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Lombroso ottobre 2010
Il pregiudizio lombrosiano in Medicina. Il caso dell'epilessia. Psicosi epilettica. Enrico Granieri & Patrik Fazio Scuola di Specializzazione in Neurologia Dipartimento Discipline Medico-Chirurgiche della Comunicazione e del Comportamento Università di Ferrara Convegno in occasione del Centenario della morte di Cesare Lombroso “GENIO E FOLLIA” Biblioteca Ariostea, Sala Agnelli, Via delle Scienze, Ferrara Giovedì 4 Marzo 2010 Cesare Lombroso (Ezechia Marco, detto Cesare) 1835-1909 L’opera di Lombroso è andata incontro nel tempo ad una esaltazione e ad una critica pesante, in rapporto alla filosofia dell’epoca. Rivoluzionari e criminali politici In rapporto alla cultura dell’800, la figura di Lombroso è stata osannata, esaltata, poi aspramente criticata. Occorre avvicinarsi a questo personaggio con serenità, senza preconcetti e tenendo sempre ben presente il tempo e la filosofia in cui Lombroso operò. Emilio Ramelli, professore emerito UNIFE Principali temi trattati dal Lombroso: Cretinismo. Nosografia medica d’Italia. Il metodo sperimentale nella medicina legale delle alienazioni mentali: il metodo antropologico nello studio della delinquenza. I mattoidi. Genio e Follia. La Pellagra. Occultismo e Spiritismo Occultismo: Eusapia Palladino Il metodo antropologico nello studio della delinquenza. L’Uomo Delinquente 1876-78-84-8996. La Donna Delinquente, La Prostituta e la Donna Normale, 1894. Epilessia e Psicosi • L'epilessia, secondo Lombroso, non va ridotta all'accesso o alle assenze, • ma comprende piuttosto quel vasto insieme di caratteri che configura il tipo epilettico che riunisce ed esagera "tutti i tratti del pazzo morale e del delinquente nato", soprattutto per quanto concerne • il profilo psicologico con i forti automatismi distruttivi e • con le frequenti amnesie che lo caratterizzano. Accessi di furore epilettico: Caricature del Delitto • Del resto gli accessi di furore epilettico, gli equivalenti psichici dell'epilessia, riassumono, concentrato ed esagerato, quanto l'epilettico fa normalmente: • sono caricature del delitto. Nascita scienze criminali Contesto storico-scientifico Le teorie lombrosiane inserite nell’ambito della dottrina evoluzionistica di Charles Darwin: teoria selezione naturale come forza evolutiva affiancata da meccanismi di trasmissione dei caratteri acquisiti. Il genere umano possiede, come risultato del processo evolutivo, un certo numero di istinti brutali ed egoistici, risultato di ereditarietà di impulsi animaleschi anacronistici spesso in contrasto con le esigenze della vita sociale. Dal Positivismo e Determinismo all’Antropologia Criminale • • • • Atavismo Biodeterminismo Degenerazione (Morel, 1860) Evoluzionismo Darwiniano • Influenze della Destra e Sinistra Storica post-hegeliana • Unità d’Italia • ………… Teoria Lombrosiana del criminale nato Nel contesto scientifico – influenzato anche dalla dottrina del Positivismo e del Determinismo di Augusto Comte – si inserisce la teoria del “criminale nato”, rivivificazione dell’uomo primitivo con caratteristiche biologiche appartenute, fra gli altri, anche ai Lemuri (teoria dell’atavismo). (L’Uomo delinquente, 1876) Criminali politici Donne Delinquenti L’UOMO DELINQUENTE e L’EPILESSIA secondo Lombroso • Cesare Lombroso sostenne per tutta la vita la necessità di studiare il corpo dei criminali per trovare le giuste risposte ai loro crimini. • L’idea gli venne improvvisamente nel 1871 quando, nel corso dell’autopsia del brigante calabrese Villella, scoprì “una fossetta alla base del cranio e sotto di essa un tratto dilatato del midollo spinale” che gli ricordava una tipica caratteristica di alcune “razze inferiori” della Bolivia e del Perù, ma anche “tipi inferiori di scimmie, roditori e uccelli”. Briganti al museo di Torino Studio sul brigante Villella Giuseppe Villella era originario di Catanzaro. Sospettato di brigantaggio e recidivo di furto incendio, Villella finì in carcere. Lombroso lo scovò e lo sottopose a visita medica. Poi, quando il calabrese morì in carcere, nel 1872, Lombroso volle fargli l’autopsia. e Nel cranio di Villella scoprì che dove avrebbe dovuto esserci la «cresta occipitale», c’era invece una «fossetta occipitale mediana». Quell’anomalia (in realtà frequente e priva di significato) poteva essere la spiegazione che cercava, la fonte da cui sgorgava la «natura del delinquente», il dettaglio fisico ricorrente che caratterizzava i criminali. Teoria del criminale nato • Studio delle anomalie del cranio del brigante Villella: • Le manifestazioni anomale della condotta umana sono originate non da atti della volontà, ma da “vizi” della struttura organica, riscontrabili nei pazzi e, ancor di più nei criminali. Studi sulla morfologia cranio-cerebrale • Alla morte di Lombroso, il prof. Pio Foà rese pubblici i risultati dell’esame autoptico, esprimendo peraltro la scarsa considerazione che aveva nutrito per il collega. • Impietoso, rivelò che il peso del cervello era inferiore alla media, “Sembra che il cervello sia piuttosto ricco di pieghe di passaggio”, elementi che Lombroso e la sua scuola ritenevano frequenti nell’alienato, nell’epilettico e nel criminale. Studio sul brigante Villella. Briganti nel Sud Italia nel 19° Secolo: “Eroi o malfattori?” Che triste fine per quegli insorti meridionali che, fedeli ai Borbone e alla Chiesa cattolica, misero a ferro e fuoco il sogno Piemontese di una serena conquista del Sud. E dire che fu proprio il cranio d’un brigante, il Villella, a far scoccare “l’illuminazione” in Cesare Lombroso. L’UOMO DELINQUENTE e L’EPILESSIA secondo Lombroso • Nelle prime due edizioni de L’Uomo Delinquente, dichiarò che tutti i delinquenti erano atavistici: • trasmissione ereditaria di caratteri fisici (le fattezze) e psichici (gli istinti feroci) dell’umanità primitiva e degli animali inferiori - perchè “esiste una singolare coincidenza tra molte delle alterazioni riscontrate nei criminali con quelle delle razze colorate o inferiori”. L’UOMO DELINQUENTE e L’EPILESSIA secondo Lombroso • Ispirandosi ai postulati di Gall • sulla frenologia: i difetti fisici esteriori sono il segno di una depravazione interiore. Lombroso porta ad esempio la ferocia dei delinquenti che “era comune nei popoli antichi e selvaggi, ma rara e mostruosa pei nostri”. Il metodo sperimentale nella medicina delle alienazioni mentali e l’invenzione dell’antropologia criminale “Sono solo le cifre e gli istrumenti di precisione quelli che hanno fatto fare alla scienza quei passi da gigante che noi tutti ammiriamo, che ci hanno dato in mano sì larga parte di dominio della natura. E perché non si dovrebbe egli applicare questo meraviglioso metodo anche alla scienza psichiatrica, postochè l’alienato, oltre che di spirito, è composto anche di corpo; e postoché alle variazioni della forza psichica e quindi dello spirito deve accompagnarsi anche quella della forma?” Teoria del criminale nato, ancorata saldamente ai fattori biologici: biodeterminismo Goniometro Craniometro • Le stigmate somatiche furono misurate e codificate attraverso gli strumenti di obiettivazione offerti dall’antropologia e dall’antropometria di quegli anni. Paul Broca nel 1875 sistematizzò gli strumenti: • Goniometro per la misurazione dell’angolo facciale, • Craniometro a compasso per lo spessore del cranio e della fronte Giovanni Passanante Il craniometro, inventato nel 1885 dallo psichiatra italiano I.Morselli. La tipologia dell’ ”uomo delinquente” è riconoscibile attraverso specifiche caratteristiche somatiche. Lo stesso tatuarsi si manifesta nei delinquenti e negli epilettici che hanno la stessa vanità e la stessa emulazione delle genti primordiali. Tatuaggi di criminali, da “L’uomo delinquente” di C. Lombroso Andature tipiche di delinquenti messe a confronto con quelle di uomini normali ( da “L’uomo delinquente” di C. Lombroso) Tipi di delinquenti, (da “L’uomo criminale” di C. Lombroso). Teoria lombrosiana: Cinque tipologie di delinquente nelle cinque edizioni de: L’UOMO DELINQUENTE 1) delinquente pazzo: monomania impulsiva : delinquente alcolista; delinquente isterico; delinquente mattoide; 2) pazzo morale: forza irresistibile; delinquente nato; 3) delinquente epilettico: epilessia criminale; epilessia larvata e psichica; pazzi morali con accessi epilettici restati ignoti; 4) delinquenti d’impeto e di passione: forza irresistibile; 5) delinquente d’occasione: pseudo-criminali; criminaloidi; rei d’abitudine; rei latenti, L’UOMO DELINQUENTE e L’EPILESSIA secondo Lombroso Nella terza edizione del famoso trattato (1884) Lombroso ammise però che l’atavismo era un concetto inadeguato, che non spiegava tutte le anomalie dei delinquenti abituali o delinquentinati. Perciò associò al concetto atavistico il concetto di degenerazione di Morel: alcolismo, malattie veneree, tubercolosi, epilessia e malnutrizione come principali cause di degenerazione fisica e morale. “Le degenerazioni sono deviazioni patologiche della tipologia umana normale, sono trasmissibili in via ereditaria e si sviluppano in maniera progressiva fino a provocare la scomparsa di chi ne è affetto” (Morel). • • • • • • • 1. avvelenamento, 2. l’ambiente sociale; 3. un temperamento patologico; 4. una malattia morale; 5. danni innati oppure acquisiti e 6. l’ereditarietà. La degenerazione obbediva alla cosiddetta legge della “pregressività”, ovvero se per esempio la prima generazione di malati era affetta solo da comune nervosismo, la seconda sarà affetta da nevrosi, la terza da psicosi più gravi fino alla completa cancellazione della stirpe malata Crisi e confutazione della teoria della degenerazione • Verso la fine dell’Ottocento l’idea della degenerazione cominciò a perdere credito tra gli psichiatri. • Fu Konrad Rieger il primo a combatterla apertamente, • i lavori comparati di Diem e Jenny Koller screditarono le teorie in base alle quali si consideravano malattie ereditarie anche alcune patologie come la paralisi progressiva. • Fu la stessa esperienza a screditare questa teoria in quanto non si riscontrarono le stesse malattie ereditarie a livello di generazioni successive sulla popolazione. • Le scoperte di Mendel segnarono dal punto di vista scientifico la fine dei polimorfi concetti sull’ereditarierà dei teorici della degenerazione. • Tuttavia la teoria evoluzionistica di Darwin non aveva reso popolare solo la teoria della degenerazione. Epilessia e J.H. Jackson Sotto il suo influsso il neurologo inglese John Hughlings Jackson aveva formulato una teoria evoluzionistica del sistema nervoso distinto nei tre livelli: - basso (Midollo spinale e allungato), - medio (Gangli della Base) e -alto Corteccia Cerebrale, spiegando l’epilessia come un venir meno del controllo perpetuato dal livello superiore su quello inferiore. La teoria di Jackson ebbe uno straordinario influsso positivo sulla neurologia e sulla neurofisiologia, rappresentando in effetti la più riuscita applicazione del concetto evoluzionistico in medicina. L’UOMO DELINQUENTE e L’EPILESSIA secondo Lombroso Lombroso si convinse anche che le malformazioni fisiche e psicologiche , epilessia compresa, derivavano da malattie del feto anziché da una “debolezza ereditaria”. Abbracciò la teoria biogenetica di Haeckel che indicava nelle malattie precedentemente citate l’impedimento al feto di ricapitolare tutti gli stadi dell’evoluzione umana. Bloccato il suo sviluppo nel ventre materno, il bambino poteva nascere con una predisposizione al crimine. I PAZZI MORALI • “Molti sintomi degenerativi del delinquente sono più mentali che fisici” nuova categoria di delinquenti-nati: i pazzi morali: • persone dotate di intelligenza e fisico apparentemente normale, ma incapaci di distinguere il comportamento buono da quello cattivo e presentavano “una ottusità tattile compatibile con la loro vacuità morale”. • Vennero classificati dal Lombroso identici ai delinquenti atavistici nell’impulso di fare del male agli altri e per la mancanza totale di rimorso. I delinquenti ed il fattore epilettico Da queste convinzioni deriva la teoria che gli accessi degli affetti da epilessia sarebbero paragonabili a quelli dei pazzi morali. La molteplicità ed indipendenza dei centri corticali motivava la varietà delle epilessie, legate alla diminuita azione direttrice dei centri superiori ed all'aumento dell'eccitabilità dei centri sottoposti. Delinquente occasionale e influenze biologiche e politico-sociali Con il passaggio dalla delinquenza atavica al reato d'occasione attraverso le forme intermedie consumate dal delinquente epilettico ed alienato, l'interesse di Lombroso si sposta dalla valorizzazione delle cogenze biologiche all'attenzione per le molteplici occasioni sociali che spingono alla trasgressione, senza trascurare la possibile influenza della patologia epilettica, tipicamente neurologica e di quella psicopatologica che caratterizza le malattie mentali. Delinquenza Studi statistici • L'interesse per il mondo sociale, in ogni caso, pone Lombroso innanzi alla complessità delle nuove forme della criminalità organizzata, e di quella politica in particolare. • La questione politica è affrontata in molteplici monografie. I delinquenti ed il fattore epilettico • Già in tempi relativamente precedenti alle elaborazioni del Lombroso, studiosi quali il Maudsley asserivano che la criminalità è una varietà di neurosi e che i delinquenti fossero degenerati ereditari. • Le cause della degenerazione potevano essere “ricondotte in primo luogo all'alcool ed alla pellagra, ma anche elementi quali industrie, professioni, miserie, non andrebbero scartati”. Un epilettico (Uomo Delinquente, Vol 1, p 436). "IO SONO UN DISGRAZIATO, IL MIO DESTINO E' DI MORIR IN PRIGIONE STRANGOLATO". Lombroso spiega, citando il disegno: " Un condannato, G., epilettico, già grassatore, incide in tal modo sopra un vaso il proposito di suicidarsi". Di fronte un militare minaccioso sta a guardare. "Questa frequenza del suicidio fra i delinquenti, nelle prime epoche della reclusione, anche prima della condanna o per leggere condanne, dipende da una tendenza speciale; e prima di tutto, da quella insensibilità, da quella mancanza dell'istinto di conservazione, di cui... addussimo tante prove" Caratteri patologici nei rei e negli epilettici Caratteri patologici nei rei Caratteri patologici nei rei e negli epilettici Caratteri patologici nei rei e negli epilettici La Donna Delinquente I delinquenti ed il fattore epilettico • Il Lombroso proseguì sulla strada già intrapresa dall’Antonini, che sosteneva che tutte le degenerazioni sarebbero osservabili per alterazioni fisiche, intellettuali e/o etiche. • Nella formulazione più propriamente definitiva dell'uomo delinquente mancavano però ancora due elementi; vale a dire il fattore epilettico e la varietà politica. I delinquenti ed il fattore epilettico Il fattore epilettico, primo di questi due elementi, testimonia evidentemente l'affievolirsi dell'elemento storico ed il sopravvento della visione strutturalistica tipica dell'ultima fase del Positivismo, elemento suggerito a Lombroso da due suoi casi. Il primo era quello di un nobile, le cui 'stranezze sadiche' furono considerate dal Lombroso come equivalenti all‘accesso epilettico. Il secondo elemento, la varietà politica, era quello della strage compiuta tra i commilitoni dal soldato calabrese Misdea: Il caso Misdea • Lombroso descrive il celebre caso Misdea: un soldato, oriundo di Girifalco, in un impulso uccide 7 commilitoni e ne ferisce 13 dopo un banale diverbio fra nord e sud, fra "Alta Italia" e "Terre arsicce". - Al risveglio dopo il fatto delittuoso, il soldato non mostra • - né completa incoscienza (come i malati di epilessia), - né alcun rimorso (comportandosi dunque come i delinquenti nati). L'epilessia psichica può manifestarsi con atti criminosi ma soprattutto in chi, ricco di caratteri degenerativi, è congenitamente predisposto. • "L'impulso criminoso" altro non è che "una scarica dei centri psichici più elevati". il comportamento di Misdea non poteva essere spiegato all’atavismo, ma vi erano invece “caratteristiche morbose comuni con l’epilessia”: Misdea è un epilettico, un uomo malato, la malattia aveva esasperato in lui i sintomi della follia morale. • Lombroso cercò allora di identificare altri fattori causali al crimine: molti elementi somatici e comportamentali dei delinquenti non potevano essere spiegati dall’idea di regressione. • Quando Lombroso parla di epilessia descrive una modificazione di coscienza, dove, al posto della crisi tonico clonica vi è l’esplosione di rabbia e violenza. “a volte gli attacchi si manifestano solo con parossismi di rabbia o con impulsi primitivi”. il comportamento di Misdea non poteva essere spiegato all’atavismo, ma vi erano invece “caratteristiche morbose comuni con l’epilessia”: Misdea è un epilettico, un uomo malato, la malattia aveva esasperato in lui i sintomi della follia morale. • Formulò il concetto di epilessia psichica che può manifestarsi con atti criminosi, soprattutto in chi è congenitamente predisposto perché ricco di caratteri degenerativi. "L'impulso criminoso" altro non è che "una scarica dei centri psichici più elevati". • Già dal decennio precedente l'epilessia appariva a molti studiosi come la spiegazione sia dell'arresto di sviluppo riscontrabile nei delinquenti sia della pazzia morale nel suo scatenarsi accessuale (Assael BM, Avanzini G., 1997). I delinquenti ed il fattore epilettico Le discussioni riguardo l'influenza del fattore epilettico sul gesto delinquenziale fervevano già dal decennio precedente a questi due casi, quando l'analisi più propriamente scientifica del fenomeno dell’epilessia aveva condotto ad innovative quanto inquietanti scoperte, sia per l'immensità dell'orizzonte medico e patologico, sia per gli opinabili metodi di • L'epilessia appariva sperimentazione. agli studiosi come la spiegazione dell'arresto di sviluppo riscontrabile nei delinquenti e della pazzia morale nel suo scatenarsi accessuale. I delinquenti ed il fattore epilettico • L'attenzione era concentrata su: • Anomalie Ataviche, • Sclerosi Cronica, • Submicrocefalia, • Asimmetrie, • Strabismo, • Omodontia ed inoltre • sull'eccessiva agilità, • su Ottusità Sensoriale e • Ristrettezza del campo visivo. I delinquenti ed il fattore epilettico • Secondo quanto si credeva allora l'epilessia (nella sua forma di attacco convulsivo, improvviso, reiterato, accompagnato da incoscienza) era provocata da irritazione del midollo spinale o dei lobi laterali dell’encefalo. La delinquenza era paragonata ad una trasformazione dell'epilessia, classificando così la delinquenza stessa tra le forme di epilessia, provocata dall'eccitazione dei lobi frontali della zona motoria. Essendo questa un’affezione congenita della corteccia cerebrale, il compimento di certi delitti coincideva col manifestarsi di certi altri tipi di epilessia, anche con caratteristiche diverse tra loro. Delinquenti e fattore epilettico • Quin etiam subito vi morbi saepe coactus ante oculos aliquis nostros, ut fulminis ictu, concidit et spumas agit, ingemit et tremit artus, desipit, extentat nervos, torquetur, anhelat inconstanter, et in iactando membra fatigat: nimirum quia vi morbi distracta per artus turbat agens anima spumas, “ut” in aequore salso ventorum validis fervescunt viribus undae. Exprimitur porro gemitus, qui membra dolore adficiuntur, et omnino quod semina vocis eiciuntur, et ore foras glomerata feruntur qua quasi consuuuerunt et sunt munita viai. Desipienta fit, quia vis animi atque animai conturbatur, et, ut docui, divisa seorsum disiectatur eodem illo distracta veneno. Inde ubi iam morbi reflexit causa, reditque in latebras acer corrupti corporis umor, tum quasi vacillans primum consurgit et omnis paulatim redit in sensus, animamque receptat. • Tito Lucrezio Caro (98- 55 a: C.) “De rerum natura”, III, 486-508 • D’un tratto, a volte, qualcuno, anzi, a un attacco del male, stramazza sotto i nostri occhi come percosso dal fulmine, e con la schiuma alla bocca rantola e trema negli arti, parla sconnesso, si torce, si irrigidisce, respira con grande affanno, ed a furia di dimenare le membra resta spossato per terra. Certo, perché lo sconvolge la violenza del male diffuso per l’organismo, ed agitandone l’anima, spumeggia come nel salso mare ribollono l’onde al forte assalto dei venti. E certo i gemiti erompono perché doloran le membra, e perché gli atomi della voce che vengono espulsi si incalzano agglomerandosi lì, nell’uscir dalla bocca, donde essi passan di solito e trovan pronta la via. E si vaneggia perché la facoltà della mente è perturbata, è divisa, è fatta a pezzi, è dispersa da quello stesso veleno, come ho mostrato. Poi, quando cade l’accesso del male, e si ritira l’acerbo umore sin nei recessi del corpo infermo, il meschino si leva su barcollando, riprende i sensi via via, e riacquista lo spirito. Epilessia e Uomo Delinquente • Così, dopo lunghi anni di studio sulla criminalità e al termine della carriera, Lombroso poté dichiarare che l’epilessia era la sottostruttura universale di tutto il comportamento criminale includendo in essa sia la pazzia morale che l’atavismo. • L’epilessia era diventata “la base della criminalità nata”. Delinquente epilettico Sulla fascetta: "N° della serie dei delinquenti 95/Antropologia criminale prof. L. Tenchini / OMICIDA / Uomo di anni 26 di Ofena Provincia di Aquila / Statura m.1,75 Peso dell'encefalo gr.1300 Indice cefalico 79,65." Sul retro:"Delinquente n.141 / Grandi Desenzio di fu Giuseppe e Della Sala Domenica, d'anni 41, nato a Ciano di Zocca (Modena), domiciliato a Campiglio di Vignola, ammogliato con prole colla Damiani Emilia, condannato a 3 anni di reclusione per eccitamento alla corruzione come da sentenza 17 dicembre 1886 delle Assise di Modena. Liberato dalla casa di Pena di Parma il 16 dicembre 1889 e tradotto allo Spedale Civile perché malato. Non recidivo". I delinquenti e il fattore epilettico Le forme più oscure di delinquenza andavano allora ricondotte ad un'epilessia psichica, a una psicosi epilettica. Si diceva: prolungando l'accesso psichico all'infinito si ottiene il pazzo morale, il delitto diventa per lui un ‘bisogno'. A tale proposito l’allievo di Lombroso, Luigi Roncoroni, trovò un'anomalia istologica dello strato granulare profondo, inversione degli strati piramidali e delle piccole cellule. Conclusione logica: il delinquente non è che un malato. Lombroso studiò la fisionomia di 410 epilettici: in 1/4 dei casi convivenza dei caratteri degenerativi attribuiti ai delinquenti. Courtesy of Dr R. Zimmerman, Philadelphia Focal cortical Dysplasia o displasia di Taylor. ispessimento corticale nel lobo frontale destro. Lombroso e il suo allievo Luigi Roncoroni descrissero lesioni dello sviluppo nella corteccia Frontale di pazienti con epilessia, che corrispondono oggi a quanto è definito displasia di Taylor. Utilizzarono le loro osservazioni per dare supporto alla loro opinione su correlazione tra criminalità, epilessia e genio Anomalie dell’organizzazione corticale Displasia corticale focale : perdita della laminazione corticale con neuroni dismorfici e di grandi dimensioni. • Tipo I: non ci sono neuroni dismorfici, tipo 1 senza “balloon cells” • Tipo II: presenza di neuroni abnormi (“balloon cells”). Sofia 4 anni; esame obiettivo neurologico normale; epilessia farmacologicamente controllata CT scans at age 13 (a) and 24 (b) years demonstrate a small calcification in the subcortical white matter of the left frontal lobe. (c, d) An axial FLAIR MRI shows focal cortical thickening, blurring of the gray–white matter junction, and subcortical hyperintensity in the left frontal lobe. It is estimated that the calcified lesion is located at the lower part of the subcortical hyperintensity area a) A surface anatomy scan image. The white box indicates the extent of the craniotomy. (b) An operative photograph, shown in an orientation that matches with (a), demonstrates the position and number of the subdural and grid electrodes. Electrode numbers 36–39 are located on the interhemispheric surface of the frontal lobe. The arrows indicate the pachygyric cortex. (c) ECoG reveals that ictal discharges begin at the electrode on the interhemispheric surface just medial to the pachygyric cortex (arrow; electrode number 36) and spread to the lateral and posterior frontal lobe (electrode numbers 23, 27, and 31) (a) Lower magnification of the surgical specimen shows the topographical relationship between FCD and calcification (Ca). H & E, ×2. There is disruption of cortical lamination and dysmorphic neurons and balloon cells in the cortex and subcortical white matter (Palmini type IIB). A focal calcified lesion is observed in the subcortical white matter. Arrows indicate the cortical surface. (b) Higher magnification of the black box in (a) shows that the boundary between FCD and Ca is blurred. ×10 Kazuhiro Samura, Takato Morioka Epilessia e Donna Delinquente Caratteristica principale: meno femminile delle donne normali: spesso la prostituta ha caratteri e comportamento maschili come il tono della voce,…. La prostituta di Lombroso è caratterizzata da mandibola molto sviluppata e prognatismo, zigomi molto sviluppati, naso “eredo-sifilitico” a sella, arti superiori corti. “la mancanza del senso morale, la stessa durezza di cuore, la stessa indifferenza al biasimo sociale .. La stessa mancanza di prevedere le conseguenze dei loro atti, la stessa mobilità e pigrizia e la ricerca dei piaceri facili, per le orge, per l’alcool e la stessa vanità ... psicologicamente la prostituta è un criminale, e non commette crimini per la sua debolezza fisica” (Lombroso e Ferraro,1903). OMOSESSUALITA’, DELINQUENZA E EPILESSIA • Du parallelisme entre l'homosexualité et la criminalité innée. • equivalenza tra criminalità e omosessualità, “..come esistono dei criminali pazzi, esistono degli omosessuali pazzi, paralitici, paranoici, e come esistono i criminali-nati, ci sono infine i veri invertiti-nati, che fin dai primi anni, e senza una causa speciale, hanno mostrato un'attenzione eccessiva, carnale, per le persone dello stesso sesso”. OMOSESSUALITA’, DELINQUENZA E EPILESSIA • in un discreto numero di omosessuali, come nei criminali, si possono identificare caratteristiche fisionomiche speciali tipiche dell'altro sesso: “fisionomia effeminata, mancanza di barba e peli, bacino largo, ipertrofia delle mammelle, persino secrezione di latte, asimmetria facciale, mongolismo, macrocefalia”. • “la psicologia degli omosessuali è del tutto amorale e molte volte criminale, e soprattutto strana”. “come tra i criminali anche tra gli omosessuali c'è una propensione per l'orgia, la vendetta, la zoofilia, l'amore del male per il male, l'uso del gergo e del tatuaggio, dei geroglifici, ciò che li riporta chiaramente all'atavismo più spinto”. OMOSESSUALITA’, DELINQUENZA E EPILESSIA • che “entrambi, omo-sessuali e criminali nati, hanno una eziologia analoga se non identica. Discendono entrambi da epilettici, da nevrotici, da nevropatici, da genitori eccentrici o vecchi, sebbene tra i criminali-nati ci sia un maggior numero di genitori alcolizzati. • L'età nella quale il crimine fa il maggior numero di devastazioni è la stessa per entrambi, dai 15 ai 25 anni. OMOSESSUALITA’, DELINQUENZA E EPILESSIA • Criminali ed omo-sessuali hanno un nucleo nevropatico e morboso, sebbene per i secondi l'isterismo sia più frequente, e negli altri l'epilessia; ma tuttavia l'impulsività eccessiva, la precocità, la simulazione di follia, l'impossibilità di inibizione danno ad entrambi una colorazione essenzialmente epilettica. la propensione criminale o l'inversione può essere l'equivalente di un accesso epilettico, e • Ed in entrambi sembrare quasi ritornare a periodi”. discussione medica ottocentesca, sull'omosessualità • Lombroso espresse il suo parere positivo circa la non-responsabilità penale, cardine di tutta la discussione medica ottocentesca, sull'omosessualità. • Nel suo articolo sostenne che “è strano che gli avversari non vogliano riconoscere che criminali si nasce, quando poi accettano che l'omosessualità, che è una forma di criminalità, sia tale per nascita”. Epilessia e Uomo Delinquente • Nella IV edizione, osservando che sin dalla nascita il delinquente e l’epilettico si rassomigliavano perché entrambi avevano segni fisionomici simili a stigmate degenerative e tratti psicologici comuni, Lombroso enunciò l’ultima sottocategoria del delinquente-nato: l’epilettico. Epilessia e Uomo Delinquente • Condividendo le teorie diffuse ai suoi tempi per cui gli epilettici, durante l’attacco convulsivo, potevano commettere ogni sorta di delitti e reati, Lombroso propose la teoria dell’epilessia larvata che poteva dar luogo ad atti devianti anche in assenza di traumi fisici. Biglietto da visita di fine secolo di travestito argentino. Epilessia e Uomo Delinquente • Nella V e ultima edizione (1897) Lombroso concluse che la differenza tra la delinquenza-nata, la pazzia morale e l’epilessia era soprattutto di ordine quantitativo: • “ Come il pazzo morale si fonde col delinquente congenito solo differendone in ciò che è un’esagerazione dei suoi caratteri, così il delinquente epilettico offre l’esagerazione della pazzia morale; e siccome due cose uguali ad una terza sono uguali tra di loro, così è certo che la delinquenza nata e la pazzia morale non sono che varianti dell’epilessia” Epilessia in “GENIO E FOLLIA” (quattro edizioni tra il 1864 e il 1882) . Il genio era la conseguenza di condizioni patologiche del corpo, una specie di degenerazione dovuta all’epilessia. La creatività, sosteneva Lombroso, era “una forma di psicosi degenerativa appartenente alla famiglia di una affezione epilettica”. Deliri, allucinazioni, depressioni, stati maniacali e libidine erano tutte caratteristiche di uomini il cui aspetto esteriore già denotava sia il genio che la degenerazione. Epilessia in “GENIO E FOLLIA” (quattro edizioni tra il 1864 e il 1882) . • Le prime enunciazioni sulla teoria del rapporto genio-follia risalgono a quando Lombroso, all’età di 20 anni, pubblicò il saggio “Su la pazzia di Girolamo Cardano”, matematico, medico e astrologo di Pavia, famoso inventore del giunto cardanico, la cui vita nel XVI secolo, particolarmente travagliata e molto avventurosa, indusse lo stesso Lombroso a dichiarare che le radici della sua teoria su follia e genio nacquero da quella "simpatia che ci fa care le sventure altrui". Epilessia in “GENIO E FOLLIA” (quattro edizioni tra il 1864 e il 1882) . • Secondo Lombroso il genio e l’epilettico avevano molte cose in comune: • la malattia ereditaria, • l’inclinazione alla criminalità, • la frequenza al suicidio, • la religiosità, • il vagabondaggio e • la perdita del senso morale. • La frequenza dell’epilessia nei grandi uomini della storia lo aiutò a definire la natura epilettoide del genio. Epilessia in “GENIO E FOLLIA” (quattro edizioni tra il 1864 e il 1882) . • Lombroso credette di trovare conferma teoria analizzando la vita e le gesta dei più famosi Geni dell’umanità che furono epilettici: Napoleone, Swift, Molière, Richelieu, Giulio Cesare, Carlo V, Petrarca, Flaubert, Pietro il Grande, Dostoevskij , Maometto, San Paolo, Haendel, altri. incontro tra Tolstoj e Lombroso, 1897 L’incontro non fu felice: Lombroso cercava di approfittare dell’occasione per cogliere nello scrittore russo le peculiarità patognomoniche della genialità che non erano tanto qualità positive intrinseche, quanto piuttosto un preludio dell’inevitabile sregolatezza e degenerazione. Tolstoj dal canto suo conosceva le idee lombrosiane e rigettava l’idea del delinquente nato e della moralità delle pene; assertore dell’origine sociale della devianza, Tolstoj difendeva le tesi di non resistenza al male in una visione del mondo di una santità laica, tenacemente perseguita nelle sue opere. Tolstoj e Lombroso, 1897 Nessuno dei due modificò il proprio giudizio sull’altro. Lombroso dipingerà Tolstoj come un individuo con evidenti sintomi di follia. L’aspetto rivelava vigoria, ma nell’insieme “è cretinoso e degenerato”. Comportamenti anormali abbondavano nei suoi ascendenti e lo scrittore stesso risultava affetto da “degenerazione psichica epilettica”. Stabilì un altro esempio della contemporanea presenza di genio e follia, quasi due facce di una stessa medaglia. Ma anche Tolstoj formulò un suo giudizio sull’ospite, annotando nel diario: “…. è venuto Lombroso. Vecchietto ingenuo e limitato”. Epilessia e Influenza delle Meteore Relazione tra le età ed i punti lunari e gli accessi delle alterazioni mentali e delle epilessie. • Cesare Lombroso s’interessò alle antiche credenze che mettevano in relazione i corpi celesti, la Luna in particolare, col cervello umano. • “Le modificazioni singolari che subisce il cervello malato sotto le meteore confermano sempre più come l’alienazione sia una malattia del corpo, ed essere il pensiero soggetto come tutto il corpo alla esterne influenze“. • Precisò che il nome lunatico, che veniva dato ai pazzi ed agli epilettici, aveva un preciso riferimento alla Luna come è evidenziato nei vari detti popolari: patir la luna, aver le lune, mal della luna, ancora oggi presenti nel nostro lessico. Epilessia e Influenza delle Meteore Relazione tra le età ed i punti lunari e gli accessi delle alterazioni mentali e delle epilessie. • Rilevò che gli alienati e gli epilettici sarebbero più soggetti a crisi e avrebbero una minore capacità mentale durante la fase di luna calante, mentre il plenilunio sarebbe il periodo più adatto per opere di grande capacità intellettuale. “l’azione lunare, benché ancora sia assai discutibile, pure comincia ad intravedersi, con un aumento degli accessi a luna calante specie nei dementi, epilettici e maniaci; ma questa azione se pure è sicura, si risolverebbe in una influenza delicatissima, coincidendo colla prevalenza dei tempi nuvolosi e burrascosi”. Epilessia e Influenza delle Meteore Nello studio delle influenze meteorologiche e stagionali sull’alienazione e sull’epilessia rilevò che nelle rapide variazioni barometriche le crisi epilettiche erano più frequenti. Ma anche l’influenza delle stagioni era importante perché gli accessi epilettici dipendevano dal corso solare: scarsi nei primi freddi, più frequenti nei primaverili, ancor più nei mesi estivi, per ritornare ad essere scarsi in autunno. Lombroso suggeriva ai dementi incurabili e agli epilettici di soggiornare nella stagione calda in siti freschi e dove si risentono meno le variazioni della pressione atmosferica. Nella pratica queste osservazioni parvero utili per le cure profilattiche e terapeutiche dell’alienazione e dell’epilessia, e per servire di norma alla “fondazione dei manicomi, il supremo fra i soccorsi psichiatrici” . Leonardo Bianchi – neuropsichiatra, ministro del Regno, istituirà i Manicomi alla fine dell’800 Museo di Lombroso a Torino Maschere mortuarie di delinquenti morti nelle carceri. Nella sistemazione originaria erano ordinatamente accompagnate dal teschio e sovente dal cervello. Valutazioni sul caso di Epilessia del brigante Musolino Cesare Lombroso, al culmine della sua carriera, esaminò, alla luce delle proprie teorie, una delle ultime figure del brigantaggio calabrese: il leggendario Musolino. Molto popolare nelle campagne calabresi, quasi venerato tra coloro che vivevano in quelle remote vallate dove “la vendetta è considerata come un diritto e anzi un dovere” soprattutto se andava a colpire i ricchi e i potenti. Per anni Musolino riuscì a sfuggire alla cattura malgrado pendesse sul suo capo una grossa taglia, fossero stati mobilitati più di mille tra soldati e carabinieri e adottati espedienti vari come ricatti, agguati, interventi di “donne ammaliatrici” fino al ricorso di droghe (oppio). Il suo arresto fu opera di tradimento o meglio di un banale scambio con un altro malvivente. Valutazioni sul caso di Epilessia del brigante Musolino • Intorno alla sue gesta nacquero leggende tanto da far dire a Lombroso che “l’Italia fu tutta inondata di romanzi, fiabe e canti in suo onore, e che era gli di schermo e protezione contro l’intiera polizia italiana, più che non avrebbe potuto una grande schiera di armati” . • Nel 1902 sul periodico “Nuova Antologia” Lombroso pubblicò un articolo dove elencava i risultati delle sue analisi sul leggendario brigante. • Come spesso accadeva Lombroso formulò la diagnosi senza vedere il paziente affidandosi alle fotografie ed alle osservazioni di altri insigni antropologi criminali. Valutazioni sul caso di Epilessia del brigante Musolino: Criminale-nato. Lombroso spiegava che alla radice del comportamento di Musolino c’era l’epilessia. Infatti a partire dai 12 anni di età ebbe le prime crisi di epilessia motoria (epilessia del lobo temporale) e da allora divenne incorreggibile, crudele ed attaccabrighe. Dell’epilessia aveva “l’eccessiva impulsività e il carattere contraddittorio, ora eccessivamente agitato e verboso, ora muto e istupidito come un idiota, ora sospettoso, diffidente, ora fanciullescamente ingenuo, e l’intermittente bestiale ferocia sanguinaria alternante con una certa bonarietà”. (ultima edizione dell’Uomo delinquente, 1893). Valutazioni sul caso di Epilessia del brigante Musolino: Criminale-nato. Inoltre lo zio di Musolino e tre cugini materni erano criminali, nonno e zio materni erano apoplettici, la figlia della zia era epilettica, il nonno paterno alcolista, dusuo padre aveva le vertigini “che costituiscono la forma embrionale dell’epilessia”, e sorelle soffrirono in carcere di crisi epilettiche e la terza sorella era affetta da gravi problemi di origine nervosa. Lombroso, in prima istanza, concluse che Musolino era un criminale-nato per ereditarietà ma soprattutto perché era soggetto a crisi epilettiche “malattia che è, come ho dimostrato, la base della criminalità-nata” (ultima edizione dell’Uomo delinquente, 1893). Valutazioni sul caso di Epilessia del brigante Musolino: Degenerazione fisico-psichica. Musolino presentava tracce di degenerazione fisica come il delinquente-nato: “fronte sfuggente, esagerazione delle arcate sopraccigliari e asimmetria facciale, importante, perché si somma all’asimmetria del tronco e degli arti, così frequenti negli epilettici”. Ma ancora più gravi erano le anomalie psicologiche. Mostrava “istinto di feritore e vendicatore” anche nei confronti del padre – solo nei confronti della madre e della zia mostrava un po’ di affetto - e più completa incoscienza nel compiere i reati; la marcata megalomania lo spinse a chiedere al prefetto, prima di essere accompagnato in carcere, il permesso di uccidere due nemici; non mostrava segni di “rimorso” malgrado ventiquattro tentativi di omicidio di cui alcuni riusciti; Uccise anche alcune donne perché si mostravano gentili coi suoi nemici; Manifestò, in alcune occasioni, episodi di grande barbarie immergendo le mani nelle viscere sanguinanti dei nemici. Valutazioni sul caso di Epilessia del brigante Musolino: Degenerazione fisico-psichica., Musolino era dominato da una fortissima “vanità morbosa”. Smanioso di “apparire” sulla stampa del tempo, si atteggiava a personaggio di grande importanza, pensava di farsi eleggere nel Parlamento italiano, voleva parlare direttamente col Re, salutava la folla che lo applaudiva con dignità regale; Si paragonava al conte di Montecristo. Musolino però non faceva il male per il male, come era palese nei delinquentinati, ma per spirito di vendetta; Amministrava la giustizia tra i suoi uomini con proporzionalità di pene e mostrava Intelligenza e Genialità. Valutazioni sul caso di Epilessia del brigante Musolino: Intelligenza e Genialità. L’intelligenza straordinaria e la genialità permisero a Musolino di - diventare in breve tempo il capo della criminalità organizzata locale, - di sottrarsi per tanti anni alla cattura, - di esser capace di comporre poesie meglio di “altri poetastri d’Italia” e - di rifiutarsi ad abbassarsi a piccoli crimini come il furto. Ma, secondo Lombroso, in questa intelligenza così acuta esisteva una falla: l’ossessione della vendetta. Valutazioni sul caso di Epilessia del brigante Musolino: Intelligenza e Genialità. Dopo l’apparizione in carcere di San Giuseppe, con la promessa del suo santo aiuto, nacque in Musolino un vero delirio vendicativo verso tutti coloro che al processo avevano deposto contro. Si persuase che la condanna a vent’anni di carcere per tentato omicidio era stata sproporzionata ed ingiusta e che quindi doveva cancellarla nel sangue. Amedeo Nazzari, Silvana Mangano, Il Lupo della Sila, anni ‘50 Valutazioni sul caso di Epilessia del brigante Musolino: Ambiente sociale e razza. Secondo Lombroso, poi, la natura delinquenziale di Musolino era stata modellata anche da altri due fattori: - l’ambiente sociale e - la razza a cui apparteneva. In Calabria, sottolineava Lombroso, l’estrema povertà e l’analfabetismo della popolazione erano la causa prima degli alti tassi di criminalità e della simpatia per i fuorilegge; Valutazioni sul caso di Epilessia del brigante Musolino: Ambiente sociale e razza. Dal punto di vista razziale Musolino aveva i tratti tipici della regione natia: cranio allungato e mascella prominente: caratteristiche che rientravano nelle fattezze normali “del tipo di questa regione”, comunque inferiori al “tipo fisico nordico”. Inoltre, il brigante uccideva con facilità perché in quella regione “l’omicidio non è considerato reato così grave come negli altri paesi” e la vendetta è creduta un dovere da assolvere a tutti i costi. Valutazioni sul caso di Epilessia del brigante Musolino: Ambiente sociale e razza. Nonostante lo “stadio inferiore di senso morale”, Lombroso attribuiva ai Calabresi un’intelligenza vivacissima, come dimostrava lo stesso Musolino, dovuta alle origini razziali in cui era mescolato il sangue degli antichi romani, greci e fenici che erano “superiori” agli arabi, agli albanesi, agli africani e a quasi tutti gli altri popoli meridionali. Musolino Briganti nel Sud Italia nel Diciannovesimo Secolo: “Eroi o malfattori?” Conclusione. Quest’ultima riserva (intelligenza vivacissima) e la scarsità di ulteriori caratteri criminali indussero Lombroso ad ammettere che forse il brigante Musolino non era “il completo tipo di criminale” ma si trovava a mezza strada tra il criminaloide ed il criminale-nato. Il taglio della testa dei Briganti, poi ricomposta alla meglio per la "foto ricordo", fu opera del Prof. Cesare Lombroso? CRITICHE E CENSURE ALLE TEORIE SULL’EPILESSIA • La dottrina su analogia tra epilessia, e dell’epilessia larvata in particolare, e pazzia e delinquenza venne subito criticata dal mondo della psichiatria e della neurologia contemporaneo allo stesso Lombroso: – non evidenze scientifiche obiettive, – ampliamento abusivo dei confini assegnabili all’epilessia, – interpretazione assolutamente unilaterale della delinquenza, idealizzazione affatto mistica del genio. • La critica agli inizi del Novecento: – la genesi di tante varietà umane non era un acquisito scientificamente provabile, così non esisteva una questione del genio e tanto meno una teoria. – Né sostenibile la concezione catastrofica che equiparava il genio all’epilessia. CRITICHE E CENSURE ALLE TEORIE SULL’EPILESSIA • La delinquenza: quasi sempre il prodotto delle condizioni sociali e culturali, ovvero di cause esterne e non ataviche, ereditate. • Nei criminali non dimostrabile la degenerazione: proverebbe in prima istanza la significativa prevalenza della criminalità maschile su quella femminile. • Il delitto è quasi sempre la reazione a un’ingiustizia, a un’anomalia culturale o un pregiudizio sociale, il sesso maschile, più esposto nella lotta per la vita e per il benessere, delinque assai più spesso del sesso femminile. • La donna meno esposta ai pericoli e alle tentazioni criminose. • L’epidemiologia dell’epilessia invece indicava anche allora che non vi è alcun divario fra i due sessi. • Se la delinquenza fosse una varietà dell’epilessia, la prevalenza della delinquenza dovrebbe essere parimenti ripartita tra i due sessi. • Nel tempo sono stati distinti i casi in cui il delitto può derivare da cause psichiatriche che nulla hanno a che fare con l’epilessia: • paranoia, raptus melanconico, mania, demenza, alcolismo,.. • La grandissima maggioranza dei reati è effetto delle condizioni sociali. CRITICHE E CENSURE ALLE TEORIE SULL’EPILESSIA • Le neuroscienze cominciarono a • valorizzare, le nuove acquisizioni fisiopatologiche • stigmatizzare in maniera sempre più decisa luoghi comuni e pregiudizi sull’epilessia • discostarne l’identità nosografica dal concetto psichiatrico e criminologico sostenuto da Lombroso e altri contemporanei. • Ricerche cliniche e sperimentali di • William R. Gowers (1891) definiva il concetto di “aura”, mutuando il termine da Galeno. • Karl F. Burdach (1889) dimostrava l’aspecificità eziologica delle lesioni anatomiche che procuravano le crisi cerebrali. Le diverse modalità di stimolazione elettrica delle strutture cerebrali corticali e sottocorticali per simulare sperimentalmente l’epilessia dimostravano come i meccanismi interessati fossero molto diversi e come fosse difficile stabilire un quadro unico e sperimentalmente riproducibile. CRITICHE E CENSURE ALLE TEORIE SULL’EPILESSIA • John H. Jackson (1873), rompendo con la vecchia concezione secondo la quale le funzioni corticali sono indifferenziate, dimostrò nel cervello l’esistenza di focolai specifici in grado di indurre – quando stimolati – convulsioni distrettualizzate. Da qui l’ipotesi, poi confermata, che attacchi diversi possono originare da aree cerebrali diverse. • Infine nei decenni successivi le ricerche procedettero velocemente e stabilirono punti fermi nell’eterogeneità delle malattie convulsive, fissarono criteri diagnostici precisi, e distinsero le forme di epilessia generalizzata da quelle focali, separando definitivamente l’epilessia da alienazione mentale. Conclusione • I progressi scientifici e culturali nel Ventesimo secolo hanno rimosso concezioni. • Sul piano dell’impostazione scientifica il grave limite nelle teorie di Lombroso deriva dai numerosi errori o forzature o facilonerie metodologiche: – seri errori nella raccolta, selezione e campionatura di casi e controlli, per non parlare poi del razionale biologico che ispirò gli studi. – dati raccolti da altri, in epoche e paesi diversi, disomogenei, criteri e metodi non sovrapponibili, accomunati in quadri unitari. – campioni esigui. Bias di selezione: popolazione normale spesso costituita da soldati, tra i soldati c’erano gli “onesti” e quelli che non lo erano, i “delinquenti”. – statistica: semplici medie aritmetiche. Conclusione • La dottrina del criminologo subì in Italia un rapido declino, coincidendo con la morte di Lombroso nel 1909. • Negli ultimi anni di vita Lombroso si rese conto di ciò che sarebbe avvenuto circa il suo pensiero. In vita osannato come un gigante nazionale, il più grande scienziato italiano, comparabile con Charcot in Francia. • Troppo a lungo avevano giocato a favore il fascino personale del Maestro, la venerazione dell’ambiente che lo circondava e l’interesse del pubblico: – morto Lombroso, la dottrina dell’atavismo, concepita in una prospettiva materialistica totale secondo concezioni esclusivamente biologiche della natura e dell’uomo, si estinse con lui. Conclusione • In Italia le censure sul piano scientifico e medico e soprattutto culturale e filosofico, rilevando la stortura del pensiero lombrosiano che estendeva i principi del materialismo scientifico dell’antropologia e della criminologia a piani che non gli erano propri. • Nel Novecento Lombroso definito servo venduto della borghesia, visionario scientificato, semplificatore privo di metodo, affrettato nell'etichettatura e arbitrario nella costruzione scientifica (padre Gemelli,1911). • Valutazioni coincidenti con risultati delle ricerche in campo clinico e neurofisiologico e psichiatrico e consentirono l’abbandono delle teorie su epilessia, follia e criminalità. Conclusione • Tra i tanti Filippo Turati, fondatore del Partito Socialista, manifestò idee diverse, essendo persuaso che l’impostazione socio-politica nelle teorie e nella scienza criminologica non fosse di utilità nel riscatto sociale del popolo. Pur riconoscendo che la Scuola Positiva rappresentava “una vera evoluzione scientifica”, il direttore dell’Avanti sosteneva che ciò che era necessario approfondire con la ricerca era il miglioramento delle condizioni di vita dei popoli con la riduzione delle differenze sociali. • Sul piano speculativo fondamentali considerazioni e riserve mosse da Benedetto Croce. Nella Storia d’Italia Croce sottolineò i benefici contributi dell’opera di Lombroso sulla pellagra, ma considerò stravaganza l’idea che il genio fosse espressione di malattia ed alienazione mentale. Il giudizio di Croce su Lombroso sarà radicale. Affermò: “siamo giunti all’estremo limite che separa l’errore decoroso da quello grossolano, che si chiama sproposito”. Conclusione • Anche all’estero gran parte delle teorie di Lombroso tramontarono con lui, e nel tempo la sua opera continuò ad andare incontro a esaltazione e a critica pesante, in rapporto alla filosofia dell’epoca. • Ma – in definitiva – nel mondo le sue teorie hanno mantenuto nell’immaginario collettivo uno strisciante potere nel generare pregiudizi, alimentando nel campo specialistico metodi di intervento in alcune psicopatologie individuali e sociali. Lombroso figlio del suo tempo • Ultimi 30 anni: si comincia a considerare Lombroso figlio del suo tempo ,testimone aggiornato e capace di una cultura, da non valutare soltanto con gli occhi di oggi, forti dell'esperienza di un secolo in più; Lombroso è stato, in altre parole, “contestualizzato”. • La critica storica più recente gli sta restituendo giustizia . Alcuni meriti indiscutibili. • Contribuì a spostare gli interessi della scienza da una concezione che considerava il delitto come violazione della legge morale per focalizzarli sulla personalità del reo e sull’analisi della natura. • Aprì la strada a orientamenti giuridici e giudiziari che volessero comprendere prima di punire, con la finalità di sottrarre ai rigori delle sanzioni gli irresponsabili e i malati. Lombroso figlio del suo tempo • I suoi studi provarono che nei criminali si potevano riscontrare diverse anomalie anatomo-funzionali e che la tendenza criminale è determinata da un’abnorme reattività antisociale. • Pur con le numerose aperture di ordine speculativo, le ricerche di Lombroso sui caratteri fisici hanno avuto anche importanza nello sviluppo delle tecniche di identificazione personale che hanno dato l’avvio all’istituzione di settori specialistici di polizia scientifica in tutto il mondo. • Peraltro, tracce della sua impostazione teorica, fortemente ideologica, sono rimasti nelle “scienze grafologiche”. • In campo medico della sua dottrina ancora oggi se ne riconosce indirettamente l’influenza quando si valuta il rischio di interpretazioni unilaterali della realtà a sostegno di visioni rigidamente biologiche e neuropsicofarmacologiche, o al contrario, puramente psicodinamiche della psichiatria, se non esclusivamente psicosociali. Conclusioni Infine, se è vero che le teorie di Lombroso sull’equivalenza tra epilessia, psicosi e criminalità sono state rigettate e appartengono ormai alla storia della medicina, certamente anche per l’epilessia vale l’attribuzione del merito al criminologo italiano di aver posto l’attenzione in una visione filantropica su motivazioni e cause che portano al crimine, talora determinate dalle malattie, e dall’epilessia in particolare, • anche allo scopo di ridurre la pena dei malati che hanno commesso reati o atti di violenza e aggressività, ai quali non va applicata l’obbligatorietà del giudizio penale così come ai sani. • CERVELLO, AGGRESSIVITA’ E EPILESSIA DOPO LOMBROSO EPILESSIA E AGGRESSIVITA’ OGGI Granieri&Fazio • ……. A San Servolo Grazie per l’attenzione Stanis Dessy. Nascita della figlia Dedica a mia moglie