Comments
Description
Transcript
Norme sull`Equipaggiamento: impatto
NORME SULL’EQUIPAGGIAMENTO: IMPATTO SULL’AUTORESPIRATORE PER IL SERVIZIO ANTINCENDIO Shane Bray Product Line Manager – SCBA Mine Safety Appliances Company RIDC Industrial Park 121 Gamma Drive Pittsburgh, PA USA 15238-2937 [email protected] Ogni anno, molti vigili del fuoco muoiono nello svolgimento del loro lavoro. Questi incidenti possono essere evitati purché l’equipaggiamento e le norme procedurali oggi esistenti siano adottate e seguite; codici e norme come quelli della NFPA – Associazione Nazionale di Protezione Antincendio (National Fire Protection Association): NFPA 1500, ”Norma sul Programma di Sanità e Sicurezza del Lavoro per il Dipartimento Antincendio”, NFPA 1981, “Norma sugli Autorespiratori a Ciclo Aperto per il Servizio Antincendio”, e NFPA 1082, “Norma sui Sistemi di Sicurezza e Allarme Personali (PASS)”. Questa relazione esamina le statistiche relative ai Vigili del Fuoco morti in servizio, i tipi di incidente, il ruolo giocato dai codici e dalle norme attualmente in vigore ed il modo in cui queste norme influenzano la progettazione dell’equipaggiamento utilizzato dai vigili del fuoco per la protezione personale. In particolare, saranno analizzate le recenti modifiche apportate agli autorespiratori nonché i futuri criteri di funzionamento dei PASS. Incidenti mortali relativi a VV.F. in servizio Anno dopo anno, negli Stati Uniti, i vigili del fuoco continuano a morire nello svolgimento delle loro funzioni. Nel 2001, il numero di VV.F. morti in servizio è salito a 441, pari ad un aumento del 77% rispetto al 2000 nonché il più alto tasso di mortalità in oltre venticinque anni. Questo drammatico aumento è direttamente collegato agli orribili avvenimenti dell’11 settembre quando 343 dei più coraggiosi hanno reso l’ultimo sacrificio. Se non si fosse verificato l’evento dell’11 settembre, nel 2001 le vittime sarebbero state 98; meno che nel 2000, ma sempre un numero molto alto. Vigili del Fuoco morti in servizio (1977-2001) Nel 2001, la maggior parte degli incidenti mortali per i vigili del fuoco si sono verificati durante un incendio con 384 morti nella categoria (343 a seguito del crollo del World Trade Center). Il bilancio degli incidenti mortali è suddiviso come segue: • • • • • Venti vigili del fuoco sono morti mentre rispondevano o tornavano da un’emergenza, molte di queste morti dovute a collisioni tra veicoli Undici sono morti durante l’addestramento Tre vigili sono morti in un intervento d’emergenza senza incendio Un vigile è morto di infarto subito dopo la conclusione di un intervento d’emergenza Ventitre sono morti mentre erano impegnati in altre mansioni del dipartimento antincendio Figura 2: Percentuali dei VV.F. morti in servizio nel 2001 Oltre agli incidenti mortali, sono molti anche i vigili del fuoco che rimangono feriti durante il servizio, con un significativo numero di incidenti verificatisi durante gli interventi antincendio. Nel periodo dal 1995 al 2000, sono rimasti feriti più di 500.000 vigili del fuoco di cui più della metà durante interventi di lotta antincendio. Tabella n.2: Incidenti riguardanti VV.F. dal 1991 al 2000 Anno 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 Morti 109 75 77 104 96 95 94 91 112 102 Feriti in incendi 55 830 52 290 52 885 52 875 50 640 45 725 40 920 43 080 45 500 43 065 Totale incidenti 103 300 97 700 101 500 95 400 94 500 87 150 85 400 87 500 88 500 84 550 Le morti e gli incidenti riguardanti i vigili del fuoco sono elementi portanti nell’elaborazione e nel perfezionamento di codici e norme per il servizio antincendio. In questo contesto, l’Associazione Nazionale di Protezione Antincendio gioca un ruolo chiave per una maggiore sicurezza dei vigili del fuoco. La NFPA La NFPA - Associazione Nazionale di Protezione Antincendio (National Fire Protection Association) elabora i codici e le norme che le attrezzature dovranno rispettare per il servizio antincendio statunitense. I codici e le norme NFPA sono concepite seguendo un processo basato sul consenso e quindi rappresentano un equilibrio di interessi. Tutti i codici e norme NFPA elaborati vengono rivisti periodicamente da un comitato di oltre 5.000 volontari con una vasta gamma di esperienze professionali. Questi volontari fanno parte di oltre 200 comitati tecnici e sono diretti da un Comitato di Direttori NFPA, che nomina anche un Consiglio Norme di 13 persone per amministrare regolamenti ed attività relative allo sviluppo delle norme. I comitati sono composti da membri rappresentanti organi esecutivi, servizi antincendio, docenti, imprese, compagnie assicurative, industria ed utenti. La struttura dei comitati assicura che nessun singolo interesse sia rappresentato da più di un terzo del comitato. Il Comitato Tecnico per l’Attrezzatura Personale d’Allarme e di Protezione Respiratoria ha l’importante responsabilità dell’equipaggiamento protettivo che assicura la protezione respiratoria per i vigili del fuoco o per altri operatori dei servizi d’emergenza durante incidenti che richiedono interventi condotti in condizioni pericolose o con scarsità d’ossigeno. Questo comitato ha anche l’importante responsabilità della documentazione sui dispositivi di controllo/allarme/pericolo (PASS) nonché della documentazione, fornita dal personale e dalle organizzazioni dei servizi d’emergenza, relativa alla selezione, alla cura e alla manutenzione dei respiratori e dell’attrezzatura personale d’allarme. Le norme che il Comitato Tecnico per l’Attrezzatura Personale d’Allarme e di Protezione supervisiona sono: NFPA 1852 “Selezione, Cura e Manutenzione degli autorespiratori a ciclo aperto” NFPA 1981 “Autorespiratore a Ciclo Aperto per il Servizio Antincendio” NFPA 1982 “Sistemi Personali di Sicurezza e Allarme” NFPA 1984 “Autorespiratore a Ciclo Chiuso per i Vigili del Fuoco” NFPA 1989 “Qualità Aria per la Protezione Respiratoria del Servizio Emergenza Antincendio” Un aspetto unico del processo di elaborazione di codici e norme NFPA è che si tratta davvero di un processo aperto e basato sul consenso, in cui chiunque può avanzare una proposta per presentare un nuovo progetto. Le norme sull’attrezzatura antincendio che sono state recentemente modificate grazie a questo sistema aperto sono la NFPA 1981 “Autorespiratore a Ciclo Aperto per il Servizio Antincendio” e la NFPA 1982 “Sistemi personali di Sicurezza e Allarme (PASS)”. NFPA 1981 “Autorespiratore a Ciclo Aperto per il Servizio Antincendio” Conosciuta più comunemente come la norma sull’autorespiratore, all’inizio la NFPA 1981 non ebbe un grosso impatto. La norma prevedeva solo l’uso di un Autorespiratore a Pressione Positiva per la lotta antincendio, con una durata minima di 30 minuti. Solo con la revisione della NFPA 1981, avvenuta nel 1987, sono stati fatti passi da gigante nella differenziazione tra un autorespiratore per la lotta antincendio ed un autorespiratore industriale. Nel 1987, il Comitato Tecnico responsabile della NFPA 1981 promulgò una norma che avviava lo sviluppo di un autorespiratore progettato per soddisfare le esigenze del servizio antincendio. Le modifiche più importanti apportate dall’edizione 1987 della NFPA 1981 riguardavano i seguenti settori: Flusso: L’autorespiratore usato dal servizio antincendio prima del 1987 doveva rispettare solo il requisito di flusso NIOSH di 40 lpm. Ma in molte circostanze un vigile del fuoco poteva facilmente andare in affanno ed il risultato è stato che il tasso di flusso minimo è stato aumentato a 100 lpm con una capacità di flusso massima di 300 lpm. Con questi tassi di flusso l’autorespiratore doveva rimanere positivo. Resistenza alla Fiamma: Il materiale dei finimenti era stato sempre realizzato in tessuto di nylon, un materiale che non presentava buone proprietà ritardanti in presenza di fuoco. Nella norma è stato inserito un test a fiammata verticale al fine di stabilire se il materiale possa resistere alla propagazione della fiamma. Sui campioni testati, il materiale carbonizzato non poteva avere una lunghezza media maggiore di 4 pollici, né un periodo medio di postfiamma superiore a 2,0 secondi e, al momento del test, il materiale non poteva liquefarsi o sgocciolare. L’inserimento di questo test ha fatto sì che i produttori cambiassero i materiali dei finimenti degli autorespiratori per utilizzare materiali come il Nomex o il Kevlar. Comunicazione: La comunicazione, un requisito cruciale per chi utilizza un autorespiratore, finora non era stato mai testata per alcuna specifica di prestazione. La NFPA aveva messo a punto un test che quantificava numericamente la prestazione di un facciale che permetteva di proiettare la voce e di essere capiti. Il punteggio medio per ogni facciale testato con l’autorespiratore non poteva andare al di sotto del 72% del punteggio medio raggiunto durante il test eseguito senza l’autorespiratore. Test di Abrasione su Facciale: La resistenza del facciale all’abrasione ricopriva un ruolo chiave nello sviluppo di rivestimenti per le tradizionali lenti in policarbonato utilizzate nella costruzione di facciali per autorespiratori. Il test misurava la capacità di resistenza delle lenti di un facciale all’abrasione provocata da lana d’acciaio applicata premendo sulla loro superficie. Altri requisiti di prestazione stabiliti in questa edizione delle Norme NFPA 1981 sono stati i seguenti: Test di Resistenza Termica, Test di Resistenza all’Urto e alla Vibrazione, Test di Resistenza al Calore, Test di Resistenza alle Particelle e Test per Corrosione Veloce. Questi ulteriori test hanno rappresentato i nuovi ostacoli che i produttori di autorespiratori hanno dovuto superare e sono stati inseriti nella progettazione dell’equipaggiamento mano a mano che quest’ultimo veniva modificato per rispettare le specifiche richieste dai quattro test sopra menzionati, che hanno avuto un forte impatto sul design degli autorespiratori. Le Norme NFPA 1981 sono sottoposte a revisione ogni 5 anni, e nel 1992 le norme sono cambiate ancora. In base all’edizione del 1987, i produttori potevano eseguire essi stessi il test e sostenere di essere conformi alla norma, ma tutto ciò è cambiato. Nel 1992, il Comitato Tecnico ha deciso di costituire una parte terza per condurre i test su tutti gli autorespiratori. Ciò, in sé e per sé, avrebbe dovuto riportare i produttori ai tavoli da disegno per riprogettare il proprio prodotto, ma un nuovo requisito ha giocato un ruolo ancora maggiore. Il test a fiamma aperta fino a quel momento era stato condotto solo sui materiali dei finimenti quando in effetti era molto più probabile che fosse esposto l’autorespiratore nell’insieme. E’ stato messo a punto un nuovo Test di Resistenza alla Fiamma ed al Calore per provare l’autorespiratore nella sua interezza. Il Test alla Fiamma ed al Calore prevede che l’autorespiratore sia posto su una macchina automatica che lo fa funzionare mentre il calore viene fatto penetrare per un periodo di 15 minuti a 95° C. Per tutto il tempo, l’autorespiratore viene testato ciclicamente ad un tasso di ventilazione di 40 L/min. Dopo 15 minuti, l’impianto per il test viene spostato in una posizione frontale rispetto ad una fila di bruciatori ed il tasso di ventilazione viene aumentato a 103 L/min. I bruciatori rimangono accesi per un periodo di 10 secondi e l’autorespiratore viene completamente investito dalla fiamma, con una temperatura media di circa 950° C. A questo punto i bruciatori vengono spenti e c’è una pausa che non può superare i 2,2 secondi. L’impianto per il test viene quindi sollevato ad un’altezza di 150 mm e lasciato cadere liberamente. Il facciale viene rimosso dal manichino, indossato e sottoposto al test di acuità visiva effettuato con criteri visivi non minori di 20/100. Questo test è stato stabilito per capire come funzionerebbe un autorespiratore sottoposto a fiammate e se i danni conseguenti limiterebbero la sua tenuta sulla schiena del vigile del fuoco. Questo test resta uno dei più difficili, se non il più difficile e deve essere preso in considerazione ogni qualvolta siano apportate modifiche agli autorespiratori approvati dalla NFPA nonché in fase di sviluppo di accessori da montare su essi, accessori come i sistemi elettronici di comunicazione. Come abbiamo già detto, quello della NFPA è un processo aperto, in cui le parti interessate possono presentare proposte per nuovi prodotti. Nel 1997, una modifica apportata è stata proprio il risultato di una proposta. Un vigile del fuoco di Filadelfia, PA, propose che tutti gli autorespiratori fossero forniti di un secondo allarme. Il punto di partenza di questa proposta era che sia lui che molti dei suoi colleghi non riuscivano a sentire gli indicatori che avvertono che il tempo di servizio è scaduto (EOSTISs) e la conseguenza era che molti vigili del fuoco esaurivano l’aria prima di essere usciti dalle aree interessate in condizioni di sicurezza. Questa proposta portò all’adozione di un RA - Allarme di Riserva su ogni autorespiratore a norma, prodotto dopo il mese di settembre 1999. Il RA aveva lo scopo di allertare un altro dei sensi del vigile del fuoco; se l’EOSTI principale era un dispositivo acustico, il RA avrebbe allertato uno degli altri sensi del vigile, tatto, vista, odorato o gusto. Inoltre, la fonte di attivazione del RA non poteva essere la stessa dell’EOSTI principale: in caso di mancata attivazione, un dispositivo non poteva influenzare la funzionalità dell’altro. Figura 3: Allarme di Riserva Un Allarme di Riserva su un ICM 2000 Plus Integrated Computer Module in cui la spia luminosa ed il display digitale lampeggiano per indicare una condizione di bassa pressione sull’autorespiratore La NFPA 1981 sarà promulgata nell’agosto del 2002 e tra i requisiti da essa previsti sono state apportate importanti modifiche che avranno un impatto diretto sull’interfaccia tra vigili del fuoco e autorespiratore. Le due maggiori innovazioni sono ancora una volta il risultato di proposte di nuovi prodotti. E’ stata avanzata una proposta al Comitato Tecnico NFPA 1981 che ha evidenziato la necessità, per il vigile del fuoco, di vedere la pressione dell’aria rimanente nella propria bombola in qualsiasi condizione, condizioni come buio totale, fumo molto denso, ecc… In base a questa proposta si sosteneva che sugli attuali autorespiratori le spie luminose fossero visibili solo in condizioni ottimali. Ma durante un incendio le condizioni ottimali non esistono e il risultato è che i vigili del fuoco hanno la tendenza ad ignorare la spia della pressione, confidando nel segnale di allarme dell’EOSTI. E’ stato fatto notare che alcuni vigili del fuoco non si lasciavano abbastanza aria/tempo per abbandonare il luogo dell’incendio, poiché consumavano la maggior parte dell’aria durante la fase iniziale dell’operazione. L’abituale alloggio monofamiliare è una situazione molto comune per il vigile del fuoco, e l’aria rimanente nell’autorespiratore nel momento in cui scatta l’EOSTI solitamente è sufficiente per scappare in condizioni di sicurezza, ma se la scena si sposta ad un grande deposito può scoppiare una tragedia. Figura 4: Worcester, MA, incendio in un magazzino in cui sono morti 6 vigili del fuoco Nell’Agosto 2002, tutti gli autorespiratori a norma saranno attrezzati con un Display Altezza Testa – HUD (Heads-Up-Display). L’adozione di questo requisito è dovuta all’intenzione di offrire al vigile del fuoco la possibilità di leggere la pressione nella propria bombola indipendentemente dalle condizioni in cui si trova. Il HUD sposta la lettura della pressione della bombola davanti al facciale del vigile del fuoco e fornisce le informazioni tramite una serie di segnali d’allarme visivi, identificabili dall’operatore. La tabella 3 dà un esempio degli allarmi visivi conformemente a quanto previsto dalla norma sugli autorespiratori. Figura 5: Esempio di un HUD dalla prospettiva di un vigile del fuoco Tabella 3: Esempio di Segnale d’Allarme Visivo su HUD Oltre al HUD, la revisione della norma prevede che tutti gli autorespiratori a norma inseriscano un accessorio maschio RIC UAC –Personale d’Intervento Rapido/ Raccordo Universale per l’Aria (Rapid Intervention Crew/Universal Air Connection) che permette il riempimento della bombola dell’autorespiratore. Il nuovo accessorio RIC deve essere applicato su ogni autorespiratore in una posizione sempre fissa e la distanza tra l’attacco del CGA all’uscita della valvola della bombola e l’attacco del RIC UAC deve essere al massimo di 100 mm. Figura: Audilarm EOSTI prima Figura: Audilarm EOSTI con della NFPA 1981, edizione 2002 accessorio RIC UAC L’accessorio di soccorso è stato il risultato di un commento pubblico. Un vigile del fuoco evidenziò che erano stati fatti sforzi enormi nella progettazione dell’equipaggiamento al fine di supportare le Squadre di Intervento Rapido (Squadre di Soccorso) nella ricerca di vigili del fuoco caduti a terra: prodotti come i dispositivi integrati PASS che sentono quando un vigile del fuoco è immobile e dopo un determinato periodo di tempo fanno scattare un allarme acustico molto forte, le videocamere termiche che permettono ai vigili del fuoco di vedere attraverso il fumo, localizzando molto più rapidamente i vigili del fuoco che si trovano in difficoltà, i Kits per le Squadre di Intervento Rapido (RIT Kits) che permettono ai soccorritori di fornire aria ad un vigile del fuoco la cui bombola possa essere esaurita. La sfida cresce quando molti diversi dipartimenti antincendio intervengono in uno stesso incendio, è ciò che si chiama una risposta di mutuo soccorso. In una risposta di mutuo soccorso, l’autorespiratore indossato da personale di dipartimenti indipendenti può essere stato realizzato da produttori differenti e fino all’introduzione del RIC UAC nell’edizione 2002 della NFPA 1981 non esisteva alcuna standardizzazione sui raccordi tra i vari produttori di autorespiratori. Ciò significava che, in una chiamata di mutuo soccorso, in caso ci fosse un vigile del fuoco esanime a terra, una volta localizzato, vi era la possibilità che la squadra di soccorso non fosse in grado di riempire la bombola del vigile infortunato a causa di una diversa uscita di raccordo. Un’innegabile logica in supporto di un accessorio comune in una posizione comune su tutti gli autorespiratori a norma, indipendentemente dal produttore, ha portato all’adozione della proposta ed al suo inserimento nella norma. La “Norma sui Sistemi Personali di Sicurezza e di Allarme”, NFPA 1982, sarà promulgata nel febbraio 2004. Attualmente la norma ha aggiunto un PAD - Dispositivo di Allarme Personale (Personal Alert Device) che prevede sistemi a due vie, a lungo raggio, con sistemi PASS incorporati, programmati per trasmettere un segnale di pericolo ad una lontana stazione base situata presso il IC - Comando Incidenti. Il segnale di pericolo deve essere trasmesso entro 10 secondi dall’attivazione della modalità di allarme PASS. Un PAR – Ricevitore Personale d’Allarme (Personal Alert Receiver) o la stazione base riceveranno il segnale di pericolo trasmesso dal Dispositivo di Allarme Personale, grazie all’attivazione di un’indicazione acustica e visiva della trasmissione in arrivo. Il PAR deve essere in grado di ricevere in qualsiasi momento i singoli segnali trasmessi da ognuno dei PAD in servizio attivo. In caso di emergenza incendio, la stazione base deve essere anche in grado di trasmettere un segnale di evacuazione a tutti i sistemi radio PASS attivi. Per quanto riguarda l’attrezzatura di protezione personale utilizzata in tutto il mondo dai vigili del fuoco, la tecnologia continuerà a giocare un ruolo fondamentale. Sebbene solo la NFPA 1982 richieda che un segnale di pericolo sia trasmesso al PAR, il passo successivo più logico per i produttori di autorespiratori sarebbe avere un sistema PASS integrato che trasmetta ulteriori informazioni disponibili al momento riguardanti gli autorespiratori dei vigili del fuoco. Informazioni come: • Pressione della bombola • Tempo residuo • Condizioni della temperatura ambiente • Allarme di bassa pressione. Il sistema potrebbe essere perfezionato in jmodo da funzionare come un sistema informativo elettronico da usare in caso di incendio, permettendo al comando di controllare elettronicamente le partenze e gli arrivi dei vigili del fuoco.