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Gianna Grazzini

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Gianna Grazzini
Carissimi,
vi ringrazio ancora per il nostro incontro! è stato per me entusiasmante. il vostro
feedback è un ricordo bellissimo. “la curiositá è intelligenza. l’attenzione è desiderio”,
come ho scritto su fb ringraziando tutti quelli che mi hanno contattato.
toccando tasti piú pragmatici, come concordato con mauro pagani, eviteró la mia
propensione ai voli pindarici, riassumendo il nostro incontro con uno degli aspetti piú
inportante della vocalitá che è la respirazione.
l’intento è fornirvi alcune “dritte” per cantare con il minimo sforzo per raggiungere il
massimo del risultato.
vi auguro un percorso ricco e appagante!
Gianna
LA RESPIRAZIONE
è incredibile quanta poca attenzione sia posta al respiro in genere. si puó sopravvivere
senza cibo per molti giorni, senza acqua un pó di meno. ma senza aria solo per pochi
minuti. eppure si parla di respiro in sede di canto, joga, discipline orientali e poco
altro. è impressionante vedere bambini delle scuole elementari vivere giá “in apnea”,
con una respirazione povera e “nevrotica”. se vi capita di vedere documentari su
popoli africani, aborigeni o sudamericani che vivono ancora nelle foreste, (persone che
vivono ancora nello stato di natura, non civilizzate) noterete che essi respirano come i
bambini molto piccoli: con tutto il corpo, o almeno con tutto il loro “mantice vocale”.
ció che segue ha infatti come intento di attivare tutto il mantice vocale.
non esiste suono parlato o cantato senza emissione d’aria. la qualitá dell’inspirazione
ed espirazione deve perció diventare per il cantante una questione da approfondire,
ma soprattutto da portare nel quotidiano. poichè è impossibile respirare poco e male
nel quotidiano e trovare un respiro come parte integrante della frase solo in sede di
canto. parliamo di respiro: respiriamo circa 25.000 volte al giorno. normale
inspirazione 500 cc aria (una bottiglietta d’acqua da mezzo litro). inspirazione forzata
2.500 cc aria (5 bottigliette!).
pensare ad un respiro abbondante vi allena giá ad aumentare la vostra capienza
respiratoria. l’aria che rimane nei polmoni, (che non si riesce a mobilizzare per
1
mancanza di allenamento dei muscoli del mantice) viene definita volume residuo o
residuo fisso. nel canto è richiesta l’intera capacitá vitale. il cantante allenato puó
continuare il canto lá dove altri si fermano usufruendo proprio del residuo fisso.
fate questo esercizio: prendere un buon respiro ed emettete una ah sospirando. ora
rifatelo, ma quando sarete in fondo al sospiro senza riprendere fiato continuate
l’emissione:l’aria che fuoriesce è molta, e con essa il cantante allenato puó ad
esempio continuare la frase.
parliamo ora di diaframma, il piú potente muscolo del vostro corpo. esso ha la forma
di una cupola muscolo-tendinea (forma di ciotola a rovescio). è ancorato alle costole e
divide la cavitá toracica in due, polmonare ed addominale. serve per funzioni vitali,
ma è profondamente legato anche alla sfera emotiva (ricettacolo emotivo, cosí come
la gola). per entrare in contatto col proprio diaframma e manipolarlo come fanno gli
osteopati e decontrarlo mettere le dita verso l’interno sotto le costole leggermente
piegati in avanti. ma mai sopra l’ombelico! vi fareste solo del male. ricordatevi:
manipolatelo sempre e solo lateralmente! se nella manipolazione le dita non entrano
affondando in verticale sotto le costole per almeno due falangi, il diaframma è
contratto. dovrete quotidianamente decontrarlo, molte volte per brevi momenti,
delicatamente, senza mai provare dolore nè fastidio, cercando con pazienza di
massaggiarlo e renderlo piú “elastico”. se la cosa risulta difficile potete ricorrere ad un
bravo osteopata. poche sedute possono allungare molto i fiati. ma ricordate che il
corpo, se non costantemente sollecitato, ritorna alle sue abitudini originarie. dovrete
continuare voi il lavoro dell’osteopata per proseguire nel “mantenimento” dell’elasticitá
raggiunta. nell’inspirazione il diaframma contraendosi si appiattisce. nell’espirazione
ha un processo quasi passivo di risalita. non dovrebbe essere così nel canto, dove la
risalita deve essere lenta e “controllata”, poichè è sull’aria emessa che cantate.
dovrebbe avere 8 cm di escursione: 4 verso il basso (fase di inspirazione), 4 in alto
(fase di espirazione). così è nel cantante ben allenato. nella norma questa escursione
si riduce a 1,2, massimo 3 cm, aumentando cosí il residuo fisso, che negli individui
normali puó andare dal 30 fino al 70%! mentre il cantante lirico ben allenato riesce a
ridurlo al 7%!!! è il diaframma a dare pressione all’aria e a controllarla. tale pressione
varia a seconda della tessitura in cui cantate. molta quantitá d’aria e poca pressione
nei gravi. poca quantitá d’aria e moltissima pressione negli acuti! vedremo in seguito
alcuni esercizi di respirazione per potenziarne la performance. il diaframma non è
ovviamente l’unico muscolo coinvolto nell’atto vocale. le costole vengono mobilizzate
dagli intercostali esterni nell’inspirazione (estrinseci, aprono la gabbia toracica) ed
intercostali interni nell’espirazione (intrinseci, chiudono). retti, traversi, piccoli e
grandi obliqui, scaleno, grande e piccolo pettorale, gran dorsale, erettori della colonna,
elevatori della scapola concorrono. ma la massima attivitá è del diaframma, degli
intercostali, con piccolo e grande obliquo e traverso. poi gli sternocleidomastoidei (dita
1,2 cm sotto lobo orecchio, premere un pó in avanti per vedere se sono ipertrofici o
tesi). quando sono in tensione spesso anche per posture sbagliate (testa in avanti,
fuori asse), quel punto di pressione puó essere molto dolorante. un bravo dentista
(magari anche gnatologo) puó aiutarvi a capire se sono tensioni muscolari lievi o un
vero e proprio bruxismo (bite!).
gli addominali sono antagonisti del diaframma, non è allenandoli a livello agonistico
che migliorerete la vostra respirazione!
cercate anche nel quotidiano un respiro ampio, abbondante (senza esagerare),
profondo e…sonoro, ma sempre morbido e intervallato da brevi apnee senza glottide
contratta. negli esercizi è meglio respirare dal naso, che con le sue vibrisse filtra
pulviscolo ma anche virus e batteri e umidifica l’aria, non asciugando le mucose.
respirando dal naso mai contrarre le narici, altrimenti forzando il respiro cosí, la gola
2
va in tensione!
esercizio: mani sul collo (tipo collare): respirare senza contrarlo. è il diaframmma che
guida! con una mano sull’addome e una sul collo provate in due modi: nel primo
contraete le narici e il collo. il vostro addome si espanderá ben poco. allenandovi
potete invece fare come al palafiori: mano sul collo e mano su addome. respirate
aprendo le costole e pensando di allontanare l’ombelico dalla colonna vertebrale. il
collo è rilassato. l’addome accoglie piú aria!
serve un respiro che apra il corpo, non che lo contragga! esso è parte della frase e va
presso in base ad essa. profondo in una frase lunga o bassa di tessitura. piú leggero in
una frase corta o su tessitura alta.
rubare i respiri in un brano senza pause è difficile, ma si impara, ad es. accorciando
l’ultima sillaba prima del respiro. in questi casi si respira dalla bocca quando c’è poco
tempo. è un respiro piú veloce.
rubare i respiri è un’arte! ma si respira dalla bocca anche in sede tecnica soprattutto
all’inizio del percorso, quando si chiede di aprire tutto il corpo (intercostali compresi!)
e dimenticare eventuali contratture fisiche e muscolari, con un respiro simile, piú che
allo sbadiglio, all’inizio dello sbadiglio stesso. ció amplia lo spazio interno, alza il velo
del palato, rilassa la mandibola e i mimici, e, abbassandosi leggermente la mandibola,
si abbassa o meglio rilassa anche la laringe etc. abbiamo detto che cantiamo
utilizzando centinaia di muscoli (solo i mimici sono una 90ina).
intanto abbiamo parlato di varie sedi della respirazione:
1)clavicolare (è legata all’ ansia, all’asma e ve la sconsiglio)
2)toracica
3)addominale
4)laterale
5)posteriore
la 1° (clavicolare) è l’unica che si sviluppa in verticale, contraendo la parte alta del
corpo, il collo, la gola e portando poca aria.
2) toracica: esercizio a braccia conserte. ricordate? alzarle passivamente. sará il
torace espandendosi ad alzarle (ottimo da fare durante le code al supermercato, alla
posta etc. pensate molte, molte volte in giornata, anche solo per qualche decina di
secondi al respiro. dovete farlo diventare automatismo!).
aprite le costole con il respiro, ma senza alzare le spalle! e ricordate: tenere il torace
bloccato è un modo che il “civilizzato medio” (cioè noi tutti!), ha …diciamo escogitato
per contenere le emozioni. aprite la vostra gabbia (toracica!).
3) addominale: sdraiati con libro sulla pancia. alzarlo ed abbassarlo senza fremiti.
l’idea è di allontanare l’ombelico dalla colonna vertebrale al massimo. si fa con dei
tempi (anche prendendosi il polso) per il ciclo del respiro che è sempre fatto da:
apnea-inspirazione-apnea-espirazione
ad ogni ciclo l’apnea (mai con glottide contratta!) è di un tempo. il primo ciclo lo si
comincia con inspirazione di 2 pulsazioni e l’espirazione sempre del suo doppio (in
questo caso 4), continuando fino ad inspirare per 8 pulsazioni ed emettere per 16..e
aumentare, aumentare, aumentare! ció sviluppa molto controllo sulla gestione
dell’emissione. memorizzare ció che avviene a livello addominale e cercare di rifarlo in
piedi.
4) laterale: mani in vita ben premute, dita in avanti, cercare di espandersi in quel
punto preciso
3
5) posteriore: mani in vita, dita dietro, posizione del cocchiere, portare li il respiro.
altro esercizio per la posteriore:
seduti, mento tra le ginocchia, mani dietro, espandere.
questi li chiamo esercizi di capienza, perchè aiutano a portare il respiro
consapevolmente nelle sedi descritte. ma questo non significa che nell’atto vocale
dovrete usarle separatamente, ma insieme armoniosamente.
state attenti a non usare la respirazione paradoxa, cioè solo diaframmatica,
escludendo la toracica!
poi possiamo aggiungere altri esercizi che chiamo:
esercizi di padronanza muscolare:
1)
fu fu (emettere una sorta di sbuffi tonici tipo “fu fu” con brevi ed
intermittenti colpetti dell’addome verso l’interno. i colpetti devono essere
tutti uguali. significa che se il primo colpetto va verso l’interno in un certo
modo (breve e contratto), il secondo colpetto non porterá l’addome in
posizione piú
retroposta, ma sará
uguale al primo. prima distanziateli poi ravvicinateli. piú sono ravvicinati piú
si ha padronanza muscolare. in questo caso si prende respiro quando
l’addome torna spontaneamente in fuori. e fatto velocemente richiede molta
coordinazione.
2)
separare la respirazione toracica da quella addominale, con una mano sopra
e una sotto l’ombelico. le mani devono essere mosse in avanti dal respiro in
modo alterno. cominciate col muovere solo la toracica escludendo
l’addominale. il trucco è contrarre i muscoli dell’addome affinchè esso non si
espanda. forse non verrá subito. ma provate e riprovate. sono muscoli
volontari a cui non facciamo mai fare un lavoro consapevole. c’è bisogno di
tempo!
3)
separare la respirazione del lato destro del corpo da quello sinistro. gamba
corrispondente piegata in avanti. mani strette in vita. cominciate a gonfiare
il lato destro se destri e viceversa se siete mancini. dovete contrarre il lato
che non volete si espanda e rilassare l’altro. è uno degli esercizi piú difficili.
un’ esercizio di indipendenza muscolare! ma una volta imparato allunga i
fiati, e vi rende dei “virtuosi” della vostra muscolatura respiratoria!
4)
respirare contro la colonna vertebrale spostandola in fuori con il respiro.
aiutatevi nella percezione mettendo la punta delle dita sulle vertebre in zona
lombare.
5)
esercizio dei punti (toccare vari punti del tronco (dal diaframma pelvico
all’apofisi xifoidea, davanti e dietro) e cercare di portare solo li il respiro.
anche questo è un esercizio difficile. fatelo allo specchio, con abbigliamento
attillato. vi aiuterá ad avere controllo su muscoli mai usati cosí
consapevolmente!
6)
esercizio yoga del contrario: respirare portando in dentro l’addome piú che
potete ed espirate espandendolo. è sbagliato, ma è importante saper fare
tutto per scegliere!
7)
contare ad alta voce da uno a…? e aumentare ogni volta la serie di numeri
che riuscite a dire con un solo fiato, mantenendo la stessa intonazione e
velocitá. aumentate la serie nel tempo piú che potete!
8)
aprire l’apofisi xifoidea con il respiro (dita tra i seni) espandere in orizzontale
la parte alta della respirazione toracica. allenate i muscoli all’espansione. a
volte dopo averlo fatto si sente fare cric croc. la vostra apofisi si sgranchisce!
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ultimi ma non ultimi:
a)
b)
c)
d)
l’esercizio del sibilo o esse: con una grande respiro si comincia ad emettere
un sibilo alto ma con poco volume e molta pressione, con l’intento di
arrivare ad un’emissione di un minuto e 30 secondi. senza fremiti o cambi di
sonoritá(magari a braccia aperte allargandole in modo liberatorio!)
emettere “br” o “r” cronometrandosi per superare i 45 secondi
emettere tr con la lingua che vibra contro il palato con colonna d’aria a
bassa frequenza come per i suoni bassi (da sottolineare che i toni gravi
hanno anch’essi una loro tonicitá, e non devono essere mollati (molti soprani
bravissimi sono calanti solo in tessitura bassa)
scaldare il mantice con l’emissione di “ssss” forzata che dá tonicitá e “sc”
forzata che scarica ma non toglie tonicitá (ricordate?).
gli esercizi a e b insegnano al diaframma come realizzare una risalita lenta e
controllata.
importante è che quando cantate, dovrete utilizzare queste diverse respirazioni tutte
insieme!
le note basse ribadisco hanno bisogno di molta aria e di poca pressione.
le note alte al contrario hanno bisogno di poca aria ma di grande pressione. con una
mano sull’addome cantate una erree partendo dal basso e salite. sentirete una tonicitá
maggiore nella tessitura alta. portatela nel cantato!
Emettete una “effe” rilassata con mano all’addome. sentirete che l’addome va in
dentro sgonfiandosi rlassatamente. questo è un atteggiamento di non sostegno.
emettete ora una piccola “esse” in tessitura alta. sentirete il vostro addome essere piú
tonico e spostarsi verso l’esterno: questo è un atteggiamento (sempre in linea
generale) di sostegno.
quando la frase è lunga, ad un certo punto l’addome tornerá in dentro, ma fate si che
la risalita sia “ostacolata” in un certo qual senso dalla vostra volontá. “opporsi alla
fuga d’aria”. se la frase è lunga ed impegnativa lo sentirete anche risalire verso l’alto.
Buon lavoro! e ricordate: sempre respiro sonoro!
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