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La prima preoccupazione è quella del mal esempio
Veglia di preghiera per la Pace La Diocesi di Jesi insieme alla Chiesa Ortodossa Rumena e alla Chiesa Avventista del 7° Giorno invitano a prendere parte alla veglia di preghiera per la Pace che si svolge venerdì 28 gennaio alle ore 21 a Jesi, nella chiesa dell’Adorazione in piazza della Repubblica. ANNO LVIII- N. 3 Settimanale d’informazione euro 1 www.vocedellavallesina.it Jesi, domenica 30 gennaio 2011 Impôt reprisé Tassa riscossa Ufficio di Jesi Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB - Jesi Venerdì 28 gennaio alle ore 17,30 alla Fondazione Colocci un incontro pubblico su cause e prospettive della crisi Le nuove generazioni di fronte alle difficoltà del lavoro poster_lavoro 11/01/2011 11:48 Pagina 1 Il 2011 ha apparecchiato sulla tavola la questione principale e l’emergenza delle nuove generazioni, del mondo che hanno di fronte, del loro futuro. L’evidenza dei numeri non lascia spazio a molti commenti. Il 29% dei giovani sotto 25 anni è senza lavoro, non succedeva dal 2004, mentre la disoccupazione generale si stabilizza all’8.7%. C’è poco da girare attorno a questi fatti proponendo letture sofisticate di questo dramma che dovrebbe invece diventare l’ossessione di tutti, a cominciare dalla politica, dai governi, dalle famiglie e da quanti concorrono -da più parti e con diversi ruoli- ad organizzare e far vivere il sistema educativo del Paese. Bisogna ricominciare proprio da qui, consapevoli che il tema non riveste ancora la considerazione che meriterebbe. Un buon segnale è arrivato dalle Regioni che hanno stanziato investimenti più consistenti per rilanciare l’occupazione giovanile. Il punto di partenza però dovrebbe essere una condivisa consapevolezza che non abbiamo reso un buon servizio ai giovani. Forse, come scrive Pier Luigi Celli, si tratta di una Generazione tradita [Mondadori, 2010]. Ma tradita da chi? Da noi, dai padri, dai nonni, insomma dagli adulti che sembrano andare contro i giovani, anziché proporsi loro alleati. E’ per questo che non è più rinviabile il riordino dell’agenda delle questioni da affrontare, mettendo al primo posto –incondizionatamente- quella che attiene ai giovani e al loro futuro. È solo da questa consapevolezza che può nascere, innanzi tutto, la volontà di “comprendere” autenticamente le generazioni che avanzano, il loro mondo, le loro aspettative recuperando il tempo perduto e ri-costruendo nella società legami sostenibili. Futuro e legami, due territori quasi annullati dai processi culturali, sociali ed economici degli ultimi decenni. La concezione del tempo ne è uscita così disarticolata che non offre più, nè cittadinanza alle tradizioni e alle radici della società, né all’avvenire perché, scrive Zygmunt Bauman, “nulla al mondo è destinato a durare”; ne è prova che non c’è prodotto che non abbia incollata “un’etichetta che indica la data entro cui va usato …” [Vite di scarto, Roma-Bari, Laterza, 2005]. Ci sentiamo un po’ tutti un esubero e destinati alla discarica. In questo contesto è’ difficile allora immaginare il futuro che viene compresso e annullato nel presente, nel qui e ora, nel tutto e subito, nel consumo e nella ricerca di emozioni. E’ anche per questo necessario concentrarsi, con un forte senso delle priorità, per costruire infrastrutture valoriali e materiali su cui poggiare il lavoro delle nuove generazioni; per rompere quel drammatico muro del “presente” e proiettare i giovani nel “futuro”, ossia nella dimensione dell’impegno che, scrive Vittorino Andreoli, ha “indubbiamente bisogno di Voce della Vallesina - Circolo Contardo Ferrini – Meic, Gruppo Edith Stein di Jesi un tempo futuro” [Corriere della Sera, 9 gennaio 2011]. “Futuro” è anche il tempo dei “legami”, ossia di rapporti duraturi costruiti su fondamenta solide, che perdono invece di significato nella dittatura accecante del solo presente. I giovani e il loro futuro non possono che occupare dunque il primo posto dell’agenda della politica, del governo, delle istituzioni, della società civile, degli italiani. InterpretanVenerdì 28 gennaio 2011 - ore 17,30 do anche il comune sentire dei cittadini, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ce lo ha presso l’Aula Magna ricordato ripetutamente e con calore in occasione della Fondazione Colocci del suo messaggio di fine anno: «Buona sera e Buon in via Angeloni 3 a Jesi Anno a voi tutti, italiane e italiani di ogni generazione. Non vi stupirete, credo, se dedico questo mesPARTECIPANO saggio soprattutto ai più giovani tra noi, che vedono avvicinarsi il tempo delle scelte e cercano un’occuMons. Giuseppe Orlandoni pazione, cercano una strada. Dedico loro questo Vescovo di Senigallia messaggio, perché i problemi che essi sentono e si e incaricato per la Pastorale pongono per il futuro sono gli stessi che si pongoSociale del Lavoro no per il futuro dell’Italia» [http://www.quirinale.it/ Ing. Gennaro Pieralisi elementi/Continua.aspx?tipo=Discorso&key=2052]. Imprenditore e Presidente Non possiamo davvero stupirci di fronte a questa del Gruppo Pieralisi realtà. I giovani, del resto, lo scriveva quasi due secoli fa Giacomo Leopardi nello Zibaldone, sono Dott. Maurizio Drezzadore “materia vivissima e di sommo peso” cui dovrebbe Membro del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro essere riservata la massima attenzione dalla distratLa crisi generale del momento ta classe dirigente di questo Paese. In un altro pasrichiama l’attenzione sul problema del lavoro. Per approfondire i saggio del suo intervento di fine anno, il Capo dello L’incontro si svolge con il patrocinio diversi aspetti della questione Stato aggiunge che “… c’è troppa difficoltà di vita del Comune di Jesi. con particolare attenzione alle quotidiana in diverse sfere sociali, troppo malessere Marche, il settimanale diocesano Introduce Vittoriano Solazzi, tra i giovani. Abbiamo bisogno di non nasconderVoce della Vallesina, il circolo Presidente dell’Assemblea “Contardo Ferrini” e il Movimento ci nessuno dei problemi …”. L’invito a uscire fuori Legislativa delle Marche ecclesiale di impegno culturale e modera Beatrice Testadiferro, dal terreno paludoso di improduttive analisi e dipropongono questa occasione Direttore del settimanale stinguo è diretto e chiaro. Non possiamo addomeVoce della Vallesina. di riflessione e dialogo. sticare quello che il Paese prova quotidianamente, non servirebbe a nessuno. Quello su cui occorre LA CITTADINANZA È INVITATA trovare unione, è invece la consapevolezza della urgenza della questione e che c’è un gran lavoro da fare per tutti, nessuno escluso, per aiutare le nuove generazioni e farci carico del loro futuro, almeno di quello che ci compete. Comprensione delle nuove ra dell’impegno concreto su questo tema dovrebbe fornirci generazioni, riforme profonde a supporto della transizione lo strumento più adeguato per valutare, usando le parole scuola-lavoro, superamento del mercato duale che tutela gli del poeta recanatese, l’operato dei “politici e dei reggitori”. occupati e rende precari gli altri sono le tre aree su cui svi(*) Docente Università LUISS Guido Carli www.gabrielegabrielli.com luppare l’iniziativa politica, legislativa, di governo. La misuw w w. st u d i o g raf i cov i s i b i l i a . i t di Gabriele Gabrielli * Le indagini della magistratura su Villa Arcore e la dilatazione dello scandalo da parte dei mass-media La prima preoccupazione è quella del mal esempio Se non è possibile ignorare quanto i mass-media dedicano da settimane alle indagini della magistratura sulla vita privata di Berlusconi, è anche vero che in ordine ai due presunti reati – “violazione della legge sulla prostituzione minorile e concussione ai danni della questura” – è dovere di tutti presumere l’innocenza dell’indagato e pertanto non dedurre pronunciamenti o condanne di alcun genere. Si lasci alla magistratura la serenità delle indagini e delle conclusioni. Quello che oggi preoccupa è il dato di fatto – appurato senza ombre di dubbi e neppure smentito dall’interessato - dei liberi festini che sono stati celebrati in diverse riprese nella Villa di Arcore ormai diventata, oltre che centro di vita politica ai più alti livelli, anche centro di vita scandalistica. A fa- vore del presidente del consiglio è da notare che, a rigore, lo scandalismo privato (a parte i due presunti reati sopra richiamati) non costituisce infrazione del codice penale: in linea di principio ciascuno di noi può portare in casa le escort che più ci aggrada. E se questo lo si facesse – come suggerisce la stessa morale “gesuitica” e un pizzico di quella machiavellica: nisi caste saltem caute – non ci sarebbe da strapparsi i capelli né sarebbe giustificato tanto clamore di pagine e pagine dei maggiori quotidiani dedicate all’argomento. Insomma: se non ti comporti secondo le regole dell’etica del buon senso, almeno fallo senza scandalizzare, soprattutto se occupi un posto di altissima responsabilità pubblica. Ed è ciò che è mancato e ciò che manca nel comportamento privato di Ber- lusconi, di un Berlusconi che, nel passato, si è azzardato a definirsi l’interprete e il continuatore della politica di De Gasperi. *** Che lo scandalo dei festini – per addolcire, si parla di escort ma si dovrebbe parlare di prostitute abbia suscitato le preoccupazioni del presidente della repubblica e che tali preoccupazioni siano state fatte proprie per intero dall’Osservatore Romano (quotidiano del Vaticano), deve far riflettere noi tutti e, in primis, i responsabili della vita politica nazionale. Che i partiti di opposizione traggano le più drastiche richieste – (“dimissioni”) – è la conseguenza più ovvia e naturale perché, dal loro punto di vista, è il minimo che un presidente del consiglio possa fare di fronte allo scandalo che espone la nazione anche al ludibrio internazionale. Ma la realtà è che lo stesso ferreo alleato di Berlusconi, Bossi, si sente in dovere di richiamare il Cavaliere per le sue negative iniziative privare: “riposati”. Se non è un invito a lasciare, è certo che la Lega – così continuando le cose – farà del motivo morale un motivo di vera rottura se le sue aspirazioni alla definitiva approvazione del federalismo non dovessero realizzarsi. Se poi teniamo presente che il segretario di Stato del papa, Tarcisio Bertone, ricorda ai politici “la grande responsabilità di fronte alle famiglie e di fronte alla domanda di esemplarità”; se non possiamo ignorare che l’interprete dell’orientamento dei vescovi, il card. Angelo Bagnasco, invita alla lettura di un articolo di fondo del direttore dell’Avvenire per il quale il comportamento del presidente del governo “ sul piano della valutazione morale è addirittura insopportabile”, dobbiamo dedurre la forte preoccupazione non solo del mondo cattolico ma di ogni cittadino di buon senso. “Per servire degnamente nella sfera pubblica bisogna sapersi dare una misura di sobrietà e di rispetto per se stessi, per ogni altro e per il ruolo che si ricopre… A noi italiani, a tutti noi, comunque la pensiamo e comunque votiamo, è dovuto almeno questo: un’uscita rapida da questo irrespirabile polverone”. Reclamiamo “un’indispensabile pulizia agli occhi dell’Italia e del mondo”. Vittorio Massaccesi [email protected] 2 Voce della Vallesina Cultura e società 30 gennaio 2011 Del più e del meno Il cuore del vecchio orologio di Giuseppe Luconi Il cuore ha ripeso a battere: un cuore speciale, fatto di ingranaggi, molle, perni e non saprei cos’altro. È il cuore del mio orologio a pendolo, che dopo un periodo di stanca, si era bloccato, incapace di andare avanti. Ricordo gli ultimi tempi, quando la lancetta grande, quella dei minuti, mentre effettuava bene la prima metà del giro, in discesa, risaliva poi con fatica l’altra metà. Spesso si fermava prima di arrivare in cima ed io dovevo aiutarla con un dito a superare l’ultimo tratto. L’altro giorno, dopo mesi di inattività, ho provato a far ripartire l’orologio. Ho spinto il pendolo con una mano ed il pendolo ha ripreso ad oscillare. Il suo tic-tac è andato avanti da solo per diversi minuti. Dopo un po’ si è fermato, ma con una piccola spinta è ripartito e così, allungando il passo ogni volta di più, ha completato il giro dei sessanta minuti. Non è guarito, l’orologio a pendolo. Sente anche lui il peso degli anni. È nella quarta età. O forse nella quinta. Ha bisogno di essere aiutato. Sono il suo badante. So che non tornerà più a camminare da solo, non darà più l’ora esatta. Ma intanto cammina. E’ importante che cammini, come lo è per l’uomo sul far del tramonto. Alla sua età significa molto. Era l’orologio dei miei genitori: era uno dei pezzi principali del salotto quando si sposarono. Non so se gli orologi a pendolo siano di moda anche oggi. Nei primi anni Venti del secolo scorso l’orologio a pendolo rappresentava uno degli arredi irrinunciabili per le giovani coppie che – come si diceva allora - «mettevano su casa» in vista di convolare a nozze. L’orologio oggi è in cucina: un sopravvissuto al salotto (più propriamente, la «sala»), che per anni lo aveva ospitato e che oggi non c’è più. Della sala resta il ricordo di una stanza tipica del suo tempo. Le mattonelle bianche e rosse, a scacchiera; la «credenza» a vetri con la caffettiera di porcellana e le tazzine dorate. Su una parete due grandi stampe primo Novecento con le immagini di ballerine orientali entro pesanti cornici rossastre che si intonavano con il rigore della carta da parati dai motivi floreali piuttosto intensi. In un angolo del tavolo, i1 grammofono a manovella, che si ascoltava solo nei giorni di festa: da piccoli, il nostro massimo divertimento casalingo della domenica, anche se i dischi erano sempre gli stessi; dischi a settantotto giri, due etti e mezzo l’uno. Il posto d’onore spettava alla lirica, con brani d’opera, tutti cantati da Giovanni Zenatello, un tenore che doveva essere di un certo nome. Sopra un mobiletto ad angolo, l’apparecchio radio, a valvole, largo mezzo metro. Col suo arrivo, nel ’39, aveva messo a tacere il grammofono. La scatola magica che ogni giorno ci portava voci e suoni ci aveva conquistato. La radio veniva accesa soltanto la sera. Dopo cena, ci si trasferiva nella sala per ascoltare il giornale radio e gli altri programmi: í concerti Martini e Rossi con le orchestre di Semprini e Petralìa e gli interpreti della grande musica: Beniamino Gigli, Toti Dal Monte, Giacomo Lauri Volpi. E le canzonette eseguite dalle orchestre Barzizza e Angelini, cantate da Alberto Rabagliati, Carlo Buti e il Trio Lescano. E le voci degli attori che si chiamavano Nunzio Fílogamo, Lía Acconci, Angelo Zanobini… Suoni e immagini di un altro mondo. Che pochi decenni hanno cancellato e che tra un po’ nessuno racconterà più. Festa del Patrono a San Paolo di Jesi Domenica il concerto della banda A San Paolo di Jesi domenica prossima si celebra la festa del patrono San Paolo con la Santa Messa presieduta dal vescovo Gerardo alle ore 11,15. Nel pomeriggio alle ore 17 presso la chiesa parrocchiale, si terrà il concerto “San Paolo in musica”, organizzato dalla banda musicale Gli Amici della Musica, in collaborazione con la Parrocchia e con il patrocinio del Comune, della Pro Loco e dell’A .N.B.I.M.A. Marche. Sotto la direzione dei Maestri Fabio e Luciano Merli, la banda si esibirà accompagnando le voci di Claudio e Ilenia e intrattenendo con la musica tutti coloro che vorranno onorare la ricorrenza del Santo Patrono San Paolo Apostolo prendendo parte all’evento. Pergoelsi di Jesi: tornano “I Filetti Rossi Sperluccicosi” Scusa, ma a me non me ce conta’! Venerdì 28 e sabato 29 gennaio, al teatro G.B. Pergolesi di Jesi, nella rassegna di dialetto “Lo Sberleffo! 2011”, ZapJuice presenterà “I Filetti Rossi Sperluccicosi” nella loro nuova commedia “Scusa, ma a me non me ce conta’!”. Lo spettacolo contribuisce a sostenere il progetto “Volere Volare” dell’associazione “L’albero di Pina – dalla parte dei ragazzi”. “I Filetti Rossi Sperluccicosi” tornano in scena con una commedia scritta da Andrea Giuliani. Sotto la regia dello stesso autore, a dare vita alle varie e divertenti situazioni saranno: Michela Barchiesi, Mauro Bianchi, Federico Bravi, Silvia Giambartolomei, Alessandro Giuliani, Andrea Giuliani, Noemi Lancio- ni, Roberto Marasca, Fabrizio Pettinari, Luca Sampaolesi. Biglietteria: presso Biglietteria Teatro G. B. Pergolesi - Tel. 0731-206888; dal mercoledì al sabato 9.30-12.30/17.0019.30 / Festivi, lunedì e martedì chiuso. La biglietteria è aperta da un’ora prima dell’inizio di ogni spettacolo. Posti di platea e palchi:13 euro; loggione: 7 euro. Ingresso gratuito per i bambini fino a 10 anni solo nei palchi e accompagnati da un adulto. Osservatorio Civico Jesino: tre incontri sulla città Come progettare la sanità La lente della salute e l’ospedale modello. Questo il tema del secondo incontro organizzato dall’Osservatorio Civico, il 24 gennaio scorso, presso l’azienda Clabo di Jesi. «Un percorso ricco di stimoli.- ha affermato il presidente Rolando Agostinelli nel suo saluto –per chi avrà la responsabilità di amministrare Jesi nei prossimi anni.» L’Osservatorio Civico ha infatti proposto delle riflessioni sui temi della salute e dei servizi sociali. Sergio Cerioni, ex assessore ai servizi sociali del Comune di Jesi, ha ritenuto importante allargare il confronto su questo tema e impegnarsi in una ipotesi di lavoro sistematica. Ha sintetizzato, nella sua relazione, le tappe più significative di questo percorso. «Per quanto riguarda la lente della salute, siamo partiti dalla consapevolezza della necessità di un approfondimento dei bisogni di salute e della loro stretta connessione con altri fattori culturali, ambientali e socio-economici. Di fronte ai bisogni che cambiano velocemente e a risorse “finite”, non è accettabile un deterioramento dei servizi. Occorrono strumenti nuovi ed originali per guardare con attenzione le persone, per mettere in discussione, innovare, individuare indirizzi e priorità, per organizzare i servizi. Per rielaborare, cioè, il nostro welfare. Ma la Asl non riesce a fornire un profilo di salute del nostro territorio. Un profilo che deve diventare non solo uno studio illustrativo della realtà, ma la premessa conoscitiva per una nuova programmazione condivisa e sinergica, e che necessita di strumenti permanenti informativi, di ricerca epidemiologica, di lettura aggiornata dei bisogni. Nel 2007 partì un progetto molto qualificato e impegnativo: la definizione di un profilo medico del territorio, affidato al dott. Melappioni con l’Università di Trento». Cerioni ha poi evidenziato la necessità di una verifica degli attuali servizi ed interventi, affidati per la maggior parte in appalto al terzo settore. «Sta emergendo una filosofia di tipo caritatevole-filantropico – ha affermato - e si stanno sviluppando sul territorio alcune esperienze di un nuovo solidarismo mutualistico. Queste esperienze possono costituire una difesa dell’attuale welfare? O possono avere una prospettiva più generale? In questo settore ci sono alcune novità importanti: forse sta prendendo corpo la gestione associata dei servizi sociali.» L’Ospedale Modello ha monopolizzato l’attenzione politica e istituzionale sulla sanità. Nato negli anni ’80 come proposta ambiziosa di cambiamento profondo nella gestione sanitaria, è stato fortemente caratterizzato dal contesto sanitario del tempo e dagli scenari legati a quel periodo. Poi, la progettazione e la realizzazione hanno subito importanti modifiche scaturite dai cambiamenti indotti sia dalle normative nazionali che da quelle regionali nel campo dell’assistenza ospedaliera e, più in generale, nella programmazione dei sistemi sanitari. Cerioni ha posto l’accento sulla necessità della prevenzione e di una efficace educazione sanitaria: «Il 70% dei tumori del colon, l’80% degli infarti sono evitabili con una adeguata attività motoria ed educazione alimentare. Allora: come non sostenere attività di prevenzione? Occorre poi allargare lo sguardo verso realtà all’avanguardia, che hanno sperimentato positive esperienze di cambiamento. Ad esempio la regione Toscana non ha introdotto il ticket, eppure la spesa farmaceutica è di 26 euro inferiore alla media e la media delle prescrizioni è inferiore di molto al resto d’Italia. Da queste considerazioni si può sviluppare uno sguardo verso il futuro.» Denso e articolato l’intervento del dott. Augusto Melappioni, che ha mostrato i cambiamenti delle esigenze e i possibili scenari futuri riguardo agli anziani, alle strutture di accoglienza e alle malattie della senilità (le Marche hanno un’alta longevità), alla presenza delle badanti (fenomeno destinato, in futuro, a subire sostanziali mutamenti), alle modalità di cura degli extracomunitari, soprattutto delle donne, spesso condizionate dalla cultura di origine e dalla religione. «Da molto tempo credo che nelle Marche, fra 10-15 anni, avremo tre o quattro grandi ospedali e diverse strutture minori. Dobbiamo capire che cosa di prioritario vogliamo tenere negli ospedali. Oggi si parla di medicina di attesa - quella ospedaliera - che ha delle caratteristiche d’impostazione metodologica: è la medicina per acuti. È un modello nuovo. L’Ospedale Modello dovrebbe agire sulla medicina di attesa.» Le politiche sociali Lorenzo Fiordelmondo, segretario del Pd di Jesi, ha evidenziato che il progetto dell’Ospedale Modello debba essere veicolato il più possibile. E che sia necessaria una stretta sinergia tra amministrazione, politica, associazioni, per poter ottenere risultati concreti. Nicola Vannoni ha indicato poi l’importanza delle cooperative sociali: «La gran parte dei servizi sociali dei comuni sono realizzati con l’affidamento a cooperative sociali, che svolgono un ruolo molto importante, anche in un’ottica di riduzione dei costi. Questi soggetti, in venti anni di gestione di servizi, hanno sviluppato un know-how, ed oggi potrebbero dare un contributo importante nell’analisi dei bisogni e nella progettazione dei servizi.» Daniele Massaccesi, consigliere comunale del Pdl, ha evidenziato invece la gestione molto onerosa delle cooperative sociali e una non sempre piena retribuzione dei suoi lavoratori. Ha parlato poi della necessità che l’Ospedale Modello venga progettato e realizzato per dare risposte concrete ai bisogni dei cittadini. Dopo gli interventi di Agostinelli e dell’avvocato Mazzarini, che hanno auspicato un approfondimento delle questioni, Gian Franco Berti ha proposto la costituzione di un gruppo di lavoro tra i componenti dell’Osservatorio. Tema del prossimo incontro dell’Osservatorio Civico - lunedì 31 gennaio – sarà: “Le politiche di sviluppo e la riconversione Sadam”. Tiziana Tobaldi Nelle foto il dott. Augusto Melappioni, già assessore regionale alla Sanità e alcuni dei partecipanti all’incontro dell’Osservatorio. Voce della Vallesina Scusate il bisticcio (ghiribizzi lessicali) Peter Pun (con la u) www.peterpun.it PAROLA, T’ARMAGNO! Assonanza paradigmatica? Lo squilibrato che a Tucson ha gravemente ferito la candidata liberal potrebbe essere stato incoraggiato da alcune recenti dichiarazioni “bellicose” di Sarah Palin. La quale, avvertita della possibile concatenazione, ha prontamente fatto marcia indietro. Ritrattazione di Sarah, dunque. Buttandola sul classicheggiante: palinodia della Palin PS – Il titolo (parola, t’armagno) riflette un’ espressione in uso, un tempo, nella Valcesano. Essa significa letteralmente: parola, ti rimangio. Corrisponde alla più corrente espressione italiana: parola, torna indietro. A cui però il buon Metastasio replicherebbe: Voce dal sen fuggita più richiamar non vale: non si trattien lo strale quando da l’arco uscì. IL CONTICINO NEL CANTON[TI]CINO Anagramma & cambio di consonante Esule nella Svizzera ospitale, eluse il Fisco il furbo capitale. Ma i sotterfugi astuti furon vani: furon falciati i conti da Falciani. NB - Si allude ovviamente a quel funzionario di banca che ha “scoperto gli altarini” degli esportatori illegali di valuta. SELF-MADE MAN Scarto sillabico iniziale è arrivato al successo partendo praticamente da zero. Come dire: dalla gavetta alla vetta LE SIGNORE DEL LABORATORIO Bisenso a... reazione Sono analiste chimiche xxxxxxxx: brave con alambicchi e con xxxxxxxx. *** Soluzione del gioco precedente stana – stona La Citazione a cura di Riccardo Ceccarelli Senza Dio, orizzonti limitati Se si toglie l’idea di Dio dal dibattito pubblico, ci si priva di quel più ampio orizzonte che tutti ci comprende e nel quale ci sentiamo responsabili verso la verità. Sergio Givone, docente di Filosofia all’Università di Firenze, “Avvenire”, 18 gennaio 2011, p. 26. La Pulce Finalmente anche a Jesi un Sexyshop. Gli appassionati del settore possono sostare comodamente in fondo alla discesa di via Roma, n.33. Su fondo nero-rosso, chiaramente diabolico-trasgressivo, la denominazione “Eros24” che assicura fornitura “anonima” e “automatica”. Ma guarda un po’: il tanto bistrattato “comune senso del pudore” cacciato dalla porta rientra dalla finestra! Il 28 gennaio alle ore 21,30, nell’ambito della Stagione musicale al Teatro Goldoni di Corinaldo, il Centro Culturale “Simona Romagnoli” di Ostra presenta la Collana “Spirto Gentil”. “Beethoven - la drammatica trasparenza del reale”: suona e guida l’ascolto, la pianista Magdalena Lutka. Nel programma: Sonata in do-minore op. 13, “Patetica”, Sonata in do diesis-minore op. 27 nr 2, “Al chiaro di luna” ed altro… arte 30 gennaio 2011 3 nel dizionario oltre 1500 vocaboli nuovi. Ma altri rischiano l’estinzione Lingua italiana, le nuove parole Ce n’è un po’ per tutti i gusti, da “apericena” a “archistar”, da “arcisicuro” e “barbatrucco” a “gollonzo” e “impanicarsi”: sono le parole più o meno nuove che conquistano un posto nell’ufficialità della lingua italiana. Sono entrate, infatti, a far parte dell’edizione 2011 del Vocabolario della Lingua Italiana Zingarelli, la storica opera di consultazione pubblicata dall’editore Zanichelli, che conta in tutto 143mila voci e 377mila significati. Ma per tante parole nuove in arrivo - in effetti sono oltre 1500 le new entry -, ce ne sono altre in via di estinzione e tutte da salvare. Parole ormai poco usate, a rischio di scomparsa. “Nefasto”, “zuppo”, “aulico” e “intrepido” sono alcuni dei termini che, secondo l’Osservatorio di Zanichelli, nei prossimi anni non saranno più utilizzati. Voci quasi del tutto dimenticate che saranno sostituite da sinonimi più comuni e al passo coi tempi. Il costume, la cronaca, la società, la cultura e i media hanno, infatti, trasformato il linguaggio corrente, tanto da coniare neologismi degni da apparire nel vocabolario. E a sostituire i vocaboli fuori moda ci sono nuove parole che fanno parte del gergo fantasioso, creativo e irriverente dei giovani, spesso sconosciuto agli adulti. Espressioni bizzarre, a volte accorciate, a volte raddoppiate, con molti termini coniati dal mondo informatico. Una di queste è il tormentone: “Resta di stucco, è un barbatrucco”, celebre formula dei Barbapapà, popolari per- “impanicarsi” (cadere in preda ad una sonaggi dei cartoni animati lanciati crisi di panico), “inguattare” (termine nella seconda metà degli anni Settanta. usato nel significato di “nascondere”). Tra le varie espressioni ufficializzate Tra “apericena”, “arcisicuro”, “crunch” e dallo Zingarelli 2011 ci sono il “gollon- un altro migliaio di nuove parole, ce ne zo”, nato dallo slang nelle trasmissioni sono però altre prossime a venir meno della Gialappa’s e adottato nel gior- per mancanza di utilizzo. Insomma, olnalismo sportivo per indicare il goal tre ad essere portabandiera delle innoridicolo e fortunoso. Anche la moda e vazioni linguistiche, lo Zingarelli si prola musica “Emo” trovano posto nel vo- pone anche come paladino difensore cabolario, con il significato di “appar- dell’italiano a rischio estinzione, contitenente ai gruppi giovanili che vestono nuando la campagna “Salviamo l’italiadi nero”. Molte nuove parole arrivano no della memoria” come l’ha definita il dal linguaggio giovanile, come “shonen” linguista Massimo Arcangeli, coordinae “shoujo”, che in giapponese indicano tore dell’Osservatorio di Zanichelli sulla le riviste (Manga) e film (Anime) ri- lingua italiana. E a conti fatti le parospettivamente per ragazzi e ragazze; le da salvare sono più delle new entry: tra i nuovi generi musicali lo Zingarelli sono state identificate come “a rischio” 2011 segnala il “patchanka”. E quando ben 2900 voci di cui, purtroppo, si sta poi si vuole nominare un architetto di perdendo l’uso. Tra queste: “ginepraio”, grande fama e successo, si può parlare “aulico”, “scherno”, “uopo”, “zelo”. Si tratta a buon diritto di “archistar”, qualifica di parole necessarie per ricordare il pasche spetta, ad esempio, a Massimilia- sato e nello stesso tempo per scrivere il no Fuksas o Renzo Piano. Viene invece futuro, parole ricche di sfumature, affadal linguaggio cinematografico il nuo- scinanti ma che vengono correntemente vo di zecca “cinecocomero”, versione sostituite da sinonimi più comuni. estiva del già conosciuto, e accolto nel Insomma, per parlare bene e fare medizionario, “cinepanettone” natalizio. moria dei tesori della nostra lingua, Per restare in tema estivo, lo Zingarel- val sempre la pena dare un’occhiata li 2011 consacra i “fantasmini”, ossia al vocabolario. E poi lo Zingarelli, che quei calzini minuscoli che scompaiono quest’anno festeggia i 150 anni dalla all’interno delle scarpe, il “pinocchiet- nascita del suo autore, Nicola Zingarelli to’, ossia il pantalone “alla pescatora” e (31 agosto 1860), è disponibile, oltre che il “tankini”, cioè il costume da bagno nel tradizionale volumone con cofanetfemminile costituito da slip più canot- to, anche in dvd-rom, per iPhone, iPad, ta. Sdoganata anche una serie di nuo- e iPod Touch. vi modi di dire, tra i quali “arcisicuro”, Rosa Coscia Una singolare tragicommedia di Dürrennmatt al Teatro Spontini Chi è senza peccato? La tesi è interessante. Nessuno è senza peccato, perciò tutti in qualche modo sono colpevoli, tutti hanno qualche scheletro nell’armadio, un segreto o una responsabilità mancata, un delitto piccolo o grande sulla coscienza. Se effettivamente è così allora chiunque può essere portato davanti ad un tribunale, essere sottoposto a giudizio e venire condannato. Gli avvocati difensori potranno sollevare obiezioni, trovare cavilli e ragionevoli dubbi, ma altrettante argomentazioni potranno presentare gli accusatori scavando in fondo a colpe vere, presunte o persino inconsapevoli. Un gioco crudele può essere dunque l’amministrazione della giustizia. È appunto quanto dimostra Dürrenmatt in un suo lavoro teatrale,“Die panne”, tradotto come ‘La notte più bella della mia vita’: un titolo di cui solo al termine si comprenderà il significato. Si era presentata lo scorso anno l’occasione di conoscere in una ‘commedia storica’ molto sui generis, ‘Romolo il grande’, questo autore di spiccata personalità che riesce a contaminare tragedia e commedia, storia e fantasia, verità e finzione; che pure, sfiorando l’assurdo e il grottesco, giunge ad argomentazioni ai confini della razionalità. Una logica surreale è sottesa anche in questo suo lavoro portato in scena il 16 gennaio al Teatro Spontini di Maiolati. È tratto da un breve romanzo di Dürrenmatt che per struttura e in qualche modo per contenuto richiama un famoso giallo di Agatha Christie: ‘Dieci piccoli indiani’, conosciuto anche in una doppia versione teatrale e cinematografica. Simile è la situazione. I personaggi agiscono isolati dal mondo, chiusi in un ambiente apparentemente accogliente, ma che diventa sempre più oppressivo e incombente tanto da non offrire più via di scampo. Come nel giallo poi anche qui viene intentato un singolare processo; non però a diversi personaggi, ma a uno solo del quale pure, sotto un’apparente onestà, verrà scoperta una disonestà che sarà condannata. Opportuno ricordare brevemente la trama. Costretto da un incidente d’auto ad una sosta forzata, un rappresentante di tessuti, Alfredo Traps, trova ospitalità presso la casa di un vecchio giudice. L’accoglienza è squisita. Viene offerta una lauta cena all’ospite, che però è invitato a sottoporsi ad un processo ‘per burla’, alla presenza di due avvocati, anch’essi ormai in pensione: un accusatore d’assalto, trasandato e agguerrito e un aristocratico difensore con velleità letterarie, compiaciuto delle sua aulica dialettica. A loro si aggiungono un cuoco nerboruto e minaccioso e una ‘nipotina’ del giudice, smancerosa e provocante. Un’esca erotica per il signor Trapp che accetterà lo strano gioco. L’imputato viene allora sottoposto ad un interrogatorio che si fa sempre più stringente e assillante finché egli, frastornato e invischiato, sotto l’effetto di abbondanti libagioni finisce per confessare quello che nemmeno lui consapevolmente conosceva: un delitto perfetto, cioè la morte tempo prima da lui indirettamente procurata del suo principale di cui aveva preso il posto. La rivelazione decreterà così la sua condanna a morte. E sarà un suicidio, con piena soddisfazione del vecchio giudice che al termine del processo dichiare- rà agli avvocati suoi complici di aver trascorso ‘la notte più bella della sua vita’. L’accusa alla giuria di crudeltà o di sadismo sembra sottintesa, ma potrà essere pronunciata dallo spettatore. Così il cerchio si chiuderà. Rendere credibile sulla scena una storia simile non è facile. Vi sono invece riusciti gli interpreti che, convinti e convincenti, hanno saputo tenere in piedi il fragile castello di carta costruito dalla logica estrema di Dürennmatt. Particolarmente impegnato l’impeccabile protagonista, Gian Marco Tognazzi. Finemente caratterizzati gli altri personaggi: Bruno Armando, Giovanni Argante, Franz Cantalupo, Lidia Giordano, Lombardo Fornara. La regia è di Armando Pugliese che ha reso visiva l’atmosfera severa e sinistra dell’ambientazione. Un’esperienza molto speciale per gli spettatori, quasi inconsapevolmente indotti a riflettere su questioni etiche di notevole spessore. Teatro esaurito, successo pieno e meritatissimo. Fotoservizio Augusta Franco Cardinali Nella foto: Al termine dello spettacolo, da sinistra, Bruno Armando, Gian Marco Tognazzi, Franco Cecchini e Signora, Lidia Giordano. 4 Interessate dimenticanze ed altrettanti turbamenti Chiudere Terre Elementari il bilancio Il tema della settimana qui in città – mi suggerisce un amico – è quello del bilancio del Comune che non si riesce a chiudere. L’immagine del chiudere mi suggerisce quella di una porta e la parola bilancio per la verità mi suggerisce solo quella di qualche pagina di partita doppia che conoscono bene i ragionieri. Nelle terre elementari il tema di cui sopra si può verificare come un tema preso in considerazione in due distinti modalità: quelle nei pressi delle edicole di giornali e quelle prossime o all’interno dei supermercati (alimentari –meglio). La prima modalità in cui viene svolto il tema è affidata agli uomini, esplicita e mirata a definire/ criticare/giustificare quello che si conosce dei conti del bilancio comunale. Conti espressi in tagli. Quanto si taglia alla cultura, quanto ai servizi sociali, quanto ai lavori pubblici etc. E l’immagine (un’altra) è quella del coltello affilato che porta via un pezzo di qualche cosa. Fa sempre male… E’ anche naturale che questa prima modalità preveda anche un serrato dibattito sugli sprechi. Tagli e sprechi descrivono bene l’elaborato del tema suddetto. La seconda modalità, quella dei supermercati è invece affidata alle donne, non giovanissime e ben disposte a dire ciò che pensano al momento del Voce della Vallesina attuALITà 30 gennaio 2011 passaggio (obbligato) alla cassa. Mentre si cercano di Riccardo Ceccarelli e sei mesi. Questa la notizia dimentile monetine da due centecata. E non mi sembra che il sig. Belsimi nel portamonete che Ce ne siamo dimenticati. Tanto non le castro fosse stato condannato per aver sta dentro lo scomparto più avevano dato eccessivo spazio, sia sulla rubato giuggiole o caramelle. Dicono nascosto della borsa capien- carta che in Tv. Era successo il 24 ot- che la giustizia funzioni. Per carità, è te, è allora che il toccare la tobre 2010 (ma non era il primo caso): un episodio. Ma significativo. Quattro moneta metallica fa sorgere tre ergastolani lasciati liberi per decor- anni e mezzo per scrivere e depositare alla mente la riflessione sul renza dei termini. Di uno degli ultimi una sentenza, con un ergastolano libecosto delle merci e sul fatto ro, ospitato ora in una casa di lavoro di che qualcuno in casa lavori Sulmona. Ma guai a dire che la giustipoco, sia in cassa integraziozia non funziona. I motivi sono sempre ne o sia in attesa dell’esito di “altri”, mai i magistrati. In genere funun concorso o di una seleziona, ma quando non funziona chi ne zione. Allora la discussione è il responsabile? Spesso nessuno. Mi è si avvia con la cassiera (se capitato di leggere una sentenza di un ben disposta) oppure con Tribunale, Prima Sezione Civile, che cachi aspetta dietro, nella edupovolgeva completamente una sentencata fila per pagare. Qui si za del primo Giudicante per “non aver tratta di riflettere sul prezzo adeguatamente valorizzato le risultanalto o basso, sullo sconto e ze dei documenti[…] dei quali aveva la sulle offerte della settimana, disponibilità”: praticamente – emetsul pesce surgelato e sul petendo la prima sentenza o ordinanza sce fresco, sul prosciutto o – quei documenti non erano stati letti sul grana o sui detersivi che o compresi. Pazienza, si può sbagliare, lavano sempre meno bene ma non con sentenze opposte su gli dell’anno passato. stessi documenti. Bastava leggerli. Non Tagli e sprechi lasciano il c’era bisogno di alcuna interpretazione. passo ad una misurata ras- (almeno sembra, ma non sarà l’ultimo, Il responsabile indicato nella seconda segnazione sul fatto che stiamone certi), ne è stata data noti- sentenza non ne risponde. Nel “mondo comunque per oggi la spe- zia il 27 dicembre scorso. Giuseppe della giustizia”, ma non solo, le giustifisa è fatta e che per domani Belcastro, condannato all’ergastolo cazioni si trovano sempre, spesso però bisogna sperare per il me- dalla Corte d’assise d’appello il 3 mar- sembrano cozzare contro il buon senglio. Magari che sia uguale zo 2006, per l’omicidio di Emanuele so e non di rado contro la razionalità, ad oggi, visto che giornali, tv Quattrone nell’agosto 1990 nel corso facilmente piegata – a norma di legge discutono a sufficienza di ta- di scontri tra cosche nella cosiddetta ! – da interessi non sempre chiari o che gli e sprechi. Guai, qui, nelle “faida di Sant’Ilario” nella Locride (Reg- tali appaiono ai più. Non dovrebbe esterre elementari, a chiudere il gio Calabria) per assicurarsi il predo- sere piegata la giustizia, almeno essa, bilancio: è come se si chiu- minio mafioso, è stato scarcerato an- ma così non pare. Ci sono “accanimendesse la porta alla speranza. che lui per scadenza dei termini, cioè ti” che magari fossero applicati a tutti i Alla cassa del supermercato, perché i giudici che dovevano scrivere reati o a ipotesi di reato. No, sono indiinvece, è meglio aprirlo, il bi- le motivazioni della sentenza e depo- rizzati solo in certe direzioni, applaulancio. Per modo dire, aprirlo sitarle, entro i 90 giorni previsti dalla dite, incoraggiate ed amplificate per alla speranza… legge, vi hanno impiegato quattro anni combattere battaglie che non attengoSilvano Sbarbati C’è in giro una forte dose di strabismo acquisito o congenito e tutto sommato compiaciuto. Tirare la giustizia dalla propria parte l’asterisco La Giornata della Memoria * di Giacomo Galeazzi Altro che bamboccioni Altro che “bamboccioni”.Gli italiani raggiungono l’indipendenza economica tardi, o almeno richiedono il mutuo per la prima casa dopo aver compiuto i 35 anni. A dirlo è Mutui.it, il comparatore online che ha analizzato oltre un milione di richieste di mutuo giunte negli scorsi mesi attraverso le pagine del sito. Chi vuole sottoscrivere un mutuo per la sua prima abitazione ha mediamente 36 anni, richiede un finanziamento pari a 160mila euro (pari al 75 per cento del valore dell’immobile che intende acquistare), è disposto ad impegnarsi per 25 anni con l’Istituto finanziatore e preferisce un tasso fisso (47 per cento del campione). L’analisi di Mutui.it ha potuto mettere in evidenza anche le differenze, notevoli, che si registrano in Italia nella sottoscrizione dei finanziamenti per l’acquisto della prima casa. In primis la durata media del mutuo, che nelle regioni settentrionali cresce di 10 anni rispetto alla media, arrivando a 35 anni. Mentre si è registrata una sostanziale uniformità nella richiesta di finanziamenti a rata costante (circa il 12 per cento del totale in tutta la Penisola), è emerso chiaramente che al Sud si preferisce la prudenza: oltre il 54 per cento di chi richiede un preventivo di mutuo lo fa per un finanziamento a tasso fisso. Sebbene anche nel Nord Italia la maggiore quantità di richieste si concentri su mutui a tasso fisso, va registrato come il tasso variabile raccolga quasi il 36 per cento delle preferenze; cinque punti percentuali più della media nazionale, sette più che al Centro Italia e addirittura undici rispetto a quanto non accada nelle regioni meridionali. Secondo Alberto Genovese di Mutui.it “l’acquisto della prima casa si conferma un momento topico della vita di ognuno, decisivo per l’ingresso ufficiale nell’età adulta. Pur nelle ovvie differenze territoriali, per tutti resta valida l’esigenza di confrontare più proposte per trovare la rata più conveniente. Mutui.it consente di confrontare in pochi minuti le migliori offerte di mutui on line presenti sul mercato, riducendo tempi di ricerca e di stress e garantendo le migliori opportunità per ciascun profilo”. Dall’indagine fatta da Mutui.it è emerso che gli importi più alti per l’acquisto della prima casa vengono richiesti in Trentino Alto Adige (191.000 euro in media) e, a seguire, nel Lazio (185.000) e in Valle d’Aosta (180.000). Decisamente più economici, per le banche, i finanziamenti per gli acquisti di immobili in Basilicata, Calabria e Molise; in queste regioni chi sottoscrive un mutuo prima casa richiede in media, rispettivamente, 136.000, 129.000 e 124.000 euro. Per non dimenticare Il 27 gennaio 2011 si celebra per l’undicesimo anno il “Giorno della Memoria”. Molti Stati hanno istituito un “Giorno della Memoria”: l’Italia, con legge 211 del 20 luglio 2000, lo ha fissato al 27 gennaio, giorno in cui, nel 1945, fu “liberato” il campo di sterminio di Auschwitz. In verità, molti altri ebrei d’Italia e d’Europa furono uccisi nelle settimane seguenti; ma la data della liberazione di quel campo è parsa più adatta di altre a simboleggiare la “Shoah” e, sperabilmente per sempre, la sua fine. Il “Giorno della Memoria”, dunque, commemora la “Shoah” ma nello stesso tempo vuole ricordare quanti, pur trovandosi in schieramenti diversi, ebbero il coraggio e la determinazione di opporsi a quel folle e disumano progetto di genocidio e non esitarono a proteggere in tutti i modi - in condizioni spesso disperate i perseguitati, anche a rischio della propria vita. “Shoah” è un termine ebraico che vuol dire “catastrofe”, “distruzione”, ed è ormai universalmente utilizzato per definire ciò che accadde agli ebrei d’Europa dalla metà degli anni Trenta al 1945, in particolar modo nel quadriennio finale, quando fu pianificato e rigorosamente attuato il progetto di totale e sistematica eliminazione della popolazione europea ebraica. Ricordare quelle vittime serve a mantenere viva la memoria delle loro esistenze e dell’assurdo motivo per cui furono troncate. Per scongiurare che mai più possano ripetersi simili tragedie, sono stati organizzati incontri, cerimonie e momenti comuni di rievocazione dei fatti e di riflessione (in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado), su quanto accadde allora agli ebrei nei campi di sterminio nonché ai deportati politici e militari italiani nei campi di concentramento nazisti. LE LACRIME DEI GIUSTI Le lacrime dei giusti salgono precocemente in cielo / e ridiscendono ad inondare il mondo Possono / farsi arcobaleno incontro al sole / irrorare il cuore con l’amore Oppure scivolare / sulla roccia senza cambiamento / finché il sole le riprenda con sé: Riserva preziosa / a dare vita al fiore… Le lacrime dei giusti / son del sole! Maria Giannetta Grizi no alla giustizia quanto ad altri settori non altrimenti abbordabili e passibili di affermazione schiacciante. Ma anche qui, guai a dirlo, anche se è sotto gli occhi di tutti. C’è in giro una forte dose di strabismo acquisito o congenito e tutto sommato compiaciuto. Tirare la giustizia dalla propria parte. Lo si sta facendo mentre si proclama la sua indipendenza da ogni altro potere. E sulla moralità si strattona anche il Papa che ne ha parlato per tutti e non solo per l’Italia e per le note vicende del capo del governo. Se queste non ci fossero state, nessuno sui media disgraziatamente avrebbe fatto attenzione al discorso del Papa, come è capitato per il recente suo parlare sulla libertà religiosa. Si parla del Papa e di quanto dice, per lo più solo se fa comodo, se può essere coniugato con le vicende italiane; si tenta di coinvolgerlo per quelli che sono certi interessi di parte, senza oggettivamente prendere in considerazione i contenuti del suo magistero e del suo pensiero. Il martellare continuo su certi temi crea un’opinione pubblica facilmente “turbabile” (a me sembra più morbosamente guardona), se poi il turbamento ha interpreti alti, la sua verità è incontrovertibile. Ciò non toglie che si debba esigere, e fortemente, “una maggiore sobrietà nei comportamenti in coloro che hanno particolari ruoli di guida e di autorità, una sobrietà che sia anche rigore morale nonché giuridico per quanti ne hanno un mandato specifico”. Senza lasciarsi andare a troppe volute dimenticanze. Anche per queste ci dovrebbe essere un dovuto turbamento, ma se nessuno ne parla, esso non esiste, non c’è. E tutto va bene, madama Dorè. notiziebrevi Una vita per l’Ebraismo Se ne è andata a 92 anni. Tullia Zevi era ebrea, ma laica; donna del dialogo e coraggiosamente presente, anche se in modo discreto, nello scenario politico del Paese. Una vita intensa, la sua: da bambina negli USA, poi il ritorno in Italia, nel ’46. Gli Ebrei la elessero all’unanimità a capo della comunità: non è usuale ma la scelta sembrava “obbligata” per il grande carisma che ella aveva. Era severa, rigorosa e risoluta: non risparmiò questa determinazione neppure quando criticò la Chiesa. Famosa rimane la sua polemica con Pio XII: “La Chiesa non prese nemmeno una ferma posizione contro lo sterminio”. Chiarezza e responsabilità Alla vigilia del Consiglio permanente CEI, il cardinale Bagnasco va a rapporto da Benedetto XVI: un’udienza, quella di sabato, segnata pure dalla necessità di fare il punto sulla vicenda del “caso Ruby”, per ricordare la linea della Chiesa su etica e morale “scarseggianti” nel nostro Paese ma, soprattutto, chiaro invito alla riflessione per la classe politica. Riguardo alla politica, poi, la presa di posizione della Chiesa è chiara e netta: niente “salti nel buio” e da evitare le elezioni “in un momento di crisi economica e difficoltà delle famiglie”. Lo tsunami tunisino In Tunisia la violenza è cessata ma pare che la situazione non si sia stabilizzata: forze sotterranee sembrano alimentare i colpi di coda di un regime che non intende rinunciare a un potere mafiosi e arrogante. L’onda di questa protesta si è spostata un po’ dappertutto nel Mahgreb ma è approdata pure in Europa: l’Albania vive ore di disordini, il premier Berisha è in difficoltà. A Tirana regna una calma apparente: le strade sono sgombre e le violenze finite, ma la contrapposizione tra destra e sinistra è sempre accesa. Ultime recenti voci sostengono che dietro a questa contrapposizione c’è la crisi greca che soffoca la ripresa e la Comunità Europea ha un problema in più… In Chiesa, con merito… Il Pontefice esorta al rigore: l’adeguata preparazione al matrimonio, cui fa appello Benedetto XVI, da un lato azzoppa le statistiche dei matrimoni religiosi dall’altro (era ora!) invita alla serietà: cioè al rispetto che si deve per il sacramento del matrimonio, in cui, guarda il caso, sono proprio gli sposi i ministri. Occorre un’azione pastorale, dice il papa teologo, che da una parte aiuti la prevenzione delle nullità matrimoniali, dall’altra restituisca il senso e la dignità al matrimonio, per scongiurare “un’ammissione scontata al sacramento, senza un’adeguata preparazione e un esame serio dei requisiti previsti per la sua celebrazione”. A cura di Oreste Mendolìa Gallino Voce della Vallesina Vallesina 30 gennaio 2011 5 Fisc: intervista a Zanotti, direttore del Corriere Cesenate e presidente della Federazione «Siamo giornali locali con sguardo globale» Francesco Zanotti, direttore del “Corriere Cesenate” (Cesena-Sarsina), è il nuovo presidente della Fisc (la Federazione cui fanno capo 188 testate diocesane) per il triennio 2011-2013. Eletto dal Consiglio nazionale riunito il 20 gennaio a Roma per la prima volta dopo la XVI assemblea nazionale dello scorso novembre, è il primo presidente laico a guidare la Federazione dalla sua costituzione, nel 1966. Rivolgendosi al Consiglio nazionale, il nuovo presidente ha espresso “gratitudine” per l’incarico affidatogli, ricordando i suoi predecessori, in mondo particolare don Giorgio Zucchelli che ha guidato la Fisc negli ultimi sei anni. Durante il Consiglio sono state rinnovate anche le altre cariche dell’esecutivo: don Antonio Rizzolo (“Gazzetta d’Alba”) vicepresidente vicario, don Bruno Cescon (“Il Popolo”, Concordia-Pordenone) vicepresidente, Francesca Cipolloni (“Emmaus”, Macerata) segretaria e Carmine Mellone (“Agire”, Salerno) tesoriere. Con Francesco Zanotti tracciamo alcune “linee d’impegno” della Fisc per il prossimo triennio. Zanotti, per la prima volta un laico alla guida della Federazione... Sono commosso, ma anche onorato per questo incarico. Tali sentimenti mi stanno accompagnando sin dal primo momento in cui si è profilato questo nuovo percorso per me. Ho in mente i tanti direttori sacerdoti, conosciuti in questi anni: figure straordinarie di educatori e maestri, ai quali devo tanto e che ho sempre guardato con stima. Mi piace ricordare quanto mi disse, circa 10 anni fa, uno dei primi presidenti della Fisc, don Giuseppe Cacciami: ‘Tu sarai il primo presidente laico della Fisc!’. Fu lungimirante! Così come lo sono stati nelle loro intuizioni anche gli altri padri fondatori della nostra Federazione: tra i tanti cito mons. Franco Peradotto, morto lo scorso primo novembre. Poi non dimentico i laici che fanno parte della storia della Fisc: Giovanni Fallani, con la sua ironia e arguzia, e Alberto Migone, dal pensiero profondo. A tutte queste persone sono infinitamente grato. Per questo sono convinto che è importante tornare alle radici della Federazione e valorizzare il cammino già percorso, con lo sguardo volto al futuro. Può tracciare un percorso ideale per il prossimo triennio? Un percorso ideale si può costruire attorno ad alcune parole chiave: proseguire, amici- zia, comunione ecclesiale, condivisione, pensiero e riflessione, responsabilità e speranza, umiltà. Prima di tutto è necessario proseguire nel solco dei fondatori e di chi ci ha preceduto. In secondo luogo l’amicizia, che è uno dei grandi pilastri della Federazione. Ancora, comunione ecclesiale, che è molto più di una sintonia d’intenti. Poi la condivisione: nella Fisc si condivide la vita, un tratto di strada da percorrere insieme. Quindi il pensiero e la riflessione, indispensabili per affrontare il presente e prepararsi al futuro. Altri tratti caratteristici sono la responsabilità e la speranza: la prima deve guidare il nostro lavoro, la seconda lo deve illuminare. Infine l’umiltà: chi vuole essere il primo si faccia servitore. I vescovi hanno dedicato questo decennio pastorale all’“arte dell’educare”. Su questa linea, che coinvolge anche i media cattolici, quale contributo specifico dai settimanali? Abbiamo un compito importante da giocare nei nostri territori, insieme all’agenzia Sir che fa parte della nostra storia. Siamo giornali locali con sguardo globale, cioè ci rivolgiamo a tutto l’uomo e ci occupiamo di tutto l’uomo, quello che vive accanto a noi e quello che opera oltre Oceano. Desideriamo offrire il nostro contributo all’arte dell’educazione con una lettura della realtà vista alla luce del Vangelo. I nostri giornali INTERNI DI CHIESE – La seicentesca chiesa di San Giovanni di Dio Chiesa dell’Ospedale: ieri, oggi, domani Forse qualcuno ricorderà che nella primavera passata avevo buttato giù una decina di articoletti su alcune facciate di chiese jesine dotate di (o a cui era possibile attribuire) un qualche “significato” e valore. L’idea era partita nel 2008 con una serie di ben 30 articoli sulla cattedrale per i suoi 800 anni. Ora mi permetto di proporre alla benevolenza di direzione e lettori la pubblicazione di modeste noterelle sugli “interni” di alcune chiese. Quelle, almeno, che pur in presenza di modifiche successive, hanno sostanzialmente mantenuto l’impianto unitario originale per ciò che riguarda soprattutto immagini ed iscrizioni. Specie quest’ultime (spesso illeggibili per collocazione e scarsa illuminazione) non sono lì per scopo decorativo, ma per aiutare i fedeli nella preghiera e nella consapevolezza del luogo in cui si trovano. Mentre altre considerazioni di carattere storico-artistico si possono ampiamente reperire nel volume “La chiesa di Jesi, tanta egregia e sublime arte” (2000). *** Cominciamo con la chiesa dell’Ospedale. Perché proprio da questa? Perché – mi sia consentito – non sono riuscito a resistere alla tentazione di appropriarmi di un piccolo scoop giornalistico, a costo di fare fin dall’inizio un’eccezione al programma sopra enunciato (cioè di badare solo agli “interni”). Degli amici infatti (che ringrazio vivamente) mi hanno passato il disegno originale del complesso ospedaliero, con al centro la mai realizzata facciata (ma si scorgono anche altre modifiche minori in tutto il complesso) della chiesa. Fu costruito fra il 1743 e il 1757 dal vescovo Fonseca, lo stesso che edificò l’attuale cattedrale. Senza tanti complimenti, oltre che col metterci del suo, requisì tutti i beni della confraternita di s. Lucia che possedeva e gestiva un ospedale, presumibilmente malandato, nei locali dell’attuale “vecchio seminario” (la retrostante strada si chiama non a caso “vicolo del Vecchio Ospedale”). Per l’epoca si trattava di una “costruzione grandiosa e all’avanguardia, a servizio di tutta la Vallesina, di gran lunga il migliore dell’intera Marca pontificia”. Da notare subito come la chiesa sia sal- damente al centro di tutto l’edificio, se- questo sopra l’abside si trova la citaziocondo il modello che Fonseca, venendo ne del salmo più breve e intenso (116): da Roma, aveva visto nel monumenta- “Omnes gentes laudate Deum/ Laudate le ospedale di S. Spirito in Sassia, non Deum omnes populi/ genti tutte lodate lontano da s. Pietro. La chiesa divide Dio, popoli tutti lodate il Signore”. Al due chiostri e due cameroni (le came- centro il quadro dove s. Giovanni di rette sono invenzione recente!), per la Dio (portoghese, 1495-1550, fondatonetta separazione fra uomini e donne. re dei frati suddetti) sostiene e raccoAl “piano di cima” si trovava l’appar- manda un malato alla Madonna con tamento del superiore e tredici celle Bambino. In capo porta una corona di dei Fatebenefratelli, cui fu affidata la spine: secondo una visione, gli fu pogestione del complesso. Il loro stem- sta dalla Vergine su incarico di Gesù. ma (melagrana sormontata da croce) A destra l’angelo Raffaele: ha in gremsi ritrova tuttora sui portali in pietra. bo dei pani, indica il santo e guarda gli Permettetemi quest’annotazione: fa un astanti, forse a sollecitare il loro aiuto certo effetto il confronto con gli ospe- a questa istituzione caritativa. Lungo la dali di oggi, che non hanno certo delle navata sono collocate quattro cappelle: “chiese”, ma semmai delle striminzite quella del Crocifisso (sopra la scritta “cappelle” da cercare col lanternino. Al- Crucifixus pro nobis), quella di s. Lucia tri contesti, certo, eppoi erano tempi e (Ora pro nobis), che contende al sanluoghi dello Stato del papa, quando il to lusitano il titolo della chiesa e la cui cristianesimo aveva anche il monopo- omonima confraternita ha sede nell’attilio dell’assistenza. Ma lasciatemi ag- gua sala. Le altre due cappelle sono stagiungere un altro possibile significato: te modificate in tempi recenti: in una si collocare al centro l’edificio sacro po- trova la grotta di Lourdes (con citazioni teva anche voler dire che la persona è dell’inno Tota pulchra) e nell’altra l’orunitaria, e che il “tenere su” lo spirito mai in disuso battistero, con sovrastancon un pizzico di fede e di preghiera te quadro di s. Anna, protettrice delle poteva giovare anche al corpo (non si partorienti (ora pro nobis beata Anna), parla oggi di malattie psico-fisiche?). probabilmente voluto dalle omonime Proviamo dunque ad entrare nella suore succedute ai Fatebenefratelli. Nel chiesa. Si tratta di una struttura a pian- complesso, si tratta di una chiesa armota centrale, comune nel sei-settecento, niosa, purtroppo disturbata da una indominata al centro da una cupola, di- congrua illuminazione sia naturale (per visa all’interno in otto vele dove sono la chiusura di alcune finestre) che artifiaffrescati altrettanti angeli festanti. Nel ciale. Piuttosto infelice anche l’affrettata bordo inferiore corre la scritta “Venite (1967) sistemazione del presbiterio alla ad me omnes qui laboratis et onerati liturgia conciliare. Non sappiamo cosa estis et ego reficiam vos / venite a me voi ne sarà di questa chiesa quando sarà tutti che siete affaticati e oppressi ed io chiuso l’ospedale. Speriamo che la forte vi ristorerò” (Mt 11,28). Dove è eviden- devozione della gente per la “santa degli te l’invito ai principali fruitori di questo occhi” la preservi da maldestre destinaluogo (i malati) a sperare, oltre che nei zioni. medici, “anche” nel Signore..! Forse per Don Vittorio Magnanelli sono strumenti della comunicazione sociale aperti alla speranza, che danno voce a chi non ha voce, che raccontano le storie della gente. Siamo voce di quel popolo che di solito non fa notizia sui grandi media. È nel nostro dna, fa parte della storia delle nostre comunità locali. Dobbiamo educarci ad avere uno sguardo attento sull’uomo, consapevoli che dietro a ogni notizia ci sono sempre delle persone. E la persona, immagine di Dio, è il massimo bene. Le nuove piattaforme tecnologiche stanno modificando radicalmente il modo di fare informazione. Quale futuro per i settimanali diocesani? La sfida delle nuove tecnologie c’interpella. Circa la metà dei nostri giornali è dotata di un sito Internet; alcuni sono esclusivamente on line e altri vi arriveranno. Nel messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali del 2009, il Papa ha definito Internet un grande dono per l’umanità. Per i settimanali è una frontiera dalla quale non si può prescindere. Abbiamo il dovere di sfruttare quanto la tecnica ci mette a disposizione, senza per questo abdicare a uno spirito critico verso un utilizzo spesso fuorviante dei new media. I giornali di carta avranno sempre un loro ruolo, ma le forme di utilizzo cambieranno, forse anche molto velocemente. Non possiamo farci trovare impreparati. a cura di Vincenzo Corrado nella foto, Francesco Zanotti e Carlo Cammoranesi, nel corso della riunione dei direttori dei settimanali diocesani che si è svolta a Jesi lo scorso 10 settembre. Patrizia Balducci al Palazzo dei Convegni Una pittrice marchigiana naif Casolari di campagna isolati, seminascosti da una soffice coltre di neve. Sono le prime immagini che si offrono allo sguardo del visitatore all’ingresso di una mostra, allestita al Palazzo dei Convegni, da Patrizia Balducci, pittrice fabrianese appropriatamente definita ‘una naïf del terzo millennio’. È l’inizio di un percorso episodico che si snoda attraverso tutta la galleria, forse intenzionalmente suggerito dalla curatrice della mostra, Simona Cardinali. Ci si addentra successivamente ‘Oltre la neve’ e si scoprono poco a poco altre forme, figure, visioni. La neve si è sciolta ed ecco l’interno di una casa di campagna spalancata alla luce: una scena familiare, una massaia laboriosa, bambini gioiosamente raccolti intorno alla tavola. Poi, all’aperto, contadini e artigiani tranquillamente intenti al loro lavoro in una pace agreste. C’è altro ancora oltre una simile, semplice realtà. Ci sono i sogni e le fantasie che la natura suggerisce; turbini di foglie e folate di vento, spiriti della terra e dell’aria, cieli di pianeti favolosi e abissi azzurri, sirene e fanciulle dai lunghi capelli fluttuanti. Infine ci sono gli angeli, immaginati oltre ogni altra forma terrena; non assorti in preghiera o ieratici, ma graziosi, paffuti, allegri come scugnizzi. Il mondo di Patrizia Balducci è questo, genuino e spontaneo, denso di colore e di vita. Lo si può intendere come un invito ad allontanarsi, non diversamente da lei, dalla confusione assordante della città e dal vuoto esistenziale che in essa è racchiuso; per riscoprire in fondo, a contatto con la natura, la parte migliore di noi stessi. Fotoservizio Augusta Franco Cardinali La mostra ‘Oltre la neve’ è stata organizzata dall’Associazione Culturale Marche Atipica, patrocinata dal Comune di Jesi, dalla Provincia di Ancona Assessorato all’Agricoltura e dalla Confagricoltura. É sostenuta da Banca Marche, Agriturismo Gocce di Camarzano, Airforce Made in Fabriano e Cantina Cavalieri. L’architetto Riccardo Bucci ha realizzato un impianto di allestimento eco-compatibile con un innovativo materiale ignifugo interamente riciclabile. Il catalogo, di Simona Cardinali, è stato stampato da Creative Project. La mostra resterà aperta fino al 30 gennaio. 6 jesi: il 27 gennaio Trapanese al circolo cittadino la nostra voce Interlocutori culturali cuni Soci e loro amici. Tutto ciò al fine di proporsi come interlocutori culturali, anche nei confronti della realtà locale. Seguiranno altri incontri che toccheranno svariati argomenti come la Matematica ed i suoi paradossi, i frattali, la storia locale, la musica e la letteratura. Il calendario degli appuntamenti proseguirà fino al 7 aprile. Nell’ambito delle attività culturali promosse dalla Commissione Cultura del Circolo Cittadino di Jesi, giovedì 27 gennaio alle ore 18, presso la Sala del Lampadario, lo scrittore e giornalista RAI Giancarlo Trapanese presenterà due suoi libri: “Sirena senza coda”, scritto a quattro mani con Cristina Tonelli e “Ascoltami”, ultima fatica letteraria dello scrittore. L’incontro con Giancarlo Trapanese rappresenta l’inizio di una serie di proposte messe a punto dalla Commissione Cultura del Circolo Cittadino di Jesi sostenuta con forza dal Consiglio Direttivo del Sodalizio e animata con passione da al- Voce della Vallesina psicologia e società 30 gennaio 2011 Giancarlo Trapanese, scrittore, giornalista professionista, vice capo redattore della sede Rai per le Marche, professore a contratto di Teoria e tecnica del linguaggio radiotelevisivo presso Scienze delle Comunicazioni - Università di Macerata ( A.A. 2008-2009). Nato ad Ancona nel 1954, risiede a Numana. Sposato, due figli, ha diretto all’inizio della sua carriera due televisioni private: Tv Marche ed Rtm Recanati. Ha lavorato a Roma per il settimanale Qui Notizie e collaborato con il Resto del Carlino, per poi passare al Corriere Adriatico dove è stato capo servizio della redazione di Macerata per 5 anni, e poi responsabile degli interni esteri prima di essere assunto in Rai nel 1987. Successo dei concerti di Natale e dell’Epifania L’Aurora: la banda che unisce due paesi di No, noi non siamo così! Finalmente questi giorni ne ho sentiti tanti che dicono di non farcela più a sopportare tanta meschinità: la pretesa di essere sempre nel giusto e il pensiero costante che solo lui ha ragione e tutti gli altri hanno torto. Non possiamo più reggere un capo di governo che non ha il coraggio di guardare in faccia la realtà. Sua e del popolo che, a suo tempo, l’ha chiamato a governare. Tutto ha un limite, ci diciamo. Perfino l’indecenza. Ma il peggio, secondo me, lo esprimono quelli che gli stanno intorno. Coloro, cioè, che lo sorreggono e lo puntellano con i loro sorrisi e i loro battimani. Capisco che lo fanno perché sono consapevoli che senza di lui si ritroverebbero fuori dal palazzo e dovrebbero, così, rinunciare a tutti quei vantaggi e privilegi di cui ora usufruiscono. Perfino i suoi avvocati, fatti eleggere in parlamento, sono capaci di dimenticare la loro funzione pubblica di parlamentari - quindi di cittadini che devono curare l’interesse di tutti i cittadini - e si mettono a giocare sui cavilli della legge pur di puntellare un primo ministro umanamente e politicamente terremotato. Ma, tant’è, lui li paga per questo. Lo stipendio di parlamentare, però, non glielo diamo per tutelare i suoi interessi. Così mi sembra. Mah, dicono che non ce ne dovremmo meravigliare. In fondo ha solo portato in parlamento i suoi avvocati: prima di lui un altro ‘imperatore’, sempre a Roma, aveva fatto nominare senatore il suo cavallo! Vi ricordate? Federico Cardinali mini onesti, si farebbe a gara a fuggire il comando, esattamente come oggi si fa a gara per averlo”. Non è un giornalista di sinistra che ha scritto queste parole, ma un vecchio maestro, vissuto 2400 anni fa. “E in tale società - continua - sarebbe finalmente chiaro che il vero uomo di comando non è quello naturalmente portato alla ricerca del proprio tornaconto, ma quello che cerca il vantaggio dei suoi cittadini”. Sono parola di Socrate, un uomo che ha saputo affrontare anche un processo ingiusto e un’ingiusta condanna, in nome dell’onestà e del suo onore. E del rispetto delle leggi. Altre volte ci siamo soffermati a riflettere sul triste spettacolo che danno di sé certi uomini della politica. Ci siamo anche detti che, se loro sono così, ciò dovrebbe farci riflettere su come siamo noi che li abbiamo eletti. Questo pensiero, certo, rimane in tutta la sua validità e in tutto il suo peso per le nostre coscienze. Ma adesso, superati tutti i limiti della decenza, non possiamo più riconoscerci come loro. Certi analisti delle relazioni sociali, sociologi, psicologi, dicono che il nostro capo del governo incarna l’ideale del maschio italiano medio. Ricco, pieno di donne, uomo di successo, al di sopra di ogni legge e di ogni norma morale. E sostengono, costoro, che tutti gli italiani vorrebbero essere come lui. addormentati, pronti a bere tutto quello che le infinite televisioni ci raccontano. A fare nostri i modelli di vita che ci propongono. Con una donna che vale solo se giovane, bella, sufficientemente cretina e subito pronta al richiamo del maschio potente e ricco. E un uomo il cui valore si misura sulla base del numero di zeri del suo conto in banca e del numero delle donne che si porta a letto. Ma la vita non è Beautiful! La vita vera è quella di chi si alza al mattino e si ritiene fortunato se può andare a lavorare. È la vita di chi deve sottoporsi al ricatto del ‘padrone’ di turno per conservare il posto di lavoro. Quella di una donna che deve fare miracoli perché lo stipendio possa coprire anche la quarta settimana. La vita di chi deve affrontare una malattia, la vecchiaia, la solitudine, la perdita di una persona cara. La vita di un giovane che non riesce a trovare uno straccio di lavoro che gli permetta di farsi la sua strada, di mettere in piedi una famiglia. Noi siamo questi. Noi, le persone comuni. Quelle che cercano di vivere nell’onestà e nel rispetto reciproco. Come cittadini e come uomini e donne. Dov’è in tutto questo il nostro capo del governo, colui che dovrebbe essere il vero uomo di comando (…) quello che cerca il vantaggio dei suoi cittadini? Dove sono i suoi ministri? Quale paese guardano i loro occhi? Che diremmo di un padre che, invece di fare il suo lavoro e di occuparsi, insieme a sua moglie, della loro famiglia, impegnasse tutto il suo tempo nel gioco o nei suoi hobby preferiti? Un’obiezione. Ma può uno psicologo dire tutto questo? O non sta facendo, ora, un uso improprio del suo spazio su questo giornale, in una rubrica di psicologia? Io credo che uno psicologo non può e non deve dimenticare che la sua scienza non può limitarsi allo studio dell’uomo isolato in un laboratorio. È l’uomo concreto, quello che deve fare i conti con la vita di tutti i giorni, che ha bisogno dell’aiuto delle scienze umane, come la psicologia e la medicina. È anche la fatica di vivere il quotidiano che ti porta a non dormire la notte o a litigare con la moglie o i figli. La psicologia ci aiuta ad aprire gli occhi per accorgerci che i modelli che la società offre ai nostri ragazzi per costruire la propria identità, quindi la propria scala di valori, vengono da chi ha in mano gli strumenti del potere. Economico e mediatico. Da chi ha in mano il potere di far funzionare, o bene o male, la nostra scuola. Dai nidi all’università. Infine anche come cristiani, come popolo di Dio (= chiesa), abbiamo una grossa responsabilità. Non possiamo non prendere posizione di fronte a certe situazioni. Proprio la settimana scorsa riflettevamo insieme su quanto sia facile per le religioni scivolare nel compromesso con il mondo della politica. Questa è una buona occasione per evitarlo. Grazie a Dio alcune voci significative si sono già fatte sentire. Noi, qui, uniamo anche la nostra. Un gruppo giovane ed affiatato, la passione per la musica e l’impegno e la professionalità dei trentacinque musicanti, sono stati gli ingredienti delle due splendide serate che il corpo bandistico L’Aurora di Castelplanio e Poggio San Marcello ha offerto al suo pubblico in occasione delle festività natalizie appena trascorse. La sera di Natale, come ormai da tradizione, la banda si è esibita in concerMah, lasciamoli pure in to nel teatro comunale di Castelplanio. Il numeroso pubquesta convinzione. È vero blico ha applaudito con entusiasmo brani classici come La Gazza Ladra di Rossini, Voices of Spring di Strauss “Se ci fosse una Città di uo- che certe volte sembriamo e il Va pensiero di Verdi. Inoltre la banda ha eseguito pezzi tradizionali natalizi arrangiati per orchestra quaChi vuole scrivere allo psicologo può farlo o per e-mail ([email protected] o [email protected]) li White Christmas e Christmas Day, We are the world o per posta a Voce della Vallesina - colloqui con lo psicologo - P.za Federico II, 8 - 60035 JESI di Micheal Jackson e El Bimbo di Claude Morgan. Non potevano mancare per l’occasione brani anni ’60 come Mack the knife e I will follow him (Chariot). Molto apprezzato dal pubblico anche il pezzo Italo Pop Classic, un mix dei più noti brani della musica pop italiana quali Sarà perché ti amo, Azzurro e Gloria. Ultima esibizione in programma il bizzarro Barnyard Bagatelle, meglio conosciuto come La vecchia fattoria. Qui i musicanti hanno alternato le note degli strumenti con i versi degli animali. Il concerto è stato poi replicato la sera prima dell’epifania a Poggio San Marcello presso la chiesa di San Nicolò. Entrambe le serate hanno visto l’intervento dei sindaci di Castelplanio e Poggio San Marcello, rispettivamente Luciano Pittori e Tiziano Consoli, i quali nei loro discorsi hanno messo in evidenza l’importanza del corpo bandistico, dal punto di vista musicale ed associativo. La banda L’Aurora nasce nel 1986 fondata dall’allora sindaco di Castelplanio Cardinali assieme al maestro Aurelio Cantiani. Negli anni successivi viene diretta dal maestro Gabriele Bartoloni mentre dal 1999 dal maestro Michele Quagliani. Oltre ad eseguire i tradizionali concerti natalizi presta il suo servizio in occasione di feste religiose e sagre paesane sia nei paesi di appartenenza che nei paesi limitrofi. Ha partecipato a vari raduni di bande come quello di Atessa e quelli organizzati dall’Anbima nel parco giochi di Mirabilandia. Fabrizio Filippetti Voce della Vallesina LA CHIESA LOCALE IL DIARIO DEL VESCOVO GERARDO Giovedì 27 gennaio Ore 16.30: Rosora, Villa Celeste, S. Messa con ospiti anziani Ore 18.30: Seminario, Incontro di Formazione per Diaconi e Aspiranti Diaconi Venerdì 28 gennaio Ore 17,30: Aula Magna Fond. Colocci, Tavola Rotonda su “Crisi del Lavoro” Ore 21: Chiesa dell’Adorazione, Veglia di preghiera per la Pace Domenica 30 gennaio Ore 11.15: Parrocchia San Paolo di Jesi, S. Messa nella festa del Patrono Ore 15.30: Loreto-Montorso, Lectio Divina, incontro organizzato dal CRV Ore 21: Seminario, incontro con i partecipanti ai Corsi di Cristianità Lunedì 31 gennaio Ore 16: Università degli adulti Martedì 1° febbraio ore 15-19. Il Vescovo riceve in Duomo (sacrestia) senza appuntamento per colloqui, confessione, direzione spirituale Mercoledì 2 febbraio Ore 17.30: Monastero delle Clarisse, Vespro e S. Messa con la partecipazione dei Religiosi della Diocesi Giovedì 3 febbraio Ore 18.15: Biblioteca Diocesana, incontro con don Severino Dianich Venerdì 4 febbraio Ore 19: Incontro di formazione con i futuri Ministri Straordinari della Comunione Domenica 6 gennaio Ore 9.30: Loreto, Convegno su “Pastorale integrata ed educazione” Ore 15.30: Giornata della Vita, Convegno-Testimonianze c/o S. Nicolò Ore 18.30: Cattedrale, S. Messa con i bambini e famiglie nella Giornata per la Vita Ore 21: Incontro a carattere vocazionale Pellegrinaggio in Polonia Nel 70° anniversario della morte di San Massimiliano Kolbe, la parrocchia jesina a lui dedicata organizza un pellegrinaggio in Polonia, dal 27 giugno al 5 luglio 2011, in pullman. Il viaggio sarà però l’occasione per la visita dei luoghi che ci ricordano i due estremi del secolo scorso. Massimiliano Kolbe e Giovanni Paolo II sono l’espressione massima del bene; Auschwitz quella del male assoluto. Da una parte infatti Massimiliano Kolbe offre la vita per il proprio fratello e Giovanni Paolo II è stata la figura del bene. Dall’altra i lager nazisti insieme ai gulag sovietici costituiscono il male assoluto realizzato durante quel secolo: hanno riportato in Europa la schiavitù, dopo molti secoli. f.c. Quota di partecipazione (minimo 40 pers.) € 885,00 cd. - Iscrizioni entro il 31 marzo. Chi volesse partecipare è inviato a rivolgersi alla parrocchia di san Massimiliano Kolbe: ogni giorno dalle ore 8,30 alle ore 10 e dalle ore 19 alle ore 20; il sabato dalle ore 9 alle ore 12,30. Organizzazione tecnica a cura dell’Agenzia di viaggi e turismo Frasassitours di Serra San Quirico. Settimanale di ispirazione cattolica fondato nel 1953 vita ecclesiale Parola di Dio 30 gennaio 2011 7 30 gennaio 2011 - quarta domenica del tempo ordinario Per Gesù, il vero povero è chi non è egoista Dal Vangelo secondo Matteo (mt 5,1-12a) In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnare loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli». Commento Il discorso della montagna, di cui questo brano è l’inizio, è rivolto a tutti quelli che scelgono di andare dietro a Gesù, di diventare suoi discepoli. Non siamo di fronte ad un comportamento razionale e universale, ma a quello del discepolo del Regno di Dio che, seguendo Gesù, impara a valutare le cose e le situazioni in un’ottica nuova. Il luogo ove avviene tale discorso è la montagna, perché essa è separata dalla vita quotidiana e adatta alla rivelazione. Tale discorso è la carta costituzionale del nuovo popolo di Dio, che Gesù viene a formare. Mi fermerò sulle frasi: Beati (in greco: makàrios) i poveri in spirito; e: Rallegratevi (in greco: kàiro) ed esultate (in greco: agalliàomai). Beati i poveri in spirito… La traduzione più aderente all’originale sarebbe: Beati i poveri nello spirito. La parola makàrios equivale alla possibilità di sperimentare il massimo della felicità. Tutti vanno in cerca della felicità, ma dove la si può trovare sul serio? Nella povertà. Il suo significato profondo non è possedere o non possedere dei beni materiali, ma non mettersi a loro servizio, non farne degli idoli e usarne, secondo i valori evangelici, per acquistare i beni celesti. La povertà evangelica possiamo paragonarla al raspo del grappolo d’uva. Senza questo tessuto vegetale i chicchi d’uva cadrebbero a terra e non si maturerebbero, quindi andrebbero persi e non produrrebbero il buon vino. Il raspo potrebbe sembrare inutile e invece è essenziale perché il frutto possa trasformarsi in vino. Ciò vuol dire che il discorso delle beatitudini parte dal punto centrale, che è la povertà evangelica, per far scendere da esso tutte le altre beatitudini. Se non si impara a distaccarsi o, meglio, a usare le realtà terrene come mezzo per vivere questa nostra esistenza sulla terra, si va verso il vero fallimento. Il vero povero per Gesù Cristo è chi non mette al centro della propria vita se stesso, l’egoismo, ma sa che prima di tutto c’è un Dio che è Padre e che, insieme ai nostri genitori, ci ha dato la vita. Per cui il vero povero si rapporta a Dio con lo stile di san Francesco d’Assisi: costui chiede a Dio solo il perdono dei peccati e poi lo loda, lo ringrazia, lo benedice per tutto quello che ha, dalla vita fisica alla vita di fede. Di fronte a questa prospettiva meravigliosa della vita, come mi rapporto? Rallegratevi ed esultate… Se andiamo alla radice greca dei due verbi, ci accorgiamo subito che sono termini tipici che Dio prima, per mezzo dell’angelo, rivolge a Maria nel momento dell’Annunciazione (Lc 1,28); poi, come radice della parola esultanza, la stessa Elisabetta pronuncia incontrandosi con Maria nella sua Visitazione: «Appena la voce del tuo saluto mi giunse all’orecchio, il bambino danzò con esultanza nel mio grembo» (Lc 1,44). Tutto ciò porta a questa conseguenza: se uno accetta la novità del regno che Gesù annuncia e si comporta come lui, nel costruire la vera pace, riceve la promessa di una gioia limpida e profonda. Però costruire la pace è un’azione difficile che richiede sacrificio e dono di sé. Chi sarà in grado di portarla avanti fino al compimento? Solo chi ha trovato in Cristo e nel regno di Dio una sorgente inesauribile di gioia che lo libera dalle sue preoccupazioni e dal suo egoismo. La gioia piena si raggiunge al termine della vita cristiana, ma inizia ora, su questa terra. Solo chi ha sperimentato la gioia di essere amato da Dio, chi ha accolto con stupore la chiamata di Gesù e lo segue con riconoscenza, solo questi sarà in grado di fare della sua vita un dono disinteressato, cioè quello che le beatitudini gli chiedono. La speranza della beatitudine futura è già fonte di vera e propria felicità, perché questa speranza è già in Cristo, ha le sue radici in lui. Di fronte a questo dono di Dio, come reagisco nella mia vita di fede? P. Silvio Capriotti ofm Gruppo Giovani CPP di Castelbellino, Pianello Vallesina e Pantiere Le suore raccontano san Francesco ai giovani Nei giorni 7, 8 e 9 gennaio 2011, noi ragazzi del Gruppo Giovani CPP (Castelbellino, Pianello Vallesina e Pantiere) abbiamo trascorso il camposcuola invernale all’Oasi Santa Chiara di Pollenza (Mc), ospitati dalle suore clarisse. Quello delle clarisse è un ordine monastico claustrale, le cui religiose si dedicano prevalentemente alla preghiera contemplativa. Durante i tre giorni, le suore ci hanno raccontato le ragioni della loro scelta di vita, così radicale da ascoltare la voce del Signore trascorrendo il resto della vita terrena dentro le mura del loro convento. Grazie alle sorelle abbiamo poi approfondito la figura di San Francesco d’Assisi (patrono d’Italia) e la sua esperienza prima e dopo l’estrema scelta di vita e di fede. Le suore ci hanno raccontato alcuni episodi: la ricostruzione della chiesa di San Damiano, le stimmate, l’incontro con il lupo di Gubbio, rivelando quanto male, cattiveria e crudeltà (simboleggiate dall’animale) noi persone possiamo causare nel mondo. E come tutto questo può essere sconfitto con l’Amore verso il prossimo, come ha mostrato Francesco e, prima di lui, Gesù Cristo. Dopo aver riflettuto sulle esperienze di San Francesco, ognuno di noi scriveva, la sera, la sua mappa della vita, ripercorrendo le tappe e gli episodi più importanti vissuti fino ad oggi. È stato un forte momento di analisi interiore e di condivisione. Nella mattinata conclusiva del 9 gennaio, le suore ci hanno regalato il TAU, simbolo di un impegno di vita nel seguire le tracce di Piazza Federico II, 8 - 60035 Jesi An Telefono 0731.208145 Fax 0731.208145 [email protected] www.vocedellavallesina.it c/c postale 13334602 Direttore responsabile Beatrice Testadiferro • Proprietà Diocesi di Jesi • Registrazione Tribunale di Ancona n. 143 del 10.1.1953 • Composizione grafica Giampiero Barchiesi • Stampa Galeati Industrie Grafiche, Imola www.galeati.it • Spedizione in abbonamento postale • Abbonamento annuo 35 euro - di amicizia 50 euro - sostenitore 100 euro • Tutti i diritti riservati • Esce ogni mercoledì • Associato alla Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) • Comitato di redazione: Vittorio Massaccesi, Giuseppe Quagliani, Antonio Quaranta, Antonio Lombardi Ai sensi dell’articolo 13 del D. Lgs 196/2003 (Codice privacy) si comunica che i dati dei destinatari del giornale sono contenuti in un archivio informatico idoneo a garantire la sicurezza e la riservatezza. Saranno utilizzati, salvo divieto espresso per iscritto dagli interessati, oltre che per il rispetto al rapporto di abbonamento, anche per proprie attività istituzionali e per conformarsi ad obblighi di legge. Gesù Cristo, povero e crocifisso. Vivendo insieme questa intensa esperienza, siamo rimasti colpiti soprattutto dal coraggio e dalla felicità con cui sia San Francesco, sia le suore hanno detto di sì al Signore, dedicandosi totalmente a Lui. Noi educatori del Gruppo Giovani CPP ringraziamo tutte le suore che ci hanno ospitato in questi 3 giorni ma, soprattutto, i nostri MAGNIFICI ragazzi, che hanno realizzato e vissuto con entusiasmo questo camposcuola. Una ragazza ha commentato così il senso dei tre giorni e dell’esperienza di gruppo: «Bello, bello, bello, bello!!! Il CPP non delude maiiiiii!». Gruppo Giovani Cpp 8 Voce della Vallesina in memoria 30 gennaio 2011 Parrocchia “San Francesco d’Assisi”: associazione “Apostolato della Preghiera” Pregare per la salvezza del mondo crisi di gelosia 12 “Io non je digo proprio niente! - Rispose Colomba - Fino a prova contraria la chiesa è de tutti e ce pole venì’ tutti.” “Fa’ come te pare. Te, però, adesso l’ sai: sci c’è quella capisciona, io non ce vengo più. Te sta bè’? E, po’, sci te sta bè’ è cuscì e sci non te sta bè’ è cuscì lo stesso!” “Farai quel che te pare: miga podremo sta’ tutti a ricasco tua!” Per far arrabbiare a Colomba ce ne voleva, ma Lea c’era riuscita, perché aveva messo la questione sul ricatto e questo le aveva fatto perdere il lume della ragione. Il motivo era stato questo: Irene e Angelo, all’inizio, s’erano molto meravigliati dello spirito di iniziativa della gente di San Martino. Poi s’erano incuriositi e la domenica successiva erano tornati per vedere quel che succedeva. Vista com’era andata la cosa, c’erano ritornati e ritornati ancora: del resto dalla città a San Martino c’erano appena 14 chilometri… Col trascorrere dei mesi c’erano tornati talmente tante volte che erano diventati quasi di casa: avevano conosciuto le persone e s’erano fatti conoscere. Una domenica, finito lo rosario, visto che quella sgrinfia di Beatrice (testuali parole di sua nonna Teresa) non s’era presentata, Irene si offrì per leggere il vangelo. Quella domenica c’era un vangelo facile-facile: quello del buon samaritano, per intenderci. Appena terminato di leggere, ad Irene venne spontanea una espressione: “Bello, vero?” E si rimise al suo posto. L’aveva detto, però, guardando sugli occhi quella venticinquina di persone che stavano in chiesa e… sarà stato perché Irene aveva letto proprio bene; sarà stato per quello sguardo improntato ad incoraggiamento; sarà stato per quel che sarà stato, come uno scroscio d’acqua la gente cominciò ad intervenire: “Magari tutti ce podessimo ‘judà’ come ha fatto quello…” Attaccò Teresa. “Sci tutti facesse cuscì, saria ‘l paradiso.” Proseguì Piniuccia. “Però anche nuantri, nel piccolo nostro, qualchiccó’ famo. - Disse Colomba indicando a Pinuccia, la figlia di Teresa Lia, per esempio tutte le ‘olte che va a Poggio San Paolino có’ la maghina, me domanda sci ho bisogno de niente…” “Sci è per questo, allora, io a Enzo l’ho da ringrazià’ per finché campa: quella notte che m’è stado male mi’ marido…” E per fortuna che oramai s’era fatta mezz’ora dopo mezzogiorno, sennó ce se podea sta’ fino a notte, con tutti i fatti che ognuno voleva raccontare. E i fatti è fatti: uno ne tira dietro ‘n antro e po’ ‘n antro…. La cosa di per sé era stata ‘na cosa bella, ma Lea non la digerì; anzi: j’era gida per traverso propio! Don Maurizio Settimana per l’Unità dei Cristiani Ogni anno, dal 18 al 25 gennaio, le diverse confessioni cristiane promuovono la ‘Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani’. Si tratta di un appuntamento che coinvolge cattolici, protestanti, anglicani, ortodossi, evangelici di tutto il mondo nella preghiera e nella comune testimonianza di fede. La chiamata all’unità quest’anno giunge alle chiese di tutto il mondo da Gerusalemme, la chiesa madre. La preghiera per la Settimana dell’unità dei cristiani 2011 è stata infatti preparata dei cristiani di Gerusalemme, che hanno scelto come brano la pericope degli Atti degli Apostoli 2, 42-47 da cui il tema della Settimana riprende il primo versetto “Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere”. Duemila anni fa i primi discepoli di Cristo riuniti nel Cenacolo a Gerusalemme vissero l’esperienza dell’effusione dello Spirito Santo a Pentecoste, e furono uniti insieme come corpo di Cristo. È proprio in quell’evento che i cristiani di ogni tempo e di ogni luogo riconoscono la propria origine di credenti. Il tema della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani del 2011 è un richiamo alle origini della prima chiesa di Gerusalemme, una chiamata a rivivere il tempo in cui la Chiesa era ancora unita. Le chiese di Gerusalemme esortano difatti tutti i cristiani a riscoprire i valori che tennero uniti i primi cristiani di Gerusalemme quando essi rimasero fedeli all’insegnamento degli apostoli, alla comunione fraterna, allo spezzare il pane insieme alla preghiera. La testimonianza al Vangelo della chiesa di Gerusalemme e la sua lotta contro la disuguaglianza e l’ingiustizia ci ricordano che la preghiera per l’unità dei cristiani non è separabile dalla preghiera per la pace e per la giustizia. Giordano Maria Mascioni Si può essere missio- parizioni a Santa Margherita Maria Alaconari e apostoli restan- que. do nella propria terra: A Jesi, la comunità di san Francesco d’Assicosì pensava il padre si con alcuni soci dell’Apostolato della Pregesuita Saverio Gau- ghiera si è riunita nella chiesa parrocchiale il trelet, che nel 1844 a “primo venerdì” del nuovo anno per celebraVals, in Francia, intuì re l’Eucaristia e rivolgere al Sacro Cuore le il valore e la bellezza intenzioni di preghiera del mese di gennaio. di un’associazione di Il prossimo appuntamento é per venerdì 4 persone impegnate a vivere e a diffondere la febbraio, alle ore 18,45. spiritualità del Sacro Cuore di Gesù median- Il parroco, padre Bruno Fioretti ofm, invite la preghiera di Offerta della vita quotidia- ta tutti a partecipare alla Messa e a pregare na “in riparazione dei peccati, per la salvezza insieme per la salvezza dell’umanità, in un di tutti gli uomini…”. mondo che ha tanto bisogno di Dio. Nasceva così l’”Apostolato della Ecco le intenzioni affidate dal Papa e dai VePreghiera”(AdP), associazione diffusa oggi scovi italiani all’AdP per il mese di Febbraio: in tutto il mondo con più di 40 milioni di - La famiglia sia rispettata e sia riconosciuiscritti. to il suo contributo insostituibile per l’intera L’AdP, attiva anche nella Diocesi di Jesi, gra- società. zie alla cooperazione della responsabile - Le comunità cristiane sappiano testimoniaLucina Longhi e dell’assistente don Vitto- re la presenza di Cristo accanto ai sofferenti rio Magnanelli, vive nelle parrocchie dove - Lo Spirito Santo ci renda capaci di incarnaquotidianamente gli aderenti recitano la re in ogni situazione i valori del Vangelo. Preghiera al Sacro Cuore di Gesù e leggono *** sul foglietto, pubblicato dall’AdP nazionale e distribuito ai fedeli, le intenzioni mensili I gruppi dell’AdP si incontrano l’ultimo gioaffidate dal Papa e dai Vescovi all’Apostolato vedì di ogni mese nella chiesa dell’Adoraziodella Preghiera. ne (piazza della Repubblica) alle ore 17, per La devozione al Sacro Cuore é alimentata e un’ora di preghiera e per la celebrazione delfavorita dalla pratica del “Primo venerdì” di la Messa. Tutti sono invitati a partecipare. ogni mese, raccomandata da Gesù nelle apMaria Crisafulli Anniversari Grande è questa potenza della memoria, troppo grande, Dio mio, un santuario vasto, infinito. Chi giunse mai al suo fondo? E tuttavia è una facoltà del mio spirito, connessa alla mia natura. (Sant’Agostino) Nella ricorrenza dell’anniversario della mor- te avvenuta il 16 gennaio 1974, la famiglia Piersanti di San Paolo di Jesi ricorda con affetto la grande ed esemplare figura di papà Giovanni insieme alla sua cara consorte Anita, venuta a mancare l’11 dicembre 1979 e all’indimenticabile Silverio scomparso in tenera età il 7 ottobre 1942. Ricordo di Ennio Pasquinelli Un uomo cordiale, coraggioso e tenace. Un imprenditore silenzioso, lungimirante ed innovativo. Ennio Pasquinelli, 86 anni, sposato con Metella Gherardi, padre di Alessandra, Patrizia e Francesco, ha concluso il suo viaggio nella vita il 19 gennaio scorso, nella sua abitazione di Jesi, stroncato da un malore improvviso. Aveva lavorato fino a poco tempo fa nell’azienda di trasporti fondata da suo padre Adolfo, carrettiere, ereditata dopo la sua morte prematura. Era il 1944: Ennio aveva solo 20 anni. Le ferite lasciate dalla Seconda Guerra e le feroci espropriazioni degli eserciti nemici trovavano l’azienda fortemente indebolita: poche attrezzature. E un solo cavallo. Che diventò il simbolo della rinascita, e la cui figura campeggia ancora oggi nei colori dell’impresa. Il giovane Ennio aveva davanti a sé il compito di ricominciare da capo. Aveva un cavallo e poco più. Ma per lui era una realtà che generava speranza nel futuro. Nel 1947 l’azienda si motorizzò per la prima volta: era un Dodge degli alleati, recuperato tra i residuati bellici del “Campo Arar” di Cesena. Fu l’inizio dell’era industriale dell’impresa. Da allora, anno dopo anno, diminuivano i cavalli ed aumentavano le macchine, sempre più moderne ed efficienti. Ennio Pasquinelli ha fatto così crescere, giorno dopo giorno, la sua impresa. Ha costruito a poco a poco la sua fortuna lavorando con grande coraggio, senza guardare mai l’orologio, senza contare le ore di lavoro. Perché la fortuna non è grazia a buon mercato, da raggiungere senza sforzo e senza impegno, ma un cammino lungo, sui sentieri spesso impervi della fatica e del sacrificio. La sua azienda è diventata un colosso. È stata la prima nelle Marche a disporre di autogru, autoarticolati e bilici. Una crescita anche sul territorio nazionale, pur conservando il centro direzionale a Jesi. Passione e successo alla base della vita e dell’attività di Ennio Pasquinelli, che ha sempre mantenuto, forte, il legame con il territorio e con le proprie origini, anche attraverso forme concrete di partecipazione e di impegno sociale, come la realizzazione dell’ippodromo San Floriano, vicino alla clinica Villa Serena. E la sponsorizzazione dell’Aurora Basket. Ha dato molto alla sua città e al territorio. E lascia un’impronta luminosa di umanità e la ricchezza dei valori che ha vissuto. Ora, per lui, il ricordo commosso di quanti lo hanno incontrato e di chi ha conosciuto, in qualche modo, la sua persona. Tiziana Tobaldi Primo anniversario 5-8-1927 7-2-2010 Olga Barocci in Mancini Il marito Settimio, le figlie Paola e Anita ad un anno dalla sua morte la ricordano con stima ed affetto. In sua memoria, il 7 febbraio alle ore 18,30 nella chiesa Santa Maria sarà celebrata una Santa Messa ad un anno dalla sua dipartita. Lunedì 31 gennaio dalle ore 21 su Radio Duomo (95.2Mhz) sarà trasmessa la catechesi di mons. Francesco Cacucci Ricordo 2-10-1935 20-1-2011 Bruna Tiberi in Piattella Il 21 gennaio, all’età di 75 anni, ha concluso la sua giornata terrena. Il marito Fabio, i figli Mauro, Paola, Stefano e Nicola, la nuora, il genero, i nipoti, il fratello Raffaele ed i parenti la ricordano con affetto e riconoscenza. Voce della Vallesina esprime le più sentite condoglianze a tutti i familiari. Il ricordo del marito La gioia della tua vita sono stati sempre i figli, i nipoti, il genero, la nuora per i quali hai sempre pregato il Signore, per la loro vita da persone oneste e credenti in Cristo. A me hai donato te stessa, pensando sempre con grande generosità alla famiglia e lasciandomi la possibilità di impegnarmi per gli altri, come il Signore ci ha comandato. Il Signore ti dia pace nella nuova vita vicino a Lui in Paradiso. Grazie per la felicità dei 50 anni di matrimonio trascorsi insieme. L’Eucarestia è stata sempre la nostra forza per una vita profondamente cristiana. Grazie, Signore, per avermi fatto vivere tanta felicità insieme ad una persona speciale che ho amato con tutto il cuore. Fabio Piattella Il ricordo del nipote Ti ringrazio con tutto il cuore, per tutto l’amore che mi hai donato e per tutto quello che continuerai a darmi da lassù! Ti ringrazio per tutti i momenti passati assieme, sia belli che brutti, ma sempre momenti passati con te! Momenti che non finiranno mai di riempirmi il cuore di te! Tu che sei sempre stata un punto di riferimento per me e per mio fratello Federico… Tu che da quando sono nato, ti sei sempre presa cura di me. Tu che sei e sempre sarai Mia Nonna! Ti ringrazio… Leonardo Papaveri VOCE DELLA VALLESINA Per i ricordi delle persone care 0731.208145 Voce della Vallesina pastorale 30 gennaio 2011 9 “Educare alla vita buona del Vangelo”: i Vescovi tracciano il cammino per il prossimo decennio della Chiesa Risvegliamo la passione educativa per le nuove generazioni di Mons. Gian Franco Poli Con la pubblicazione, degli Orientamenti pastorali “Educare alla vita buona del Vangelo” per il decennio 2010-2020, la Chiesa italiana compie la scelta di un tema quanto mai attuale e urgente che spinge le comunità e i cattolici a un rinnovato impegno. I Vescovi tracciano concretamente il cammino per il prossimo decennio. Tutte le componenti della Chiesa italiana: famiglie, parrocchie, scuole, sacerdoti, religiose/i, laici, sono invitate a una sorta di alleanza educativa per trasmettere alle nuove generazioni la vita buona, vera e giusta del Vangelo. Il Cardinale Angelo Bagnasco, nell’introduzione ha scritto: «Educare alla vita buona del Vangelo significa in primo luogo farci discepoli del Signore Gesù, il Maestro che non cessa di educare a una umanità nuova e piena. Egli parla sempre all’intelligenza e scalda il cuore di coloro che si aprono a lui e accolgono la compagnia dei fratelli per fare esperienza della bellezza del Vangelo». Il documento, riprende le parole di Benedetto XVI, quando concludendo l’assemblea della CEI, ha offerto alle Chiese locali un quadro di riferimento essenziale e lungimirante su questo fronte: “risvegliamo nelle nostre comunità questa passione educativa, che è passione dell’io per il tu, per il noi, per Dio, e che non si risolve in una didattica, in un insieme di tecniche e nemmeno nella trasmissione di principi aridi. Educare è formare le nuove generazioni, perché sappiano entrare in rapporto con il mondo, forti di una memoria significativa che non è solo occasionale, ma accresciuta del linguaggio di Dio che troviamo nella natura e nella Rivelazione” (Roma, 27 maggio 2010). Educhiamo alla cittadinanza responsabile I Vescovi dicono di avvertire “la necessità di educare alla cittadinanza responsabile” (n. 54b). “L’attuale dinamica sociale - spiegano - appare segnata da una forte tendenza individualistica che svaluta la dimensione sociale, fino a ridurla a una costrizione necessaria e a un prezzo da pagare per ottenere un risultato vantaggioso per il proprio interesse” (Ibidem). Invece “nella visione cristiana l’uomo non si realizza da solo, ma grazie alla collaborazione con gli altri e ricercan- do il bene comune” (Ibidem). sua autorità, grazie alla presenza educativo, c’è il riconoscimento cili e disagiate” (Ibidem). Per questo «appare necessaria dinamica dello Spirito, raggiunge che la principale missione delle Si auspica in futuro che “il prinuna seria educazione alla socia- il cuore e ci forma interiormen- religiose e dei religiosi è quella cipio dell’uguaglianza tra le familità e alla cittadinanza, mediante te, aiutandoci a gestire, nei modi di indicare le realtà ultime attra- glie di fronte alla scuola impone un’ampia diffusione dei principi e nelle forme più idonee, anche i verso la configurazione a Cristo non solo interventi di sostegno della dottrina sociale della Chie- problemi educativi” (n. 16). attraverso la testimonianza dei alla scuola cattolica, ma il pieno sa, anche rilanciando le scuole di La terza parte – Educare, cam- consigli evangelici, la quale riba- riconoscimento, anche sotto il formazione all’impegno sociale mino di relazione e di fiducia – disce il documento “costituisce profilo economico, dell’opportue politico» (Ibidem). Secondo la spiega come il compito educativo una testimonianza fondamentale nità di scelta tra la scuola statale e CEI, “una cura particolare andrà debba generare persone mature per tutte le altre forme di vita cri- quella paritaria” (Ibidem). riservata al servizio civile e alle attraverso un percorso centrato stiana, indicando la meta ultima In quest’ottica le ragioni che doesperienze di volontariato in Italia sui formatori e la relazione edu- della storia in quella speranza che vranno ispirare la scuola cattolica e all’estero” (Ibidem). E in defini- cativa: “Siamo coinvolti nell’opera sola può animare ogni autentico non saranno solo di tipo elitario o di ripiego per le disfunzioni nelle tiva “si dovrà sostenere la crescita educatrice del Padre e siamo ge- processo educativo” (Ibidem). di una nuova generazione di laici nerati come uomini nuovi, capa- Inoltre, viene ricordato che gli scuole statali, ma l’opportunità: cristiani, capaci di impegnarsi a ci di stabilire relazioni vere con “istituti di vita consacrata, poiché “di sviluppare una proposta pedalivello politico con competenza e ogni persona. È questo il punto di hanno per lo più una presenza gogica e culturale di qualità, radirigore morale” (Ibidem). partenza e il cuore di ogni azione che va oltre la singola diocesi e cata nei valori educativi ispirati al “Educare alla vita buona del Van- educativa” (n. 25). spesso sono composti anche da Vangelo” (Ibidem). gelo” è un documento in cinque Il quarto capitolo – La Chiesa, co- membri provenienti da altri Pae- Inoltre, “il confronto e la collacapitoli più un’introduzione e una munità educante – fornisce indi- si, possono favorire la comunione borazione a pari titolo tra istituti preghiera conclusiva di affida- cazioni pastorali che sottolineano tra le diverse Chiese particolari e pubblici, statali e non statali, posmento a Maria, con un totale di il ruolo di famiglia, parrocchia e la loro apertura alla mondialità” sono contribuire efficacemente 56 paragrafi, compresi i primi sei scuola, senza dimenticare l’influs- (Ibidem). Due rilievi che eviden- a rendere più agile e dinamico per l’introduzione. so educativo dell’ambiente socia- ziano l’incidenza della vita con- l’intero sistema scolastico, per La prima parte, Educare in un le e, in particolare, della comu- sacrata sul territorio italiano che rispondere meglio all’attuale domondo che cambia, fa riferimento nicazione nella cultura digitale. supera la tradizionale considera- manda formativa” (Ibidem). Seall’«opera educativa della Chiesa “L’impegno educativo sul versante zione utilitaristica per quella più condo i Vescovi, “in quanto scuola strettamente legata al s p e c i f i c a t a m e n t e paritaria, e perciò riconosciuta momento e al conteapostolica, nella non nel suo carattere di servizio pubsto in cui essa si trova facile “collaborazione blico, essa rende effettivamente a vivere, alle dinamie intesa con le Chiese possibile la scelta educativa delle famiglie, offrendo un ricco patriche culturali di cui locali” (Ibidem). è parte e che vuole Il documento con- monio culturale a servizio delle contribuire a orienclude riafferman- nuove generazioni” (Ibidem). tare» (n. 7), e invita do quanto insegna al discernimento crel’Esortazione Aposto- La sfida e la scommessa dell’edudente circa la situalica “Vita Consecrata” cazione zione dell’educazione al n. 77 a proposito Concludendo, siamo certi che gli segnalando criticità e degli istituti che per Orientamenti 2010-2020, intenattese. carisma specifico si dono offrire alcune linee di fondo Benedetto XVI non dedicano espressa- per la pastorale di tutta la Chiemente a compiti edu- sa italiana, grazie alle precedenti ha timore di ricordacativi: “questo è uno indicazioni che l’intero episcore che “il momento dei doni più preziosi pato ha fornito negli ultimi quaattuale è segnato da che le persone consa- rant’anni alla comunità ecclesiale profonde trasformacrate possono offrire italiana uno spunto unitario di zioni; c’è bisogno di riferimenti affidabili, mentre la della nuova cultura mediatica – si anche oggi alla gioventù, facen- riflessione e di azione. cultura contemporanea sembra legge al paragrafo 51 – dovrà co- dola oggetto di un servizio peda- È negli anni Settanta col documento dal titolo Evangelizzazione favorire il disorientamento, il ri- stituire negli anni a venire un am- gogico ricco di amore” (Ibidem). piegamento su se stessi e il narci- bito privilegiato per la missione Il n. 45 si conclude con una rile- e sacramenti che si dà avvio a quevazione realistica a fronte della sto percorso comune. La scelta di sismo” (Discorso alla CEI, Roma, della Chiesa”. 27 maggio 2010). Il quinto capitolo – Indicazioni diminuzione delle vocazioni, la adottare un testo di riferimento Inoltre, “c’è emergenza educativa” per la progettazione pastorale – quale impone “agli istituti la scel- unitario dà avvio alla stagione – come ha detto a più riprese il suggerisce “alcune linee di fondo, ta sofferta di concentrare attività dei convegni ecclesiali nazionali, Papa – e la “formazione dell’iden- perché ogni Chiesa particolare e servizi” (Ibidem), sollecitando anch’essi a cadenza decennale: il tità personale” è sempre più diffi- possa progettare il proprio cam- che è bene che “ogni decisione in primo si apre a Roma nell’ottobre cile “in un contesto plurale” (Ibi- mino pastorale in sintonia con merito tenga conto di un dialogo del ’76. dem). gli orientamenti nazionali. La previo e di una valutazione comu- Successivamente è la volta di CoL’incontro tra culture ed espe- condivisione di queste prospet- ne con la Chiesa locale interessa- munione e comunità varato per gli anni ’80, sulla scia del quale rienze religiose diverse, la prete- tive, accolte e sviluppate a livello ta” (Ibidem). sa di un’educazione che vorrebbe locale, favorirà l’azione concorde Non sempre nei documenti pro- viene organizzato il convegno essere “neutrale”, un diffuso “scet- delle comunità ecclesiali” (n. 52), grammatici della CEI troviamo ecclesiale di Loreto (9-13 aprile ticismo e relativismo”, sempre indicando anche “percorsi di vita un così dettagliato riferimento 1985). denunciati da Benedetto XVI, buona” (Ibidem). Il documento alla vita consacrata, non solo con- Gli anni ’90 sono segnati da fanno sì che la trasmissione dei esorta infine a promuovere nuove cernente la missione educativa di Evangelizzazione e testimoniangrandi valori educativi da una figure educative, specie di fronte numerosissimi Istituti religiosi, za della carità, bussola per il generazione all’altra sia sempre alle novità costituite da immigra- ma un preciso collocamento di convegno ecclesiale di Palermo più difficile (Ibidem). “A soffrirne zione, devianza, rotture familiari, questo tipo di vita nel cuore delle (20-24 novembre 1995). Gli anni singole Chiese locali. Duemila si aprono con gli Oriendi più è la famiglia”, rilevano gli carcere, nuove povertà. tamenti dal titolo Comunicare il Orientamenti, mentre si registra La scuola cattolica nel sistema Vangelo in un mondo che cambia, la “separazione tra le dimensio- La risorsa della vita consacrata intrecciati con il convegno eccleni costitutive della persona” (ra- Tra le molte rilevazioni che il do- nazionale zionalità, affettività, corporeità e cumento pone all’attenzione dei Inoltre il documento prende una siale nazionale di Verona (16-20 spiritualità). Armonizzare queste cattolici per i prossimi dieci anni chiara posizione sulla scuola cat- ottobre 2006). La scelta di dedicomponenti, favorire uno “svilup- ne rileviamo due: la prima con- tolica, la quale “fa parte a pieno care un’attenzione specifica al po armonioso di tutte le capaci- cerne l’esistenza consacrata (n. titolo del sistema nazionale di campo educativo affonda le ratà dell’uomo” diviene quindi un 45) e la seconda la scuola cattoli- istruzione e formazione” (n. 48) dici proprio in quel 4° convegno e “costituisce una grande risorsa ecclesiale. compito educativo molto difficile, ca (n. 48). più che in passato” (n. 13). Forte l’esplicito richiamo al “ruo- per il Paese” (Ibidem); la conclu- La Chiesa italiana accetta la sfilo educativo che la Chiesa riserva sione alla quale giungono i nostri da, la scommessa dell’educazione, Impegno educativo e cultura alla vita consacrata”(n. 45), con Vescovi è un monito per i gover- ma chiede ai credenti e alle relimediatica una precisazione: “prima ancora nanti: “va quindi sostenuta, anche giose e ai religiosi di condividere Il secondo capitolo – Gesù, il che per attività specifiche, essa economicamente, la possibilità di la sua stessa passione testimoMaestro – presenta lo sfondo te- rappresenta una risorsa educativa scelta delle famiglie tra gli istitu- niata nella storia da tante figure ologico-biblico della visione cri- all’interno del popolo di Dio per ti pubblici e quelli paritari” (Ibi- esemplari, da numerosi testimostiana dell’educazione, centrata la sua indole escatologica” (Ibi- dem), affinché sia “sempre più ni che con il loro impegno hansull’esempio e l’insegnamento di dem). In queste espressioni, oltre accessibile a tutti, in particolare a no fecondato anche le numerose Gesù, non un ma il Maestro: “La alla considerazione per il ruolo quanti versano in situazioni diffi- comunità diocesane. radioDuomo SenigalliainBlu•95,2Mhz Tutte le mattine alle ore 7,06 e in replica alle 24,00 il pensiero del giorno del vescovo Gerardo Rocconi Giornale radio alle ore 12,30 e alle 19,03 con notizie da Jesi Il Palazzo e dintorni il giovedì alle 12,45 e alle 19,20 10 Voce della Vallesina cronache 30 gennaio 2011 Patrono dei Vigili Urbani: Le virtù eroiche di San Sebastiano La fede nella luce dell’amore È sempre molto sentita e partecipata la festa di San Sebastiano, anche quest’anno solennizzata, la sera del 20 gennaio, da una messa che il Vescovo ha celebrato nella chiesa della parrocchia dedicata al Santo. Un culto così ampiamente diffuso, non solo nella città di Jesi, è giustificato dal fatto che a San Sebastiano, eletto protettore dei Vigili Urbani, sono riconosciute virtù sia cristiane, sia civili. Il martire è considerato perciò anche un dere parte solo in sesimbolo del cittadino ideale, greto a riti cristiani. coraggioso, onesto, generoso, Ebbe il coraggio di incrollabile nella sua fede. continuare a visitare Appunto questa sua fermez- carcerati e di seppelza ha richiamato il Vescovo lire quanti subivano nell’omelia. “Non è facile se- una morte violenta guire Gesù – ha ricordato – in nome di Cristo. Fu Una vita diversa dallo spirito per questa sua paledel mondo è controcorrente, se disubbidienza che quindi inevitabilmente sotto- venne martirizzato e posta a persecuzioni”. Eppure sepolto dai suoi stesnon possiamo fare a meno di si soldati. “La fede Gesù, ha soggiunto, perché è effettivamente un nessuno, nient’altro può ba- innamoramento che starci sulla terra. Se questa è non si può nascondere” ha la convinzione, non ci si può commentato il Vescovo, agallora sottrarre dalla scelta giungendo che è solo da tedi una fede tanto tenace da mere, quindi da allontanare, contrastare qualsiasi perico- chi vuole uccidere corpo e lo, qualsiasi insidia che possa anima. Ha infine opportuallontanarci da Lui. namente ricordato un penDella vita di San Sebastiano siero di S. Giovanni Bosco: mons. Gerardo Rocconi ha “Un cristiano è un buon citricordato alcuni degli episo- tadino”. Ne consegue che di più significativi. Ha fatto non esiste una santità avulinnanzi tutto riferimento alla sa dai doveri di ogni giorno; persecuzione di Diocleziano che perciò la fede può essere che, consapevole di quanto manifestata in ogni momenormai inarrestabile fosse la to e in ogni luogo. diffusione del Cristianesimo La celebrazione, alla quale nel suo impero, aveva vieta- hanno assistito le autorità to che si manifestasse aper- cittadine, una folta rappretamente la fede. Sebastiano, sentanza dei Vigili Urbani e con molti altri confratelli, si numerosi fedeli, è stata anirifiutò apertamente di pren- mata dai canti del gruppo liturgico parrocchiale e da quelli della Corale Pergolesiana, sempre presente nella ricorrenza di questa festa. Con altri brani ha eseguito anche l’inno del Congresso Liturgico Nazionale. Si avrà l’opportunità di riascoltarlo il 26 gennaio, in occasione dell’attesa visita a Jesi dell’Arcivescovo di Bari. A conclusione del rito Annalisa Giannini ha letto la preghiera composta per i Vigili Urbani da don Gilberto Marconi che in essa ha sintetizzato le più nobili aspirazioni dei tutori dell’ordine. Fotoservizio Augusta Franco Cardinali azione cattolica: rinnovo delle cariche associative Verso il nuovo triennio L’Azione Cattolica jesina denti parrocchiali. A rapdel prossimo triennio ha presentare la dimensione cominciato a muovere i nazionale dell’associazione primi passi domenica scor- c’era Martino Nardella, desa, nel corso dell’assemblea legato del centro nazionale. diocesana in cui sono state «La diocesi di Jesi ha rifletrinnovate alcune cariche ed tuto sull’educazione duranè stato approvato il nuovo te la PrimaverAc – ha afdocumento assembleare. fermato Nardella – Questo La nuova sede diocesana di è uno dei punti centrali del piazza della Repubblica era rinnovamento della Chiesa. affollata di amici dell’asso- Nel Dna dell’Azione Cattociazione, oltre che dai dele- lica c’è sempre stata l’attengati parrocchiali chiamati a zione all’educazione. Bella votare i propri rappresentati la proposta di cambiare il di settore nel nuovo consiglio diocesano. A fare gli onori di casa il presidente uscente, Michele Contadini, giunto al termine del suo secondo mandato. Presente anche il vescovo Rocconi, che ha sottolineato il suo amore per l’Azione Cattolica. «Possa essere sempre una realtà trascinante – ha detto nel suo intervento iniziale, don Gerardo – Ho vissuto in Ac da laico prima, da assistente poi. A volte le chiedo di più, perché le voglio bene. La Chiesa vive un momento difficile, come ha detto Bagnasco: “C’è biso- nome all’ufficio catechistigno di un profondo rinno- co diocesano in ufficio di vamento per ripartire”. L’Ac formazione cristiana: è uno può essere fondamentale sforzo per mettere in rete ed importante nel rinnova- tutti coloro che lavorano in mento. Nella nostra realtà questo ambiente». esistono alcuni problemi ed Molto apprezzato dai preognuno deve avere il corag- senti il video realizzato da gio di capire le urgenze: la Lorenzo Maria Pellegrini formazione degli educatori, e Diego Savelli, intitolato l’evangelizzazione, la fami- “Storie di Ac”, in cui tutti i glia. Vi chiedo di rimboc- responsabili diocesani e dei carvi le maniche e di pun- semplici aderenti, hanno tare sulla formazione dei raccontato la loro esperiengiovani». za all’interno dell’Azione Nel corso dell’assemblea, il Cattolica. vescovo ha anche consegna- Il momento clou dell’assemto l’attestato ai nuovi presi- blea è stato quello dell’ap- provazione del documento assembleare, stilato dal consiglio diocesano uscente, in cui sono stati fissati gli obiettivi dell’Ac nel prossimo triennio e la votazione dei nuovi consiglieri dioce- sani. Questi gli eletti, che fra due settimane nel corso del primo consiglio, dovranno scegliere il nuovo presidente diocesano: Massimo Massaccesi e Stefano Contadini (lista dei presidenti parrocchiali), Marta Gabrielloni, Federico Rango (Acr), Daniele Lancioni e Maria Jole Pellegrini (settore Giovani), Alessandra Marcuccini e Lucia Anderlucci (settore Adulti). Giuseppe Papadia Nelle foto, alcuni momenti dell’assemblea diocesana del rinnovo. Ostra: la rivista del santuario della Madonna della Rosa ci permette di conoscere la storia della chiesa Da tutta Italia per incontrarsi e pregare dicata ad uno dei tanti ex voto presenti nella chiesa, una tempera su tavoletta del 1700 e che il dott. Francesco Cioci descrive come «opera di un maestro compaesano che faceva capo al Santuario e a cui ricorrevano coloro che desideravano lasciare un attestato di grazia ricevuta». Lo stesso dottor Cioci presenta poi due stampe dal corredo iconografico della Madonna, una settecentesca e una ottocentesca. Il priore del monastero di San Silvestro a Fabriano, don Lorenzo Sena, propone una meditazione da fare davanti al presepio e invita a fissare qualche particolare dei nostri presepi che rappresentano tutta l’umanità che continua la vita di tutti i giorni senza accorgersi di quella nascita a Betlemme. «Chi ha ricevuto l’annuncio e chi lo ha accolto - scrive il religioso silvestrino - sa che la presenza di Dio è legata alla nostra umanità, sa che le nostre impotenze, le nostre contraddizioni, come singoli credenti Il Santuario diocesano Madonna della Rosa e come comunità, sono il “luogo” della saldi Ostra ha pubblicato il secondo numero vezza di Gesù.» del periodico dedicato alla vita ed alla sto- Don Gino Fattorini, rettore attuale, biblista ria di questo luogo di culto. La rivista, uti- e docente all’Istituto teologico Marchigiano, le strumento per far conoscere il santuario presenta delle riflessioni sul tema “la comue per tenere i contatti con i benefattori, si nità della nuova Alleanza” soffermandosi pubblica da 64 anni ed è diretta da don sulla Chiesa come luogo di incontro privileFrancesco Orsi, già rettore dal 1974. La co- giato tra Dio e l’uomo. Il monaco silvestripertina del secondo numero del 2010 è de- no don Vincenzo Fattorini, nella sua rubri- ca dedicata ai Padri della Chiesa, presenta Ignazio di Antiochia, vescovo tra il primo e il secondo secolo dopo Cristo, grazie alle sue sette lettere nelle quali dedica ampio spazio al mistero della Chiesa. Un servizio a cura di don Paolo Gasperini è dedicato al sinodo diocesano che la chiesa di Senigallia sta vivendo dal 25 gennaio 2009, una esperienza per mettersi in ascolto di Dio e degli uomini. In ogni numero della rivista viene presentato un luogo di spiritualità delle Marche: nell’ultimo il santuario della Madonna del Sasso, in località Valcimarra di Caldarola e risalente al 1100. Il santuario: dal giglio di una fanciulla Il santuario della Madonna della Rosa di Ostra sorge solitario in una valle poco distante dalla cittadina: le sue origini risalgono ad una antica edicola mariana di fronte alla quale, nel 1666, una fanciulla depose un giglio che rimase per tanti mesi fresco e profumato. Questo fatto straordinario suscitò la curiosità e la devozione di tante persone che accorrevano all’edicola ai piedi della quale scorreva un ruscello di acqua limpida. L’acqua venne raccolta in un pozzetto ai piedi dell’altare ed oggi, come allora, il livello è sempre ad 80 centimetri, d’estate e d’inverno Autoscuole Corinaldesi s.r.l. Autoscuole – Scuola Nautica – Corsi di recupero punti per patenti – Corsi di Formazione Professionale CAP – per merci pericolose A.D.R. – per Autotrasportatori – Studi di consulenza Automobilistica e nautica Jesi – Via Mura Occidentali, 31 – tel. 0731 209147 c.a. – fax. 0731 212487 - Jesi – Via Gallodoro, 65 – tel. 0731 200809 – fax 0731 226215 Jesi – Via Gallodoro, 65 – tel. 0731 200809 (Sede Consorzio Cons. A.C.) - Jesi – Via Marx, Zipa – tel. e fax 0731 211481 (Uff. oper. collaudi) Altre sedi: Falconara M.ma (Corinaldesi – Adriatica – Falconarese) – Ostra – Marina di Montemarciano – Marzocca di Senigallia e qualsiasi quantità se ne prelevi. Ora è possibile attingere quest’acqua dalla fontanina marmorea, costruita nel 1953 e posta tra la sacrestia e il santuario: al ricordo di questa inaugurazione è dedicato l’ultimo articolo della rivista, di Bruno Morbidelli. Nel 1726 il Capitolo Vaticano concesse alla miracolosa immagine venerata con il nome di Madonna della Rosa l’onore della solenne Incoronazione ed alla Cappella, edificata sull’edicola, il titolo di Santuario. Il santuario, completato nel 1754, custodisce la cappella iniziale inaugurata nel 1668. Ogni anno tanti fedeli partecipano alle celebrazioni al Santuario: gruppi organizzati giungono da tutta Italia per sostare in preghiera e per partecipare ad incontri formativi. Le funzioni in Santuario Al santuario si celebra la santa Messa alle 7,30 nei giorni feriali e alle ore 8, alle 9,30 e alle 17 nei giorni festivi. I sacerdoti sono disponibili per le confessioni il sabato e le vigilie dei giorni festivi dalle 15 all’Ave Maria ed i giorni festivi dalle 7 alle 12 e dalle 15 alle 19. L’ultima domenica del mese alle ore 16 si svolge l’ora eucaristico-mariana. Telefono del santuario: 071 68027 – posta elettronica: [email protected] b.t. Voce della Vallesina testimonianze 30 gennaio 2011 11 Milizia dell’Immacolata: ad Ancona la mostra su San Massimiliano fino al 31 gennaio in occasione del settantesimo Anno kolbiano: dov’era Dio ad Auschwitz? La Milizia dell’Immacolata marchigiana ha dato inizio alle celebrazioni dell’anno Kolbiano - nel 2011 ricorrono settanta anni dalla morte di S. Massimiliano Maria Kolbe - con un’iniziativa di grande spessore spirituale e storico-culturale, particolarmente felice anche perché collocata in un mese in cui cade il “Giorno della memoria”, istituito per ricordare le vittime della Shoah. Il Rettorato Universitario di Ancona ospita dal 21 al 31 gennaio un’esposizione documentaria sulla vita del martire polacco. Giovedì 20 gennaio nella stessa sede ha avuto luogo un convegno introduttivo alla mostra. A p. Roberto Brandinelli ofm conv, l’arduo e affascinante compito di dare una risposta al quesito: Dov’era Dio ad Auschwitz? Testimonianze, suggestive e pregnanti, sono state portate da Anna Matera, missionaria dell’Immacolata e da Renzo Arato, attore, interprete della fiction televisiva “Cielo violento”. Dopo il saluto di Anna Susat, presidente regionale e di Stella Benedetti, presidente nazionale, ha preso la parola p. Giancarlo Corsini, provinciale dei Frati Minori Conventuali, ordine al quale apparteneva S. Massimiliano Kolbe. P. Corsini ha messo a fuoco la figura del Santo, in modo molto sintetico e nel contempo efficace, iniziando col ricordare un suo desiderio: “Vorrei essere come polvere, per viaggiare con il vento e raggiungere ogni parte del mondo e predicare la Buona Novella”. Certamente i carcerieri nazisti, quando bruciarono il suo corpo nel forno crematorio di Auschwitz, non avrebbero mai immaginato di realizzare la sua più bella profezia. Il soffio dello Spirito ha in realtà diffuso il profumo della santità kolbiana in tutto il mondo, tanto che in ben 96 nazioni è presente la Milizia dell’Immacolata. Circa un mese fa è stato aperto all’Avana un convento francescano dedicato, per espressa volontà dei frati, a S. Massimiliano. P. Corsini ha manifestato la sua gioia nel constatare come l’apostolato e l’attività missionaria del suo grande confratello siano in continua espansione. la domanda più corretta sarebbe “Dov’era l’uomo ad Auschwitz?”. Era morto l’uomo, non Dio. L’uomo è rimasto in silenzio, un silenzio di popoli, di governi e persino di credenti. Il nostro Dio è un Dio che parla, che costantemente rivolge il suo invito agli uomini: “Ascolta, Israele!” (Dt. 6,4). Quanti uomini sono, però, disposti ad ascoltarlo? A seguirlo? A riconoscerlo? P. Roberto Brandinelli, nella sua esposizione puntuale e ben documentata, ha tratteggiato in modo mirabile la figura di S. Massimiliano, elemento indispensabile per capire dove fosse Dio, mentre milioni di innocenti morivano nei campi di sterminio. Dov’era Dio ad Auschwitz? Una domanda terribile ed inquietante che tutti si sono posti, arrivando spesso a conclusioni prive di risposta. Il filosofo tedesco Hans Jonas (1903-1993) sostenne che dopo il genocidio nazista si può e si deve affermare che l’esistenza di un Dio onnipotente o è totalmente incomprensibile, o è priva di bontà. Secondo Jonas, mentre si scatenava la furia nei campi di concentramento, Dio rimase muto, non perché non volle intervenire, ma perché non fu in grado di farlo. Noi cristiani, che crediamo nell’onnipotenza di Dio, non possiamo che dissociarci da questo assunto e puntare, invece, l’attenzione sulla libertà dell’uomo, capace di scegliere tra il bene e il male, quindi responsabile delle proprie azioni. Alla luce di questa convinzione, Dio è in ogni luogo, anche nei campi di concentramento La domanda: “Dov’era Dio ad Auschwitz?” può essere interpretata anche come un invito a chiederci in quale contesto, in quale luogo o situazione Dio si sia manifestato nella disperazione dei lager. Al riguardo, particolarmente illuminante è una delle ultime lettere scritte da S. Massimiliano alla madre: “Da me va tutto bene. Amata Mamma, stai tranquilla per me e per la mia salute, perché il buon Dio c’è in ogni luogo e con grande amore pensa a tutti e a tutto” (SK 961). Queste parole sono frutto della certezza che Dio è Amore, che illumina i cuori disposti ad accoglierLo in modo assoluto e totale. Senza dubbio nel cuore di S. Massimiliano, non intaccato né indebolito dall’odio, così radicato e diffuso nei campi di sterminio, era presente Dio. Sarà proprio questa presenza a non spegnere completamente in tanti infelici la speranza in un mondo migliore. Il martirio: un gesto radicato nella storia personale di S. Massimiliano Possiamo definire l’esperienza ed il martirio di S. Massimiliano Kolbe una delle poche luci che ha squarciato il buio dei lager nazisti. Una luce troppo forte per i nostri occhi, accecante, se non la inseriamo dentro l’arco di tutta la sua esistenza terrena. Il coraggio di uscire dallo schieramento e di offrirsi al posto di quel condannato, padre di famiglia, non fu un gesto eroico isolato, ma affonda le sue radici in una vita tesa ad amare, a morire alle proprie necessità per accogliere e soddisfare quelle degli altri. S. Massimiliano, al secolo Raimondo Kolbe, s’innamorò della Vergine Immacolata sin dall’infan- zia. Raimondo non fu influenzato unicamente dall’educazione della madre, devotissima della Madonna, ma anche dalla spiritualità del suo popolo, che ha sempre visto nella Vergine Maria la propria protettrice, Colei che ne salvaguardava l’identità nazionale, in un tempo in cui la Polonia non esisteva sulla carta geografica. Risale al periodo della prima confessione l’episodio dell’apparizione al bambino della Madonna con in mano le due corone: una bianca (della purezza) e l’altra rossa (del martirio). Di fronte alla richiesta di quale delle due volesse, lui le accettò entrambe. Inoltre il legame di S. Massimiliano con l’Immacolata fu rafforzato dall’essere entrato a far parte, all’età di tredici anni, della famiglia religiosa dei frati minori conventuali, da secoli cultori e promotori della Sua devozione. Un progetto di vita per la salvezza delle anime: la Milizia dell’Immacolata La stretta relazione con l’Immacolata guidò S. Massimiliano a comprendere che, per difendersi dagli attacchi del Maligno, non esisteva altra via che consacrarsi a Lei. Non si limitò a preoccuparsi della propria salvezza, ma pensò all’intera famiglia umana, minacciata da molteplici insidie. Da questo desiderio di redenzione collettiva nacque la Milizia dell’Immacolata, fondata a Roma il 16 ottobre 1917, insieme ad altri sei compagni di seminario, con lo scopo di “impegnarsi nell’opera di conversione dei peccatori, degli eretici, degli scismatici…., ma soprattutto dei massoni, e nell’opera di santificazione di tutti sotto il patrocinio e per la mediazione dell’Immacolata” (SK 1220). Così ebbe origine un esercito, i cui “militi” dovrebbero combattere, con le armi dell’amore, della preghiera e dell’esempio, una “battaglia”quotidiana per far trionfare il bene sul male, la carità sull’egoismo, il perdono sull’odio, nonché per raggiungere la santità che è la meta ultima di ogni uomo. Molti di noi devono la ricchezza della propria vita spirituale anche a questo fratello che ha avuto il coraggio di imitare Gesù fino al martirio. S. Massimiliano non è morto solo per salvare un uomo, ma per indicare all’umanità cosa significhi vivere per Cristo, morire per Cristo, sotto la protezione materna di Maria. A conclusione della manifestazione, p. Sergio Cognini, assistente regionale della M.I., ha sottolineato come parlare di “anno kolbiano” e di “giorno della memoria”, solo per ricordare, sia poca cosa, riduttivo e sterile. Duemila anni fa Gesù è stato rifiutato, condannato, crocifisso. Anche Lui, nel momento della massima sofferenza, ha chiesto al Padre dove fosse, perché l’avesse abbandonato. Eppure il suo sacrificio non fu inutile. Da allora iniziò un’era nuova, non solo perché fummo redenti dal peccato originale, ma anche perché ci fu indicata la via per realizzare una vita fondata su valori nuovi, al vertice dei quali non può non essere collocato l’amore. Ora, dopo 21 secoli, la società sembra aver dimenticato il Vangelo, sconvolta da logiche prettamente materialistiche. Ecco che in questa epoca, così confusa e priva di saldi punti di riferimento, Massimiliano Kolbe - proclamato santo da Giovanni Paolo II nel 1982 - è divenuto patrono del III millennio, un millennio caratterizzato da infinite incognite e da tante realtà negative, inquietanti e minacciose. S. Massimiliano, sulla scia dei suoi modelli - Cristo e San Francesco d’Assisi - dal cielo continua a ripeterci Solo l’amore crea, l’odio distrugge”. Francesca Procaccini CUPRAMONTANA: ALLA SCUOLA “SANTA CATERINA” Il Natale è al settimo cielo Natale al settimo cielo: è stato lo spettacolo messo in scena dai bambini della Scuola dell’Infanzia “Santa Caterina” di Cupramontana, il 21 dicembre scorso, presso la sala polivalente di Pianello Vallesina. Ad aprire lo spettacolo sono stati più piccini, i bimbi del Centro per l’Infanzia, che hanno mimato una canzoncina sul tema del Natale, in mezzo a soffici nuvolette bianche. A seguire i bambini della scuola materna che hanno interpretato la storia della Natività nelle vesti di piccoli angeli che si stanno preparando al lieto evento. La scena si apre sul settimo cielo, dove fervono i preparativi: Ester, il tecnico delle luci, è pronta ad accendere le stelle più luminose e a far brillare la cometa; Candido, addetto agli effetti speciali, a far scendere i fiocchi di neve più soffici e Zefirino, l’angelo organizzatore, si assicura che tutto vada per il verso giusto. Non mancano il coro angelico e l’orchestra dei musicisti alati, diretti da una strepitosa maestra Cherubina. Si preparano ad eseguire il tradizionale “Gloria”. Ma quando ormai manca poco alla mezzanotte e ogni cosa sembra essere pronta, Serafino, il cantante solista del coro, si ammala e un’epidemia d’influenza si diffonde tra i piccoli angeli, creando il panico in Paradiso. Altro che cori angelici… Dal cielo arrivano solo starnuti e colpi di tosse. Niente paura però, il dottore degli angeli e la sua assistente, l’infermiera Benedetta, hanno già pronta la medicina: un pensiero affettuoso di un bambino per ogni angioletto, che lo farà miracolosamente guarire. Lo spettacolo che ha riscosso un grande successo, con applausi a scena aperta per tutti: per i bambini di cinque anni, che hanno re- citato nella parte degli angioletti. Per i bimbi di quattro anni che si sono esibiti in una coreografia, rappresentando le note musicali dell’orchestra celeste. Infine per i bambini di tre anni, i piccoli angeli della neve, che hanno ballato sulle note della famosa canzone natalizia “Let it snow”. Gran finale con “Jingle bells”, e motivi natalizi cantati dai genitori degli alunni. È seguito il rinfresco offerto dall’Associazione Genitori Santa Caterina e gli auguri di buone feste del vescovo Gerardo Rocconi, che ha invitato tutti a non perdere mai la speranza di fronte alle difficoltà, e a considerare gli eventi della vita, non come frutto del caso o della fortuna, ma come delle vere benedizioni che iniziano proprio lì, in quell’umile mangiatoia dove ogni 25 dicembre nasce un Bambino. È stato un momento di festa e di gioia per tutti i presenti, specialmente per i più piccoli, emozionati e felici. Anzi, di più: letteralmente al settimo cielo! F.F. 1923 12 Voce della Vallesina jesi 30 gennaio 2011 “Io… musica io… Iom”: 29 gennaio al Palatriccoli Jesi e Vallesina: i numeri della polizia municipale Una nuova iniziativa dello Iom a favore delle proprie attività: il concerto “Io… musica io… Iom” con le canzoni degli Anni ’60 proposte dallo Smile Group con quattro cantanti. 24 canzoni, le più belle di Mina, Patty Bravo e altri interpreti: canzoni da ascoltare e da ballare per una festa che si svolgerà il 29 gennaio dalle ore 21 presso il Palasport di Jesi. Il costo del biglietto di ingresso è di 10 euro, un costo accessibile anche alle famiglie. Walter Nudo sarà l’ospite della serata e la spalla della conduttrice Daniela Gurini di Tvrs. L’evento è una proposta del comitato organizzativo dello Iom composto dalla vicepresidente Maria Luisa Quaglieri e da Francesca Rossini, Giovanni Zappelli, Edoardo Massera, Francesca Ricciardi, Gianfranca Schiavoni, Daniela Bolletta, Lorenza Caserotti e Maurizio Della Bella. La manifestazione gode del patrocinio del Comune di Jesi ed è resa possibile per l’impegno e il contributo di Diego Gentilini e delle aziende Gruppo Spendolini, Edil System, Gruppo-E Immobiliare Costruzioni, Termoidraulica Panzarea, Radio Arancia. «Sono molto onorato dell’opportunità di poter aiutare lo Iom che merita l’appoggio da parte di tutti – ha detto l’attore Walter Nudo in collegamento telefonico alla conferenza stampa – ringrazio Diego che ha sostenuto l’organizzazione. Non vedo l’ora di venire a Jesi per prendere parte alla serata. Intanto sto scrivendo un libro sulla mia vita, per la Mondadori, che uscirà ad aprile. La vicepresidente dello Iom, Maria Luisa Quaglieri, ha spiegato il significato degli eventi che hanno due scopi: la raccolta fondi e la promozione dell’associazione, una realtà presente a Jesi da quindici anni Giovedì 20 gennaio è stata festeggiata in tutta la Vallesina la festa della Polizia Municipale. Positivo il bilancio stilato dall’Unione dei Comuni della media Vallesina: diminuiscono, infatti, gli incidenti stradali, 51 nel 2010 Anche il Comune di Jesi ha ricordato San Sebastiano, patrono della Polizia Municipale, con una cerimonia nella sala del consiglio comunale nel corso della quale hanno presentato rispetto ai 71 dell’anno precedente, e sono minori anche le sanzioni accertate dalla Polizia locale, 1.285 rispetto alle 1.370 del 2009. Diminuisce anche l’importo complessivo delle multe, che si attesta sui 98.586 euro rispetto ai 121.356 dell’anno precedente. Il Comandante della polizia locale dei Comuni della Media Vallesina, Giovanni Carloni, ha illustrato in un incontro che si è tenuto proprio il 20 gennaio nella sede dell’Unione, le cifre che quantificano l’impegno degli agenti nei vari fronti della polizia stradale, di quella urbana e rurale, della polizia amministrativa e delle altre attività, come l’educazione stradale nelle scuole o i servizi di ordine pubblico per la Questura, nel territorio dei comuni di Maiolati Spontini, Castelplanio, Castelbellino, Montecarotto, Monte Roberto, San Paolo di Jesi e Poggio San Marcello. Le pattuglie esterne nel corso del 2010 sono state quasi 700, 45 quelle notturne, 222 i posti di controllo e 1.332 i veicoli controllati. Nella Vallesina si conferma il trend in calo della quantità e di conseguenza dell’importo delle sanzioni al codice della strada, scese, come introiti, di circa 23 mila euro rispetto al 2009, dopo la diminuzione di 3 mila euro rispetto al 2008. Carloni ha anche illustrato alcuni obiettivi della polizia locale nel 2011 come i controlli preventivi delle attività commerciali, quelli per contrastare il fenomeno alquanto diffuso dell’abbandono delle deiezioni animali sulle aree pubbliche e controlli sull’abbandono dei rifiuti nel territorio dell’Unione che compromettono l’efficacia e l’economicità della raccolta differenziata, anche mediante l’impiego di personale in abiti civili. Proseguiranno inoltre i controlli congiunti con il personale ispettivo dell’Asur Zona territoriale 5 sulla sicurezza alimentare e valutazione di filiera, oggetto di un efficace protocollo di intesa sottoscritto dalle due amministrazioni nell’anno 2009. una loro relazione il sindaco Fabiano Belcecchi, l’assessore Daniele Olivi e il responsabile della Enrico Lancellotti. La cerimonia si è conclusa, come oramai è tradizione, con i commoventi ricordi dell’attore jesino Franco Morici. Molti i rappresentanti delle associazioni tra cui l’Associazione nazionale carabinieri (nucleo di Jesi), Protezione Civile, Anfi, Unirr (unione nazionale italiana reduci di Russia), Associazione nazionale artiglieri d’Italia (unione di Jesi), Associazione nazionale Granatieri di Jesi, Croce Rossa. Ad ascoltare le relazioni anche il vescovo di Jesi Gerardo Rocconi, il difensore civico Paolo Marcozzi, il direttore generale dell’azienda sanitaria, zona di Jesi, Maurizio Bevilacqua, il commissario della Polizia di Stato, il comandante della Guardia di Finanza, il comandante della Polizia Stradale, il comandante dei Vigili del Fuoco, i Vigili in pensione. L’assessore Olivi ha espresso soddisfazione per il lavoro svolto dalla Polizia Municipale sul territorio comunale, ricordando che attualmente il corpo di Polizia Municipale di Jesi è composto da 32 vigili, divisi equamente tra uomini e donne e che il concorso per l’assunzione di otto nuovi vigili non ha avuto ricorsi, Olivi ha elogiato il lavoro svolto dal comandante Lancellotti e dal dirigente Gennai nel riassetto del comando che ha quattro capitani e sei tenenti. Il comandante ha poi espresso il ringraziamento a tutto il corpo dei vigili ed ha invitato la cittadinanza al rispetto delle regole e a quelle del codice della strada. È stato poi stilato il bilancio dell’attività svolta nel 2010: 12121 infrazioni al codice della strada; 224 violazioni con decurtazione di punti, 362 pratiche edilizie, 15 verbali amministrativi e 10 di natura penale, 824 pratiche annonarie con 147 controlli, 33 verbali di violazioni su attività commerciali. Sara Federici Gioia per aiutare chi ha meno gioia Prima la prevenzione e cerca di offrire un sostegno e un sollievo a chi si imbatte con la malattia oncologica. «Negli ultimi anni abbiamo fatto la scelta di dare qualcosa in cambio a chi ci sostiene: non più l’invio dei bollettini postali ma appuntamenti culturali – spiega la presidente Anna Quaglieri - la situazione è difficile per tutti e noi abbiamo sempre più bisogno di aiuto perché la patologia sta crescendo. Lo scorso anno abbiamo seguito 273 pazienti: è un lavoro che ti prende emotivamente e nemmeno te ne accorgi anche se i disagi sono tanti.» L’associazione ha rivolto un sentito grazie a Diego Gentilini, giovane imprenditore jesino titolare della società Ge.Di, da cui è nato il progetto “Ci pensa il sole” ed è organizzatore dell’evento. Nella foto di Anna Vincenzoni da sinistra Diego Gentilini, Maria Luisa Quaglieri e Anna Quaglieri L’angolo dei ricordi Lì c’era un giardino fiorito Che cosa è rimasto di te caro odoroso giardino? Dove sei, ruscello chiacchierino, che mentre attraversavi il delizioso giardino, il tuo gorgoglio sembrava una delicata sinfonia che intonavi a quegli splendidi fiori che con il loro delicato profumo di viole, di rose, gelsomini, mughetti inondavi quel delizioso piccolo spazio di terra, quale meraviglia del creato? La mia mente si illuminava di bagliori di luce, in questo incanto io mi aggiravo: correndo, ballando, salendo quelle dorate scale della giovinezza accompagnata da sguardi furtivi e curiosi mentre io, ignara, mi incorniciavo il capo di quei deliziosi fiorellini e specchiandomi in quella piccola striscia d’acqua che come argento rifletteva i caldi raggi del sole delle estati jesine. Grazie Gesù che mi hai fatto vivere questi bei momenti che mi hanno aiutato poi a superare i momenti bui della mia vita. Rosanna Ponzelli DAL 1923 I vigili urbani di Jesi Tel. 0731-21.33.70 - www.mattoli.it Voce della Vallesina vallesina 30 gennaio 2011 Parrocchia di San Giuseppe: una bella sfida per il futuro PATRIE POETICHE: un saggio a cura di Elisabetta Pigliapoco A San Giuseppe, il Centro di Ascolto ha proposto quest’anno alle famiglie dei bambini della prima comunione le bomboniere della speranza. Si tratta della proposta di acquistare, in piena libertà, come ricordo di questo momento, degli oggetti ideati dagli operatori del centro di ascolto e realizzati da persone che oggi vivono la dolorosa difficoltà della mancanza di lavoro. Queste bomboniere della speranza, dal costo molto contenuto, saranno realizzate manualmente e ciascuna si presenterà così come un pezzo unico. Le persone che eseguiranno il lavoro verranno regolarmente retribuite tramite il sistema dei voucher, che prevede l’assicurazione ed il versamento dei contributi previdenziali, oltre al compenso. to il proprio piacere per essere stato coinvolto nell’azione di promozione umana svolta dal centro e si è detto pronto ad aderire all’iniziativa. La proposta rappresenta un modo per vivere la solidarietà. La parrocchia ha voluto coinvolgere in maniera diretta le famiglie della comunità in un momento di felicità e di festa per i bambini e per i genitori. Un aiuto reale Un coinvolgimento attivo per tutti, quindi, e un invito a condividere i momenti di gioia con chi è meno fortunato. È un salto di qualità per la comunità, che si sente rinnovata nella sua missione di accoglienza e promozione umana. Una comunità, infatti, deve essere solidale, Domenica 16 gennaio, successivamente all’incontro di catechesi dei genitori della prima comunione ed a conclusione della celebrazione eucaristica, la proposta è stata presentata alle famiglie della parrocchia ed ha avuto ampio consenso. Qualcuno ha chiaramente dimostra- deve saper prendersi cura delle esigenze dei più deboli, degli ultimi e delle persone che vivono momenti di particolare fragilità. Questa proposta rappresenta un passo importante, un aiuto reale in un momento difficile come questo, soprattutto per il quartiere di S. Il saggio sulla poesia contemporanea curato dalla monsanese Elisabetta Pigliapoco, titolato Patrie Poetiche, indaga sugli esiti a una domanda che, in un primo momento, può sembrare scontata e ovvia: «Quale rapporto c’è tra la poesia italiana del secondo Novecento e i luoghi?», intendendo, per “luogo”, non il proscenio entro cui collocare situazioni o memorie che stanno alla radice della poesia stessa, ma quello inscrivibile in un orizzonte storico-geografico ben determinato. L’iniziativa editoriale è senza dubbio molto interessante e vale la pena che sia approfondita, premiata da una pubblicità, non certo solo fine a se stessa, che ne garantisca la diffusione che merita, ma è utile e necessaria pure indagare sul senso delle cose intime – che non sono necessariamente “personali” – per tentare di riappropriarci del significato e del valore delle tradizioni. Ha ragione Ermanno Krumm quando ne Il Corriere della Sera scrive che «nella vera poesia c’è sempre qualcosa di nuovo. Una rete di affetti, una voce, un quotidiano, le solite cose magari, ma le uniche che contano, vivono nei versi come un vestito intorno a un corpo». è altresì vero che della poesia – contemporanea o meno, non ha importanza più di tanto –, Pigliapoco Le bomboniere della speranza Un salto di qualità per la comunità parrocchiale di San Giuseppe che vive una situazione territoriale difficile per le conseguenze della crisi economica sulle famiglie Giuseppe che mostra una situazione territoriale tra le più esposte alle conseguenze della crisi economica. La zona, infatti, per connotati demografici e sociali, presenta un’alta percentuale di abitanti a rischio. Al significato economico dell’iniziativa si associa quello umano, nel contribuire a far sentire di nuovo le persone utili, attive, e dar loro una piccola speranza per il futuro, una rinnovata fiducia in se stessi e negli altri. È un progetto che vede protagonisti tutti: il centro di ascolto che lo ha proposto e che contribuirà alla progettazione delle bomboniere, i genitori e i bambini della prima comunione, che sceglieranno questo gesto d’amore. Poi le persone che realizzeranno le bomboniere. Infine la comunità tutta, che potrà vivere il momento dell’incontro dei bambini con Gesù come una festa veramente condivisa. Il centro di ascolto San Giuseppe Andrea Bordoni TEATRO COMUNALE DI MONTECAROTTO DOMENICA 30 GENNAIO 2011, ORE 17 Poesia contemporanea si pone l’obiettivo, e lo raggiunge efficacemente, di rivelare che esiste un Dna culturale che è lievitazione di idee, pensieri e miti partendo dalla “terra”, camminata ogni giorno, e talvolta vivendo, sempre osservando con occhi “personali” ma non per questo privi di “universalità”, la storia che vi si consuma; ambiente formativo in cui l’Autore – quando sceglie consapevolmente di non abiurare la propria tradizione – “cresce”, da un lato, come cittadino del mondo e Uomo-Persona planetario ma, d’altro lato, mai avulso dalla propria memoria e dalle proprie radici esistenziali. Se mi è consentito aprire la porta di un’esperienza poetica fuori dai nostri confini nazionali, non riesco a immaginare la dialettica e neppure la visione del mondo di Pablo Neruda (Nobel per la Letteratura 1971) senza l’altalena tra le cupe ombre e le tonalità più aperte del suo impegno politico (per il quale pare che abbia pagato con la sua stessa vita…), che tuttavia parte da un primordiale amore per l’osservazione della Natura tra le crepe più recondite della propria Patria, il Cile. Neppure credo che sia possibile concepire la forma di poesia epigrammatica e allusiva di Emily Dickinson sradicandola dal cuore della percezione emotiva e morale della sua capacità di osservazione, quasi liturgica, del mondo circostante, intrecciato di persone, sentimenti e cose che s’intersecano nella tavolozza cromatica dei suoi versi. Figlio di un poeta dialettale piemontese, so bene che cosa dice Elisabetta Pigliapoco quando afferma che «il luogo e il poeta hanno la loro storia da raccontare», purché – offro questa riflessione – l’uno e l’altro sappiano raccontare la storia come eccipiente che trasporta il senso della vita e il coraggio di dipanare il gomitolo degli eventi: per sapervi leggere l’insegnamento che deve rimanere oltre il tempo e il dissolvimento della materia nel presente. Oreste Mendolìa Gallino La copertina del libro. Ed. peQuod, Ancona. € 18,00. Parrocchia di Sant’Antonio Abate Gli anniversari degli sposi L’inclemenza del tempo non ha impedito ad una trentina di coppie di prendere parte alla festa degli anniversari di matrimonio. Nella chiesa dedicata a Sant’Antonio Abate si rinnova ormai da anni l’appuntamento nella domenica in cui la chiesa celebra la Sacra Famiglia e protagonisti i parrocchiani che nel corso dell’anno hanno tagliato il traguardo dai 5 ai 50 e più anni di unione coniugale. Il parroco mons. Giuseppe Quagliani, riallacciandosi alla vicenda di Giuseppe e Maria, ha invitato tutti, figli compresi, alla reciproca tolleranza, all’amore ed alla fedeltà; le stesse doti dimostrate dalla Sacra Famiglia. CONSEGNA DEL MESSAGGIO DEL PAPA PER LA GIORNATA DELLA PACE 2011 sul tema: �����������������������������. Invitati i sindaci Dott. Mirco Brega, sindaco di Montecarotto Prof. Luciano Pittori, sindaco di Castelplanio Dott. Lamberto Marchetti, sindaco di Rosora Avv. Tiziano Consoli, sindaco di Poggio San Marcello Interventi di: - Parroci don Giuliano Gigli, don Mariano Piccotti, don Gianfranco Ceci - I collaboratori sacerdoti provenienti dal Congo, don Omer e don Feliciano - Dott. ssa Asmae Dachan, comunità islamica - Sr. Anna Maria Vissani, teologa - Giovani delle nostre comunità Accompagnano la serata le canzoni del GRUPPO DETEGO tutti sono invitati A CURA DELL’UNITA’ PASTORALE delle parrocchie di Montecarotto, Castelplanio san Sebastiano e Santa Maria del Cammino, Rosora e Angeli, Poggio san Marcello 13 Latte Fresco Alta Qualità 14 IL PALAZZO E DINTORNI Caro Spacca, contano i fatti È inconcepibile, è inaccettabile che il consiglio regionale continui ancora a difendere con le unghie e con i denti il vitalizio a favore degli ex consiglieri. Un vitalizio che, fatte le debite proporzioni con le pensioni dei comuni mortali e rispetto ai versamenti effettuati, risulta essere sette volte superiore per i consiglieri “più sfortunati” (poveretti!) e ben 30 volte superiore per i consiglieri che hanno occupato la poltrona per tre legislature con responsabilità varie. Insomma, c’è chi gode di un vitalizio che sfiora i dieci mila euro al mese. Come può un politico avere il coraggio di presentarsi ad un impiegato o a un lavoratore qualsiasi, le cui pensioni – ad andar bene – vanno da euro mille ad euro duemila coperte integralmente da versamenti durante tutta una vita? Era ora che qualcuno si muovesse seriamente. Lo stanno facendo le Liste Civiche regionali unitamente a due o tre consiglieri che già hanno dato la loro adesione (Binci, D’Anna e Latini) che, pur prendendo atto di alcune espressioni di buona volontà del presidente Spacca, intendono spingere l’acceleratore perché alle modeste dichiarazioni di principio seguano effettivamente i fatti. Anche il presidente dell’assemblea regionale Vittoriano Solazzi ha promesso un vago impegno che, però, sa di rinvio del problema alle calende greche. Così sabato 29 gennaio, ad Ancona, si riunirà il comitato promotore per portare avanti la manifestazione di protesta e di richiesta cui parteciperanno anche Acu Marche e Marche per Rifiuti Zero. E ci sono le adesioni del Movimento radical-socialista, della Consulta Laica Marche, dei grillini, del Sel, della lista civica Cinque stelle. E i partiti che si dicono di sinistra e di centrosinistra? Sono proprio tutti imboscati? Mi interessa sapere da vicino cosa intendono fare i consiglieri del PD. Le tante affermazioni di principio valgono niente se ad esse non seguono, coerentemente, i fatti. Si stanno spendendo ben quattro milioni all’anno (otto miliardi delle vecchie lire!) solo per i vitalizi, quasi che dare oggi ai consiglieri regionali un’indennità di diecimila euro al mese sia poca cosa da rimediare con un sostanzioso vitalizio. Che devono pensare dei politici le famiglie che vivono da vicino la crisi, la disoccupazione, il mensile di mille euro ad andar bene? Non è forse vero che il bene comune di chi raggiunge le poltrone politiche si trasforma in bene personale per tutta la vita? I valorosi che in questi giorni si organizzano per gridare allo scandalo sappiano che sono applauditi e affiancati dalla stragrande maggioranza dei cittadini. Naturalmente, prima di subito, qualche consigliere regionale griderà che questa è demagogia. Chissà se il cassintegrato sarà d’accordo. Quanto anche lui vorrebbe essere accusato di demagogia! Siamo in attesa di conoscere i nominativi dei consiglieri regionali che si uniranno ai Latini e &. Si abbia il coraggio di dare un po’ di esempio e di non avvilire nell’interesse superpersonale tanti valori super-proclamati. Et censeo sancti Nicolai monumentum liberandum esse. v.m. Nei teatri della Mitteleuropa “Bollicine Made in Marche” Presentato ai buyers di fascia elevata nelle principali capitali mitteleuropee, dalla promoter-opinionista Eva Kottrova – sommelier A.I.S. Associazione Italiana Sommeliers – il progetto pilota per la promozione e il posizionamento delle bollicine marchigiane nelle strutture di eccellenza di Budapest, Praga, Bratislava, Varsavia, Vienna, Mosca e San Pietroburgo. Il format illustrato alla stampa internazionale e ai principali network di informazione prevede la presentazione - con degustazione – di una accurata selezione di spumanti marchigiani ai compratori di alta gamma in location prestigiose e nei foyer dei fastosi teatri dell’opera nella Mitteleuropa. L’esportazione di spumante italiano, conquistando significative quote di mercato oltreoceano e in alcuni paesi delle economie emergenti, è cresciuta rispetto al precedente anno mediamente oltre il 21% e in alcuni paesi come la Russia addirittura il 200%. Le bollicine marchigiane Voce della Vallesina pagina aperta 30 gennaio 2011 d’eccellenza hanno la possibilità, per la prima volta, di raggiungere la domanda più qualificata e di posizionarsi all’apice di un mercato in crescita esponenziale in quei paesi dove il sano Made in Italy del comparto alimentare costituisce un nuovo status symbol per i nuovi stili di vita emergenti. Le location più fastose e i teatri dell’opera più prestigiosi nella Mitteleuropa, con gli auspici del più celebre tra i la primogenitura francese brindisi del melodram- delle bollicine. L’iniziama, rappresenteranno un tiva della sommelier Eva magnifico proscenio per Kottrova, avendo suscitale bollicine marchigiane to grande interesse degli omaggiando degnamente addetti di settore e di poil personaggio considera- tenziali compratori, sarà to padre della tradizione ampiamente supportata spumantistica italiana: il dai principali network di fabrianese Francesco Scac- informazione e dai mezchi che nel 1622 per primo zi stampa nei paesi intedissertò di vini picanti o ressati dall’evento; reale mordaci in un capitolo del trampolino di lancio per suo trattato “De Salubri le bollicine d’eccellenza Potu Dissertatio”, alcune “Made in Marche” e faro di decine di anni prima del riferimento per la promomonaco benedettino Dom zione dello spumante marPierre Pérignon a cui si at- chigiano ai più qualificati tribuisce l’invenzione dello responsabili acquisti del champagne, screditando beverage internazionale. tra UBI, Banca Popolare di Ancona e Fidimpresa Marche C’è la speranza del recupero Presso la sede della BPA, all’Esagono di Jesi la mattina del 18 gennaio è stato firmato e presentato alla stampa il rinnovo dell’accordo, ovvero il nuovo patto di ferro tra UBI, Banca Popolare di Ancona e Fidimpresa Marche per sostenere la ripresa e lo sviluppo delle decine di migliaia di piccole e medie imprese attive nel nostro territorio. I contenuti dell’accordo sono stati illustrati nel corso della conferenza stampa tenuta da Luciano Goffi, direttore Generale di UBI-BPA, Renato Picciaiola, presidente della CNA Marche, Silvano Gattari, presidente di Fidimpresa Marche, Giancarlo Gagliardini, direttore Generale di Fidimpresa Marche. Sono intervenuti, fra gli altri, Simone Baglieri, responsabile Supporto Commerciale UBI >< BPA; Stefano Sallei, responsabile DPT Politiche Legislative e Finanziarie CNA Marche e Silvio Purgatori, coordinatore organizzativo di Fidimpresa Marche. Per spiegare i contenuti dell’accordo occorre in primo luogo far presente l’entità di Fidimpresa Marche, nata dalla fusione per incorporazione delle cinque Cooperative Artigiane di Garanzia emanazione della CNA Marche (Fidimpresa di Ancona, Nuova Cooperativa Artigiana di Garanzia di Pesaro Urbino, C.A.G. Salomoni di Macerata, C.A.G. Picena di Ascoli Piceno e Consarfidi Marche) è oggi tra i più importanti Confidi della regione, potendo contare su 20 mila soci, 60 collaboratori e 750 milioni di euro garantiti, con una media di 5 mila operazioni realizzate ogni anno. Fidimpresa Marche è stato inoltre il primo Confidi ad ottenere l’autorizzazione come Ente Finanziario vigilato da Banca d’Italia, iscritto nell’elenco speciale; perciò il suo ruolo nel progetto è essenziale. Posto che l’imprenditoria marchigiana, pur contando su di un tessuto sano e vitale, in questo prolungato periodo di congiuntura sfavorevole è a corto di liquidità, la risposta alle esigenze di tante aziende, continuerà ad arrivare da UBI, Banca Popolare di Ancona, anche grazie alla nuova convenzione, che segna una diversa impostazione nelle modalità di concessione delle garanzie tra Confidi e Banca. Ci deve essere stimolo da parte della Banca a confidare nell’impresa e a non fer- marsi sulla base dei numeri, che attualmente quelli delle imprese marchigiane non sono di certo elevati; ma se ci si ferma a questo, cioè alla mancanza di liquidità, “non possiamo far crescere le nostre piccole aziende e portarle a lavorare insieme” ha affermato il direttore Luciano Goffi e ha aggiunto: «Un’azienda piccola ha più difficoltà ad andare lontano da casa. Occorre quindi far sempre presente che prendere per mano un imprenditore è come accogliere un aggregato di competenze e intelligenze in grado di garantire qualità ed efficienza sotto ogni punto di vista (qualità del prodotto del lavoro per esempio)». Purtroppo il mercato delle imprese rimane debole perché quest’ultime stentano a riprendere la crescita e non si mettono in gioco. Per questo motivo bisogna puntare alla coesione e dare la possibilità al maggior numero di medie e piccole imprese di rimanere sul mercato “in salute”. Fortunatamente questa partnership è sempre risultata vincente e lo dimostrano i risultati del 2010. Nello scorso anno, infatti, sono stati erogati finanziamenti alle imprese associate a Fidimpresa Marche per circa 40 milioni di euro, con un incremento del 52% rispetto al 2009. Se poi si guarda ai finanziamenti in essere al 31 dicembre 2010, la somma dei finanziamenti garantiti da Fidimpresa sale a 113 milioni di euro, mentre l’erogato medio annuo negli ultimi 5 anni è superiore ai 34 milioni di euro. Con questo accordo, BPA e Fidimpresa Marche si impegnano dunque a promuovere nel territorio progetti di investimento realizzati dalle piccole e medie imprese (51.807 unità censite da Unioncamere, al primo semestre 2009), anche tramite l’utilizzo dei Fondi BEI (Banca Europea degli Investimenti), di cui UBI, Banca Popolare di Ancona – con un plafond di 100 milioni di euro – è gestore per la Regione Marche. La conferenza stampa si è conclusa con una frase significativa da parte di Giancarlo Gagliardini: «Abbiamo avuto qualche cicatrice, ma tutte sono servite a far capire che viviamo e agiamo. Fidimpresa si presenta con le carte in regola per iniziare un nuovo anno pieno e ricco di sostegni e iniziative». Ilaria Latini Per i bambini: come fare il pane Piccoli cuochi Nuova originale iniziativa della fattoria didattica Arcafelice (via Minonna 75, Jesi) che sabato prossimo, dalle 16,30 alle 18, organizza un laboratorio di cucina dedicato ai bambini dall’invitante tema “Panettiere per un giorno”. Si tratta di una divertente lezione di cucina rivolta a tutti coloro che hanno voglia di imparare a fare il pane con le proprie mani. E mentre il panino lievita, il pomeriggio si svilupperà con un piacevolissimo laboratorio creativo a tema. Al laboratorio possono partecipare fino ad un massimo di 25 bambini con un contributo di 6 euro ciascuno. Le iscrizioni si ricevono ai numeri 339 8322578 o 333 4773685. Musica classica a Corinaldo Il 28 gennaio alle ore 21,30, nell’ambito della Stagione musicale al Teatro Goldoni di Corinaldo, il Centro Culturale “Simona Romagnoli” di Ostra presenta la Collana “Spirto Gentil”. “Beethoven - la drammatica trasparenza del reale”: suona e guida l’ascolto, la pianista Magdalena Lutka. Nel programma: Sonata in do-minore op. 13, “Patetica”; Sonata in do diesis-minore op. 27 nr 2, “Al chiaro di luna” ed altro… Magdalena ha maturato una formazione artistica d’avanguardia con ampio spettro di attività creative. Oltre al pianoforte, infatti, ha studiato organo, clavicembalo, composizione, canto lirico, pedagogia, didattica musicale ed altre discipline connesse all’attività educativa. Insegna pianoforte, organo e canto a non vedenti, a giovani con dislessìa, a bambini d’età da due anni in su. Prepara con ottimi risultati studenti agli Esami di Conservatorio. Voce della Vallesina sport e tempo libero Pallavolo: intervista al coach della Chateau d’Ax Una veloce carriera Francois Salvagni ha fatto dello sport la sua vita e la sua professione. Emiliano di nascita, 39 anni, sposato e padre di Greta, vive da tempo nelle Marche, a Jesi. Attualmente coach della Chateau d’Ax, dopo numerose esperienze vissute nella pallavolo fin ragazzino. È stato premiato dalla Lega femminile come miglior tecnico nella stagione 2009/2010. Quando è iniziata la sua passione per lo sport, in particolare per la pallavolo? Ho sempre amato e praticato ogni tipo di sport fin da piccolo. Il dopo-scuola era dedicato a sfide e scorribande nel campo pubblico sotto casa. L’amore per la pallavolo è nato un po’ per caso sui banchi di scuola e attraverso i cartoni animati giapponesi. Poi, nonostante mia madre abbia fatto di tutto per far sì che io e mio fratello, di un solo anno più grande, fossimo liberi di percorrere le nostre strade separatamente anche nello sport, mi sono ritrovato a seguire le orme del primogenito. Ho iniziato così a 15 anni a giocare a volley. Da lì ho iniziato ad allenare, seguendo un gruppo di minivolley. Giocavo infatti in una piccola società bolognese nella quale tutti facevano un po’ tutto! CALCIO E la sua carriera sportiva? Sono stato molto fortunato. Ho incontrato spesso bravi allenatori che mi hanno fatto capire l’importanza dell’impegno e di una grande preparazione. Ho sentito quindi la necessità di aggiornarmi e di fare un po’ di gavetta. Passione e sacrificio mi hanno portato ad avere la possibilità di entrare come ultimo assistente nella gloriosa Volley San Lazzaro di Bologna. Da lì, un passo alla volta, sono diventato a soli 20 anni assistente in A2 nella squadra della mia città. Poi capo allenatore in B2. Non sentendomi ancora all’altezza, ho deciso di fare ancora un po’ di tirocinio come assistente in A2 a Imola. La squadra ha avuto subito una promozione ed io ho vissuto due splendidi anni come assistente in A1. L’anno successivo, finalmente la prima panchina in A2 come head Coach. Uno splendido secondo posto. Una finale persa con la Scavolini Pesaro e l’incontro con quella che sarebbe diventata mia moglie e che mi avrebbe fatto conoscere Jesi e le Marche. Da lì altri 8 anni di serie A. Ora sono qui, dopo 23 anni di palestra! Serie D Attualmente lei è coach della Chateau d’Ax, è stato premiato come miglior tecnico nella passata stagione. Che tipo di impegno c’è dietro una squadra di pallavolo di questo livello? All’inizio della mia seconda stagione a Urbino ho ricevuto il Premio “Luigi Rizzoli” quale miglior allenatore della passata stagione 2009/2010. Un premio che mi ha fatto molto felice poiché, per la prima volta, è stato assegnato non all’allenatore campione d’Italia ma a chi, secondo il giudizio della giuria, ha ottenuto il miglior risultato in relazione alle possibilità che aveva. Come ho già detto alla cerimonia di premiazione, penso che sia stato un segnale molto importante per la categoria. La mia è una professione entusiasmante, ma alla quale spesso non viene riconosciuto il giusto valore. In particolare, troppo spesso non si valuta il lavoro e la crescita di una squadra, ma solo i risultati scollegati dal contesto. Il mio è un lavoro dove quotidianamente si affrontano e si devono gestire problematiche di varia natura ed entità, dove in ogni istante siamo chiamati a fare scelte e a prendere decisioni. Molta pressione psicologica e molto impegno quindi, ma anche molta programmazione ed esperienza per una gestione ottimale. La partita è il risultato di una settimana di lavoro che si traduce in 9/10 allenamenti, preparazione fisica specifica e grande lavoro tattico fatto di ore ed ore di video, analisi e sedute tattiche. Quali sono state le “vittorie” più significative della sua carriera sportiva? Nello sport tutto è amplificato, tutto è accelerato, tutto è sotto i riflettori! Il nostro lavoro e le nostre scelte non possono e neppure devono essere sempre condivise, non si deve cercare il consenso o l’ammirazione. Si devono perseguire gli obiettivi senza compromessi, senza cercare scorciatoie, con grande senso etico e con grande coerenza. In questo senso la vittoria, nell’accezione più ampia del termine, è nell’essere considerati persone vere, oneste intellettualmente e molto preparate. Sotto il profilo prettamente sportivo, la vittoria con la corazzata Villa Cortese per 3-0 nella Il derby tra Jesina e Fossombrone è finito nel pari (1-1). Ma ha lasciato una marcata scia di proteste da parte leoncella: in particolare si è messo in evidenza il presidente jesino Marco Polita, riferendo le critiche anche dei tifosi nostrani riguardo due reti annullate dal direttore di gara (a Focante e a Costantini) per dubbio fuorigioco. Gli ha fatto eco mister Fenucci, esclaman- passata stagione e l’impresa in Russia in Coppa Cev di quest’anno sono, insieme ad un titolo giovanile nel lontano ‘94, le vittorie che ricordo con più entusiasmo. Che cosa consiglia a chi pratica questo sport? Lo sport è cultura nel senso più profondo del termine. È formazione. Deve essere parte integrante della nostra vita. Credo che in particolare la mia generazione, quella dei quarantenni per intenderci (anche se io ho solo 39 anni!) ha il dovere di trasmettere il valore dello sport inteso non come competizione sportiva, ma come filosofia di vita fatta di alimentazione sana biodinamica, meditazione e attività fisica, poiché abbiamo abbastanza conoscenze scientifiche per poter affermare che l’equilibrio psico-fisico condiziona in maniera determinate la qualità della vita e quindi la vita stessa. Per quanto riguarda la mia disciplina, sono fermamente convinto che gli sport di squadra sono molto importanti a livello giovanile, per favorire la socializzazione, la capacità di lavorare insieme per combattere l’individualismo e l’egoismo imperante. Si sente più emiliano o marchigiano? Se nella vita si possono amare due figli in egual misura, ci si può sentire ugualmente figli di due territori differenti. Emilia per me vuol dire origini, amici, affetti, abitudini. Le Marche ora sono la mia terra, dove abito con mia moglie e dove è nata Greta, mia figlia. Jesi ora è la mia città. Un luogo in cui la qualità della vita è veramente alta. Per quanto riguarda Jesi e la pallavolo mi sento di dire che la Pieralisi nel campionato di A1 mi manca molto, in quanto era un’istituzione ed un vanto, sia per il territorio che a livello sportivo. Ma nella vita mai dire mai... Tiziana Tobaldi do: “Ci hanno dato un gol su tre!” E nel contempo anche altri fans sottolineano l’episodio del guardalinee che corre verso il centrocampo, assegnando il gol (contrariamente all’arbitro che annulla). Il nostro tecnico già altre volte ha messo in evidenza queste penalizzazioni da parte del fischietto, mentre la squadra ha meritato ben più del pareggio, oltre all’autogol forsempronese. Vir 30 gennaio 2011 15 BASKET FILENI BPA - Rescisso il contratto con Mobley A Casale contro una candidata alla serie A Grazie ai due punti conquistati nell’anticipo televisivo, la Fileni Bpa vede allontanarsi la zona pericolosa della classifica. Venerdì scorso al PalaTriccoli, davanti alle telecamere di Rai Sport Più, gli arancio-blu hanno respinto l’assalto della matricola Verona, battuta 95 ad 88, al termine di una gara decisa nel finale dai colpi di un ottimo Tusek ed un Elder finalmente decisivo (23 punti). «Sono due punti che danno serenità – ha detto coach Cioppi, considerato a rischio esonero in caso di sconfitta – Se abbiamo la forza di reagire di squadra, come abbiamo fatto stavolta nei momenti difficili, c’è tempo per recuperare e guardare avanti». La classifica dopo il secondo turno di ritorno: Venezia 28 punti; Udine, Casale Monferrato 26; Rimini 22; Barcellona 21; Scafati 20; Veroli 18; Imola, Pistoia 16; Ferrara, Fileni Bpa Jesi, Casalpusterlengo 14; Reggio Emilia 12; Verona 10; Forlì 8; San Severo 6 punti. Oggi, domenica 30 gennaio, gli arancio-blu vanno a far visita al Casale Monferrato (ore 18.15), compagine in corsa per la promozione diretta ed imbattuta in casa dallo scorso 10 ottobre (ko per 85-72 con Pistoia). I piemontesi, allenati dall’esperto coach Marco Crespi, sono un buonissimo collettivo dove spiccano il play Hickman, lo svedese Nnamaka ed il veterano Pierich. All’andata finì 74 a 67 per gli jesini, che nella loro rosa hanno un ex casalese: Marco Tagliabue (nella foto di Candolfi), cresciuto proprio in Piemonte. L’Aurora Basket a seguito del grave infortunio ed al successivo intervento chirurgico, che ne precluderà l’impiego per il resto della stagione, ha deciso di rescindere il contratto con l’americano Thomas Mobley. Giuseppe Papadia Intervista alla campionessa Elisa Di Francisca Tra successi e vita normale I primi sintomi della sua determinazione si hanno già in quest’intervista del 1997: «Sinceramente sulla scherma io ci punto. Non è tutta la mia vita, ma non nascondo che la voglia di arrivare in alto è tanta. Guardo Valentina in pedana e cerco di rubarle qualcosa. Tiro contro Giovanna e ascolto i suoi consigli. Io ci credo». La pensa ancora così? Assolutamente sì. Nel senso che adesso rispetto a 15 anni fa (data dell’intervista) ho ancora più fiducia in me stessa. Da due anni a questa parte mi sto impegnando molto e non sempre le cose vanno come si spera. È vero nell’ultimo anno ho mietuto tanti successi e quando le cose vanno bene è tutto molto semplice. Ma non dimentico che quando non si raggiunge il risultato sperato e le cose vanno male a volte si perde la speranza e la fiducia. In questi momenti lavoro su me stessa, allenandomi ed impegnandomi al massimo facendo aumentare così l’autostima e la fiducia in me stessa. Cosa rappresenta per Lei il mito del maestro Ezio Triccoli? È vero, per me il maestro Triccoli rappresenta un vero e proprio mito. Oltre che il mio istruttore di fioretto è stato anche un esempio vivente di qualità umane. Sono stata molto fortunata ad aver conosciuto una persona come lui e ad aver assimilato tutto quello che lui ha saputo trasmettermi. La scuola di scherma jesina fondata dal maestro Triccoli è una scuola che continua a vincere grazie ai principi fondamentali secondo i quali non bisogna abbattersi quando si perde e bisogna immediatamente continuare ad allenarsi fin da subito quando si vince. Ezio Triccoli aveva un motto che ho fatto mio: “Atlete fuori e dentro la pedana!”. Come definisce il suo attuale maestro Stefano Cerioni? Dopo il maestro Triccoli è subentrato Cerioni con il quale ho un rapporto fantastico. Cerioni prima di diventare un maestro è stato anche un atleta, per cui riesce ad im- medesimarsi in me, capisce le mie paure, le mie ansie e, soprattutto, “elegge l’assalto” in maniera spettacolare. A fine giugno di quest’anno, quando si è laureata campionessa italiana di fioretto, superando in finale proprio Valentina Vezzali, che sensazione ha avuto? Ho avuto tante sensazioni diverse ed inspiegabili. Nel passato ho raggiunto dei risultati un po’ sbagliati e fortunatamente tutto l’anno 2010 per me è stato proficuo, infatti con successo ho affrontato l’Open a Ravenna, la Coppa del Mondo a Marsiglia, i Campionati Italiani a Siracusa ed infine i Mondiali a Parigi. Prima vedevo vincere mentre da quest’anno sono io che ho vinto. Il bilancio per me dell’anno 2010 chiude sicuramente in positivo finalmente! Mia madre, Ombretta, dal 7 novembre di quest’anno (giorno della vittoria del mondiale a Parigi) ogni mattina mi manda un sms di buon inizio di giornata scrivendo “Buongiorno campionessa del mondo!” ed io le rispondo con un altro sms “Buongiorno mamma della campionessa del modo!” Come mai, secondo lei, Jesi è un club al femminile? A parte Jesi, lo sport in generale in questi ultimi anni è diventato in prevalenza di genere femminile (tennis, pallavolo, ecc.). Noi donne abbiamo una forza che va al di là dei muscoli, una forza interiore e tanta grinta. Da sole ce la possiamo fare. Possiamo fare tutto: figli, matrimonio e una carriera sportiva ad alti livelli. Valentina Vezzali, Giovanna Trillini, Ilaria Salvatori e Arianna Errigo: un aggettivo per descrivere ciascuna di loro. Valentina: una macchina da scherma. Giovanna: l’atleta per eccel- lenza e l’umiltà fatta persona. Ilaria: una grande persona, molto schietta, simpatica e divertente. Arianna: molto matura per l’età che ha, una ragazza con la testa sulle spalle. Il capo della Polizia, Antonio Manganelli, le ha fatto i complimenti? Il capo della Polizia e tutto il Corpo di Polizia si sono complimentati con me. Io vado molto fiera di appartenere a questo gruppo e sento che le mie vittorie danno a tutti uno stimolo in più. È orgogliosa di essere una “poliziotta con il fioretto”? Certamente sì! Meglio una poliziotta con il fioretto che con la pistola! Che ne pensa della definizione a lei attribuita di sexyregina del fioretto? Sono consapevole del mio sex-appeal esteriore, ma punto di più sul mio carisma derivante dalle mie qualità interiori come la forza di volontà, la costanza e la caparbietà. Ha un fidanzato? Ad agosto scorso ho chiuso un rapporto che durava da due anni con un ragazzo, Matteo, di Chiaravalle. Quindi adesso sono single… È vero che esce dal ristorante per bersi un bicchiere di vino di nascosto dal C. T. e che non disdegna qualche sigaretta? Sono nata per infrangere le regole. Provo una sensazione molto bella, anche se le mie infrazioni sono molto soft. Mi piace infatti fumare qualche sigaretta e bere un buon bicchiere di vino in compagnia: tra i bianchi adoro il Verdicchio e tra i rossi preferisco l’Amarone. Una raccomandazione che mi sento di fare a tutti i giovani è quella di non esagerare mai. Cosa fa Elisa nel tempo libero? Nel tempo libero esco con gli amici, vado in discoteca, vado al cinema, pulisco la casa e mi diverto ad arredarla (vivo da sola dal mese di aprile). Cosa si augura per il 2011? Auguro a me stessa tanta serenità ed un mondo di tranquillità poiché questi due elementi sono la base da cui vengono tutti i risultati e, senza, non sarei arrivata qui dove sono arrivata! Laura Cognigni 16 30 gennaio 2011 esperienze Voce della Vallesina Giornata per la Vita: domenica 6 febbraio Anche quest’anno, come sempre, nella prima domenica di febbraio, il “Centro Promozionale Famiglia”, Consultorio “la famiglia” parteciperà, insieme alle altre realtà della Diocesi, alla giornata nazionale “Festa della Vita”. Quest’anno il documento dei Vescovi per la Giornata, concentra la propria attenzione sull’importanza dell’aspetto educativo per poter comprendere e valorizzare la pienezza e il rispetto della vita in ogni momento della sua esistenza. Nel documento sono riportate le parole di papa Benedetto XVI che dice: “alla radice della crisi dell’educazione c’è una crisi di fiducia nella vita”. Si tratta di una riflessione molto calzante che vale sia per quello che viviamo come persone, nella nostra quotidianità, sia, nel nostro caso, quando siamo operatori, volontari del Consultorio di Piazza Federico II. Nelle persone, nei gruppi che incontriamo, a volte emerge la sfiducia, la mancanza di prospettiva futura, la negatività che porta la persona a sentire sempre più faticoso il compito educativo assegnato ad ognuno. “Educare alla pienezza della vita” quindi, nel nostro servizio, significa anche raccogliere e valorizzare quello che c’è di positivo nella nostra società. Queste energie positive le troviamo nella fatica giornaliera di migliaia di volontari che ogni giorno si impegnano ad affermare l’amore e il rispetto verso il prossimo in ogni momento della vita. Non è sempre una scelta facile, tante volte ci si pone in un’altra prospettiva rispetto alla mentalità corrente; spesso ci si scontra con politiche e leggi che non sempre tutelano chi ha bisogno di aiuto e talvolta rendono il lavoro dei volontari inutilmente più faticoso. Per noi adulti, educare nella quotidianità alla pienezza della vita, in quanto genitori, educatori o volontari, non vuol dire annullare i problemi, sostituirsi o pensare che tutto debba essere facile; significa aiutare le persone a crescere, ad affrontare le situazioni e i momenti di crisi nella loro interezza, dispiegando tutte le possibili- tà individuali in un’ottica di crescita e autonomia personale, sociale e relazionale. Per sottolineare e valorizzare questo compito educativo, alcune realtà della diocesi di Jesi, tra cui il Consultorio “la famiglia” hanno deciso di organizzare nel pomeriggio del 6 febbraio alle ore 15,30 presso la chiesa di San Nicolò, una tavola rotonda sul tema “Educare alla pienezza della vita” alla quale interverranno genitori, nonni, educatori, insegnanti… In questa giornata per decisione del Vescovo, le offerte fatte durante le celebrazioni eucaristiche saranno devolute alle due realtà del volontariato che si adoperano a favore della Vita, tra cui il Consultorio “la famiglia” e che da più di 30 anni, a Jesi e nella Vallesina, porta avanti con le sue attività di prevenzione e di promozione un’opera di ascolto, aiuto ed educazione permanente, sia attraverso la consulenza rivolta alla persona e alla famiglia, che con la conduzione ed animazione di gruppi, nelle scuole, nelle parrocchie ed in altre realtà giovanili L’equipe del Consultorio La testimonianza di una volontaria Riscoprire la pienezza Il tema della giornata per la vita di quest’anno mi appartiene in modo speciale. Educare vuol dire “condurre fuori”, liberare e mi piacerebbe partire da qui per parlare un po’ della mia esperienza come volontaria presso il Consultorio “La Famiglia” di Jesi. Nel 2002 inizia la bella avventura del Corso Consulenti, che mi ha portato, oggi, a essere volontaria proprio come consulente familiare. Il percorso fatto fin qui è stato veramente un cammino nella pienezza. Il giorno in cui ho iniziato il Corso la psicoterapeuta che ci guidava ci disse: “questo è il vostro itinerario per divenire persone intere, ossia capaci di accogliere ogni vostra parte!” È stato illuminante ed è stato il senso del mio lavoro personale. Questa stessa esperienza la vivo oggi come volontaria che si occupa di relazioni d’aiuto. Le persone ci chiedono aiuto proprio perché il vuoto esistenziale molto spesso le sovrasta, non riescono a stare bene con se stesse e di conseguenza a stare bene con gli altri. È sempre un’emozione quando inizia un cammino di consulenza. Significa accompagnare la persona nella consapevolezza e questo è il passo decisivo e fondamentale per iniziare a riscoprire la pienezza: imparare a vivere in modo più autentico. Per me, poter essere oggi consulente familiare, è stata la scoperta autentica delle mie capacità e dei miei limiti fatta con uno sguardo accogliente che parte da me e che sono contenta di donare a chi incontro. È stato fondamentale imparare ad accogliere l’altro nella sua totalità senza anteporre idee preconcette e soprattutto cercando sempre di liberarmi dal giudizio. Altrettanto importante è stato imparare ad ascoltare: con l’ascolto la persona ha la possibilità di poter dire di sé e soprattutto di scoprire che ciò che racconta ha valore e questo aiuta la pienezza. I due aspetti, accoglienza e ascolto, li ho riscoperti nel corso degli anni e ho lavorato per valorizzarli. Ho potuto usare in altri ambiti la bellezza di questo nuovo modo di essere che mi ha dato questo percorso formativo, in particolare nella relazione con gli adolescenti. Sia in consultorio che in parrocchia ci capita di stare con gruppi di adolescenti e loro più di altri sono il terreno più ricettivo per educare alla pienezza. Ricordo l’esperienza fatta in un gruppo di catechismo, numerosissimo, preadolescenti alle prese con le prime domande sulla vita e soprattutto con il vuoto; in particolare una ragazza in piena crisi adolescenziale, veniva da una famiglia problematica e aveva sperimentato tanta mancanza di amore: si presentava aggressiva, esagerata e anche confusa nel suo essere femmina o maschio, ci sfidava in ogni modo e distruggeva ogni cosa. Il lavoro più grande che ho fatto con lei per quasi un anno è stato quello di accoglierla così come era, rimandandole che le volevo bene, anche solo con gli sguardi. È stato un lavoro lungo, paziente, la fiducia è arrivata a poco a poco ma quando ha cominciato a chiedere di essere ascoltata è iniziato per lei un bellissimo cammino. Ogni volta che mi confronto con i ragazzi verifico che sono depositari naturali di pienezza di vita, dal vuoto e dalla confusione imparano un po’ alla volta quel “desiderio più grande” che parla di infinito - così come ci ricorda il Santo Padre- perché loro in modo speciale portano dentro l’amore e la gioia in quantità immense. Ma questi stessi desideri li ritrovo in tanti volti incontrati in consulenza e ogni volta, alla fine di un cammino che ha portato risultati di consapevolezza e autenticità, scopro che la pienezza è possibile e che forse la cosa più necessaria in questo momento è la disponibilità ad accogliere per ridonare fiducia. Sabina, volontaria del Consultorio “La famiglia” di Jesi