - 9,45 Intervista a Miguel Cortes, campione spagnolo tiro al piattello - 11,30 Intervista a Gianni Suffredini, per la Divella Spagna - 13,00 Intervista a Raphael Cohen, Presidente Comunità Ebraica Marbella - 15,00 Intervista Ana Mata, Assessore Uguaglianza - 17,00 Intervista a Mario Guarnieri - 19,00 Intervista a Roberto Bonardo, Presidente Arbitri sez. Roma - 21,00 Intervista a Ron - 22,00 Intervista al Dott. Aranda, traumatologo USP Marbella - 23,00 Intervista a Lopez, Fundacion Jale - 24,00 Inno di Mameli Pag. 20 22/2009 INVES TIGAZIONI CONSULTORIA DE SEGURIDAD •Informazioni: proteggi la tua azienda •Controllo Dirigenti, Commerciali, Spionaggio, Frode, Fuga d’informazioni •Progetti per la prevenzione rischi e la protezione di persone e beni •Litigation Support, servizi di supporto nei contenziosi giudiziari •Assistenza alle imprese italiane in Spagna ed alle imprese spagnole in Italia D I L N O G H SPAGNA: Edif. Bic Euronova - P. Tecnológico de Andalucía - Avda. J. L. Peñalver, 21 - 29590 Málaga - Móvil +34 639413898 - Tel. +34 951010500 - Fax: +34 951010527 ITALIA: Via Cavalieri di Vittorio Veneto, 5 - 10098 Rivoli (TO) - Tel +39 0119533906 - Fax +39 0119516237 - Cell. +39 3270866691 www.sigurconsult.com - [email protected] AIUTIAMOLI UNICREDIT BANCA IBAN: IT35N0 2008 10800 000 000 403899 intestata a Children First onlus POSTE ITALIANE IBAN: IT58Y 07601 10800 0000 72423569 intestata a Children First onlus Sede: Children First onlus Via Daniele Manin 70 21100 Varese Tel: 0039-348-7328192 www.childrenfirst.it [email protected] 22/2009 Pag. 21 "Università della Cucina" apre i suoi "Ristoranti Italiani" finalmente la vera cucina italiana a Marbella - Puerto Banus - Estepona - Sotogrande Pag. 22 22/2009 "Il Giornale Italiano de España" distribuito in Spagna e nella Costa del Sol lo trovi a: MALAGA Asociación Empresarios de Hosteleria C/Marín García 9-4º Restaurante Adolfo Paseo Pablo Picasso, 12 Grupo Guarnieri BMW e Mini Av. de Velázquez, 468 Café Centrál Plaza Constitución, 11 La Bodeguilla del Centrál Pasaje de Chinitas, 1 Restaurante Marisqueria Jacinto Av. Obisco H. Oria, 7 Restaurante Pizzeria Le Tre Galline Av. de las Amerìcas 9, loc. 22 Restaurante El Trillo C/ D. J. Diaz 4 Confiteria Pasteleria Anglada Puerta del Mar 3 Edicola Aereoporto di Malaga TORREMOLINOS Ayuntamiento de Torremolinos Plaza Blas Infante, 1 Pizzorante Italiano El Panaro Av. Benyamina, 10 Ristorante Pizza Mare Paseo Marítimo s/n (Fte. H. Melia) Restaurante Roma Av. P. del Mallorca, 5 Cafeteria Snack Bar Luca Av. P. del Mallorca, s/n Guanteria Costa del Sol San Miguel, 2 Pizzeria Bacio di Crema Plza.Unione Europea 13 BENALMADENA Ayuntamiento de Benalmadena Av. Juan Luis Peralta s/n Restaurante Mar de Alboran Av. Alay, 5 - Puerto Marina Restaurante El Parador - Pizzeria Av. Juan Luis Peralta, 47 Restaurante El Parador II Ctra. de Cadiz Km. 217,5 Benalmadena Costa Hotel Torrequebrada Benalmadena Costa FUENGIROLA Oficina Turismo Av. Jesús Santo Rein Papeleria Marfil C/ San Pancracio s/n Papeleria Iberia Av. Ramón y Cajal, 2 Hotel Las Palmeras C/ Martinez Catena,4 Pizzeria La Campesina Av. Jesús Santo Rein,9 Clinica Veterinaria Andalucia C/ Ruiz Vertedor, 3 Space Call C/ Capitán, 3 Foto Rámos C/ Jacinto Benavente, 1 Peluquería Sabrina Av. Jesús Santos Rein, 9 Ristorante Portofino Paseo Maritimo,29 Bar Cafè Kuik Paseo Maritimo Pizzería El Corte Paseo Maritimo,27 Agencia de Viajes Maxy Paseo maritimo,26 Heladeria Verdú Paseo Maritimo,25 Pizzería Tricolore Paseo Maritimo,18 Pub Bocaccio Paseo Maritimo,15 Mia Concetta Pizzería Paseo Maritimo,13 La Grotta - Pizzeria Ristorante Paseo Maritimo,12 Dolce Vita Ristorante Italiano Paseo Maritimo,10 Papeleria Elena Frente al Ayuntamiento Hostal Italia C/ de la Cruz,1 Loteria y Apuestas de Estado Paseo Jesús Santo Rein Pizzeria Ristorante O Mammamia C/ de la Cruz, 23 Ristorante Adriatico Paseo Maritimo Planofax Paseo Jesús Santo Rein La Tahona Av. Jesús Santo Rein Solbank Avda.Clemente Diaz, 4 Joyeria Vasco C/ Ramon y Cajal, 2 Pizzeria Pueblo Paseo Maritimo, 45 Mundo Personalizados 2 C/ España, 31 Heladeria Gelatissimo Paseo Maritimo - Edif. EL YATE Hotel Florida C/ Dct. G. Ginachero Libreria Teseo Av. J. G. Juanito 15 Casa de la Cultura Av. J. G. Juanito Video Myramar av. Miramar Matteo Carfora Pasteleria Italiana Paseo maritimo n 1/ bloque 6 loc.10 Restaurante Paganini Ed. Riverina 108 - Paseo Maritimo Peña Nuevas Amistades Av. J.S. Rein Bazar Marrakech Av. J. S. Rein Casa Gomez C/ San Pancracio 5 Hotel Agur Av. Ramon y Cajal Edicola Kositas Av. Ramon y Cajal Salon Cauca Av. Ramon y Cajal Calzature Verona Av. Ramon y Cajal MIJAS Ayuntamiento de Mijas Plaza de Ayuntamiento Restaurante - Asador Caretera de Fuengirola - Mijas km. 4 CALA DE MIJAS Ristorante La Luna Cala de Mijas Vitania Residencial Boulevard La Cala - Calasol B Loc. 15 CALA HONDA Centro Medico El Campanario Av. de Espana 6 Caffè Pasta e Pizza Mona Lisa Complejo C. Lidl MARBELLA Oficina de Turismo Glorieta de la Fontanilla -Paseo Maritimo Rio Real Golf Urbanización Río Real S/N Pity Boutique Borse- Articoli di pelle C/ Pedraza, 12 - Casco Antiguo Restaurante Villa Tiberio Carretera 340, Km 178,5 Ristorante Oasis Toni Dalli Carretera de Cádiz, Km 176 Ricordo di un grande amico. Vincent Ford Vincent John Ford, nato a Kingston nel 1940, è stato un compositore e paroliere giamaicano. Divenne famoso quando nel 1975 scrisse la canzone No Woman, No Cry, portata al successo da Bob Marley nel 1975 e poi reincisa tre anni dopo dai Boney M. Tra le altre canzoni scritte da Ford per Marley vi sono Positive vibration, Roots, Rock, Reggae e Crazy baldheads (quest'ultima con il testo di Rita Marley), tutte e tre contenute nell'album Rastaman Vibration del 1976. Per Stephen "Ragga" Marley ha scritto Inna di red e Jah bless (entrambi con testi scritti dal secondogenito di Bob e Rita Marley). E' morto il 28 dicembre 2008 per complicazioni da diabete mellito dopo aver subito l'amputazione delle gambe. Nel 1989 mi trovavo nella splendida Malta con Alfio Luca per organizzare un concerto di beneficienza. Si parlava solo di musica e di artisti famosi, ma anche di artisti strani, mai visti in tv. Ci invitò a cena il fratello del Presidente di Malta, Padre Dionisio Donmintoff, che stava costruendo il Laboratorio della Pace, una struttura per ragazzi bisognosi, domandandoci se fosse possibile devolvergli parte del ricavato. A cena c’era un personaggio strano, parlava di Cuba, di produzione di foglie di tabacco: si presentò con il nome di Joseph Dugall, produttore di spezie. Si offrì di aiutarci per organizzare il concerto e gli dissi di sì. Dugall mi fece chiamare dalla sua segretaria per fissare un appuntamento. La sera dopo ci invitò a cena e pure ad andare a Cuba dal suo amico Vincent Ford, grande musicista. Io non sapevo chi fosse. Ci accolse fraternamente a Cuba nella sua umile casa, mi sembrava di conoscerlo da sempre. La stessa sera, in un locale tipico, suonarono fino alle sei del mattino canzoni scritte da Ford... Il giorno dopo mi svegliò alle tre del pomeriggio il suono di una campana fatta con un proiettile gigante di rame: A casa mia non si dorme! Svegliati e andiamo a pescare! Con una canna di bambù, fumando sigari fatti da lui, puzzolenti come ascelle sudate, mi chiese il motivo per cui io fossi lì... Era come se fossi caduto da un albero! Spiegai che stavo organizzando un concerto di beneficienza a Malta e lui disse: E’ per me? Risi di gusto, pensando a dove ero andato a finire... Mangiammo una zuppa di granchi giganti e parlando di musica prese dalla tasca un libriccino nero, sgualcito e consunto. Mi diede i numeri di telefono di artisti di fama mondiale!!! Grazie all’impegno del Console Joseph Dugall della Sierra Leone ebbe luogo il concerto con oltre 25.000 spettatori. Ringrazio l’amico Vincent Ford per la sua grandezza e sensibilità. Nando Garozzo Lettera inviataci da un nostro lettore di Catania per rendere omaggio ad un suo grande amico Restaurante La Barca Paseo Marítimo Restaurante Sol d’Europa Paseo Marítimo Restaurante El Bodegón Paseo Marítimo Pizzeria Mamma Rosa Paseo Marítimo Heladeria "La Valenciana" Av.Duque de Ahumada- Edif.Eden Rock Churreria Chocolateria Ramon Paseo Marítimo Cafetería Carte d’Or Av. Puerta del Mar – Edif.Manila, 6 Bar Rocco Paseo Marítimo, 8 Artigiana Gelati Paseo Marítimo Edif. Hapimag Heladerias La Jijonenca Paseo Marítimo 7/8 Boutique L.Roberto Terrazas Puerto Deportivo Heladeria Fiúl Av. Duque de Ahumada,16 Kiosco Arte Terrazas Puerto Deportivo Boutique L.Roberto Edf. Eden Rock - Paseo Marítimo Cañas y Tapas C/ Ramón Gómez de la Serna, 4 Cervecería Simón C/ Pablo Casals,1 El Abuelo Melquiades C/ Pablo Casals,1 Luigi’s Lucky Leprechaun Av. Arias Maldonado s/n Vitamina Lounge – "Da Ciccio" C/ Peral, 15 - Casco Antiguo - Marbella USP - Hospitales Av. S. Ochoa,22 Gran Marisqueria Santiago Paseo Maritimo,5 Ristorante da Pino Av. Gregorio Marañón Ristorante da Bruno sul Mare Paseo Maritimo Bar Ristorante Catering Italian Kitchen Av. R. Soriano, 45 Restaurante La Axarquia Av. Duque de Ahumada Bar La Pergola Playa Fontanilla - Av. D. de Ahumada Restaurante & Bar Blue Palm Paseo Maritimo,7 Restaurante El Platanero Paseo Maritimo, 1 Churreria - Zumos Naturales Plaza Africa Areté Restaurante C/ Mediterráneo, 1 - Paseo maritimo Ristorante Italiano La Gioconda Paseo Maritimo, 16 Ristorante Italiano I Mascalzoni Paseo Maritimo, 10-11 Restaurante "La Red" Playa La Fontanilla- Paseo Maritimo Restaurante Italiano "Zafferano" C/ Gloria 11- Casco Antiguo Negozio di Borse Farina C/ P. Francisco Echamendi, 2- Casco Antiguo Boutique Maristella C/ Nueva 12- Casco Antiguo Churreria Ramon Plaza de los Naranjos Boutique Uomo Spago C. C. Le Village - Ctra de Istan PUERTO BANUS Pasta Factory Restaurante Made in Sardinia Centro Comercial Cristamar Momento Italiano Av. Rotary Internacional Ed. Las Terrazas de Banus, Local. 34 LA CAÑADA Ristorante La Pappardella Centro Comercial La Cañada SAN PEDRO ALCANTARA Tenencia de Alcaldia Heladeria Carte d’Or C/ Dependiente, 6 ESTEPONA Bar Gelateria "Il Colosseo" Av. España Cafeteria Cappuccino Imperiale Av. España, 100 Pizzeria da Marco C/ Real, 2 Pizzeria Di Più C/ Mallorca Centro Pilates & Care Av. España, 28 Trattoria Il Pomodoro C/ Real, 78 Ristorante Italiano Pizzeria Soleluna Av. España 22 Ristorante Capriccio - Maurizio C.C. Mustang Loc. 14 LO PUOI TROVARE ANCHE A MADRID ACLI c/Santa Engracia, 147 Gioielleria Angeles Farga c/Ortega y Gasset, 55 Mangitalia c/Galileo, 73 Prodotti Italiani "Vinos Y Conservas" P. Empresarial Alcalá de Henares Heladeria Ricci c/ Huertas, 9 Heladeria Ricci centro Comercial C/ Alcalá 414 Heladeria Ricci c/ Cristo s/n - Villanueva Cañada Heladeria Ricci c/ Dr. Ochoa, 8 - Coslada Ristorante Per Bacco c/del prado 15 Ristorante Boccon divino c/castelló 81 Ristorante Anima e Core c/Donados 2 Ristorante Maruzzella c/R. Fernandez V. Nueva Ristorante Pulcinella c/Reguero 8 La Cantina Pulcinella c/Reguero 9 Ristorante Pummarola Avd. de Europa 17 Pozuelo de Alarcon Ristorante Rigatoni ctr. B. del Monte Majadahonda Ristorante Sicilia in Bocca P. de Yeserias 7 Negozio e ristorante Acqua fredda c/Maldonado 15 Ristorante Munich Plz. Iglesias 10 San. Sebastian de los Reyes Cafeteria Miguelangel Avd. Circ. Loc. 4 Torrejon de Ardoz Hotel NH Nacional Paseo del Prado 48 Boutique Piel De Toro - Carlos Rubio Paseo del Prado 42 CORDOBA Heladeria Ricci C/ Fuentes Bacanegra,7 VALENCIA Heladeria Ricci C/ Pintor Maella,32 SEVILLA Ristorante San Marco C/ Pintor Maella,32 Chiosco Prensa Parcheggio Central Plaza Concordia Duo Dublos Elements C/ Amor de Dios 14 22/2009 Pag. 23