Recenti acquisizioni sui rapporti tra consumo di alcolici e mortalità
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Recenti acquisizioni sui rapporti tra consumo di alcolici e mortalità
105 Attualità Recenti Prog Med 2011; 102: 105-108 Recenti acquisizioni sui rapporti tra consumo di alcolici e mortalità cardiovascolare Simona Costanzo, Augusto Di Castelnuovo, Maria Benedetta Donati, Licia Iacoviello, Giovanni de Gaetano Riassunto. Numerosi dati epidemiologici, su individui apparentemente sani e su pazienti con pregresso evento cardiovascolare, indicano una consistente riduzione del rischio di eventi cardiovascolari fatali e non fatali o di mortalità per tutte le cause associata al consumo di alcol moderato e regolare, mentre, d’altra parte, evidenziano i danni del bere in modo eccessivo o irregolare. Ad un paziente con patologia cardiovascolare che sia un bevitore non moderato o irregolare deve essere consigliato di astenersi o almeno di ridurre il consumo di bevande alcoliche riportandolo nei limiti delle“finestre” di protezione indicate dalle meta-analisi qui descritte. In assenza di controindicazioni, un paziente cardiovascolare che già beva in modo regolare e moderato (un“drink”al giorno se donna o due“drink”al giorno se uomo), deve essere incoraggiato a continuare, considerando questa abitudine come una componente essenziale di uno stile di vita corretto e di una dieta cardio-protettiva associata ad un appropriato apporto energetico. Al momento attuale, riteniamo che ad un paziente cardiovascolare astemio non debba essere né consigliato, né tantomeno “prescritto” di iniziare a bere per guadagnare salute. Questo paziente tuttavia deve essere correttamente informato dei potenziali vantaggi per la sua salute di una regolare abitudine al bere alcol in quantità moderate. Parole chiave. Alcol, malattie cardiovascolari, mortalità cardiovascolare, pazienti con pregresso evento cardiovascolare. Introduzione La scoperta del “paradosso francese”1 circa due decenni fa e gli studi che ne sono seguiti hanno avuto il merito di rilanciare su basi scientifiche lo studio dei rapporti fra vino (e altre bevande alcoliche) e salute. L’effetto protettivo di un consumo moderato di differenti bevande alcoliche (vino, birra e liquori) sul rischio di malattie cardiovascolari ha indotto ad ipotizzare che l’etanolo stesso possa avere un ruolo protettivo nei confronti del danno vascolare o di eventi trombotici. Il consumo regolare e moderato di alcol può modificare il profilo delle lipoproteine plasmatiche (aumento della frazione HDL)2 ed alcuni fattori del sistema emostatico (aumento dell’attività fibrinolitica e diminuzione del fibrinogeno e dell’aggregazione piastrinica)3. Summary. Recent advances on the relationship between alcohol consumption and cardiovascular mortality. Several epidemiological data both on apparently healthy people and on patients with a history of cardiovascular events, indicate a consistent risk reduction in cardiovascular events or all-cause mortality among moderate alcohol drinkers, but, on the other hand, the harm of excess and irregular drinking. If cardiovascular patients are heavy alcohol drinkers, they must be strongly advised to abstain or at least substantially reduce alcohol drinking in the range of the “protective windows” showed in recent meta-analyses; if not contraindicated, regular alcohol consumers should not exceed one drink/day for women or up to two drinks/day for men as a component of a balanced cardio-protective dietary pattern with appropriate energy intake levels. At present, we believe that a cardiovascular patient who is teetotaler should neither be recommended, nor “prescribed” to start drinking for health gain. This patient, however, must be properly informed of the potential health benefits of a regular habit of drinking alcohol in moderation. Key words. Alcohol consumption, cardiovascular disease, cardiovascular mortality, cardiovascular patients. Oltre all’effetto di protezione del consumo moderato di etanolo, l’attenzione è stata rivolta ai costituenti fenolici e polifenolici presenti in particolare, ma non esclusivamente, nel vino rosso, dotati di proprietà antiossidanti, vaso-dilatatrici ed anti-infiammatorie4. Un’attività antiossidante paragonabile è stata osservata per il resveratrolo, la quercetina e l’acido gallico, anche se quest’ultimo, rispetto agli altri due polifenoli, non inibisce l’aggregazione piastrinica indotta e la biosintesi del trombossano. L’acido gallico, analogamente all’acido salicilico, il metabolita principale dell’aspirina, previene l’inibizione piastrinica indotta sia dall’aspirina che dal resveratrolo e dalla quercetina. Studi di modelli molecolari suggeriscono che i tre polifenoli formano complessi stabili nel canale dell’enzima COX-1 piastrinico con geometrie leggermente differenti ma compatibili con le diverse interazioni funzionali menzionate. Laboratorio di Epidemiologia Genetica e Ambientale, Laboratori di Ricerca, Centro di Ricerca e Formazione ad Alta Tecnologia nelle Scienze Biomediche “Giovanni Paolo II”, Università Cattolica del Sacro Cuore, Campobasso. Pervenuto il 15 novembre 2010. 106 Recenti Progressi in Medicina, 102 (3), marzo 2011 Le possibili interazioni dell’acido gallico con gli altri polifenoli e/o con l’aspirina a livello delle COX-1 delle piastrine potrebbero spiegare i complessi e talvolta contrastanti effetti del vino (e della stessa aspirina) sulle piastrine5. La prevenzione primaria Numerosi studi epidemiologici hanno evidenziato in maniera chiara e coerente che il consumo moderato di bevande alcoliche riduce il rischio di malattie cardiovascolari e della mortalità correlata in soggetti apparentemente sani. L’American Heart Association in “Diet and Lifestyle Recommendations” suggerisce: «Se consumate bevande alcoliche, fatelo con moderazione [equivalente ad un “drink” (10 grammi di alcol) al giorno per le donne e due per gli uomini]» 6. Quest’ultima affermazione è ampiamente accettata all’interno della comunità scientifica, quando si fa riferimento a persone sane. Di recente pubblicazione sono le linee guida americane sulla nutrizione del “Dietary Guidelines Advisory Committee”. A differenza delle precedenti pubblicazioni (2000 e 2005), si osserva che, piuttosto che concentrarsi sulle avvertenze contro l’alcolismo, i nuovi orientamenti sembrano tener conto della grande quantità di dati epidemiologici recenti e sperimentali che sostengono i beneficî del bere moderato7. Tuttavia, alcuni Autori consigliano di astenersi completamente piuttosto che bere regolarmente piccole quantità, ritenendo che il consumo moderato di alcol non debba essere incoraggiato, in quanto i danni globali legati al consumo generale di alcol sarebbero maggiori del beneficio, specialmente tra le popolazioni sottosviluppate e nei Paesi a basso reddito8. Nel 2002, il nostro gruppo aveva studiato per la prima volta in parallelo l’impatto del consumo di vino e di birra sul rischio di malattie cardiovascolari9. In una prima fase era stato preso in considerazione il consumo dell’una e dell’altra bevanda alcolica indipendentemente dalla quantità consumata pro-capite (nella maggior parte degli studi esaminati, comunque, il consumo di vino era da ritenersi “moderato”, in media 1-3 bicchieri al giorno). Una prima meta-analisi condotta su 13 studi, che coinvolgevano 201.308 individui, mostrava che il consumo di vino (rispetto al non consumo) risultava associato ad una riduzione del rischio di eventi vascolari (fatali e non-fatali) di circa il 32% (con oscillazione statistica compresa tra il 23% e 41%). Analogamente, il consumo di birra (meta-analisi di 15 studi comprendenti 208.036 soggetti) risultava associato ad una riduzione media del rischio di ammalarsi di malattie cardiovascolari del 22% (14%-30%). Analizzando invece la relazione tra diverse dosi di vino ed eventi vascolari, con una seconda meta-analisi, condotta su 10 studi (176.042 soggetti), si poteva evidenziare un ruolo protettivo significativo da parte del consumo di vino limitato a quantità moderate (fino a 150-200 mL al giorno, equivalenti a 1-2 bicchieri). Per dosi maggiori (3-5 bic- chieri al giorno) la protezione, pur apparente, non risultava statisticamente significativa, mentre per dosi ancora più alte (>5-6 bicchieri al giorno) i risultati mostravano un evidente aumento del rischio. A differenza del vino, però, non era stato possibile evidenziare, sulla base degli studi allora disponibili, nessun rapporto diretto tra quantità consumate di birra e riduzione del rischio vascolare. Mortalità totale: un parametro oggettivo per valutare l’effetto globale dell’alcol A fronte di una protezione ben documentata sul versante cardiovascolare, il consumo di alcol (a dosi non moderate, in verità) risulta associato, in altri studi, al rischio di altre patologie ed eventi fatali (alcuni tipi di tumore, malattie epatiche, morte prematura per incidenti). È stato avanzato, quindi, il dubbio su un effetto benefico dell’alcol in termini di protezione globale della salute. L’analisi della mortalità totale (per qualunque causa) è sembrata in questo contesto il modo migliore per valutare la consistenza di tale dubbio. La metaanalisi di 34 studi prospettici10, che coinvolgevano oltre un milione di soggetti con circa 95 mila eventi mortali, ha mostrato un ruolo protettivo del consumo di alcol per quantità moderate (massimo a 7 grammi, circa un drink al giorno, ma evidenziabile in modo decrescente fino a dosi di circa 40 grammi giornalieri). Per dosi più alte (corrispondenti a più di 3-4 bicchieri di vino al giorno) i risultati mostrano un aumento del rischio di mortalità. La stessa meta-analisi ha analizzato l’associazione tra consumo di alcol e mortalità per tutte le cause, separatamente per uomini e donne, osservando che non ci sono differenze importanti tra i due sessi nell’effetto massimo di protezione, mentre le donne raggiungono a dosi più basse il cosiddetto “reversion point”, cioè la dose minima di alcol che non garantisce più alcun effetto statistico di protezione. È stato da più parti ipotizzato che la protezione cardiovascolare associata ad un consumo moderato di alcol sia dovuta in gran parte al confondimento non controllato da parte di fattori diversi, come l’inserimento nei gruppi di controllo di ex-bevitori o differenze nello stile di vita dei soggetti studiati11,12; per es., è stato suggerito che i bevitori moderati pratichino uno stile di vita più sano rispetto ai non bevitori, con conseguente riduzione del rischio di malattie ischemiche. A questo riguardo, Mukamal e colleghi hanno mostrato che bere con moderazione è solo modestamente associato ad un più sano stile di vita, associazione che ulteriormente si riduce dopo aggiustamento per etnia e livello di istruzione13. Nella meta-analisi summenzionata abbiamo prestato particolare attenzione al possibile effetto confondente, di vari fattori, confrontando i dati corretti o non corretti estratti dagli stessi studi. Nell’insieme, l’effetto legato ai maggiori fattori confondenti noti (età, fumo, stato sociale, abitudini alimentari) ha portato alla riduzione della protezione massima dal 19% al 16%. S. Costanzo et al.: Rapporto tra consumo di alcolici e mortalità cardiovascolare Nell’ipotesi pessimistica che confondimenti residui non apparenti avessero una forza analoga a quella dei confondimenti noti nel diminuire la protezione, si potrebbe presumere che la massima protezione “reale” contro la mortalità totale di consumi moderati di alcol sia abbondantemente superiore al 10%. La curva dose-risposta (J-curve o L-curve) che descrive la relazione tra consumo di bevande alcoliche ed eventi cardiovascolari o la mortalità per tutte le cause, conferma i danni del bere eccessivo, ma indica anche una potenziale “finestra” di protezione a dosi moderate di consumo di alcol. Più che una dose ideale da consigliare o addirittura prescrivere come un farmaco, la meta-analisi indica un intervallo di dosi entro le quali l’assunzione di alcol resta statisticamente al di sotto del rischio fissato per gli astemi. Il messaggio per la popolazione generale potrebbe essere riassunto come segue: “Coloro che bevono in eccesso dovrebbero essere fortemente sollecitati a riportare il loro consumo quotidiano nei limiti della finestra di quantità summenzionata, ma gli individui che già consumano regolarmente moderate quantità di alcol dovrebbero essere incoraggiati a continuare”. La prevenzione secondaria Ultimamente, l’attenzione della ricerca è stata rivolta anche a quella porzione di popolazione già colpita da un evento cardiovascolare. Un sano stile di vita (non fumare, moderata attività fisica, alimentazione corretta possibilmente secondo gli orientamenti della dieta mediterranea) gioca un ruolo importante nella prevenzione secondaria degli eventi cardiovascolari. Fino a poco tempo fa le principali linee guida indirizzate ai pazienti cardiovascolari consigliavano di bere alcolici in moderazione, ma queste raccomandazioni erano basate su giudizi di specialisti o estrapolazioni da studi di popolazioni che non presentavano una storia clinica di eventi cardiovascolari e/o tumorali. Le linee guida dell’American Heart Association / American College of Cardiology (aggiornamento 2006) invitano i pazienti a mantenere uno stile di vita che includa il bere alcolici con moderazione14. In questo contesto, il nostro gruppo ha da poco pubblicato una meta-analisi sull’effetto del consumo di alcol sulla mortalità cardiovascolare o per tutte le cause in pazienti con pregresso evento cardiovascolare15. È una meta-analisi che include 8 studi prospettici e un totale di 16.351 pazienti con una storia di malattie cardiovascolari (infarto acuto del miocardio, ictus o malattie coronariche). Per quanto riguarda la prevenzione secondaria della mortalità cardiovascolare, si è potuto confermare il ruolo protettivo dell’alcol in quantità moderate con un significativo effetto massimo del 22% (raggiunto a 8 grammi di alcol al giorno), protezione che persiste fino a dosi di circa 26 grammi al giorno. Per quanto riguarda l’end-point della mortalità per qualunque causa, è stata confermata la J-curve che descrive la relazione tra consumo di alcol e mortalità globale (protezione massima del 18%, raggiunta a 5-10 grammi di alcol al giorno). Risultati analoghi si sono osservati nell’analisi di sottogruppi limitati al genere maschile e a pazienti arruolati dopo un infarto acuto del miocardio. Nel confronto delle due J curve (mortalità cardiovascolare verso mortalità globale) non si è osservata alcuna differenza significativa. Poiché nei pazienti con precedente evento cardiovascolare la principale causa di morte è generalmente un secondo evento cardiovascolare fatale, la riduzione prevalente del rischio cardiovascolare da parte di un consumo moderato di alcol potrebbe non essere sostanzialmente modificata da eventi fatali meno frequenti, non dovuti a patologie cardiovascolari. Pur non disponendo attualmente di dati sufficienti sulla prevenzione secondaria da alcol nelle donne, è prudente ritenere che le pazienti con pregresso evento cardiovascolare, analogamente alle donne sane, possano bere moderatamente (a dosi tuttavia minori rispetto a quelle consigliate per gli uomini). Molti farmaci possono essere co-metabolizzati con l’alcol, potenzialmente alterando l’assorbimento, la distribuzione o il metabolismo dell’alcol, del farmaco o di entrambi e condizionando l’effetto terapeutico o avverso di questi ultimo. Alcol e farmaci interagiscono in una varietà di situazioni che si differenziano in base ai tempi del consumo di alcol e farmaci e secondo l’abitudine al bere (quantità, frequenza). La maggior parte di queste interazioni avviene comunque in individui che abusano con l’alcol16-18. La US Food and Drug Administration avverte che i pazienti con pregresso evento cardiovascolare che bevono più di 3 drink al giorno dovrebbero essere avvisati circa il rischio di emorragia associato ad un abuso di alcol durante l’assunzione di aspirina19. Una recente meta-analisi ha mostrato che il “binge drinking” (o il bere grandi quantità di alcol in poco tempo) si associa ad un aumento del rischio di malattie cardiovascolari20. Un paziente con patologie cardiovascolari, che risulta essere un bevitore “binge” (se consuma in un’unica occasione 3 o più “dosi” di bevande alcoliche), presenta un rischio più elevato (circa il doppio) di mortalità, o cardiovascolare o per tutte le cause, rispetto ad un bevitore regolare e moderato21. È opportuno sottolineare che gli studi epidemiologici osservazionali su consumo di alcol e salute, sia retrospettivi che prospettici, possono avere limitazioni legate al disegno dello studio, alle caratteristiche della popolazione esaminata, ad un non corretto controllo dei fattori confondenti che possono rendere poco attendibili i dati ottenuti. Studi clinici d’intervento, controllati e randomizzati (clinical trials), per valutare l’efficacia o il danno del consumo di alcol in soggetti sani o pazienti potrebbero offrire in teoria una risposta migliore e più solida ai quesiti discussi in questo articolo, ma sono difficili da realizzare e pongono problemi etici non facilmente risolvibili22. 107 108 Recenti Progressi in Medicina, 102 (3), marzo 2011 Qualche consiglio pratico Ad un paziente con patologia cardiovascolare che sia un bevitore non moderato o irregolare deve essere consigliato di astenersi o almeno di ridurre il consumo di bevande alcoliche, riportandolo nei limiti delle “finestre” di protezione indicate dalle meta-analisi qui descritte. In assenza di controindicazioni, un paziente cardiovascolare che già beva in modo regolare e moderato, (un “drink” al giorno se donna o due “drink” al giorno se uomo), deve essere incoraggiato a continuare, considerando questa abitudine come una componente di uno stile di vita corretto e di una dieta cardio-protettiva associata ad un appropriato apporto energetico. Al momento attuale, riteniamo che ad un paziente cardiovascolare astemio non debba essere né consigliato, né tantomeno “prescritto” di iniziare a bere per guadagnare salute. Questo paziente tuttavia deve essere correttamente informato dei potenziali vantaggi per la sua salute di una regolare abitudine al bere alcol in quantità moderate. Bibliografia 1. Renaud S, De Lorgeril M. Wine, alcohol, platelets, and the French paradox for coronary heart disease. Lancet 1992; 339: 1523-6. 2. Rimm EB, Williams P, Fosher K, Criqui M, Stampfer MJ. 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